Castle On The Hill

Edric & Oswald | Circolo Privato - 22 Aprile

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    Ti giuro, Oswald, che se avessi saputo di trovarti qui, non sarei venuto. Non avrei fermato gli occhi su di te dal primo momento in cui i fari si sono spenti, e - poi - riaccesi. Ti giuro, ancora, che non sarei rimasto tra loro, a farmi scudo con corpi agitati e frementi, per nascondermi meglio e poterti guardare con la certezza che non riuscissi a vedermi.
    Io... io non ti immaginavo così. Non qui, e credimi che ci ho pensato al modo in cui sono andato via, che sono vigliacco e se non posso dirtelo a parole, credo che a fatti ora sia chiaro. E non avrei dovuto, lo so, fermarmi tanto a lungo. Al primo cenno, al tuo profilo illuminato dal fuoco, avrei dovuto indietreggiare, svanire tra i pochi presenti, già tutti ammassati in avanti. Loro sono qui per il Cannibile, io ero qui per altro.
    Non so spiegarti la mia ricerca del dolore quanto sia profonda, quanto mi spinga in ogni luogo sia sempre condizionato come il peggiore di tutti, etichettato da un tabù di sofferenze atroci. Io vorrei che mi divorasse per non farmi più star male, per non farmi sentire la voce di Chrys urlarmi in testa che non l'ho amato abbastanza, che non posso amare qualcuno perché questo finirà per morie. E non dico che ti amo, Oswald, dico che non posso permettermi neanche il battito che mi togli tu. Che l'hai fatto in quel bagno, lungo il muro, quando mi hai usato una dolcezza che non era dovuta. E l'hai fatto in un bacio che non ti aspettavi, che non hai ricambiato subito. E che quando poi l'hai realizzato, mi hai lasciato un'accenno di fame inestinguibile.
    Non ti ho cercato, ma vorrei dirti che ti ho pensato, quello si. E pensare non fa male, giusto? Pensare è innocente, come il sogno di un bambino, non ha messaggi nascosti, non ha bigliettini ad accumularsi in tasca, che più li vedo e più ci voglio tappezzare il mio loculo.
    E non sono io l'angelo stasera, sei tu.
    Io resto un debole, un vigliacco egoista che invece di andare via prima di far male, resta a spingere la punta della lama più a fondo. Allora dopo, ad opera conclusa se ne va. E dirti che mi è piaciuto comunque, è da stronzi. Lo è seppur non so distogliere gli occhi dal tuo gioco. Qui, dietro gli affamati di stranezze, mi perdo nelle fiamme.
    Colpevole, ora, di volerle di nuovo sentir correre lungo la schiena, contro i morsi che mi hai lasciato, contro il sangue che hai spinto lungo la pelle. Contro le vene che si aprono ai canini di Yaacov. Cazzo.

    Ci sono cose che non so e che non sai spiegarmi. Ma dici che il silenzio a volte limita gli sbagli. Ma tanto tu lo sai che tenendomi piu stretto. Puoi riuscire a sentire le cose che non ti ho mai detto ━━━━━

    edric çevik
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    La gente oggi è qui per Caleb. Non per te o per gli altri. Oggi è qui per lui, solo e soltanto per lui. Non per Satine o Grace, non per uno spettacolo qualunque che possa in qualche modo essere piaciuto anche dai bambini. No. Oggi è una giornata cupa, una sera fatta di terrore e perdite. Di rinascite sbagliate e di sguardi che non distogli mai dal ragazzino tra le quinte. Non lo lasci mai da solo. Forse nemmeno quando giochi col fuoco ed i tuoi disegni nel cielo notturno sono solo un palliativo per ciò che verrà dopo. E gli altri ti guardano. Tutti lo fanno quando su quel palco ci sei tu. Che danzi e ti liberi come una fenice. Leggiadro, meraviglioso, come se la veste scura e dagli ornamenti dorati possa prender fuoco e vestirti di fiamme e luci. Sei meraviglioso, Oswald, seppur dimenticabile. Meraviglioso nella tristezza che ti ridipinge sul volto un'espressione di pace fittizia. Che gli occhi li tieni chiusi: tu ti conosci. Conosci il tuo corpo, ogni singolo muscolo. Li tieni chiusi per percepirti, forse, meglio. Per non lasciarti andar via dalle immagini, dai volti degli altri che risplendono oltre i giochi di luci. Pensi solo a Caleb adesso. Pensi al suo sorriso mogio, alla paura che deve montargli in petto questa sera. Proprio oggi, a due giorni dal suo compleanno. E ti senti sollevato, seppur non del tutto, quando all'ultimo inchino, indietreggi per lasciar spazio ad altri. A tuo fratello e alle danze che, questa volta, eseguirà per aria. Laddove le stelle sono solo punti luminosi ricostruiti con minuzia. Laddove la luna si specchia sempre piena, senza far mai del male a qualcuno.
    E quando ti allontani dalla folla, dove qualcuno applaude ma qualcun altro no, Caleb è il primo a cui di avvicini. Senza dire niente, perché forse, anzi, quasi sicuramente, in situazioni come queste non c'è nulla da dire. Resta solo un gesto il tuo, magari inutile, magari di cui non se ne aveva propriamente il bisogno. Un gesto sincero, che ti porta a sistemargli la divisa. Che ti fa respirare un sorriso al suo fianco.
    ''Fumo e...e torno, ok?''
    Ma lo sai bene, sì, che lui non vorrebbe nessuno di voi lì. Nessuno che resti a guardarlo fare ciò che non avrebbe mai voluto nemmeno raccontare, probabilmente. Ma ci sarai per lui. Se non dentro, magari fuori. Lo aspetterai lì, alla fine, solo per pulirlo del sangue della sua vittima. Solo per aiutarlo a dormire laddove Grace non ha più voglia nemmeno di stare. E non c'è no. Non c'è nemmeno sta sera.
    E la notte è terribile, lo è anche se è stata ricostruita ad oc per sembrare bella. Per sembrare misteriosa.
    Esci dalle quinte con la sigaretta già stretta tra le labbra. Il capo chino e la testa decisamente altrove. Respiri, pesantemente, poi poggiando l'indice contro di essa, l'accendi.

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    Ma ciò che io giuro, non esiste. Non quando negli occhi miei restano le tue fiamme, che danzano, ed io.. io non posso non restare a guardare. E odiare un po' chiunque qui, stia facendo lo stesso. E lo so che sono qui per te, non sei tu al centro della loro fame, del moto che li porta a digrignare i denti e sbavare. Come cani, come iene, sono avvoltoi pronti ad avventarsi sull'orrore. E tu.. tu non sei orrore, Oswald. Ogni gesto, ogni movimento, mi muove in circolo che in questo spazio stretto. Ringrazio solo che tu sia ad occhi chiusi, sicché io possa darmela a gambe da vero codardo, e vederti senza mai ammettere di averlo fatto. Cosa ci fai qui? Sei questo? Sono le fiamme che controlli, il fuoco che ti corre sulla pelle, usandola come trampolino, che mi fa inciampare, goffo, su chi mi insulta. Ma nessuno sa vedermi davvero, io non so vedere nessun altro.
    Cazzo, sei bravo...
    Non ha senso per me sentirmi fiero di niente, ed invece ora lo sono, come se in fondo avessi davvero sperato che il mio incontro non fosse mai di quelli che spezzano la linea del tempo. Perché Edric non esiste, Edric deve stare attento. E, no, Edric con il fiato sospeso non dovrebbe volerti seguire. Sento solo i muscoli che vanno contro ogni imposizione. Non abbiamo avuto niente, e sarebbe molto facile dirmi che è il destino, e che uno come me dovrebbe credere alla sua esistenza, al fatto che esista un moto che ci guida su binari prestabiliti. Certo vi è un libero arbitrio ma... limitato. Me lo dico, troppo.
    Tanto che sento la mia voce redarguirmi nella testa, spiegarmi che anche quando il cerchio di fuoco si è spento in favore di un danzatore diverso, io ho sentito un vuoto dentro. Freddo, come se la luce fosse andata via un attimo. Solo l'eco di un dolore che provo sempre, di continuo, come se potessi realmente reggerlo. Aspettami, Oswald... arrivo!
    E mi chiedo tardi se vuoi davvero vedermi, magari no, sicuramente no. Forse mi aspetto questo, quando mi faccio largo, stupido tra la folla che ora si accalca per il vero interesse dello show. A me non frega nulla di nient'altro ora.
    Magari mi aspetto realmente un rifiuto, ripuliresti la mia coscienza se mi mandassi via, anche se sento l'assenza delle tue mani sulla pelle. Che sono avido da quando ho perso Chrys, voglio troppo e lo voglio subito perché non abbia modo mai di andarsene troppo presto. Ed è ingiusto. Lo è quando poi mi spingo lentamente dietro i drappi, fino a vederti. Fino a sentire i passi che rallentano. Sei bello, Oswald, quando non mi guardi, quando ancora non so che cosa pensi di me. Forse che non sono un Angelo, e sarebbe la cosa migliore per tutti. Seppur io mezzo passo avanti lo faccia lo stesso. Dirti che non ti ho pensato, in questi giorni, sarebbe mentire pesantemente. "Ehi.." quasi ti preavviso, ma solo un istante. "Quante altre cose sai fare?" che non è una domanda davvero, è lo stupore, un po' la meraviglio, un po' delle scuse del cazzo, di nuovo. "Non credevo di trovarti qui.." aggiungo, piano. Qui in un posto così orrendo, qui a fare da contesto a qualcosa di terribile. Qui, senza che io debba giudicare niente, solo il karma che si abbatte contro i miei passi.

    Ci sono cose che non so e che non sai spiegarmi. Ma dici che il silenzio a volte limita gli sbagli. Ma tanto tu lo sai che tenendomi piu stretto. Puoi riuscire a sentire le cose che non ti ho mai detto ━━━━━

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    Il fumo si libera piano. Prima nei polmoni attraverso la bocca, poi via, fuori dalle narici. Fumi ad occhi chiusi quando hai un muro contro il quale appoggiarti e respirare, sì. Respirare aria pulita da una sigaretta lasciata spiegazzata nel taschino dei pantaloni. Respiri come se durante tutto lo spettacolo tu non lo avessi fatto. Come quando ingoi lame lunghissime o cammini quasi sospeso su dei chiodi appuntiti. Che è divertente, sì. Trattenere il fiato e rischiare grosso è divertente quando non si è Leroy, quando si ha il controllo di Froy.
    Ma forse, se non è del tutto certo, oggi non è uno di quei giorni in cui vivere possa essere ritenuto divertente. Non quando hai un peso sul cuore che non sai gestire, che non sai alleggerire in alcun modo.
    Tanto che sei così preso da questi dissidi interiori da non accorgerti subito della presenza di Edric. Non dall'odore diverso da quello che permea in questi luoghi, non dal suo respiro leggero, il suo passo cadenzato.
    ''Ehi!''
    E sobbalzi, sì. Lo fai che la sigaretta quasi ti scivola dalle labbra. E gli occhi ti si inumidiscono, ma di una gioia che per un istante sa farli brillare nonostante le luci fioche.
    Senti una felicità insana adesso. Un'emozione tanto pungente da spingerti a trattenere il fiato diversamente. E ti dimentichi, per un singolo momento, di quel senso di colpa che sa attanagliarti ogniqualvolta pensi a Caleb e al modo stupido in cui sei riuscito ad offrirgli quella che sembra una rottura con Grace.
    ''Almeno altre tre.''
    Rispondi sorridendo, certo, ma con meno entusiasmo. Che un po', forse, ti si legge in volto. Negli occhi che non tendono all'insù come spicchi di luna. Dal sorriso che resta mite, che non scopre nemmeno i denti.
    ''Io...no, nemmeno io a dir la verità.''
    E per un istante ti rendi conto di squadrarlo da capo a piedi, quasi a voler capire così qual è il motivo che lo ha spinto ad acquistare un biglietto per questa sera. Forse anche Edric è interessato al cannibale di Papà? O spera di farsi una scopata con il Diamante del circo?
    ''Ti è piaciuto lo spettacolo?''
    E con il capo indichi il tendone mentre con una mano, gli porgi una sigaretta.
    Resti mite, seppur distaccato, quasi a voler mantenere una barriera affinché, pur potendo sparire di nuovo, lui possa farlo senza ferirti.

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    Forse lo vedi anche tu, che sorrido, quando mi permetto un altro mezzo passo avanti. Che immagino non siano serate libere come le altre, quelle in cui ti ho beccato in giro. In cui hai appeso i volantini che ancora tengo per me. E forse non dovrei essere tanto stronzo, dopo essere realmente scappato da te, dal dirti che ti ho pensato quando ho visto una cosa... e che poi l'ho presa, è solo una disdetta che io non l'abbia con me adesso. Magari è il destino a dirmi che dovrei starti distante, anche quando è palese che vi siano ostacoli sul mio percorso ad impedirmelo.
    Ma tu cammini sugli aghi, infili spade in gola, trattieni il fuoco sulle dita e lo domi al tuo volere. Come hai fatto con me, non che io segua i tuoi desideri, magari si, magari quelli che dicono di starmi distante, ma non quelli che ti fanno cercare il mio nome in giro, la mia presenza tra gli altri. Solo perché tendo a svettare, a volte.. e mi dispiace, se spero che tu lo faccia.
    Anche se vederti darà un senso diverso alla serata, anche se mi offri sempre una sigaretta che non so mai fumare fino in fondo, tanto che stasera non sono a scrocco da te. Come se un po' così volessi sostituirmi al destino del cazzo, e dirti che ho il mio pacchetto. Che ho preso a fumare quelle aromatiche, Chrys direbbe che sono un po' leggere, io dico solo che mi danno qualcosa di diverso. Uno stacco maggiore in questo mondo che a volte è tanto uguale al mio.
    E tu neanche sai che vengo da così lontano. "Ma davvero.." altre tre cose? E mi chiedo quali siano, lo faccio anche se il tuo sorriso è più cupo delle altre volte. E mi chiedo se sei stanco, se qualcosa non ti sta andando, se sei solo gentile con me quando non vorresti, se lo sei con tutti ed io ti do fastidio. Mi chiedo tutto, non rispondo a niente, incasso ogni cosa e vado avanti.
    Devo giusto discolparmi, questo lo sento quando ti affianco, per non rendere la cosa come me che ti guardo - che non so staccare gli occhi dal modo in cui sei stasera. Forse è colpa dello spettacolo, forse mia. Forse tua, Oswald, che sai essere qualcosa verso cui non voltar mai le spalle. Che io mi forzo ma è questo: una forzatura, la mia. Che non mi sembra giusto che il cuore batta quando io davvero non ne ho uno. "Ci sono finito per una-.. non sapevo esattamente cosa facessero" e ne parlo come se fossi con loro, non lo sapessi. So che cosa sta accadendo in quella tenda, ho percepito la sua aura, ma tu non mi sembri spaventato. Sarà l'ennesimo mago corrotto che non fa male ai suoi amici, a chi ama, a chi non gli dà contro?
    "Solo quello che ho visto" mi è piaciuto solo quello, ed io ho visto solo te. Mi sei piaciuto solo tu, Oswald. Lo dico espirando fumo, che stavolta ha il vago sentore di frutti di bosco, o almeno chimicamente lo dovrebbe replicare.
    "Allora è questo che fai quando non tappezzi i tunnel di volantini.. e balli con gente che non balla?" che io so chiederti scusa solo così, guardandoti appena, solo ora, solo per chiedere. Che in fondo posso andare via, se non mi vuoi, se nel dopo spettacolo non ti piace essere disturbato. Anche se è mia la mano che trema per prima, tanto quanto invece lo sguardo resta solido.

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    Non sei stanco o almeno, non lo sei per lo spettacolo, per quel fuoco che a modo suo, anche se ormai costretto a delle volontà rigide, comunque riesce a prescindere a darti gioia. A sfogarti quando serve e ad illuderti, anche, come ha fatto quando hai creduto di poterlo vedere contrastare dalle abilità di Caleb. Quelle bellissime e divertenti abilità che oggi sembrano così sprecate. Così inutile qui. E ti volti, per un istante solo, a cercare con lo sguardo gli schiamazzi e gli applausi di chi deve aver apprezzato lo spettacolo di Leroy che, se si impegna, diventa una cazzo di ballerina proprio come te.
    Lo sguardo, su Edric, lo fai tornare con una pesantezza che ti si legge forse proprio negli angoli degli occhi, come se fossi assonnato e la loro forma felina si stesse stagliando piano lungo il viso.
    Ti fa piacere, per un certo verso, averlo lì, anche se è palese che non ci sia arrivato per trovar te e che insomma, sicuramente non si attarderà. Non con te, magari, non con quello che è l'attrazione minore di queste lande. Che qui ci sei solo perché hai chiesto a Papà di lasciarti uno spazio affinché potessi far compagnia a Caleb. Altrimenti a quest'ora saresti altrove, magari a fumare con Froy e a sparlare di Grace. Di Grace che dovrebbe essere qui ma che no, ha preferito andarsene.
    ''Bah.''
    Fai spallucce e trattieni una risata quando vedi che lui preferisce fumare delle sigarette da donna piuttosto che quelle che gli stai offrendo tu. Che ci sta, ci mancherebbe. Ma comunque ti sembra una cosa carina a ricordare. Come se potessi di punto in bianco cambiar marca solo per provare a sentire cos'è che percepisce lui lungo la lingua.
    ''Non mi sembri un tipo da queste cose.''
    Ed il modo in cui lo dici suona quasi come un invito ad andar via. Che non ha senso star lì, che dovrebbe decisamente girare i tacchi ed andarsene. Proprio come quella volta nel vicolo. Proprio come la volta prima in bagno.
    ''Già''
    Ma te la lasci sfuggire una risata più genuina, stupida. Che sei ammagliato, stupidamente attratto da questo estraneo ingrato. Ti chiedi quale perla di saggezza potrebbe snocciolarti Caleb, ora, se sapesse roba sul suo conto. Ti chiedi cosa farebbe lui: Se lo manderebbe via o se lo lascerebbe entrare. Tu, l'unica cosa che sai, è che vorresti toccarlo almeno un'altra volta, quasi solo a ricordarti che sì, è reale, esiste ed è perfetto nonostante tutto.
    ''Anche se tu mi sembravi uno bravo.''
    Nel ballo intendi. Ovviamente, che su altro non puoi dir nulla. Non lo conosci, affatto e di certo non puoi fare affidamento alla tua immaginazione. A quelle idee quasi fantastiche che ti sei fatto sul suo conto.
    ''Insomma, meglio di chi balla con una gamba sola.''
    Ma lo sibili che già ti stai voltando. Di nuovo, perché ti sembra di aver sentito la folla zittirsi tutta d'un tratto. Dev'essere entrato Caleb: L'ultima mezz'ora era la sua. Hai il cuore che agita un battito quando ci pensi.
    ''Ti stai perdendo lo show...''
    Che non vuoi davvero vederlo entrare. Vorresti tenerlo un po' per te nonostante sia una scelta egoista, nonostante questo ti metterebbe nella posizione del debole. Ma ti piace, che devi farci? Ti piace più di Caleb e questo non puoi negartelo, nemmeno quando si comporta da grande stronzo.

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    "Non lo sono" piego il tono, piano, gentile. Chiaro però, perché non vi siano dubbi. E ti vorrei rispondere più di questo, qualcosa che somigli ad un promemoria. Non sono come quelli lì dentro, ammassati alla ricerca di un dolore che sia di altri ma di cui possano nutrirsi, che i veri cannibali sono loro. Io.. io il dolore lo trovo in altro modo, ma Oswald, non sono qui a dirtelo, non posso rovinare l'immagine che hai di me. Vorrei rimanesse in piedi abbastanza perché tu sapessi sentirti ancora, non so, desideroso di avvicinarti a me?
    Invece fumo un po' in silenzio, che vedo piano come volti lo sguardo oltre il tendone e mi chiedo se davvero non sto facendo l'idiota qui fuori, quando dovrei stare lì perché tu sei impegnato e adesso non è come nei vicoli. Ma vorrei che sentissi quanto stupidamente mi batte il cuore per l'apprensione che leggo in te. Io li conosco gli sguardi, anche se non ti vedo ogni giorno, ho imparato a riconoscerli. Ti dire che è perché così capisco se qualcuno è sincero con me, Oswald, ma non posso poi spiegarti niente del resto.
    Neanche dovrei volerlo. Né pensarti così tanto quando non ci sei, e neppure dirti o farti capire che questa cosa, l'averti trovato qui, a mandato a monte ogni mio altro piano. Ma forse.. forse te lo dirò comunque.
    "Forse non avrei avuto il coraggio di restare fino a.. questo" che è il punto focale dello spettacolo, una carneficina umana, un divoratore di corpi che è messo sotto il riflettore. Forse ingiusto, forse qualcuno da salvare e che ha spinto la mia anima fin qui. O forse è solo che sono un bastardo fortunato, un vigliacco che ha sofferto troppo.
    Mi parli di una gamba sola, ma io non sto ascoltando, perdonami se per un attimo ti sei girato e mi è mancato un battito, con l'idea che tu possa andare via prima di me. E non ci sono abituato, sono io che ho il controllo di queste cose e... e vorrei che restassi ancora un po'. Ed è una stronzata, è un errore, ma non so non commetterlo. Che quando ritorni, mi sono già spinto più in là, che con un sorriso sciocco ho finito per far scivolare la mia mano sinistra nella tua destra, solo per accogliere il palmo tra le dita, giocarci un po'. Le guardo giusto per capire se, sollevandoti appena la mano, sposterai la sigaretta nell'altra, o ci intreccerai lo stesso le dita alla mia. O forse è solo che le tue mani le ricordo bene, su di me, le rivorrei ancora. "Non mi interessa.." ammetto, colpevole di stare ancora qui, ed alzare piano il viso contro il tuo. Ma puoi ancora mandarmi via, anche se.. "Ti ho pensato, questi giorni" è la giornata in cui non so tenermi dentro niente, è la notte che - forse - mi fa questo effetto. Ma ti prego, Oswald, dimmi che sono uno stronzo e mandami via del tutto. "Parecchio"

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    La voce di Edric tocca note diverse in base al suo umore, forse. Quando parla normale, forse è accordato in Fa. Quando gode è un Mi mentre adesso...adesso non lo sai. E lo guardi che ha già fatto tutto lui per te, come se ti avesse nell'immediato letto nel cervello ed avesse imparato a memoria la filastrocca dei tuoi bisogni.
    Perché ti tocca e quando lo fa tu non ti tiri indietro. Non fai un passo, in realtà. Né verso di lui, né verso le quinte. Che Caleb ha da fare, adesso e per un po' non avrà bisogno di te. Ed anche fosse, insomma, non lo stai abbandonando qui. Non lo faresti mai, nemmeno se c'è lui e lui è bello. Lui ha le dita intrecciate alle tue. Dita che guardi, che stringi nonostante la sigaretta rimanga nel mezzo a separare gli indici ed i medi. Le stringi tanto che nel rubare un'altra boccata di fumo, porti tutto alle labbra. Ne approfitteresti per lasciare un bacio gentile sulle sue, ma non lo fai. Non sai se se lo merita.
    Nemmeno adesso che ti respira così vicino da togliere a te il fiato. Nemmeno quando ti dice di averti pensato e tu non ci credi. Come potresti? Con quale forza d'animo, poi?
    ''Ah sì?''
    E ti sfugge un sorriso sghembo, ironico, quasi a volergli dire che non te la da a bere o che, supponi, nessuno ti ha mai pensato. O almeno, nessuno ha mai avuto il coraggio i dirtelo con così tanta facilità, come se non facesse sempre un certo effetto sentirsi parte dei pensieri del tipo che ti piace. Come se non fosse lusinghiero. E vorresti ricambiare la gentilezza ammettendo che sì, anche tu ci hai pensato. A lui, a tutti quei dettagli che sanno farti impazzire anche ora, ma che sei disposto a dimenticare perché sì, un altro due di picche non lo vuoi, credi di non meritarlo, nonostante la mano resti lì, cementata, che non la sfilerai mai. A costo di smaterializzarti con lui qualora deciderà di andar via di nuovo. Di prenderti in giro.
    ''Pensavi a qualcosa di preciso?''
    Gli sussurri dolcemente, come se quello debba essere un segreto solo vostro. Niente da sbandierare ai quattro venti, niente da condividere con gli altri. Che tu hai pensato alle sue labbra, tipo. Ai suoi capelli agitati che adesso tocchi, con la mano libera, quasi a scoprirgli gli occhi chiari dalla frangia in una carezza morbida.
    ''Immagino sia una fortuna averti incontrato qui, allora.''
    Fissi gli occhi nei suoi. Ti senti morire quanto basta per fare un passo in avanti ma, questa volta, senza far incontrare subito il naso col suo. Non gliela dai vinta, affatto.

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    Vorrei che non sembrasse una frase fatta, quando poi è esattamente quello che è successo. Io ti ho pensato, Oswald, in quel modo in cui certo non meritavo di pensarti. Forse neanche questo lo merito, seppure sorrido quando la mano non la tiri via, la porti anzi, con te. Allora so tenerla leggera perché tu possa muoverti con lei, ed a danzare siano le nostre dita insieme, solo loro stavolta. Quelle che possono almeno. Ho come l'impressione, in questo tirar su di labbra, che io ti abbia appena scelto come àncora, adesso. Come se tenendo ferma quella mano stessi dicendo anche a me che non intendo scappare di nuovo tanto velocemente. Ed è una stronzata, perché lo so che Chrys torna, anche se meno spesso. Lo so che maledirò ogni secondo passato con te, ma ho solo scelto di farci i conti dopo, e non ignorare l'"adesso". Almeno stasera, almeno per un po'. Ed è magari una fortuna che tu possa essere più impegnato di me, che se andrai via tu, non avrai da odiarmi. Non avrai da convalidare la mia idea, ed invece farmi mancare la tua voce. Che è questa a cui mi aggrappo piano, in una voluta di fumo che lascio sopra le nostre teste, ricadendo veloce su di te. "Non ho nulla per dimostrartelo, se non la mia parola" che è il modo che uso per emulare il tuo tono. E rido, piano, sempre, che anche se c'è poco tempo, non ho voglia di bruciarlo. Non quando la tua mano è più calda della mia, e mi piace resti così ancora un po'. Che io una cosa l'avrei per dirti che è vero ciò che dico, ma ora sarebbero parole a cui non credere. Per il tuo bene, Oswald, non dovresti credermi a prescindere. Neanche quando le luci che filtrano poco dalle tende ti illuminano ed anche io, piano, so sentirmi morire.
    Cazzo, quel sorriso te lo strapperei anche adesso, lo bacerei via solo per vederlo tornare di nuovo. E sento che questa resta la spinta più potente di stasera, che so controllarmi si, ma semplicemente non voglio. Mi sto dicendo che puoi reggere, Os, non smentirmi mai, ti prego. Che non è nulla, ma è qualcosa.
    Gioco tra le tue dita, ma non mi allontano, non voglio. "Ho pensato che.." trattengo piano il fiato per vedere quanta della tua attenzione sa ancora essere mia. Ma non te lo dico, non quando mi strappi l'ennesimo sorriso e con lui ancora un battito che si perde con te vicino, così vicino che mi togli il fiato. Che lascio cadere velocemente la sigaretta a terra. Te l'ho detto, con te non le finisco mai. Ma la mano mi serve, lo capisci? Che se tu mi sfiori allora lo devo fare anche io. Più su, lungo il collo, piano a sfiorarti il mento con il pollice. "No, credo che la fortuna sia solo la mia..." appena più serio, e non ti sto chiedendo alcun permesso, Oswald, ma vorrei farlo, in quel centimetro che mi prendo piegandomi piano su di te. Voglio saperlo di nuovo com'è baciarti, farlo senza la fretta di una fuga imposta. Che se l'ho già fatto, allora è solo lo stesso peccato per cui chiederò perdono, ma allora che sia più giusto, e fino in fondo. Per quello sono forse il primo che si spinge oltre le tue labbra, che prova a schiuderle piano, con quei tuffi al cuore che so controllare a malapena. Che stringono di più le dita nella tua mano.

    Ci sono cose che non so e che non sai spiegarmi. Ma dici che il silenzio a volte limita gli sbagli. Ma tanto tu lo sai che tenendomi piu stretto. Puoi riuscire a sentire le cose che non ti ho mai detto ━━━━━

    edric çevik
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    Edric gioca il tuo stesso gioco. Lo fa tenendoti sulle spine, lo fa spingendo dove sa di poter spingere. Dove ha capito di potersi infiltrare affinché la strada gli sia spianata. Che tu non hai cuore di fermarlo, di fermarti solo per paura di provare ancora dolore. Tu non provi quel genere di sensazioni, non quando le emozioni positive battono di gran lunga il risultato delle proprie azioni. E se lui vuole flirtare adesso, tu lo lasci fare. Lo lasci fare perché ne hai voglia anche tu, anche se insomma, magari non è il momento adatto. Ma chi sei per fartelo scappare? Per permettergli di nuovo di andar via? E non osi, non tanto, non quanto vorresti. Che ad un palmo dal suo naso ti fermi e lo fai per permettere a lui di scegliere, di far per te quelle mosse che non ha mai fatto prima. E ti manca un battito, quando di rimando lui smette di fumare pur di lasciar andare la mano lungo il tuo collo. Che le sue dite le accompagni, lo fai chiudendo gli occhi per un secondo.
    Di fumar, ora, non ne hai voglia nemmeno tu. Non quando lui ti bacia, quasi inaspettatamente e a te viene spontaneo ricambiare. Gettarti a capofitto anche se farà male. Prendere ciò che è tuo, ciò che hai lasciato in sospeso.
    ''Stai cercando di sembrare lusinghiero?''
    Sibili sorridendo ancora, sta volta diversamente da prima. Che ti illumini, totalmente, quasi vai in fiamme. E ci riesci sì, anche se senti la gente gridare, anche se il tutto assume un aspetto decisamente grottesco. Ma tu sei sordo a loro, lo sei da quando la sua voce ha invaso la tua testa. Lo sei da quando tutto, ormai, spinge verso di lui. Ogni impulso, ogni cazzo di pensiero. Tanto che lo baci tenendogli la nuca ferma. Testa a testa, che non vuoi staccarti nemmeno per un secondo. Non te lo puoi permettere, no.
    ''Ti ho pensato anche io...''
    Gli sussurri riprendendo fiato prima di tuffarti di nuovo. Di sciogliere velocemente la presa dalla mano per portarla lungo i suoi fianchi e tirartelo così contro. Con la gamba metallica che si fa in avanti, che cementifica, quasi, il coraggio di questa stretta.

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    ozy morales
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    E con te si spegne ogni cosa che sia anche un mero contesto, Oswald. Non ti sto lusingando, sto cercando di dirti che sono uno stronzo egoista, che non dovresti volermi tanto vicino da permettermi di toglierti il fiato. Di respirare l'ossigeno destinato ai tuoi polmoni, di togliertelo via. Ma cazzo se ne ho voglia adesso, che quando io ho pensato a te.. beh ho pensato esattamente a questo. Al modo in cui un assaggio non sappia bastarmi, all'inutilità di fermarsi prima di godere davvero di qualcosa fino in fondo.
    Non voglio, Oswald, che tu sia un fiore sul mio cammino, da calpestare, in cui imbattersi, da sciupare per quante volte ci si è avvicinati, uno che resterà senza profumo dopo il mio passaggio. Perché è vero, me ne andrò, e saperlo prima fa solo schifo. Lo fa nell'impedirmi di prendermi anche qualcosa che sia senza impegno.
    Tu.. tu non sei un impegno, vero? Cazzo, forse si. Va bene ma non a lungo termine, che poi ogni pensiero lo spegni, che il bacio mi brucia dall'interno. Sembra solo che il tuo fuoco passi a me, e mi scaldi così a fondo che non sarò capace di sentire freddo, per tutta la notte.
    Quindi forse ti sorrido, ma non so più davvero cosa sto facendo, oltre prendermi le tue labbra, e lasciare che le tue scavino. Scattarti in contro dolcemente, passo dopo passo, che magari ti obbligo ad indietreggiare anche quando ti fai avanti. E quella presa sul fianco, è anche mia. Mia con la mano che ti guida per il polso, che ti tiene lì. Che non mi spaventa il modo in cui so sentirmi incastrato a te. Cazzo, Oswald..
    "Magari abbiamo pensato.. la stessa.. cosa.." che lo dico negli intervalli in cui per uno stupido secondo le nostre labbra ci lasciano spazio, anche se la mia presa è più solida, ti alza il mento perché nessuno di noi due fatichi a raggiungere l'altro. Le dita trai capelli ci si infilano piano, stabili. E non te lo dovrei dire che mi dispiace, Oswald, se poi sei davvero arrivato a pensare a me, quando speravo lo facessi solo con odio, quel lieve detestare chi non sa comportarsi. Ti vorrei dire che normalmente io non sono un tale stronzo, te lo giuro.. è solo che non posso essere diversamente, anche quando tu mi trasformi in piano in ciò che ero. E adesso, ora, non c'è un "Congilietto" che regga. Che mi tenga distante da te, dal corpo che lento aderisce, ti asseconda, ti si avvicina.
    E non smetto di baciarti un solo istante, seguo solo le sue onde, i suoi brividi, quelli che partono da un punto ed arrivano al loro opposto, solo per diventare fuochi d'artificio. E sorrido, cazzo se lo faccio, perché tu mi lasci così, con qualcosa che voglio tenere con me.

    Ci sono cose che non so e che non sai spiegarmi. Ma dici che il silenzio a volte limita gli sbagli. Ma tanto tu lo sai che tenendomi piu stretto. Puoi riuscire a sentire le cose che non ti ho mai detto ━━━━━

    edric çevik
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    Sinceramente adesso non ti importa se avete pensato alla stessa cosa. Non ti importa, davvero. Che se avessi modo di soffermarti su ogni singola parola e di essere sincero, probabilmente gli diresti che no, tu non hai pensato a questo. Non lo hai rivisto un bacio mancato nei tuoi desideri più profondi. No. Tu hai rivisto il suo corpo, il suo profumo, la linea del suo profilo. Che è bello, perché è bella la punta del suo naso, motivo per il quale ti ci spingi contro. Lo fai scontrare divertito col tuo. Perché baciarlo è divertente, anche se lo fai trascinandolo lontano da lì. Lontano da Caleb, dalla gente per bene. Lontano da quello spettacolo che lui stesso ti ha detto che non avrebbe digerito. Non lo fai nemmeno tu. Tu che lo baci e senti una morsa allo stomaco pronta a contrastare le farfalle. Che sei felice adesso, ma anche profondamente triste. Ed è un dualismo, questo, che però sai sopportare bene. Perché nulla ti abbatte, Oz. Non a te che sei la persona più coraggiosa e resiliente di tutto il circo. Che hai da far invidia persino a Froy a volte.
    ''Magari sì...''
    E gli rispondi che è già tardi. Che se sei riuscito te lo sei messo in piedi sui tuoi: Quello di carne e quello metallico. Giusto perché ti ha ribadito che non sa danzare e tu hai voglia di spostarlo con te in un luogo che sia più appartato. Che per un istante, possa tenerti via da Caleb e dal suo primo e terrificante spettacolo. Perché se Edric rischierà di andarsene di nuovo allora tu non puoi far altro che prendere questo momento come viene. Con le mani che lo tengono ben saldo sui fianchi e le labbra che ancora lo cercano. Ancora ed ancora. Quasi affamate, quasi disperate. Che da quando hai conosciuto lui sei stato a letto solo con Caleb e Grace. Che da quando hai conosciuto lui, non hai più voluto sentire di nessun altro. Come se fossi irrimediabilmente suo. Come se dell'ennesimo rifiuto tu non avessi davvero una paura quasi folle.
    ''Resti un po'?''
    Ma devi dirglielo. Non ce la fai a trattenerti, a non mostrargli quel lato di te così tenero, così bisognoso. Glielo hai detto, sì, andando contro ogni maschera che avresti potuto indossare. Come quella dell'indifferenza, ad esempio, che non si addice proprio al tuo carattere. E vuoi che resti, sì, solo per rendere eterni questi baci. Che a te basta anche questo. Una carezza, ad esempio ed uno schiocco di lingua al cocco.

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    ozy morales
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    Portami via da qui, Oswald. Dalla mia palude, dall'incastro sbagliato contro le sabbie mobili che mi inghiottono ogni giorno di più. Fallo in baci che mi facciano desiderare di sentirti andare più a fondo. In questo modo di scambiarci la mancanza reciproca, che non so starti così distante oggi. Non sono bravo, non sento la pressante voglia di andarmene, uccisa da quella di restare. Che quando poi ti fai avaro, non posso non esserlo anche io, non posso non tenere il piede sull'acceleratore, e poi sui tuoi, e farmi spostare come se fossi solo un'altra lama che ti finirà in gola, ma senza ferirti. E' questo che mi prometti senza che io te lo chieda: che non ti farai fare del male da me. Ti prego, lascia che lo creda per altri cinque minuti. Quando ad andare a fuoco sono io, che le tue mani le voglio sentire quando risalgono sulla schiena, che potresti portarmi ovunque e non avrei da ribattere niente. Che se la mia schiena finisce contro un muro, poi il tuo sterno si preme al mio, che qui ti voglio adesso. Vicino al punto da dirmi che sentirò il tuo profumo e la polvere da sparo anche quando, chiudendo gli occhi, sarò di nuovo via da qui. E forse ti sembra assurdo, Oswald, ma non voglio spogliarmi. Non qui, non con denti che stridono in sottofondo. Non adesso. Anche se poi rido, lo faccio nella ripresa di un fiato prima che le tue labbra siano mie di nuovo. Voglio che anche tu sappia baciarmi piano, lento, che assecondi un mio movimento, che non è un addio, non è uno staccarsi, Non riesco se chiudo gli occhi, se ti sento sotto la pelle, se anche la mia mano libera scava lungo i fianchi, li tiene saldi a me. Che se io sono su qualcosa, tu sei su di me. Anche danzando, anche da fermi, che fermo non ci so stare mai.
    E non so smettere questa carezza che ti prende piano il viso, che scivola lenta lungo lo zigomo, poi di nuovo il collo, la spalla, preme la scapola con il pollice, la percorre da sotto il colletto decorato.
    ".." si che resto un po', ma qui, qui in un bacio che voglio duri tutto il tempo che hai. Che anche se siamo appartati, ora, in un incastro di drappi, non voglio farlo qui. E te lo sussurro, in un sorriso che ti bacia più lentamente di prima, senza fretta come a dirti che adesso non ne devi avere. E lo so che io faccio paura, che io scappo e forse lo rifarò, che tu non conosci i miei demoni, il mi bagaglio, il mio tutto strappato dal petto. Ma lo fai muovere lo stesso, e di questo non so come ringraziarti. Del fatto che nonostante tutto, vederti mi faccia sentire stranamente estatico. "..però devi dirmi come ti ritrovo.." un altro sussurro, che prendo adesso fermandoti un secondo, giusto il tempo di guardarti negli occhi. Dammi un punto, Oswald.

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    edric çevik
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    Sei fuoco come il tuo elemento. Fuoco come il sole che è il tuo simbolo. E tu lo ricordi, nelle metafore a cui viene associato. Che sei luminoso, sei bello e questo è un dato di fatto, qualcosa di cui non puoi nemmeno vergognarti. Non quando ti fanno i complimenti, non quando ti accettano nonostante la gamba. Che il tuo sorriso batte qualsiasi storpiatura. Il tuo sorriso è davvero la cosa più bella che indossi. E non è tanto per i denti drittissimi, perfetti, quanto per il modo che hai di piegare il volto ad esso. Come se si stesse inchinando al cospetto di un'emozione forte, potentissima. E ciò che provi adesso è incommensurabile. Meraviglioso, divino, quasi forte abbastanza da cacciar via l'apprensione che nutri per Caleb. Che non te ne stai andando con l'intento di lasciarlo lì. Tu sai bene che, Edric o meno, se lui chiamerà tu scatterai in sua direzione. Pronto, preparatissimo.
    Ma sei fuoco adesso ed ardi così intensamente da aver le guance pronte ad arrossarsi al suo tocco. Che lui ti sfiora, lui ti cerca e lo fa forse prima che possa farlo tu. Come se questa volta volesse davvero conoscerti, esplorarti a fondo, in ogni centimetro del tuo viso, in ogni tua ruga d'espressione. E tu lo lasci fare, anche se magari, insomma, dovresti star attento. Lo lasci fare che non vorresti nient'altro adesso se non le sue mani lì.se non il suo fiato ad un centimetro dal tuo.
    ''Aspettando.''
    Gli sibili riprendendo la danza dell'ultima volta, anche se adesso sembra più qualcosa di sporco, di sensuale. Che più che ballarci contro te lo stringi addosso affinché possa strusciarti contro di te. Sentirti bene, indistintamente, tanto da portar con sé il ricordo del tuo corpo, del tuo odore.
    E lo baci, ed alterni i respiri alle parole.
    ''Ti ritroverò io.''
    Come una promessa che dilata i tempi. Come un modo che hai di tenerlo sulle spine, di renderti desiderabile, meraviglioso. Ma è anche verità: Perché tu non smetterai mai di cercarlo, di appendere volantini per lui, di pensarlo, così, com'è adesso. Bello, meraviglioso e finalmente stretto tra le tue braccia.
    ''Ti piacciono le promesse?''
    Gli chiedi sorridendo ancora, questa volta in un modo del tutto diverso, che ti affina gli occhi rendendoli simili a quelli di un gatto. Che ti allarga le narici e lo fa quasi donando ironia alle tue parole.

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    Sei raggiante, Oswald. E spero in parte che sia opera mia, come mi auguro sia solo un momento, qualcosa che davvero non saprai legare a me e che non sia io a tenerne i fili. Ma tu sei uno che sorride anche senza bisogno di altri a tirare quelle corde e raddrizzare le labbra, muoverle in su. E lo so che ho detto che mi è mancata la tua voce, magari non a te, ma mi è mancato anche questo. Era così che dovevo baciarti in quel tunnel. Era così che dovevo spingermi contro di te. Di più, a tenerti stretto per la schiena, incastrando entrambe le mani, ora lungo la colonna. Che ti respiro contro le labbra, te le mordo più piano, come se fossero solo carezze quelle che so dare, che non riesco mai ad essere aggressivo, eccessivo, impetuoso. Non se posso far si di trovare qualcuno che lo sia per me. Che accenda il mio fuoco e tu, tu sei la sua incarnazione perfetta. Lo sei stasera, che le luci ti fanno da sfondo quando per poco si spostano i tendoni e ti raggiungono. Si alternano tra me e te, lasciandoci in un dialogo che rallenta i toni, i baci, ma non i respiri. E non i battiti. Cazzo, non i battiti. Che me li sento lungo il collo, in gola, poi tra le labbra, che schiudo a fatica per prendere fiato quando spezzi tutto in altri sorrisi. Ti voglio tenere stretto ancora un pochino, non sono stanco del tuo odore, non so fare diversamente dal far scivolare il mio naso contro il tuo, se poi tu parli, ed io - anche se per poche parole - ti ascolto. Lo faccio guancia a guancia, come se sapessi fare le fusa, come se fossi un gatto. "Mi sembra giusto..." Rido.
    Sembra solo che io me lo meriti. Che così almeno hai la possibilità di ricordarti che non vale la pena, di trovare nel tempo che avrai per trovarmi, qualcuno che in qualche modo abbia valenza maggiore. Non me, Oswald. Non io.
    E ti ricambio, ancora, come se non potessi fare altro, non volessi fare altro che tenere gli occhi chiusi e respirarti, solo questo. Non chiedo di più e non chiedo di meno. Che sei reale, lo sei tanto che quando stringo le dita continuo a trovarti contro di me, ad accendere punti che tengo sopiti a forza, perché mi togli il senso di equilibrio che mi guida, e cazzo.. vorrei davvero poter dare tutto anche adesso, anche in dieci minuti, perché se funzioniamo così, chissà quando ci rivedremo.
    Le promesse mi spaventano, Oswald. E' forse per questa ragione, che dopo l'ennesimo bacio, torno a guardarti. Non vorrei vedessi già qualcosa, come il modo in cui le promesse mi abbiano spezzato, perfino quelle che a Chrys non ho potuto pronunciare. Ma è-.. dio, i tuoi occhi. I tuoi occhi mi cancellano anche questo, adesso, che finisco per annuire come un idiota. Mi ricordo solo, tra i suoni dei tamburi alle nostre spalle, che una cosa devo dirtela, o non crederai mai che ti ho pensato davvero. "Però.." una sola condizione, piccola, una clausola. ".. cerca di trovarmi prima del due di maggio" te lo sigillo in una carezza che si sposta dalla tua schiena, alle tue labbra, come se potessi catturare un sorriso tra le dita. Magari l'ultimo sorriso resta il mio.

    Ci sono cose che non so e che non sai spiegarmi. Ma dici che il silenzio a volte limita gli sbagli. Ma tanto tu lo sai che tenendomi piu stretto. Puoi riuscire a sentire le cose che non ti ho mai detto ━━━━━

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