Downfalls

Caleb e Grace | Place de Grèves - 19 Aprile, ore 21.15

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    ''Scusa!?''
    Ma fai fatica, purtroppo, a mantenere dei decibel stabili. Fai fatica perché tu sei così, lo sei sempre stato: Aggressivo con le parole quando non puoi esserlo con il corpo. Che non alzeresti un dito su Caleb nemmeno quando ti fa arrabbiare. Nemmeno adesso, che sa farti tremare e sudare come pochi al mondo. Che l'ansia la gestisci così, malamente, certo, ma è così che hai sempre fatto. D'altro canto Declan non è mai stato bravo in queste cose. Non è mai stato bravo e basta e questo tu lo porti come una spada di Damocle in bilico, proprio, sulla testa.
    E non c'è modo, non ora per far sì che tu possa calmarti ed osservare così la situazione che Caleb ti ha posto dinanzi agli occhi con razionalità. Con una rilassatezza, o comunque un briciolo di pacatezza capace di renderti quasi trattabile, gestibile.
    Non sei gestibile, non sei nemmeno piacevole, non ora, non in questo modo.
    ''Quindi, giustamente, tu prendi queste scelte importantissime e nemmeno me ne parli!''
    Puntelli un piede in avanti, come a spingerlo ad indietreggiare ad ogni tuo passo, ma poi torni indietro, certo, come sempre, quanto basta per permetterti di muoverti in cerchio, come la tigre, ma solo per rilassare i muscoli ormai rigidi delle gambe.
    E non capisci, seppur i motivi siano decisamente palesi, come Caleb abbia potuto osare tanto. Come gli sia saltato in mente, anche solo per un istante, di far un salto del genere senza minimamente fermarsi a riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni.
    E non sai se sentirti ferito o semplicemente deluso, in gabbia, più di prima, per un amore che invece che mostrarsi libero ha preferito le prigioni in cambio di una sola stretta.
    Per questo senti il cuore risalire insaziabile lungo la gola e li fermarsi, così come si ferma il singhiozzo prima di divenire tale e muore, lentamente, agli angoli del tuo sguardo. Che lo guardi, questo piccolo incosciente. Lo guardi quasi con l'intenzione di lasciargli comprendere la gravità della situazione. Che ora non si torna indietro, affatto e tutto ciò per cui hai provato terrore non sta facendo altro che manifestarsi sempre più potente.
    ''T...ti sei venduto a lui.''
    La voce ti trema, ma anche le gambe, questa volta. Che hai paura anche solo nell'immaginare Caleb esibirsi davanti a tante persone. Hai paura di cosa potrebbero pensare, di una soffiata che possa portare i cacciatori a braccare anche lui. Hai paura di questa situazione in cui, pur avendolo più vicino, finisci per percepirlo terribilmente distante. Annaspi, ma cerchi di non darglielo a vedere. Che lo sguardo si riabbassa subito, il labbro trema appena. Sospiri.
    ''...Cazzo.''

    Tutto passa e tutto se ne va. L'amore, il latte caldo ed i consigli di tuo padre. Le tue mestruazioni e la tua età. La tua prima volta ed il profumo di tua madre


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    Ma questi non erano i tuoi piani, Caleb, giusto? Te lo leggo negli occhi, che anche se immaginavi Grace se la sarebbe presa, ora ne hai il terrore. Che per un secondo, al suo passo avanti ne fai due indietro, con il cuore in gola e gli occhi in fuori. Che non sai come si fermi una macchina che hai azionato tu. Che sapevi di doverglielo dire e, adesso, adesso è il turno di prenderti bene a cuore ogni responsabilità. Così valuti di stare zitto, dopo aver strappato il cerotto. Dopo avergli detto che il tuo cannibalismo è in mano a Papà, che poi è lo stesso uomo che gli procura i clienti, che lo ha reso una puttana tra le più ricercate. E tu, Piccolino, sopporti che succeda quasi ogni notte, che Grace sia di altri, di chi paga di più, di chiunque abbia pretese che profumino di dollari, parecchi dollari. E ti sta bene perché lo ami come non hai mai amato nessuno, perché scodinzoli come Jupiter ogni volta che arriva a casa. Ed allora cazzo se hai la pretesa che ti capisca e lui, per uno stupido secondo, ricambi allo stesso modo.
    Che è brutto vedere come l'ombra della delusione ti perseguiti. E se prima giuravi di averla vista in tuo padre, anche nella sua ultima ora, adesso la vedi riflessa in Grace.
    Ed hai la gola secca, le labbra spezzate, gli occhi vitrei. E non stai bene ma non importa che si veda, perché tu vuoi Grace, vuoi che torni avanti e non vada indietro. E lo preghi, piano.. che sai come e quando hai sbagliato, ma hai paura di non aver ancora capito "quanto".
    E ti fai coraggio, sempre, che nello stare in piedi, barcolli un po', lo fai avvicinandoti piano, lentissimo. Che non senti di averne più alcun diritto. "Ma per stare con te.. al sicuro.." ribatti. Hai bisogno di protezione, si, perché stanno cercando i tuoi fratelli altri cannibali e mostri che fanno a pezzi i bambini e tu, allora, sai che almeno Papà ha le armi per proteggerti e poi, e poi avresti modo di stare con Grace.
    Seppur l'altra cosa non gliela dici, non gliela dirà mai nessuno. Che lo fai per liberarlo, perché la sua condanna sia minore, più lieve, perché non lavori altri quattro anni, magari ancora uno e poi ne abbia tre da viversi liberamente. Con te, certo, perché vi amate. "D-doveva essere una sorpresa.." e senza fiato ci resti, alla fine, abbassando il tono, come se sapessi precisamente di averlo ferito. "Ti prego, non prenderla così.."
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    Ed è decisamente stata una sorpresa. Già, proprio così. Perché tra tutte le cose che forse avreste potuto fare per arginare il problema, questa, comunque sarebbe rimasta in fondo alla lista. Perché per te non ci sarebbe stato alcun verso di circoscrivere la sua vita a questo Circo. A quella stessa vita che sarà per te certezza sino al giorno della tua trasformazione finale. Ma questo è anche a causa tua, ovviamente. Tua che non ti sei prodigato subito e che, tergiversando, hai preferito nascondere a Caleb ogni sfumatura della tua sofferenza piuttosto che snocciolarla al punto da spingerlo a soffrire con te.
    La colpa è la tua, più che sua, dal momento in cui pur potendo, non hai mai raccontato a Caleb di quanto fosse doloroso vivere delle libertà che Papà è solito elargire. Che non si parla mai di libertà vere, quanto di gentilezze per cui pagare pegno.
    Ed è cara la sua protezione, cara quando poi finisce per ricercare proprio questo: Una svendita vergognosa della persona tanto bisognosa. Che Elliot lo odiate tutti proprio per il medesimo motivo: Per quella vigliaccheria che riconoscete come meschina. Per quelle richieste che non sapete accontentare ma che, comunque siete costretti a farlo.
    E respiri, male, quando Caleb non sembra capire i motivi che smuovono così tanto le tue acque. Che ti fanno affondare e affogare in pianti che senti di non volergli mostrare e che per questo, tieni saldamente ancorati al petto. Pesanti, stretti stretti, quasi come fossi geloso di quel tipo di dolore.
    ''C'erano altri modi!''
    Ma sai che non è vero. Magari sì, certo, ci potrebbe essere altro, ma non hai avuto modo di approfondire. E questo ti porta ad ad un 2-1 per ciò che concerne il concorso ai sensi di colpa. Che se fossi stato più celere, cazzo se te lo dici, se fossi stato più celere adesso magari sareste altrove. O almeno, lui, diciamo, che tu da qui non puoi uscire, non ora, non da vivo, almeno.
    E non vuoi, se potessi, infatti, ti opporresti con più forza, neanche immaginare cosa succederà a lui quando non ci sarai più tu a fargli compagnia. Che se prima aveva una vaga speranza di rifarsi una vita fuori, adesso può solo che sperare di trovarsi bene qui. Bene adesso, sotto leggi dettate da un altro. Bene dopo, quando non avrà più te con sé e così verrà meno parte delle volontà che lo hanno spinto a tanto.
    Sospiri di nuovo.
    ''Tu lo sai cosa hai fatto...v-vero? Lo sai cosa vuol dire?''
    Ma tra i ringhi una lacrima scappa. Il naso si increspa con il costringersi del viso in una smorfia di dolore. E non urli più, ma non perché sei calmo, quanto perché non ti riesce. Non ce la fai ad alzar la voce ora, che si è fatta roca, che muore un po' in gola. E ti senti morire, già, in un modo che ti vede in piedi, scattante, ma con un dolore in petto indicibile. Un dolore tanto forte che nel respirare senti male.
    ''O sei solo stupido?''
    No che non è stupido. Caleb non è mai stato come gli altri, non lo è, affatto. E non è una vera e propria domanda la tua, è solo quel modo del cazzo che conosci per tener buoni gli altri, al limite delle vessazioni, della vergogna. Un po' come hanno sempre trattato te.

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    "Beh allora dimmi quali! Quali altri modi Grace?" e lo butti fuori come uno strappo, come a togliere un secondo cerotto che si è fatto talmente in profondità nella pelle che ne strappi via una parte. Sei in carne viva davanti a lui, e Caleb, lo sapevi! Sapevi che non potevi mentire a te stesso, che non l'avrebbe presa bene, ma neanche così male.
    In fondo lui è condannato da una vita, almeno speravi che sapere di averti accanto lo sollevasse, perché se tu hai deciso che era un prezzo che avresti pagato volentieri, allora doveva essere una scelta tua e basta. Non sua, non di Grace, che per quanto amore provi, ora ne sembra solo un'eco.
    Un fantasma che tra tutti sa darti dello stupido più di chiunque altro, ed è esattamente l'unica cosa che non ti sei sentito. Sconsiderato, magari si, avventato, anche, un po' incosciente come si può essere a diciotto anni, che il tuo compleanno è domani, o tra poche ore.
    Ma ti ha detto che sei stupido, ed anche l'idea che ti era venuta di spiegargli che con Oswald avevate un piano diverso, va a puttane. Ti ha centrato in petto.
    Stupido.
    Sei solo stupido, Caleb?

    Oh, amore mio, si che lo sei, lo sei quando gli occhi ti si riempiono di lacrime, l'orgoglio fa male, brucia, e tu non respiri, boccheggi perché ti ha centrato in pieno petto. E non è la parola che ha detto, che l'hai sentita mille volte, che ve la dite anche quando siete nudi, a scherzare sul nulla. Che la vostra leggerezza è anche l'unico modo che avete per salvarvi a vicenda.
    Allora ti senti morire, ferito fisicamente, che uno schiaffo ti avrebbe fatto più male. "Si, sono solo uno stupido, come sempre no?" e allora gli chiedi di infierire, di dirti qualcosa di più, di buttar fuori tutto, perché tu sai reggere, perché quando è di dolore che si parla, sei il principe tra gli altri. "Cazzo.."
    "Si che lo so" sibili, cucciolo, davanti al fatto che ti senti nudo, spogliato di tutto ma senza alcun calore a tenerti al sicuro, a dirti che spogliarti va bene. Che dalle ciglia cadono lacrime, che tu non volevi essere costretto a quello che verrà, che è un prezzo altissimo da pagare stavolta. Ma hai scelto di farlo, e non ti tireresti mai indietro se questo permetterà a Grace di essere libero prima della scadenza dei suoi giorni. Anche se non vuoi dirti che non vorrà passarli con te.
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    Ma non sai fermarti, affatto. Forse nemmeno ci provi, insomma, io nemmeno ti capisco. Sei folle, a volte, uno stronzo, quando ti ci metti e questo è davvero uno di quei momenti in cui parli senza minimamente accorgerti di chi hai davanti. Potrebbe esserci chiunque adesso: Oswald, Froy, tuo padre, Caleb, davvero qualsiasi persona e tu comunque tireresti dritto come un treno. Implacabile, insaziabile. Come se davvero avessi fame e Caleb fosse la tua portata principale. Un lembo di agnello tenerissimo da schiacciare sotto i denti. Morso dopo morso, sino a non lasciar più nulla di lui.
    E ringhi, cavolo se lo fai e sembri quasi convincente. Ringhi per cacciar via le lacrime, per non dar soddisfazione, chissà a chi, poi, di mostrarti così debole. Come se nemmeno Caleb, adesso, avesse il diritto di vederti così. Di percepirti così. Come un'anima in pena, ecco, che non sa più dove vagare, dove cercar casa, dove sentirsi al sicuro.
    ''Ti avrei protetto io...''
    Si sente davvero il battere dei denti e del cuore, sì, che sfonda le costole, che sborda dalla pelle. E avresti voluto proteggerlo tu, sì, tu che non ti senti in grado di proteggere alcunché ma che la vita, comunque, la prendi a morsi. Morsi violentissimi, dolorosissimi.
    ''E avrei trovato un cazzo di modo, ok? Dovevi solo darmi tempo!''
    Ma un calcio, il terreno, se lo becca comunque. Lo fai alzando la polvere, lo fai alzando le spalle come a chiuderti a riccio. Trattieni l'ennesimo singhiozzo e più lo fai, più ti senti di andar a fuoco, di bruciare.
    ''Sì!''
    E ti volti nuovamente di scatto, quasi mostrando i denti quando alzi di nuovo la voce, tirandoti su, quasi in punta di piedi. Come ad andargli sotto. Come ad aspettarti un pugno in pieno volto, un altro, ma questa volta decisamente più fisico.
    ''Sì!''
    Ma ritorna il balbettio.
    ''Sei un ragazzino del cazzo...''
    Stringi i pugni, ma li tieni ben nascosti nella tasca della felpa.
    ''Tu e quel cazzo di amico del cuore che ti sei fatto.''
    Che la presenza di Oswald brucia, lo fa sempre, costantemente, come se da quella notte le cose si fossero trasformate del tutto. Come se uno dei tuoi migliori amici ti avessero tradito. Come se il mondo intero, adesso, lo avesse fatto.
    ''Io non posso fare più nulla.''
    Allarghi piano le braccia e ridacchi. Ridacchi dal nervoso.
    ''Quindi va, divertitevi. Organizzate bene il tuo spettacolo del cazzo.''
    E lo dici tutto d'un fiato, come se respirare fosse sopravvalutato. Inutile, in questo caso circoscritto.
    ''Sono proprio contento di saperti alla mercé di chi ti tratterà come un cazzo di fenomeno da baraccone. Volevi questo, vero? Dimmelo, dai. Volevi che ti guardassero con scherno per quello che sei?''
    Lo spintoni, stupidamente, come a volerlo mandar via, nella sua roulotte, che di vederlo non hai più voglia, non quando i suoi segreti li avresti protetti sino alla morte.
    ''Tanto che cosa ti aspettavi!?''
    Ti sfugge una lacrima che non sai più controllare.
    ''L'amore, eh? Una pacca sulla spalla? Cazzo, ti rendi conto che sarà solo culo se da qui in poi non farai la fine dei tuoi fratelli!?''

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    E non sai cosa ti faccia più male, se vedertelo arrivare sotto a muso duro, costringendoti a stare in piedi, immobile, con la corruzione che ti mangia vivo dall'interno, oppure sapere che tira in ballo ogni cosa, come un uragano. E si, è vero che eri pronto a sentirtene di ogni, ma cavolo, ammettiamo che Grace è davvero bravo. Se vuole ferire sa esattamente dove colpire, con quanta forza, e come.
    E tu sei davvero stupido, Caleb, che non metti barriere tra te e lui, non le hai mai messe. Gli hai sempre detto tutto, tanto che lo sai che ti sei letteralmente aperto mettendo a rischio ogni cosa, perfino i tuoi fratelli. Che neanche sapevi cosa rispondere a Juno, quando ti ha ricordato che è pericoloso dirlo in giro. Ma tu di Grace ti sei fidato, e non certo per vederti tutto contro, adesso.
    Ora che gli occhi ti si riempiono di lacrime, e sei così ostinato che le palpebre non le chiudi, non vuoi dargli la conferma che ha fatto male, malissimo. Non vuoi che si vedano le gocce scendere, grandi come chicchi di grandine, impattare al suolo come se stessi piangendo la tua vita.
    Grace è la tua vita, in parte, più di molte altre cose e persone. E adesso ti sta odiando, Caleb, lo vedi? Lo vedi come fa? E' una tigre, la tigre che ami anche se fa la stronza. Che in fondo può spezzarti il braccio ogni giorno ed ogni volta saresti lì a portarle il pranzo, ed accoccolarti tra le sue braccia. E lo pensi anche adesso, che i tuoi occhi sono così velati da non vederci, e nonostante tutto il suo profilo, a muso duro, è il più bello che tu abbia mai visto.
    Oh, Caleb, sei sempre stato troppo piccolo per questo, per lui. Per i gesti folli di un amore corrosivo, che tu non smetterai certo di provare domani. Ti aspettavi amore? Si.
    E ti fai spingere, incredulo per il modo in cui ti tratta. Che tu hai paura, lui ha paura, ma lo dimostrate in modo completamente diverso.
    Tanto che adesso il ringhio è tuo, ed è basso, Caleb, non l'hai mai avuto così basso, così vittima della corruzione, delle ombre e di quanto ti stia tremando il corpo. "E cosa sono, mh?" vuoi proprio sentirtelo dire, vero? Vuoi che ti dica che sei un mostro, e per questo le tue paure diverranno reali, per questo quando gli altri vedranno cosa sai fare, ti terranno distante.
    Farai la fine di quell'Elliot. Isolato, distante, tenuto in disparte per sempre, perché troppo pericoloso, troppo cattivo quando tu sei un pezzo di pane. E Grace lo sa, ma pur sapendolo, affonda nella tua carne e tu, tu non fai niente, se non questo: gli fermi un braccio. Lo fai quando parla di Juno e Tyron, e tu per loro hai paura ogni dannato giorno, per questo adesso le lacrime scivolano anche se le palpebre non le hai sbattute, e gli lasci la mano, di scatto, a spingerlo via.
    "Loro non faranno nessuna fine, Grace" e vibri, adesso, di rabbia, Caleb. Ma anche di oscurità, che la tua sagoma è frastagliata, il cuore fa male, perché tra tutti, lui non doveva dirtelo così. "Non finirà niente per loro.. non gli faranno niente... " indietreggi, colpito come la bestiola che sei, ad ondate di corruzione che vanno e vengono, con il poco controllo che hai su di loro. "Certo che sei proprio stronzo" e tu sei tanto ferito, che vorresti rimangiartelo appena lo dici, spalle al muro contro la tua roulotte. Il fiato che non arriva, i polmoni in fiamme, la voce spenta.
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    C'è un momento in cui preghi spinga più forte, dove la mano sul polso la guardi e da lì non ti stacchi, non subito, nonostante la rabbia ti faccia tremare le gambe e tutto il resto. Che non sai sentirti stabile adesso, una roccia. No. Ogni cosa, in qualsiasi modo si possa intendere, ora vacilla. E lo fa in sguardi che getti altrove, come se guardarlo facesse malissimo, fosse ingestibile. E lo è, per un certo verso, perché quel suo modo che ha di risponderti ti ferisce, ma al col tempo alimenta. Ti fa rabbia, adesso. Te ne fa lui più della situazione in cui si è cacciato. O la fa proprio per ciò che ha scaturito.
    ''Un ragazzino. Sei un ragazzino.''
    Perché non capisci cos'è che lui sta cercando di chiederti in domande che sono solo retoriche e basta. No, tu rimarchi un concetto che forse cerchi di farti entrare in testa. Come se vederlo più piccolo di quanto effettivamente sia possa in un qualche modo aiutarti a giustificarlo meglio. A non vedere la gravità della situazione. A modellarla, se possibile, ad una fatalità che esiste e che non può essere affatto mutata.
    Respiri, ma è come se non servissi. Perché ringhi nel farlo ed indietreggi, certo, quando mollando la presa sulla mano lui ti spinge via a sua volta. Vorresti picchiarlo e che lui facesse altrettanto, ma in un caso dove questo, dove il dolore è decisamente più sedimentato, certe violenze non servono. Non sfogano affatto.
    ''Certo...sì.''
    Ridacchi, non di gusto. Ovvio che no. Ridacchi di una rabbia che cerchi di canalizzare diversamente. Che ti spinge pruriti su per la gola.
    ''Io spero, davvero, che non accada niente. Cazzo.''
    Ti allontani, lo fai piano.
    ''Ma cazzo...tu...tu non capisci. Sei un egoista del cazzo. ''
    E non è vero. Sai benissimo che non lo è, eppure oggi sei così: Aggredisci disperatamente nella speranza di non essere aggredito a tua volta. Di salvarti dietro la violenza. Di giustificarti così. A denti serratissimi, in un viso che non prova compianto ma solo rammarico. E si indurisce, si intorpidisce.
    ''Senti io...io.''
    Ti passi una mano tra i capelli.
    ''Fai il cazzo che vuoi. Io non verrò a vederti morire per loro.''
    Ed è una parola che ti costa caro, che ti fa piangere del tutto. Che non ti nasconde alla sua vista. Non ti protegge, non ti è minimamente di conforto. Ed è nell'incoerenza della tua forma. Nel modo che non avrai mai tu di sopravvivere ai clienti, al circo che ormai ti inghiotte.
    E lo lasci lì, sì. Lo lasci lì che non hai coraggio di sentirlo parlare, di vederlo, di respirare il suo profumo. Non hai il coraggio di percepirti così debole, così insofferente, così disperato. Rassegnato. Immutabile.

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    E prendi anche questo, in pieno petto, indietreggiando come puoi. Ti aspettavi, volevi, che ti dichiarasse un mostro ai suoi occhi. Che realizzasse di averti amato solo per sbaglio, magari anche per pietà. Una che adesso non ti riserva. Ma tu ad Oswald l'avevi detto, che "Grace mi uccide.." ed in effetti, non è quello che sta facendo?
    E tu non sai ribattere, Caleb, non sei così veloce. Non sei tagliente, non sai esserlo, nessuno ti ha insegnato che si può fare male, malissimo, a parole.
    Tanto che ti tiene dentro ogni cosa, incredulo del modo in cui rimarchi ancora tutto ciò che Froy aveva detto fuori da quella tenda. Sì, gli hai dato dello stronzo, ma già te lo vorresti rimangiare, che Grace è il tuo amore anche se ti odia, e tu credi lo faccia.
    Dice che sei egoista, e lo sai che non è vero, ma ti ci senti, tantissimo. Senti come sia una colpa che non sa andare oltre nessuna parola, che non potresti dire niente per fermarlo, e vorresti che stesse zitto. Che chiudesse la bocca, e ti lasciasse modo di imbastire almeno un discorso migliore. Non ti sei spiegato come volevi, e non vuoi farlo ora. No, perché ti chiudi a riccio, e se lui pensa sia egoismo, allora tu glielo lasci credere.
    Ma poi la linea di confine la supera per primo, lo fa infierendo sull'incredulità che anima le tue paure, che tu non vuoi restare solo, non vuoi che a Juno e Tyron succeda qualcosa e lui, Oh, Grace lo sa quanto ci soffri per questo! E per quanto tiri i remi in barca, ti anima un fuoco che spegnerai solo più tardi, quando saprai piangere ogni lacrima e lo farai a distanza, molto a distanza dal tuo ragazzo.
    Perché non ha capito, ma ti ha detto che morirai e questo ti accende male, nel modo più sbagliato che esista. Tanto che a sibilare sei tu, e sei crudele, stavolta davvero Caleb non dovresti. "Non sono io che sto morendo!" e lo dici come se telo strappassi dal petto, come se il tuo cuore non potesse reggere la stessa verità che sapete entrambi. Che tu l'hai fatto per lui, che lui ti abbandonerà comunque prima o poi, ma lo ami lo stesso, forse più di quanto senta di meritare. E si allontana, troppo, anche quando sa che di tempo per voi ne avrete pochissimo. E che volerà, ed allora tu ti sei preso il problema alla radice, e gli hai ridotto la pena. Solo che no, non lo sa e non puoi dirlo. Avete un altro patto, tu e Papà. E' che poi tremi e.. "Gr-grace, ti prego io.. non intendevo.." quello che hai detto? Si che lo intendevi. Allunghi solo una mano verso di lui, gli chiedi perdono così, tendendola.
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    Già, non è lui a morire. Lo sai bene, per quanto l'essere umano sia tendenzialmente nato con lo scopo di decomporsi. Che la morte non si combatte, non le si sfugge, la si accetta e basta. E non ti dice nulla di nuovo, nulla che già non abbia avuto modo di far male, di scavare abbastanza da lasciare cicatrici. Per questo forse all'inizio non dici nulla. Ti fermi solo, immobile, ancora pronto a dargli le spalle ma senza percepire, purtroppo, il bisogno di voltarti. Sei sconfitto, lo percepisci perfettamente, tanto che il tuo è solo un altro sospiro. L'ennesimo, che non sta a dire nulla se non che sei stanco, sì. Stanco di non saper come combattere queste situazioni. Informazioni che Caleb, purtroppo, non ha. Non quando decidi di non spiegargli nulla. Non quando non hai cuore di raccontargli di tutti quei dolori che ti vivono nella testa. Fantasmi, mostri veri e propri.
    ''Lo so.''
    D'altro canto cosa puoi dirgli? Questo. Solo e soltanto questo. Che è inutile anche solo star lì a rimarcarlo, a rispiegar cose già spiegate, già interiorizzate. Ed ha ragione, dopotutto, come potresti dargli torto? Non è lui a morire, non ora, non di una morte già scritta, certa. No, quello a morire sei tu, tu che per lui vorresti essere immortale.
    ''No, lascia stare, voglio stare da solo.''
    Che la rabbia non se n'è andata, si è solo presa dello spazio per se. Un loculo nella tua testa in cui contorcersi, in cui lasciarti curvar la schiena ma senza emettere un fiato. Che sei forte, d'altro canto, cos'hai da perdere tu? Caleb era tutto ciò che avevi, ma prima di lui, prima di quest'anno passato insieme, non hai avuto nulla e allora che problema c'è a tornare a quel nulla?
    ''Tanto non posso cambiare un cazzo...cazzo!''
    Un altro calcio alla terra. Un irrigidirsi ulteriore dei muscoli facciali, di quelli del collo, di tutto.
    ''Quindi vattene! Tornatene dentro! Io non so più cosa dirti e anche se ne avessi, non te ne fregherebbe comunque nulla.''

    Tutto passa e tutto se ne va. L'amore, il latte caldo ed i consigli di tuo padre. Le tue mestruazioni e la tua età. La tua prima volta ed il profumo di tua madre


    grace moore
    maledictus ━ circense ━ nomade di strada ━ prostituta ━ ftm
     
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    𝔅𝔩𝔬𝔬𝔡 𝔄𝔫𝔱𝔥𝔢𝔪
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    Non ti rendi conto che qualcosa si sta rompendo, tra voi. Perché sei ostinato, a volte ossessivo, piccolo mio. Tu non capisci, perché sei sempre in costante allarme. La tua testa produce dolore al punto che ti sei detto mille volte che prima o poi Grace ti avrebbe mandato via. Che per lui eri piccolo, che potevi reggere il suo ritmo, il suo mondo. Che ci saresti entrato e che, per lui che non arriverà ai trent'anni, avresti dato tutto in ogni momento, purché non potesse mai sentirsi così davanti a te: sconfitto, finito.
    Volevi ricordargli che vale la pena vivere ogni istante, anche i momenti di merda, quelli in cui vi trovate adesso, che lo realizzi a scoppio ritardato, che non verrà ai tuoi spettacoli. Ma tu speri che stia scherzando. Che nelle ultime due volte, per la tigre ci sei stato. Te la sei coccolata, dopo, quando ti ha richiesto sotto la sua zampa. Ci hai sofferto, parecchio, ma sei andato avanti. Che a lui non piace rischiare di essere ingestibile anche per Froy, a tu ti sei sempre fidato.
    Hai sbagliato, Caleb? N-no.. no io-..
    "Grace.." lo preghi, senza fiato, negli occhi la paura che stavolta sia troppo per tutti e due, che si sia toccato un limite e che tu, Caleb, abbia rovinato tutto.
    Hai invaso il suo spazio, ti sei preso i suoi amici, uno di loro perfino ci ha scopato con te. Ed ora ti sei preso suo Padre, un contratto con l'uomo che l'ha tenuto schiavo per anni, che lo avrebbe fatto anche fino al suo ultimo giorno, traendo da lui ogni centesimo di beneficio.
    Vuole stare da solo.
    Non vuole più dirti niente.
    Non verrà alle tue serate, non potrai contare su un suo abbraccio quando il mondo sembrerà terribilmente spaventoso. Non sarà lì se, voltandoti, tu avrai paura, come ne hai ora. Ora che ti ferisce e vorresti dirgli che ameresti ti dicesse qualunque cosa, anche quello che pensa. Ma non lo fai. Perché sei forte, Caleb, e non vuoi scoppiare in lacrime davanti a lui, non vuoi che - adesso - abbia pietà di te. Anche se un giorno lo implorerai in ginocchio. La testa è un cerchio di fuoco e dagli occhi non vedi più niente, che trattieni un singhiozzo perché anche ora il terrore ti attanaglia la gola, ti impedisce di parlare, di spiegarti. Di chiedere qualunque cosa, perfino il perdono.
    "Ma io ti amo.." questo per sfugge al tuo controllo, lo dici che sembra un pegno da pagare, come se amarlo ti impedisse di restare in piedi adesso, di affrontare la tua punizione. E lo dici così in basso che forse non ti sente, che ti giri per primo a dargli le spalle. A permettere alle lacrime di scorrere, a tenerti con una mano contro l'esterno di casa tua. Non dormirete assieme stanotte, nessuno placherà i tuoi incubi, che non te lo meriti.
    So how do I apologize

    And put the tears back in your eyes?

    When every canvas that I paint

    Is a masterpiece made of my mistakes

    caleb sharp
    mago nero ━ bassista ━ cannibale ━ nomade di strada ━ maledetto
     
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