Australopithecus

remì sinister-çevik . mago nero | theuth . 17

Ti sei detto che va bene se ancora non ne hai parlato con Alice. Che sai bene cosa pensa di Efrem e certo non c'è mica niente tra te e lui, figuriamoci. Si ti ci sei convinto mentre sistemavi le ultime ortensie. Ci stai provando a modo tuo a dare una mano a papà, che non sai cosa voglia dire - ancora - ma ti piacerebbe succedergli. Tu, Remì Sinister. Forse è il tuffo al cuore ogni volta che sai di essere al suo fianco, che ti fa dire che magari è la tua via.. il tuo "posto giusto" lo spazio lasciato dal pezzo del puzzle con il tuo musino sopra. Tu, con i ricci appena mossi, ammorbiditi una volta uscito dalla doccia. Ti sei profumato come sempre, forse hai lasciato cadere una goccia in più di muschio bianco, l'estratto che usa Joshua. Lui lo mescola con qualcosa di molto più forte, troppo per te, che punge in gola. E poi è suo, è caratteristico. È papà, quindi non saresti tu.
Tu che ti sei vestito convincendoti di aver scelto tessuti a caso dall'armadio, quando invece la tua mente ha abbinato tutto alla precisione. Si, che tanto Efrem ti viene a prendere solo perché l'ha promesso, no?
Non gli hai più scritto fino a questa sera, perché non vi sentite davvero ogni giorno e tu, tu pensi vada bene così, che tenerlo troppo vicino rischierebbe di farti tornare quei pensieri.
Si quelli che ti sei portato a casa l'altra notte, e ti ci sei cullato sorridendo al disagio che ti hanno provocato. Insomma non dovrebbe essere una regola chiara quella di non invaghirsi di qualcuno che palesemente hai prove essere etero? Magari una lezione con Chrys dovresti farla, un ripasso almeno.
Ma penso sia inutile quando ti pulisci le mani dalla terra perché il cellulare si illumina.
È arrivato, e ti sale il cuore in gola. Edgar becchetta il suo disappunto per non poterti seguire e tu.. tu fili fuori casa che già sai non poterlo tenere fuori così a lungo, Efrem. Hai lasciato giusto un biglietto al volo per papà Chrys, così da dirgli che vai al cinema e che niente, non ti aspetti sveglio, più o meno.
E si poi una zucca l'hai intagliata per davvero in quei giorni d'attesa. È bianca, un po' crudele con denti a punta, ma piccola da starti sotto braccio quando la raccogli all'ingresso. Ci hai colato sopra del nero come fosse sangue rappreso. Almeno, se devi essere quello inquietante, siilo per bene, ti sei detto.
E corri. In realtà cammini veloce, a grandi falcate verso Efrem, con un sorriso che neanche nascondi. Ti rattrista solo una cosa, una che hai percepito magari solo tu. Che, si, insomma forse per lui non è cambiato niente no? Per lui sei ancora il fratellino di Alice, quello da "portare fuori" perché da solo altrimenti non si sarebbe mosso. Già. "Vengo a prenderti perché te l'ho promesso" suonava così, come se tu non fossi cresciuto e non avessi quei.. quei pensieri che è meglio non conosca.
E ti appoggi al finestrino aperto. "Cinque minuti e partono i fulmini, sgomma!" Ti piace allarmarlo salendo al volo, anche se no, non è in pericolo, è solo che rompi il ghiaccio. Si con un sorriso che è poco credibile e una risata che non aiuta a spaventare nessuno.
Si peccato che tu non abbia freddo, forse anzi più caldo del dovuto quando finisci a guardarlo negli occhi.
Uno, due, tre secondi. "Ehm, è.. quello in cima alla collina, lo conosci no?" Zucca sulle gambe e guardi avanti allacciando la cintura.

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Lui sorride. Efrem la cui vita ha riservato uno schifo totale come la morte di un fratello - cosa a cui tu neanche vuoi pensare - sorride. Hai un fremito che corre giù per la schiena senza frenarsi. Lo sai come funziona la morte, Chrys non ti ha mai tenuto all'oscuro di niente, non come succedeva a Las Palmas. Ma ciò non significa che tu voglia averla in casa. La vorresti più distante possibile da te ed i tuoi cari, e forse è per questo che sebbene usi tutto il rispetto che possiedi verso chi viene da Sinister & Son, alcuni meccanismi non li conosci a dovere. Ancora, ti dici, perché imparerai. Segui tuo padre anche per questo, per imparare il mestiere e poter fare come fa Efrem ora, che esprime le sue doti senza alcun ritegno. Tanto che ti si apre un ghigno in muso. Da piccolo gli avresti sorriso subito, forse avresti riso in quella incapacità di emettere un fiato anche nei sospiri, ti si sarebbero illuminati gli occhi. Ma sei un adolescente ora, e ti senti più adulto di quanto dovresti, cresciuto a pane e magia nera. E quell'amore sconfinato che ben la bilancia.
Allora sotto i ricci mossi, apri solo quel ghigno, e "Farai come in quel film.." dici dopo che la sua sgasata ti ha fatto salire il cuore in gola e ti sei retto al bracciolo, ".. in cui se chiudi gli occhi mi elenchi tutte le vie di fuga, le lampade nella stanza, quante finestre ci sono e se sono chiuse?". È il tono di uno scherzo che si macchia di curiosità, in fondo. La cosa meno carina è che non ci sono braccioli sui sedili. Quindi si, con la destra ti sei aggrappato alla maniglia, ma con l'altra.. Dio era la gamba di Efrem? Un contatto che ritri subito. Neanche ci dai peso, neanche ti scusi perché è stato lui a sgommare sul serio così di colpo. "E quindi chi troviamo ai biglietti, signor cacciatore che controlla i turni?" Ti riprendi, poggi la zucca trai piedi, al sicuro da altri scossoni. Non ti vuoi chiedere davvero se questa sua professionalità si agiti anche in quei lembi di pelle che non osi sentir bruciare. "Oh.." i pantaloni, Remi, piacciono anche a te. "Grazie.. è bello anche il verde del tuo maglione.. è simile a come ho fatto dipingere camera mia anni fa.." che l'hai chiesto tu a Chrys quel colore, finalmente, dopo anni di giallognolo e bianco pallido.
Però ad una cosa non hai risposto, te la sei tenuta per ultima, e la tiri fuori piano, mentre ti allunghi sui sedili e ti adatti come un gatto. Tu ami la strada di sera, ma non guideresti mai. Ti piace solo come la strada cambi toni e renda tutto più rilassante, anche se tu hai paura di essere più teso di un violino con le corde nuove.
"Nah, non lo sa nessuno" sollevi un sopracciglio, solo per vedere la sua reazione, anche se poi penso sia palese che tu stia mentendo. "Stai rapendo un minorenne, Efrem Holt" sorridi, appoggiandoti al sedile, muso di lato verso di lui.

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Non tutti si lasciano guardare come fa lui. E sei combattuto, Remi, che nello scorgere i riflessi dei fari che ne illuminano il volto, tu ti trovi a fissarlo a labbra serrate. Già, ti dici, se ti permette questo è perché ti conosce, lo sa che tu riconosci qualcuno dall' immutabilità della sua espressione, del suo volto ed i tratti che lo caratterizzano. Tu non banalizzi mai nessuno, sono tutti in egual modo interessanti, attraenti nell'essere così diversi. E se qualcosa cambia allora per stare tranquillo devi saperlo.
Una volta ti eri davvero messo a contargli le lentiggini. Quando lui ed Alice si erano addormentati sul divano e tu eri troppo spaventato dal silenzio dei loro respiri . Ed avevi finito per perdere il controllo. Immaginavo non l'avresti più ricordato. Invece ora le rivedi. Hai tracciato nella testa delle costellazioni con le macchie più scure sulla pelle di Efrem. I punti cardine, perché almeno quelli non si sarebbero spostati. Ci sono ancora. Per questo ti concedi un respiro più leggero e prolungato.
Ma è venuto a prenderti perché te l'ha promesso, mica lo dimentichi. Te l'ha promesso come tuo padre ti prometteva di fare qualcosa assieme e.. si, continua proprio a non piacerti il tono con cui l'hai letta nella testa.
Motivo in più per non portare le caramelle su cui avevi lasciato cadere lo sguardo uscendo da casa. Caramella a diciassette anni? Oh, se sapessi che le mangerai di nascosto anche a trenta, sarebbe un'altra storia la tua. Ma ti sei detto di voler sembrare tutto tranne quel bambino dei suoi ricordi.
Piuttosto andrebbe bene essere lo strambo, per davvero. "Sei andato a vedere dove vive?" Non riesci a capire in che tono lo dici, ma ti esce quasi d'un fiato, mentre raddrizzi il muso e frughi in tasca per tenere i biglietti a portata di mano. Passi un polpastrello sui contorni seghettati. Lo fai perché rimpiangi di averlo detto, in fondo probabilmente è finita come con la cameriera della tavola calda no? Sa perfino che si è lasciata con il tipo. "Ricordami di dirti sempre tutto, sia mai che ti venga in mente di cercare cose..." lo ammetti piano, trattieni il tono di prima, leggero, che si addice ad una serata che per lui sarà tranquilla, per te.. beh, tu hai lo stomaco attorcigliato ed un nodo che va e viene in gola: tutto regolare.
Neanche con Victor ti sei mai sentito così. "Ti farà da attenuante, ma vediamo.. magari dirò che mi hai trattato bene" ti tiri su, più dritto, solo perché state passando davanti alla cassa e tu mostri i biglietti. Ad Amber. Per cui si magari le sorridi ma, di fondo, neanche tanto. \ Pensavo scherzassi! \ aggiungi attirando la sua attenzione appena si ferma in parcheggio, solo con i segni, solo con mezzo sorriso.

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Ci provi a mandar via quelle immagini dalla tua testa, Remì, ma non ci riesci. Anche se lui ti risponde e tu ami quando lo fa in silenzio. Quando Chrys e Josh ti hanno portato via dall'Orfanotrofio tu hai creduto che comunque avresti trovato le stesse persone una volta fuori da lì. Gente chiusa, a parte i tuoi padre, o Alice, gente che non avrebbe neanche compiuto mezzo sforzo per capirti.
Poi hai incontrato Efrem, Oliver, Morgan, Edie.. Edric.. e andresti avanti a contare chi con te ha avuto pazienza, quella di un santo a volte. Ti ricordi quando gli bacchettavi le mani, perché era uno zuccone e non capiva i segni più elementari. E lui invece che abbattersi si impegnava, si sforzava, faceva il possibile per starti accanto tanto da capire. Non ha mai, mai mollato la presa con te.
Per questo hai il timore, ora, che sia così radicata quell'idea in lui da non poter essere cambiata. Che, si, c'è una parte di te che la vuole cambiare, eccome. Ed un altro che ha rispetto al punto da fermarsi prima.
\ Quella è una prova.. non serve che.. \ ma anche se mimate, queste parole non finiscono se non con quel sorriso un po' imbarazzato che nascondi dietro i ricci, ammettendo che ormai Efrem se l'è presa la zucca e c'è poco da fare, mi sa che è sua adesso. Ma tu volevi questo, e speri solo con tutto il cuore che non lo riconduca ad un essere "infantile".
E' che sui tuoi segreti, Efrem non ci va piano, e neanche sbaglia. Che ne hai uno grosso come una casa letteralmente incastrato tra gli occhi. Tanto che per un secondo, e l'hai letto molto velocemente ciò che stava dicendo, ti sei detto di sapere dove sarebbe arrivato.
Non vuoi fare il gioco in cui gli chiedi di leggerti, di capire che cosa nascondi, non vuoi starci male fino a quel punto. Quindi le mani le muovi piano a cancellare gesti mai nati in partenza. \ Scherzi? Sono troppo saggio per mettermi contro l'occhio di falco migliore del Wyoming \ e devi così, con un respiro che ti parte in fiamme dalla gola. Hai due dita lungo la maniglia, per aprirla e spostarti sul retro. Ma ancora non lo fai. Parli, invece. "Ma se è una sfida, ti ricordo che ad osservare sono bravissimo anche io." gli lasci questo sorrido che vuoi esorcizzi la tua ansia. \ Come lo chiami il tuo nuovo amico? \ indichi la zucca.

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Pieghi il collo, lo fai da quando sei un bambino, se poi la sfida ti formicola nelle vene. Sei un tipetto competitivo, Remì, sempre stato.. anche se certo nessuno ti dava modo di batterti lealmente a Las Palmas, oltre al fatto che la magia non sembrava per nulla pronta a sbocciare in te.
Invece andavi solo trattato con le giuste cure, come una piantina bisognosa di determinate ore di luce e di tanta, troppa acqua. E come ci sei cresciuto, che credi di aver lasciato radici a Villa Sinister, che la farebbero cadere a pezzi se tu non la tenessi in piedi insieme a papà. Però a lui non pensi più, ti si arriccia il naso e assottigli lo sguardo come a dirgli che si, insomma, certo che ti hanno insegnato qualcosa e "Non hai idea di quante cose so fare adesso.." affermi con una certa fierezza, in quello scherzo che si prolunga oltre il braccio: lì sulla spalla su cui punti un dito prima di spingerlo anche tu a scendere.
Ed è tutto vero, perché nella tua classe sei il migliore. Nei duelli sei al pari di Daemon che è figlio di una dinastia di purosangue da anni. Gli sei cresciuto davanti agli occhi finché non l'hai sovrastato, e per un momento questo ti ha riempito di orgoglio. Ma mai quanto vedere "Zuccotto" in mano ad Efrem.
\ L'ho proprio intagliato pensandoti \ aggiungi in silenzio, sorridendo stupido a quello scherzo che resta sottostante tra voi. Che tu sei lo studioso e lui il contadinotto di provincia, ma mai per sminuire. Tu non sei Alice, non ti urta che la mente di Efrem sia più votata alla fisicità, alla caccia, alle cose semplici. No, a te piace, forse per egoismo, che due come te insieme non potrebbero mai sopportarsi tanto a lungo.
Ecco però non farlo l'errore di immaginarti un buon incastro per Efrem.
Ti infili in fondo al cassone, sprimacciando un cuscino perché ti stia dietro la schiena. Le gambe piegate come gli indiani, seduto a schiena dritta. Lo fermi gentilmente per un polso, mentre i grandi fari del parcheggio si spengono man mano che che lo schermo s'accende con le prime pubblicità. \ No.. non ho fame, se non vuoi qualcosa tu \ ma ti affretti ad aggiungere a voce, per paura che a luci più basse non legga bene i tuoi segni. "Puoi chiederlo dopo il numero ad Amber" alludi, provandoci per un millisecondo ad essere quell'amico di cui magari avrebbe bisogno: anche se di relazioni non ci capisci niente, e per questo Vic ti ha mollato.

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La fortuna di non aver mai parlato tanto, Remì, è che hai ascoltato. E non scherzi quando mantieni quei piccolo ghigno come a dirgli che sei cresciuto al punto da poter sfidare un cacciatore. Che sei pieno di te abbastanza da essere a conoscenza di ciò di cui sei capace. Sollevi il mento e quasi ti brillano gli occhi.. ma non sei sicuro che lui lo veda. No, forse non gli interessa. E nella testa te lo sai dire, tanto che ci metti poco anche tu a cambiare mood, lento, ti si arrampica come nostalgia quel sospiro che rilasci piano.
Raddrizzi la schiena di più, come i serpenti senza colonna tu la tiri su vertebra dopo vertebra. Sai che è il modo più corretto anatomicamente per sederti senza incastrarti, ma sai anche che vorresti essere capace di lasciarti andare di più.
Non sei solo il fratello di Alice.
Non sei solo il fratellino di Alice.
Quante altre volte puoi dirtelo nella testa mentre non perdi di vista l'espressione di Efrem? Troppe, perché la regola la conosci, ti dovrebbe andare bene. Hai di nuovo un amico nel Bronx, ora che quelli dell'istituto li senti sempre meno, che il Circolo ti chiama si ma .. quei legami che hai stretto.. insomma, li porti dentro a metà. Non adesso, tipo.
Deglutisci un po' di quegli aghi che stanno lì da quando sei partito di corsa da casa. Metti il silenzioso al cellulare, lo appoggi a faccia in giù sul materasso, dal tuo lato.. perché non vuoi che niente vi disturbi, nemmeno Vic che prova a dirti quando vi troverete.
Ti ha mollato lui. Avevi già chiuso. "Si.. ora inizia.." ti sembra solo di sottolineare l'ovvio, ma quando si fa buio ti rendi conto che non stai per niente guardando lo schermo, neppure il secondo prima che si illumini, o quello dopo. Guardi Efrem, non sei sicuro di aver fatto le cose per bene. Inspiri. "Ef, grazie per-.." per tante cose pensi, ma una sola è quella che riesci a dire. Una che ti abbassi più giù dello zuccone che gli hai dato. "-.. aver portato fuori lo strambo stasera" ti esce con un cuore in gola che forse mascheri male, prima di voltarlo tu il muso verso lo schermo.

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Stavolta non hai pensato come avrebbe potuto essere interpretato il tuo dire. Il modo che hai avuto di ringraziarlo per non aver fatto come un po' tutti gli altri, e - rivisto - averti lasciato a casa. Come è sempre stato. Non che tu ti senta un pacco da trasportare, è pur vero che sono pochi a richiedere la tua compagnia e.. ora che ci pensi, sei stato tu a chiedere la sua.
Ne stai sbagliando un po' troppe per una sera di fila, quindi decidi di tacere. Di guardarlo solo, come si guarda qualcuno con semplicità, magari tirando quei sorrisi che non mostrano mai i denti. Che il film sta davvero iniziando e tu sei realmente qui per vederlo, si. Anche se il profumo di Efrem ti piace, quasi ti calma. Quasi. Che resti un adolescente in quel pericoloso squilibrio d'identità che ti prende lo stomaco, e spesso te lo chiude. Come ora. Se aveste ordinato qualcosa non lo avresti mangiato. Tuttavia non è male come piano di fuga. Dovresti solo dirgli che vai un attimo a vedere che popcorn hanno, per respirare si. Quasi ti viene l'idea, perché lo senti come il tallone batta sul materasso.
E' che ti fa strano il modo che ha di ribadire che siete amici. Certo che siete amici, che-.. che altro? Per questo sollevi piano un sopracciglio e segui con il muso il gesto che fa chiudendo un pugno per poggiartelo sulla spalla. Resti fisso, che sei proprio sicuro di volerlo toccare, ora nemmeno per sbaglio.
"Delicatezze..." ripeti, impastando una voce molto bassa, tornando a guardare lui, poi lo schermo. Che si illumina tenue. Non credi che fosse un complimento, solo un modo di sottolineare che non sei abbastanza "quel tipo" di amico a cui lui è abituato. E' che a te piaci. Ti piace il modo con cui vedi il mondo, anche se si discosta dal guardar altrui. E papà ti ha sempre detto che non dovevi per forza incastrarti in spazi in cui non sapevi sentirti sicuro.
Come ora. Ora che è bastato lo spegnersi dei fari e l'accendersi tenue dello schermo a metri da voi, per alzare un coro di piccoli ansimi, di labbra che si toccano rumorosamente. E' un fastidio contro i timpani.
Ti forzi di stare a tuo agio, anche se ogni loro amoreggiare è una scarica per te di adrenalina ed ansia. Non ci hai pensato. Non ci devi pensare. "Tu... però magari hai fame, se vuoi vado a vedere che hanno..?" che l'hai visto scavare in zuccotto, quasi cercasse qualcosa. Lo chiedi senza voltare il muso, solo seguendolo con la coda dell'occhio. Con un nodo di disagio che mandi giù. "Ci penso io.."