I better leave before you and me get hurt

Caleb & Grace | 28 Settembre - Place de Grève

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    Ti ha chiesto di sposarlo almeno quattro volte da quando state assieme. Da quando il vostro amore turbolento e potente ti sconquassa il petto. Ti ha chiesti di resistere per lui, di sopportare dapprima i clienti abituali.. poi Portland e lo schifo dei Wesen. Ti ha odiato perché ti sei imposto sul suo volere, ti sei fatto incatenare ad un circo che ora è la tua cosa, ma prima è stato l’inferno in terra. Ti ha preso a parole quando ha capito che eri solo un ragazzino, un egoista, niente più. 
Ti ha spezzato il cuore come nessuno mai in vita, al mondo, su questa fottuta terra. E ti ha amato con la stessa forza con cui senti di amarlo tu ogni dannato giorno in cui ti risvegli e respiri. E’ Grace, e se ti chiedessero cosa si prova a trovare l’anima gemella, l'amore destinato della vita, non rideresti più nella convinzione che non esiste. Oh no, Caleb, tu racconteresti di quanto sia devastante amare qualcuno così tanto, soffrire, morire, amare ancora, essere terribilmente felici per pochi istanti e conservarli tutti in polaroid che prendono sempre più spazio in roulotte.
    Già, diresti questo eccome, lo faresti con gli occhi che brillano, e la convinzione feroce che tutto ciò sia qualcosa di unico, che va meritato.
    Mi chiedo se non sia che la destinazione di Grace attivi ancora di più il tuo cuore, come fossi amante della cause perse, come fosse questo il motivo per cui ogni tanto hai bisogno del conforto di Oswald. Di sentirti amato anche da qualcuno che non rischia di abbandonarti in una trasformazione eterna. Ed è puro egoismo, il tuo, lo sai.. sei piccolo come ha sempre sostenuto Froy. Anche se ora immagini che un po’ si sia ricreduto, nonostante questi giorni invasivi di Parker ti portino spesso a volerti insinuare nella sua tenda. Così fai il bravo, non tormenti Oswald, gli dai il tempo di pensare al suo angelo, e nel frattempo tu ti fai cullare da chi questo dolore lo sopporta da molto più tempo di te. 
E Grace ti ha chiesto tante cose, a volte lo fa ancora quando per sbaglio ti affacci alla sua tenda prima del dovuto, e lo sguardo si incastra al tuo che è ancora tra le braccia di quello stupido Parker. 
Parker.. Parker… il suo nome nella testa è un anatema del cazzo, ma non importa. No, perché hai promesso a Grace che sarebbe stato tutto ok, che andava bene così, che siete forti abbastanza da non voler perdere altro tempo solo a combattere l’ingiustizia. 
A breve - ti dici - dovrebbe ripagare il debito con Papà, anche grazie a te, che hai aggiunto uno spettacolo il più alla settimana, così da occupare il tempo e sfruttarlo al meglio. Ti responsabilizzi, ti fai grande eh?
    Ma non stasera. Stasera hai deciso che quello che vi siete detti ha un senso, non è campato in aria, non è una promessa da ubriachi, non è un farsa. E’ tutto vero, il vostro amore e come tu lo senta grande in questo cuore che pulsa. 
Magari è per questo che tremi, mh? Che ti aspetti esca Grace da quella tenda perché hai preparato tutto. Ci hai messo impegno, con la complicità di tutti i vostri amici. E si, guarda un po’, stai ancora organizzando qualcosa.. come se le volte in cui ti è andata di merda non ti fossero bastate. 
Hai fumato tre sigarette, l’ultima la spegni ora sotto la scarpa, le braccia tremano, le gambe febbricitanti stanno su a fatica e gli occhi, oh Caleb, i tuoi occhi sono fari che brillano contro quella tenda. Stai solo aspettando che Parker vada via, per riprenderti il tuo amore, e legarlo a te per sempre. E’ vero che non hai programmato niente, insomma per i riti ci vuole tempo, ma tu hai speso parte dei risparmi per due fedine, ci hai inciso “Piccolo” nella sua e “Tigre” nella tua. Ora però dovresti respirare, mentre invece resti teso, appoggiato con una spalla alla roulotte, di fronte alla sua tenda. Ti sei truccato bene, tirato a lucido per sembrare ancora più carino, bello abbastanza da superare le fatiche di tre giorni con quel cliente. Quanto ci credi stasera...
    
“Dai Gracy…” implori, che esplodi d’amore e ansia.
     
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    Stavo ripensando a quella volta che Parker ha provato a fare il carino con te. Che ti ha detto qualcosa di simile ad una promessa. O ad una volontà, ecco, se vogliamo tener da conto il fatto che non sai ricordare mai nulla di ciò che ti dice. Stavo ripensando al modo in cui te l'ha detta. A come ti ha tenuto fermo per il muso quasi per accertarsi di avere un po' della tua attenzione. Avete scopato più di una volta quella sera. Alla fine a te non frega mai di quante volte sei lì a dargliela. No. A te basta che il tempo scorra tanto velocemente da mandarlo via. Solo quello. Se poi passate l'intera serata a scopare non importa: Sono cose per le quali sai farti andar bene ogni cosa. Lo accetti, conscio di non poter far altro. Niente che nell'adoperarsi poi non metta nei guai anche Caleb. Perché di andartene da qui tu ancora ne hai voglia, terribilmente, tanto che persino lui sembra averlo scoperto. Lui, sì, con il quale non parli mai di queste cose.
    E ti guarda, sta sera, con un'espressione che sembra farsi più dolce col tempo. Lo fa lanciandoti una maglia pulita - ormai conosce le disposizioni nei tuoi armadi - e affrettandosi nel infilar la sua.
    ''Vai già via?''
    Gli chiedi tirandoti su tra le lenzuola. Sei una piccola Venere che non lo merita questo nome. Ma reciti ancora, ovviamente, quasi bravo quanto sa esserlo Oswald. Lo fai nascondendo il bisogno di una risposta che sia positiva. Magari anche Parker si è stufato di te e, proprio per questo, si sta vestendo per andarsene. Un po' come all'inizio, quando era strano scoparti nonostante là sotto fossi donna. Tanto simile alla sua Jasmine anche nei gemiti. Non gli hai più chiesto com'è che stesse andando tra loro. Vorrei dirti che questo no, non è stato uno dei tuoi tanti sbagli, ma mentirei.
    ''No, Gree.''
    Ti chiama come ti chiamava tuo padre. Come invece non sa chiamarti Caleb e tu in questo nome ti ci crogioli. Ti squarci in due senza però sanguinare.
    ''Vado a prendere l'erba e torno. Ci rilassiamo un po' almeno.''
    Si abbottona i jeans di marca ed infilandosi il portafogli in tasca, ti guarda sempre con la stessa faccia di prima. Sempre la stessa.
    ''Mi vedi nervoso?''
    Ci scherzi, tanto da farti sfuggire un sorriso a tua volta intenerito. Alla fine Parker lo odi, sì, ma non puoi negare che a modo suo sa essere buono. Che quando eri con Joseph, forse, gli altri a cui ti vendevi riuscivano ad essere decisamente peggio.
    ''Vedo solo due persone che hanno passato una settimana pesante.''
    E si china per baciarti. Ultimamente lo fa sempre prima di andar via e tu ricambi. Lo fai portandogli una sola mano lungo il viso. Tra mascella e collo. Ma perché sai che a lui piace sentirsi ''preso in considerazione'' a questo modo. Ti meravigli di quanto invece lui sia così ingenuo da non aver capito pienamente cosa c'è tra te e Caleb.
    Poi esce e tu ne approfitti per tornare al tuo Gin. Per farti un giro della tenda a tempo dei gargarismi. Che l'abitudine non è tanto nel bere quanto nel poggiare le labbra contro qualcosa e poi restare così, qualche minuto con l'alcol tra le gengive, quasi a volerne esplorare il sapore su ogni fronte.
    Ed il telefono lo guardi per un istante: Che la tentazione è sempre quella, di scrivere a Caleb anche solo una cosa stupida. Un punto esclamativo, una composizione di emoticon che scopano, ma oggi non lo fai. Oggi ti senti un po' in colpa per ciò che sei e non capisci bene cos'è stato a triggerarla.

    ''Ehi!''
    Tanto che non ti rendi conto di chi Parker sta incontrando lungo la sua strada, né di quali siano effettivamente le motivazioni che lo smuovono. Magari quella dell'erba non era propriamente una scusa. Magari la comprerà davvero, certo, ma solo per festeggiare quello che non hai idea di come sarebbe capace a chiederti. Non sai nemmeno con chi ne sta parlando ora. Perché no, non avresti mai immaginato fosse tanto sciocco da tornare da chi ha rischiato di farlo fuori con la magia nera, non per chiedergli una cosa tanto importante, tanto gravosa.
    ''Sai che cercavo proprio te? Hai da fare o posso rubarti qualche secondo?''
    Lui parla con Caleb come se fossero amici. Come se Caleb non fosse ostile ed ogni cosa potesse andar davvero bene. Parker parla come chi non ha mai idea di nulla.
     
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    Lo sai che, così facendo, ti fai un male dell'anima. Perché sai bene cosa vedrai se arrivi prima del tempo, tu. Grace non ti risparmia, e ti dici sia così solo perché non può e che non sia l'ennesimo modo che ha per tenerti lontano. Perché lui ti ama, e non te lo sei inventato. Non è quella cosa che ti ripeti come un folle nella testa quando il mondo dice il contrario. No, ti ama. Ti ama davvero, ne hai mille prove.. mille ed una i più stasera no? Si certo!
    Certo che però fa male eh? Fa malissimo vedere l'ombra di Parker fissarsi su Grace e tenere gli occhi fissi lì, esorcizzare il demone che ti apre il petto in due come se fosse la prima volta. Che con un cliente non puoi competere.. sai no? Lui paga. Paga per stare con Grace anche quando ha un umore di merda, che magari neanche scopano quella sera, ma a prescindere è il pagamento che conta. Solo quello. Solo il moto che spinge te a passare il peso da un piede all'altro.
    Ma aspetti, sei paziente, sei un bravissimo cane anche quando vorresti dar spago alla corruzione e trasformarlo in una miccia. Che prenda fuoco lui e la sua cazzo di perfezione, ed il suo patrimonio. Dio ma non si doveva sposare? Per questo chiamava Grace "Jasmine". Adesso lo chiama Gree. E tu muori. Ogni volta Caleb, che è perfino inutile girarci intorno, anche quando sei il più positivo possibile, che arrivi con il sorriso stupido in volto - perché sai come funziona il vostro futuro - poi ti ritrovi a morirci su quei nomignoli. O per la dolcezza con cui Grace lo tratta. Si affezionava ai clienti una volta. Cristo.

    Ma quello che, a passi lenti ti si avvicina è Parker. Come cazzo gli viene di venire da te? Non ricorda come gli hai ringhiato dal tetto della roulotte quella sera? Non lo sa, vero? Non sa che passa tra te e Grace, non lo vede l'amore che per altri è così palese da muovere il circo, da scuotere il mondo. Il tuo, sicuro.
    Sei così stupido e credulone che per un secondo ti guardi dietro, nella speranza che stia cercando uno qualsiasi degli altri ragazzi del Circo. Andrebbe bene pure Oswald, ma lui.. lui adesso ti è davanti e tu impallidisci. Vorresti piangere tanto quanto vorresti spezzargli il collo in due, per questo il pomo d'Adamo fa un salto nel vuoto, come il tuo respiro. "E-hi" che resta un fio di voce spezzato, che rischiari con un colpo di tosse, guardando in basso prima, la tenda ed il riflesso di Grace dopo.. ed infine davvero Parker. Con il suo aspetto pulito, fresco, ricco da far schifo eh? "Perché cercavi me?" ancora deglutisci aghi fino allo stomaco. Non chiedere, vattene!
     
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    Tu non esci dalla tenda quando è Parker a farlo. Non è cambiato davvero nulla tra di voi, se non per quelle brevi concessioni di tempo che decidi di dedicargli di tanto in tanto lì al falò. E lui lo sa, certe cose di te, purtroppo, le ha capite al volo. Nonostante l'ingenuità o la stupidità, se così vogliamo chiamarla, con la quale vive ogni giorno.
    Per questo questa sera è così sicuro nel lasciarti indietro. Lì in camera, sì, con il telefono che non sai guardare più, non quando il gin lo mandi giù e sì, anche se ne hai bevuto forse troppo in questi ultimi mesi, un'espressione di disgusto non finisce mai per non colorarti il viso. Ti piedi sulle ginocchia quando arrivi davanti al letto. Quando ci torni con la coda tra le gambe ed in un sospiro, congiungi le mani in preghiera. Tua nonna faceva così, ne ricordi qualcosa.
    Pregava per te, per quella figlia senza madre che sarebbe dovuta crescere al meglio. Chissà per cosa pregherebbe adesso, se sapesse cos'è che sei diventato. Ma Signore mio, lo sibili tra i denti, fa sì che Grace non procuri alcun male a chi ama. Fa sì che Grace ce la faccia. Superi tutto.
    Perché sorridere non significa che tu non ci stia pensando. Baciare Parker non significa che le cose andranno meglio. Non sai pensare né sperare così oltre, non quando pensando al futuro finisci per non vederti.
    Non vedi nemmeno il modo in cui Parker sorride a Caleb azzardando una pacca su una spalla. Che si fa vicino così, tranquilissimo a sfiorargli la maglia come se fosse nel giusto.
    Entusiasta, certo, come chiunque sarebbe pronto ad esserlo in situazioni come queste.
    ''Perché tu conosci Grace meglio degli altri.''
    E vorresti, sì, che Parker pronunciasse queste cose in virtù di consapevolezze schiaccianti. Vorresti avere il coraggio di negarti, di parlargli di Caleb tanto da spingerlo via. Perché Parker potrebbe capire, no? Allora se lui è buono, la colpa è tua che non sai parlare, che hai paura di fallire. Paura di deludere Papà e tutti gli altri fratelli che con te vivono il circo ogni giorno.
    ''Voglio chiedergli di sposarmi e di venire a vivere da me.''
    E non sai come nonostante i soldi, l'età e quella sicurezza che lo ha contraddistinto all'inizio, Parker ora stia tremando dall'emozione. Per te, sì, che sei una persona sgradevole, Grace. Per teche non sai amare decentemente nessuno, nemmeno Caleb per il quale il cuore sa esploderti ogni giorno.
    ''Secondo me è inutile tutto il lavoro che sta facendo Froy con quei sigilli. Magari suona male, sicuramente, ma con i soldi forse si possono trovare dei modi alternativi per bloccargli le trasformazioni. Magari ciò che non è magico può fermare, con la scienza, il magico. Non so se mi capisci, Caleb.''
    Non avresti mai immaginato che Parker potesse aprirsi in questo modo, né con la persona più sbagliata con cui farlo. Ma tu preghi. Spingi le ginocchia nella terra, quasi le issi come fossi un ombrellone da spiaggia e prendi dei lunghissimi respiri. Respiri e basta, che con Dio non sai parlarci da troppo tempo. Ti allunghi su un fianco solo per prendere di nuovo un altro goccio di gin e ricominciare con le tue strane abitudini.
    ''Ma sappiamo anche che Grace è una testa di cazzo orgogliosa. Se glielo chiedessi così mi direbbe di no, figurati...sai come potrei muovermi? Se è uno che se ne frega della sacralità del matrimonio, se gli bastano degli anelli...normali...insomma, hai capito. Aiutami dai.''
     
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    In fondo tu il problema lo conosci bene, no? Sei troppo giovane. Nonostante tu abbia passato la merda, evidentemente sei troppo giovane, hai troppa speranza in quel cuore così grande da contenere tutto il Place de Grève. Che ne sei la dannazione ma anche la cura, che piano piano lo schifo ti si è tolto dalle ossa e così i dolori delle violenze, i modi in cui Aaron ha provato a rovinarti la vita. Sono solo ombre lontane, che non offuscano più il tuo sguardo, che poi è sempre rivolto a Grace. Come sta? Ha la febbre? Quanto durerà la prossima trasformazione? Che sfiga sarà se toccherà nei tuoi giorni e quando ne uscirà non potrà averti lì ad amarlo da appena sveglio? Che magari sarà di nuovo il turno di Parker. Dio, sei troppo consapevole, e questo è - si - un altro problema, uno di quelli brutti che senti già arrampicarsi dietro la schiena. Le dita strette attorno agli anelli in tasca, sia mai che il suo solo avvicinarsi te li porti via, tu che ci hai speso una piccola fortuna. Che non importa se Grace potrà goderne poco, non importa se gli anni che gli restano diminuiscono più tempo state insieme.. non importa, deve avere tutto quanto di bello esista per voi in quel tempo. Gliel'hai promesso su un tetto dell'Undercity. Tu lo ami tanto.

    Tu che conosci Grace meglio degli altri, e già ti tremano le ciglia, sebbene ci provi anche in mezzo ringhio a tenerle ferme. Il tuo è un palese "nontoccarmiperfavore" che implori in silenzio quando in volto lasci solo una sofferenza mesta che devi cancellare per forza di cose. Per fare il bravo, perché Froy non finisca nei casini due volte questo mese, e non arrivi a pagare per te questo. Ma la cosa peggiora perché non sai come si tenga dentro un'emozione tanto forte come questa pugnalata in petto. Ecco come ci si sente, mh? Così. A morire ci si sente così, come parole sussurrate con l'innocenza stronza di Parker e tu.. tu che puoi solo sentirtele dire. Senza ribellarti che lo fissi negli occhi mentre i tuoi si arrossano, mentre lo odi con tutto se stesso e quello che dirai sarà solo che i matrimoni ti commuovono.
    Lo senti, quasi, il tonfo pesante delle fedine dentro la tasca quando le lasci scivolare via dalle dita. Il nodo in gola ti impedisce di parlare.
    E ti parla ancora, Parker.
    Non capisce un cazzo, Parker.
    Non sa di averti ucciso, Parker.
    Che ti tremano le interiora, che se potessi esploderesti qui ed adesso, che tutto il resto che dice sfuma quando immagini Grace sposarselo davvero. Magari non perché lo ama, ma perché deve e lo sai, Caleb, piccolo mio, lo sai anche tu quando è troppo. Quando il vetro di cui è composto il tuo prezioso castello si crepa e, poi, si infrange al suo. Hai ancora gli occhi sgranati e lucidi, il tuo respiro è un tamburo di dolore. Vorresti anche smettere, di respirare.
    Se resti impalato capirà tutto, ora però vorresti davvero morire, avresti preferito una tenaglia stretta al cuore, per poi sentirtelo strappare via. Ti chiedi se Grace stia sentendo, e speri di no, come speri di si e che venga a salvarti perché non sai cosa fare, se non soffrire.
    E cazzo se adesso soffri. Se ritorni lucido sulle ultime parole, anche se insomma, non sai nascondere di essere così provato. "G-race dici? N-no, niente di enorme.. a lui -.." lo stai per fare, vero? Gli stai per dire come si chiede a Grace di sposarti. O come avevi intenzione di fare tu, anche se nel dirlo lacrimi e "Scusa, i matrimoni mi piacciono.." menti paurosamente, non sai manco se bene o male. "Comunque.." altre due lacrime che tiri su piano, che dissimuli accendendoti un'altra sigaretta "L-lui... preferisce le cose semplici... che-.. non lo mettano in imbarazzo.." quasi sorridi pensandoci, cristo se sei innamorato perso. "E niente fiori, gli fanno schifo i fiori. Quindi.. fai.. fai le cose per bene, ti prego.." vomiterai a breve, Caleb, lo senti nello stomaco come preme male. "E congratulazioni.." provi a scappare, a farli quei due passi indietro. "Lui è... m-merita il meglio" vero?
     
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    Parker prendere davvero appunti da ciò che sente. Come se avesse carta e penna lì davanti e fosse pronto a carpire ogni singolo dettaglio. Qualsiasi cosa, senza però rendersi conto di ciò che sta succedendo in Caleb. Che ci crede, sì, quando il tuo ragazzo di gli dice di emozionarsi per i matrimoni, certo. D'altro canto lui non lo conosce: Non sa niente del tuo Piccolo. Non sa come gli si muove il viso quando cambia espressione. Come sanno tremargli le labbra e poi le ciglia quando si rattrista. Quando il mondo finisce per farsi così bastardo da far male, malissimo. Lui non sa e per questo parla, si attarda, tanto che tu un passo verso la tenda lo fai. Lo fai tenendo in mano la bottiglia di gin, per il collo. Lo fai scostando il tessuto pesante con una mano, piano. Che guardi fuori, quasi come se ti fossi sentito chiamato ed in effetti è così, sì, se non fosse che in realtà Caleb, con il tuo nome, si sta rivolgendo a Parker. Però avanzi un passo e poi due. Forse riesci a sentirlo il ragazzo ringraziare il tuo Piccolo e spingere, così le mani nella tasca dei pantaloni. Tocca qualcosa di rigonfio, qualcosa che non avevi notato prima che uscisse.
    Allora deglutisci in un altro passo avanzato lasciando premere i piedi nudi contro l'erba sintetica. Qui tutto è finto, ma nella sua magia, sembra sempre così terribilmente vero. Il gin non lo molli, anzi, quasi fai in modo di stringerlo più forte a te, quasi a darti coraggio. Perché ne hai bisogno, giusto? Caleb ha gli occhi lucidi, glieli riconosceresti a distanza. Come fossi un'aquila, sì. Una di quelle che non è pronta però a planare tra di loro ma, anzi, mantiene distanze. Ridisegna confini.
    ''Di cosa vi congratulate?''
    Ti esce in un soffio. Un balbettio che è figlio dell'incomprensione. Perché no, non hai sentito cos'è che si son detti prima, ma a te basta questo e l'espressione di Caleb per sentire un tuffo allo stomaco. E fa male, cristo. Quel nuotare, quello che coraggiosamente si è buttato da tutti quei trampolini, ha fatto un male cane cadendo.
    ''Di noi.''
    E non sembra turbato nel dirlo. Nel voltarsi, lasciar scivolare lo sguardo verso la bottiglia e poi farlo risalire verso di te.
    ''D-dell'erba che hai preso?''
    Ti sfugge un ansimo, uno di quelli che Caleb, adesso, non vogliono proprio vederlo. Perché guardi Parker, fisso, pur di non sentir cedere troppo le gambe.
    Ma Parker si inginocchia e lo fa sfilando quella cosa dalla tasca e allora tu arretri di un passo, ma per istinto, probabilmente.
    ''C-che dici, ci alziam - ''
    ''Grace, so che non sei il tipo da grandi cose. Quindi magari ti chiedo scusa se questo sembrerà un po' spartano.''
    E ti parla sopra, sì, aprendo la scatolina di velluto proprio davanti ai tuoi occhi. Tu non ti rendi conto di aver preso un'altra sorsata di gin dalla bottiglia, lunga, forse troppo.
    ''Dai, poggia quella cosa e dimmi se vuoi sposarmi.''
    ''Che caz - ''
    ''Sì o no, Grace.''
    E allora gli occhi si fanno rossi a te, per la rabbia. Per la presa di coscienza forse definitiva di non poter nulla contro il destino. Che niente, nulla è nelle tue mani. Tu sei un debole.
     
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    Ha detto anche "vivere con lui". Lo hai sentito ,ti arriva solo con più calma, dopo, come l'ultima stilettata di boh, una serie infinita credo. Vivere con lui significa che ti porterà via Gracy, per sempre. Per tutto il tempo che ancora avrà e ti giuro, lo so, lo sento che vorresti morisse, vorresti assecondare la corruzione, alimentarla, permetterle di accendersi. Ma sei un bravo cucciolo, non vuoi che il Circo paghi i tuoi errori più di quanto non stia già facendo Grace.. ti crolla solo il mondo addosso. Perché tu - e qui magari sbagli no? - dai per scontato che Grace non possa fare altro che dirgli di si. Allora davvero non vali niente, il vostro amore non serve a niente se non ad esistere per essere calpestato, strappato fuori dal petto a forza come i respiri che non prendi più.
    Oh se ti porterà via Grace sarà la fine, lo sai. Di tutto. Dei falò con gli amici, delle risate tra le lacrime, del togliergli la bottiglia di Gin da sotto il letto. Sarà la fine di un amore che non senti aver neanche avuto il tempo di godere, cazzo Caleb.. tu non lo puoi permettere. Neanche quando ti senti piccolo, minuscolo, inutile ragazzino di soli 19 anni. Grace se lo devono sposare i grandi no?
    E poi, pensi, se Parker sta arrivando a chiedere questo è perché magari con Grace ne hanno parlato e.. beh, dio se sai farti tanto male anche da solo a volte, riflettendo su cose che non esistono.

    Te lo porta via

    Ma non deve succedere ora no? Certo lui ti ha detto le sue intenzioni ma.. ma dovrà organizzarsi ed allora andrà via, per tornare, ma prima che torni potrai farla tu quella domanda che per Gracy era così semplice da spingere avanti in baci e carezze.. che è il Signor Sharp, no? Grace Sharp, quante.. quante volte glielo hai sussurrato, mh? Tante, in quegli scherzi stupidi che finivano per vedervi lanciare anelli di cipolla che - prontamente - Juppie prendeva al volo. "G-race".
    L'hai visto arrivare, l'hai visto arrancare con lo sguardo che tu non hai saputo mantenere, non vuoi si senta in colpa per il tuo dolore, in fondo resta un tuo problema se nelle cose ci credi sempre troppo e non ti proteggi mai. Mai una volta che tu sappia preservare il tuo cuore.
    Ma cazzo Parker è così sicuro che sai prima di lui cosa sta per fare e se potesse, beh tra le mani non stringerebbe due anelli ma il tuo dannato cuore pulsante. Che tu tremi appena ti volta le spalle e si inginocchia. Che scena patetica eh? Grace con davanti Parker che gli offre una vita che tu neanche puoi sognare e.. e poi ci sei tu. Un palo della luce con gli occhi arrossati, le labbra che tremano e tiri i muscoli per restare in piedi perché lo sai, lo sai che stai per correre via perché ci sono spettacoli da cui forse è meglio preservarsi. Eppure resto. Con quel "Ti prego Grace, no.." davanti agli occhi, quasi sussurrato a fiori di labbra. Glielo mimi quel "ti amo" solo con parole che non possono uscire. E ti devi portare una mano al viso, giusto per tirar via quelle lacrime e chiudere gli occhi. Li chiudi sperando che così si ottundano anche i sensi, che tu non senta niente.
    Mai più. Che sei il ritratto di un condannato, come se stessi per dare il pugnale in mano a Grace e chiedergli così di affondare un'ultima volta, l'ultima per sempre.
     
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    ''Aspetta...''
    Ma barcolli un attimo. La voce ti si fa fievole, il pollice della mano che tiene ferma la bottiglia di gin sale a giocare con la sua estremità. Si inumidisce con le tue labbra. Ma non basta, Parker aggiunge altro, qualcosa su una vita insieme, concetti che non credi di poter comprendere ora. O di far tuoi, ecco.
    ''Aspetta!''
    Alzi la voce allora, ti imponi, ci provi avanzando nuovamente quel passo che prima gli hai tolto. Piano, curvando le spalle come a chiuderti in te stesso. Come a trovare l'ennesimo modo per farti forte in un corpo che non sa più nascondere la tua debolezza. Non sei più Gray. Non hai più nulla a che fare con lui.
    ''Tu...Parker.''
    E forse ti sale un brivido nel pronunciare il suo nome. Uno di quelli che ti porta a spingere la mano libera contro il gomito dell'altro braccio. Piano, ad accarezzarlo lentamente.
    ''Sei gentile, un bravo ragazzo...''
    Ed inizi così, dalle cose più semplici, ma che comunque hai dovuto imparare ad apprezzare con il passare del tempo. Piano piano, come l'ennesimo sorso che prendi, finendo, quasi del tutto, la bottiglia. E dio se la testa un po' gira adesso. Magari, ti dici, è perché ti sei alzato di corsa. Tanto da non essere nemmeno riuscito a finire la tua preghiera a Dio. Ma tanto a cosa servono le preghiere con te? Niente. Nemmeno lui resta fermo ad ascoltarti.
    ''E bello, sì...''
    Ci provi a sorridere, a mostrare un'espressione che non sia immediatamente di compianto.
    ''Ma - ma io non ti voglio.''
    Ed è liberatorio dirlo così. Farlo barcollando un attimino, tanto da poggiare la bottiglia a terra. La usi come fosse la stampella della tua vecchiaia.
    ''Né ti amo...''
    ''L'amore può nascere lentamente, Grace, lo sai.''
    ''No...non credo sai.''
    E ridacchi, ma per il nervoso, si sa. Lo sanno tutti ormai com'è che sei fatto. Com'è che reagisci quando all'imbarazzo non si colorano le guance, no, si accende tutto il resto.
    ''E...puoi promettermi quello che vuoi.''
    Allarghi le braccia, lentamente.
    ''Qualsiasi cosa. Anche una cura al maledictus. Ma non mi interessa.''
    ''Grace, ma noi stiamo bene.''
    ''No.''
    E una lacrima, una sola ti riga la guancia pallida. Lo fa scendendo velocissima, quasi a solleticarti la pelle.
    ''Io non sto bene''
    La voce ti si fa strozzata.
    ''Vorrei renderti felice.''
    ''Allora vattene...''
    Fissi gli occhi nei suoi, ti avvicini, sì, ma lo fai per pregarlo di alzarsi, di non star lì in ginocchio a pregare il nulla. Lo afferri per un polso, sì, ma senza lasciar andare la bottiglia.
    ''Ne riparliamo senza questa, ok?''
    Ed indica la bottiglia.
    ''Non sono ubriaco.''
    ''Ma mi sembri poco lucido.''
    ''Per colpa vostra...perché mi fate arrabbiare!''
    E digrigni i denti, stringendo la presa contro il polso.
    ''Posso...chiederti scusa? Di perdonarmi.''
    ''No! Non puoi chiedermi niente Parker. Nemmeno se mi guardi con quella faccia.''
    Parker sorride, triste. Ma se sorride sorridi anche tu.
    ''Fammi scegliere. Vuoi che io sia felice, allora fammi scegliere lui.''
    Ed indichi Caleb puntandogli la bottiglia contro.
    ''Io sono il signor Sharp. Cazzo.''
    Dovevi dirglielo, no? Per questo sorridi quando torni a bere e come il gin finisce, così un'altra lacrima scivola via, lungo il viso e la gola.
     
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    Prendi almeno un respiro, Caleb. Ti prego, l'apnea tanto non ti salverà, perché non le vuoi neanche quelle immagini mentali. Vorresti che almeno le tue lacrime venissero lasciate in pace: questa scena è peggio, incredibilmente peggio di quando Aaron non ti ha dato scampo. In fondo, chi altri può battere un ragazzo che è il raccomandato di papà, mh? Tu? Tu che per Grace hai venduto l'anima e non esiste giorno in cui glielo rinfacceresti, mai. Mai perché sei grande a volte tanto da prendere le tue decisioni e torni piccolo quando ti feriscono. Che ogni cosa sembra la fine del mondo, e se riguarda l'amore della tua vita è più pesante ancora.
    Ma Grace parla. E tu allora apri gli occhi, quasi con il coraggio di Venus che ti sussurra nelle orecchie, che ti soffia piano che devi essere bravo come Caleb è sempre stato per lei. Dio se ti manca mamma anche adesso. Ora lo vorresti un suo abbraccio mentre affronti gli aghi disseminati a terra, neanche fossi un fachiro bravo come Oswald.

    E più Grace parla più ti apre l'anima, la spacca in due. Già, Parker è gentile, è bello ma.. c'è un "ma". Che tu ci hai riflettuto ed hai avuto il terrore di dovergli dire addio la sera stessa in cui avresti pronunciato il primo "per sempre". E non ti frega niente se non ha sapore, se non può esistere, se a Grace mancano anni, mesi.. giorni. Ogni istante del tempo che avrete per te deve essere con lui. Questo è il solo "per sempre" che puoi dirgli. Mentre barcolla e tu fai mezzo passo avanti.
    Non lo ama. Caleb hai sentito? Non lo ama! Sciocco come pensavi che potesse amare uno così? Con tutta la passione del mondo era solo.. solo gentile con lui.

    ''Io sono il signor Sharp. Cazzo.''

    E non ti freni adesso, che Parker lo scosti tu, che Grace è tuo e basta e non ci sono giochetti che reggano, preghiere, nessun cazzo di uragano che si abbatta su di voi. Che il vostro amore costerà anche cento frustate e tu le prenderai tutte, pagherai ogni cazzo di prezzo in questo mondo per Gracy. Che è tuo prima che di chiunque altro, che se deve scegliere, sceglie te. E non ti importa di come reagirà Parker, lo superi senza neanche curarti di come il cuore infranto magari sia anche il suo. "Si che lo sei" ti esce dalle labbra che tremi, che prendi il muso di Gracy tra le mani e gli sfili il Gin nel farlo, lo fai arretrate perché la stretta su Parker si stacchi, perché Gracy è solo tuo e non sai quante volte lo ripeterai nella testa. Tu vivi e respiri sulle sue labbra, e cazzo se te lo baci. "Fino alla fine" e se piovesse adesso sarebbe il giorno perfetto, perché non esiste altro oltre voi due. Lo sollevi tenendolo contro il petto, affondando piano con il muso oltre il suo collo. Il suo profumo, non importa se ora è screziato con il Gin, è l'amore della tua vita e adesso conta solo che tu lo sia della sua. "Sempre"
     
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    Ci sono momenti che non fanno parte delle tue competenze. Momenti che puoi solo lasciarti sfuggire dalle mani senza troppe cerimonie. Così, accoglierli per come vengono. Impetuosi, violenti, come violenti sono gli strappi che sanciscono divisioni. Parker scivola per questo in secondo piano: Tutto ciò che sta per dirti, le domande che sta iniziando a porgere no, non le senti più. Non accade niente, intorno a te, che sia bisognoso di nota quando arriva Caleb e della sua presenza tu ti lasci irradiare.
    Che ti fai afferrare, spostare, spingere via e poi strappar di mani il gin senza opporre alcuna resistenza. Anzi. Il musino umido glielo alzi contro quasi stufo di tirar su barriere anche con chi ormai saprebbe come distruggerle tutte. Una ad una, anche se queste fossero diverse.
    ''Non ce la faccio più...''
    Glielo sibili piano, pianissimo, notando come Parker alza i tacchi e se ne va giusto con la coda dell'occhio. Che questa volta resta in silenzio o forse, davvero, sei tu a non renderti conto degli sforzi che fa per farsi vedere, per lasciarsi ascoltare. Tu hai solo Caleb, ora, dinanzi a te. Sarà forse l'alcol, forse la tristezza che ormai s'è fatta cancro. Pronta ad avvilupparsi lungo ogni organo, ogni arto. Ma ti senti molle, offuscato, ma non per questo meno felice e pronto, sì, a baciar Caleb com'è che merita di essere baciato. Perché al suo collo ti arrampichi d'istinto. Lo fai tirando su col naso, conscio che se non ti trattenessi probabilmente perderesti altre lacrime. E no, non vuoi piangere per qualcosa che non sai controllare. Grace non dovrebbe piangere. Gray non dovrebbe stare così male.
    Ma più lo baci, più lo stringi. E più lo stringi, più ti viene spontaneo salirgli sui piedi, nascondere il viso nel suo collo. Abbarbicarti tanto da farti minuscolo, più di quanto tu già non sia.
    ''...Ho fatto un casino, vero? Un casino di cui mi accorgerò solo domani?''
    Che tremi un attimo nel pensare a cosa potrebbe dire Papà quando scoprirà che Parker se ne è andato via a causa tua. Che sei stato tu a negarti, ad ignorarlo quando i baci di Caleb son stati troppo belli da incollarti lì. Da impedirti di guardare altrove.
    ''Io non voglio più sprecare il mio tempo...Caleb.''
    Che rincari le dosi dei baci. Lo fai affamato, disperato, tanto che forse una mano istintivamente gliel'allunghi contro la sua per tornare ad afferrare il gin.
    ''...non valgo più niente così.''
    Dici parole sconnesse, ma io so cosa vuoi dirgli, Grace. Ti stai aprendo solo ora, forse, del tutto. Ora che Parker non lo senti più ansimare sul collo. Tu hai paura, sì e sei stufo di essere trattato come una merce da scambio. Tu vuoi vivere. Vivere quello che ti resta con le persone alle quali tieni. Egoisticamente? Non importa.
     
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    Quanto è bello baciare Grace? Ogni tanti dimentichi come sia così magnetica la spinta che vi attrae, da convincerti che insieme potreste fare ogni cosa.. che nessuno dovrebbe avere il potere di fermarmi. Né voi, né i vostro sciocchi cuore. E sei sicuro che quello di Grace ora batta fortissimo per te, che se ti spingi contro il suo petto in quel baci che reclama un posto stabile, lo sentiresti ferirti.
    Che è bello si, ma cazzo se fa male. Fa male sapere Grace così a pezzi, che deve realmente affondare artigli nel Gin per sopportare di fingere quell'amore che non esiste, quello per Parker. E tu non avevi capito niente, stupido di un Caleb! Non avevi capito che magari la cosa si era già inasprita per quella volta che hai fatto il duro, che hai tirato fuori i denti e smosso il Circo nell'oscurità. Ora è placata, ti è bastato stringere le braccia lungo i suoi fianchi per sentirti a casa, nel luogo più bello della vita.
    Potrebbe finire il mondo, e tu gli staresti incollato addosso, che la sua pelle è la tua pelle, i suo profumo - anche se macchiato d'alcool peggio di quando stavi male tu - è vita. E' il respiro che prendi male, e poco, perché baciarlo è talmente importante che il resto non conta più un cazzo. Neanche le parole, che però ascolti con attenzione, che ti inumidiscono gli occhi, ti fanno piangere quando piange Gracy. Dio è così ingiusto che il tuo amore stia così male.
    "Lo so, Gracy.." glielo soffi in muso, gentile come un cucciolo, uno che prende a testate l'altro della cucciolata, così che capisca che non si è mai allontanato da te.
    Conosci il suo dolore, lo fai tuo ogni seri e ti spacchi in due per avere tutti i soldi che servono a liberarlo, a ripagare il debito e farlo vivere.. a costo di smettere tu, di farti ogni sera in quel ring.
    Che gli accarezzi il muso, lo fai con la voglia che preme di farlo tuo anche così, anche se sta male, anche solo per sollevartelo In grembo e tirarlo su. Che non importa solo scopare, tu lo ami da morire e se servirà cullarlo allora dio se lo farai tutta la notte.
    "Non voglio che lo sprechi.. devi.. devi stare con me.. ti prego Gracy.. troveremo un modo, te lo prometto" soffochi questo lungo il suo collo, in una coccola che allontana del tutto la bottiglia di Gin, che la spinge oltre l'erba, tanto distante da non tornare tra voi. Non con te che spingi il musino lungo il collo e trattieni lì un singhiozzo più profondo. Che si, hai tremato eccome, e adesso ti gira anche la testa. Certo che avete fatto un casino, ma pensi ancora che Papà vi perdonerà. "Tu vali tutto... il mio mondo."
     
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    ''Io non voglio più dirle le bugie, Kelly...''
    Glielo bisbigli disperato in muso. Strusciandoti, sì, seppur con la difficoltà di chi non sa sentirsi più così tanto in forza da mantener i piedi ben saldi su quelli dell'altro senza barcollare ancora un po'. Che non reggi più così tanto da quando hai iniziato a bere ogni giorno. Anzi, più vai avanti, più reggi meno. Forse ti basta un goccio o l'odore del gin, sì, per percepire d'istinto la testa leggera. Leggerissima.
    Ed è proprio come la senti ora: Un palloncino malleabile, nauseabondo. Tanto che per ricercar la stabilità ti spingi ulteriormente contro il petto di Caleb. Che vuoi che ti stringa. Che ti nasconda dalla vista di Parker - anche se non sei più certo di averlo lì-. Che ti riscaldi i piedi mezzi coperti dal pigiama largo. Che quei pantaloni non sono tuoi - ti stanno troppo larghi - ma nemmeno di Caleb. E tu li odi. Adesso che ci pensi, che il tessuto scivola lungo le dita, vorresti strapparteli via. Così ringhi, ma lo fai contro te stesso. Tu che sei il male della tua stessa vita.
    ''Noi non troveremo niente. Ma io ti amerò fino alla fine.''
    Così strusci il viso contro la sua maglia. Lo fai tirando su il muso contro il suo petto. Divorando il suo cuore in un sospiro profondo. In un alzar di sguardo che porta alle lacrime. E dio se ti vien da piangere ora. Se ti senti perso, alla fine dei giochi, uno spreco. Peccato che Caleb non possa renderti, riciclarti, mandarti via, se resti così abbarbicato contro di lui. Che ti culli cullandolo. Che lo fai spogliandoti di ciò che sei stato fino ad oggi. Non esiste più Gray, ma solo ora ti rendi conto, forse, di come non esista già da tempo. Perché solo così sai percepirti giusto seppur debole. Tanto debole da aver bisogno di sostegno. Di un altro bacio, ad esempio. Uno di quelli che ti facciano chiudere gli occhi e cacciar via le lacrime. Non indietro, dove saprebbero farsi stantie, ma lungo le guance.
    ''Sapremo dove trovarti...''
    Tu e la tigre, giusto? Per questo parli in plurale: perché Froy ti ha raccontato di come la bestia cerchi il suo cucciolo. Di come sia sempre lì pronta a prendersene cura nella gabbia.
    ''E...e finché la ragione avrà il sopravvento sull'istinto...io.''
    E qui lo balbetti, lo balbetti così tanto che quasi ti senti implodere.
    ''...Io non voglio più fingere che vada bene. Tutto bene così com'è adesso..Papà deve saperlo. Deve pur provare a capire. Cazzo.''
    E forse sei melodrammatico. Forse non te ne accorgi, ma un altro ringhio, di quelli che ti fanno strozzare ulteriormente la voce tra i denti, ti spingono con la fronte contro il petto di Caleb. Gli piangi contro.
    ''Voglio solo essere normale, con te.''
     
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    Ti sei illuso, ed è stato anche terrificante per un po': perché Grace non può soffrire. No, se accetta Parker è perché è un tipo forte il tuo ragazzo, un cazzo di osso duro, uno che nelle cose ci va pesante perché è un carro armato feroce. Che immagini, Caleb. Forse quelle che ti si dipingevano sul soffitto della roulotte quando lo sentivi gemere per un altro. Dio, che male. Ma al contempo andava bene, per poco, quando non avevi i nervi troppo logorati, quando non era così pesante il respiro da morirti in petto prima ancora di uscire dalle labbra. Quando non finivi disperato da Oswald, in cerca di quelle coccole che sono la tua ragione di vita senza fine. Tu solo non ci saprai stare mai, per questo non ci hai pensato due volte a scansare via Parker, a dirgli "basta" tu per tutti. Basta venire a rubare il tempo di Grace, il tuo amore, basta strappargli ansimi che appartengono a te.
    Agli occhi umidi con cui lo accogli tra le braccia, che lo baci come se lo stessi consolando e lui stesse consolando te, come se nell'onda della vostra stupida disperazione ci fosse spazio solo per questo. Un continuo ricercarsi per trovarsi, agli sgoccioli...
    Dice che ti amerà fino alla fine, e ti spezza il cuore così. Perché la fine la temi, dio ogni trasformazione la temi sempre di più, tanto che corri a perdifiato se per sbaglio sei altrove e non la prendi dal primo bruire della tigre. La tua, lei è tua. Ringhi di dolore.
    "Non dire così.. ti prego.." non fargli così male, Grace, dai. Digli che non ci sarà nessuna fine, che adesso avrete tempo, piuttosto: perché così ci crederà. Vero Caleb? Credi a tutto quello che ti dice, credi che vivere dimenticando quanto siano ravvicinate le trasformazioni sia l'unico modo per farcela.
    Ma tu tremi, e nel farlo sai essere la roccia di cui Grace ha bisogno, che ti senti importante, ti senti di dover tirar su il muso quando Gracy piange, forse per la prima volta così tanto da quando vi conoscete, che sei tu che hai quel primato di solito. Allora si che lo stringi, dio se lo fai, se lo accarezzi anche quando ogni sillaba è una coltellate che ti fa alzare gli occhi al cielo. Ci sono le stelle, ma non è strano che siano così offuscate, opache? Così in alto da non fregarsi di voi. Che questo siete, in sue: vi stagliate contro il dolore che nello stringervi è un muro che si rinchiude contro le vostre schiene, ma cavolo se combatti ora, se sei coraggioso, se le tue ombre si espandono sul terreno. Creano una bolla introno a voi, riluce scura, lenta Che nessuno osi avvicinarsi adesso che Gracy sta così male, che tu per contro ti senti morire ma.. ma va bene. Va bene perché l'ha detto. "Io.. mi dispiace avertelo lasciato fare.. lui.. lui capirà. Glielo faremo capire." ci provi, che bravo sei, a non singhiozzare come lui, quando con le mani te lo porti più vicino ancora, come a fargli spazio in quel cuore enorme che hai. Stavolta tieni fuori il cerco e ci metti solo lui. Come in una piccola gabbia, là dove il suo posto trascenderà la morte. "Sei il mio amore"
     
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