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Caleb & Grace | 15 gennaio 2022, ore 04.30, Pelham Bay and Split Rock Golf Courses

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    Riapri gli occhi a fatica. Le mattonelle umide dalla doccia accolgono ancora al tua schiena stanca. Lo fanno dolcemente come fossero mani di madri gentili. Seni contro i quali stringersi con dolcezza mentre Caleb fa altrettanto e ti tiene stretto a lui come stesse in bilico tra la terra ed il cielo. In ascesa. Recuperi i respiri che l'orgasmo ha trattenuto per sé, rigettandoteli in gola come fossi un buco nero capace di risucchiare ogni cosa. I tuoi, i suoi, sotto il getto bollente di una caldaia che s'è fatta gentile ed ha lenito così i dolori dati da un affaticamento non indifferente dei muscoli. Che per rimetterti a nuovo forse ci vorrebbe davvero un chiropratico o qualcuno bravo quanto Froy ad afferrarti e scrocchiarti le ossa come fossi del pluriball da stritolare su se stesso. Che magari è tutto un insieme: Il lavoro di ieri sera, l'aver dormito rannicchiato in posizioni assurde ed essere ancora in ansia, sì. Che far l'amore con Caleb non te l'ha fatta passare no, forse l'ha soltanto aumentata. Caleb l'ha alimentata a forza di baci e carezze laddove nessuno ieri è stato tanto gentile da evitare che la pelle tra le cosce ti si arrossasse di più. Metti le mani comode su di lui, affinché ricoprano del tutto le sue spalle e possano permettersi di riscendere nuovamente la schiena. In movimenti lenti sì, di indici e pollici che contano le vertebre una ad una. Un modo che hai per scattargli delle foto senza polaroid o cellulari. Pellicola impressa sulla memoria muscolare, quella che ti farà sempre scopare gli altri con la convinzione di aver lui sopra e sotto di te. Perché hai un corpo che ora riconosce solo questo tipo di incastro. Il vostro, che resta un abbraccio leggero anche se sei appena stato spinto contro le piastrelle e, su di esse, hai soffocato il miglior orgasmo della giornata. Il primo di una lunga serie. Boccheggi nei baci che gli lasci sul viso. Mai sulle labbra che già hai consumato avidamente come fossero quelle la tua colazione. Ora risali al fronte per scendere nuovamente le guance e poi il naso, la sua punta, uno strusciarsi che ricorda quello dei gatti. Un respirare affannato che sa regolarsi solo col suo di respiro.
    ''Buongiorno...'' Miagoli nell'incavo del suo collo, stringendoti di più per potertici così incastrare. Non ci pensi al fatto che forse oggi sei più soffocante del solito e che magari, Caleb, nemmeno le vuole tutte queste attenzioni.

    Io ho bisogno che qualcuno abbia bisogno di me, ecco cosa. Ho bisogno di qualcuno per cui essere indispensabile. Di una persona che si divori tutto il mio tempo libero, il mio ego, la mia attenzione. Qualcuno che dipenda da me. Una dipendenza reciproca.━━━━━━

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    Funziona sempre così, che Caleb ci prova e poi non ci riesce. Tipo che doveva magari provarci un pochetto più insistentemente a dirsi che Grace è stanco. Che lo hanno fottuto come pochi, che le loro cazzo di voci se le è tenute in testa mentre Aaron gli alitava addosso le sue stronzate.
    Che quando ha cancellato le prenotazioni, i fiori, il drive-in, gli è preso un colpo al cuore così triste da farlo barcollare contro lo sgabello del bar. Che si è appoggiato al muro del bagno a ricacciar già lacrime che non hanno senso. Perché Caleb non può essere geloso di Grace. Può - e deve - dirsi che si tratta di un lavoro come un altro, non che qualcuno ha chiesto di lui ed allora per poter sopravvivere non si è sottratto.
    O che non l'ha scelto.
    Perché è così no?
    No, se l'è detto sfinito quando ha aperto gli occhi, quando si è trovato Grace in doccia, quando lo ha issato contro le piastrelle ed allora amarlo è stata l'unica cosa sensata della mattina, e forse della settimana, di due giorni pianificati bene e finiti malissimo.
    Ha lavato via tutto, perché quanto conta se poi in fondo Grace ha deciso di accettare che lui è un cannibale, un cucciolo di assassino seriale, che si impone contro il suo stesso sangue ma che, poi, ad una certa cede sempre.
    Che sorride contro una stretta che l'ha forzato di prima mattina, che forse sono già le undici e non frega niente a nessuno dei due. Non si fa l'amore a tempo, si fa con tutta la calma che si prendono venti minuti di acqua calda giù per il tubo.
    Gli ha respirato l'ultimo gemito lungo il collo, poi sulle labbra, poi sotto il mento, poi l'ha stretto di più, come se con l'orgasmo scivolasse via anche lui. E no, non esiste, non oggi.
    Molesto, si lascia coccolare, si gode ad occhi chiusi quelle attenzioni, con un mezzo sorriso che tiene Grace ancora issato, ancora ad un'altezza che può permettergli di raggiungergli la punta del naso facilmente.
    Ma non si dica mai che Caleb si tira indietro, oh proprio no. No lui allunga la lingua per passarla su una guancia come i gatti, quasi lo stesse assaggiando, che poi è il momento giusto per scherzarci sopra no? O forse per assicurarsi che quella paura non sia così fondata. "Possiamo renderlo canon?" il sesso in doccia, dice, quando forse neanche sa se ha recuperato tutti i neuroni che gli servono a parlare. Sa solo che lascia scendere Grace senza cedere all'abbraccio, solo per respirare e non soffocare in respiri che tornano piano, dolcemente faticosi. Con una mano gli porta indietro i ricci, e quando uno scappa, lo morde, quasi volesse mangiarlo. "Chiedo per un amico.." Uno particolarmente stupido, si.

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    Di tanto in tanto hai bisogno di queste delicatezza. Di mani che ti stringono con la bontà di chi ha intenzione di proteggerti. Anche se si tratta di persone di dubbia morale. Anche se si parla di piccoli assassini affamati. Ti chiedi se Caleb abbia fame adesso. Ora che asseconda i tuoi movimenti e lo fa incastrandosi perfettamente a te. Tanto che non vorresti uscire dalla doccia. Mai. Nemmeno per andare a pisciare come vorresti o metter sotto i denti qualcosa che sia ben lontana dalla carne umana.
    ''Mi stai assaggiando?'' Chiedi ironicamente, mentre lasci che ti lecchi il viso tanto da costringerti a chiudere gli occhi di nuovo. O a morderti i capelli, tanto da chiederti se il suo essere davvero un cannibale possa portarlo a percepire profumi che non sai di portare addosso. Ti chiedi se il suo modo di percepirti sia diverso da quello degli altri e se c'è qualcosa di te che sappia piacergli più del resto. Un dettaglio, ad esempio. Come l'odore che ti rimane addosso tra il collo e la spalla. Come se quella fosse una parte sempre troppo nascosta agli altri. Nonostante porti i capelli corti e mai una sciarpa per tenertelo al caldo.
    ''Cosa? Tu che ti assicuri di avermi bello saporito?'' Sorridi di nuovo, nel modo che hai di renderti leggero per l'ennesimo istante affinché le sue verità non siano mai per te un peso tanto invalidante. Che vuoi goderteli questi quattro anni di vita con lui. Al costo di doverlo andare a trovare in prigione per portargli delle arance e sperare che ti allunghi una mano sotto la felpa dalle sbarre della sua cella.
    Ma lui non rischierà niente di tutto questo. Perché nelle immagini che hai in testa, tra le quali si sovrappongono le urla delle persone che potrebbe uccidere, c'è la convinzione di volerlo aiutare in ogni modo in cui ti sarà possibile farlo. Anche se non sei un assassino. Anche se non vorresti dovergli trovare qualcuno da mangiare solo per saperlo bene. A posto con l'ansia e tutto il resto.
    ''Ho un sapore? Cioè, secondo te che sapore ho?'' Domandi rincarando la dose, quasi eccitato dall'idea di avere un posto speciale e non solo nella sua testa o nel cuore. Lo chiedi senza pensare a come potrebbe risponderti lui, che sicuramente scivolerà sullo sporco, parlando di quelle volte che scende già, ad assaggiare tra le gambe.

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    Mostra i canini quando non li può vedere. Quando, candidi, svettano lenti contro la pelle umida, contro la fronte, le tempie, e quei ricci morsicati a vuoto.
    Che Caleb dimostra affetto così, un po' un senso macabro dato ciò che è, o quello che si sono detti. Tuttavia lo fa da quando è nato, un po' come i cani, un po'... come i cuccioli. Sono morsi leggeri, che Grace ha conosciuto dalla prima scopata, dai primi venti dollari, dal primo amore quando poi le coccole restano una delle parti più belle.
    Di quelle, uno come Caleb, non si stanca mai. Potrebbe passare ore solo così, dimenticandosi di mangiare, di bere, di avere anche solo mezzo bisogno primario. Fermo così, a cercare negli occhi di Grace un motivo per smettere, con la certezza di non trovarlo. "Delizioso.."fa eco, stupido.
    Lo fa a quella domanda che nell'essere perfetta - certo che è il momento giusto per scherzarci - un po' fa male, tocca corde ancora tese in carne viva. Eppure lui ci riesce, a nascondersi dietro una risata cristallina, una che imita quel bacio che scende poi lungo il collo, che di Grace è impossibile averne abbastanza.
    Però non c'è pulsione a dissanguarlo, né fame fisica da cui tenersi, perché Caleb non è un animale, non funziona in quel modo. Lui deve, altrimenti il panico si fa morte inesorabile, ma non vuole, non gli piace, non è un vampiro.
    Potrebbe dire tante cose, scherzare su molte altre, ed invece la sua risata scende un po', si fa leggera, ignora forse punti a cui non sa rispondere, che maschera dietro uno sguardo perso tra collo e spalla.
    Però poi c'è un calore che si fa quasi insopportabile. Che sapore ha Grace? . Non risponde, non subito, non quando per un attimo si sente ancora un mostro, torna tutto a galla. Torna Juno che gli chiede che sapore ha quell'uomo sul piatto, quello che si sono sforzati di far sembrare uno spezzatino, ed invece è il vicino di casa. Torna negli occhi che si fissano alla manopola della doccia, che la chiudono lentamente. Ha mentito.
    Si forse non è ancora il momento giusto di scherzarci, non è ancora arrivato il tempo in cui nel dire un "ti mangio" sentirà di non spaventarlo, di non essere un mostro. O forse è solo la paranoia, che si fa lenta stanchezza. "Cosa.. vuoi per colazione?" Torna a guardarlo, anche se è palese come il cambio di rotta sia una preghiera nei suoi occhi, si sente solo così mortificato da vederseli lucidi di nuovo contro il riflesso del vetro umido.
    Il respiro si frammenta un po' mentre forza, palesemente, un sorriso. "Ho.. anche la pancetta.." allunga una mano per tirar giù un asciugamano da bordo doccia, lo passa a Grace. "Ma il mio forte resta il-.. il caffè" si forza solo di continuare a parlare, di non cedere a quel magone che incalza, per cui alla fine si volta di spalle un secondo a prendere fiato, a fingere che richiudere il tappo del bagnoschiuma sia la cosa più impegnativa del dannato mondo. "Sì, il caffè.."

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    Hai fatto una cazzata. Lo hai capito quando per un istante è calato il silenzio ed è stato come tornare nel soggiorno di tuo padre. Tu che gli racconti di com'è andata la tua giornata a scuola e lui non risponde. Allora cerchi un aneddoto che per te è stato divertente, ma lui continua a non parlare.
    Ti senti stupido, infatti, tanto che non sai nemmeno com'è che si pronuncino frasi di scusa in questo casi. Semplicemente abbracci il silenzio e lo fai guardandolo negli occhi come per implorarlo di non piangere. Perché non vuoi vederlo soffrire, non tu che ti sei promesso di divenire il suo paladino: Lo scoglio contro il quale gettarsi qualora la marea della vita rischi di portarselo via. E tu non vuoi che venga trascinato via. Non vuoi che qualcuno o qualcosa possa farlo del tutto. Non la polizia, non le anfetamine, non la tua trasformazione in tigre. E cazzo se fa più male trasformarsi adesso che sei convinto di questa cosa. Fa terribilmente male piegarsi su quattro zampe per permettere all'animale di emergere dalla tua schiena spezzando e rimodellando ogni osso. Tanto che fa meno male restare a carponi per farsi stringere dalle spalle da qualche cliente di cui non vuoi vedere né ricordare il volto.
    Esci dalla doccia e ti stringi a forza nell'asciugamano. Lo fai lasciando impallidire le nocche contro il tessuto caldo. Che non riscalda, perché sei diventato immediatamente un blocco di ghiaccio. Deglutisci per mandar giù il blocco che senti alla gola, ma più lo fai, più ti rendi conto che resta lì, che continuerà ad ostruirti la trachea per il resto della giornata.
    Tanto che a te la fame è passata nonostante sei a stomaco vuoto da ieri sera: Che Richard non ti ha offerto nulla se non un po' di vino. Vino bianco che sa intontirti più del rosso.
    ''S...sì, la pancetta mi sembra l'ideale. Vado a vedere se hai anche delle uova. Tu...'' Gli sorridi. Lo accarezzeresti di nuovo se non ti sentissi momentaneamente di troppo. Invadente sì, come prima. E terribilmente maleducato. ''Tu asciugati, che ti avevo promesso che ci avrei pensato io.'' Sì, che l'avresti viziato oggi. Anche se forse lo hai solo pensato senza dirglielo. Anche se magari non era propriamente sottointeso in quell'offerta che prevedeva una gita fuori porta a pattinare e spaccarsi le ginocchia giù alla pista di pattinaggio. Così lo superi. Lo fai per non doverlo guardare di nuovo e sentirti nuovamente una merda. Che sì, il cannibale è lui, ma forse il mostro sei tu.
    Tu che ti stringi nell'asciugamano fino alla cucina. Che quasi goccioli lungo il parquet e non ti importa del freddo che faccia fuori dal bagno fumante quando, mettendo subito a fare il caffè, inizi a tagliare il bacon in piccole striscioline prima di lanciarlo in padella e farlo cuocere insieme a delle uova che condisci con del pepe trovato sugli scaffali e che subito sbatti, affinché esca una specie di mousse.
    E ti sembra di avere dieci mani adesso: Perché ti muovi meccanicamente pur di non dover pensare a come cazzo si affrontano queste cose. Che non hai mai discusso con nessuno se non con Froy eh, beh, lui ormai sai come prenderlo. Come farci nuovamente pace.
    Così mentre la moka borbotta un po', lanci due fette di pane nel tostapane. Giusto per farle bruscare e spalmarci sopra l'uovo per poi condirlo ulteriormente con i pezzi di pancetta che, presi a mani nude tanto da renderle scivolose, disponi affinché compongano quella che sembra una faccina che sorride. Che è la tua quando Caleb ti sta intorno. Anche se è un cannibale del cazzo, anche se ha solo diciotto anni e tu sei quasi un trent'enne alla fine dei tuoi giorni. Non fai in tempo a godertelo che già lo stai abbandonando, piano piano, senza, forse, nemmeno accorgertene.
    Sei un fidanzato terribile.

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    E' solo panico, respira Caleb.
    Che quasi non lo sente quando lascia il bagno e lui invece ci resta dentro. Rimane così fermo da sentire solo il respiro che gli riempie il petto. Che non gli piace essere così, non gli piace fare quello che fa e non gli piace che non ci sia niente di buono da guardare nella sua condizione.
    Ha lasciato andare Grace, ha solo annuito per dirgli che andava bene, che qualunque cosa voglia preparargli è ok, che può prendersi tutti gli spazi che vuole.
    Ed è quello che anche Caleb desidera, oh lo vuole talmente tanto che le volte in cui non c'è, sta male il doppio. Vuole, quindi, che Gray trovi in casa sua, un posto sicuro, uno in cui tornare sugli altri, uno che può girare in cinque passi ma non trova mai noioso.
    Stringe il suo asciugamano, lo lega in vita in un gesto meccanico, per poi alzare piano il volto contro l'immagine allo specchio. A volte la odia, a volte odia vedersi gli occhi umidi, o l'espressione di un sorriso che è solo ombra. Che se va bene, va benissimo.. ma se va male, fa un male del cazzo.
    E' sempre l'immagine di un mostro poco credibile, senza crudeltà, senza sete, senza fame intesa come un impulso ad uccidere. Non se per Caleb è la spinta a chiudersi nelle ginocchia, stringersi in un punto di casa, chiudere forte gli occhi e dirsi che passerà, che ce la può fare, che deve solo resistere ancora un po'.
    Si guarda e non solo non vede un supereroe, ma neanche un super cattivo. Scherzando, a volte, dice di essere come Balto, né cane né lupo. Né buono, né cattivo. Un libo senza poteri, uno che non sa trovare le risposte che Grace vorrebbe, che per scherzo ha tirato su, un po' come a dirgli che lo ha accettato. E lui ci crede, lo fa davvero, anche se fa male comunque.
    Ok però deve uscire dal bagno, che Gray non ha colpe, non ha fatto niente di sbagliato, non se quello che trema poi è sempre e solo Caleb.
    Se solo non fosse così stupido da commuoversi per un sorriso di pancetta sul piatto... e lo fa tanto che ferma Grace prima che si sposti, quando ancora sta "impiattando" da grandissimo chef. Lo abbraccia piano, consapevole che potrebbe anche non volerlo così vicino. "Io non lo so che sapore hai.." quasi mortificato, quasi tremante. Non ha i poteri di un licantropo, lui non sente niente di diverso se non l'ansia, il panico, e la paura che questa cosa lo porti dove non vuole andare. ".. e non lo voglio sapere mai Grace." si piega piano, il naso contro la nuca, le braccia che lo avvolgono in cerca di un conforto che forse serve solo a lui. "Io.. scusami.."

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    Gli sorridi quando esce dal bagno, quando mettere i piatti a tavola è solo un segno di resa. Un ''ehi guarda, il bacon sorride, potresti farlo anche tu.'' Non perché essere cannibale deve portarlo ad amare tutti i tipi di carne. E sei stupido a pensare che anche questo potrebbe essere preso come l'ennesimo insulto alla sua persona, soprattutto quando lo pensi solo e ti limiti a trattenere per te qualsiasi commento su ciò che vi siete detti ieri. Che magari avrai modo di sdrammatizzarlo altrove, lontano da quella casa, ubriacandoti con un cartone di vino rosso caldo e scadente prima che Caleb possa accorgersi di cosa vomiterai fuori.
    Un ''Ehi, sapete, il mio fidanzato non è una bestia, ma è un cannibale. E a me non interessa niente, perché mi piace, ci scopo da Dio e non voglio che qualcuno me lo sbatta in cella. Voglio sbattermelo io.'' E riempirlo di baci sì, soprattutto quando ti circuisce da dietro e ti tiene stretto, ma leggero, come ad aver paura di essere pesante a propria volta. Peccato che a forza i lasciarsi andare a questa paura finirete per non toccarvi più o di farlo, sì, ma sempre con quell'espressione insofferente dipinta sul volto.
    ''Sì io...'' Diglielo che stavi solo giocando e che per un momento ti era persino sembrato divertente ricordarvi ogni fottuto giorno che sì, tu sei una tigre e lui un mangiauomini. Così, come a non voler aver modo di scoprirvi poi sorpresi della fine che farete. Per un momento ti sembra persino coerente la richiesta che hai fatto a Froy. Quella promessa che avete stretto tenendovi i mignoli come due ragazzini di appena dieci anni. Che alla tua morte lui si sarebbe preso cura di Caleb. E cazzo, sì, se ti sembra sensato adesso che un domatore possa occuparsi anche di lui. Anche se Caleb non è una bestia, non ci si avvicina minimamente.
    ''Non dovevi rispondermi davvero...scusa tu.'' Ma lo dici fissando le mani che tengono ancora gli utensili da cucina e che poi lasci ricadere per un istante lungo i fianchi. Ti volti appena per guardarlo sapendo che mai e poi mai avrai il coraggio di farti vedere triste o impaurito da lui, non quando ti sei promesso di essere la sua roccia. Anche se sotto sotto, non puoi che restare parte del suo male.
    ''Sei pronto a questa giornata di riposo dal lavoro?'' E non lo dici con entusiasmo solo per smorzare la tensione che senti essersi creata, quanto per cercare davvero una risposta. Come se avessi il terrore di pesargli in casa. Di essere uno di quegli ospiti che, dopo un po' finiscono per dar fastidio. Forse vuoi semplicemente sentirti dire di restare, che non ci sono problemi se a volte sei uno stupido che quei silenzi imbarazzanti forse li merita davvero.

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    E' come se lo sapesse, che le sue mani devono sempre cercare Grace. Che è vero, sa attirarlo a sé anche a parole, ma quanto durerà? Ci sarà mai un cliente che alla fine diventerà più bravo di Caleb? Più amabile? Più, non so, dell'età giusta magari?
    Beh certo si è anche detto che in genere si cercano i più giovani no? E più giovane di Caleb c'è solo la galera quindi anche di quello dovrebbe essere sicuro.
    Sì.
    Certo.

    Peccato che il cannibalismo sia una scossa che non può essere presa bene in una volta sola, in una sera, non quando neppure Aaron sa perché le anfetamine le cerca tanto disperatamente, al punto da piegarsi al suo volere. E al punto da non dirlo a Grace perché non crede che - sotto la giacca in pelle - ci sia davvero solo un cucciolo un po' perso in un mondo che non lo vuole in nessuna categoria.
    Gli sorride, però, cauto come se stesse riprendendo adesso ad accorgersi che va tutto bene, che nessuno se ne è andato, che stanno per fare colazione, che si può ancora scherzare. Ecco magari su qualcos'altro. E gli piacciono le scuse, gli piace come sa dirle Gray che forse un po' stavolta ha sbagliato davvero, che magari lo ha ferito ma senza volerlo. Senza pensarci, andando a parare nell'unico punti su cui Caleb non sa scherzare più di tanto.
    Non fa niente. Dovrebbe dirlo ma lo fa solo capire, nel modo stupido che ha di strusciarsi come fosse lui il gatto, di trascinare il naso contro le prime vertebre, che insomma: è tutto a posto.
    "Parli della giornata in cui faremo l'amore, poi andremo a pattinare, poi fare l'amore, poi ti farò vedere le foto di famiglia e... ri-faremo l'amore?" no, così, giusto per essere chiari che lui è prontissimo, soprattutto per gli intervalli tra una cosa e l'altra, soprattutto perché invece.. "Anche se.." abbassa piano il tono, perché in fondo ieri non è stato facile ed i tempi di recupero chiedono più coccole, più amore, più strette che non gli dicano che Grace domani lavora ancora, che verrà portato chissà dove da chissà chi, sempre troppo distante perché Caleb sappia sentirsi utile a qualcosa e non solo in apprensione, in attesa di un messaggio che gli dica che sta bene. O, al contrario, che voglia andare a prenderlo.
    E' solo che questo cucciolo di giraffa ha paura di dire che è ancora un po' triste, ancora un po' difficile al sorriso immediato che cancella tutto. Che ancora un po' ci pensa, e allora.. ".. se io facessi il fidanzato noioso e ti chiedessi di stare un po' qui lo stesso, prima di uscire dico.." Lo guarda in viso, piano, rubando da dietro un granello di pancetta per masticarlo lentamente. A labbra chiuse come gli hanno insegnato. "Magari ti voglio ancora un po' solo per me.. e dopo di corsa a romperci un ginocchio".

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    D'altronde avete cominciato così voi due. E quando il sesso è la parte predominante del rapporto, probabilmente è difficile pensare di poter vivere più di due ore senza ritrovarsi nuovamente stretti sotto le coperte o su qualsiasi superficie possa rivelarsi in grado di ospitare i tuoi 160 cm. Non ti dispiace il modo in cui lui finisca per scivolare sempre lì, non quando tu stesso sai punzecchiarlo affinché ti tocchi sempre un po'. Affinché ti rimanga incollato addosso nel respirarti su pelle che è lì proprio per essere arrossata.
    Per questo non ti tiri indietro o smetti di sorridere. Anzi, quegli angoli di bocca li tiri su con così tanta forza che gli occhi quasi ti spariscono in linee sottili sotto le ciglia lunghe.
    ''Già.'' Deglutisci e lo fai umettandoti le labbra in contemporanea. ''Pensavo proprio a quella.'' Anche se lui forse ci ha aggiunto più pause per far l'amore che altro. Che poi è anche il modo che hai per recuperare energie, per permetterti di uscire domani mattina senza aver l'impressione di aver il mondo pronto a crollarti addosso. Che è sempre triste lasciar casa sua per intrufolarti in quella di qualcun altro e poi tornare solo per un bacio. Uno schiocco di labbra prima che il circo ti richiami a sé.
    ''Sarei un fidanzato terribile se ti costringessi a fare altro.'' Posi gli utensili sulla prima superficie libera che trovi per così voltarti e costringerti in punta di piedi per raggiungerlo e concederti così uno scambio di sguardi che non ha intenzione di intravedere rossore nei suoi occhi.
    ''Magari ce le spacchiamo dopo le ginocchia...sì.'' Gli accarezzi piano le spalle, scivolando verso il petto e sul seno che indossa un piercing leggero, piccolo e lucido come quelli che ha sulla lingua. Ci passa un dito sopra, lento. ''Lo fai anche a me?'' Che è nella tua lista delle cose da fare prima di morire, non è così?

    Io ho bisogno che qualcuno abbia bisogno di me, ecco cosa. Ho bisogno di qualcuno per cui essere indispensabile. Di una persona che si divori tutto il mio tempo libero, il mio ego, la mia attenzione. Qualcuno che dipenda da me. Una dipendenza reciproca.━━━━━━

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    Lo vuole un po' per se. Non sa come dire altro, forse perché non può dire altro. Perché ha accettato tutto in un colpo solo, per la forza che l'ha preso di peso quando ha capito che avrebbe potuto perdere Grace per sempre, e farlo troppo presto.
    Che quel "addio Caleb" è lontano, ma non lontanissimo. Gli sembra passata una vita ma sono solo pochi giorni, pochi sbuffi di fiato, poco tempo passato a lottarsi le sue attenzioni trai clienti.
    Eppure l'ha detto su quel tetto: tutto pur di avere di nuovo Grace con sé, tutto pur di fargli passare quattro anni che magari, chissà, in qualche angolo remoto della tigre ricorderà.
    Che non glielo vuole dire, quando si gira ed il cucciolo mantiene il sorriso, che ha passato una notte intera con "One more light" nelle orecchie, come se la sua luce in fondo adesso fosse il ragazzino di trent'anni che tiene tra le braccia.
    La sua luce, un cazzo di motivo per dirsi che per davvero le cose vanno bene, e non solo per finta, non solo perché qualcuno gli dà attenzione in un locale. Che poi lui ci va comunque, con la fierezza di chi tiene il musino alto perché saprà amorevolmente dire "no" a qualsiasi approccio sessuale, che ora Caleb non scopa più, ora lui fa l'amore.
    "Non mi dire.. magari ho il superpotere di leggerti nella testa" la cui tempia picchietta piano con un polpastrello, tirando su quel ghigno che per ora resta un fantasma, magari un'idea di quello che avranno se digeriranno il cannibalismo, se lui troverà una sola pasticca e potrà sentire Juno. Piano, Caleb.
    Si aggancia con le mani dietro la schiena di Grace, forse per essere solo sicuro che ancora non voglia andarsene da nessun'altra parte. Mica scappa, no? Ha.. ha detto che gli andava bene, che poteva accettarlo. Non sta cambiando idea. Non.. non può in qualche modo.
    "Si, dopo mi sembra una buona idea..." sospira, appoggiando piano la fronte alla sua, scendendo di quei centimetri che servono a non trovarsi solo a mordere i ricci. Anche se sembra essere una sua nuova passione, una a cui non cedere facilmente, come quando gli lecca la faccia per non dargli un bacio serio. Quanto lo fa ridere.
    La sua luce che non andrà mai via.
    Ma le dita giocano con il piercing più piccolo tra quelli che ha. "Oh, ne vuoi uno per fare il tamarro come me? Non è che adesso sei un po' emo, mh?" che è solo un complimento che spinge arricciando il naso e finendo per puntare la lingua su quello di Grace, giusto una spintina.
    "Andata, ma.. c'è un prezzo da pagare" soppesa la cosa, pianissimo con le dita che si distaccano, solo perché ha un'idea, ce l'ha ora come se il freddo a cui si sta disabituando, sia un lampo improvviso. "Tu mi tatui una cosina.." trattiene il magone nel dire questo, anche se quel che mostra è il sorriso alla Caleb, stupido ma con una scintilla divertita. "No, non un pene"

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    Sì, farti un piercing è decisamente nella lista delle cose da fare prima di diventare tigre per sempre, gelosamente custodita nel tuo diario da quindicenne innamorata, quello che ancora ha un lucchetto che si apre con la chiave e che non sai cambiare per nulla al mondo.
    Anche se non sei più una ragazzina e l'unica cosa che fai su quelle pagine, è spuntare con una penna che riscaldi a fiato quegli stessi punti.
    E no, non ci hai pensato che al punto ''innamorarsi davvero'' dovresti tirare una bella linea dritta già da un po'. O metterci una spunta, appunto. Qualcosa che possa ricordarti sempre che, tra quei cento punti, almeno uno è stato risolto. Ha avuto il suo lieto fine.
    Ed ovviamente non ne parli con Caleb, non quando sai con certezza che finirebbe per prendersi carico dei tuoi sogni. Di quelle aspettative che puoi soddisfare solo se ti ci metti su di pazienza e determinazione.
    ''Vedi!'' Ti fingi sorpreso. Contento tanto da lasciarti sfuggire un altro sorriso che si incastra tra le dita della mano. Le tieni ferme, adesso, contro il suo cuore. ''Sapevo che eri qualcosa di simile a Spiderman. Hai i sensi da ragno tu, anche se invece del pericolo...non lo so, capti le stronzate.'' Lo dici perché sei stupido. Perché lo senti l'effetto che fa percepire il suo cuore batterti in mano. A distanza di un leggerissimo strato di pelle. Lo sai l'effetto che fa la sua pelle gelida a tratti ed il modo che ha di guardarti anche quando hai osato troppo. Anche quando, probabilmente, il perdono nemmeno lo meriteresti.
    Al premere delle fronti chiudi gli occhi. Non per non guardarlo, quanto perché è così che sei abituato a sentirlo meglio. Gli respiri sul muso e lasci che lui faccia altrettanto. L'odore del suo respiro ti piace. Ha un odore decisamente suo, personalissimo.
    ''Magari me lo fai dalla parte opposta. '' Spieghi stringendo di più la presa sulle spalle affinché i corpi si facciano tanto vicini da lasciar strusciare i petti. ''Così funziona meglio l'incastro. Io perfeziono te, tu perfezioni me.'' E non ti accorgi che forse è una delle prime nonché uniche dichiarazioni d'amore che tu abbia mai fatto. Non accorgendotene, poi, dai proprio la prova lampante che no, non ne hai mai fatta una sino ad ora. Anche se hai visto commedie rosa insieme a Froy per tutta la vita. Anche se su Notting hill una volta sei riuscito a piangere. Sì, appena, giusto due lacrime, che niente è peggio di Eternal Sunshine of the Spotless Mind. Niente è più doloroso di quello.
    ''Emo, dici? Io credo semplicemente di essere diventato un pochino sconsiderto...colpa tua, ovviamente. La colpa è sempre la tua.'' Di tutte le belle cose che ti stanno capitando, ovviamente. Ma questo non glielo dici, lo lasci solo intendere dai sorrisi che continui a concedergli gratuitamente. Che tanto Caleb conosce solo questa tua espressione: Non credi di esserti mai fatto vedere triste da lui. O almeno, non totalmente. Bisognoso di coccole sì, ma non triste da doverti asciugare le lacrime una ad una. Non disperato. Quello mai.
    ''Se avessi dovuto tatuarti un pene non avremmo parlato di una cosina.'' E come lui ti ha punzecchiato le tempie, tu lasci scendere per un istante la mano oltre il bordo dell'asciugamano. Poi la fai risalire.
    ''Cosa vuoi che ti tatui? Roba tipo ''I love my Cherry Pie''? '' Se avessi la coda, adesso. Se fossi un cane, beh, scodinzoleresti. Di nuovo. Torni dritto e lontano da lui quanto basta per allungare almeno una mano e concederti una fetta di pane e uova da mordere al volo. ''Ovviamente, Cherry Pie sono io. Quello è il mio nome da supereroe.''

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    Alla fine non si può restare imbronciati con Grace, neanche per sbaglio, neanche per quel tempo che passa a chiedersi se lo vorrà ancora toccare così quando saprà proprio tutto tutto.
    Però Caleb sorride, cacciando agli angoli dello sguardo ogni preoccupazione, che non ha senso averne quando si sente al sicuro, quando va tutto così bene da fargli sentire anche i passi leggeri. Che si muove per casa quasi scivolando, come le ragazzine innamorate, quando poi ripensa che si vedrà con il suo fidanzato. Allora a volte si lascia proprio cadere di schiena sul letto, e sospira alle polaroid appese, come a dire alla sua famiglia che "questo è speciale, ve lo presenterò" .
    Non vuole sembrare un matto, quindi non gli va a dire che alcune di quelle serata finiscono con lui che parla alla foto di Venus, e le chiede consigli, la cui risposta dovrà comunque trovarsela da solo.
    Ma lo fa, con dolcezza, come in sussurri che spiegano realtà a cui neanche lei ha fatto in tempo a prepararlo, vorrebbe che fosse lì, certo. A volte gli manca tanto che guardarsi allo specchio, a figura intera, è difficile. Che non immaginarla con una mano sulla spalla, a dirgli quanto è cresciuto o che lo ricordava almeno una testa più piccolo di lei, ed ora è un gigante annaffiato troppo. Come dice Grace.
    Saresti fiera di me, mamma?
    "Sono l'amichevole Caleb di quartiere.." una battuta che si incastra bene, anche se un po' trema di quella voglia che non cessa mai. Mai se Gray lo tocca, mai se Gray allude, mai neanche se lo pensa. Che nonostante i clienti, lo vuole ancora come la prima volta, forse perfino di più. Nonostante Caleb tema sia stanco, lui non lo è mai, non per tutte le volte che può ricordargli quanto gli piaccia starci assieme. E' così che ci si sente amati, mamma? Mi sa di si.
    "Me lo spieghi perché tu sei fatto di fuoco ed io sembro il cadavere di Jack Fro-" e mica le sa finire le frasi, no mai, neanche ha senso farlo quando i corpi si avvicinando ed i suoi neuroni scappano: imbottigliati per troppo tempo, si danno alla fuga selvaggia. "Ah.. " perfezionarsi? "..io pensavo di essere già perfetto" sorriso gigante corredato dal tenere piano i piercing tra le labbra e mostrargli così la lingua.
    Ma ha capito, in qualche modo, cosa ha detto, ed è per questo che poi chiude gli occhi beandosi di parole che non restano mai appese al vetro. Un po' come gli stupidi cuoricini che ha disegnato con un dito contro il vapore delle pareti della doccia. Che quando si appannerà di nuovo torneranno a mostrarsi. "G+C" mancava solo la freccia a trafiggerli.
    Oh ma arriverà, solo non adesso. Non finché non si sentirà tanto felice da non spiegarselo. Si vanta invece, in un morsetto che gli lascia sulla guancia, di essere lui la sua pessima influenza, è proprio uno stemma che appunta al petto.. o che forse...
    Rimetti subito quella mano al suo posto, lo pensa solo, magari lo esprime in uno sguardo che si sgrana, che se non avesse tanta fame da mangiare per mille, se lo tirerebbe via da solo l'asciugamano, ed invece gli si arrossano le guance, e per sentire fresco di nuovo, si passa una mano a scompigliare i ricci, gocciolando un po' su Grace.
    "Pensavo "Proprietà di Grace" o "Attenti al fidanzato, morde", proprio sul cazzo, ma poi credo che dovrei replicarlo su tutto il corpo e sembrerei uno strano ibrido tra Mod Sun e l'uomo tatuato dei record" Trattiene il sorriso sulle labbra, ed anche lui si affretta a mordere una fetta di pane ancora tiepido, socchiudendo appena gli occhi. Quanto gli piace il pane, non si spiega. "Siccome hai appena fatto capire che io sono una tua pessima abitudine, che ti porto sulla cattiva strada.. e che è colpa mia.. Tatuami quello. "My Bad" " giusto un sorso di caffè, per aggiungere. "Dove hai messo la mano mezzo minuto fa" soffia, divertito. "Oh, e un cuoricino rosso, insomma, è il minimo quello.." ride, stupido. "Tu.. ne vuoi uno?"

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    Caleb sa esercitare un certo ascendente su di te. Forse è tutto ciò che avresti voluto essere o ciò che ami, al punto da tenerti incollato a sé nel miglior modo che riesce. Senza forzature, ovviamente. Perché Caleb non è prepotente, non è pressante. È semplicemente giusto. Lo è nel modo che ha di sfiorarti e tenerti a debita distanza. Mai così tanto da farti credere che sì, dovresti decisamente andartene via. Lo fa con grazia, che è una caratteristica che forse non gli si addice, non se ci si sofferma ad osservarlo senza tener da conto quelle sfumature che colorano i suoi occhi scuri o quei capelli irti e tinti. Caleb, a primo impatto, non sembra altro che un duro: Uno di quelli a cui la vita forse ha dato troppi schiaffi e che a modo proprio, forse male, è costretto a ritirarsi su. Certo, forse la vita da cannibale non è facile. Forse peggiora se hai una madre -come ha detto ieri- che tale ''maledizione'' non l'ha avuta, ma nonostante questo, nonostante la merda che forse siete costretti ad ingoiare, lui è buono. Caleb è davvero la tua persona speciale. Il tuo ultimo lasciapassare per una fine dignitosa.
    Pensi davvero che possa essere un eroe come Peter Parker. Che magari la gente la mangia solo se è stata cattiva con qualcun altro. Un po' come quelli che affrontano i bulli solo perché non sopportano di vederli fare così tanto male.
    ''Forse è grazie a Loki.'' Così chiami il tuo Balkhi, quel monello con il quale ti diverti a gestire spettacoli pirotecnici per i tuoi amici. Sposti una mano per non tenerla troppo vicina a lui, giusto quanto basta per giocherellare con una fiamma senza rischiare di bruciarlo.
    Ti piace il fuoco, ma non meno del fulmine. Loki e Thor sono te e tu sei loro. Da sempre.
    ''Facciamo una cosa...'' Lasci che la fiammella si sperda nell'aria per poi consumarsi velocemente. Nessun residuo, nulla di troppo pericoloso: Solo odore di fuliggine. ''Ti tatuo qualcosa a sorpresa e tu...beh, tu fai lo stesso con me. '' Tatuaggio e piercing insieme. Non credi di essere veramente pronto per la cosa, ma di certo non ti tiri indietro. Non tu, non TestaDiCazzoGrayMoore. Tua nonna sarebbe davvero fiera di vedere un cazzo disegnato che svetta come un tribale lungo la tua schiena. ''Potrei dirti di sì a tutto, oggi.'' Un sorrisino accompagna l'ennesimo bacio.

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    "Ma quanto sei nerd..." commenta, osservando rapito la fiammella che si agita in una mano. Il suo crepitio si riflette nelle iridi scure che fanno da specchio, quasi ci abitasse per natura. Quando invece per Caleb c'è l'esatto opposto di Loki, di quel possibile elementale da cui Grace prende il fuoco.
    La realtà è che nel sorriso che mostra c'è il ghigno di chi è già preso, irrimediabilmente perso per un ragazzino che gioca con il fuoco quando a lui nelle vene scorre acqua. Che, volendo, raddrizzando la schiena, potrebbe soffiarci sopra il gelo e spegnerlo tra le dita. Ma quanto è bello invece sorridere e basta? Troppo.
    Che poi non è che possa dire niente lui, il cui spirito ha le sembianze di un cavallo e, alla fine, porta il nome di Atrax. A Venus piaceva tanto quel film, e così anche se completamente fuori dalla sua generazione, l'ha amato anche Caleb, finché non si è costruito i suoi gusti.
    Conserva comunque una videocassetta - che non può vedere - con la scritta a penna di mamma lungo la scatola del nastro. Che cosa molto anni '80
    Una transizione lenta, per un'altra fetta di pane, sia mai che gli manchino le energie. Cosa che invece non gli manca, è la voglia di giocare ancora un po'. Dai, ha diciotto anni, è così che deve viversela. Soprattutto se di mostri orrendi dietro le spalle ne hanno una scorta.
    "Dai, dimmi.." che qualunque cosa voglia dirgli è pronto ad affrontarla, così come a sentire ciò che avrà da dirgli. "Ohhhh" è stupore, ma quello bello che ti inarca ancora il sorriso. E' senza parole, per qualche minuto sorride e basta, si passa la lingua sulle labbra, che sta ragionando, sta pensando a cosa tatuargli, quasi certo che l'illuminazione l'avrà sul momento, quando avrà l'ago in mano pronto ad incidere. "Tu.." lo indica con un dito, solo per farsi avanti, quasi sperando che noti abbastanza la minaccia per farsi indietro in coordinato ai suoi passi. ".. vuoi darmi carta bianca così? Cioè chiaro ce l'hai anche tu e grazie al vecchio tatuatore la mia schiena non ha spazio per un pene di dimensioni.. realistiche" scherza con una mano che scende sul pacco, giusto a ribadire, prima di tornare a stringere l'asciugamano in vita. Si morde le labbra, piano, che è una reazione che ha sempre quando è eccitato, quando potrebbe facilmente scodinzolare. "Andata". Solenne, schiena dritta, sguardo fiero, allunga la destra verso Grace.
    "Tutto tutto eh.. l'hai detto" gola secca, occhi attenti. Tutto significa tante cose che vorrebbe fare e forse una ben si sposa con il tatuaggio.
    O forse è che in quel bacio si perde via. Che la mano gliela piazza poi sulla schiena, che l'altra finisce lungo il collo, che la lingua scatta tra le labbra, che il suo corpo trema. "D-dai.. distenditi che inizio io.. Ti faccio vedere come si fa" altrimenti noto come un brusio di sottofondo, mezzo ansante, pari a "vai a sdraiarti o ci arriviamo stanotte a fare qualcosa che non sia.. beh.."

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    Non sei un nerd, non quando finiresti per non saper spiegare cos'è che ti piace tanto dei Cavalieri dello zodiaco. Forse Shun di Andromeda, che non sembra né un uomo né una donna e questo ti ci fa rispecchiare parecchio, anche se a manipolare le catene poi è Froy. Che tu di corde e lacci ne provi spavento, soprattutto quando l'animale si mostra violento e di restare in gabbia non ne ha voglia. Non ultimamente, soprattutto, che se ogni sera non riesci a raggiungere questa roulotte sperduta tra i campi da golf finisci per sentirti malino. Triste, più che altro, perché come i bambini piccoli hai bisogno di promesse e quella che hai fatto a Caleb, beh, va assolutamente rispettata.
    ''Na, sono solo scontato. Avrei potuto chiamarli Shun ed Ikki, ma ero piccolo quando li ho conosciuti.'' Parli al plurale perché gli spiriti sono due e non uno solo. Due ad esser giunti a te quasi contemporaneamente, un po' come fossero fratelli nonostante le loro due nature distinte.
    Ma non dai dimostrazione di Thor, non quando il suo modo di parlare finisce sempre per catturare troppa attenzione ed il modo in cui si sfiora per poi tornare a sfiorare te sa farti rabbrividire. Hai i peli delle braccia che si tirano su nonostante il tuo essere bollente. E si vede, sì. Non la sai nascondere la pelle d'oca. Deglutisci fissando lo sguardo sul bordo dell'asciugamano. Per un istante, come un bambino in piena crisi ormonale.
    Almeno il bacio finisce per attenuare qualcosa anche se in altre circostanze avrebbe acceso tutt'altro.
    E capisci di essere al limite quando, irrigidendo il muscolo della mano, finisci per stringere la presa sulle spalle di Caleb. Di nuovo, così come lo avete fatto in doccia.
    ''Posso dire di non sapere se conviene aver paura o no? Insomma, non mi sembri il tipo che ha delle licenze per operare legalmente sul campo.'' Ma non ti interessa davvero che lui sia studiato sulla cosa. Vuoi che ti marchi, che ti lasci qualcosa di visibile affinché durante i vostri ''ci vediamo'' tu possa restare lì ad osservare il frutto della sua mano tremolante contro la tua pelle.
    ''Ok...'' Prendi fiato come se dovessi correre chissà quale maratona. Respiri, inspiri, per poi spingerti contro l'alcova e tirarti su tanto da lasciar scoprire una gamba che scivola fuori dall'accappatoio.
    ''Puoi fare qualsiasi cosa ma...abbi pietà di me.'' Ti sdrai e stringi forte gli occhi, testo e pronto a sentir il dolore. ''Scegli tu il punto.'' Ti mordi le labbra.

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