For a moment I forget

Edric/Oswald | Paradise Theater | 2 Maggio | Contenuti sensibili

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    Dovresti smetterla, Oswald, di lasciarmi senza parole in questo modo. Che no, io non mi aspettavo di vederti qui. A dirla tutta ho tenuto il posto vuoto, quando mi sono seduto. Ho guardato ogni tanto l'ingresso, un po' con la speranza che saresti venuto fuori da qualche parte, che ti saresti incamminato fin qui, fino dove ci sono io.
    Io che, lo so, ci ho pensato più volte anche se era sicuro che sarei venuto. Ci ho pensato per darmi almeno la possibilità di dirmi che non è stato così semplice. Semplice come alzarmi, avvisare Yaacov che non ci sarei stato per qualche ora, anche durante il suo momento. Semplice come ritrovare una camicia tra gli indumenti che lasciano in Chiesa, tra quei vestiti che - per un motivo e l'altro - non appartengono più a nessuno. Che io, Os, resto un nessuno che si sta facendo troppa strada in te. Per questo quando poi non ti ho visto, quando poi le luci si sono spente, il vociare assopito ed il faro si è acceso sul palco, io ho ripreso a respirare. Mi sono giustificato quel piccolo vuoto in petto. In fondo, era tuo diritto starmi più distante, e magari quello fuori dalla Chiesa era giusto un addio. Uno carino, uno che sicuramente ricorderò. Con amarezza, magari, ma dopo lo so che quando tornerò a casa mia, nel mio tempo, non potrò mai vederlo come qualcosa di sbagliato.
    Ma tu. Tu sei stato veramente più furbo di me stavolta, che è bastato uno sguardo per trovarmi, ed allora incatenarmi qui. Alla poltroncina, anche se mi sono sporto lungo il bancone, anche se poi ci ho ripiegato i polsi, e ti ho visto così, preso, assorto. Sul palco. Un protagonista diverso da quanto avrei atteso. Niente fuoco, se non negli occhi. Che te li ho visti poco, da qui, ma cazzo se li ho visti.
    E quindi eccomi, se volevi la mia più totale attenzione, l'hai avuta. Ce l'hai quando agli applausi loro si aggiungono i miei, quando questa storia mi prende in punti che non pensavo facessero ancora così male. Un male profondo, Oswald, uno che non sai e non puoi conoscere. E spero, in cuor mio, che non ti arrivi mai niente di simile, per quanto tu sia un Orfeo credibile. Perché nella mia storia, lo sono stato io.
    Non mi sono reso conto del mio sorriso, di come una lacrima lo bagnasse già dal primo incontro con Euridice. Forse.. non lo so, è stupido, non lo dirò mai a voce alta. Non se posso trarre un respiro premendomi allo schienale, di nuovo, mentre ancora applaudono il sipario chiuso. Siete in pausa, ed io sono.. sono solo meravigliato, penso. Che mi trovo a ridere piano nello sfiorare il libretto.
    Così proprio non mi aiuti a dimenticarti, Oswald. Non va bene.. anche se il mio cuore si rianima con te.

    Ci sono cose che non so e che non sai spiegarmi. Ma dici che il silenzio a volte limita gli sbagli. Ma tanto tu lo sai che tenendomi piu stretto. Puoi riuscire a sentire le cose che non ti ho mai detto ━━━━━

    edric çevik
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    Non diresti che sei riuscito a dimenticarti di Edric. Del modo quasi triste con il quale ha accettato che tu non fossi presente questa sera. Non diresti, non proprio, ecco, di sentirti sicuro, a tuo agio, prontissimo per la serata. Che si tratta davvero della prima tra un pubblico del genere. Ed altri ti direbbero che, insomma, non c'è nulla di cui preoccuparsi, specie se da piccolo sei abituato ad esibirti nei tuoi spettacoli di fuoco dinanzi ad una platea altrettanto grande. Ma questo non ti conforta, non ti aiuta a sciogliere totalmente i muscoli. Non aiuta nemmeno star lì a scioglierli forzatamente. Agitandoli, saltellando sul posto tra i sorrisi divertiti di Angelica, che ti guarda e le vien da ridere nel vederti così.
    Che lei è abituata, certo, è la prima attrice. Angelica è Euridice da prima che tu facessi il provino per divenire il sostituto dell'attore principale. Da prima che tu fossi Orfeo. E lo sarà fino a che la compagnia continuerà ad esibirsi. E tu hai una paura così folle che le guance le hai rosse già prima di immedesimarti nel personaggio.
    Che poi, forse, non ti serve nemmeno molto per riuscirci: Tu sei Orfeo. Lo sei totalmente e probabilmente è proprio questo a spaventarti più del resto.
    Perché Edric non lo hai dimenticato e tu sai, sai benissimo, che appena arriverà il tuo turno finirai per cercarlo tra la folla. Disperatamente, quasi, così come Orfeo cerca la sua bella Euridice.
    Ma sei bravo, nonostante tu possa pensare il contrario. Lo sei così tanto che Angelica con te sa recitare benissimo. Si sente in sintonia, tanto che agli occhi del pubblico sembrate davvero due amanti persino nella vita reale. Lei ti ama e tu la ami di rimando, divenendo totalmente il tuo personaggio. Così tanto, sì, che il primo tempo passa come se non pesasse affatto.
    Qualcuno tra il pubblico vi applaude, poi a lui si unisce tutto un coro di mani, di dita schioppettanti. Ed i tuoi occhi si inumidiscono, lo fanno per gentilezza, perché sei davvero commosso e perché, lo senti sì, il modo in cui Edric deve averti guardato per tutto lo spettacolo.
    Tanto che dalle quinte gli rivolgi un sorriso. Uno di quelli che sanno tremarti sul viso e che sono solo figli dell'insicurezza. Che tu, sorridendogli così, non stai facendo altro che chiedergli conferma del tuo operato. Se gli è piaciuto, se sei bravo quanto basta per meritare il suo tempo. Perché tu ti senti commosso, certo. Così commosso da non sapere essere imparziale.
    Poi però ti fai coraggio: D'altro canto oggi è la giornata della forza, della sfrontatezza. E salutando Angelica ti fai largo tra le gallerie. Su, in piccionaia, dove Edric ti ha osservato per tutto il tempo.
    Ed il cuore senti morirti in petto ad ogni gradino. Che più ti avvicini a lui e più rallenti. Più ti sembra di percepirlo, più ti sembra di avere il cuore in gola.
    E Caleb, sì, Caleb sarebbe fiero di te se se la fosse sentita di venire. Ti manca non saperlo lì, seduto accanto a Leroy e a Froy. Che per te ci sono, certo. Che non hanno alcuna intenzione di perdersi la tua figuraccia.
    ''E ormai non erano lontani dalla superficie della terra, quando, nel timore che lei non lo seguisse, ansioso di guardarla, l’innamorato Orfeo si volse: sùbito lei svanì nell’Averno.''
    Così scrisse Ovidio in Metamorfosi. Così, adesso, ti sembra di aver perduto Edric le altre volte. Guardandolo con la paura di perderlo di nuovo.
    ''Allora sei venuto davvero.''
    Come se non ci avessi sperato.

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    Allora dev'essere la sera delle sorprese, degli imprevisti, del modo che hai di non darmi tregua. Di non permettermi neanche un secondo di uscire da questa bolla che sento, da questo continuo battere in petto. Come se qualcuno mi stesse gridando da dentro, mi stesse implorando di starti molto, molto distante. Ed al contempo, mi spingesse ad inciampare ovunque pur di trovarti prima che sia Ade a portare te all'Inferno. Ma forse quel Dio sono io, io che ti trascino giù per dei tunnel che non ha fine, in cui forse prima o poi dovrai vagare da solo e non voglio, non voglio mai che questo accada.
    Ma tu, Oswald, maledizione, mi lasci immobile qui, neanche il tempo di ripensare a quello che ho visto, che apri la porta e.. e niente io non, non so cosa dire. Sorrido, non riesco ad impedirmi di mostrare i denti in un primo istante, prima di richiudere le labbra e lasciare sia solo una linea sottile curvata all'insù ad accogliere le tue parole. Non lo so perché mi tremi piano una mano, perché ci sia questo vuoto inesorabile in gola, che mi risucchia le parole.
    Tanto che allargo piano le braccia e davvero, forse sembro solo un'idiota se ti guardo e resto in silenzio, mi beo della tua fatica, del modo in cui mi hai reso impossibile essere oggettivo, guardarti e non pensare che eri tu, oltre che un bravo Orfeo. Molto, molto bravo.
    E mi alzo, lentamente in piedi, che non lo faccio ancora un passo verso di te, ma solo perché non lo so, forse non hai tempo, forse non voglio che tu ti deconcentri perché hai ancora un'ora di spettacolo. Ma sei qui, alla fine per uno scherzo del fato di cui eri a conoscenza, tu sei qui. "E.. e tu avevi indubbiamente un impegno per stasera" che si fa largo in una risata pura, una che scateni solo tu. Allora dai, che un passo avanti potrei anche farlo. In fondo, sto davvero peggiorando le cose?
    Mi piace solo dirmi che non hai mentito, hai solo omesso e, Oswald, a me non devi niente, dovresti saperlo. Io magari dovrei dirlo, invece faccio un altro passo ancora. "Temo di non aver portato fiori..." lascio in sospeso, che so che è usanza, che qualcuno li ha portati. Che tu per tutto lo spettacolo ne reggerai uno in mano. "Io non-.." un respiro, e basta, non me ne servono davvero tanti, chiedo di poterne prendere uno senza che i miei occhi brillino in questo modo. Che allargo le braccia, alzo le spalle e non lo so, non me lo aspettavo e basta. Cazzo..

    Ci sono cose che non so e che non sai spiegarmi. Ma dici che il silenzio a volte limita gli sbagli. Ma tanto tu lo sai che tenendomi piu stretto. Puoi riuscire a sentire le cose che non ti ho mai detto ━━━━━

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    Hai il cuore che martella in petto in una sorta di nevrosi ossessiva. Che si sveglia e riprende i suoi ritmi solo quando la voce di Edric o di Caleb finisce per accarezzarti i pensieri. Che lui si agita, si dimena come un cane che ha aspettato per anni il rientro del suo padrone. Come Argo per Ulisse, che morì di commozione e tenerezza. E la tua mancanza di fiato, adesso, forse è figlia della morte. Di quel morire un po' che sa farti inumidire gli occhi e sorridere, stupidamente, quando Edric parla e nel farlo il suo corpo accompagna le sue parole. Che gesticola molto, a volte, come si pensa che facciano gli italiani. E quando lo fa tu ridi. Ma in realtà ogni cosa, anche il dettaglio più stupido, probabilmente, ti fa sorridere. Ma perché per natura sei portato a scoprire i denti. A non preoccuparti di come le labbra tendando a screpolarsi quando le tiri troppo. Le tue rughe, quelle che hai d'espressione, sono i dettagli più belli che io abbia mai visto. Ti rendono sì, così vero, ma anche sincero, prezioso, quasi.
    Perché sei un fiore delicato, tu, come quelli di cui lo hai visto prendersi cura. Tanto che vorresti facesse così anche con te. Che ti tenesse stabile per il gambo, che ti potasse via le spine, le foglie gialle, quelle morte. Ma non glielo chiedi, certo. Non ora che la tua espressione non è altro che un miscuglio di emozioni forti, per nulla contrastanti tra di loro.
    Tu sei gioia, speranza, quella che si ritira su dal dolore, quella che vorresti fosse parte dei sentimenti che ora animano Caleb. Che ci sia più speranza nella sua vita. Una gioia convincente, a volte. La convinzione di essere al sicuro perché no, tu non lo abbandonerai mai.
    Ma ora non sei lì con lui e questo dovrebbe rattristarti. Magari un po' lo fa, certo, ma non quanto basta per mandarti via.
    ''Già, non dire niente.''
    Che ti viene da ridere e magari un risatina ti scappa, ma ci porti su una mano. Ti copri il viso per un istante, giusto per tamponarlo dal sudore che ti tira via un po' di cera.
    ''Mi fa ridere come con te le coincidenze...esistano.''
    Una scrollata di spalle, come se con questo volessi dirgli che a tante cose non hai mai creduto, ma che con lui, insomma, stai cominciando a ricrederti su molte di esse.
    ''Sono contento che tu abbia assecondato il destino...o quel che è.''
    Che ti fai vicino quanto basta per buttar giù un occhio fin sotto al palco e le quinte.
    ''Spero di non essere così malvagio.''
    Torni a guardare lui, sempre sorridente, sempre ad una distanza ragionevole.
    ''D'altronde sostituisco solo l'attore principale.''
    Spallucce, sì, quasi di rassegnazione.

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    Hai ragione, non dovrei dire niente. Storco solo le labbra, ma perché, tra un morso e l'altro, non siano sempre così fastidiosamente curvate all'insù. Che gli angoli si alzano sempre quando ti vedo, e più lo faccio, pi ù le coincidenze di cui parli, mi tirano giù. Nel mio abisso, in quel buco sotto il vostro palco. Che io sono stato Orfeo tanto a lungo da essere diventato Euridice. E lo so, che ti volterai Oswald, lo farai perché è la natura umana. Perché l'ho fatto io quella volta e, adesso.. niente potrà impedirmi di pensare che sono nel mio inferno. In una realtà che si ripete in continuazione, che è bella, all'inizio lo è sempre, per tutti. All'inizio esistono questi sorrisi, dolci, gentili, che non so toglierti e dopo... dopo io sbaglio, lo faccio continuamente.
    Quindi vai via, Oswald. Prendi il mio non aver parole per la cosa peggiore che posso dirti, e incastraci un senso che ti stacchi da me. E, tuttavia, resta.. ti prego. Dammi ancora la parvenza di qualcosa di buono, per un po', che costringo le mie mani a restare in tasca, anche se seguo i tuoi spostamenti, mi sporgo un po' ache io per vedere dove guardi tu, ritrovarti in quel punto più distante.
    "Forse non sono coincidenze da rincorrere..." insisto, piano, anche se il mio sorriso non sa spezzarsi, anche se tiro fuori il fazzoletto di stoffa, che pensavo fosse un bel decoro qui, e lo allungo piano verso di te. Solo per tirar via una goccia che ha portato con sé anche un rivolo di trucco. "... ma ormai non mi prefiggo più niente nella vita." Che, quello che arriva, arriva no? E se lo fa è perché rientra nei piani intricati del mio Dio, e di questo tempo che sto sfidando remando controcorrente. Io che risalgo il fiume per te, senza neanche saperlo. Che appari quando più mi sforzo di dimenticarti. "Sembra che io sia destinato a non... poterne fare a meno" di ritrovarti, seguire il destino, assecondare anche quelle trappole che componiamo a vicenda, a volte consapevoli, a volte no.
    E non te lo dico subito quanto io ne sia felice, ora, che ritiro solo la mano che lascio cadere al fianco. Stai bene, così, sai? Così pronto a tornare in scena anche se spero che questi minuti che hai passino così lenti da non darmi modo di fare niente che non sia respirarti per ore.
    E' che poi per me è.. non lo so, automatico, penso, accarezzarti il fianco quando ti fai vicino, che tu guardi giù, ma io guardo te. "Non lo sei affatto, sei molto.. credibile" che non mi sento più giuste altre parole che non siano. Sorrido, piano, che so è la mia a trasformarsi in una risata. "Quindi il fato ci è proprio andato giù pesante con noi oggi, eh?" appena più vicino, solo per trattenere il destino, solo perché sono come mio fratello, non so non essere... fisico. "Ne sono felice"

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    Il palco, a prescindere dalla tua bravura, per te è tutto. Lo è perché Margit la prima cosa che fece fu mettere te e Leroy sotto i riflettori del circo e perché ha creduto fermamente formativo lasciarvi scorrazzare lì, tra gli artisti che in suo marito avevano riposto ogni fiducia. Per questo forse, a differenza di tutti gli altri, tu non sai guardare vostro padre con lo sguardo di chi gli giudicherebbe ogni cosa, seppur molte delle sue scelte sanno essere opinabili. Lo sono totalmente, in realtà.
    Ma oggi forse importa meno degli altri giorni. Succede solo perché sai come distrarti e perché se c'è una cosa a cui pensare è sicuramente l'umore di Caleb, non il resto della tua vita. Senti di non aver modo di rimuginare sulla tua. Che va bene così, a modo suo. Adesso va bene perché a donarle ulteriore colore ci pensa lui.
    ''Dovremmo prendere quello che la vita ci offre, immagino.''
    Ma non suona come un consiglio appassionato. Né come un modo per dirgli di non lasciarti andare via. Ci metti troppa innocenza, tu, in ciò che dici. Come se volessi osare ma allo stesso tempo non ne fossi capace. Che forse non sei sensuale, non sai catturare l'attenzione delle persone.
    Ma lui ti sfiora e tu non sai non voltarti per ricercare il suo sguardo oltre le dita ed il braccio. Che gli sorridi quando lo fa. Quando lasciando scorrere gli occhi ti soffermi su ogni dettaglio di quella stretta. E sei raggiante, triste, quasi, nel dover tornare sul palco.
    ''Resterai dopo lo spettacolo?''
    Che ti viene spontaneo farti vicino quanto basta per sfiorare, di nuovo, quasi per caso, la punta del naso contro la sua.
    ''Giusto per vedere se ci è davvero andato pesante o no...insomma.''
    Deglutisci, sì. Che non hai mai troppo coraggio di buttarti così. Non con chi ti piace, non con chi non è Caleb. Perché lui sei convinto che saprebbe prenderti diversamente. Mal che vada, la butterebbe sul ridere, ad esempio.
    ''E...e per stare un po' insieme, se vuoi.''
    Alzi lo sguardo nel suo, che ne ricerchi quasi disperato un contatto, una conferma di non star confondendo ogni cosa.

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    E sarà sempre colpa mia, Oswald, lo so. Ma adesso, se tu adesso mi chiedessi di smettere, io non saprei come fare. Non lo so. Non voglio, non se posso ancora godermi il tuo profilo, il modo in cui guardi a ciò che fai con passione, o almeno lo vedo io. Che forse ho anche bisogno di allungare questa mano, di stringerti un fianco, di dirti che sono qui anche se non per molto. Ecco se non fossi così egoista, ora te lo direi che no, non ti conviene chiedermi di aspettarti.
    Perché lo farò oggi, ma non domani. Perché non ti potrei chiedere di fare lo stesso, perché non esisto in questo mondo, non come immagini tu e chiunque attorno a noi. Chiunque non venga da dove vengo io. Dio, Oswald.
    Com'è che invece mi porti a sorriderti? A trattenere il fiato se ti avvicini, a respirarti piano la stessa aria. Lo stesso modo di muovere lo sterno sincronizzato. E lo so che sbaglio, lo faccio da quando ho messo piede in questo universo capovolto, confuso, problematico. Sbaglio perché è così che vivo e tu non meriti che ti faccia questo, che mi avvicini quando poi potresti benissimo passare il tempo con chi resterà.
    E' solo questo, mi dico, che frena un momento in cui chiudo gli occhi, in cui mi chiedo se puoi vedere il mio bivio e spero che tu davvero non possa.
    Che invece ciò che mi lascio addosso resta un sorriso, che ancora blocca in gola la sorpresa di prima. Io, io non posso baciarti Oswald, non posso distrarti, non posso avanzare una pretesa se hai ancora un intero atto per voltarti e guardare Euridice nel momento più sbagliato.
    Dovrei dirti che so bene cosa si prova a vedere la felicitò, a tenerla stretta in mano, e poi a non fidarsi di averla raggiunta e fare così istintivamente la mossa che la distrugge. Lo so, ma non te lo dico.
    Resterò?
    Mi scosto solo per vederti meglio, non dovrei fare neanche questo. Dovrei dirti di si e poi andarmene, farmi un po' odiare, quanto basta a dirmi che sono passeggero, me ne vado assieme al vento del nord. Non esisto, non posso esistere per nessuno, se non per Alice. Capisci?
    "Si.." mi esce che è un soffio, leggero nel muovermi piano per allontanare il mio volto dal tuo. ".. non possiamo mancare quest'occasione.." quasi fosse un favore che facciamo al destino, non a noi stessi. Mi sei mancato...
    "Dove.. ehm.. dove dovrei...?" che non lo so, non so dove ti aspetto. Se qui, dietro le quinte o.. "Immagino che laggiù ci sia spazio solo per un'Euridice alla volta.." e dovrei smettere di lasciarmi andare così, anche se mantengo un sorriso che divoro piano."Due angeli sono troppi" sorrido, ancora, piano, che non c'è mai un giudizio qui da me. Non per te, Os.

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    Ma il tempo sta scadendo e per quanto tu continueresti a parlar con lui persino del tempo previsto la prossima settimana a New York, sai di non poter tardare troppo. Di non poter fare attendere gli spettatori né i tuoi colleghi. Non Euridice, ad esempio, anche se ora ti viene da fondere il suo nome a quello di Edric. Sorridi di nuovo.
    ''Tu aspettami solo qui...''
    Perché dal tetto del teatro si vedono le stelle migliori, quelle che magari non sono riuscite a brillare qui sotto. E tu vuoi portarcelo. Se resterà qui, allora meriterà davvero una birra fredda da bere tra le antenne e le impalcature in cemento.
    Ma fare un passo all'indietro è difficile. Lo è perché Edric è così bello da meritare una serie infinita di ultimi sguardi.
    ''Che io vengo a prenderti...''
    Come Orfeo ha provato con Euridice. Saltellando all'indietro, solo per un ultimo sguardo, un ultimo soriso prima di scendere di nuovo tra la gente. Dove le luci ti baciano ed alcuni sembrano convinti di riuscirci a vedere del verde nei tuoi occhi. Un barlume di tensione carico d'amore. Amore per quel che stai facendo. Per Euridice, che Orfeo sai sentirtici per tutto ciò che concerne il romanticismo. Tanto che per quel che resta dello spettacolo non fai altro che disperarti ed innamorarti di nuovo. Volgendo la coda dell'occhio verso la sua galleria. Che anche se sotto le luci non riesci a vederlo senti che comunque è lì. Sarà lì anche quando canterai ed il tuo volto si arrossirà di vergogna perché davanti tanta gente non hai mai cantato. E non credi di essere bravo, affatto. Nemmeno quando ricordi che, se il regista ha scelto te, anche se come secondo attore, forse tanto schifo non hai fatto. Ma cantare è qualcosa che non è mai stato propriamente nelle tue corde. Tanto che ti viene istintivo, quasi, portarti una mano al diaframma come faceva Caleb per aiutarti. Che lo immagini lì vicino, o tra la folla, comunque, a ricordarti che non sei così male. E non c'è gioia, qui, di cui tu possa cantare senza sentire le lacrime pizzicarti gli occhi. Perché la tua Euridice, Orfeo, ti implora di lasciarla andare. E tu lo fai, certo. In ginocchio, disperato ma cosciente, che tra lacrime vere lasci intravedere un sorriso.
    E le dici addio anche se non ti penti del viaggio. Perché tu, Oswald, forse come Orfeo, torneresti sempre all'inferno per cercarla, anche se poi finirai per pronunciare un addio prima che possa farlo lei.

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    E lasciarti andare, lasciar scivolare le mie mani via da te è come darmi la possibilità di cambiare idea. Di rinsavire anche se so perdermi nel modo in cui ti fai indietro, con la promessa lampante che risalirai le scale appena avrai finito, appena l'euforia scemerà. E lo so perché io ho fatto ognuno dei tuoi errori. Lo so perché il mio maledetto cuore ci spera un po' Un po' troppo, ad essere onesti. Ma so ancora dirmi che sono solo coincidenze che non possiamo farci scappare. Coincidenze che non esistono...
    Che io non so prometterti che resto, perché non so prometterti che sarò ancora quello che hai visto quando sei andato via. Eppure annuisco, che l'avrei voluta comunque passare con te questa serata e tu.. tu almeno meriti un addio come si deve, immagino.
    Dovrei dirti addio, lo sai? Non dovrei restare qui, in piedi perché non riesco a sedermi. In piedi a guardare dalla balconata come se fossi al cancello, fermo, immobile ed incapace di fare un solo passo. Che è un attimo, il tempo mi passa nella testa veloce. Un battito di ciglia e stavi correndo via, ma il battito dopo sei lì ad implorare Ade di dartela indietro. Dio che male fa.
    Fa male quando per Ma Chère ho provato lo stesso, ho implorato il dio oscuro perché lo liberasse da una prigionia indegna. Che nessuno dei due meritava quello che gli era successo. Oh, Chrys, neanche lo immagini quanto cazzo mi manchi.
    Ma adesso guardo te, Oswald, e per un po' non ti vedo. Vedo me, mi vedo in ginocchio con quelle sbarre a dividermi da una persona che tu.. tu non conoscerai mai. E più ci penso, più vorrei scendere, ripercorrere le scale al contrario e fare il codardo. L'uomo di merda, quello che negli altri odio, quello che scappa. Io-.. io non l'ho mai fatto, che del coniglio non ho la nomea in quel senso. Non me la do a gambe anche se.. se sarebbe giusto per te, ed il gesto meno egoistico della serata.
    E invece resto, a tirar via lacrime che si incastrano al punto che il finale, io, non lo guardo. Non lo so sopportare e non voglio tu lo capisca. Vorrei solo che, guardando su, alla fine, tra gli applausi tu non mi vedessi. E so che è stupido, ma non puoi non lasciare che una sorpresa sia la mia, oltre che la tua.
    Ed è stata gentile, quella donna che mi ha lasciato rubare un fiore dal mazzo dedicato ad Euridice. E' molto semplice, si, ma è carino e non lo so, ha quel punto di verde che per un attimo mi ha.. cazzo, io a te ci penso troppo. Oswald.
    Eppure le scale le ho scese, eppure mi sono fatto indicare l'uscita degli attori, quella porta che in un modo o nell'altro devi aprire, che sia per salire le scale ed assicurarti che io sia andato via, o che sia per andartene, deluso da me.
    Però io sono qui, con questo stupido fiorellino in mano e l'espressione di chi è appena stato investito da un treno, per questo respiro cercando il mio centro, ricordandomi che la mia tragedia è distante da me.. da noi. Anche se sono Orfeo, e sono Euridice e non sono una persona con cui dovresti vederti così..
    Però esci, ok? Che io un po' tremo qui da solo. "Ehi.." mi dico solo che anche stasera mi è concesso sorridere.

    Ci sono cose che non so e che non sai spiegarmi. Ma dici che il silenzio a volte limita gli sbagli. Ma tanto tu lo sai che tenendomi piu stretto. Puoi riuscire a sentire le cose che non ti ho mai detto ━━━━━

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    Ti sei dato giusto il tempo di asciugarti le lacrime, ma perché a te storie del genere non fanno altro che spingerti al piano. Come uno sciocco il quale credi di essere, hai singhiozzato più tu che Elise che interpreta Euridice. E lei è una di quelle dolci, tanto che dietro le quinte, quando il sipario è ormai chiuso e gli altri colleghi già si stanno cambiando, ti salta al collo. E tu la sua stretta la ricambi senza pensarci troppo. Tu sei l'uomo degli abbracci. Allora te la sollevi sui piedi perché è piccolina e la culli, sì, mantenendola ben salda a te. Che ti senti vuoto adesso, come se vi foste davvero persi di vista. Come se questa sera fosse davvero l'ultima. Quella a cui dire addio ad ognuno di loro. E vi scambiate giusto due parole, un'interazione che ti senti di dover interrompere quanto prima. Magari con maleducazione seppur speri nel contrario. Che Edric ti sta aspettando. Lo speri così come Orfeo ha sperato di poter rivedere Euridice almeno per un'ultima volta. Tanto che nemmeno ti cambi dei costumi di scena. No, tu hai fretta. Così tanta che ti limiti a passarti una mano in viso, tanto da mischiare lacrime a fondotinta. Tanto da rendere i tuoi occhi forse più rossi del solito.
    E la porta, per salir le scale ed andare da lui, la apri così veloce che quasi gliela dai contro.
    ''Oddio! Oddio scusami!''
    Ti getti subito in avanti, mani sulle spalle, come per controllare che stia bene. Poi, nella frenesia, il fiorellino che tiene stretto tra le mani lo noti e nel posarci gli occhi, sì, sorridi di nuovo.
    ''Per me? Dimmi che Mildred non ti ha chiesto cinque dollari. Altrimenti ti ha fregato.''
    Ma lo dici che non sai cambiare espressione. Ormai hai questa faccia perennemente paralizzata con lui. Non esistono altre espressioni, forse. Non con lui, nemmeno quando finisce per deluderti.
    Ma non sai ragionare ora. Mettere insieme delle riflessioni che non siano a loro modo influenzate dall'euforia e dall'adrenalina ancora alle stelle. Tanto che quel fiore lo prendi e te lo appunti al taschino della salopette.
    ''Grazie...''
    Gli vorresti dire ''grazie per essere restato'', ma ti limiti per non sembrare troppo perso di lui. Ma gli afferri la mano, di slancio, tanto che appena sancisci il contatto prendi a correre per le scale affianco a quelle che ha sceso lui. Trascinandotelo dietro, come fossi un ragazzino innamorato, sino allo spalancare di una porta antincendio che da sul tetto dell'edificio.
    ''Scusa se... se non sono il massimo.''
    Se ancora non ti sei struccato né cambiato.

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    Resto in piedi quando per poco non rischiamo di cadere entrambi e non so, credo mi esploda un po' il cuore adesso. Nel vederti di fretta, di corsa, forse per me, forse per capire perché non fossi lì quando hai rialzato lo sguardo e.. e rido, alla fine. "Tutto bene.." ti confermo, piano anche se lo vedi da te. A parte questi occhi più cupi di prima, che si illuminano lo stesso. Lo fanno per un'abitudine che avevo perso negli anni, quando trovare pace è stato quasi impossibile.
    Io non lo so come tu ci riesca, ma calamiti la mia attenzione al punto che non voglio ripensarci, che voglio uno stacco dal Purificatore e dal Cantamorte. Anche se sono entrambi, anche se un voto non si infrange attraverso le dimensioni. O solo perché tu...
    Ti lascio prendere il fiore, come se fosse facile sfilarmelo tra le dita. Vorrei dire che non è niente, è solo un fiore per non fare la figura di arriva a mani vuote, ma mentirei. A me, prima che a te. Mentirei perché qualcosa di importante arriva anche quando non lo voglio. Arriva nel fremito che mi prende quando ti sto ancora guardando e non seguo troppo ciò che dici. Scusami. Però Mildred ho capito chi è, ed allora mi tengo un sorriso appena più enigmatico, qualcosa che sia credibile anche se no, non sono per niente un bravo attore io.
    "Ha solo.. detto qualcosa su un tè da lei, con.. molti molti gatti."
    E la facci breve ma solo perché vorrei vederti sorridere un po' di più, che devi essere stanco oltre che provato. Lo vedo, e non importa, Oswald. Non importa se non ti senti al tuo massimo, che vorrei dirtelo già da ora ma mi trascini via.
    Io.. io una spinta così non la sento da tanto, non la volevo dopo Chrys, non la vorrei neanche ora. Seppur la assecondo, certo che la assecondo! Che tu puoi portarmi dove vuoi, che quando decido che "stasera" è l'ennesima ultima volta, allora mi va bene tutto purché si dilati il tempo assieme.
    Tanto che quando spalanchi la porta, respiro con te l'aria fresca che c'è quassù. Ne prendo a pieni polmoni, e no, non mi basta. Non sono qui per sopravvivere a stento, Oswald.
    Quindi perdonami se approfitto dell'aggancio di queste mani, se stringo le dita e ti tiro a me. Lo faccio perché è questo che volevo da prima, perché non hai fretta tu e non ne ho io. Lo faccio perché, non lo so.. mi sembra solo che il mondo sia un po' più giusto quando ti tengo con me. Vicino, tanto che posso vedere, sfiorare con le dita i punti in cui il trucco si fa salato.
    E allora no che non mi fermo, non per un primo bacio che mi faccia tornare a vivere un po'. Che mi prendo io, con calma ma con questa sicurezza che ho sempre se ti fai più vicino. Che non importa quanto tu abbia pianto, o lo abbia fatto io, io.. io ho bisogno di questo. Quindi perdonami se ti costringo a due passi indietro, contro la porta, se è così che bacio, esplorandoti piano, solo un assaggio, solo un secondo. .'..Non posso aver voglia di baciarti ogni volta che ti vedo.' Erano parole tue, no?

    Ci sono cose che non so e che non sai spiegarmi. Ma dici che il silenzio a volte limita gli sbagli. Ma tanto tu lo sai che tenendomi piu stretto. Puoi riuscire a sentire le cose che non ti ho mai detto ━━━━━

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    Edited by nocturnæ - 5/5/2022, 08:33
     
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    Quando la porta allarmata si apre senza lasciar scattar l'allarme per tutte le scale, il freddolino di questa sera di maggio ti spinge a chiudere gli occhi per respirar a pieni polmoni l'aria di una notte che sì, sarà comunque inquinata dai fumi di New York, ma che comunque sa sembrarti quasi benefica. Come se di respiri potessi liberarne solo ora. Ora che nessun altro, oltre ad Edric è lì ad osservarti. Ad aspettarsi da te qualcosa che possa in un qualche modo scombussolare i loro animi stanchi, aggravati da una vita frenetica.
    Così tiri fuori boccate d'aria nonostante la stretta di Edric non smetti di percepirla ben salda contro la tua. Che tu continui a percepirlo anche quando per un istante smetti di guardarlo. Che seppur non sappia essere negli angoli dei tuoi occhi comunque resta vigile nei tuoi ricordi. Insieme a Caleb, ormai, è lì a donarti sogni meravigliosi e terribilmente malinconici al risveglio.
    Ma il suo bacio ti costringe al risveglio. Ti prende per un istante in contropiede, non tanto perché non ne volessi nemmeno uno, quanto perché hai davvero creduto di doverci andare piano per una volta. Che volerlo baciare non equivale a poterlo fare sempre. Che certi desideri, magari, è meglio tenerseli per se. Fermi in una qualche parte del cuore e dello stomaco.
    ''Ehi...''
    Gli bisbigli sulle labbra ridendo. Riaprendo gli occhi solo quando ormai la tua schiena è ferma contro la porta metallica e le mani si accingono dietro il suo collo. Te lo tieni ben stretto a te, a ricambiare un bacio che sa essere meglio di qualsiasi fiore lui possa donarti. Perché quelle labbra, a modo proprio, ti erano davvero mancate. Il loro nauseante odore di cocco. La loro morbidezza. Ogni cosa, in effetti, di Edric, sa mancarti quando sei per conto tuo. Ma anche quando sei stretto nel letto di Caleb. Che forse senti di avere delle prerogative su di lui. Come se ci fosse una parte di te che sa già ritenersi come suo ragazzo. Anche se non siete nulla se non dei baci agli angoli della periferia. Due corpi che si cercano ma che da quella volta al pub non concludono più niente.

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    Finisco per sorriderti contro, lo faccio premendo le labbra che si incastrino ancora un po' sulle tue. Giusto per respirarci sopra. Che le tue mani, Oswald, le aspettavo come si aspetta che il sipario cali e chiuda il ritmo. Nel tuo caso, però, il modo in cui mi sfiori, come se in fondo io importassi qualcosa, non chiude proprio nulla. Accende, amplifica, un po' brucia anche se con dolcezza. Cazzo, quanto mi manca proprio quella. Che si, è vero, io chiedo agli altri di andarci pesanti con me perché questo so come gestirlo. Ma tu.. tu sei gentile, e penso che sia il motivo per cui resto qui. "Coniglietto?" No.
    Per cui ho sceso le scale ed ho lasciassi che mi dessi modo di risalirle, assieme.
    E lo ignoro, il lamento nella testa, il modo in cui un singhiozzo spezzerebbe l'aria se gli dessi modo di palesarsi. Ed io non voglio, ok? Voglio solo questo: tu, io ed il niente che ci sovrasta, ed il tutto che ci schiaccia da ogni angolo. O forse solo il modo che hai di farmi muovere i piedi verso di te e non dal lato opposto. Io - poi - solo quello dovrei fare, andare via. Che qui ognuno ha la sua vita, magari non bella, ma tira avanti. Alice che ormai è affezionata a questo Joshua. Josh, che .. che io non riesco ancora a guardare, che ancora con me non parla. Chrys, che non è mio, e quell'unica occasione che avevo con la sua versione, la mia amata versione, l'ho appesa ad un cappio. E poi Yaacov, che può vivere senza di me. E poi tu, che avrai una vita bellissima, te lo giuro, te lo leggo negli occhi quando mi guardi e trattengo il respiro. Lo so che l'avrai, nel momento esatto in cui andrò via.
    Forse per questo non voglio farlo, è come se fossi tu l'unico motivo per cui muovo ancora il mio corpo in angoli di mondo che non mi spettano. Ormai sei ovunque talmente tanto che mi basta trovarmi solo per immaginarti la tua voce chiamarmi, o neanche, perché tu non parli davvero con quella, tu parli con l'espressione che ti vedo anche se ci incrociamo per sbaglio. La stessa che scendo a baciare di nuovo, piano, all'inizio. "Ciao.." ti clono, soffio lentamente, mi spingo un po' oltre, ma senza fretta, senza pretese, che dovresti non volermi mai, lo sappiamo no? Anche se.. "Posso dire che.. speravo di vederti?" dimmi di no, cazzo Oswald, vietamelo. Vietami di farti scendere una mano lungo i fianchi, di saldare una presa che due dita la lascia scivolare oltre il tessuto, a ricercare la pelle. E, se puoi, ferma anche quella mano che ti accarezza il collo, che allunga il pollice perché si porti con sé un po' di quel trucco colato.

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    Dire che questa è la tua sera fortunata probabilmente è un eufemismo. Dire che è una notte perfetta forse sarebbe poco. A conti fatti, comunque, senti come non ci sia, in realtà, nulla da dire. Nulla da aggiungere o da dover manipolare in un qualche modo. Ti sembra irrealistico, in effetti, ritrovarti proprio qui con lui, in un incastro perfetto che non dipende affatto dalla tua volontà di rivederlo, di sentirlo respirare così forte lungo il viso come se il suo respiro fosse esattamente il tuo.
    Una fortuna che non puoi ignorare, pensi. Un'opportunità che non puoi allontanare, credere debba appartenere a qualcun altro, qualcuno che dei suoi baci non saprebbe cosa farci. Come assaporarli. Allora tutto perde valore per riacquistarne uno nuovo adesso. Tutto è al massimo della sua esaltazione, perfetto. Indiscutibile. Questa è arte.
    E te lo baci, Edric, in schiocchi di labbra dolci, che hanno fame ma portano rispetto. Che se lo assaporano, prima. Che lo accarezzano piano. Le sue labbra, il suo viso, quello che capita loro sotto mano.
    ''Sì...''
    Ridacchi piano, tenendo gli occhi chiusi come a voler immaginare un po' di questo vostro incontro. Che trattieni a te le immagini rimaste intrappolate nella retina. Ne fai tesoro, te ne cibi.
    ''Ma se vuoi ripetermelo io sono tutto orecchie.''
    Cacci fuori la lingua, lo fai trattenendola tra gli incisivi. Per gioco, sì, per fargli notare che ti diverti nel prenderlo in giro, ma che c'è comunque una parte di te che davvero vorrebbe sentirsi ripetere certe cose. Che il romanticismo non guasta mai, non con te che vorresti riempirlo di attenzioni, di carezze. Tanto che ricambi la presa sui vestiti, sui fianchi perfetti. Mai troppo muscolosi, mai scavati. Magari non importa come i suoi tu non li conosca bene. Come l'unico ricordo che hai di loro è quello che ti ha visto prenderlo dietro in quel pub squallido. Posto dove non lo riporteresti mai, non ora che credi meriti il meglio del meglio. Un impegno in più che nemmeno ti pesa. Che non guasta mai.
    ''Ho aspettato questo giorno con non sai quanta angoscia.''
    Sorridi ancora, infilando una mano su per la maglia, lungo il fianco, il petto.
    ''Volevo essere perfetto. Più per te che per gli altri spettatori.''
    Lo ammetti in un fiato che un po' ti fa barcollare. Che ti arrossa ulteriormente le gote.
    ''Posso dirti che mi piaci?''

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    E non lo so perché io tremi con te vicino. Io che poi chiudo gli occhi quando mi parli, quasi volessi divorare ogni cosa che dici, ed al contempo stamparla nella testa, cosicché non vada mai via. E dovrà farlo, invece, come dovrò farlo io prima o poi. Non ho tempo per questo, Oswald. Per te che mi dici che in qualche modo hai legato le tue emozioni di questa sera alla mia presenza. E si, è vero che alla fine io sorrido. Perché sono un egoista, e tu dovresti odiarmi. E credo lo farai, lo credo anche se non te lo dico. Lo credo in quella carezza che ti spingo contro, con il viso di nuovo tremendamente vicino al tuo. Non so come si faccia ad impedirmi di volerlo. A castrare ogni mia sensazione quando, dopo anni ad implorare Chrys di ricordarsi cos'eravamo, mi trovo qualcuno che mi vuole davvero. Anche se fisicamente, va bene, va più che bene e non so fermarmi. Non so fermare un battito, o forse due, che ti prendi. Che perdo...
    Quanto è stupido, ora, sorridere ancora? Quanto è meschino che io voglia restare in un punto che il tempo lo congeli qui, con te, con queste porta che spero non sappia aprirsi tanto presto. Che poi le mie mani ti risalgono la schiena, sollevando un po' tutto, solo per vedere fin dove arrivo a contarti le vertebre. Sai, era una cosa che facevo spesso. Lo facevo quando Chrys dormiva ancora, e allora lasciavo che ci camminassero sopra le dita, finché non si svegliava. Perché ero impaziente... di vedere quanto la corruzione me lo stesse portando via, di leggerglielo negli occhi prima che provasse a mentirmi. Prima che io potessi credere alle sue menzogne.
    Ma ci sei tu.
    Ci sei tu e non lui.
    Tu ed io sono uno stupido, Oswald. Uno che ora sussurra, come se altri potessero sentirlo.
    E ribolle ogni fremito se mi sfiori così, se mi tocchi come se avessi realmente importanza. Che resto piano a spezzar frasi, una dopo l'altra. "Non avresti dovuto averne... sei molto bravo"
    Ed è vero, non stare in apprensione per me, quasi ti prego in un tono che si scalda se ancora vorrei stare qui. Qui a sentire come il calore della tua pelle mi scaldi le dita, che ho sempre le punte gelide. Che ogni momento in cui ti sfioro non fa che alimentare la voglia che avrei di non aver più nessun tessuto a dividerci. Per questo respiro un po' male, ancora.
    Ma è peggio quando me lo dici, mi dici che ti piaccio ed è un flash che non meriti, il mio. Di quanto me l'ha detto Chrys, quella prima volta, al suo compleanno. Anni fa. Mi ricordo come il mio cuore si sia sciolto per lui, convincendomi che sarebbe stato da allora l'uomo della mia vita. E adesso? Adesso io cosa posso dire a te, se il guizzo al cuore mi sembra quasi lo spezzi in due. Spaccato a metà. E' un dolore, Oswald, che non voglio tu capisca. Che se lo sguardo lo punto su di te per sorridere piano, anche se lo so che c'è una crepa nella mia espressione, che mi fa piacere e magari si vede ma.. ma c'è un "ma". Che le mani te le faccio scivolare di nuovo ai fianchi, pur non mollando assolutamente la presa. "Forse io non valgo così tanta pena, Oswald.." te lo sussurro, pianissimo, che vorrei non lo prendessi come mancanza di autostima, solo il modo che ho per salvarti da me. Anche se l'atmosfera non la voglio spezzare, se ho i brividi e li puoi vedere, ho la pelle d'oca quando ci passi sopra con le dita. "Però.. vale lo stesso per me" che mi piaci, si, come può piacermi qualcuno che mi è caduto tra capo e collo, che continuo a vedere, anche quando chiudo gli occhi.
    "Mi dispiace, non so impedirlo..." di scendere di nuovo verso di te, di prendermi un bacio che mi faccia tacere anche se è difficile "... non voglio smettere con te" di fare questo, di risalire con una mano lungo la camicia, la tua, sbottonare solo il primo nodo.

    Ci sono cose che non so e che non sai spiegarmi. Ma dici che il silenzio a volte limita gli sbagli. Ma tanto tu lo sai che tenendomi piu stretto. Puoi riuscire a sentire le cose che non ti ho mai detto ━━━━━

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