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Ma non hai dormito e non è qualcosa che hai potuto evitare. Ti saresti persino rigirato più e più volte tra di loro se, appunto, non ci fossero stati i loro corpi rilassati contro il tuo. Ed è stato soffocante, all'inizio, cercare di regolare i respiri rivolgendo lo sguardo al soffitto piuttosto che alla schiena di Caleb. Quella non la vuoi mai guardare, non da quando l'idea di averlo lontano da te un po' ti destabilizza: Ti fa male. Ma non hai dormito. A differenza loro che russano come pupi, tu non sei riuscito a rilassarti nemmeno per un istante. Non sono bastate le coccole, il defaticamento dato da una notte passata all'insegna del piacere. No. Più i loro orgasmi si susseguivano, più la tua irritazione ha saputo farsi crescente. E non è colpa tua, ti dici, se hai scoperto troppo tardi di essere geloso di Caleb o almeno, se lo hai scoperto così tardi e proprio in quel modo. Non è colpa tua, hai continuato, se nel vederlo così appagato hai finito per sentirti inutile, al posto sbagliato. Che tanto, che tu ci fossi stato o meno, sarebbe cambiato qualcosa? Il tuo cervello suppone di no. Perché insomma, Caleb è venuto e questa volta non in concomitanza con te. Ha raggiunto l'orgasmo e gli è persino piaciuto.
E adesso, mentre li guardi dormire, ti rendi conto con ancor più convinzione di quanto siano quasi carini stretti l'uno all'altro. Con Oswald pronto a prenderlo dalla schiena. Pronto a proteggerlo, come avresti voluto fare tu ma, evidentemente, senza riuscirci.
Per questo hai approfittato dello stiracchiarsi di Oswald per sgusciare via, infilarti al volo un paio di mutande ed una felpa e così metterti fuori dalla tenda ad ammirare un'alba fittizia farsi strada sulle vostre teste. Un cielo sempre troppo perfetto nelle sfumature dei suoi colori per poter sembrare in un qualche modo vero. Non ti chiedi nemmeno che ore sono: Non dormendo, ti sembra di vivere una giornata capace di gestire più di ventiquattro ore.
Lì hai preso posto su una delle sedie da campeggio che tenete fuori su utilità ed hai fumato non so quante sigarette. Magari troppe, se consideriamo che ogni mezz'ora te ne sei accesa una. E sono almeno tre ore che sei qui, fermo, immobile, a sfogliare pagine di internet alla ricerca del cazzo perfetto. Tanto che quasi ti penti di aver rinunciato alla falloplastica. Tanto che più sfogli, più ti rendi conto di non essere quel tipo perfetto che hai creduto di poter essere almeno per lui.
Ti senti nulla, adesso. Stupido, incapace, un tipo decisamente dimenticabile, no? Tanto, ti ripeti, Caleb non ha nemmeno bisogno di te per raggiungere l'orgasmo.
Tutto passa e tutto se ne va. L'amore, il latte caldo ed i consigli di tuo padre. Le tue mestruazioni e la tua età. La tua prima volta ed il profumo di tua madre
grace mooremaledictus ━ circense ━ nomade di strada ━ prostituta ━ ftm
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Prima di svegliarti c'è sempre una cosa che fai, è quasi carina da vedere. Prendi un respiro profondo, come se nel sonno fossi stato in apnea, o come se il tuo fisico si preparasse ad accogliere un nuovo giorno. Fa tutto il corpo, tu non fai niente, se non aprire il petto, lasciare entrare aria ed, adesso, sentirci un peso sopra. E' una mano, e sei nel dormiveglia quando ti ricordi - più o meno - che dovresti avere Grace dietro di te. Quindi, sornione, ti giri, pronto ad aprire i tuoi occhi impastati, sul profilo del tuo ragazzo. Ed è chiaro che nella tua condizione non lo capisci quando qualcuno è più alto o più basso di te se disteso. Meno che meno quando al Circo chi è più alto di te si conta sulle dita di una mano sola. Allora lo fai, piccolino, che senti i muscoli ancora sciolti, così rilassarti da credere di essere di gomma. Invincibile, inattaccabile.
Peccato che quello lì dietro sia Oswald, che deve aver preso il posto di Grace. E te ne accorgi quando freni le labbra, che non vuoi baciarlo di prima mattina. Non con quel trasporto che riservi a Grace, anche se senti ancora come il Gin scadente ti bagna le labbra e poi..
Poi c'è un'altra cosa che non vuoi che Os noti, non quando l'ha già vista ed è certo naturale ma nel tuo caso ora un po' imbarazzante. Che sai arrossire, deglutire male se, guardandolo, ti ricordi che lui era alle tue spalle, che ti ha spinto all'orgasmo strappandoti il fiato. Ed è una cosa che cacci via dalla testa, lo fai tremando un attimo quando poi ti ritrovi a sgusciare fuori dal letto emettendo il meno rumore possibile.
Ti fa male la testa, un po', ma stai bene insomma, per quanto puoi starci anche se non avere Grace a rassicurarti in un primo momento, ti dà un nodo d'ansia che risale veloce dallo stomaco alla gola, te la blocca. Non indossi più i Jeans, non ti interessa, ma prendi la felpa che è lunga abbastanza da coprire tutto. E lo cerchi, Grace, che lo sai che non aveva clienti.. te l'aveva detto. Non può aver cambiato idea no? Cazzo, hai fatto qualcosa di sbagliato? Cos'hai fatto? Sta.. sta male? Merda si è trasformato? Ed è per questo che esci dalla tenda con più ansia, anche se il sole ti investe e sai che è finto, ma sembra vero, ed è l'alba a questo punto no?
Chiudi gli occhi un paio di volte prima che si abituino, prima che il tuo scandagliare la zona ti faccia trovare Grace, assorto. Ti avvicini alle sue spalle, non sai perché ti tremino un po' le gambe, ma le pieghi, ti abbassi perché lo schienale della sedia sia tra te e lui. Allunghi automaticamente le mani per cingerlo piano infilandoti trai braccioli, lasciandoli un bacio lento lungo il collo. Non hai ancora abbastanza voce per parlare.
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It'll be okay. If we can't stop the bleeding
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Magari è un bene, no? Sentirsi così presi da qualcuno al punto da uscirne pazzo. Non credi? Come credevi fosse l’amore? Una passeggiata? Beh, ti rispondo io: No, certamente no. Non può esserlo, non per te, non per Caleb e non certo perché ci sono troppi anni di differenza tra di voi, non perché tu fai la prostituta e lui è solo un cucciolo ormai disoccupato da tempo. Non sono queste piccolezze a rendere difficile il vostro amore. D’altro canto le difficoltà si possono superare. A rendervi infelici, suppongo, seppur sia doloroso ammetterlo, siano proprio quelle emozioni così travolgenti da rendervi sempre troppo bambini rispetto l’età che dimostrate. Forse è la speranza a fottervi, più di quella rassegnazione di cui ti eri vestito prima di venir a conoscenza che qualcuno come lui potesse esistere davvero.
Ed è la medesima speranza disperata, forse, che adesso ti fa sfogliare quelle pagine come fossi un ossesso. Come se la vostra pace mentale dipendesse dalle dimensioni e la consistenza di uno strap-on. E ne sei così convinto, così cocciuto, che non ti accorgi, a primo impatto della sua presenza. Ti rendi conto di non essere solo nel momento esatto in cui una manciata di dita finiscono per attorcigliarsi ai tuoi capelli ed un paio di labbra, le migliori del mondo, iniziano a baciarti. Lo schermo del cellulare si oscura subito in un clack timido, che non ha affatto voglia di farsi scoprire. D’altro canto, seppur vuoi acquistare uno di quei cosi per lui, sai che se gliene parlassi poi dovresti quantomeno spiegargli tutto il contesto e no, non sei pronto a farlo e non perché credi che Caleb non capirebbe, quanto perché vorresti, almeno una volta in questi quattro anni da passare insieme, sembrare sicuro, invincibile.
Ma non lo sei e questo lo hai compreso forse più sta notte che in tutti quegli altri giorni grigi che, bene o male, sei riuscito a sfangare.
“Ehi, nanetto.“
Spingi il viso contro il suo, in una fusa che ricambia l’affetto che nutre lui nei tuoi confronti. Lui che ogni mattina passata insieme ti ha svegliato così. Lui che, anche oggi, nonostante tutto, avrebbe forse voluto continuare a svegliarsi così. Ti volti verso lo schienale della sedia solo per poterlo in qualche modo abbracciare e portartelo così dinanzi a te, pronto ad accoglierlo sulle gambe anche se é grande e grosso, decisamente un gigante se proporzionato a te.
“Non hai sonno?“
Domandi dolcemente, seppur con una nota di preoccupazione a colorarti la voce. E no che non vuoi saperlo dormire ancora con Oswald. Hai solo il terrore che possa aver capito, seppur ancora nel sonno e la stanchezza, cos’é che frulla a te nella testa.
Lo riempi di baci dove ti riesce come a farti perdonare per non essere rimasto lì con loro. Ma quella tenda é soffocante. In quella tenda tu sei invisibile, intangibile.
“Oh no, non mi dire che sei sonnambulo adesso.“
Ridi piano, divertito dall’idea che, nel sonno, lui abbia il bisogno di trovarti per riempirti di coccole.
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Diciamo che te lo sei chiesto, prima, se volesse vederti. Insomma è uscito, non sai neanche quando, e non sembrava in procinto di tornare quando lo hai visto. Magari aveva bisogno di stare per i cazzi suoi, forse è solo normale dopo una notte simile? Non lo sai, è il non sapere che spesso genera mostri nella testa. Perché ti dici troppe cose, quando dovresti solo prendere un respiro Caleb, uno profondo e guardare da te che non c'è niente che non va.
Non se poi Grace ti vuole ancora, che non sei sembrato sciupato dopo una notte con Oswald, che in fondo stai cercando di non dirti che è stato questo: una notte con Oswald. No, è stata una notte con Grace e Oswald. E si vede quanto tu sia ancora intontito dal sonno, un po' confuso, un po' solo con la voglia immensa di farti rassicurare. Un po' che tremi, un po' che l'esperienza ti ha scosso.
E' stata oggettivamente bellissima, lo sai anche tu, perché te la sei presa a cuore e per un attimo hai esteso il tuo amore anche al vostro amico. Al suo amico.
Eppure i pensieri sono gocce nella testa, come i tasti più alti di un pianoforte, premuti fastidiosamente in sequenza, anche secondo accordi sensati.
"Mh.. miao.." che a volte, quando non vuoi parlare come un umano, allora parli strano, dici un po' le cose che ti passano per la testa, e nel suo abbraccio, sulle sue gambe, ti rannicchi come un bimbo. Non gli neghi proprio di capire che hai bisogno di lui. Che nonostante la seggiola che scricchiola, tu ti fai leggero, solo per poterlo stringere in vita, ed affossare un po' il viso ghiacciato nell'incavo del collo, passaci il muso, il naso, le labbra. Cazzo ci passeresti ogni giorno così.
"Pensavo di aver dormito per giorni" lo dici piano, dolcino nel modo che hai di rassicurarlo, perché tu non vuoi mai che si preoccupi per te, anche quando dovrebbe. Come adesso. Adesso dovrebbe leggere che sei un po' in ansia, ma tu la cacci via, perché se ti abbraccia allora va ancora tutto bene. E magari, ti dici, neanche c'è tutto questo bisogno di parlarne, no? E' successo, è stato bello, tutto ok. Si.
E ti senti riposato, per quello lo dici, mentre piano gli sorridi, ti rifai su con calma. "Il sonnambulismo è indice di grandissima intelligenza, sai?" che gli pizzichi un fianco e gli mordi una guancia. E sei come Juppy-pie, che quando la coccoli troppo tira fuori i dentini affilati come rasoi e piazza un morsetto di avvertimento. Ma tu lo fai perché di coccole ne hai da spacciare all'infinito.
"Ma tu.." gli premi il muso contro, il nasco che scivola sul suo, poi su una guancia. Una mano che gli tiene il viso, pianissimo. ".. stai facendo il cosplay di una ciminiera?" Dio se lo ami.
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No che non ce la fai a portargli il muso. D’altro canto, anche se guardarlo ora, sa portarti alla mente solo il momento in cui Oswald lo ha fatto godere tanto da spingerlo ad un orgasmo che tu non hai saputo gestire, tu non puoi detestarlo, né essere arrabbiato con lui. Al massimo sei arrabbiato con te stesso per aver osato tanto e non essere comunque stato in grado di rivelarti all’altezza. Sì, ecco, è proprio questo ciò che sei ora: Terribilmente indignato con te stesso, così tanto che il sorriso che ieri ha mosso le tue convinzioni, oggi no, non c’é più. E non perché Caleb non sappia divertirti, hai ridacchiato, per un istante, quando lui ha iniziato ad aggrovigliarsi a te come a cercare una posizione comoda. Come a cercare l’incastro perfetto. Ma poi il momento si é smorzato subito e l’unica cosa che ti é rimasta é stata quella mano a fargli le coccole così come, forse, avresti fatto persino a Jupiter. Un cucciolo così buono che, dopo che gli hai fatto fare il suo giro di coccole e baci, é persino tornato a dormire.
“Nel tuo caso, mi era sembrato indice di qualcos’altro di grande.“
Ed alludi al suo alzabandiera mattutino, che fingi di nascondere bene coprendo il lato in vista. Con una mano. Con entrambe, messe in fila, come a rendere meglio l’idea di quanti sia grande.
Ti stai rilassando un po’, devi ammetterlo, anche se devi comunque continuare a concentrarti affinché la mente non finisca per produrre immagini decisamente troppo edulcorate. Esagerazione di una realtà che credi fermamente di aver vissuto in quell’esatto modo. Un po ‘ come se non ti conoscessi. Un po’ come se fosse proprio Caleb il frutto di tutti i tuoi cambiamenti. Ti chiedi, per un istante, cosa sei stato prima che fosse arrivato lui. Ti chiedi se sei,
Migliorato o semplicemente peggiorato.
“Guarda che le ciminiere sono belle: Almeno hanno sempre da fumare.“
Che é una frase che devi aver sentito da qualcun altro, magari in una di quelle canzoni da hypster che profumano molto di libertà alternativa. Di lotta sociale.
“Tu invece? Hai deciso di dirigere il traffico oggi?“
Che glielo chiedi come se ci possa essere una risposta seria a riguardo. Glielo dici che ne sfiori l’asta con l’indice ed il medio. Per gioco, ovviamente, che dovessimo parlare delle tue voglie, beh, oggi sono proprio sotto i piedi.
“Sei passato a baciare Juppie? Ha detto che le sei mancato tanto ieri sera. Non ha saputo a chi leccare la faccia.“
Getti la testa all’indietro per quanto ti riesce e giusto per prendere aria, come se renderti conto di star involontariamente silurando Caleb sapesse farti davvero male. Senti, infatti, i polmoni compressi dall’angoscia.
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Però forse non avevi tutti i torti, sai? Certo all'inizio ti sei sentito più tranquillo, e scherzare sulle condizioni del tuo pene la mattina è sempre fonte di quel sorriso irriducibile sul volto. Che lo lasci fare, quando scherza, anche se tu hai sempre voglia. Se rispondi reattivo ai suoi impulsi, agli stimoli, se ti fa un po' male quando lo tocca così ma senza le intenzioni che piacciono a te. Tira, si tende un po', ma resta ben coperto dove possibile, e tu ti risistemi perché non sia troppo palese, neppure sotto i boxer neri.
"Vedi che hai fidanzato meraviglioso.." ci scherzi, lo dici però come se davvero Grace non lo sapesse e tu dovessi ricordarglielo, un po' anche come se volessi avere conferma che la pensa ancora così. Te l'ha detto ieri notte, che sei bellissimo, meraviglioso quando godi, che ti ama da morire, che siete una coppia bellissima. Tu gli hai creduto, tu a queste cose credi sempre. E cosa non faresti per essere amato, mh? Che pensavi ti amasse anche Aaron con la sua violenza, ed è Grace che ti ha fatto scoprire cosa si provi a stare davvero profondamente in pena per qualcuno, e poi fare promesse e ricerche perché le cose, gli appuntamenti, tutto suoni perfetto. Si tu per Grace darai il mondo, io lo so. Gli darai anche più di ciò che crede di volere, ma ora.. beh, ora invece devi sottolineare che pensi stia fumando troppo.
Ed hai ragione se aggrotti un po' le ciglia, quando senti quanto la sua pelle sia già pregna di fumo. E non ti è mai dispiaciuto, cazzo anche tu dovresti seriamente limitarti, ma non è il punto.
Il punto è che hai paura che qualcosa non vada, ed in genere ti daresti del paranoico ma dopo una notte così, magari ha senso che il tuo neurone si attivi un po'. E ti mandi in ansia, diretto.
Ed invece un po' ridi, ci provi, alla sua battuta, al fatto che il traffico diretto dal tuo pene andrebbe alla grande e nessuno avrebbe da ridire, ma.. ma le parole non escono.
Non quando poi tu non sei sciocco, non sei un idiota. Si sei un po' assonnato, sei quello che ha la speranza che tutto possa almeno andare bene per due giorni di fila. Eccoti, quindi, a rabbuiarti un po' quando ti sale in testa che ti stia mandando via.
Vedi solo che non si è acceso per te, di solito lo fa. Che ci sta scherzando troppo, di solito non lo fa. E poi ti dice che dovresti andare da Jupiter, come a dover tediare lei e non lui. Sei pesante, Caleb? Di troppo per il tuo ragazzo che si stava facendo i cazzi suoi? Mh? Magari sta gestendo dei clienti e tu gli hai rotto il cazzo, non si fa così Caleb. Lo sai. E' il suo lavoro, lo devi rispettare.
"Oh" che ha il suono di uno sparo trai polmoni. Il sorriso ti muore piano, ti rialzi un po' perché anche fisicamente ti senti.. respinto. Cazzo e se adesso non gli andassi più bene? Se volesse Oswald? Ti sale sì l'ansia, che per un secondo mostri anche, seppure fai un respiro da adulto e lentamente sei in piedi. Accusi dolori che non hai. "Si.. si magari adesso vado anche io a vedere come sta.." il cane, non voi mi raccomando, il cane. Voi state bene, te lo imponi anche se già vorresti piangere. E vorresti farlo perché è stata una notte tanto bella quanto spaventosa, per te che sei piccolo e non conosci le conseguenze. Tu ti sei fidato di Grace, lo volevate tutti. "Ti-.. " respira meglio, per cortesia. ".. ti porto il caffè?" che fai?
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A volte, in un modo totalmente egoista, ci speri che Caleb sia così disattento, un po’ come tutti quei clienti per i quali sei solo un buco, da non rendersi conto di cos’è che ti affligge. Allo stesso tempo vorresti non essere un libro così aperto. Un essere fatto di trasparenze tanto chiare da lasciar intravedere ogni cosa. Ogni sfumatura del cazzo, ogni increspatura casuale. Vorresti essere immobile, impenetrabile, un po’ come ti sembra possa essere Froy, un po’ com’era tuo padre e magari anche Oswald, certo, con quel suo continuo sorridere da farti chiedere, sì, insomma, cosa cazzo abbia da ridere, tipo. Ed invece no, tra tutte le cose peggiori che potevi essere, dopo il maledictus, ti sei persino trasformato in una medusina trasparente. Tutti ti leggono, ma nessuno ti si avvicina più. Solo Caleb ancora ci riesce, ma perché non hai avuto proprio così tanto cuore da mandarlo via. Ma sei egoista, certo, perché no, non hai alcuna scusante, nulla che possa far credere agli altri che ti comporti così solo per preservare lui. Tu stai preservando solo te, Grace e quel ragazzino no, non se le merita affatto queste cose. Non se le merita proprio.
Allora lo segui con lo sguardo quando si tira su. Lo ascolti, sì, quando ti dice che sta andando, quando ti chiede se vuoi il caffè, in quel modo dolce che ha di prendersi cura di te anche quando gli fai male. Anche quando, palesemente, tante delicatezze non le meriteresti. Non tu che non sai più cosa fartene, non tu che sai solo sputare nei piatti in cui ora mangi.
“No no…“
Ti tiri su, un po’ gobbo, stretto nella felpa. Ancora scapigliato, stanco ma senza alcuna voglia di dormire.
“Te lo preparo io il caffè.“
E gli sorridi, sì, che comunque tu Caleb lo ami. Anche se non sai farlo come si dovrebbe. Anche se il tuo é un amore tossico, infruttuoso, inutile.
E così lo affianchi, lo fai dandogli appena una spallata, un po’ come per gioco, un po’ come per chiedergli scusa e ricordargli che lui, per te, é importante. Lui esisterà per sempre nel tuo cuore.
“…so che non si chiede ma, come ti senti?“
Dopo ieri sera, intendi. Anche se hai paura, sì. Hai una paura quasi folle che possa chiederti di rifarlo di nuovo. Di chiamare Oswald ancora, ancora ed ancora, ogni cazzo di volta che vi ritroverete a fare l’amore solo perché tu non gli basti, non puoi bastargli.
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La facilità con cui ti si spezza il cuore, è impossibile, Caleb. Basta un niente, un soffio, il solo fatto che sei abituato ai rifiuti, che ci hai costellato l'infanzia, e puff: tutto diventa incredibilmente fragile, e doloroso. Come sentirti dire che dovresti andare altrove e tu, che speri non sia un "vattene perché non sopporto vederti" ti offri anche di portare il caffè. Implori così, pianino, che non sia altro che un momento in cui Grace vuole stare per conto suo. Che nella tua testa ogni cosa fa a pugni con il suo opposto, due lottatori in costante tensione. Ma noi sappiamo bene chi vince di solito, ed è quello che lascia i lividi più profondi, che stacca frammenti di cuore e te li fa piangere come se avessi chiodi negli occhi. Così sai sentirti respinto, facilmente, e tremi un po' perché perché te è stato spaventoso risvegliarti con Oswald e non con Grace. Non che non ti piaccia Os, anzi.. sei pure rosso in viso se ci pensi, è che ti sei sentito solo così. Sbagliato in qualche modo.
Ma non era una cosa bella, la vostra?
Quanto male sanno farti i gesti, eh? A volte molto più delle parole. Se poi questi ti spingono un po' via, e ti impongono di capire da solo quando sei di troppo: beh sono colpi al cuore. E sa marciarci nel cervello il tarlo di aver fatto qualcosa di sbagliato. Che sei piccolo ed a volte anche incapace, che non sai, in quel secondo in cui ti sei perfino proposto di fargli il caffè, che la colpa non è tua. Non del tutto, non quando ti è solo stato chiesto se... se lo volevi. E tu lo volevi, no? Si.
Ti rassegni con altrettanta facilità al destino di spendere qualche lacrima sulla caffettiera, come uno sciocco ragazzino e basta, ma Grace ti affianca. E come è facile tornare a sorridergli subito, mh? Che per un attimo neanche ascolti quello che dice, gli mordi la testa nel fartelo vicino e trasformare quello in un bacio veloce trai capelli scomposti. Proprio mordi e fuggi, tu. E la spallata la ricambi, lo fai con un sorriso storto che un po' ti arriccia il naso quando ti esce così. E ridi, ancora un pochino, appena più sollevato. Anche se la domanda te la fa e tu... tu a Grace non hai mai mentito, non vuoi iniziare a farlo adesso. Ti guardi dietro, solo per star sicuro che Oswald non sia uscito ed abbassi il musino verso il tuo ragazzo. A passi lenti, ma state tornando in roulotte. "Guarda..." gli fai vedere che hai una mano che, se tesa in orizzontale, trema. Non sai come interpretarlo, sarebbe da dire che è stanchezza muscolare, ma non ne sei sicuro. Ma non lo incolpi eh, nossignore, sembra quasi un vanto quello che ti colora lo sguardo. "S-stanco, penso.." che ti hanno sfruttato per bene, hanno colto ogni tuo frutto possibile, con la cura di non potare rami ancora fruttuosi, così ti senti. Che lo spavento però ti si legge comunque negli occhi. "E' che magari non... non me la sento molto di rifarlo tanto presto.." e forse mai, e non perché non sia stato bellissimo, dannatamente erotico e forte, potente, da far tremare le ginocchia. Quanto più perché ti senti uno schifo oggi e questo ti da troppe paranoie quando ne hai abbastanza da riempirci una vita. "Ti.. dispiace?" se non lo rifarete subito? Che l'idea di vedere Grace stretto ad Oswald ti ha un po' spezzato il cuore, dopo. Sono tutti più trasgressivi di te qui.
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Per un istante hai mal pensato di poterla sfangare. Almeno per una volta, giusto per non rendere qualcosa che era sembrato perfetto un completo disastro. Ma si è trattata giusto di una convinzione di qualche secondo. Giusto il tempo che ti è servito per affiancarlo di nuovo e braccarlo con qualche spallata, sì, amichevolmente, un po' come se foste sotto ad un palco a pogare per divertimento. Ed aspetti che lui te ne dia un'altra di rimando, almeno. Giusto per bilanciare il disagio, giusto per non gettarti nuovamente in quel turbinio di pensieri che, nel momento esatto in cui torna a parlare, un po' ti inghiotte. Ti tiene fermo dalle caviglie, ti trascina sotto al letto con lui. E tu ne hai paura, certo, così come ne avevi quando eri piccola. Come quando Declan ti lasciava da sola e, per giunta, ti spengeva la luce. E sentirlo, così come guardare le sue mani, un po' ti fa rabbrividire. Magari tremi anche tu come quelle dita. Specie quando ti conferma ciò che vorresti proprio sentirti dire e che a fatica, rispondi a tua volta.
''No io...''
C'è un momento di pausa magari troppo lungo. Troppo profondo, fastidioso, come una bolla d'aria rimasta in gola. Ma ci provi, sì, ad interromperlo quanto prima.
''Io non voglio farlo più, Caleb.''
Non con lui, ma questo lo lasci come un sottointeso. E glielo dici che subito rivolgi lo sguardo altrove. Via, lontano da lui, ma solo perché non vuoi ammettere ciò che stai per dire. In realtà.
Che stai per sviscerarti, per aprirti così tanto che già senti dolore da sanguinamento.
''...Sono geloso.''
Butti tutto fuori, in un fiato solo, tanto da sentirti i polmoni svuotati. Non respiri.
''E...e no, niente.''
Sorridi, a lo superi di corsa, quasi da entrare tu, per primo, nella vostra roulotte. Nella casa che è di Caleb, ma anche tua. Nella dimora in cui ora credi di vivere insieme a lui e la piccola Juppie. La vostra dimora, un vero e proprio nido d'amore.
E ci pensi davvero tu al caffè. Lo fai per tenerti impegnato, per non aver scuse se non lo guardo, se cerchi di evitare con tutto te stesso che lui possa dire altro. E al fatto che possa sentirsi in colpa forse nemmeno ci pensi. Ma perché credi che lui non debba sentirsene. Credi che lui non abbia mai fatto nulla di male. Mai.
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