Be my end

Caleb & Grace | Place de Grèves | Undercity | 2 giugno 2022 - ore 23.05 | Contenuti sensibili

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    ''Mi piace questa tua sfacciataggine.''
    Parker si gira piano nel letto e lo fa sovrastandoti, ma solo per sfilarti il bicchiere dalla mano e posarlo delicatamente lungo il comodino al vostro fianco. Tu lo guardi, tirato su solo sui gomiti e sorridi, stupido. Quasi in un affronto che però tieni stretto tra i denti. Sia mai, insomma, che Parker si senta offeso dal modo che hai di esporti.
    ''Wow, abbiamo dei gusti decisamente peculiari qui.''
    Hai bevuto un po' oggi. Hai iniziato a farlo prima di cena e stai continuando a farlo anche ora o almeno, lo avresti fatto se lui non ti avesse sfilato il bicchiere dalle mani. Che hai scoperto il piacere di bere stando a letto, magari, se proprio deve girarti la testa, puoi limitarti semplicemente a caderci sopra.
    ''No, dico davvero.''
    E se fossi attento riusciresti vederlo deglutire. Tirarsi su un fianco solo per sfilarsi la coperta da sotto e avvolgertela un attimo sulla pancia. Un po' come se quella servisse a tenerti al caldo o comunque a coccolarti in una notte in cui, seppur nudi e soggiogati dall'alcol, non siete comunque riusciti a combinare nulla o almeno, lui il suo orgasmo lo ha raggiunto: D'altro canto sei bravo tu. Bravo a dare, sì, ma non più a lasciarti andare. Tanto da non aver sentito niente, quasi come se fossi anestetizzato. E non è servito nemmeno farsi una sigaretta insieme post coito, il suo, poi, che a te non sa ancora suscitare qualcosa. Non vi siete nemmeno guardati mentre lo facevate. No, tu lo stai guardando solo ora, con gli occhi che pesano un pochino dalla stanchezza e da quel bicchiere di gin di troppo. Tu bevi per scordarti della sua cazzo di presenza.
    ''Che ti piace la gente stronza? ''
    E non capisci o almeno, vuoi non capire, fingere di non riuscirci, di essere tanto altrove da non riuscire a connettere due neuroni che siano due.
    Lui sorride e tu questo lo noti. Accade che lasci scivolare lo sguardo sulle sue labbra e sorridi anche tu, di rimando e non perché la situazione sia bella, ma perché adesso sei una spugna. Una spugna che trattiene alcol, che trattiene le emozioni altrui.
    ''Sotto questa scorza durissima sono convinto non ci sia solo uno stronzo.''
    E ti puntella un dito sul petto, tra il seno e la spalla, ma leggero, quasi a voler cercare il cuore lì per nulla conscio di dove sia ubicato realmente. Ha bevuto anche lui, ma questo non ti spingerà a chiedergli di restare: Domani lavora, non deve far tardi qui e questo è solo che un bene.
    ''Convinto tu.''
    Ti stringi nelle spalle, ma non prima di aver tentato di prendere di nuovo il bicchiere ed esserti beccato un colpetto sull'avambraccio da lui.
    ''Smettila dai...''
    Parker è uno stupido, ma quando usa questi toni dolci, non so, riesci a scioglierti anche tu. Tanto che la mano la ritiri e con essa anche lo sguardo. Lo sposti altrove per un istante.
    ''Riuscirò a farmi amare.''
    Torni a guardarlo solo ora, non capendo dov'è che vuole arrivare.
    ''Che dici?''
    ''Che mi amerai, te lo prometto, così come ami quel ragazzino.''
    Ringhia piano, Parker, quando prendendoti il viso tra le mani esita un istante, prima di lasciarti un bacio. Ti sta salutando per andare via, lo sai, ormai, com'è che fa.
    ''E sarà meglio per entrambi. Sarà più bello Grace, te lo prometto.''
    Ma tu non gli rispondi: Non al bacio per il quale storci il naso ma sorridi comunque. Non al resto della frase che non sa farti articolare alcuna risposta. Muore ogni cosa sulle tue labbra.
    ''Ora dormi. Noi ci sentiamo domani.''
    ''Sì, ciao.''
    ''Con più entusiasmo, mi raccomando.''
    Si tira su, abbottonandosi i pantaloni per poi tirarsi addosso una maglia larga. Forse è una delle tue, una di quelle così grandi che a te scoprono le spalle, mentre a lui stanno bene.
    ''Puzzi di gin, da morire...''
    Un altro rimprovero, ma lo vedi che sorride, di nuovo, quasi deluso, rammaricato, quando barcollando, ti da le spalle e fa per uscire dalla tenda.
    E tu rimani immobile per un istante che sembra lunghissimo. Non respiri, non subito, né afferri il gin per il quale ti ha sgridato. No. Tu resti con le spalle alla spalliera a fissare il punto esatto in cui è uscito. Senza alcun motivo apparente, ma trattenendolo davvero il fiato, tanto che quando i polmoni proprio non ce la fanno più a trattenere anche il più lieve dei soffi, torni a riempirli con forza, tanto da piegarti in avanti come per aiutarli.
    ''Dio...''
    Sussurri piano, tra te e te, con la testa che forse gira solo ora, anche se sei seduto, anche se chiedendoti se Caleb è o meno al circo, finisci per far scivolare una mano tra le gambe.
    Prendi un altro respiro profondissimo. Chiudi gli occhi per un istante e giocando piano con l'indice ed il medio, ti chiedi se è così che puoi capire di essere ancora vivo o meno. Di poter essere in grado di cantare a Caleb quant'è che lo ami, ancora.
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    Sicuro che ti stia bene, Caleb? Perché lo so che sei bravo, tu, sei un cucciolo formidabile quando per ogni volta che cadi c'è quella in cui ti rialzi, magari trasandato, magari malamente. Magari ancora non stai mangiando quanto dovresti, magari ancora te le fai quelle notti solo a piangere con la schiena contro il petto di Grace, quando può. Quando i giorni con Parker non passavano da due a tre. E tu hai così tanta paura che aumentino, che non sai neanche dove guardare. Non quando non hai cuore di disturbare Oswald, che tu sei felice se lui è felice. Se soffre meno, se aspetta ma rimane con quel sorriso che resta ogni tanto sospeso dietro le tue spalle. Che tu li ami tutti, tutti senza fare una singola eccezione. Non ce l'hai neanche con Elliot, perché sei un mago nero anomalo, atipico. Tu ti innamori delle coccole, delle loro attenzioni, ma niente è mai potente quanto Grace. Che a volte solo vederlo sulla soglia della roulotte ti mette più tranquillo, ti fa dire che è vero che il mondo con voi è ingiusto: una merda proprio, ma va bene. Va bene se lui non si innamora di altri clienti come è successo con te. Va bene se senti che lo scopano male, che non ci fanno l'amore, che sono degli stronzi egoisti, che parli al plurale quando ti serve il singolare. Insomma almeno ce n'è uno solo, non sei felice? No.
    No non lo sei, perché fingi. Perché tiri su quei sorrisi che rassicurino il circo, che tu non sei fuori controllo, non è vero che hai la corruzione a tormentarti le notti in cui resti solo. E no, Caleb, non dovrebbero esserci notti in cui resti solo. Non se poi tieni accesa la tv che è su un canale quando ti addormenti e su tutt'altro quando ti svegli. Perché ti giri nel letto come un ossesso, in preda ai sudori freddi. Perché la paura - se non ha spazio nei tuoi occhi di giorno . oh, beh, viene a farti visita in piena notte. Si quanto i sonniferi di Froy hanno effetto, quando ti senti più sicuro. E non lo sei mai. Allora tu ti alzi, tremi, poi dici a Grace che va bene lui magari neanche ti crede, ma fa comodo a tutti che sia così. Che lui ci creda.
    Peccato che tu sia anche un piccolo masochista, che a volte si lo fai perché il tuo ego è morto e sepolto, e la rivuoi quella spavalderia che l'ha fatto innamorare di te, che hai una paura orrenda che finirai per essere qualcosa di vecchio e brutto e inutile tanto in fretta. Molto prima dei quasi tre anni che vi restano. Si ti dice che ti ama, come Parker gli sta dicendo - proprio ora - che si farà amare, che si impegnerà. E forse un po' tremi perché sei stupido, perché arrivi presto quando sai che va via, così a dirti che puoi sorridere se Grace con lui non viene, se ci sarai tu al suo posto per altri quattro giorni, i più intensi, quelli che ti fanno battere il cuore a mille, si. Ti piacciono no? Ti piacciono quando sei un ombra che si nasconde tra le tende della nuova "casa" di Grace.
    Sei così concentrato che trattieni il fiato quando lo fa lui, che scappi dentro quando Parker è fuori, e non te ne frega più un cazzo di quello che dico, neanche se hai gli occhi lucidi e con quelli ti avvicini. Lo sai che Grace sta bevendo troppo, ma se l'ultimo che può recriminargli qualcosa. Non importa, non importa se ti fai strada su letto, a gattoni, sovrastandolo come se fossi Jupiter che vuole giocare, lo fai in ansimi perché hai visto dove ha la mano. Perché con il naso sfiori il suo, perché il Gin è il tuo profumo preferito adesso. "Almeno pensi a me?" ti fai avanti piano, sicuro, non ti sapresti fermare. Già, non quando poi gli sorridi e ansimi un bacio che sia solo vostro, come quando devi ricordargli che lo ami, lo ami perché non ti sa spezzare il cuore fino a romperne i cardini, si ferma prima. Lo ami che le labbra sono solo un credo per te, un culto da venerare, un sapore che vuoi ti ubriachi così, solo perché esiste, solo perché lo ami da morirne. Ed ora niente - per giorni - te lo porterà via. "Ciao Tigre.." dolce, e stupido, raggiungi le sue dita con una mano sola, fai come la sua, la accompagni, solo leggero, solo a chiedergli il permesso di essere quello che vuoi tu: l'ultimo orgasmo di ogni dannata sera in cui non siete assieme. "Hai fiato... per me?"
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    Non percepisci subito la presenza di Caleb, non quando hai gli occhi così chiusi da trattenere le rughe d'espressione per te. Che la testa la pieghi piano all'indietro e lo fai come per aiutarti a sentir meglio. Che sei sordo ad ogni cosa adesso e questo ti fa imbufalire. Tanto che quasi ringhi, sì, quando nel muovere le mano ti sembra di esser fatto di gomma, tanto da aver l'impressione di recepire troppo tardi ogni sensazione. E forse non è solo l'alcol a contribuire. Lo fa anche la sensazione di una solitudine meritata a distruggere tutto. Che forse non ti sei sforzato di cercare Caleb proprio per questo: Per paura di un rifiuto che lui non ti avrebbe mai dato, ma che tu senti di meritare terribilmente. Perché fai schifo, certo, perché sei sfacciato come dice Parker. Perché sei uno stronzo.
    Ma quando senti la pressione di qualcosa sul letto tu ti fermi. Lo fai che nell'aprire gli occhi sorridi piano, trattenendo di nuovo il respiro.
    Ti sfugge l'ennesimo richiamo al tuo dio quasi come se non credessi a ciò che stai vedendo. Che deve esser folle toccarsi pensando a lui e poi scoprirlo lì, proprio ad un palmo dal proprio muso.
    ''Dio...''
    Lo guardi stralunato, appena, respirando piano come per paura di infastidirlo nel farglielo troppo addosso. Anche se ti sfugge un ansimo, uno che lui replica ed accompagna con un bacio che prontamente ricambi. Perché non si tratta di Parker, no, si tratta del tuo Caleb.
    ''Sei una visione?''
    Ridacchi piano, stupidamente, quasi a confermare le sue parole. A rispondere a quella domanda che ti sembra retorica, perché è palese, insomma, l'intento delle tue azioni. Che se sei così è solo perché stai pensando a lui. Tu riesci a venire solo se pensi a lui, unicamente a lui, ma questo non lo dici a Parker, ovviamente, non quando quello ti promette di farsi amare. Come se fosse un qualcosa che dipende da lui. Unicamente da lui.
    E pendi dalle sue labbra, certo. Lo fai quando lasciando spazio gemi per la pressione che esercita lui contro le tue nocche. Che finalmente qualcosa la senti, sì. La senti perché puoi vederlo, puoi finalmente respirare il suo odore senza dovertelo immaginare.
    ''Mi manchi tanto...''
    Glielo dici come se non fosse lì, come se con la mano libera non stessi andando a giocare con il suo collarino, un groviglio di fili che ti diverti a sciogliere solo per sentirteli stretti tra le dita della mano. Che la guardi, sì, e sorridi di nuovo, quasi convinto di poter governare il mondo solo così: A prendere Caleb per il collo.
    ''Sei il mio regalo di compleanno?''
    Ansimi di nuovo, sulle sue labbra, alludendo al fiocchetto che spezza sulla sua pelle candida.
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    Sai che moriresti se Grace ti respingesse, se non avesse sempre così voglia di averti, di stringerti, di risalirti come la duna più bella di un deserto. Anche se speri di essere la palma più alta di un'oasi, ma questo perché sei stupido e adesso ti vengono battute cretine anche quando vorresti essere super serio. E dirgli di non bere così tanto, non vuoi che il fegato si esasperi, anche se lo sai, no? Lo sai che non vivrà abbastanza per pentirsene, ed allora si, allora spingi contro di lui, allora vuoi che sia felice. Che lo sia in tutti quei modi che conosci per renderlo tale, in ansimi o sorrisi, sarebbe difficile decidere. Magari entrambi, che tu vuoi tutto. E sei anche l'acqua fresca della tua pelle sulla sua. Sei i respiri che ti ruba, il sorriso che spingi in un bacio famelico, hai fame piccolo mio. Sei a digiuno da tre giorni, perché se Grace non c'è il mondo si ferma. Lo stomaco si blocca, le mani incontrano gli organi vitali solo pensandoci, pensando a lui. E sai che non sarebbe fiero di questo, del tuo continuare comunque a deperire, e non trovare un'àncora che non ti faccia soffrire mai, allora sei bravo e non glielo dici. E ti prendi quel "Dio" che attribuisce all'averti di nuovo su di se, che gli occhi ti si imperlano, che ci metti il cuore in ogni gesto che spingi piano lungo le nocche e poi più giù. Lo senti e fremi, lo immagini e muori. Un invito a farti spazio, aprire piano le gambe nude, accarezzarle perché ti piace che i suoi ansimi raggiungano un certo decibel prima di affondare al punto da spegnergli il cervello. Da farti chiamare, così anche per nome, anche con il suo che è indelebile nella tua vita. Anche se ora ha bevuto, e magari e già così in la da farsi bastare poco, così come sapresti adattarti tu. Anche se no, no. No perché vuoi fare l'amore tutta la notte, perché si avvicina il suo compleanno e segretamente sei felicissimo che lo passerà con te. E gli hai preparato una cosa, e sai che ti odierà perché non vuole piangere lui, è un duro. Anche quando ridi. E per ogni volta che dice che ti manca, a te si crepa il cuore. Tre giorni sono troppi, insopportabili e soffocanti. Ma ora ne hai quattro davanti che saranno solo vostri. L'esclusiva, niente tigre. Solo voi stupidi innamorati impossibili. Sciocchi e sconsiderati. Che vi baciate con trasporto ansimando nomi e vaneggi. "Ti amo, stupido.." che è il tuo modo, unico e solo, di dirgli che è ovvio che vi mancate, perché siete così uniti che i respiri a distanza fanno male. Forse, ti dici, per quello beve, perché lo sopporta meno di te. Allora tu vuoi dargli tutto, che il tuo cuore già ce l'ha. Vuoi farlo che l'altra mano la usi per sbottonarti, e spingi il naso contro il suo, se ti scioglie i nodi in gola. "Se vuoi esco da una torta..." che nessuna battuta ti smorza, sa solo accendere un fuoco più grande. "Oh, Caleb.. che regalo mi hai fatto?" lo imiti, stupido, con il vocione basso che fa lui quando si finge un uomo maturo e onesto, uno affidabile e minaccioso. E lo fai che gli mordicchi il naso e no, no che non fermi quella mano che scava, che lo sfidi a concentrare l'attenzione in due punti diversi. Si, tu che tra poco non sai neanche come si articola una parola che non esca come un gemito strozzato sulle labbra.
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    ''No.''
    E lo ammonisci, sì, ma lo fai ridacchiando sotto i baffi, come se avessi appena fatto una battuta davvero divertente, tanto che smettere di ridere non è concesso, non quando sentirlo muovere con te ti fa felicità, ti illumina gli occhi già luminosi, umidi d'alcol.
    ''Ti amo, stronzo, devi dire.''
    Sentenzi, serio, sì, insomma, per quanto ti riesce. Che ogni parola è un ansimo, un gemito che non stronzi, che non trattieni. Perché a te, adesso che c'è lui, non importa se qualcuno può sentirti. Nemmeno se a sentirti fosse Parker pronto a tornar indietro perché si è dimenticato chissà cosa. A te non importa, adesso, di farti sentire tanto felice, tanto rilassato quando a respirarti vicino c'è lui, solo lui, che i respiri te li regola coi suoi. Ti insegna senza saperlo come abbassare ed alzare i polmoni. Su e giù, come la mano, come la lingua in gola. Su e giù, poi giù e su, ancora ed ancora.
    ''O coglione.''
    Che ci pensi davvero ai modi peggiori in cui chiamarti oggi. Che sì, sei in presa a male, suppongo. O comunque non così positivo, ecco, ma lo dici con una tranquillità ed un sorriso che un po' sanno spiazzare. Non ti capisco nemmeno io, sai? Nemmeno io che ti vedo e scorgo un ragazzino innamorato, impaurito, arrabbiato. Sei tante cose insieme, Grace. Tutti i motivi per cui bevi e ti ricordi com'è che faceva Declan. Lui che tra tre giorni ti scriverà un messaggio striminzito, un ''auguri, figliola'' che a te da tanto al cazzo. Che ogni anno speri in un ''Auguri Gree Gree'', qualcosa di più profondo, ma invano.
    ''Sì, cazzo.''
    Non sai più dov'è che sono le tue mani ora. Che quella che tenevi tra le gambe forse l'hai sfilata per lasciar spazio alla sua, che te lo sei spinto contro tanto da credere di poterlo sentire ogni dove. In ogni fottuto centimetro di te, a farti male o del bene, insomma, qualsiasi cosa possa ricordarti cos'è che puoi sentire. O che puoi sentire e basta. Che non sei davvero sordo alla vita come hai creduto per questi lunghi venti minuti.
    Forse lo stai aiutando a spogliarsi, forse non ci stai capendo semplicemente molto. Ti basta però aver l'idea di stringerlo tra le dita, ecco.
    ''Esco nudo dalla tua fottuta torta, Tigre!''
    Abbassi la voce anche tu, lo fai imitando quella di un ragazzino troppo cresciuto com'è Caleb, che un po' la lascia grattare magari per fare persino bella figura. E lo fai ringhiando a tigre, in respiri che soffochi quando lui ti morde il naso e quello ormai sai percepirlo solo come un invito a fargli spazio tra le gambe. A diventar per lui casa, una coperta calda, una barriera invalicabile
    ''Il mio pacco è il tuo regalo.''
    Sei uno stupido animale e quando sei alticcio sei peggio: Fai battute davvero squallide.
    ''Scartamelo che ti ci appendo al muro''
    Come ti diverti a fingerti lui, sì, anche se oggi edulcori tutto, anche se oggi vai oltre.
    ''Sei il quadro più bello che io abbia mai visto, Tigre.''
    E cazzo se ansimi senza arrestarti, che tu vuoi parlare, tanto, tantissimo, anche se lui ti fa soffocare, anche se i polmoni non ce la fanno già più a gestire tutta quest'aria. Tu vuoi parlare con Caleb tutta la notte. Tu non avrai mai momenti in cui non saprai cosa dirgli e questo ti lacera, ti fa assumere un'espressione più tenera in volto, un po' come se te ne fossi accorto solo ora.
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    "Si"
    Gli rispondi senza farlo davvero, Caleb, perché le tue mani, il suo piacere lo reclamano. Come lo fanno i tuoi sogni, quelli più umidi, quelli più sporchi che per te sono solo un modo di andare avanti. Perché nell'alcova da solo non ci vuoi comunque dormire, e non vuoi costringere altri - che ami, si ma con cui hai meno confidenza - a farti compagnia. Non Froy che sembra ancora più impegnato di Grace, non Leroy che sembra solo... troppo etero? O comunque non abbastanza in sintonia con te. Gli altri, beh, gli altri ancora fatichi a tenerli vicino. Perché sei un cannibale, ed un mostro, perché alcuni le urla di quegli uomini le sentono riecheggiare, ed altri ti vedono solo tornare a casa ricoperto di sangue, a volte talmente stanco che la doccia te la fa fare da Grace, quando c'è, perché tu chiuderesti gli occhi e basta.
    "Così dici..?" Che ti piace fingerti innocente quando non lo sei mai, quando affondi con due dita, quando te lo arpioni al punto da piegarti tu su di lui, sfruttando il momento in cui ha ansimato di più, quello che ti dà sempre la soluzione. In fondo, Grace è una cassaforte di dolore, è il tuo amore più grande e assoluto, e tu sai disinnescarlo come rapirlo, come rubarne il contenuto, come e quanto girare la manovella fino al suono familiare di una serratura che si sblocca. D'altronde, la tua canzone preferita, sono i suoi gemiti più profondi. "Ti prego.." mugoli, come se in fondo fosse lui a scoparti ora ".. scopami alla mia festa di compleanno, Caleb.." gli mastichi in un baciarlo che si fa morso lungo la gola, raccogli la sua pelle per tenerla trai denti, per lasciare quel segno che non ti accorgi di volere. Che molli e riprendi perché sia qualcosa che in due giorni va via.
    E non ti fai invitare mai due volte, che scivoli con il ginocchio, orami nudo, sfiorando piano quel punto da cui fai scivolare via le dita, solo perché beh, perché devi affondare al punto da fargli inarcare la schiena, da farti chiudere gli occhi, aprire le labbra senza emettere un suono che non sia già un gemito. "Cazzo..." stringi i denti, perché si ti ricordi come è Grace, ma è sempre così bello farci l'amore, che ogni volta è nuovo, meraviglioso e tuo. Che gli affondi sono già lenti e potenti, scavano, cazzo se scavano, perché tu hai fame di Grace, di respiri che gli rubi scendendo in picchiata a baciarlo ancora, a morderlo, a tenerlo come arrivi, a piegargli la schiena ad arco per te, che si lasci andare di peso contro la mano, perché lo tieni su tu, che sei forte, a volte disumano.
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    ''Dio se ti scopo...''
    Glielo sfiati sulle labbra, in un sussurro che ti si spezza in gola, che ti fa piegare la schiena come dice lui, come vuole lui. Che tu lo assecondi. Tu che ora sei di gomma, sei perfetto, forgiabile per lui. Lui che è la tua armatura adesso, il tuo scudo, il tuo scettro. Il tuo tutto, come l'aria che ti manca, che ritrovi quando ti respira addosso, nelle prime spinte che subito senti. Che ti sembra di essere aperto in due. Che ti sembra di sentirlo ovunque, adesso. Su per lo stomaco, poi nel petto. Tanto che la gola si fa stretta, non respiri davvero. Ma resta una bella sensazione, certo, anche se fa una paura strana, una paura quasi folle, ma a tratti. Che anche se boccheggi tu non smetti, no. Gli arpioni le mani dietro la schiena, lo preghi, seppur senza voce, di continuare. Perché ne hai bisogno, perché lo aspetti ogni sera. Ogni fottuto secondo di quello che ti resta dal momento esatto in cui ha detto di voler essere tuo. Perché te l'ha detto, certo, tu lo hai sentito indistintamente nella tua testa.
    Per tutte quelle volte che vi siete svegliati assieme;
    Per quelle in cui gli hai fatto il caffè
    e lui lo ha fatto per te;
    Per le docce fatte ad ore improponibili;
    Per quei pianti che vi siete concessi
    seppur con timidezza.
    Lui ha sempre voluto esser tuo, essere parte della tua vita e seppur tu non sia mai stato bravo a dimostrare altrettanto bisogno, gli hai urlato lo stesso. Lo fai tutt'ora, certo, ansimandogli addosso, gemendogli tra i denti. Che ci provi a tener chiuse le labbra quando il piacere sa farsi così intenso da strapparti via ogni organo. Che ti senti eviscerare. Ad ogni spinta, ad ogni parola per la quale sorridi e lo fai mostrando il diastema, tutti i tuoi difetti che con lui non contano più niente. Sono suoi, ormai. Lo sono da quasi un anno e Caleb può decisamente farne ciò che vuole. Qualsiasi cosa voglia, davvero.
    E te lo tieni incollato addosso adesso, tanto che il petto collide col suo, tanto che sembri un'anguilla pronta a sgusciargli contro. Non più la tigre che lui conosce, ma un serpente, uno spingere dolce contro la sua pancia, contro il suo bacino.
    ''Caleb...''
    Sorridi nel chiamarlo, nel lasciare che il suo nome si perda nell'ennesimo gemito. Nelle spinte che aiuti e che senti saprebbero farti raggiungere l'apice del piacere già da adesso. Perché Caleb con te può tutto: A lui riesce ogni cosa con te. Qualsiasi cosa voglia. Qualsiasi cosa tu possa sognare, desiderare.
    ''Quanto mi piace il tuo no - dio! Cazzo, cazzo.''
    Che gli ficchi ora un ginocchio nel fianco. Che ti fai stretto, ti contrai, ma solo per provare a resistergli quando in realtà, così facendo, finisci per sentire meglio. Per sentir di più, più a fondo, più intensamente.
    ''Ti amo, ti amo, ti amo...''
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    E tu lo sai bene come funziona Grace, e per questo ti vanti di poterlo modellare a mano nuda. Come se fosse un deposito di cera, lasciato andare, lacrima dopo lacrima e tu potessi scioglierlo con il tuo calore nei punti giusti: laddove serve sistemare qualcosa. E non parli di difetti, per te non ne ha nessuno, se non quello orribile che te lo strapperò via, quando ci fai l'amore non ci pensi più di tanto. No tu ricostruisci i punti che la cera la portano via. Magari lo hanno fatto altri clienti prima di Parker, e gli hanno lasciato addosso quei vuoti che spezzano ma non distruggono, no perché arrivi tu Caleb.
    Tu che spingi affondi da togliere il fiato, che glieli abbai in muso quando gli vedi le labbra in tensione, ed allora le baci. Dio se le baci, come se tu ti nutrissi di lui. Sei il cannibale del sesso e dell'amore, l'affamato di gemiti. E' questo il tuo più grave peccato, che non ti fermi, non vuoi. Non vuoi che ci sia un momento ora che possa dargli tregua. Che tu non stai punendo Grace, no, lo stai solo rimodellando, tu riempi i vuoti che lui permette di farsi sottolineare da altri. Tu arrivi, sempre, a prenderti quello spazio che è solo vostro. A volte ancora prima che sia certo che siate soli. Non te ne frega un cazzo, non se puoi smettere di pensare, annegare lungo le prese che ti eccitano, lungo mani che si aggrappano alla tua schiena, che possono graffiarla con attenzione, il tuo sangue non è alla portata di tutti, ma tu lo sai, e lui anche. E lo ami, Cristo Caleb quanto lo ami quando con quella mano che lo sorregge per la schiena, te lo spingi contro a ritmo forsennato, indomabile. Impossibile resistere tanto a lungo, ma tu stai godendo ogni gemito che non freni come non lo fa Grace.Che è rumoroso, che a volte vuole davvero far sapere a tutti che sei ancora suo. E ti piace, ti piace da morire avere ancora un posto nella sua storia, poterlo difendere con i canini affilati che ti ritrovi. E' il motivo per cui vivi.
    "Grac-.." ma non finisci di rispondergli, perché ti chiama, sta per dirgli che gli piace il tuo nome, lo sai bene, ma lo senti come il suo orgasmo sia così vicino, ed allora il tuo sorriso muta. Allora ti fai intenso, piccolino, che lo sai come sia il momento più bello di ogni volta. Quello in cui tutto si fa liquido per pochi secondi, e tu devi farti sentire proprio in quelli, che ti tolgono il fiato, che ti spingo ad un apice tanto veloce ed intenso, che nel tuo scopare per ore, poi sai richiamare la voglia che hai di lui in un punto veramente in fretta. Perché tu vieni con Grace, oppure non vieni. Lui ti ama, tu affondi più veloce. Tu lo ami. "Da morire.." in un ringhio basso che ti stringe i denti tra loro perché l'orgasmo è qui quando ancora hai Grace sollevato dal letto, ancora in una posa da danzatori aerei, faresti invidia a Leroy ed i trapezisti. "Dio, Gracy.." sfiati tu, nell'ultimo gemito.
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    L'orgasmo è a rilento. Un risucchio di mare che preannuncia lo tsunami. Un riversarsi stridulo lungo il materasso. Che sei sciolto, sei liquido ora, tanto da scivolargli davvero dalla presa quando, nell'ultimo spasmo che richiama la rilassatezza, riprendi fiato buttando troppo il collo all'indietro.
    E cadi, sì, come uno stupido sotto di lui, che nel farlo ridi, ridi piano, come se adesso avessi quasi paura di svegliare tutto il circo. Tu che non ti preoccupi mai di dare spettacolo, di far sentire al mondo quanto ami Caleb. Che lo ululi, lo ululi proprio. Come quella volta nella sua roulotte, quando nella nebbia facevate i cani. Come faresti se potessi viaggiare e allora metteresti la testa fuori dal finestrino. Ed urleresti, gemeresti, canteresti. Tutte queste cose insieme sì. Che con Caleb tu fai tutto. Tu faresti, se avessi tempo, di tutto.
    E allora sei il primo a sfilarti da lui, ma non per andartene: Piuttosto per rotolare al suo fianco e voltarti nel guardarlo. Che hai un sorriso stupido e soddisfatto ora sul viso. Quasi come se fossi ancora alla ricerca di coccole. Come se fossi Jupiter che, anche se stanca, continua a voler giocare.
    ''Voglio sposarti.''
    Lo dici di getto, sì, preso dall'entusiasmo di un orgasmo perfetto. Di un amore che ti ha risvegliato. Che sa frenare la tua voglia di bere, di attaccarti al gin solo per poter sperare, nei suoi fumi, di addormentarti e di sognare questo. Voi due sdraiati lungo un letto. Uno qualunque. Voi due che invecchiate, che continuate a far i cazzoni nonostante l'età, nonostante il fottuto tempo che corre e che nel farlo vi taglia le strade, vi stringe.
    ''Sì...''
    Lo dici come ad avvalorare ciò che hai detto prima. Una pazzia che si confà al tuo stato d'animo e che, come al solito, non si prende cura degli impedimenti che potrebbero sopraggiungere alla realizzazione di una cosa del genere. Tu pensi in grande, sogni in grande ed è per questo che poi rimani sempre deluso.
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    Ti fai portare via, Caleb. Che con Grace sai vivere in un mondo che non esiste, sai sorridere a quell'orgasmo che vi tiene sospesi per secondi che sanno di infinito. In fondo è anche per questo che con lui fai l'amore, che non ci scopi e basta, e forse già su quel tetto era amore prima che semplice sesso: perché ti porta via. Che la tua vita ultimamente fa così schifo che hai bisogno di un rifugio. E si, piccolino, l'hai trovato in qualcuno che ha già una data di scadenza, un timer sul cuore, nel cervello, che lo farà smettere di funzionare troppo presto, molto più di quanto riterrai accettabile. Oh, quando sarà tu ne morirai, Caleb. Sarà la cosa peggiore della tua vita, il giorno più scuro, il dolore più straziante, l'amore più sconfitto. Ma ora, ora non sai pensarci, ora ti dici che puoi godere, che quando lo fa lui, ci sei già anche tu a riempire ogni spazio fino ai polmoni, che forse fai l'amore anche con quelli, con i respiri che vuoi prenda per sempre.
    Quindi si, è stato molto intenso, tanto che sorridi ancora quando ti abbandoni lungo il materasso, quando ad occhi chiusi sai già che il tuo corpo è rivolto a Grace, così che recuperi i respiri che hai perso, trattenuto. E per un attimo non lo senti. "Mh?"
    Ti ha chiesto di sposarlo, Caleb? O insomma, non proprio ma ha detto che vuole sposarti, capito? Ti ama no? Si fa così tra persone che si amano tanto. Che tu lo hai deciso quando ancora ti lasciava anelli di cipolla fuori dalla porta, che non vuoi lo dica solo perché avete fatto l'amore, vuoi che lo voglia e... e sembra volerlo? Che gli occhi li apri verso di lui, ad incastrare i suoi. Che gli passi piano una mano lungo il volto, poi la spalla, poi le linee di tatuaggi più freschi, fino al polso. Hai la gola bloccata. Tu vuoi Grace, vuoi boh, il suo cognome, il tuo, tutti e due non importa. Vuoi tutto, vuoi essere più di Parker, e no, non vuoi un marito che si scopi un altro. "Se.." avanzi piano, questa proposta che ti brucia un po' negli occhi, perché hai paura. Sei piccolo ed hai paura ancora di moltissime cose. "..se ci sposiamo io.." naso a naso, con un singhiozzo fermo in gola, religiosamente incastrato lungo le corde vocali, che le fa tremare. ".. io posso essere l'unico?" Chiedi l'impossibile, Caleb. Gli stai chiedendo se Papà per una cosa grande come questa può pensare di farti uno sconto di pena. Cancellare Parker. Cancellare tutto. "Perché sono un po' geloso.. io.. forse un po' tanto.. " che ti viene da sorridere per non piangere, basta piangere Caleb! "Non so se si è visto.." lo spingi sottovoce, che ti mordi la lingua per stare zitto. "Gli anelli di cipolla non durano tanto.." sta zitto, ti prego. "Lo vorrei"
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    ''Tu sei l'unico.''
    Lo biascichi piano, a rilento, come la passione che ancora ti sconquassa, che ti fa tremare come se potessi venire ancora ed ancora, continuamente, senza pace. Tanto che resti ad occhi chiusi. Tanto che li apri piano solo quando lui parla e anche se far naso a naso ti impedisce di vederlo bene, allora finisci per immaginarlo. Per ridisegnartelo in testa. Che ti basta sentirlo sotto la presa dei polpastrelli per ricordare ogni dettaglio del suo volto bambino. Anche nel tono della voce che preannuncia un'altra tempesta. Che nell'alludere al piano poi spinge a piangere anche te. Che quando bevi sei di gomma, ma non nel senso di resistente: Sei malleabile, sei spezzabile, se solo lui ci impiegasse la dovuta forza.
    Caleb potrebbe farti ogni cosa adesso e tu, mansueto, te la faresti fare. Senza alcuna pretesa, senza alcun moto di vendetta. Perché sei suo, totalmente suo ed in questo tuo appartenergli divieni morbido, mansueto.
    ''Lo sei sempre, anche quando mi portano via da te.''
    Gli accarezzi il fianco, meccanicamente, non tanto per fargli una carezza, quanto per ricercare relax, un qualcosa che possa mantenerti a galla adesso. Rilassato, complice di quelle volontà che stai snocciolando senza paura di ciò che succederà dopo. Perché sei stufo di aver paura e di sentirti perennemente in colpa per ciò che pensi ma non riesci mai ad esternare. Tu vuoi essere un libro aperto per Caleb, vuoi provarci anzi, no, vuoi riuscirci e basta.
    ''Niente anelli di cipolla.''
    E non ti rendi conto di come ti stia salendo il magone adesso. Che l'entusiasmo lo smorzi così. Pensando a quelle cose che non sanno durare per sempre perché nemmeno tu sai durarci. Non c'è un per sempre con te, c'è solo un domani e poi forse un dopo domani, ed un domani ancora.
    ''Domani ti comprerò un anello. Uno bello, che sta bene con le tue catene, con i tuoi tatuaggi.''
    Perché tu Caleb sai immaginartelo solo nudo e con quei gingilli che mette sulla pelle per adornarla. I suoi collarini, le sue braghe a tirar su i pantaloni contro il pallore del suo epidermide.
    ''Voglio essere Grace Sharp.''
    Adesso e finché ne avrai la possibilità.
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    Hai sentito cosa ti ha detto, Caleb? No? Io credo di si, perché l'ho sentito come il tuo cuore abbia mancato un respiro. Risucchiato in un battito che ti ha stampato un sorriso stupido trai denti. Che di motivi ne hai pochi, ma cazzo se questo è potente. Cazzo se vale mille dei tuoi ansimi, tremila di quei gemiti che regali a Grace anche quando non è con te, quando c'è Parker a bearsi della sua bravura, del muoversi a lungo di quei fianchi e.- No no no ti prego no!
    E non ci devi pensare adesso. Non quando vi stringete ancora, ti accarezza il fianco ed i tuoi occhi si fanno più lucidi dei suoi. Direi che è un caso, ma non lo è, ormai piangere è la tua sola forma di difesa, forse un po' speri che il destino decida di guardare altrove, di non infierire su di te che ne hai proprio avuto abbastanza. Non ne puoi più di sentirti sempre più trascinato in basso e allora non era la risposta che aspettavi. No, tu ti sei convinto che ti avrebbe ripreso, con quel suo "Caleb.." che trattiene i singhiozzi in fondo allo sterno.
    "Non voglio che ti portino via da me.." ti tremano le labbra, che sei stupido quando insisti oltre l'ovvio, lì nell'oblio di un cuore a pezzi. E' vero che ogni bacio di Grace lo ricostruisce, lo riveste d'oro, ci mette la colla nelle crepe. Ma basta? Lo dici che è una preghiera ad occhi chiusi, in una fronte spinta forte contro la sua. E' tuo, Grace. Lo è da quei venti dollari di merda, i primi. E non hai mai saputo dirti che poteva essere qualcosa di diverso, ci sei caduto con tutte le scarpe e ci sono giorni in cui il presente fa più paura del futuro. "Mai..." che è un singhiozzo.
    Oh Caleb, ti comprerà un anello. Lo senti? Allora perché piangi? Perché questo ti fa disperare e tremare contro di lui? Perché sei felice, è così? Si.. si sei felice Caleb, lo sei nel modo più sbagliato in questo momento, lo sei con la paura che più gioia provi, peggio starai. Ma non hai neanche timore per te, no, tu sei solo stupido e pensi che vuoi sposarlo stanotte, adesso, ora perché così avrete vantaggio su quel tempo che gli si accorcia nelle ossa e ci pensi, lo fai costantemente. Tanto che quando ti dice che vuole il tuo cognome, non hai più un modo per contenerlo, che lo guardi con gli occhi lucidi, le guance rigate e annuisci perché questo riesci a fare quando l'emozione è tanta da ucciderti.
    "Maledetto.. c-come tutti n-noi.." gli Sharp, dici, balbettando una battuta che è solo la verità più cruda. Dio se ti fa male anche adesso. Adesso che lo vuoi.
    "Mi.. io..- " non ci riesci, hai un nodo così stretto in gola che devi far scendere la saliva anche solo per provare a parlare di nuovo, e dire quella cosa bella. Bella come "Sei la.. la persona che amo di più al mondo.." anche quando fa il rognoso, quando gli altri gli danno dello stronzo e devi farlo anche tu, anche quando ti lascia a soffrire in un angolo perché crede di gestirti ma non ci riesce, resta la tua cazzo di luce di salvezza. Quella che tieni accesa quando il buio ti fa così paura. "Facciamo presto, ti prego.. io ti amo" e lo ripeti, sempre, perché non lo dimentichi.
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    ''Non è una cosa stupida...vero?''
    Glielo chiedi preso dall'emozione, da tutte quelle immagini che concorrono a stringerti lo stomaco in una morsa. Tu che adesso non hai più fame. Che senti il fegato rivoltasi su se stesso, stringersi, soffocarti il respiro quasi. Non senti nulla se non la marea di insensatezza che ti travolte tanto da convincerti, in un breve istante, di non meritarla affatto una felicità come questa. Che hai paura che Caleb possa intendere male questa proposta. Che possa vederla nel modo più semplice in cui sa mostrarsi: Come qualcosa da spuntare dalla lista delle cose da fare prima di morire come se fosse solo un capriccio e non qualcosa dettato dall'amore.
    Ma tu lo ami, Grace, lo ami davvero nonostante non sei mai stato capace di dimostrarglielo nel medesimo modo in cui sa farlo lui. Lui che è preso, presissimo da te.
    E continui ad accarezzarlo, sì. Lo fai con più lentezza adesso, che ogni millimetro di pelle è sacro, è morbido, meraviglioso nonostante le costole sono sempre lì a ricordarti che non mangia come dovrebbe, che non si cura come dovrebbe e questo per colpa tua. Tu che vuoi sposarlo e sembra, così, di volerlo condannare ad una vita infausta per sempre.
    ''Dopo tutto quello che ti ho detto...''
    Dopo tutte le cose che gli hai fatto, vuoi dire. Dopo tutte le volte che hai provato a spingerlo via in virtù di una convinzione che non ha mai salvato nessuno dei due.
    ''Tu...insomma, mi sposeresti davvero?''
    E lo risali, Grace. Lo fai come se fossi tigre e lui qualcuno con cui giocare adesso. Da metter sotto di te, da mordicchiare sino alla stanchezza fisica. Ma lo fai solo per guardarlo meglio. Per portargli le mani sulla testa e lasciargli così un bacio nell'interno del braccio, verso l'ascella. A te piace da morire baciarlo nei punti più strani, più inusuali.
    ''Io pensavo...''
    E qua ti fai triste, ma glielo nascondi, lo fai strofinandogli naso e fronte nell'ascella, per gioco, sì, per fargli un po' di solletico e cercar così di tirar su la situazione.
    ''Di prendere la tua roulotte e fare un viaggio. O anche con il mio motorino, va bene tutto.''
    Lo racconti come se fosse possibile o qualcosa che avete già vissuto insieme. Che tu quel viaggio lo hai ripercorso più e più volte nella tua testa. Lo stai facendo anche ora, ripercorrendo la strada che porta da qui a casa tua, nel Kentucky.
    ''Di visitare tutti i laghi e le radure della zona. Di far tardi la notte perché troppo presi dai baci e dal gin e...''
    Ma questa è la tua visione, quella che ormai ti vede un tutt'uno con la bottiglia che giace mezza vuota sul comodino. Sei diventato forse come tuo padre? Sai vedere il tuo futuro senza il gin con te?
    ''Di ballare...voglio ballare, Caleb. Voglio ballare canzoni stupide e sposarci con T-shirt dei Don Broco in sottofondo. ''
    E tu non hai mai parlato così tanto. Non hai mai raccontato davvero a Caleb dei tuoi sogni, di quei dettagli infantili per i quali però vivi. Vivi solo attraverso quelli.
    ''E voglio fare l'amore tra la sabbia, sentire la schiena che mi fa male perché mi schiacci lì. Che ti guardo, quando mi scopi. Guardo te e le stelle sulla tua testa. Poi il tuo anello. Voglio che tutti sappiano che ce lo abbiamo uguali perché ci apparteniamo. Perché tu sei mio ed io sono tuo nonostante tutto. Che io penso a te ogni giorno, Caleb, ci penso tutti i minuti della mia vita. E voglio fare tutto con te, voglio viaggiare, voglio vedere altri film, mangiare fino a scoppiare, fare l'amore in ogni posizione possibile. ''
    E non sai com'è che si faccia a prendere fiato senza tornare a mordicchiargli la pelle mentre parli. Che ti rilassi così. Ti rilassi consumandolo, fagocitandolo, perché sei un emerito stronzo e non sei ancora arrivato a chiederti, a chiedergli cos'è che vuole lui.
    ''Io non voglio che mi portino via, Caleb.''
    Non Parker, non il maledictus. Non vuoi che lo faccia Papà, né nessun altro.
    ''Io voglio restare con te, per sempre, nel modo che mi riesce.''
    Anche solo come un ricordo divertente.
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    E tu hai già le labbra che ti tremano, piccolo mio. Lo facevano anche prima, anche quando Parker si spingeva contro Grace e si forzava nel fargli provare qualcosa. Oh, Caleb.. quanto male ti fa ogni volta? E quanto lo ricacci dentro perché non hai tempo? E' un loop, il tuo. Micidiale, un cane che si morde la coda. Che vuoi tempo con Grace ma è l'unica creatura al mondo che per te non ne avrà mai abbastanza.
    Allora per questo piangi, anche se quello che dice è bello, se è gentile, se è un sogno. Perché più si fa sogno irrealizzabile e più tu senti aghi premere ovunque, come se ti fosse impossibile. Impossibile desiderare qualcosa oltre le tue capacità. Che a sperare sei sempre stato bravissimo, ma da quando hai messo piede al Circo, la tua vita ha fatto così tanto schifo che adesso non vuoi. Non vuoi sognare cose tanto belle da essere allo stesso tempo inarrivabili, ti fa male in un punto che non sai nominare. Moriresti di crepacuore se andassi avanti, se gli credessi.
    Perché non respiri, non lo fai quando ti scala e glielo lasci fare, non lo fai quando ti bacia e tu lo baci disperato. Respirare è difficile quando ti racconta i suoi sogni e tu, uno ad uno, vorresti poterli realizzare tutti. E ti odi perché è solo colpa tua se non ci riesci. Perché Grace sarebbe libero se tu lo fossi. Potrebbe andarsene se tu lo rapissi, se non foste entrambi legati, se Tyron non fosse morto e tu diventato un fobico sociale. Che solo uscire dal perimetro ti richiede coraggio, e neanche lo fai più da solo. Perché hai paura, paura di morire. Lo vedi il controsenso?
    "S-si.." si che lo sposi lo stesso, si che non ti importa di quello che ti ha detto quando era arrabbiato, o di quanto male ti faccia se si impunta. E' che poi davvero non ti esce nulla, piangi come un bambino trattenendo solo la voce perché gli occhi si, sono andati, ma almeno non singhiozzi. Piangi e basta, come hai imparato a fare in silenzio, vicino la sua tenda quando soffri troppo e allora provi a sentirlo, anche se non è solo. Almeno c'è. E' vivo, no?
    Allora una mano ti serve, che se un po' ridi quando ti morde, poi non sai far altro che tremare di tristezza, una talmente profonda che ti rende stupido, un cucciolo che si rannicchia per paura che sperare di essere felici sia anche peggio che provarci davvero ad esserlo fino in fondo. "E.. e poi n-noi.." ci provi, Dio se ci provi a dire quello che pensi, a darvi un futuro fuori da lì anche se non l'avete, a non sentirti così spezzato e distrutto. Vuoi sognare con Grace e non soffrire quando non accadrà niente di quello che speri. Lo vuoi così tanto da morirne anche ora, che le prime a cedere sono le labbra, ormai salatissime e tremanti. "R-resta con me e basta Grace, ti prego.. e ci proveremo, io.. io voglio che tu abbia tutto quello che vuoi, le voglio con te queste cose e .. " e non sai quanto fiato sei in grado di prendere per non frammentare ogni frase così.
    "Non andartene via" lo stringi di slancio, così disperato e irrazionale da far male, un male che scava le ossa e brucia il cuore. Che tu lo sai a cosa ti riferisci e lo sa anche Grace, anche quando sei il primo che spezza l'entusiasmo doloroso a cui lui è abituato. Perché tu sei ancora piccolo, ancora non reggi. Ancora ci muori. Ora i singhiozzi non li controlli.
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