Who can say when the roads meet?

Edric & Soul | Ordine Bianco, Stanza del Consiglio - 20 Maggio 2022

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    “White Rabbit”

    Il tuo nome echeggia nella sala del Consiglio. Coniglietto, te l’aspettavi? No, no di certo. Sei qui da due ore, hai fatto in tempo a racchiudere i sentimenti per Oswald in un punto preciso del tuo cuore, uno che non potesse essere sondato - te l’ha insegnato Joshua come si fa - e poi: le manette. 
Si non appena hai messo piede sulla tua terra, direttamente nei confini dell’Accademia, sei stato trovato, e così ti è stato imposto di inginocchiarti ancora. Manette di luce, strette dietro la schiena. Questo è il stato un benvenuto inatteso.
    Conosci le regole, per questo permani a testa alta, anche se in ginocchio sul piccolo altare al centro della stanza ovale. Disposti, a ferro di cavallo, tutti i tuoi precettori, i Maestri e - non ultimo - il Gran Cantore. Colui che ti ha instradato all’arte dei Cantamorte, e che ora ti guarda con un misto di disapprovazione e dolore. Tu deglutisci in silenzio. Annuisci solo, ed è l’unica cosa che puoi fare fintanto che non ti daranno la parola. Formalmente, Edric. Mentre l’aria si ammorba, pesano perfino i loro respiri.
    Ma non capisci, sei venuto qui di corsa, quasi, a riportar loro Mordin. Il tuo amore, quello che hai pregato di salvare con ogni forza, e si è fatto veleno per infettare altre ere, altre linee di un tempo parallelo. Tuttavia, loro accusano te.
    Lo fanno dopo averlo preso in custodia. Hai chiuso gli occhi quando te l’hanno strappato dal collo, dall’amuleto a cui hai legato la sua anima corrotta. 
"Lo stavo riport-" ti stringono con un gesto veloce le corde vocali. Il fascio pallido risale la linea rossa del tuo tatuaggio. Sei qui perché serve che tu esponga la verità, i motivi per cui non sei un traditore. "Silenzio, Edric" tuona piano il Cantore. E tu lo ascolti, abbassi gli occhi, tenti appena di respirare con i muscoli contratti. La luce filtra ovunque, e ti piacerebbe alzare il capo e beartene ma non puoi. Non nella situazione terribile in cui sei. "La tua sparizione è sospetto, figlio di Osmar." ti senti vibrare, ma resti giù anche con le ombre ad avvicinarsi, con i passi a farsi acuti nelle orecchie. E’ lì che risuona la loro voce. All’unisono, quando parlano tutti in un solo fiato. Annuisci. Lo capisci quello che dicono, che sei qui perché sospettano che tu abbia liberato Mordin, che il tuo coinvolgimento emotivo sia stata la causa della morte di Joshua, che in fondo l’essertene andato senza un preavviso sia stato invece premeditato. Hai ucciso anche Lilian e la piccola Alice? Sei un mostro. "Hai un minuto per parlare, ora" ti liberano in uno schiocco che richiama il silenzio più totale. E tu, che le parole le usi con cura, sai cosa dire, seppure tutto faccia molto male adesso. 



    ***

    

"Alto Consiglio" prendo fiato, non ne ho, ma va bene, è quello che vogliono da me, stanno cercando un capro espiatorio, e adesso non posso immolarmi così. Dei della Luce, però, da quando un processo si fa così? Cos'è cambiato? Perché? Perdonami Oswald, se dovrò riconquistare la loro fiducia prima di tornare da te. Aspettami, ti prego. Aspettami quando piego un ginocchio con il dovuto rispetto. "Alice Çevik è.. viva. Sono dispiaciuto per i modi in cui la mia comparsa ha potuto allarmarvi, tuttavia-" li sento stridere ma va bene così, deve andare bene, mentre la sabbia nella clessidra scorre come un fiume in piena. "Ho seguito le orme della Corruzione, queste mi hanno condotto.. altrove. Molto lontano da qui, non potevo comunicare." Non voglio dirgli dove risiede ora il mio cuore, questo non l’avranno adesso, non subito. Non mi forzeranno, spero. "Ho scoperto in quel luogo come Mordin fosse-.." il tuo nome, Ma Chère, fa male in gola, sul palato, brucia la lingua. "- sopravvissuto, in qualche modo, un parassita." So che ho finito il tempo e per questo il gong fa tremare le pareti. "Ma ve l’ho riportato, lo sto consegnando a v-.. ah!" arriva come una frustrata che mi piega la schiena, che sopporto perché so farlo, non perché sia bello. "Silenzio, ora. Hai impiegato mesi, White Rabbit, sei più bravo di così. E per di più hai preso parte ad una missione che avrebbe potuto mettere a rischio l’Ordine intero, senza alcun avviso" e mentre ci provo ad obiettare, il Cantore ha già la mano alzata. "Non avremmo dovuto fidarci della tua parola, da quando Chrysanthemum è stato Corrotto" Hanno ragione. Questo. Questo fa male in punti che non so mostrare, che sono denti stretti lungo le labbra. Ringhi che non oso proferire. E se mentre parlano qualcuno stesse già correndo lungo i corridoi immacolati dell’Accademia? Raggiungerebbe in tempo un testimone.
    "Come ti dichiari, Edric Çevik?"
    "Come mi.. dichiaro?"
    Quali sono le accuse? In cosa ho tradito? Perché non capisco? Devo tornare da Oswald... "A-.." spettate...
     
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    Ti ho sentito arrivare, Edric. Come un prurito all'altezza del collo. Sulla nuca, tra i capelli che oggi sono cresciuti e che cadono in ciocche ribelli oltre la coda. Ti ho sentito passeggiare su questa terra, tra queste lande sole, figlie di menzogne, di convinzioni cieche. A passi svelti, a passi sicuri. Nell'entusiasmo, forse, ti tornare a casa. Di rivederci, di riscoprirti parte di un posto che prima ti ha fagocitato e poi respinto. Come un uccello ti sei liberato tra questi corridoi. Poi ti hanno scortato ed io spero nella gentilezza di concederti un ascolto, uno solo, che sia per te motivo di riscatto, di ritorno.
    Ma non ho potuto, proprio per questo, continuare il mio allenamento. Non quando i ragazzi li ho congedati con un cenno della mano e, conscio di esser stato chiaro, che bastasse quello, insomma, Sono corso da te. Ho seguito la tua scia. Le briciole che lasci quando vai via, quando con mio stupore mi rendo conto della crudeltà delle nostre azioni e allora accelero il passo. Lo faccio che comunque entrare in aula non scombussola alcun animo. Perché sono silenzioso, perché quando ti vedo davvero finisco per trattenere un ansimo. Un sospiro che se ne sta a galleggiare lungo la gola. Ed aspetto.
    Aspetto di studiare ognuno dei loro volti. Il modo in cui tu ti pieghi, come ti hanno costretto le mani affinché fosse chiaro a tutti che tu, qui, ci sei tornato da colpevole e non da eroe. Che non ti ascoltano davvero. Non fanno come me che aspetto. Che anche se non so nulla di ciò che hai vissuto via da qui, mi forzo di voler sapere. Che ti guardo, studio la postura del tuo corpo, le vibrazioni nella tua voce e sobbalzo, sì, quando il gong suona e con lui diviene subito chiara la tua sentenza. Senza che loro aggiungano altro, senza che i miei passi si ritrovino a muoversi solitari, incoscienti, lungo la navata.
    ''Come ti dichiari, Edric Çevik?''
    ''Innocente.''
    Ed il silenzio ora si fa più pesante, lo fa per tutti. Per mio padre che sento alzarsi da uno dei lati della stanza.
    Che Gretchen la sento soffocare vicino a lui. Trattenere respiri lunghi. Gambe che scalpitano per permetterle di tirarsi su. Di venirmi incontro, trascinarmi via per i polsi e scusarsi, sì, dinanzi al Cantore.
    Io per rispetto mi inginocchio, lo faccio restando al tuo fianco. Senza guardarti adesso. Non quando il mio sguardo richiede il contatto diretto con quello del nostro superiore.
    ''Risulta difficile imputare ad Edric lentezza del suo operato senza conoscere il tempo ed i luoghi in cui tale operazione è avvenuta. Signore.''
    Chino il capo, spero non mi tremi la voce.
    ''Il tempo, fuori da qui, muta, si fa diverso.''
    E deglutisco. Lo faccio portando le mani a terra. Mi guardo le nocche per un istante.
    ''E la corruzione, per quel che ne sappiamo noi, muta a propria volta. E se incolpiamo Edric di questo, allora siamo tutti colpevoli per non aver giustiziato, come avremmo dovuto, con la giusta attenzione al dettaglio, Chrysanthemum Sinister.''
    Ora sì che la voce trema. Cavolo se fa quasi male nell'uscir fuori, nel farsi spazio tra i denti.
    ''Fintanto che il suo ritorno ha posto fine ad una piaga che, diversamente, si sarebbe dilagata nel luogo da lui citato, dovremmo forse accettare il modo in cui questo abbia portato al successo e gioire delle informazioni in più che otterremo sulla corruzione.''
    Torno a guardare il Cantore, pronto anche io a delle manette di luce.
    ''Vi prego, Signore.''
     
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    "Innocente"

    Un colpo di frusta, che neanche tu ti aspettavi, non quando a primo sguardo non l'hai notato. E' Soul. E' un colpo al cuore che si scioglie piano anche se vorresti ringhiargli contro di andarsene. Anche se il suo intervento ha messo a tacere il Cantore e così ha sparso un vociare trai Consiglieri. Tra suo padre, sua sorella, tutti volti che non guardi ora, come non guardi lui. Resti piegato al centro della stanza, con manette che stringono forte, di più quando non sei solo ora. Quando in ginocchio ci finite in due. "Che...- fai.." ansimi, che superare il sigillo vocale non è facile, richiede uno sforzo non indifferente. Ma tanto lo sai che non ti ascolta, che in questo momento è concentrato su altro, che non si toglierà di mezzo a costo di finire come compagno di cappio.
    "Maestro Soul" il suo nome, nelle loro bocche, suona come un insulto adesso, come se lui avesse da temere per la sua pozione, o anche solo la capacità di parola. Tu invece chiudi gli occhi, stringi i denti, respiri piano e male. A loro non interessa, sono appena stati accusati di incuria, di non aver trattato a dovere uno dei criminali più pericolosi che tuo fratello abbia mai affrontato: il tuo quasi marito. "B..asta!" lo imponi in un sibilo, ma il Cantore ti sente, stringe di più affinché non possa più dire nulla che non sia un mugugnare disappunto.
    Sono stati colpiti, si, lungi da loro mostrarlo però: che se possono si ergono di più sopra voi due. Simon non è uno sprovveduto, come non lo sei tu. Forse per questo, per uno stupido secondo, ti senti più sicuro, meno in panico ora. Come se averlo vicino bastasse a ricordarti come si sincronizza un cuore.

    ***

    Va via, Soul. Va via quando ti guardano come se volessero divorarti. Lo sai che tengono a noi fino al punto in cui non tradiamo. Io ho tradito, io ho fatto qualcosa che certo non rientrava nei loro minuziosi piani. E quello che dici, beh lo sai che è proprio ciò che penso, che almeno mi andrebbe il riconoscimento di non aver lasciato Mordin fuggire ancora a lungo. O distruggere l'altro Chrys. E' così bello anche lui, quasi pure seppur Corrotto da anni.
    Oh, lo senti come trema il gozzo del Cantore? Otto anni fa avremmo riso di questo, ora rischiamo il collo in due, non ho più voglia di ridere. Alzo solo piano lo sguardo, per rendermi conto che mi consentono di guardare solo a terra. "Quelle che muovi, sono accuse pesanti, Simon Lodge. Suppongo, tuttavia, che tu le sappia sostenere con dovuto coraggio, se si può dire" vorrebbe darti dell'idiota, ma sa che non può. Lui sa che tu hai ragione. Lo sa anche quando io ringhio piano e le corde si stringono fino ad esporre le vene.
    "Penso..-" guarda tuo padre, guarda Gretchen "- che ci sia bisogno di ulteriori investigazioni, alla luce di quanta complessità sia insita in un viaggio di tale portata". Che stronzo! Si prende la tua idea come fosse sua, tipico, non è cambiato di una virgola. Però so che te la farà pagare per questo. "Dichiaro dunque con il bene placido del nostro Onorevole Consiglio Supremo.." scandisce ogni parola, lo fa perché tu Soul capisca che hai scherzato con il fuoco e questo ti spezzerà male se ci proverai due volte. ".. questa corte aggiornata. In attesa di raccogliere prove di questo "viaggio", Edric Çevik sarà confinato all'interno dell'ala Sud dell'Educatorium." allentano la presa, ma tutti ora guardando te. "Soul, su te ricadrà la sua responsabilità, essendoti così gentilmente offerto. Più tardi colloquieremo in privato". Si schiarisce la voce, si sincera che tu abbia compreso ogni parola. Dio, sono schemi così palese i suoi, li riconosco a fondo, e so che lo fai anche tu.
    "Le accuse sono quelle di alto tradimento, pertanto punibili con la pena di morte" ora lo dice a me, che annuisco in silenzio. Siamo ancora fermi qui.
     
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    Le cose le facciamo insieme, Edric, o non le facciamo affatto. Funziona così, no? Tu ed io, insieme, come sempre, anche come quando non c'eri, che Chrysanthemum ti ha tenuto altrove. Nella vostra fortezza oscura, fatta di vetri acuminati e di catene. Io c'ero, Edric. Ci sono sempre stato. Anche se non potevi sentirmi, anche se non volevi farlo. Che un pensiero per te io l'ho sempre avuto. Che ho pregato, ho pregato con tutto me stesso che l'uomo che amavi potesse non farti mai male. Mai così tanto, mai al punto da fotterti in ogni punto.
    Ed oggi ti ha fottuto di nuovo, non è così? E scusami, ecco, se sembro scorbutico nell'affiancarti. Che non ti sfioro, non ti guardo, ma perché ho bisogno di sostenere lo sguardo con il Cantore. Di capirlo, sì, prima che sia lui a fingere di essere tanto accondiscendente con noi da farci una grazia. Una sola, perché non ne meritiamo altre. Non ora che tu, a conti fatti, sei tornato vincitore, più bravo di loro. Non io che, beh, ho cominciato la tua arringa tacciando loro di incuria.
    Ed annuisco, quando nonostante mi rubi l'idea, mi chiede, in una domanda che però resta retorica, di prendere posizione. Che ora potrei andarmene, Edric, tornare sui miei passi, chiedere scusa. Ma no, no che non lo farò. Nemmeno quando mi sembra di sentire Gretchen scavalcare papà, battere i tacchetti delle scarpe contro il pavimento lucido. Io non me lo rimangio ciò che ho detto e magari, sì, magari con te riuscirò a parlare di ciò che ho pensato in questi mesi. Di come, pur addestrando i più giovani, io mi sia distaccato tanto da aspettare la tua venuta. Di nuovo. Perché speravo che tu tornassi. L'ho sperato, pregato.
    ''Nessun problema, Signore.''
    E fisso in testa il luogo in cui ti porteranno, Edric. Perché io sarò con te anche lì. Lo sarò anche se questo significherà guardare in faccia mio padre tanto da scoprire che, come tanti altrui, a te lui non crede. Lo sarò a prescindere da ogni cosa, da ogni delusione io possa creare. Perché ho fiducia nelle tue parole. Perché ti conosco abbastanza da sapere che la morte di Chrysanthemum, se ti ha cambiato, ti ha cambiato in meglio. Non ti ha reso uno stolto avventato. No. Ti ha reso migliore di noi altri, forte, più forte di Joshua.
    ''Vi aiuterò con la raccolta delle prove.''
    Lo so che è un azzardo questo. Una sfida, sì, affinché lui non scelga chi potrebbe diffamarti di più. Affinché ci sia equità e non un assalto dettato dal proprio credo.
     
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    Resti teso quando ancora Soul non dà cenno, e tu non puoi far altro che protestare solo nella tua testa, dove ti senti per conto tuo. E neanche sei sicuro che quei pensieri non sia già alla mercé del Cantore. D'altronde, non esiste chiusura mentale che superi il suo vaglio. Speravi però che non ti interrogasse, che non fosse pronto a scavare, a sollevarti e leggerti. Invece ora sai benissimo che lo farà. Forse chiederà a Soul di aiutarlo in questo, perché il tuo cuore si apra in due davanti a loro. E ciò che faranno di tali informazioni, sarà a loro discrezione. Così come lo sarà rimetterle nel tuo corpo, oppure no. E tu tieni troppo ad Oswald per non sentirti un cane in gabbia ora. Anche quando sai che non puoi opporti, anche quando sei forte abbastanza da nascondere i battiti forsennati e renderli di nuovo stabili, come se niente ti toccasse davvero. Già, sono accorgimenti che ora servono più che mai. Ora che Soul ha deciso di immolarsi davvero per te. E non vi state neanche guardando negli occhi.
    "Così è deciso, dunque" una prima sentenza che scivola addosso entrambi, che scava oltre la schiena, conta le vertebre una ad una e si fissa premendo solo su alcune, raggelandovi. Egli, per primo, il Cantore stesso, placa l'animo del Signor Lodge e di Gretchen, imponendo loro di tornare al posto. D'altro canto, avere superato la maggiore età rende tutti consapevoli di ciò che si genera con le sole parole. Un uragano che si abbatterà su Soul, più che su di te, Edric.
    "Le mani, Edric" e ti parla quasi fossi un suo figlio, dolcemente, perché non si metta mai in dubbio il suo amore per i giovani adepti. Tu che eri in successione il suo più famoso erede. Tu il Cantamorte che avrebbe poi preso il suo posto.

    ***

    Mi basta il momento in cui le catene cedono, per respirare, per riprendere i miei occhi e la funzione di una gola lacerata quasi da quanto è stata stretta. Ma non fiato. Non oppongo alcuna resistenza. Non massaggio i polsi, sono più di questo. Dio, Soul! Allungo i polsi perché sia il Cantore ad imporre il sigillo. Non potrò usare nessuno dei miei poteri ora, né lasciare il perimetro a cui mi stanno confinando, a meno che il sigillo non si spezzi. Dubito lo farà, ma almeno ora abbiamo tempo. Quello che credevo non avrei avuto il lusso di vantare.
    Mi fa alzare in piedi, ed io questo faccio, sebbene lo sovrasti, tiene il mio mento tra le dita, come studiandomi. "Ho salvato il Çevik sbagliato, ragazzo?" come fanno così poche parole a togliermi il fiato ogni volta? "No, Signore" mi esce solenne, senza macchia. Come so di essere io, che non ho fatto altro che riportare Mordin a casa, e tutto quello che gli hai detto tu, Soul. La pura verità. E mi commuove, perché dovresti essere inferocito con me, invece hai capito prima di chiunque altro. Come è sempre stato.
    Ti fa alzare. "Soul, confido che non ti lascerai offuscare dalla soggettività. Accogli la responsabilità concessa, e congedatevi. Ti farò chiamare quando sarà ora." e dato che no, non ho più bisogno di manette. Posso muovermi, sebbene ora la sola cosa che dobbiamo fare sia voltare le spalle al consiglio, ripercorrere la navata sotto gli occhi di tuo padre e uscire per raggiungere la mi nuova "stanza". Per questo aspetto, dopo l'inchino. Aspetto e prego il dio della Luce. Aspetto e quando non guardo nessuno di loro, so solo premerti il braccio contro per un secondo. Come facevamo una volta. "Sei un folle" e dovrebbe essere un'offesa, si, ma non lo è. Non nel modo in cui lo dico superata porta in legno. Espiro, finalmente.
     
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    Scusatemi. Scusami mamma. Scusa papà. Scusami, Gretchen. Scusatemi per aver rischiato di mettermi in ridicolo davanti a tutti. Per essere ancora nelle possibilità di farlo. Scusatemi ma, ecco, capitelo dallo sguardo che vi rivolgo ora che ci tiriamo su, che ce ne andiamo via, che non mi pento affatto di aver detto ciò che ho detto. Perché se il mio contributo qui all'Accademia vale qualcosa, allora varranno anche le mie parole. Che no, non sono di parte solo perché io Edric lo stimo così come ho sempre fatto. Non è lui che difendo a spada tratta adesso, ma la verità e la giustizia per ciò che sono. E lo so, lo so com'è che sappiano fare male a volte. Che se sussistono loro allora, inevitabilmente, ci sono vincitori e perdenti. Ma bisogna accettare, ecco, che se c'è qualcuno da accusare, allora tutti noi dovremmo esserlo. Soprattutto in questo caso. Soprattutto quando il nostro far fronte comune non è servito a fermare uno squilibrato. Non è servito a distruggere una famiglia ed ogni loro singolo componente.
    Che io Chrysanthemum appeso alla forca lo sogno ogni notte. Lo sogno da che Edric non è riuscito a parlarmene per mesi. Lo sogno perché era mia, sì, la mano che quel pomeriggio strette quella di Edric. La mia, quella che è restata lì fino alla fine. Mie le orecchie che lo hanno ascoltato pregare, fermare un dolore che diversamente sarebbe stato lancinante.
    E lo ricordo il rantolio di Chrysanthemum, l'ultimo, quello che ha emesso giurando l'amore a quello che sarebbe dovuto diventare suo marito. Amore della nostra vita.
    Quindi non fermatemi. Aspettate qui, siate indulgenti. Che io ho una verità da ascoltare, una verità in cui credere. Qualcosa che valga più di tutto questo e che sappia fare male, certo. Ma perché altrimenti non sarebbe vera.
    Quindi non guardatemi quando ci allontaniamo. Quando non proferisco parola lungo tutto il tragitto. Che aspetto di rimanere soli, di svoltare l'angolo, di ritrovarci nella stanza che gli è stata affidata, prima di perdermi in un abbraccio.
    ''Sono loro i folli qui, ma non l'ammetteranno mai.''
    E te lo respiro su una spalla, Edric. Che l'abbraccio si fa saldo, si fa caldo. Che non voglio vederti sparire di nuovo, diamine. Non voglio saperti chissà dove e sperare di riscoprirti vivo. Sano come un pesce.
    ''Non saremo fortunati così a lungo, lo sai sì?''
    Mi stacco per fissare gli occhi nei tuoi, come per accertarmi che tu sia bene. Che arrivando qui, oltre all'arresto, nessuno ti abbia fatto del male.
     
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    Quello che so, è che mantengo il silenzio mentre camminiamo per quei muri che ho saputo chiamare casa. Che mi sono mancati, si. Mi mancano anche ora che saranno la mia prigione, ora che il viaggio mi ha stancato al punto da non interessarmi quanto e come andranno le cose. Non so fare piani adesso, Soul. E ringrazio il nostro Dio che fossi lì con me. O probabilmente saresti arrivato che la mia testa rotolava già per la navata. Ti immagini? Allora si che avresti avuto il diritto di odiarmi più di tutti.
    Perdonami, Soul, per essere sparito senza dire nulla, e non essere tornato immediatamente. Perdonami se, di nuovo, mi sono innamorato.. se l'amore non fa che portarmi via da un punto stabile della mia esistenza.
    Dio, queste mura. Cosa sono? Perché mi fanno respirare, quasi sorridere anche quando pende una delle sentenze maggiori, la stessa di Chrys. La stessa di quello che.. che ci è morto e che io vi ho riportato, a morire ancora. Lo disintegreranno, e non voglio succeda anche a me. Combatterei contro questo, anche con la ferita aperta. La consapevolezza che non sarà davvero mai l'eroe che Joshua è stato. Lo sai, lui mi manca da impazzire.
    Ho rivisto i suoi occhi tra la folla e forse per questo non ho avuto il coraggio di alzarli di nuovo, come ho sentito fare a te. Io ho solo guardato dritto finché ho potuto. Oh, lo so cosa mi avrebbe detto. Lo so che avrebbe fatto per me ciò che hai fatto tu. Perché era un eroe e noi siamo cresciuti nei precetti che ci vedono diventarlo a nostra volta, si. Eroi, non traditori. Non sono un traditore, Soul e sono certo che tu l'abbia capito. Come hai capito che non era l'accoglienza che mi aspettavo, pur non avendo mai voluto alcun onore. Non voglio essere in quell'albo dorato, volevo solo poter tornare a casa. Casa.
    "Ehi.." te lo sussurro di rimando, quando le braccia vanno in automatico in una stretta che si fa salda subito tanto quanto la tua. Mi sei mancato, amico mio, tantissimo. Mi sei mancato quando parlavo con te e ti imploravo di non odiarmi, così dall'alto del mio stupido egoismo. Ciao Daisy.
    Ti guardo anche io ora, con la gratitudine di uno spavento che mi ha portato ad un passo dalla forca. Annuisco piano. "Grazie per esserti fatto avanti.." che sai, io avrei fatto lo stesso per te. E perdonami se la commozione un po' la lascio scivolare via, se invece un secondo abbraccio è solo mio, parte da me, da un cuore che soffre come un malato terminale già da ora. "Immagino che chiedere il tuo perdono ora sia.. troppo, e non me lo devi, lo sai." stringo ancora, per ritrovare il respiro in un profumo - il tuo - che mi rilassa che mi calma con le gambe che cedono male ad ogni parola e la testa che gira. "Non ci affideremo alla fortuna, allora" serio, torno a guardarti. Fronte a fronte, tenendoti fermo per la nuca, il nostro saluto.
     
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    Mi sono mancate queste strette. Un abbraccio, di quelli sinceri, che il male sa già distruggerlo da se. Che senza di questo forse adesso cadremmo rovinosamente in terra. Che abbiamo bisogno di farci forza noi due. Che tu, hai bisogno della forza di tutti, Edric. Anche di chi in te non sa crederci e forse non lo farà mai. Come mio padre e mia madre, che ti hanno giudicato, sì, quando Chrysanthemum alla forca lo avrebbero mandato ancor prima di fare ciò che ha fatto. Loro avrebbero salvato Joshua, ma sono tutti così bravi a parlare qui da non saper davvero far altro. Parlano e basta, credono e giudicano. E a volte queste tre cose vanno così bene insieme da far paura. Spaventano queste persone, Edric. Lo fanno quando si professano portatori di verità assolute, di giustizia. Lo fanno quando guardandoti negli occhi ti condannano a morte per un tradimento che non hai commesso. Perché io lo so, lo so che sei uno leale. Che se sei qui è proprio per dimostrare alla corte di che pasta sei fatto. Che i traditori non tornano mai indietro e che tu, non farlo, non sei diventato per questo un doppiogiochista.
    E sorrido, stupidamente, quando da un abbraccio tu ne cerchi un altro. Quando nel lasciarmi stringere respiro da te, amico mio, che sei vivo, sei vivo questo dovrebbe bastarmi per sentirmi felice. Per avere il cuore in pace.
    ''Smettila di dire stupidaggini.''
    Ti spingo la mano lungo la schiena, in una carezza circolare fatta col palmo. Che premo, sì, come a scioglierti i muscoli.
    ''Non hai nulla da farti perdonare. Sei vivo, sei tornato, questo è un regalo, Edric.''
    E sorrido, seppur mogio, ora. Che avrei sperato per te un'accoglienza diversa da quella che hai ricevuto. Una clemenza migliore, non vestita di inganni, di speranze fittizie.
    ''Perché questo che dici mi fa pensare che hai già un piano?''
    Mi stacco, lo faccio per guardarti da più distante, per metterti a fuoco meglio, per capire quali sono le tue intenzioni. Tu che pur restando lo stesso in questi mesi...cavolo, forse è un anno, sei cambiato. Sei cambiato e questo sa farmi mancare il fiato.
    ''Rendimi partecipe dei tuoi pensieri, per favore, Çevik.''
     
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    Se c'è mai stata un'altra persona in grado di farmi respirare davvero, quello sei tu. Che nella meditazione sono bravo, si, so a cosa rivolgermi, dove guardare per scavare dentro. Ma sul respiro, beh, devo ancora lavorarci. Tanto che alla seconda stretta è a me che manca il fiato, sono mie le ginocchia che in primo luogo cedono un po'. Sono io che sento gli occhi inumidirsi, perché in fondo sono un guerriero si, ma sono stanco.
    Non è questo ciò che ci aspettavamo da un mio rientro ed io, soprattutto, speravo in meglio. Ti immaginavo pronto a dirmi che non era certo colpa mia se ho seguito un nostro ideale fino a scomparire per mesi, perché poi sono tornato. Lo so come funzioniamo noi due, e lo sai in questi modi che ho, quanto tu mi sia mancato. Forse l'unico punto familiare qui dentro che io abbia mai riconosciuto dopo la morte di Josh.. e di Chrys. Che ora, beh, tu non lo sai ma te lo spiegherò: non è mai stata colpa sua. E' stata solo colpa mia, che non ho capito come salvarlo in tempo. Almeno ho impedito che la storia si ripetesse di nuovo, all'infinito, linea dopo linea. Clone dopo clone.
    Perdonami allora, se in questo sorriso che sbuffo piano, mi vedi stanco. "Se sono ancora vivo, in questo momento lo devo a te.." per essere precisi, il che è dannatamente vero. E lo so che non è una situazione facile in cui stare, ti sei letteralmente inimicato la famiglia - che magari un giorno ti perdonerà, o magari no - per me.
    Allora, visto che sono stanco, quando ti allontani mi rendo conto che sto respirando come avrei dovuto, stavolta quasi in pace, stavolta come se fossi pronto ad accettare il peggio. E non lo sono, Soul. Non voglio morire per via di accuse che non mi appartengono, o perché sono sacrificabile, senza uno straccio di prova che non sia solo cancrena nei loro pensieri antiquati.
    "Siedi con me" e non dovrei dirtelo, perché so che quando incrocerò le gambe a terra e terrò dritta la schiena, tu farai lo stesso, davanti a me. Ti allungo un palmo, verso l'alto, perché tu prenda ciò che devi, perché la nostra energia si connetta piano, come la fusione dell'aura. Niente che non sia semplicemente nostro. Non è un modo per celarsi, tant'è che lo so che abbiamo occhi ovunque adesso, siamo sorvegliati come ospiti speciali. Da quanto non catturate un Corrotto? Da quanto non ne salvate uno? Perché ho l'impressione che esista una deriva troppo sadica ora tra queste mura?
    "Mi sei mancato, Soul." non ho motivo per non essere completamente sincero, che magari sono ovvietà, ma restano parole che io devo dire. "Quello che penso... è che questo non è lo stesso posto che ho lasciato mesi fa. Gli ho riportato Mordin, e tuttavia questo è ciò che merito." Scuoto la testa, inspiro, piano. "Non so ancora con precisione cosa fa-.. faremo, ma devo ripulire il mio nome, non posso permettere che.. l'onore di Joshua sia infangato da questo, da me.." Capisci?
     
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    Ti seguo, per indole, forse, per un'abitudine che non posso perdere solo perché sei stato via. Che voi non siete mai così tanto lontani da me, Edric. Io vi porto sempre con me, in qualsiasi cosa io faccia. Anche adesso, che in questa stanza non siamo soli noi due, no, ci sono tutti gli altri. Io guardo te e rivedo Chrysanthemum, Ed. Io guardo te e rivedo Joshua, rivedo Alice, Edie, Lilian. Io vivo con voi e per voi. Nel nostro futuro, nel nostro presente e passato. Perché senza ciò che abbiamo vissuto non sarei qui adesso. Non sarei io, ma qualcun altro. Un uomo fatto di bugie ed una educazione pressante. Velatamente tossica.
    Quindi sì che mi faccio vicino. Sì che replico le tue mosse, premendo il palmo contro il tuo e tirando su le braccia tanto da stiracchiarmi, tanto da sentirti. Che stare ad occhi aperti o ad occhi chiusi non cambierebbe nulla, non quando si tratta di te. Che ti conosco. Che so sentirti a prescindere da ogni cosa.
    ''Ripulire il tuo nome...''
    Tengo gli occhi chiusi, sospiro piano. Lo faccio che la luce ci attraversa, ci abbraccia interamente. Perché non c'è qui una cella che sappia essere tale. Perché qui la luce ha il suo senso.
    ''Ti capisco, Edric. Ma non so quanto questo interessi a loro...e a Joshua.''
    Non voglio dirti che non so più credere a ciò che diciamo sull'anima. All'idea che abbiamo di un dopomorte più dolce, confortante. Non voglio dirti nulla che possa feriti, perché sai come sono fatto: Se devo mentirti, allora accetto la verità dolorosa, quella che però ti somministro poco a volta.
    ''Siamo più marci dei corrotti.''
    Un sibilo che mi fa tremare le corde vocali. Che fa strano, sì, ammetterlo così. Dirlo a voce. Non pensarlo soltanto, insomma.
    Mi allungo come un gatto, lo faccio premendo la fronte contro la tua. Le braccia, adesso, entrambe dritte sulla nostra testa. Ormai più che meditare faccio yoga estremo.
    ''Mi sei mancato anche tu, ma ho un brutto presentimento.''
    Ti respiro in muso, sto riflettendo.
    ''E non voglio per alcuna ragione perderti perché messo alla forca. Dovremmo andarcene.''
    Perché credo che nessuno qui cambierà davvero idea, nemmeno con i fatti dinanzi agli occhi, se riuscissero davvero ad analizzarli senza nasconderli, cancellarli, ecco.
     
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    Sai che forse mi alimento dello stesso stupido orgoglio di Joshua. Che mi sono detto di essere solido abbastanza per affrontare di nuovo tutto ciò che il nostro Dio mi avrebbe posto innanzi. Il mio cammino, lontano dal nostro tempo, e tutto ciò che è venuto prima e verrà dopo. Ma sai anche che a dubitare non sei il solo, che trai ciechi non camminiamo noi due, né lo faceva mio fratello.
    Però quando lo nomini tu, ha un suono diverso. Io lo nomino con la consapevolezza di quanto male faccia - tuttora - averlo perso, non trovarlo tra gli occhi che ci circondano. Tu lo fai con la dolcezza di chi gli ha voluto bene dal principio. Anche tu, a modo tuo, eri di famiglia per noi.. per me.
    "Lo so" so che hai ragione, che sono arrendevole davanti ad una logica che mi si spezza in gola, che al muovere delle mani sono in totale abbandono. Ed odio, ora, non poter sentire la tua aura. Non poter usare niente di ciò che so, di non connettermi più di così perché tutto mi è stato portato via appena ho messo piede in luogo sacro.
    Questo è per noi, ma questo non so se sia ancora così per te. Dal tono che usi, dai modi che hai, dall'attenzione che ti guadagni ora, direi di no.
    "Cosa significa? Che altro è successo quando non c'ero?" un sibilo che resta per forza qui, dove neanche entrare in solitudine nella tua testa mi è consentito. Ma puoi farlo tu, parlami lì quando ti respiro vicino, fallo in sicurezza, che ti sei esposto troppo e non sono qui neanche da mezza giornata.
    "Soul" ti chiamo, piano, che deglutire è difficile, e connettere anche. Non mi uccideranno stasera, possiamo parlarne più a lungo di così, ad esempio dopo il tramonto, dopo che avranno parlato con te. Ecco, questo è ciò che più temo. Che ti vietino di tornare nonostante la concessione di prima: troppo tirata. Hai teso la corda, Daisy, troppo. Ho bisogno di separare la fronte, di prendere un respiro che profumi come i fiori di campo, ma anche di guardarti, dritto negli occhi. "..da quando sei tu il più avventato dei due?" ma non è un rimprovero, non se mi lascia un sorrido. Sei cambiato anche tu, in meglio.
    "Il passaggio.. non è ancora chiuso del tutto, abbiamo qualche giorno.. ma .." abbasso il tono ma non lo rendo un sussurro sospetto, è la sola cosa che possa fare. "Non voglio essere un traditore, né un fuggitivo.. fammi almeno provare e se poi andrà così male.. verrai via con me" Perché lo farai, immagino, sai che non ti lascio qui una seconda volta a meno che tu non abbia la certezza di un perdono che ti faccia tornare al tuo posto, quello che ami. Perché forse non lo ami così tanto se per primo vuoi andare via. "Lo faresti? Non potremmo più tornare." per questo mi faccio serissimo, lo sai a cosa penso. Penso che hai una famiglia, che puoi tornare indietro, scusarti fra un paio di ore, ricevere un condono e tornare a riabbracciare Gretchen e i tuoi. "Non sacrificarti per me, lo hanno già fatto.. e non voglio finisca come la prima volta" Tremo.
     
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    Mi stiro piano, osso per osso, come fossi di gomma, anche se poi scrocchio piano, anche se nel farlo accompagno il rumore. Piego il capo, respiro dove mi conduci tu. Dove mi porta il corpo. Che la pace, Edric, sappiamo di poterla trarre anche così. A noi non serve altro. Serviamo noi, ecco e la consapevolezza di poter contare l'uno sull'altro. Come sempre, come anche dopo la morte di Chrysanthemum. Non saprei abbandonarti, mai. Ma non è questo il motivo per il quale non so scompormi. No, Ed. Ci sono troppe cose adesso che mi saltano all'occhio. Cose che quando non c'eri magari ho semplicemente evitato di notare. Di porci troppo l'attenzione su.
    ''Cosa non è successo, Edric.''
    Lo sibilo piano anche se, insomma, se volessero sentirci lo farebbero uguale. Userebbero i nostri pensieri contro di noi. Ci piegherebbero nella testa. Quello che voglio dire, però, è che dopo Chrysanthemum, dopo il tuo viaggio, qui le cose sono rimaste come prima, anzi, forse nessuno ha più trovato il motivo di salvali, i corrotti.
    Li hanno sterminati tutti. Una pulizia etnica, quasi, dove mi è stato possibile purificarne alcuni. Solo alcuni. Che a detta loro noi purificatori dobbiamo stare attenti: Non dovevamo fare la tua stessa fine.
    ''Da quando Chrysanthemum se n'è andato, mi è stato permesso purificare solo due ragazzi. Solo due, poi null'altro. E questo a me che quasi sembro godere di più diritti degli altri.''
    Sospiro rammaricato, sistemando il capo, di nuovo. Portandolo poi all'indietro quando tu ti stacchi ed io ti lascio semplicemente andare.
    ''Ed i purificatori sono sempre meno. I ragazzi che seguo...beh, non me li fanno nemmeno specializzare come vorrei. ''
    E mentre lo dico inizio a riflettere con te. Metto insieme i tasselli così. I nostri brainstorming, buon creatore se mi mancavano.
    ''E non sono avventato, Edric. Voglio solo essere giusto. Non voglio mentire a nessuno di loro, nemmeno al peggiore. Ha senso no? Ci hanno educati per questo. Quindi ecco, no, non sono avventato, sono solo ciò che voglio e...sì, sì, ha senso ciò che dici.''
    Che non ho paura di lasciare casa mia. Di salutare Gretchen per sempre. Non quando questo non sa più essere un posto per me. Non quando rischierei di venir giustiziato con te o peggio, costretto a ripulire un nome che non credo necessiti di pulizia. Perché dell'orgoglio non ci facciamo più nulla, Ed, se non vessilli luminescenti.
    ''Non sarai un traditore e...e ce ne andremo.''
    Gli apro ora gli occhi, lo faccio cercando i tuoi. Lo faccio per regalarti un sorriso. Che sorridono anche quelli con le labbra.
     
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    "Hanno smesso di volerli salvare.." Ti ascolto, Soul. Lo faccio con il cuore che pesa in petto, come ogni respiro che mi forzo di rendere leggero. Perché è vero, non ci riesco adesso a dirmi che ogni cosa tornerà al suo posto. Sono stato tanto cieco, più di te. Cazzo. Questo fa male, batte in petto come un martello dai ritmi profondi, un gong dell'anima. Me la muove, e forse tu che puoi sai sentire la mia aura, come piano si incupisca adesso, il suo colore si screzi di toni di un blu più intenso, meno azzurri. E' la rabbia, Soul. Che provo e contengo, perché in fondo.. in fondo so che muterà in delusione tanto presto.
    Che stringo i denti e le braccia le abbasso, lascio che ricadano lente, molli tra le ginocchia, tra gambe che le accolgono piano. Come bassa resta la mia testa, qui a capo chino davanti a te, solo perché già immagini cosa sto provando. Sei la mia macchina della verità, ma forse anche l'unica che funzioni all'Ordine. Il mio Ordine. La mia Casa. La mia via... Dio, non così.
    "Vogliono solo i Legionari.. i Tracciatori.. " che le mie parole sono il continuo dei tuoi pensieri, di un collegamento che faccio senza altre spiegazioni. Hanno usato il mio esempio, la mia colpa, la mia incapacità di salvare Chrys.. - Ma Chère, non mi perdonerai mai, vero? - dal suo destino prescritto. Io sono la causa di un crollo sistemico, lento, inesorabile. Che quando rialzo il viso, beh me lo puoi leggere negli occhi come viva solo una cieca e delusa determinazione. Una che si intristisce molto presto. Una che, piano, va a spegnersi. "Cazzo.."
    E' un disonore che l'Ordine stia perdendo la giusta guida, la saggezza del Cantore è così.. corrotta?
    Questo non lo avrebbe voluto neanche Joshua, non lo avrebbe permesso, e Dio che vorrei la sua guida adesso, un suo maledetto abbraccio, ogni dannata cosa lo riguardi! E non vederlo appeso all'albo d'avorio. Siamo forse gli ultimi rimasti puri qui dentro? Quando tu sorridi, io non so farlo.
    Io sono preoccupato, io sto pian piano capendo quanto a fondo l'errore è stato piantato nel nostro giardino. Io.. soffro, ora, come se piano mi stessi dicendo che quello che ci ha cresciuti, ci sta lasciando. Un altro punto saldo che vacilla, tra la rabbia che strema i miei muscoli. Tremano per insofferenza, e per la stessa ragione ho bisogno di stringere la schiena al muso, appoggiarla al marmo freddo. "E' peggio... peggio di quanto avrei mai creduto.." Quasi peggio di vedere gli occhi di Chrys perdere vita davanti a me. "Non mi aspettavo niente, tornando qui... Tant'è che temevo di non riuscirci, ma-" si incastra in gola, questo, adesso. Lo fa mentre ti guardo e scuoto la testa. "-neanche volevo questo." tengo piano un respiro tra le labbra, ancora ti guardo, ancora una mano trattiene la tua. "Come stai, tu?"
     
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    ''Sei ha fallito Josh...se hai fallito tu...''
    E non lo dico per fartene una colpa, ma perché suppongo che il problema sia questo. L'aver perso fiducia nei più forti. Quindi che senso deve avere per loro formare chi non saprebbe essere più capace di voi? Che senso avrebbe? Ed io non basto più. Gretchen non basta più, tanto che se ci mandano in ricognizione poi quasi ci impongono di tornare a casa a mani vuote. Che gli ultimi fratelli li hanno seccati loro. Ce li hanno uccisi davanti non appena sono entrati in contatto con del sangue corrotto. Edric, non hanno avuto la fortuna di Chrys, le sue possibilità. Non sanno più essere intransigenti con nessuno. Loro hanno paura. Loro non credono in noi.
    ''Loro non si fidano di noi altri e ammazzarli...''
    Ti guardo perché queste non sono parole che si dicono. Perché se le pronuncio mi si fanno rossi gli occhi. Lacrimano di rabbia, di commozione. Che a me Chrysanthemum manca quanto a te, anche se non lo amavo, anche se ho sempre creduto fosse stato lui a portarti via. Stupidamente, come se tu non avessi una tua volontà.
    ''Ammazzarli è più semplice.''
    Ti seguo nell'allontanarti. Lo faccio tirandomi direttamente su. Mettendomi a passeggiare come sai che sono solito fare.
    Struscio piano i piedi lungo il pavimento. Mi piace sentirlo contro, sentirmi parte di questo posto. Casa mia, casa nostra o almeno, così ho creduto sino a che non ho letto il diario di Chrys.
    ''Io sto bene. Fino a che starò attento. Fino a che...non sbaglierò anche io, beh, starò bene.''
    Che anche uscire di qui insieme ai legionari e ai tracciatori non è facile. Non quando il contatto coi corrotti non possiamo più cercarlo. Non quando il rischio di restarne invischiati è ormai troppo alto, troppo ricorrente. Che se solo quella sera avessi toccato una goccia di quel sangue, uno solo, adesso non sarei qui a parlarti. Non ti scoprirei ancora in vita.
    ''Gretchen ed i miei difendono l'Alto Consiglio a spada tratta. Il Cantore è il loro dio. Un uomo, come dio, capisci?''
    Mi sfugge una risata nervosa. Leggera, sibilata, ma comunque nervosa.
    ''Dove sei stato è meglio di qui? Più giusto, di qui?''
    E non lo so se ti guardo mentre te lo chiedo. Se me ne rendo conto, più che altro. Che sono totalmente preso dalle nostre emozioni adesso. Che sento di non riuscire a farcela, sai? Che magari al cantore non so più cosa dire. Né ai miei. Né ai nostri studenti.
     
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    Abbiamo fallito e lo so, come so come prendo questo. Nello stesso modo che mi ha ritirato in piedi dopo la condanna, dopo l'esecuzione e l'addio. Dopo un cuore che mi si è spezzato lì davanti a tutti. Davanti a chi si aspettava da me un comportamento degno del mio nome. E quello ha avuto, che sono rimasto in piedi, come se per Chrys non provassi più nulla se non il disprezzo che si deve ad un corrotto. Già. Cazzo se lo amavo ancora, talmente tanto che ho aspettato fossero andati via tutti, ma non ho aspettato che andassi via tu, per inginocchiarmi a chiedere perdono al nostro Dio, in eterno.
    Una grazia che, a quanto pare, il Cantore non approva, non consente. "Un uomo come un Dio.." ripeto, sbuffando piano, tirando la tenda perché ci sia un riparo per noi. L'Ordine sa dove sono, mi traccia, ma mi sta dando una mezza tregua, un respiro, perché immagino che.. beh, dimostrarsi tanto crudeli con me potrebbe spezzare un punto incontrollato del Consiglio. Non lo so, sto provando a capirli, Soul, ma senza successo.
    Perdonami se ti ho lasciato solo in tutto questo, anche se so che hai avuto la capacità di camminare tra le spire delle serpi senza sentirti perso. Tu sai vivere con te stesso, come ho re-imparato a fare io. Puoi piegarti, Daisy, ma non ti spezzi mai, e niente dovrà spezzarti se è per questo.
    E se questo mondo ti sta così stretto, allora il cappio al collo non lo sento solo io.
    Io che mi guardo i sigilli, li sfioro con una mano e con l'altra. "Dagli quello che vuole. Quando ti chiamerà, stasera, dagli quello che vuole. Qualunque cosa sia.. purché non ti invalidi, ok?" e so dirlo con la determinazione di un ringhio che si abbassa piano, che è deciso. E' deciso dal tono con cui ti rivolgi ai tuoi. Loro avranno un posto nel nostro cuore, ma non sarà nella stessa linea, o nello stesso tempo. Non più. Non stavolta. Né per sempre.
    "Stanno già dubitando di te, dagli prova che non devono.. e.. capiremo come fare, noi due"
    Si aspettano anche che io accetti una condanna, credo sia quello che pensano nel profondo e.. beh, lasceremo che lo credano, fintanto che la mappa di questo posto mi si delinea in testa.
    Non ho pensato ad Oswald, Soul. Non da quando sono qui, perché il cuore non vanifichi ogni sforzo, perché sarò di nuovo felice quando rimetteremo piede nel suo tempo, non nel mio. Ma è così lontano, che brucia in petto adesso. Anche quando mi chiedi com'era, ed io non so da dove iniziare.
    "Non esiste un Ordine o una Confraternita. Non so quanto sia un mondo giusto, ma è un mondo molto più.. libero." te lo spiego, semplicemente, anche quando chiudo gli occhi e appoggio la nuca al marmo gelido. "Se ti dicessi che è un tempo in cui Chrys e Joshua esistono, Soul? Se ti dicessi che sono entrambi corrotti? Sposati.? Se ti dicessi che nella loro vita io non sono mai esistito? Non sono mai nato, solo Edie e Josh. " E se ti dicessi che mi sono innamorato? Che lì vive Alice ed anche una creatura meravigliosa come Oswald? Cosa mi diresti se ti dicessi che .. ho ricercato la violenza in una bestia come Yaacov? Crederesti ancora in me? "Avevo in piano di venire qui, riportare Mordin a casa.. chiederti perdono e.. tornare lì, per sempre" questa forse è la sola cosa di cui sono colpevole. "Io ti avrei detto addio.." morendone, molto male. Che non posso scegliere.
     
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