Napalm boy

Grace, la compagnia del circo e Caleb | Un magazzino fatiscente, 24 giugno, ore 23.00

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    ''Stai fermo.''
    Froy ci prova a fermarti, a portarti una mano sul petto come a tenerti in piedi e al col tempo farti cenno di tornare indietro. Di rimanere nella tua tenda quanto più a lungo possibile. Ma tu ringhi. Più lui osa parlarti, dirti cosa fare, più tu ringhi. E non è lo stesso ringhio che hai lasciato scivolar dalle labbra quando Parker, non sapendo nulla, ti ha chiesto dove fosse Caleb. No. Il tuo, adesso che lo hai sentito al telefono, adesso che anche Austin ha iniziato ad innervosirsi, è un ringhio che preannuncia battaglia. Che saresti pronto a sbranarlo, Froy, se non fosse che un passo indietro lui sa farlo sempre quando si tratta di te. Che ti doma, certo, ma non al punto da ferirti. Non lo fa mai con l'intento di renderti scontento. Anche se tu non sai mai usare la medesima premura con gli altri.
    ''Non dirmi che cazzo fare, vengo con voi.''
    E non sai nemmeno con cosa prepararti. Non sai nemmeno se hai smesso di tremare da quel giorno in cui, preso nel panico, ti sei lasciato scivolare contro il marciapiede dinanzi al market. Che il suo telefono con i biglietti dei Don Broco lo tieni stretto nella tasca dei pantaloni cargo. Lo tieni sempre lì, sotto carica quando puoi, che hai sempre quella stupida speranza di sentirlo chiamare da un momento all'altro. Chiamarti per dirti che in realtà sta bene, che non gli sta succedendo niente.
    ''Sei bollente, Grace.''
    Ma Froy è preoccupato. Lo è anche se ti lascia andare. Che una mano comunque te la tiene stretta lungo il polso. Lo fa, credendo di non essere visto, per percepire i battiti del tuo cuore. Te li conta. Spera di non sentirli accelerare di punto in bianco come quelli della tigre.
    ''Lo so, lo sono da giorni.''
    Guardi altrove, ritrai la mano prima che lui possa contarsi il minuto intero.
    ''E quando pensavi di dirmelo!?''
    Allora fai un passo avanti. Lo fai faticando un istante nel mettere un piede dinanzi all'altro, quasi come fossi ubriaco, anche se non lo sei, no. Hai bevuto in questi giorni, ma a sfiancarti è la febbre. Una febbre parecchio alta.
    ''Perché magari sei sempre impegnato a fare qualche altro cazzo, no?''
    E tiri su un sorriso stupido, di quelli che non tremerebbero, se questi non fossero giorni tanto tesi, tanto preoccupati. E tu sei preoccupato, Grace. Sei arrabbiato e preoccupato. Una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. E Froy non risponde. Non lo fa quando lo superi e fuori dal circo li guidi tu. Che sai dove andare: I tracciatori di Austin vi hanno indicato un punto preciso, un punto nemmeno tanto lontano da dove sono spariti l'ultima volta.
    ''Parker sta bene. Non l'ho azzannato, se ti stavi chiedendo questo.''
    Che sì, passare due giorni di febbre in compagnia di Parker è stato un azzardo: Avresti potuto trasformarti da un momento all'altro, rischiare così di farlo fuori, ma non è successo. Non è successo perché sei bravo, perché sai come gestirti. Anche se ora non sai tener a bada mezza emozione. Che per tutto il tragitto ti sembra di non riuscire a percepire nulla oltre agli sguardi degli altri. Che Oswald ti guarda, che lo fa anche Leroy e poi di nuovo Froy. Ti guardano perché stai sudando, perché hai la fronte umida ed i capelli attaccati alla pelle.
    Perché i tuoi passi non sono decisi, ma guai a dirti che non stai bene. Guai a consigliarti di restare a casa. No. Tu Caleb vai a prenderlo con le tue mani. E non importa se a volte, avanzando un passo, cominci a vedere sfocato. Non ti interessa di niente.
    ''Grace...tutto ok?''
    Ci prova Oswald ad essere carino, a deglutir di meno e a parlare con un tono che possa non ferirti. Ci prova, sì a non sembrare tanto agitato, ma tu non gli rispondi. Non quando arrivati dinanzi ad un magazzino sperduto chissà dove e li le gambe ti cedono. Ti tremano letteralmente le ginocchia.
    ''Qui, ci siamo.''
    Trema anche la voce e lo sguardo, sì, quando voltandoti verso Froy lasci sfuggire l'ennesimo ringhio e ti distacchi dal gruppo. Lo fai elettrificando l'aria, lasciando che Oswald venga scosso per un istante.
    ''Che cazzo fai, Grace!?''
    E ci prova, Oswald, a buttar giù la barriera. A giocare col fuoco affinché possa isolarsi e seguirti. Ma tu sei veloce. Lo sei nonostante le gambe corte, nonostante il barcollare. Sei veloce anche se gli occhi ti si velano di rabbia. Che nell'umidità del tuo sguardo un'altra lacrima la perdi. Sei così fragile questi giorni, ragazzino. Così fragile che, prima di aprir la porta, porti le mani al telefono di Caleb come per ritrovare un'ancora.
    ''Cazzo!''
    Froy ringhia come te, lo fa afferrando Oswald per un polso. Lo fa trascinandoselo addosso.
    ''Sono riuscito ad attaccargli un cerchio spia sulla maglia. Che testa di cazzo.''
    ''Froy! Froy! Dobbiamo seguirlo!''
    ''No, cazzo no! Cerchiamo di vedere se possiamo entrare dal retro. Cerca di individuare Caleb, Oz. Fallo prima che Grace si trasformi.''
    E lui si mette in ascolto, lo fa che il respiro lo ferma per un istante. Lo trattiene, come se farlo possa davvero aiutarlo a tener sott'occhio la situazione.
    E tu barcolli, Grace. Lo fai che pancia ormai brontola. Che i crampi sono forti, così come il sudore che ti bagna il collo. Che ti inzuppa i vestiti. Ed hai la nausea, una forte nausea. Tanto che respiri male. Tanto che senti di poter avere un altro attacco di panico proprio ora.
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    Sei sicuro di avergli detto che lo ami? Ne sei certo Caleb? Perché questo è importante. Importantissimo. Lo è nel modo in cui hai grattato via quel messaggio. Quando hai raccolto le forze rimaste per lasciarglielo, che fosse antagonista a quello che ti hanno obbligato a dire. Ma a te non importa più quello che ti fanno e ti hanno fatto, no, tu dovevi solo dirgli che lo amavi... che lo ami tantissimo, che Grace non deve pensare che non sia così, non deve dirsi che è normale per te baciarti uno dietro il market. Non ora che hai le labbra in fiamme e nonostante tutto vorresti un suo bacio, lo vorresti tanto da morirne al solo pensiero. Che tremi ormai appena ti si avvicinano, che le conosci le loro droghe e.
    No.
    No.
    No concentrati: hai detto a Grace che lo ami?
    Si. Bene. E secondo te l'ha capito? Ha capito che non deve cercarti ma che qualunque cosa accada tu non volevi tradirlo? Non vuoi che soffra, mai.
    Sei così uno stupido altruista, Caleb, che il tuo amore non vuoi soffra neanche se tu sei a pezzi, se vuoi che ti spezzino del tutto per non dover ancora affrontare le loro voglie, soddisfarle, sfiancarli. Hanno trovato un cavallo vincente, te l'ho detto che puntare su di te è la cosa migliore.
    Ma l'hai detto a Grace che lo ami?
    Si, si ne sei sicuro quando gli occhi neanche li chiudi, perché non cambia nulla. Sono così velato che è buio anche di giorno adesso che non vuoi vedere e li ricopri d'ombra, così almeno non sei costretto, mentre soffochi a goderne. E si, neanche una volta ti hanno permesso di pensare a lui. No, hai solo potuto sentirti attratto da quei corpo tanto distanti da quello di Grace da renderlo un miraggio. E dopo, quando il vederti convinto era poco eccitante, beh, sono passati alla paura.
    "Ti amo, Gracy.." è quello che sussurri ogni notte, quando tutti si addormentato, Aaron ti stringe fortissimo a sé e tu hai i brividi perché non ci vuoi stare ma sei troppo stanco per andare via e loro ti tengono alla catena, come un cane. Però tu glielo dici ogni sera che lo ami, lo batti in morse lungo il pavimento di cemento. Piccolo in un mondo che racchiude i pochi centimetri che raggiungi con le dita. Non sai neanche se finiranno prima loro, o prima tu.
    L'hai detto anche stanotte, sai? L'hai mentre la porta si spalancava di corsa e tu, troppo sfiancato, neanche ti sei mosso. Non hai nel cuore un barlume di speranza. Niente, dopo cinque eterni giorni non hai più niente. Sei immobile, tremi e basta. lo fai con Aaron che apre gli occhi, che ti stringe contro il ventre e preghi non voglia scopare ancora. Immobile quando il mondo si capovolge intorno a te.
    E gli altri si alzano, si avventano su Grace, non te ne accorgi. Non ti accorgi neanche dei ragazzi del circo, i tuoi amici. No, hai paura che sia tutto nella tua testa, ed allora ti pieghi su te stesso, ti copri le orecchie con le mani che tramano e chiudi forse gli occhi. "V-vi pr-prego.. b-basta..n..no..no...per.. per favore.." è una nenia che va avanti da giorni, che a loro piace tantissimo.
    Sei debole.
    Hai la pelle pallida, gli occhi infossati, le ossa in fuori. Hai un polso rotto, le ginocchia graffiate, le labbra spaccate in due punti. Hai una temperatura così bassa che rasenti il collasso, sei gelido in una notte d'estate tanto calda per i tunnel. Sudi freddo. Il tuo polso quasi non esiste, quasi non rimanda battiti.
    Ma a te dopotutto questo va bene, tu dovevi solo dire a Grace che lo amavi, che non pensasse che lo volevi, Aaron arpionato a te. Solo questo, che non puoi farti ammazzare prima di dirglielo. E piangi, piangi da giorni. Lo fai anche ora che loro si battono per te. Tu vuoi solo che Grace non ti odi, non chiedi altro che questo. Lo ami. Niente altro. E non lo vuoi qui con te all'Inferno.


    Edited by nocturnæ - 3/7/2022, 20:15
     
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    Sono scene veloci queste. Perché veloci sono gli impulsi, i tempi di reazione. Sono scene dove è difficile comprendere chi è che colpisce chi. Chi è ad aver la meglio o la ragione sull'altro. Si tratta semplicemente di frazioni di secondi. Di istanti, di rumori assordanti, di dolori lancinanti. E tu non hai fatto in tempo a mettere piede qui dentro che subito ti sei trasformato. Che il tuo ringhiare ha scombussolato la stanza. Lo ha fatto nel rumore delle zampate che, colpendo a terra, hanno ferito il primo ragazzo. E barcollando ti sei mosso, hai ricercato la tua stabilità in artigliate ben assestate, nei morsi, nella rabbia che finalmente ha uno suo sfogo. Che tu non vedi nulla, non senti nulla se non l'odore pungente che permea in queste mura: Lo sporco, sì, il sangue che ti rimane lungo la lingua. Lo lecchi via. Lo lecchi dai baffi, tra il pelo. Che sei furente adesso. Lo sei quando percepisci la presenza del cucciolo nella stanza ma gli altri ti impediscono di vederlo. Che le loro urla, forti quanto il tuo ringhio ti confondono, ti sovrastano a volte. E tu non sei mai stato così. Non ti sei mai sentito così male nel maledictus. Così sicuro, per quanto ti venga difficile formulare un pensiero coerente ora, di ciò che devi fare. Che questa è una missione di soccorso. Lo è stato da che i tracciatori di Papà hanno individuato il luogo. Lo è stato da che ne hai pianto come una ragazzina a quel ''ti amo'' picchiettato contro l'auricolare del telefono. Che lo hai sentito, lo hai sentito distintamente tanto da esser sicuro di ogni cosa. E ripenseresti a quel codice in morse se non fossi in frenesia. Se il sangue non richiamasse altro sangue e la carne umana non ti stimolasse la fame. Che all'inizio è schifosa, sì, ma la tigre non è mai schizzinosa, non sa esserlo per natura. Per questo ti agiti come un toro imbizzarrito. Che ti fai strada maestosa, crudele, tanto da puntare Aaron quando ne riconosci l'odore.
    E fuori, via da qui, laddove tu non hai permesso ad altri di entrare, Froy ed Oswald si danno la pena per voi. E rabbrividiscono, nel sentire le urla dei ragazzi. Nel sentirti così sconvolto, così fuori da te.
    ''Cazzo Fro, lo ucciderà!''
    Oswald ha paura, una fottuta paura che tu possa sbagliare tutti quei calcoli che non hai avuto la pazienza né la premura di formulare. Ma Froy non risponde. Froy che sta analizzando ogni tuo fottuto brusio non da segni di vita ad Oswald. Quasi sembra non sentirlo davvero, non quando la sua fronte si imperla di sudore freddo.
    ''Cazzo, preparati. C'è una tanica di benzina qui...''
    A volte mi chiedo se voi non siate così fortunati. Se in momenti come questi non ci sia davvero il tuo dio, lo stesso di tua nonna, insomma, a proteggervi.
    ''Ce la fai a far saltare solo un pezzo di muro?''
    Froy non lo guarda quando impartisce gli ordini. Froy fissa negli occhi solo te. Lo fa che sia con la frusta in mano o meno.
    ''Dio, che ne so.''
    ''No, no cazzo, non è un che ne so. Fallo, concentrati e fallo. Apriamo un cazzo di varco per far uscire fuori Caleb prima che Grace non lo riconosca più.''
    E Froy ti conosce bene, anche se sbaglia i calcoli adesso. Ti conosce bene da partir prevenuto ma non sa. No. Non sa come erroneamente sai farti mansueto quando lo respiri. Quando premendo il muso contro quel corpicino esile, spigoloso, riconosci il tuo cucciolo.
    E gli mugugni in muso, stanca. Gli mugugni in muso mentre spalanchi le fauci per far sì che qualcosa di lui ti rimanga ben stretta contro. Che lo prenderesti per la collottola se fosse possibile. E ci provi, ci provi sì. Lo fai che in un'altra musata, speri lui possa riconoscerti.
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    Il fiato caldo di Aaron. Hai i brividi anche quando il tuo corpo non si muove. Le sue mani, che fremono lungo la pelle morbida. I suo denti che mordono quando vuole essere dolce e allora lui si dice che con te fa l'amore: lo fa quando gli altri dormono. Dopo che ormai sei così stanco da non tenere neanche gli occhi aperti. Ti ci costringe perché vuole tu sia reattivo. Vuole tutte le tue energie. Spinge. Si assesta, tocca, esplora. Ti ha fatto così male che hai creduto di non valere più niente. Meno che meno la pena di coloro che ti stanno salvando. Che sono venuti tutti per liberarti dalla prigionia. Stanno per sfondare una parete pur di portarti via. Ma tu non li senti. Tu devi solo ricordare se hai stretto il punto giusto del microfono per dire a Grace che lo ami. Che ti dispiace essere un tale disastro, che va bene se per giorni non può stare tra le tue braccia; adesso si che è un dolore sopportabile, adesso hai capito no? Hai capito che c'è di peggio, c'è la possibilità di non vederlo mai più e la possibilità che questo sia il tuo destino: solo e lontano da Grace. Grace.. Grace.. non hai neanche potuto pensare a lui. Che la sola idea di associarlo a questo ti stava facendo a pezzi. E tu non vuoi che stia con te se non sai essere quello che gli hai promesso. Che vi siete giurati amore, che lui vuole essere uno Sharp, e tu hai perfino sorriso per la coincidenza stupida dell'essere maledetti entrambi.
    E la tua mente, Piccolo mio, è un macello ora.
    Che ci sei si, il tuo corpo è qui, trema di freddo anche a 30 gradi condensati nel cemento. Ci sei ma i tuoi lividi richiamano una vergogna che ti farà chiudere in quel bagno. E sei tutto così.. tutto un..
    "Mi dispiace Grace, ci ho provato"
    "Ti prego non venire da me.. non valgo la pena"
    "Non dimenticarmi, io ti amo.."
    Continuo, ripetuto, dagli spasmi alle lacrime, una nenia che - quando non sapevano sopportare, quando non ridevano del tuo dolore - mettevano a tacere con le droghe. Con i loro intrugli miracolosi che ti hanno costretto ad amarli tutti, con passione uno ad uno, per vomitare l'anima l'ora dopo la fine degli effetti collaterali. E poi hai avuto paura. Paura della tua ombra perfino, tanto da farti scopare con un dolore insopportabile, che sanguini ancora quando Aaron ci prova.
    E questa è una prigione da cui esci, si, lo fai perché per fortuna alcune cose la memoria preferisce evitarle. Che sei giovane tu, hai ancora tutta la vita davanti e quei tre anni che pretendi siano di Grace, anche quando lui magari non ti vuole: magari così spezzato gli fai schifo.
    Eppure hai i lacrimoni quando ti si avvicina la tigre, ti sbuffa in muso. Chiudi gli occhi mentre tremi. Vuoi che sia lui. E non hai visto con quanta fierezza micidiale li ha spezzati tutti per arrivare a te. Tu senti il fiato caldo ed hai i brividi, hai paura, ne hai che la trasudi da ogni poro. Hai paura ed alzi il muso per aprire gli occhi nei suoi. I tuoi sono irriconoscibili, tanto arrossati che il castano profondo è quasi verde, frastagliato, sbagliato.
    "Gracy" ti trema tanto la voce che magari non ti sente, anche ti muovi per passare il viso sul suo muso. Credi di fare tanta strada, ma si e no ti alzi di mezzo centimetro dal cemento. "Io.. ti-" è importante dirlo.
    Però nessuno di voi lo vede. Lui perché agitato dalla ressa della battaglia, sfiancato dai colpi che si è preso per proteggere il tuo corpo. Tu perché non senti più niente, perché vuoi andare a casa e cancellare tutto, perché vuoi piangere e tremare per mesi. Ma Aaron respira ancora. Respira accanto a voi al punto che prima che tu possa finire di dirglielo, di dire all'amore della tua vita che non lo stavi tradendo, che non deve pensarci mai.. che non lo lasci solo.. non vuoi, Aaron colpisce dritto al punti vitale. Lì trai polmoni. Una pugnalata e, tempo di aprire gli occhi, il tuo grido.

    "NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!"

    D'improvviso lo sai cosa succede, lo sai perché la tua rabbia esplode, lo sai perché le tue lame si allungano e gli aprono la gola in due, perché i suoi gorgoglii vi bagnano entramabi. "N-..no... no Grace... no.. ehi... Gr-ace.." provi con le mani tremanti ad accarezzare il pelo umido della tigre, ma.. ma tutto si fa buio, pesante, senza forze... Caleb resisti.. Caleb tieni gli occhi aperti.. Caleb non dormire..
     
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    Che male fa, Grace, distrarsi così. Avere un momento, anche per la tigre, in cui l'attenzione si sposta altrove e no, non lo fa per puro caso. Non perché qualcos'altro abbia richiamato il proprio istinto, anzi. Lo fa perché c'è il tuo cucciolo qui, qualcuno che merita decisamente di più cura degli altri. Persino di te, che nel chinarti lasci la schiena scoperta e questo permette ad Aaron di pugnalarti al fianco. Un colpo profondo, che nel liberarti della lama il sangue lo fa zampillare un po'.
    E fa male, dio se ne fa. Fa così male che mugugni, che ringhi. Che ci provi a voltarti di scatto verso l'aggressore se non fosse che il tuo cucciolo ti precede e allora si occupa lui di te. Ti protegge lui. Te lo uccide lui. Che comunque tu non riusciresti, non quando scostandoti da Caleb barcolli. E barcollando cerchi un posto al sicuro. Un posto fortuito, decisamente fortunato. Perché quando Oswald fa saltare uno dei muri fortunatamente non ti prende. Non prende nemmeno Caleb.
    E piangi, Grace. Piangi cercando di leccartela la ferita. Nervoso, nevrotico, scoprendo di non riuscirci.
    Tanto che non li senti più. Non l'odore di Caleb, non quello del sangue di cui sei zuppo. Che hai il pelo del muso umidiccio, incollato al naso e rosso. Rosso scarlatto.
    Che Froy entrando nella stanza trattiene il respiro e così anche Oswald, che senza pensarci troppo si avventa subito su Caleb. Lui pensa sempre a Caleb, Grace e adesso, sì, da puro egoista, la cosa sa starti bene o almeno, sarebbe così se avessi modo di ragionare. Ma non ragioni, non quando Froy ti si avvicina in un balzo e l'unica cosa che ti viene spontanea fare, questa volta, è ricercare il suo aiuto. Avvicinarti quatto quatto, con la coda tra le gambe e gli occhi umidi. Sei un pastrocchio, piccolino. Sei un grumo di sangue e dolori. Che nello spostarti miagoli dal dolore. Che ad ogni movimento, per Froy che ormai sa sentirti bene, sembri chiedergli com'è che sta Caleb. Il tuo cucciolo, quello per cui ringhi quando vedi distintamente Oswald avvicinarsi a lui. Ma il tuo è un ringhio buono, un ringhio che ti serve a marcare il territorio prima di accasciarti a terra, esausto, dolorante.
    ''Fro! Come sta Grace?''
    Che lui ci prova ad infilare un braccio attorno al busto di Caleb.
    ''Ehi...Kelly, torniamo a casa adesso, ok?''
    E ad Oswald trema la voce. Trema tantissimo. Perché non ha cuore di vedere una situazione del genere. Non ha cuore di sentirli così, di immaginare il motivo di tale prigionia. Non ha cuore di guardare Caleb senza sentirsi venir meno. Che ogni suo livido, ogni cenno di deperimento è un motivo di stretta al cuore. E lui vorrebbe stringerselo contro il petto, sì. Teletrasportarsi così, ma ha paura di fargli male.
    ''Guardami Kelly. Collabora con me.''
    ''Dobbiamo sbrigarci. Cristo Grace, sei un cazzo di stupido.''
    Le mani di Froy sono sporchissime. Le mani di Froy quasi sgusciano contro il pelo della tigre.
    ''Gli hanno preso un polmone. Dobbiamo tornare subito!''
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    "Gracy.." vaneggi, che nel sentirti sollevare tu sei a peso morto, ancora convinto di avere al tigre addosso. Il suo muso contro il tuo, e neanche lo capisci che quello stupido del tuo ragazzo si è lanciato nella mischia per tirarti fuori dalla tua miseria. Lo sai che è colpa tua, si, e cazzo se ci farai i conti con questo.
    Te lo ricordi come eravate felici su quel tetto? Si dai, quando lui ti ha detto che si chiamava Gray - un colore di mezzo - e che non dovevi ridere se non avere quello che ci aspetta da un ragazzo. E tu, stupido Caleb, te ne sei innamorato al primo ansimo, al primo fissare gli occhi nei suoi e rendersi conto di quanto intensamente sapeva guardarti scopando. Tu che per lui, anche ora, avresti dato tutto.
    "Gracy.." non ti rendi conto che ormai è un singhiozzo, un soffio a mezze labbra. Te le ha spaccate Aaron forzandoti oltre le tue volontà, incatenandoti alle tue paure. Che se chiudi gli occhi li vedi, e se li apri è lo stesso: la scena non cambia.
    Non cambia quando il profumo di Oswald lo senti bene, ma non sai avere forze, non ne hai nessuna. Le lame si ritraggono come sangue che gocciola lento oltre le dita, ci gioca, le accarezza, le accerchia come una fede. Tu non hai mai smesso di voler sposare Grace. Neanche quando ad occhi chiusi imploravi che non venisse a trovarti. Volevi fosse incazzato con te, che travisasse tutto purché non finisse per rischiare la vita con i tuoi mostri.
    I mostri sono tutti morti, Kelly
    E tu sei un assassino. E la corruzione esulta.
    Eppure senti solo il gocciolare lento di un respiro che non mantieni, che contro Oswald ti abbandoni di peso, che non sai muoverti né reggerti, lo fai barcollare in cerca di equilibrio.
    Sai la cosa triste? E' che non sei cosciente, non vedi quanto Grace stia soffrendo, quanto sangue stia versando laddove per giorni hai versato il tuo.
    Sai la cosa ancora più triste? E' che nel non essere presente, piangi. I tuoi occhi lacrimano, distrutti, anche se il corpo non sobbalza in nessun caso.
    Non vuoi svanire, non vuoi.. sei ancora con la tigre no? Sei ancora con Grace. Hai il suo muso davanti, lo senti su di te. E va tutto bene, se c'è Grace va davvero tutto bene. Sii coraggioso, Caleb.
    Ma ora del tuo corpo potrebbero fare ogni cosa, e tu non ci sei. Non se qui, non lo sai, non li vedi ed a malapena li senti. E' un bene, daresti di matto.
     
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