I tuoi bellissimi difetti

Caleb & Grace | Place de Grève, 1 febbraio 2022

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    Con quella mano stretta alla sua e nascosta sotto al cuscino, ci avresti dormito ancora un po'. E alla fine, comunque le tue sei ore te le sei fatte tranquillamente. Non sei un tipo a cui piace dormire tanto, nemmeno quando la tigre comunque finisce per richiedere un certo impegno di energie e tornar da lei, beh, ti stanca parecchio.
    Ma con le mani così avresti fatto davvero qualsiasi cosa, anche continuato a guardar Caleb dormire dinanzi a te, naso a naso, come se non potesse esserci nulla di più bello da poter fare ora che, finalmente, sei tornato da lui.
    Ma lo siluri con un bacio. Lo fai poggiando piano le labbra contro la sua fronte, un po' come si fa con i bambini, come pensi avrà fatto persino Declan con te. E piano, lento lento, ti sei sfilato dal letto solo per concederti una doccia che fosse davvero rilassante. Sei stato forse un'ora intera sotto la doccia. Non tanto perché fosse difficile scrostar via lo sporco, quanto perché il rumore dell'acqua e le gocce che ti scivolano lungo il corpo sanno davvero come rilassare i tuoi muscoli. Tanto che ti sei un po' lasciato andare e sei uscito in accappatoio senza alcuna intenzione di vestirti, se non forse per i pantaloncini da basket che tiri su al posto delle mutande.
    E la mattinata sarebbe persino andata nel migliore dei modi: Avresti fumato l'erba al sole se non fosse stato per la presenza di Froy a ricordarti che sì, avete occupato la sua tenda senza chiedergli nemmeno il permesso.
    ''Ehi.'' E fai male a richiamartelo vicino con un cenno della mano stretta attorno alla canna.
    ''Finalmente sei tornato.'' Perché poi lo sai che Froy sa risponderti solo così. Con quella finita pace che sa imperlarglisi persino negli occhi.
    ''Già. Avresti scommesso il contrario?'' E tu non sai fare a meno di sembrare così crudele. Di lanciargli di tanto in tanto qualche stilettata al cuore.
    ''In realtà questa scommessa l'ho vinta.'' Perché per lui torni sempre, a prescindere dall'aggravarsi del maledictus. Che se ne dica, Froy non sa davvero immaginare una vita senza te.
    Ti si siede vicino, ma senza avvicinare di troppo la sedia alla tua e tu, per cordialità o per abitudine, fai per passargli la canna.
    ''Ancora dorme?'' Si riferisce a Caleb che indica con un movimento lento del capo.
    ''Sì...'' Accavalli le gambe e per un momento scosti lo sguardo dal suo per fissarlo nel vuoto. ''Non è andata bene, vero?''
    ''Non proprio.'' Perché vi siete capiti entrambi e sapete di riferirvi al modo in cui il piccolo deve esser riuscito a sopportare la situazione.
    ''Cazzo...'' Sbuffi piano, richiedendogli la canna con un cenno delle dita. Lui ce la incastra attraverso.
    ''Molla la presa, Grace.''
    Lo dice serafico.
    ''In che senso?''
    Non vuoi dovergli credere.
    ''Nel senso che Caleb ha i suoi problemi e tu hai i tuoi. Magari è inutile provarci se il risultato resta sempre questo.''
    Lui la fa facile, come se non ti conoscesse.
    ''Che risultato?''
    Ti accigli, lo fai guardandolo quasi con disprezzo che no, no, non vuoi la sua paternale proprio adesso.
    ''Che lo fai star male, mi sembra ovvio.'' E non ha delicatezze Froy quando ha come unica intenzione quella di farti capire le cose. Tu, dalla tua impazienza, ti ritrovi già pronto ad alzarti dinanzi a lui.
    ''Non me ne frega niente della sua corruzione o delle anfetamine. Possiamo stare insieme senza problemi.''
    E tu continui a farla facile, sì. Come se di queste cose non ti importasse davvero. Come se, di tanto in tanto, non ti ci ritrovassi a pensar su.
    ''Sì, ok, ma resta il fatto che tu sei un maledictus del cazzo che si prostituisce. Non puoi nemmeno prenderti cura di lui come vorresti. Quel sangue...non ho potuto nemmeno medicargli la ferita.''
    Ed hai l'impressione che sì, lui stia decisamente esagerando. Hai questa impressione del cazzo.
    ''Beh...'' Cerchi di far mente locale per tutto.
    ''Può farlo da solo no?''
    Cerchi di dirottarlo su una singola parte del discorso.
    ''Non quando in testa continua ad aver te.''
    Respiri a fatica.
    ''E poi... Ci tieni a dirglielo. ''E poi io mi scopo gli altri per voi...cazzo.''

    Io ho bisogno che qualcuno abbia bisogno di me, ecco cosa. Ho bisogno di qualcuno per cui essere indispensabile. Di una persona che si divori tutto il mio tempo libero, il mio ego, la mia attenzione. Qualcuno che dipenda da me. Una dipendenza reciproca.━━━━━━

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    Grace? E' un sogno, per Caleb, poterlo vedere lì: quasi etereo, che gli sorride, che gli tende la mano mentre ritornano tra le lucciole. Mentre si rialza dopo quei crampi allo stomaco, e lo fa standogli ad un palmo dal naso, quasi volesse di nuovo fare l'amore con lui.
    E' un cuore che batte nel sonno, pieno di quella gioia che si farà dolore, ma non finché gli occhi restano chiusi, ed allora possono danzare restando fermi. A guardarsi come se ognuno avesse tra le mani la cosa più preziosa.
    "Sei tornato da me.."
    "Tornerò sempre da te, Piccolo.."
    E ancora niente spezza i sorrisi, certo tranne per quella piccola increspatura in fronte, che rende Caleb anche troppo pensieroso.
    "Ma la tigre, insomma, lei ti porterà via per sempre.. prima o poi.."
    Una tristezza che Grace mitiga in un bacio un po' urgente, un po' in punta di piedi, senza ritegno come al suo solito. Caleb neanche la vede quella lacrima che inumidisce gli occhi nel sonno. "No, non lo farà più, mai.. mai più"
    "S-sicuro?"
    "Certo.. niente, capito? Niente mi porterà via da te"
    Hanno fatto l'amore tutta la notte.
    E Caleb nei sogni è bravissimo, ci vive, li fa prosperare, li usa come dannatissimi fari di speranza. Il suo segreto per passare su tutto: puntarsi almeno su una cosa felice, anche se per vederla bene gli occhi li deve chiudere.
    Grace è la sua isola, Grace non può affondare.
    Non può lasciarlo solo. Non può e basta.

    I rumori si fanno più intensi, i contorni del sogno sfumano, leggeri.
    La realtà impasta la bocca, la rende difficile da aprire. Serra le palpebre.
    La realtà sono voci lontane, che conosce ma non distingue, non se poi una è per forza di Grace e permette ai polmoni di riempirsi lentamente, di nuovo.
    Il battito aumenta, il corpo di Caleb si risveglia con la calma del sole che sorge, o di un gatto che deve prima stirare tutti muscoli e poi, forse, aprire gli occhi.
    Difatti li ha ancora chiusi quando i toni si animano, quando il discorso verte su di lui ma non ci arriva, non ha connesso. Vive nel tempore che gli avvolge le lenzuola in vita, che lo tiene al caldo sotto il piumone, perché fa freddo. Da nudi ancora di più. Fa per stringere le dita, e si ritrova con la percezione di una mano vuota.
    Un tuffo al cuore.
    Panico di un secondo.
    Spalanca gli occhi.
    Non è nella roulotte, ma c'è ancora l'odore di Gracy, è nella tenda.. è questo il letto in cui dorme quando non stanno assieme? E'.. è comodo.
    L'altra voce è di Froy, ora la riconosce. Cazzo, ha fatto un casino.. ha rotto equilibri, non ha neanche saputo tenere Grace al sicuro da se stesso, dalla tigre.. dalla corruzione. Cazzo anche la corruzione adesso, che ribolle piano, mentre lui a denti stretti la caccia in fondo al diaframma, la placa poco e male. Si strofina gli occhi, impastando quel che resta dei marchi di un guerriero codardo.
    Un singhiozzo gli apre le labbra, ma poi le richiude con forza. E' confuso, è ancora stanco.. dovrebbe dormire ancora un giorno per recuperare. G-grace..?

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    Edited by nocturnæ - 1/3/2022, 13:34
     
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    ''Per noi...''
    Froy sembra rifletterci davvero su ciò che Grace gli dice. Il problema però, è che non sa ancora andare contro Papà. O almeno, non sa andarci per quelle cose che non riguardano Satine. E per Grace si è battuto, certo. Ha fatto in modo che i suoi compiti fossero meno gravosi, ma questo, in effetti, non dev'essere bastato ad ammorbidirgli la vita, non quando nei suoi occhi sa emergere la rabbia e la si vede, cavolo se Froy sa notarla nella sparizione di quella luce che, solitamente, è lì ad animarli.
    ''Ma che dici, dai.''
    E lo confuta. Gli da dello stupido, di quello che le cose forse le ingigantisce troppo perché nella vita non ha altro se non questo: Un continuo confrontarsi contro i muri. Dove le cose non cambiano, non cambiano mai.
    ''Che dico?''
    Ma la luce torna a fendere nell'oscurità di quel castano tanto profondo. Lo fa sferzando tra le ciglia, inumidendo ogni cosa. E Grace sa come gli occhi finiscano per imperlarglisi ogni volta che da Froy non sa ricevere del conforto. Sa come, ultimamente, il domatore finisca per sembrargli sempre troppo freddo.
    ''Dico che potrebbe far scopare quella!''
    E si riferisce a Satine, ovviamente, che è una new entry che Papà deve aver ben deciso di preservare. Non è come lui, non viene spedita dai clienti più affezionati solo per mantenere degli stupidi accordi commerciali. E delle alleanze a Grace non è mai interessato niente. Ogni tanto si chiede se, restando donna, sarebbe comunque finito in quel giro di prostituzione e favoritismi. Ogni tanto si chiede se, restando bloccato in quel corpo, ci sarebbe stato un altro motivo di riscossione debiti.
    ''Senti...lo sai come funziona.''
    Froy non lo guarda negli occhi quando lo dice. Fa fatica anche lui, seppur non lo dica, ad accettare che l'amore della sua vita debba vivere quella vita lì.
    ''E tu sai di essere indelicato quando dici quelle cose!''
    Trattiene un singhiozzo, ma è uno spasmo che a Froy non si può nascondere.
    ''Non possiamo avere una vita e desiderare di viverne un'altra.''
    Freddo, cinico, pere nulla incline ad ammorbidire la situazione. Grace, dal canto suo, stringe i denti e prende a camminare avanti ed indietro davanti a lui.
    ''Caleb sarà anche carino e sì, magari tu sarai carino per lui, ma cazzo se non c'entrate nulla l'uno con l'altro.''
    La butta sul pesante, convinto di poterlo scuotere meglio così.
    ''E questo lo dici t - ''
    ''Sì! Cazzo Grace, capisci ciò che intendo! All'inizio è sicuramente bellissimo, scoperete come conigli per tutto il primo anno. Eh wow, certo, io ve lo auguro. Ti auguro di continuare a piacervi nonostante la corruzione, nonostante il maledictus. Ma tra due anni, mh? Cosa succederà tra due anni?''
    E non vorrebbe arrivare a dire ciò che sta per dire, tanto che persino i suoi, di occhi, si inumidiscono. Non vi guardate, infatti. Preferite togliervi lo sguardo piuttosto che trovarvi ad implodere insieme.
    ''Non riesce a saperti trasformato adesso e...sì cazzo, non lo accetta nessuno. Ma pensa come sarà quando le trasformazioni dureranno di più. Quando da due giorni passeremo a tre e da tre a per sempre, magari.''
    Magari inteso come rafforzativo, ovviamente. Perché Froy continua tutt'ora a cercare una ''cura'' per la bestia. Ci prova con tutte le sue forze.
    ''Zitto...''
    ''No Grace! Devi capirle bene le cose. Perché l'amore è un sentimento del cazzo. Bello, meraviglioso, ma mutevole. E se tu lo ami forse dovresti capire di doverlo lasciare andare. Perché sulla tua testa pende un cazzo di orologio biologico. Un tempo che non puoi dilatare con il lavoro che fai. E lui ha solo diciotto anni. Tu non puoi prenderti cura di lui come vorresti. Diciotto anni non sono un cazzo.''

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    Hanno ragione, Caleb?
    Non lo sa, non sa se quello che sente sia realistico, sa però di quel colpo al cuore che lo prende al primo singhiozzo aspirato di Grace. Come se non li avesse mai sentiti contro la sua schiena, quando è sempre lui a tirare giù tutto. Quando il suo ragazzo vuole andare avanti, ma torna a casa sfinito, e va bene anche se si addormenta contro la sua schiena. Diavolo, andrebbe bene tutto purché non lo allontanasse ora.
    Ora che è Froy a dirgli che Caleb è troppo piccolo. Ed allora che può farci un biondino disperso tra le tende di un circo tanto grande? Tanto inserito nelle vene di Grace?
    Trema, piano, in un movimento automatico, che lo spinge a mettere giù un piede dopo l'altro, nel più totale silenzio. Forse dovrebbe andare via, che a lui non piace si discuta per ciò che fa o - meglio - che non sa fare.
    E' un continuo rimarcare quanto sia inadeguato, quanto non basti l'amore a farlo diventare più bravo, più resistente, più la persona giusta per un Maledictus.
    Fa pianissimo, come faceva quando Venus ed Oliver alzavano i toni, quando lo facevano davanti alla porta della sua stanza, e lui non riusciva a non tenere in mente ogni sillaba. Lo fa ora, con occhi sbarrati sulle sagome fuori dalla tenda. Loro non si sono accorti che è sveglio e lui non vuole dirglielo, non vorrebbe spezzare tutto, che vuole sapere se Grace cederà.. se ammetterà che insomma, che lui non è la persona giusta e basta.
    Non dev'essere così difficile dirlo, no? Uno strappo secco e Caleb dovrebbe fare tutti quei passi indietro che non sa muovere, che resta fisso invece, finché non si riveste. Si che gli servirebbe una doccia, ma non è rilevante, non ora.
    Si alza in piedi solo per accorgersi che il fiume in piena di Froy finisce per essere acido puro contro le vene. Lo vedrebbe di nuovo con gli occhi arrossati. Ma lui è un cucciolo coraggioso, no? Allora così deve essere, anche se fa male, anche se non vuole credere abbia ragione. Lui non sta male, lui vuole stare con Grace, perché gli sta dicendo questo? E dopo una trasformazione così brutta? Non può dargli tregua e basta?
    E' così brutto fare due più due, quando si schiarisce la voce, con il giubbotto di nuovo indossato.
    Caleb sarà anche carino e sì, magari tu sarai carino per lui, ma cazzo se non c'entrate nulla l'uno con l'altro. Abbassa il muso, prende fiato, fa quei tre passi verso quei due, che ora sembrano solo statue tanto distanti da sembrare irraggiungibili, o è solo che il giudizio non lo sa sopportare, che respira a fatica ma mette su il muso duro di chi può fare tutto, di chi non sta minimamente soffrendo. Consapevole che non la farà bere a nessuno dei due.
    "Tra due anni sarò ancora qui" lo dice, alzando il muso verso Froy, senza neanche guardare Grace, seppure gli arrivi alle spalle. Trema nella voce, nelle parole, ma mai negli intenti. Non se si sente ringhiare ed il petto si gonfia come un palloncino.
    Trattiene quelle lacrime che scivolerebbero, quando invece ha ben chiuso gli occhi nel momento in cui Froy ha specificato che diciotto anni non sono un cazzo. E lo sa, ok? Certo che Caleb lo sa di essere piccolo davvero, ma basta, basta perché non ne può più di essere discriminato per questo, perché non sarà mai grande abbastanza per Grace. E poi perché deve deciderlo Froy, eh? Stringe i pugni. "Se.. se mi vuole" adesso sa guardare anche Grace, senza toccarlo però, con quel mezzo sorriso che si perde nel desiderio di farsi più vicino, ma non ora che gli equilibri sono uno schifo, che il petto gli fa male, che sentirsi inferiore dipinge una tristezza mai vista sul suo volto. Pennellate di ingiustizia mascherate da premure, non ne può più. Non lasciarmi andare.

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    ''Che cazzo ne sai tu dell'amore che non ami nessuno!? ''
    ''Come se non sapessi che ti...''
    Ma venite interrotti e questo forse è un bene, lo è perché stavi iniziando a scaldarti, a metter da parte la tristezza per lasciar spazio alla rabbia. A quel nervoso che sa farti stringere i pugni e tirar fuori Loki come se fosse saggio poter dar fuoco a tutto. Che è solo impulso il tuo. Sei come un bambino a cui non hanno insegnato la buona educazione. Funziona così, purtroppo. Nessuno ti ha mai limato. Nessuno ti ha mai dato una forma che fosse più congeniale agli altri. Meno impertinente, più consona al dialogo.
    Ti si gela il sangue quando lo senti. Quando il tuo piccolo, del quale non percepisci più l'odore come prima, si fa strada nel discorso affermando quella che potrebbe sì, essere un'ovvietà, ma comunque resta qualcosa che ti scalda il cuore. Magari lo nascondi pure il sorriso che ti si staglia piano tra gli occhi arrossati. Perché sì, pensi che Froy, che è un sottuttoio, non meriti certe informazioni.
    ''C-Cal, lascia stare.''
    Che non è un voler troncare il discorso perché no, non lo vuoi e due anni ti sembrano forse troppi. Il tuo è un non voler dar modo a Froy di farsi vedere come colui che conosce le verità.
    ''Sì Kelly...tranquillo.''
    Lo guarda sorridendo, piano, senza però capire che sarebbe il caso di alzarsi e lasciarvi da soli.
    ''Beh, dopo quello che hai detto, tranquillo un cazzo.''
    Ma ti esce tra i denti, incalzi male e lo fai perché, appunto, non sai contenerti.
    ''Se vuoi ti dico le cazzate, Grace.''
    Lui ti capisce, si alza quasi per venirti sotto, per quanto poi sia più alto di te.
    ''Vorrei che non parlassi e basta, è questo il punto!''
    ''Solo perché ti piace esser cieco alle ovvietà.''
    ''Cieco a cosa? Sono una puttana che presto morirà e allora?!''
    ''Allora evita di comportarti come un egoista del cazzo. Hai mai chiesto se a Caleb andasse bene questa vita?''

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    Ci ha messo anni a costruire quel posto fantastico, a mettere in piedi mura che ritraessero un confine invalicabile per la sofferenza: il suo rifugio, il castello errante di Caleb. Così lo chiamava dopo essersi appassionato a quegli anime arrivati in America sempre troppo tardi. Era come il vaso dietro cui nascondersi per piangere senza essere visti, anche se poi tutti sapevano dove si cacciava il biondino triste di casa.
    Da lì sapeva sorridere, sentirsi un po' Re - o forse meglio dire "Principe" - e protetto. Un castello dalle alte guglie di zucchero, perché la dolcezza non è mai mancata, se anche poi sono state sostituite da borchie e lacci in pelle. Anche se poi intorno il fiume del fossato lasciava scorrere sangue e corruzione.
    Era il luogo delle certezze incorruttibili, lì dove metteva le cose importanti che nessuno gli avrebbe mai portato via. Perché Caleb stesso non lo avrebbe permesso. Ne parlo al passato.

    ''Cieco a cosa? Sono una puttana che presto morirà e allora?!''

    Incassa, piano e male. Ma lo fa incurvandosi con le spalle, ad assorbire il colpo in pieno petto, a nascondere gli occhi che nel farsi umidi vanno per forza spostati altrove. Caleb non può, e basta. Non può svegliarsi dopo aver rischiato di morire d'infarto per aver visto Grace trasformarsi. E neanche gli importa di quell'appuntamento, non dal punto di vista più veniale e materialista, non gli interessa essersi impegnato tanto per vederlo andare in fumo, quanto più si aggrappa al magone che prova a pensare che anche quello che fa, per Grace non abbia senso. No perché poi non potrà goderselo, perché Caleb non ne è capace... perché Froy ha ragione.
    E' questo, oh, proprio lo si sente, il momento in cui la prima torre collassa su se stessa. In cui guarda Froy come se avesse svelato il segreto di Pulcinella, che tutti sanno ma nessuno dice. Come ha potuto tradirlo così? Ma tanto, Caleb, Froy non è tuo amico. E' il suo.
    "I-io.." un balbettio impercettibile, quasi un sussurro portato da un vento che non esiste. Il sangue brucia ancora, il braccio fa male, ha bisogno di tutto pur di non stare lì in quel momento preciso.
    Lo riversa su Froy, in uno sguardo, quello del cucciolo ferito, dell'amico lasciato in disparte ai giardinetti, di colui che no, no che non lo merita un trattamento simile.
    "..è meglio se vado a casa adesso" e non è una domanda, è un'affermazione che si scioglie verso Grace, a cui lascia una carezza lenta lungo la schiena, un "ok, continuate a discutere che io ho bisogno di fiato ed aria." Che ha fatto troppi danni per una volta sola, e neanche si gira, si massaggia solo le labbra, il viso, e continua nella direzione che pensa sia l'uscita.

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    Non glielo hai mai chiesto, in effetti. Non apertamente almeno. Preferendo quasi lasciare un punto in sospeso piuttosto che arrivare al momento di dover dire che sì, magari Froy ha anche ragione. Accettare che dietro la cattiveria intrinseca nelle sue parole si nasconda davvero la verità dei fatti. Che siete incompatibili tu e Caleb, ma non perché spiritualmente non sapete prendervi: Se ci concetriamo su quello, allora forse siete persino fatti l'uno per l'altro. Siete incompatibili solo perché la vita che vivi tu non va di certo di pari passo con quella che pensi lui meriterebbe. Perché lo sai: Un diciottenne non merita questo. Non la tigre, non i tuoi clienti, non un tempo centellineato che al suo amore non sa stare al passo.
    Ma sono concetti che pur conoscendo non sai elaborare. Perché c'è una parte di te, quella forse più fanciullina ed egoista che il suo amore, donato così, anche ad occhi chiusi, lo brama.
    Lo brama così tanto da percpire le parole di Froy come semplici stilettate contro un cuore che non è mai stato preparato a sanguinare. Perché non hai mai avuto modo di innamorarti se non di Kiki. Non hai mai avuto modo di piangere per più di una notte sul suo addio.
    Allora ti volti, finalmente, verso quello che è il tuo ragazzo. Lo fai piano, respirando a fondo come se ti mancasse l'aria. Come sconsapevole che rischiare di incontrare il suo sguardo potrebbe ferirti mortalmente.
    ''Dai Grace...''
    Ma è Froy a parlare a te per te. A spezzare il ghiaccio e a scusarsi con Caleb seppur solo con un cenno del capo. Perché nel guardarlo lo abbassa, poi torna a puntarlo su di te.
    ''Mi dispiace essere stato così crudele. Siamo tutti un po' stanchi.''
    E lo fa per tirarsi indietro, perché ormai la reazione di Caleb forse la conosce. Non bene, non benissimo, ma la conosce.
    Tu, invece, nemmeno gli rispondi. Non ci riesci, non gli riervi alcuna importanza, non quando osservare i movimenti del corpo di Caleb, ti lascia allarmato. Balbetti qualcosa che resta semplicemente paccottiglia indecifrabile tra i denti.
    Ma lui se ne vuole andare. E questo il tuo cervello te lo urla. Lo fa velocizzando ogni unione sinaptica. Lo fa punzecchiando ogni muscolo. Proprio perché tutto di te sa dov'è che bisogna andare.
    Non da Froy che, addolorato ma comunque arrabbiato fa dietrofront per andar via. Ma da Caleb.
    ''Ehi!'' Lo chiami cercando di stare al suo passo. Di raggiungerlo tenendo la vestaglia a sventolarsi lungo i fianchi. ''Piccolo! Ti prego, cosa fai? Do - Dobbiamo farci la doccia insieme. Devo ancora farti il caffé. Io - io...scusa se non ti ho mai chiesto come stai... '' Ti fermi, gli occhi velati da una tristezza incolmabile. Ti senti sporco, ingiusto. Immeritevole di affetto. ''M-magari è tardi ormai ma...ma ti va di dirmelo?'' Allunghi una mano verso il suo polso. Per fermarlo, per pregarlo di restare.

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    Sta facendo uno sforzo disumano, Caleb, sta provando solo a fare almeno una cosa giusta. Che gli appuntamenti non vanno bene, il tentare di mettere la tigre al sicuro dagli altri è sbagliato. Neanche un "bravo" che contemplasse come corrette le sue azioni. Come può stare bene? Come può farsela passare così dopo ore insonni a malapena recuperate?
    Forse semplicemente non può, che neanche le parole di Froy adesso fanno breccia, non se prima hanno colpito tanto a fondo. Magari non erano mai fatti per stare assieme, lui e Grace. Lui e la persona che per la prima volta ha pensato di amare. Oh, no, no lui è convinto di amarlo, amarlo tanto da sentirsi sempre in quello stato di estasi se può tenerselo tra le braccia e tenere poi fuori tutto il resto.
    Lui pensava solo di essere stato abbastanza bravo da tenere i nervi saldi, ma nessuno gli ha detto che avrebbe dovuto farlo anche dopo, accettare fratture su fratture perché si, anche lui è stanco, ma non sa reagire verbalmente a niente.
    La sola cosa che vuole, ora, è camminare - anche per ore - arrivare in roulotte, chiudersi nel suo piccolo spazio, soffrire lontano da Grace. Perché lui non merita un fidanzato che piange ogni più sospinto, qualcuno che fa solo pesare una condizione da tenere leggera. Cazzo, non sa neanche pentirsi di essersi innamorato così, di essere così piccolo nei confronti di tutti adesso.
    Pollice ed indice vanno a premere sui dotti lacrimali, così da chiuderli perché secchi, prosciugati.
    "Piccolo" una stilettata. Lo porta a prendere un respiro, tirare su mezzo sorriso, fermare i passi, perché non vuole farsi rincorrere per le tende, per quell'accampamento che, in realtà, gli piace tantissimo. Per quel poco che ha visto, gli sembra quasi un sogno lo spuntare di tutte quelle tende e caravan contro un cielo fasullo. Così gypsy, così romantico, a tratti. Così bello che vorrebbe restare, anche se non può.
    Come stai, Caleb? Tremi, si? Lo vedi no, come cerchi di reggerti sulle tue gambe lunghe. Oh quanto vorresti che avvolgessero Grace adesso, e invece tu non sei capace di niente.
    Ancora più inetto, quando nel voltarsi, trattiene un singhiozzo giù in gola.
    Lo sente come la mano gli sfiora il polso. "Forse ha ragione.." no che non ne ha! "Forse.. io non sono bravo.." gli occhi che inevitabilmente si riempiono di nuovo, e lui li stringe ancora, rabbioso con se stesso per non essere neanche capace di lasciare qualcuno nelle mani di chi.. di chi potrà fare molto meglio di lui. "Sei.. una puttana che sta per morire, no?" Una lacrima sfugge proprio incontrollato, che le parole si bloccano in gola, perché non vuole essere cattivo, vuole solo dirgli quanto sia quello che, più di tutto, gli ha fatto male. La rassegnazione di Grace, un pugno nello stomaco. "Cosa.. cosa te ne fai di me?" un sospiro perché non sa emettere suoni. Avvicina però il polso, perché Grace possa afferrarlo, se ancora vuole. Non gliel'ha mica detto se lo vuole lì. "Io-...io sbaglio tutto.."

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    ᗷOYᔕ ᗪO ᑕ(ᕼ)ᖇY(ᔕ)
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    Certo che detto da lui è tutto diverso. Suona male, suona ancor più doloroso. Forse perché dalle sue labbra tale ovvietà risuona priva di quella rassegnazione che ha animato la tua vita. Lui non è come te e questo lo sai bene. Siete due facce della medesima medaglia: Tu che fuori sorridi, ma dentro ti lasci andare, lui che fuori piange, ma dentro ha un fuoco più potente del tuo. E che Froy ne dica, magari tra tutte le incomprensioni e lo schifo, allora sì che siete fatti per star assieme. Non c'è alla risoluzione a questo caso.
    Ma non ci riesci a dirglielo, non quando in testa pungola sempre quella sorda idea di non essere abbastanza per uno che è ancora troppo piccolo per meritarsi questa merda.
    ''N-no, ma che hai capito.''
    Ti esce crudo, rassegnato, come se nonostante ti fossi immaginato la sua reazione, comunque ti venisse difficile credere ciecamente che Caleb l'avrebbe presa così. Ma alla fine ha tutti i motivi per interpretare la situazione come meglio gli viene, soprattutto quando, discutendo con Froy, non ti sei nemmeno degnato di dargli spazio. Sei come tuo padre: Quando parti, nessuno riesce a fermarti. Sei cocciuto, sei un melodrammatico del cazzo.
    ''S-sì.'' Ma lo sapevi, vorresti aggiungere. Perché ti ha conosciuto che già ti prostituivi. Perché quella sera che al circo ci è passato con gli amici, fatalità ti ha visto. Ed affermare il contrario probabilmente è solo crudeltà, un nascondere sotto al tappeto tanta di quella polvere da starnutirne.
    ''Una troia ad orologeria che fa i passi più lunghi delle proprie gambe.''
    Che non avrebbe dovuto innamorarsi, ad esempio. Che non avrebbe dovuto avvicinarsi tanto con la convinzione di poterlo accettare un amore tanto tenero, tanto gentile.
    ''Ma non sei tu il problema. Nessuno lo pensa, lo sai. ''
    Hai un sospiro che ti gonfia i polmoni così tanto che quasi è difficile nasconderne la pressione sotto l'accappatoio. Inizia persino a far freddo ma non te ne accorgi subito, nemmeno se te ne resti a petto nudo a febbraio. Allunghi la mano per afferrargli il polso. Ma la presa non la tieni ben salda. Ci passi solo sopra con le dita, ma non stringi. La mano ti ricade lungo i fianchi.
    ''Ma ogni mia scelta è egoista ed anche se scegliessimo insieme mi sentirei di averti fatto un torto.'' Perché amandolo lo costringi ad accettare una situazione infausta. Perché respingendolo, finiresti per non render conto ai suoi di sentimenti. E non importa quante promesse lui ti abbia fatto: Tu non sai placarti, non sai sentirti più forte solo perché qualcuno crede in te.
    ''Ti amo, tanto, ma...''
    C'è sempre un ma.
    ''Ma abbiamo un obliviatore qui al circo...'' Che poi non è altro che uno dei tuoi amici. Ve la siete scampata così l'altra sera, solo e soltanto grazie a Leroy.
    E anche questa proposta è infelice, ingiusta, egoista. Ma lo è fintanto che Caleb avrà modo di ricordarsene. A quello ti appigli con forza. Che svanire per sempre, da solo, non è mai stato un problema prima che arrivasse lui.

    Io ho bisogno che qualcuno abbia bisogno di me, ecco cosa. Ho bisogno di qualcuno per cui essere indispensabile. Di una persona che si divori tutto il mio tempo libero, il mio ego, la mia attenzione. Qualcuno che dipenda da me. Una dipendenza reciproca.━━━━━━

    Gray Moore
    maledictus ━ circense━ prostituta ━ ftm ━ kentucky accent
     
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    𝔅𝔩𝔬𝔬𝔡 𝔄𝔫𝔱𝔥𝔢𝔪
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    "Non sei serio.." senza fiato, gli esce così, d'un tratto come se dovesse far uscire un nodo incastrato in petto e non ci riuscisse.
    Un passo indietro.
    "Non sei serio" ripete, inorridito anche solo all'idea di perdere tutto quello che sono stati, anche in pochi mesi. Insomma, cazzo si sono amati e Caleb non ha mai provato niente così per nessuno. Non gli importa di quello che ha detto prima, gli interessa quel "ma" che per lui non è neanche mai esistito.
    "Non... sei... serio" insiste, altri passi indietro, alti occhi che nel connettersi ai suoi rimandano quel fuoco che davvero in questo cucciolo qui non si è mai spento. Che Caleb è piccolo, ma non è stupido, non è così incapace da non vedere.
    Vuole però credere che Grace stia mentendo, che viva di esagerazioni in cui non crede. Che si guarda intorno un attimo per la paura che quella persona, quella che potrebbe togliergli tutto dalla testa, sia già alle sue spalle.
    Forse è un'altra lacrima, quando nega, quando guarda il suo ragazzo e si rende conto che gli ha detto che potrebbe andarsene, così. Neanche il "troia ad orologeria" che in qualche modo, un giorno, l'avrebbe fatto ridere, ora importa.
    Grace sarebbe pronto a perderlo. Questo, cazzo questo fa male.
    Stringe le labbra, altri passi indietro, lontano da tutto, lontano da un mondo che potrebbe anche non avercela con lui, ma che certo non ha saputo conquistare come ha creduto. Non se poi la soluzione è cancellare. Come può anche solo proporre una cosa tanto devastante? Una scorciatoia, si, a Caleb.
    Nega piano, in un singhiozzo che si impossessa della voce, del costato, delle braccia che tornano su, della mano che gli copre le labbra, dello sguardo che non gli fa più vedere niente se non nebbia, appannato, distrutto.
    Quanto può amarlo anche adesso? Anche se alle porte del Circo ci arriva, anche se non si vuole fermare, sordo dopo quell'ultima frase, quel senso di impotenza che lo soffoca. Non ha saputo amarlo abbastanza per diventare un punto importante, uno a cui non proporre qualcosa di tanto brutto.

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