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Caleb & Grace | Place de Grèves - 8 Maggio

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    Alla fine sei crollato, Caleb. Il tuo petto si alza e si abbassa regolarmente. Ti sei addormentato muso a muso con la tigre, ma solo dopo aver pianto ancora un po' mentre ti soffiava in viso il suo respiro bollente. Hai pianto perch? Grace ti manca da morire. E pi? il tempo passa senza di lui, e pi? la tua sofferenza cresce. Non sai come sia possibile, ma per te quella massima che "il tempo cura ogni ferita e risolve i tuoi cazzi al posto tuo" non funziona. Non quando sei tanto ostinato da conservare il tuo amore contro tutto, perfino il cambiamento. Tu, piccolo mio, non vuoi accettare che sia finita. E non si tratta di non ammettere i propri sbagli, oh ti penti eccome: di tutto. E glielo dici ogni volta che puoi. Ecco magari non a voce, perch? sei stupido e acerbo. No, per te il problema ? che l'amore non si spegne e tu gli hai dato il tuo cuore e non credi, ancora, esista nessuno che pu? meritarlo e guarirlo meglio di Grace. Anche se ti fa male, se ti ferisce, anche se piangi comunque dopo tutte quelle volte che lo vedi. Che ti si ferma il cuore se senti la sua voce, anche in lontananza. Che rida o che si incazzi, tu ti blocchi, tu ti forzi di non essere invadente, di dividerti le attenzioni di Jupiter e.. beh tutto quello che si fa quando poi si ? obbligati a vivere a pochi metri dall'amore della tua vita. Che ormai neanche ti trucchi pi? se non devi uscire o non hai i tuoi show, per cui la gente paga parecchio Pap?. Non lo fai perch? sarebbe inutile, le tue lacrime lavano via ogni buon proposito che hai.
    Perfino adesso che dormi, se ti si guarda da vicino, si pu? vedere il solco lasciato in queste due settimane, quasi tre. Hai gli zigomi che sporgono un po' pi? del solito. Sotto la giacca ti si vede un primo accenno di costole: eppure con la tigre dormi cos? bene. Succede perch? lei non mente. Non sa nascondere l'attaccamento a te. Ti cerca, ti coccola, ti senti suo e ti illudi che Grace la pensi cos? anche da umano. Allora ti ci rotoli, ci giochi, ridi, la ami a modo tuo e per quanto si possa amare un super predatore molto possessivo. La ami, perch? non c'? una versione di Grace che non abiti costantemente il tuo cuore. Piccolo, sogni che ti chiami di nuovo cos?, da un punto appena fuori il cancello, che poi aprendolo prenda la rincorsa e tu piegandoti sulle ginocchia ti prepari a sollevarlo al volo. Cavolo, che bei sogni fai eh? Peccato che siano solo questo: sogni, illusioni, momenti idilliaci che vivono esclusivamente nella tua testa. Ti odi, infatti, quando poi ti scopri ad aprire gli occhi e capisci da solo come funziona la tua vita ora.
    Ma adesso Caleb, sei un piccolo angelo depresso. I capelli ti ricadono in viso, ancora umidi. Hai indosso il completo elegante usato per dare l'ultimo addio a Tyron. Senza camicia, perch? con la tigre hai sempre caldo, e allora ieri notte l'hai tolta e lanciata fuori dalla gabbia. Sei piegato sul fianco che ti fa meno male, e sospiri, inconsapevole che Grace stia tornando. Magari non da te, ma torna.
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    Edited by nocturnæ - 18/5/2022, 22:23
     
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    Che strana trasformazione questa. Veloce, indolore, quasi non ricordi nemmeno com'è che sia accaduta. Magari eri con Parker, sì. Ci sono quei momenti in cui effettivamente sogni di trasformarti e sbranarlo. Così come immagini che Caleb debba sbranare le sue...vittime o quei clienti che Papà deve soddisfare offrendoli in sacrificio a lui. Ti sei sognato, in effetti, con la bava in bocca tutto il tempo. O con il sangue, comunque, a grondar giù per il petto nudo. Ed eri sexy, eri invincibile ed appagato, anche, seppur con il puzzo del profumo di Parker perennemente sotto al naso. Ma è un profumo che adesso scema. Che svanisce nel momento esatto in cui ti rendi conto di star per svegliarti. Che le ossa tirano, vogliono essere scrocchiate. Che i muscoli chiedono pietà, chiedono movimento. E tu non hai nulla per cui obiettare se non quello stordimento che è solito prenderti post trasformazione. Che Froy ti tiene a bada, ti sfianca e così deve far Caleb o almeno, farebbe se gli dessero modo di entrare in gabbia e se volesse, soprattutto. Ma questo perché dubiti che abbia avuto il coraggio di farlo questa volta. Che non lo meriti, Grace, il suo amore. Non quando non sai come né cosa fartene. Ma è nello stiracchiarti restando sdraiato che ti accorgi di non esser da solo. Ma l'odore che senti è particolare: Non è quello di Parker e questo è certo: Lui odora di ricchezza, di profumi smielati, femminili. Magari quello che gli senti addosso è sempre il profumo di Jasmine. La tipa per la quale ti scambia quando, prendendoti da dietro, grida il suo nome nell'orgasmo.
    C'è odore di pelle al retrogusto di arancia. Odore di fieno e terra. Ed è Caleb, lì con te. Tu ne sei sicuro. Ma lo metti a fuoco solo quando ti volti e nell'aprire gli occhi per accertartene, trattieni il respiro, sorpreso. Hai pensato ogni cosa su di lui, su di voi. Tipo che fosse giusto andarsene seppur non ci sia alcun posto dove scappare. Che fosse giusto odiarti, starti lontano quando effettivamente diventi ingestibile. E tu sei ancora arrabbiato, Grace. Hai disimparato com'è che si gestiscono emozioni del genere. Sei solo una bomba ad orologeria, in fondo. Una bomba sempre pronta a scoppiettare. Ma non ora. Non ora che la rabbia lascia spazio a qualcos'altro. E tu non vuoi non assecondare questa sensazione. Questo magone che ti blocca la gola, che ti fa respirare subito male. Per questo, immagini, tiri avanti il braccio verso di lui. Perché vuoi quasi accertarti che sia reale, che il suo petto, sotto il polpastrello che trema, sia il suo. Sia caldo, sia vivo. E non servono secondi per abituarti alla cosa. Non serve nemmeno pensare perché insomma, pensare non è parte di una tua particolare dote. Allora lo sfiori, gli accarezzi piano il piercing che avete entrambi e lo stringi, sì. Ti fai vicino quando basta per affondare con il viso nel suo petto e lì restare a soffocare ogni lacrima. Che ti senti male, ma allo stesso tempo bene solo perché c'è lui. Allora stringi, stringi così tanto che le braccia iniziano a far male a te.

    Tutto passa e tutto se ne va. L'amore, il latte caldo ed i consigli di tuo padre. Le tue mestruazioni e la tua età. La tua prima volta ed il profumo di tua madre


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    Hai il sonno pesante solo in due casi, Caleb. Il primo è logico, è figlio dei sonniferi che implori da Froy, che anche se è reticente e non è convinto che non sappiano poi diventare la tua ennesima dipendenza, te li passa lo stesso. Un po' meno di prima, magari sta a dirti che dovresti imparare a conviverci con il dolore. Però tu hai gli occhi da cucciolo, magari sono quelli a fa pietà? Ed il secondo.. beh il secondo è ora, ora con la Tigre. Che non ci sei mai stato vicino da quando ti ha lasciato. Non sai dire che vi siete lasciati in due perché sei talmente disperato che non la consideri un'opzione, tu.. tu non ce l'hai con Grace, tu preghi solo che smetta di punirti. Che ti sta bene quando è feroce, quando imprime un concetto a fuoco nella tua carne. In fondo è parte di lui, parte dell'aggressività di cui tanto andavi fiero quando sapevi che nessun cliente avrebbe potuto domarlo contro la sua volontà, che non te l'avrebbe data vinta facile ecco. Però si, hai sempre dormito bene con la tigre, per questo il tuo è uno stiracchiarti lento, ora, prima giusto le labbra si schiudono, in un respiro che ti porta un sorriso in volto.
    Sai perché sorridi? Io si. Perché stai sognando, per una volta qualcosa di bello, per una volta sogni che Grace non ti venga portato via, che ti abbracci, anche se dormi, che tu non hai bisogno delle sue scuse, né di parole che si accalchino una sull'altra. Anche se parlare ti piace, Piccolo, ti piace da morire raccontargli cose che ancora non sa. E lo fai appena chiudi gli occhi, immagini vividamente dialoghi con lui, risate, canne passate sotto le stelle, canzoni scritte solo per fargli arricciare il naso perché troppo smielate, a cui aggiungi il rock appena registri in elettrico. Sogni così forte, alle volte, che il vero incubo c'è quando apri gli occhi.
    Cosa che ancora non fai, anche se Grace ti stringe al punto che soffocheresti, tu non percepisci la differenza tra sonno e realtà, ed hai il terrore di aprire gli occhi. Anche se un po' lo senti di nuovo il contesto, anche se sei stropicciato come un panno steso sotto la tempesta. Il tuo completo era bellissimo, hai fatto un figurone accanto a Juno alla veglia di Tyron, sei stato così impeccabile che hai sperato lui potesse tornare a casa e dire a tutti che si erano sbagliati, vi eravate sbagliati, lui è vivo.
    "Mh.."
    Tu mugugni quando dormi, quando sogni, sei come un gatto, come quella tigre che nell'essere enorme poi si rotola su se stessa nelle pose più stupide. Oh, si, hai una cartella piena nel telefono solo per quelle, per guardarle quando è distante e dirti che è ok, che lo ami anche così. Ma amare da soli è brutto, e non rendersi conto che Grace è reale, lo è altrettanto. Che poi lo stringi e non te ne accorgi, è un gesto automatico, ti strusci piano con il muso contro i suoi capelli, ancora impagliati. Lo respiri.
    Poi apri gli occhi, lento. Il cuore lo tieni calmo come puoi, che i battiti sono ancora molto profondi. Calma Caleb, calmissima. Trattieni il fiato.
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    Te ne sei pentito subito di avergli risposto in quel modo. Certo, avevi le tue ragioni, ragioni che tutt'ora, magari, nemmeno ti fanno dormire, ma avresti potuto essere più cauto e questo è certo. Perché d'altro canto la fine che fai è sempre quella: Ti esprimi male e lo fai davvero nel peggior modo in cui tu possa farlo. Lo fai alzando i toni e forse anche le mani. Seppur tu Caleb non lo abbia mai sfiorato in quel modo: Non sa passarti nemmeno per la testa.
    Ma dal pentirsi al chiedere scusa è passato così tanto tempo che ora, nel percepirlo così vicino a te tanto da sentire il suo cuore battere nelle tue orecchie, quasi non riesci nemmeno a parlargli. Hai un sussurro che si spezza ogniqualvolta lui si muove e sembra forse svegliarsi con te. Che hai il terrore, magari, di vederlo aprire gli occhi e, per una chissà quale forma di rispetto, sentirti in dovere di andartene. Di mollare la presa per non soffocarlo, per non costringerlo a nulla che sa vivere solo ed unicamente nella tua testa.
    Ma ti manca ed è una convinzione che hai quando, premendo il naso contro il suo petto, respiri a pieni polmoni l'odore acre della sua pelle. Ti manca tanto che il solo pensare di non aver il coraggio di parlare a Parker di lui un po' ti rattrista. Ti fa sentire davvero male.
    Ma sobbalzi, sì, quando sentendo la tua voce finisci per svegliarti totalmente dal torpore in cui ti eri momentaneamente lasciato andare. Che hai baciato piano la sua pelle senza muoverle troppo le labbra. Che lo hai fatto piano nella speranza di non svegliarlo. Ed ora lo guardi, sì, seppur di sottecchi. Quasi come se avessi la paura di poter far rumore anche così. Anche solo sbattendo le ciglia lunghe contro le tue guance.
    E le labbra si schiudono, sì. Lo fanno in un saluto che non sai pronunciare, ma che mimi piano. Prima con le labbra, appunto, poi picchiettando leggero le dita contro il suo sterno.
    Un ''ciao'' in morse che va decisamente contro tutte le tue buone volontà di non farti sentire. Che sei incoerente. Lo sei con lui ma soprattutto con te stesso e questo magari va bene, certo. Va bene se a lui non da fastidio, supponi.

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    Vorresti già piangere, perché è questo che sei ormai: un involucro di lacrime che racchiudono il dolore, quasi lo lubrificano. Lo tengono sveglio anche quando dormi, che poi il più crudele sei sempre tu. Tu che ti illudi con sogni bellissimi e poi, ciclicamente, ti svegli. Ti alzi. Ti trascini lungo le lenzuola e se nessuno bussa alla porta o ti afferra per i fianchi, allora resti giù. Arrotolato. La tua anima è un burrito, avvolto attorno al cuore. Magari non sei neanche più così buono, che probabilmente sei andato a male, lasciato a marcire per quasi tre settimane. Eppure ti eri venduto così, bene, ci hai creduto profondamente di essere il migliore. Il sesso migliore. Il fidanzato migliore. Il Caleb migliore. Magari anche il solo per Grace, che ti ha un po' illuso di non volerci più andare dai clienti. Ed invece, invece credi sia colpa tua se si è spinto al punto da scoparti accanto. E tu, quei gemiti stupidi li hai ricordati nella notte quando, da solo nella tua stanza, hai pregato che per qualche fortuita coincidenza, Grace avesse ancora il localizzatore per guardarti. Per venire a trovarti in stanza, dirgli che gli dispiaceva per Tyron, che ci aveva ripensato e non ti avrebbe più lasciato solo così a lungo. Non fino alla fine, almeno.
    Ma ora è qui. Ti stringe. Ti bacia pianissimo quei lembi di pelle che hai lasciato liberi per il troppo caldo. E tu tremi, tanto che vorresti morirci qui, hai così paura che basti un gesto a spegnere tutto, a farlo alzare. E scatteresti, ti scuseresti per essere rimasto e magari averlo urtato perché insomma, sembri uno stalker no? Uno che approfitta della tigre per avere una vicinanza che altrimenti non esiste. Non più.
    Però la presa non sai mollarla se non lo fa prima lui. E richiudi gli occhi, prendi un respiro che vorrebbe già spezzarsi, ma è che hai pianto così tanto ultimamente, che pensi di saper fare più quello che altro. Ma ti contieni, sei così bravo adesso Caleb. Bravo al punto che quando ti saluta, smetti di irridigirei muscoli, hai un singhiozzo che spezzi a metà perché ti è impossibile non sentirti bene.. e per questo avere il terrore che non durerà un cazzo, che da quando ti sei svegliato lo stai già perdendo di nuovo.
    Però tu non impari mai, ed anche se ti sembra stupido riprodurre il vostro gioco, quello che tanto vi teneva legati, a parlare in terza persona come stupidi, come l'unico modo per dirvi le cose in totale sincerità, ricadi nei tuoi errori. Come in quello di credere che Grace voglia starci, con te, adesso, nel fieno. Ed allora allunghi l'indice sulla sua schiena, e gli scrivi solo una parola. "Caleb"
    Ti senti bravo solo perché impedisci alla mano di tremare, di cancellare la traccia o renderla irriconoscibile. Non vuoi guardarlo davvero negli occhi, perché hai tutta la paura di questo mondo di non reggere, di rivelare la maschera di dolore che sei, o che ti si inumidiscano ed allora chi vuole parlarci con un piagnone? Uno che due frasi in croce non le sa mettere?
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    Allora ti stringi di più. Lo fai bisbigliando scuse nella tua testa. Scuse che non pronunci, che nemmeno gli batti contro. Che a te, a differenza sua, le mani tremano davvero. Tanto che per fermare le dita gliele apri in petto, in un altro sospiro che l'aria non sa dartela. Che, anzi, te la fa mancare di più. Che senti di poter resistere al pianto: Non sei stato educato, tu, a piangere. Ma ai sospiri non sai comandare, non quando ti basta saperlo lì per percepir mancare un battito. Per morire un po'. E nel sentirlo battere il suo nome, che poi a volte è stato il tuo, contro la schiena, beh, gli occhi li chiudi. Lo fai perché all'inizio sembra una carezza e tu sei nudo, nudo come un verme. Lo fai perché gli occhi, anche se non sai piangere, ti bruciano da impazzire.
    ''Ti ha trattato bene...la tigre?''
    Sibili piano, così piano che fai fatica persino a sentire te stesso. Sibili che le parole ti muoiono in gola. Che per uscire fuori fanno decisamente fatica. E ci speri, diciamo, che le cose siano effettivamente così. Che almeno lei sia stata gentile con lui. Buona, rispettosa. Proprio l'opposto di ciò che sei tu con il tuo carattere ingestibile e la tua rabbia continuamente mantenuta repressa. Domata così, alla bell'è meglio. Nei ringhi che a Parker non neghi ma che lui considera come facente parte del gioco. Un gioco in cui hai deciso di partecipare in virtù di uno smussarsi del tuo lavoro. Che lasciandoti comprare da lui hai smesso di vedere tutti gli altri. Che facendo venir lui al circo, allora riesci a passare quanto più tempo possibile a vegliare su di Caleb.
    Poi con l'indice ed il medio, ora meno tremanti di prima, gli batti sul petto il tuo nome e lo fai come per chiedergli il permesso di restare lì, che non conosci altre parole in morse se non i vostri nomi ed il modo che avete di dirvi che vi amate, tanto, anche se a voce non ve lo dite più. Anche se solo all'idea di poterglielo dire anche così un po' ti spiazza, ti fa soffocare totalmente.

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    Che fa, mh? Sente se il tuo cuore batte ancora? Perché è letteralmente un tamburo, che ora accelera il ritmo, che si modella ai suoi respiri e quei singhiozzi che trattieni, che ingoi saliva in continuazione, pur di non dover trovare parole che lo mandino via. E tu non vuoi che vada via, mai più, perché se potessi fermare il tempo e vivere solo in un momento: sarebbe questo. L'occhio del ciclone, che sai bene quanto il suo diametro sia ristretto, vi tiene dentro appena. Infatti se aprissi gli occhi sapresi vedere dove il vento torna a farsi nebbia, pressante soffocante. Un solo dito allungato troppo in là e sfasceresti tutto. Caleb il distruttore. Caleb che si fa odiare dal suo più grande amore. Caleb che non sa reggere più niente. Tanto che ti sembri uno di quelli di forti, ora che fremi ad ogni contatto, ora che le sue dita le vorresti sentire sempre così. Che Grace non ti tocca da settimane. E no, non si calcola la vicinanza di quella notte, alla morte di Tyron, perché tu neanche ti sei accorto che c'era. Ora, invece, lo sai.
    Lo sai quando annuisci e non ti escono parole, che sì la tigre con te è stata meravigliosa, come lo è sempre. E tu odi che si ridurrà tutto a questo, no? Ad almeno una volta al mese in cui potrai sentirti amato, e poi di nuovo in disparte per un numero di giorni che nel tuo cuore sanno solo allargarsi. Tu hai paura che sia troppo tardi e non vuoi, Dio se non vuoi. Tanto che adesso lo senti come tremi, come non reggi più niente, che sei stato bravo fino ad adesso a non piangere, e ora ti tradisci.
    Ed a smascherarti per primo è un respiro che si spezza, un aspirare che si blocca con le labbra che ti tremano e tu, tu piccolo mio, hai uno slancio, veloce. Forse un po' troppo forte anche se resti la persona più delicata che io conosca. E nello slancio tiri Grace contro di te, ti chiudi introno al suo corpo nudo, come se nessuno avesse più il diritto di guardarlo, di vederlo, di prendersi gioco del suo ritorno come fosse uno scherzo. Tu lo sai cos'è la tigre, gli altri possono andarsene a fanculo.
    Non sai come altro chiedergli scusa se non incastrando il muso tra spalla e collo, chiudendo fortissimo gli occhi al punto che le ciglia sono umide e lui potrà sentirlo tantissimo. E puzzi, e non ti interessa, non te ne accorgi se poi le mani lo avvolgono completamente. Forse sta scomodo lui come stai scomodo tu, che non è la posizione migliore per abbracciarsi così, ma tu lo fai e non vuoi lasciarlo andare, hai paurissima che più stringi ora e più farà male quando dovrà - e lo farà, Caleb - andar via ed ignorarti ancora. Ti prego, Grace resta.
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    E se lui ti stringe tu lo fai più forte. Affondi le dita nella sua schiena, lo fai sgualcendogli la giacca anche se non ti sembra, ora che gli occhi provi ad aprirli meglio, linda e pinta come ti eri immaginato. Per quanto l'odore non lascia da che pensare: Non è piacevole, ma non è nemmeno la prima cosa sulla quale sai soffermarti. Non ora che ogni tua sensazione sa battere su percezioni diverse e tutto ciò di cui credi di aver bisogno sono proprio le sue mani, il suo respiro addosso, il calore della sua pelle nuda. Che forse quello più caldo dei due sei tu anche se nudo, anche se tremante seppur non per le temperature. Tu non senti niente: Non sei al circo, non sei nella tua gabbia. Non ci sono, forse, gli occhi degli altri a posarsi curiosi su di voi. No, c'è solo Caleb, c'è il suo corpo e quel modo che non avete di parlarvi, di dirvi cose magari scontate, certo, ma non per questo inutili. E ti lasci stringere, ti lasci soffocare in un abbraccio salvifico, ma che ti lascia sfuggire una leggera risata. Una di quelle che susseguono un rimprovero, ma che ti senti di poter fare a fin di bene, forse.
    ''Soffoco, Cal...''
    Ma sei il primo a non spingerlo via. A non mollar la presa del tutto, a resistere, seppur alzi il muso dalle sue braccia per prenderla davvero una boccata d'aria fresca. E lo fai strusciando il naso contro il suo viso. Lo fai baciandogli le labbra mentre ti tiri su. Che ti viene spontaneo, sì. Istintivo quando nel singhiozzo, il suo respiro ti pervade. Ed è buono, lo è anche se deve aver fumato, anche se non deve aver mangiato per giorni. Credi sia buono perché suo, perché ti ricorda lui. E dubiti, insomma, che tra i due tu abbia il fiato messo meglio. Tu che sai di tigre e che, come la tigre, forse vuoi ancora giocare.
    Ma il bacio è leggero. Solo uno sfiorarsi delle labbra. Un restare lì, immobile, quasi a trattenere a forza i respiri che verranno poi. Perché il tempo potrebbe davvero fermarsi ora. Potrebbe fermarsi o riavvolgersi del tutto. Tornare indietro, permetterti di spiegare le tue motivazioni, sì. Permetterti di fermarlo, di dargli un'altra chance. Cambieresti davvero tante cose. Ma non puoi. Indietro non si torna. Puoi solo continuarlo a baciarlo, adesso. Puoi spingerlo affinché ti lasci spazio sul suo ventre. Affinché tu possa braccarlo per gioco, anche se ti tremano ancora le mani, anche se hai bisogno di interrompere quel bacio solo per alzare il muso e guardarti attorno come per accertarti che non ci sia nessun altro. Che Parker non sia nei paraggi.

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    Il tuo problema, Caleb, è che ci credi. Ci credi fortemente, tanto quanto ci credono le tue braccia quando lo stringi a te. Che si, magari un po' lo soffochi, ma quanto è un brivido sentire le sue mani dietro la schiena, arpionarsi come se tu valessi ancora qualcosa per lui. Non sai cosa, non sai quanto, probabilmente poco. Forse sei il fantasma di quello che potevate essere. Spigoloso ma morbido se si tratta di fargli da tana, da culla. Oh, quanto hai voluto essere il suo posto sicuro tanto quanto lui era il tuo? Da morirne.
    E forse ne sei morto, si, quando avete smesso, quando non ti ha più parlato davvero per dirvi quello che rimane in occhiate, biglietti, messaggi a cui non ha mai risposto. E, soprattutto, silenzi che non sei bravo ad interpretare. Altrimenti sapresti più cose già adesso, ed invece tu l'avevi preso come il definitivo addio, no? Non ti ha scritto per nessuno di quei giorni di massimo dolore, quelli in cui stai accanto a chi ami, se chi ami non ha fatto un casino assurdo diventando anche la persona che odi.
    Grace ti odia, Caleb, e tu lo stai soffocando.
    "Oh.." ti esce debole, un sospiro che ti serve a lasciar andare i muscoli ma non il suo corpo, no. Sei egoista tanto da dirti che lo vuoi ancora sentire così, vicino al petto, vicino al cuore, a parlare con il tuo come se tu fossi solo di troppo, in mezzo per nulla. ".. scusa.." anche questo viene fuori, appena più consistente, anche se non è per la stretta che ti stai scusando. Non lo è mai. E' per essere diventato un mostro, perché stasera hai uno show, e questo lo stai iniziando a ricordare adesso. E vorresti, dio se non piangessi vorresti dirgli che ti dispiace, implorarlo di perdonarti e forse, ad occhi chiusi contro le lacrime lo fai, senza emetter fiato.
    Hai paura di fargli male, ne hai così tanta che la risata non l'hai notata, così come l'ironia. Perché ora temi di non capirci più niente di voi, di quello che siete e che eravate.
    Tu conti i respiri. Uno, che prendi quando gli lasci spazio. Due, che perdi quando ti sfiora, naso a naso come facevate, in quella coccola che ti vedeva allungare la lingua per gioco, cosa che ora non fai. Tre, quando le sue labbra si posano sulle tue, ed allora il cuore si spezza. Deve aver battuto così forte da essersi rotto in questo momento.
    Immobile, marmoreo, ti uccidi per quella frazione di secondo in cui non rispondi. Perché ti penti, perché tu non li vuoi i baci di addio, e non sai perché questo ti sembri tanto in quella categoria. Forse perché immagini che, per quanto ti sforzerai, non ci sarà niente che saprà davvero portare Grace da te.
    Ma allora, oh, allora su quello punti. Perché sei dolce, romantico e stupido. E quindi piano, ma sicuro, te lo avvicini per il collo, piano. Lo fai perché non sai mai baciare Grace senza fargli capire quanto lo ami. Lo fai con gentilezza, con passione che si muove triste, pressante. Prima il labbro inferiore, che ti piace pensa che baci come nei film.
    Ti è mancato al punto che piangi lo stesso, ma lo fai senza più un singhiozzo che ti fermi, solo lacrime che rigano il viso e respiri che rubi a lui, ne hai bisogno. E tremi, mentre lo fai. Tremano le dita che sanno, prima di te, quanto male ti stai facendo. Che non capirai mai come un bacio come questo possa tradursi in un nuovo allontanarsi. Che ci sarà, e ti farà male.
    E non accetti che si scansi, in un morso leggero che gli lasci lungo il collo, quando lo riprendi, ti riporti il suo viso contro il tuo, e vuoi un altro bacio, ne vuoi altri mille. Piano, Caleb.
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    Ma lui ti tira di nuovo giù. Lo senti quando chiudi gli occhi perché la mano sulla nuca stimola quello. Lui ti sfiora e tu automaticamente li chiudi e lo fai facendo peso con il braccio al suo fianco, affinché non gli sia pesante il tuo, di peso. Affinché non si senta schiacciato dalla tua presenza, dai baci che prontamente ricambi quando ti rendi conto che non c'è nessun altro lì. Nessuno che può giudicarti per questa debolezza. Per quel modo che hai poi di mollarla, sì, la presa, ma perché ti senti di prendergli il viso tra le mani e cercare la stabilità lì. Che gli respiri sul naso, che ti stacchi dal bacio solo per pregarlo.
    ''Non piangere...ti prego.''
    Dolce, confortevole quasi. Perché sì, non sarai affatto bravo nel farti perdonare o nel dialogo, ecco. Che le scuse non sai pronunciarle forse proprio per paura di non sapere cosa dire dopo. Che dovresti spigargli, suppongo, del nuovo accordo con Papà. Perché non è stato l'unico a parlarci, non è l'unico a vivere il suo presente in modo diverso. E lo baci di nuovo, sì. Lo fai strusciando il naso lungo il suo viso, come ad annusarlo, come a ridisegnare lettere al tuo passaggio. Un ''ti amo'' goffo bloccato dai sorrisi, dal modo stupido che hai di affrontare la paura. E ne provi tanta ora, Grace. Così tanta che un bacio potrebbe davvero aiutarti a mandarla via o a rinchiuderla più giù. In fondo al petto. Così che quando Parker tornerà, tu comunque sarai pronto a non sentirti tanto solo. E forse adesso non si tratta solo di un muoversi di labbra leggero. Ma di un divorarsi, quasi. Un divorar la carne di corsa per paura, l'ennesima, che non ci sia tempo a sufficienza per farlo. Che sei arrivato troppo tardi e che niente di questo potrà aiutare Caleb a fidarsi nuovamente delle delicatezze che gli dedichi.
    Che lui merita di meglio, lo sai bene. Merita tutto ciò che potrebbe dargli Oswald se solo decidessero di star insieme. Se solo capissi di doverti far da parte perché sì, sei fuori dai giochi. Lo sei anche se con lui ti piace scherzare. Sempre, di continuo, tanto che ti getti su di un fianco e non importa se il corpo ti si sporca di fango. non ti importa se lui, seguendoti, si sta avvolgendo a sua volta di sporcizia. C'è una parte di te convinta che tornerete a farvi il bagno insieme. Con Jupiter, sì, in quella piscina che con Froy avete trovato in una delle vecchie tende. Lo facevate lì il bagno d'estate: Ma adesso è solo sua.
    ''Dovrei piangere io perché puzzi da morire.''
    Ma non è un rimprovero. No. Questo è solo il modo che hai di sdrammatizzare di restare lì, stretto, scomodissimo, a fissarlo come prima. Come se non fosse reale. Come se nonostante le lacrime, la stanchezza e lo sporco fosse comunque magnifico.

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    Lo baci con la sicurezza di chi sta andando a riconquistarsi il suo posto nel mondo: oh, neanche lo sai di quanto ti stai sbagliando. E per queso ti riesce quasi facile ascoltarlo, smettere di piangere se te lo dice lui. Perché ti fidi, no? E fai così se ti fidi di qualcuno, lo ascolti. E sei dolce, piccolino, molto. Lo sei quando i tuoi baci sono un esplorare lento, un osare piano piano. Come se dovessi imparare ora come si fa a conoscere Grace.Come se fosse la prima volta che baci qualcuno con la passione che ti anima le vene. Che lo senti come sia tutto talmente triste da ucciderti, ed al contempo così dolce da infiammarti. Perché in fondo, è solo il momento più romantico della tua vita. Questo, si. Nello sporco, con l'alba che avanza piano sui vostri profili oltre le sbarre. Ti accarezza il naso, come fa Grace. Che ti lascia un fremito bollente, ti lascia un sospiro a bocca socchiusa, che finisci per incastrargli lungo un lobo. E lo baci. Tu di lui baceresti ogni centimetro se solo te lo concedesse di nuovo.
    Sai quanto sarebbe bello farci l'amore adesso? Ora che la roulotte è pulita, che profuma di un nuovo inizio, perfino di qualche speranza quando non l'annaffi con il gin perché Parker è una merda. Sarebbe la volta migliore di tutte, e lo sai che non smetteresti di amarlo mai, non uscireste per giorni, glielo impediresti, ti faresti venire a tirare per le orecchie da Oswald, o da Papà - che non si manca allo spettacolo. Ma lo faresti, gli daresti ogni cosa, tu, a Grace: che ce l'ha già, ma finisce per non sapere cosa farne.
    E si, c'è talmente tanta tensione nelle tue vene, lungo le labbra che tremano, che con gli occhi ancora lucidi finisci a sorridergli.
    E' vero che puzzi, Caleb, parecchio, ma non è che lui sia una rosa. Eppure.. eppure lo senti come hai paura anche adesso? Paura che nell'essere tutto così bello, così giusto, ci sia un inganno. Uno mortale. Una trappola in cui sei ricaduto con tutte le scarpe. Lo sai perché nell'essere piccolo, sei un gigante rispetto a lui, e ti sposti appena, per sistemargli un riccio lungo la fronte. Dio quanto ti mancava toccarlo, e si, magari sei proprio un piagnone perché ti resta una lacrima anche qui. E cadi con lui, rotoli con lui, il cuore muore se ti fai più vicino.
    E ridi, stupido, perché lo sai che puzzi, che sei corso qui senza passare per casa e ci sei rimasto dentro quasi dodici ore. Hai lo stomaco che brontola, ma non gli dai peso, non lo fai più. E resti fermo, senza saperla fare una battuta che regga, tanto che quello che usi è un tono che non ha eguali. Che trema, perché se non puoi piangere tu, lo fanno le tue parole, il tuo soffiargliele piano in muso. Che hai le mani sempre lungo i suoi fianchi e non sai fare altro che guardarlo negli occhi, cercando forse un accordo, un qualcosa che sembri quel "ti prego, altri cinque minuti che mi sei mancato più del respiro stesso" . E sei espressivo anche quando sei sfinito. "Pf, non lavarsi va di moda adesso... per l'ambiente.." che magari sarebbe anche una battuta decente, peccato che tu la dica guardandolo come se fosse il Santo Graal della tua vita. Con un amore che fa male, che non si spiega, che ti spinge lo sguardo un po' in basso, dove hai le mani mosse da lentissime carezze. Non durerà, lo sai. Non hai più voglia di dirgli quello che può capire da solo, che hai corso di ritorno da casa tua, con la tenuta del funerale, perché si era trasformato già da un giorno e tu non c'eri, e ti sei perso quel giorno in più con la tua tigre.
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    Lo sai che questo è solo il modo che avete di riprendere in mano qualcosa. O quantomeno, di provarci. Che se scherzate è solo per non dover necessariamente ricordare com'è che avete passato queste ultime settimane. Quanto male sia riuscita a fare solo la convinzione di essere entrambi bloccati qui per sempre. Braccati come animali in gabbia. Rassegnati ad una vita già di per se breve - almeno per te - e nonostante questo, scritta e corretta da qualcun altro. E tu Austin lo odi. Te lo ripeti quando guardando Caleb ricerchi nel suo sguardo quella luce che, al vostro primo incontro, è riuscita ad accendere la tua. A ridargli vita affinché non fosse solo e soltanto una fiammella flebile, triste.
    ''Ma hai sempre una qualche teoria rivoluzionaria tu?''
    Sorridi piano, non sapendo propriamente cosa dire, ma ritrovandoti di nuovo a cercare contatto, questa volta sistemandogli i lembi della giacca. Che lo sai perché è vestito così. Non sai quanti giorni siano effettivamente passati dalla trasformazione, ma sai cosa vuol dire quella giacca. Sai anche che se non ti fossi trasformato magari quel messaggio saresti stato in grado di mandarglielo. Che non lo avresti lasciato a marcire nella sua casella di testo, su di un telefono pronto a scaricarsi in tenda. Che ti ha portato Parker da Froy. Ha avuto lui la ''fortuna'' di tenerti in piedi quando, nudo come un verme, sei sgusciato fuori dalla tenda per cercare Froy. E sudavi, Grace, non hai mai sudato così tanto. Nemmeno quel giorno delle farfalle. Ed è forse questo il motivo per il quale hai sognato di aver fatto fuori Parker: Perché è la sua l'ultima voce che ricordi. La sua paura mista a sarcasmo. Un sarcasmo del cazzo.
    ''Vuoi...parlarne?''
    E tiri appena il lembo della giacca per fargli capire che ti riferisci a Tyron e al suo dolore. Lo fai scostando lo sguardo dal suo, palesemente rammaricato dalle circostanze.
    ''Perdonami se...se non mi sono fatto sentire.''

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    E' così facile spegnerti il sorriso, Caleb, che di questi tempi neanche ti ricordi come si mostrino i denti. D'altronde tu.. tu non hai più niente di bello, perché perfino quando Jupiter fa la sciocca ai tuoi piedi, ti strattona, ti impone di giocare perché si annoia, tu in lei rivedi Grace. Rivedi la tigre con cui ti sei rotolato per ore, ieri sera. E ti manca come ora manca il contatto che non mollate. Perché lui, per primo, non sembra capace di starti distante. E glielo diresti, Piccolo, glielo diresti ridendo che - beh - sai bene di essere irresistibile, di fare da calamita per chiunque, che insomma mica si può smettere di amarti così no? Non perché fai una stronzata grande come la vita stessa. Non si smette di sentire il cuore battere sotto la maglietta. O, nel tuo caso ora, sotto la pelle. Sotto quel tatuaggio romantico che hai fatto quando ti ha preso in giro perché sei sempre stato un cucciolo.
    Si è da stupidi, ma non è neanche l'unico che hai che raffiguri Grace. Peccato che ora non ci pensi, che il tuo sorriso mite glielo lascia addosso in uno sbuffo che vorrebbe somigliare ad una risata, ed invece è solo l'ennesimo singhiozzo trattenuto a gola stretta. La paura, ora, è che non abbiate niente di cui parlare, che tu non abbia nulla di interessante da dire per tenerlo lì con te, per coccolarlo finché la realtà non vi strapperà via di nuovo. Tu, quella stronza, non la vuoi anche se ti alita sul collo. Non la vuoi perché ti ostini a dirti che state tornando insieme, e che è un momento importantissimo questo. Uno che si racconterà ai .. nipoti?
    Ma quell'accenno di sorriso ti sis spegne quando ti mastichi le labbra per il dolore, a ripensare a Tyron. Non glielo vuoi più dire come ti senti, credo sia solo evidente. Lo è perché gli occhi tornano lucidi, perché scuoti la testa tirando su col naso, lo fai anche riabbassando lo sguardo. "E'.. stato.." ci provi, però, ti fai avanti con quel poco di coraggio che ti è rimasto, piccolo mio. ".. terrificante.." perché non sai dirlo diversamente quando ti tremano le viscere al pensarci. Te l'hanno carbonizzato, Caleb. Neanche hai potuto guardarlo quando l'hai lasciato andare. Ed è quasi un pigolio il tuo, con gli occhi ricolmi di quelle lacrime che non fai scendere oltre le palpebre.
    E vorresti essere quello forte, quello che resiste al dolore, che è resiliente - come dicono i tuoi coetanei - che si rialza, ma ti fa un male cane e forse ancora non ci riesci. "Lui era..il.. mio-.." anche questo non sai dirlo, perché definire Tyron significherebbe dargli un'etichetta e le cose che etichetti poi le metti via. Tu non vuoi metterlo via. E ti senti debole ora che sono diverse le lacrime che spendi, più grosse, mentre lo sguardo si spegne, si svuota come i polmoni da cui sfiati piano. "A- andrà meglio" tremi
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    Ma è così strano per te parlare della morte. Lo è da che hai capito che forse ti interessa più di quanto avevi creduto. Che adesso pesa, ora che tocca a te in primis, diciamo, forse anche più di prima. Perché è doloroso pensare che seppur per natura un giorno saremo portati a salutare le persone a noi care. E al col tempo, è difficile empatizzare gli altrui cari quando tutte le persone che si è perse non le si ha nemmeno conosciute. E tu forse hai ancora tutti, laggiù nel Kentucky. I tuoi nonni paterni almeno, Declan che invecchia, che avvizzisce ma che comunque è lì. Potresti comporre il numero di casa e sentire come sta, se solo lo volessi. Tanto non lo ha mai cambiato, non è mai stato così tecnologico.
    Ma non sai farlo. Non sai gestire quelle che, per altri magari, sono sensazioni normali. Dolori che fanno parte della vita. Che richiedono un certo percorso. E tu Caleb lo guardi, certo, non sai smettere di farlo. Ma lo guardi con la tristezza di chi vorrebbe capirlo meglio senza però riuscirci. Che la morte esiste, la morte è vera, ma a modo suo sa essere un taboo così strano, così temibile.
    ''Già...''
    E magari non ti riferisci solo a quello. Solo al dolore della perdita. Ma a tutto o almeno, speri che quello possa essere in un qualche modo un concetto applicabile alla vostra intera vita.
    Che andrà meglio. Lo sarà tra di voi, lo sarà nei vostri cuori. Che tornerete come prima, tu ci credi davvero. Parker non sarà così invadente e tu riuscirai a farti perdonare. Farai del tuo meglio per chiedergli scusa, per fargli capire che a lui ancora ci tieni, che sei stato solo uno stupido stronzo. Uno stupido, sì. Così stupido da aver rischiato e magari, di rischiare tutt'ora, di perderlo.
    ''Andrà meglio...''
    Poi ci pensi, sì. Ci pensi se dirglielo o meno, se essere limpido nonostante faccia male, nonostante risuoni fastidioso, ingestibile. Che magari è giusto, no? Bisogna provare a dir la verità anche se questa non va. Anche se è dolorosissima.
    E lo guardi negli occhi quando lo fai. Perché vuoi che lui capisca. Che si fossilizzi nel tuo sguardo anche se sta piangendo ed i lacrimoni gli imperlano gli occhi.
    ''Anche tra noi...giusto?''
    Ma gli chiedi conferma, sì. Come se questo non dovesse in alcun modo essere un pensiero solo tuo. Come se ci fosse davvero il bisogno di più teste a pensarlo, ad elaborare l'idea.

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    Tu devi convincerti che andrà meglio, Caleb, altrimenti sai che ti lasceresti morire. Perché non pensi sia giusto essere puniti così tanto per qualcosa fatto in fin di bene. E' vero, hai stretto quel patto con Papà, ti sei incatenato al circo, e l'hai fatto anche - segretamente - per dare a Grace modo di vivere di più. Il tuo è stato un gesto di amore e di coraggio, al pari che di stupidità. Che ti sei detto che ci avresti pensato dopo, fra quattro anni - che ora sono tre e mezzo, spaventa eh? - a come sarebbe stato complesso convivere con la tua maledizione, senza Grace.
    E sai cosa ti sei immaginato, piccolino? Una vita intera con lui. Al Place de Grève, si. Ovviamente. A tornare tardi dai tuoi "show" macabri e spaventosi e trovare la tigre ad aspettarti, pronta a giocare, a proteggerti. Oh, quante cose sai che le diresti, anche solo per sentirla sbuffarti in muso tutto il suo amore. E quanto male, sapere che non avresti più sentito la voce di Grace risponderti, anche solo prenderti in giro perché si, si Caleb hai sempre la scusa pronta per tutto. La giustifica divertente per ogni stronzata. Anche se ora sembra tirata fuori a forza dalla gola.
    Allora neanche ti rendi conto di come lo guardi, di come resti in stallo se ripete le tue parole. Con i tuoi occhioni lucidi lo analizzini, piano, in ogni sua forma. Respiri, forse, neanche lo sai. Sicuramente non lo fai nel modo giusto, ma non è una novità. Sei sciolto lì, perché non vuoi andare via, lo sai che alzarti fa male. Lo immagini che non significhi quasi niente questo, no? Oppure si. Grace sta tornando con te?
    Non sai crederlo, perché la vocina nel tuo cuore ti sta dicendo che un bacio solo non significa nulla, non significa che smetterà di far venire i clienti, in ogni maledetto senso. No, Caleb, guardalo meglio: Grace ti sta chiedendo se potranno andare bene le cose tra voi due, nonostante tutto. Non vuole tornare con te, cucciolo, vuole solo che ti passi. E non riesci ad emettere fiato, neanche mezzo.
    Vorresti promettergli il mondo, ma tanto sai che non lo accetterebbe. Non da te almeno. Tu non puoi pagargli la vita che merita, anche se hai fatto quello che potevi per riuscirci. Ci provi.
    Allora fai mezzo spostamento in avanti, solo per appoggiare la fronte alla sua, pianissimo, delicato, prendendo fiato così, che vuoi non piangere più anche tu. Allora ti costringi a stringere il nodo in gola e non lacrimare ancora su quel tratto di fieno. "Lo vorrei.. t-tantissimo" sussurri quasi fosse un segreto che nasce dritto dal cuore, una preghiera profonda, la più sincera. Perché lo ami, oh Caleb, quanto lo ami! "Ti sogno sempre.."
    E lo vuoi anche pregare di tornare con te, che ti metteresti in ginocchio per giorni se servisse ad attirare la sua attenzione. Gli vuoi dire che la tua vita è uno schifo senza di lui, che non ce la fai a saperlo così vicino e così distante. Tiri piano indietro il muso, triste come pochi altri in questo vostro circolo di amici. Beh, Kelly, hai voluto una famiglia, ma gli hai rubato la sua. E la tua si sta disgregando: missione compiuta, no? Oh.. ti prego, non piangere ancora, sii forte Caleb, sii coraggioso. Sii come Oliver voleva che fossi. "Devo.. prepararmi per.. quella cosa che faccio" che non hai ancora coraggio di dirla a voce alta, solo una nausea nata dal disgusto. Solo la conferma che le cose non possono andare meglio se lui non accetta quello che fai. Inizi a tirarti su, maledicendo ogni mossa, che compi trai singhiozzi. "E'-.. è s-stasera" e ti spaventa ma cazzo se stringi i denti e tieni duro. Non capisci.
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