You'll be the saddest part of me part 2

efrem holt. effy. 23 y.o . cacciatore

Ha fatto freddo questa notte, tanto da farti venire i brividi. E sì, magari a te il freddo non piace. Non quando sei più un tipo da autunno e primavera. Quelle stagioni di mezzo che un po' ti si abbinano all'incarnato, ma cavolo se oggi lo hai sentito più del solito. Se nel dormire sotto le coperte e accanto ad un calorifero umano non ti è bastato. Perché ti sei rannicchiato a Remì. Lo hai fatto battendo i denti e senza accorgertene, ricercando nel suo pigiama un po' di quel calore di cui hai avuto bisogno per tutto il tempo. Ed il sonno non è stato dei migliori, anche se hai dormito senza svegliarti nemmeno una volta. Che eri troppo stanco, stanchissimo anche solo per sentire il bisogno di svuotare la vescica. Ma con il sole che ora filtra piano tra le finestre, gli occhi li apri ed e qui che senti la gola calda, il viso andare a fuoco. Magari è perché hai spinto di nuovo il naso nella spina dorsale di Remì. Forse perché con una mano lo hai cinto involontariamente, tanto che ora che ti accorgi di come siete posizionati, ti affretti subito a sfilarla via. Che non vuoi comunque che ti senta, non quando c'è qualcosa di fisiologico che di prima mattina preme un po' contro i cargo. E ti tiri su, magari un po' più rumorosamente di come avresti immaginato. E nel farlo senti la schiena e le gambe farti male. Come se fossero sia indolenzite che doloranti, tanto che nel muoverti lasci sfuggire un mugugno di dissenso. Uno sforzo che ti fa respirare a bocca aperta come se l'aria potesse uscire solo così dai tuoi polmoni.
''D- dio mio.''
E ti massaggi un po' il viso, spostando la frangia ai lati della testa. Cercando di massaggiarti gli occhi, di sentire qualcosa che non sia la sensazione di un ovattato fastidiosa. Che hai la bocca secca e gli occhi a fuoco.
Poi una mano la stacchi e lo fai per spingere due dita lungo una gamba di Remì e vedere se è sveglio.
''Oh...che sei svejo?''
E tremi ancora, come una piccola fogliolina del Wyoming.

efrem holt. effy. 23 y.o . cacciatore

Tremi così tanto che un po' lo lasci fare. Che non vai a pensare a cosa potrebbe nascondere dietro i suoi gesti: Il fatto che a Remì piacciano i maschi non significa che, standoti vicino, poi inizieranno a piacere anche a te. Non è come un'influenza, non si attaccano certe cose, anche se magari Abraham avrebbe affermato il contrario, retrogrado com'era. Per questo forse Moses non si è mai fatto aiutare: Perché non avrebbe potuto parlarne con lui o Mà senza sentirsi vessato in qualche modo. Né con voi, che eravate figli della loro stupida educazione.
Per questo ti prendi qualche minuto in più per pensare. Anche se è difficile ora farlo, se continui a tremare così e se tirandoti su, senti la nausea risalire prepotentemente. Vorresti solo un po' di panacea ora e magari tornare a dormire. A casa tua, magari, perché non ti va di disturbare, di essere di troppo, anche se dubiti di poter guidare in questo stato. Magari erano quelle disfunzioni da viaggio di cui parlava Edric. Quella roba lì, insomma.
''Sto fermo.''
Bofonchi scocciato, come se star fermo ti desse fastidio e quel bacio sulla spalla, fosse troppo. Hai i brividi, peggio di prima. Tanto che volti immediatamente il viso verso di lui e nel farlo, inizi a vederci un po' male. La vista si offusca se ti muovi così veloce.
''Nsecontrolla da spalla.''
Sentenzi come se fossi a conoscenza delle verità più assolute. Tu che in realtà dalla vita non hai mai imparato nulla di buono. Niente.
''D-damme a fronte tua. Vedemo come stai te. A spalla fa male? Devi cambià e medicazioni?''
E glielo dici ad occhi che fanno fatica a restare aperti. Che sono socchiusi perché li senti pesantissimi. Ma sei cocciuto e nonostante avresti dovuto aspettare che fosse lui a piegarsi verso di te. Sei stato tu quello a farsi vicino prima del tempo.

efrem holt. effy. 23 y.o . cacciatore

Ti fa male nel cavallo dei pantaloni. Come se i cargo fossero pesanti e aderentissimi allo stesso tempo. Sarà che ci hai sudato dentro o che quando Remì si sfila il maglione, tu finisci per guardarlo. Forse apri gli occhi proprio in quel preciso istante. Quando la fronte batte alla sua e tu comunque non capisci niente. Sarà la febbre alta. Sarà che la testa ti pulsa violentemente. Fastidiosamente, come se non ci fosse un modo per pensare senza sentir male. Ma sorridi e io non capisco perché ti venga così facile farlo quando non stai bene. Che forse hai sorriso più oggi che in tutto il resto della tua vita. Tu che hai viziato l'espressione del viso in una che ricorda solo tristezza e disappunto ora scopri i denti di nuovo. E respiri, a bocca aperta. Che ti fa male il petto se ci provi normalmente.
E lo segui, fai quello che dice o che comunque, spinge coi suoi gesti. Che la forza di obiettare non la hai. Non sai mettere insieme due frasi già quando stai bene, figuriamoci oggi che sembri uno straccio usurato.
''Va beh.''
Gli sorridi in muso, in un sorriso che trema, perché devi abituarti al cambio di temperatura. Ma forse ha ragione: Lo senti meglio il caldo adesso. Datti il tempo di rilassare i muscoli e vedrai come presto starai bene.
''Pare...pare che stamo pe fa l'amore.''
Ma la prendi sul ridere tu, non pensi a cosa potrebbe scatenare in lui, d'altro canto, tra amici ci si fa battute del genere, no? Specie quando sai che al tuo amico piacciono i maschi. Si tratta di semplice goliardia, nulla di più.
Anche se il pube e tutte e due le gambe vanno a fuoco, tanto che una, istintivamente, la leghi alla sua.
''D-devo...devo smontà i cortelli e a pistola.''
Glielo dici come se fosse una cosa normale, che tu ci hai dormito comodo in quel modo, ma non percepisci la stessa comodità ora. Affatto.

efrem holt. effy. 23 y.o . cacciatore

Remì ti dice che in teoria si fa così e questo tu mica lo sapevi. Non ti mettevi così con Rose, ma nemmeno con Alice. Non vi siete mai stretti a letto insieme, non con l'intento di curarvi a vicenda. E quanto ti manca l'idea di essere curato da qualcuno, Ef? Quanto credi sarebbe stato bello se, tempo fa, Mà si fosse messa con te così quando stavi male? Quando a sentirti la febbre sarebbe rimasta, senza sentir obbligatoriamente il bisogno di alzarsi subito, di andar a cucinare per chi, a differenza tua, era fuori a lavorare, a cacciare com'era giusto fare. Quanto ti mancano le coccole, le carezze e tutte quelle cose che hai visto fare a Chrys per i suoi figli e che tu hai potuto solo sognare. Quanto ti manca, forse, aver vissuto una vita normale, una che fosse consona ad un ragazzino come te, un po' più stretta ma giusta. Non crudele, non meschina, non tanto violenta ed offensiva.
Credo sia questo il motivo per il quale le sue parole ultimamente ti si incastrano nel cervello tanto facilmente. Anche quando le trovi spaventose e allora le respingi. Le mandi via perché non si sa mai cosa potrebbe succedere se vi cedessi. Se per un motivo a te sconosciuto iniziassi a condividerle tanto da crederle tue. Vere, che ti si calzano a pennello, addosso.
Un po' come le sue mani adesso che scavano alla ricerca delle armi da smontare. Che la pistola la si riconosce subito ma i coltelli? Dovresti dirgli di stare attento, che li hai un po' più su, stretti in vita, ma oltre l'ombelico. Ma non lo fai. No, perché sei preso a guardarlo, a lasciarti riempire di quelle attenzioni che non hai mai ricevuto. Non così genuinamente. Egoisticamente, magari, ma senza accorgertene minimamente. Insomma, figuriamoci se tu fossi tanto accorto in queste questioni del cuore. Non ci capisci nulla quindi va bene così no? Va bene muoversi per impulso, un po' come le bestie che vanno verso chi si prende cura di loro. Riconosco così un padrone, una casa in cui poter ritornare sempre. Per questo allora suppongo che tu abbia spinto il muso contro il suo. In uno strusciar di nasi che è sgraziato, che va di corsa, perché sia mai che ci fosse quel momento capace di farti tornare indietro. E lo baci. Lo fai come ti riesce, perché ancora sei provato dalla febbre. Ma sì che baci un maschio. Alla fine è un maschio che si prende cura di te, che ti fa stare bene. Guardalo, guarda come è premuroso, come ci tiene...

efrem holt. effy. 23 y.o . cacciatore

Bello il modo in cui ti da importanza, eh? Il modo in cui non si ritrae, non ti dice che sei uno stupido, una femminuccia, uno che le cose non sa farle mai bene. In nessun modo, in nessun caso. Bello il modo in cui ci sta? Già. Il modo in cui ricambia e stranamente non ti spiazza. No. Che se tieni gli occhi chiusi è come baciare una femmina: Le labbra le hanno tutti e le sue sono pure morbide, fresche a contatto con le tue che forse vanno a fuoco adesso. Ma azzardi altro se lui azzarda, anche se ti fanno male le ossa e ogni movimento è un mugugno contro i suoi denti, che invadi il suo spazio vitale, ci affondi di lingua mentre una mano la porti sulla sua. Che vuoi ti avvolga meglio. Che ti stringa mentre si fa baciare. Che ti tenga ben ancorato al letto a quella sensazione di conforto che non intendi abbandonare e che anzi, vuoi ancor di più, sempre di più, affinché ti passi la voglia di tornare a casa per starci da solo.
Guarda che figo che era Moses anche quando andava a letto coi maschi. Che tipo da cui prendere esempio, sì. Perché alla fine la cosa più importante era tenere il segreto per sé, no? E tu a chi devi raccontarla questa cosa? A nessuno. Resta solo una necessità tua. L'unica che sa smuovere qualcosa. Che non chiede, purtroppo, l'ausilio del viagra. Anche se ora non sei propriamente nel meglio delle tue forze. Per questo cerchi, forse, solo un contatto che preveda una carezza, una strusciata lenta. Un modo per sentire il suo petto nudo contro il tuo. Qualcosa che sappia urlarti solo in uno sfiorarsi quanto esista al mondo qualcuno che a te un po' sa tenerci. Che tu hai bisogno di questo, giusto? Di qualcosa che non ti respinga. Che non stia sempre lì a ricordarti cosa non puoi fare. Cosa non puoi essere. Anzi. Remì ti vuole, no? Lo deduci da come si muove, da come richiama altri baci. Per questo frutti l'aggancio della gamba per risalirlo piano. Pianissimo, che non ti va di fargli male alla spalla, né di far vedere quanto a te faccia male tutto, invece. Che qualche espressione di disappunto non gliela risparmi, anche se la nascondi dietro ai baci e ai morsi che azzardi, quando sposti le labbra lungo la mascella e poi sul collo.

efrem holt. effy. 23 y.o . cacciatore

Stai iniziando a tener a mente ogni cosa. Come se stessi andando a caccia e Remì fosse una preda da studiare. In un modo forse difficoltoso, purtroppo, dato lo stato febbrile in cui ti ritrovi. Ma lo analizzi. Ne studi i pori della pelle, quasi come se passandoci il pollice sopra tu possa ricostruirne una trama. Capirne la porosità, la cura che maniacalmente ci dedica ogni volta che si fa una doccia. Che profuma. La sua pelle profuma anche ora. Gliela respiri mentre la mastichi. Mentre ti ci arrampichi sopra. Come un verme. Un parassita che si muove tirando i muscoli. Che con le mani si stringe forte per essere stretto a sua volta. Schiacciato, inabilitato, messo a soqquadro come una casa al cui interno passa un uragano. Ti sta portando via ogni cosa, tutto questo, vero, Ef? Smonta ogni infisso della tua pelle. Riapre ogni ferita, ogni incavo tra pelle e ossa. E va bene così. Perché forse questa è la prima volta in vita tua in cui riesci a sentirti finalmente desiderato da qualcuno. Tanto, così tanto che tu Remì lo senti ansimare. E quel suono è per te segno di coraggio, di apprezzamento. Come se in quell'ansimo valorizzassi te stesso. L'atto che stai portando avanti e la convinzione cieca di potertela sfangare senza alcun problema. Che momenti come questi bastano. Basteranno per sempre. Hai bisogno giusto di un secondo. Un momento di arrendevolezza, poi tutto tornerà duro come prima. Freddo, inespugnabile, come al barriera che lui ti sfila di dosso. Una giacca di disappunto affilata come i coltelli che spinge via. Li hai sentiti cadere, certo, eppure non hai emesso un fiato. Non ti sei staccato, o voltato. No. Tu sei rimasto dove sei. Quasi immobile, statico, a scavar ancora come alla ricerca dell'oro. Che più ne trovi più ti scopri ingordo, avido. Anche se non ansimi come lui. No. Tu non hai sospiri in più da donargli. Non un momento che sia di troppo. Solo ringhi. Ringhi febbricitanti che spingono i denti lungo la clavicola, poi di nuovo sul collo. In una spinta che forse fa male, ma che mitighi nel risucchio. Che la pelle gliela trattieni tra le labbra. Ti piace così. Vorresti mangiarla affinché sia lui a mangiar te di rimando. A ricordarti che esisti, che sei importante, che sei bravo e terribilmente giusto così. Anche quando lo stomaco fa un male del cazzo.

efrem holt. effy. 23 y.o . cacciatore

Questa cosa ti gasa. Il fatto che si modelli a te. Che non crei distacco, differenza. Che non porti segni di una sofferenza. Che non respinga, non tiri su una barriera, non se ne scappi a gambe levate. Ti gasa il fatto che apprezzi. Che lo faccia prima in rantoli e poi in mugugni che subiti porti a tacere. Che non vuoi che vi sentano, non deve accadere. Hai ancora quel briciolo di razionalità oltre lo stato febbrile che ti preme in petto e che spera in una risoluzione diversa. Anche se ami le sue mani, il modo in cui cercano qualcosa, si fanno curiose, non hanno paura della tua pelle, delle macchie che la cospargono. Te le ha notate da bambino le lentiggini: Ora sa fin dove arrivano, lo sa meglio di quella volta che ti ha medicato il fianco, perché le sta tastando una ad una e a te sembra che ad ogni tocco loro si accendano, come in un cartone per bambini e prendano così a vibrare.
Ma non va bene, Efrem. Non va bene che tutto ciò sia così perfetto. Che il piumone sia caldo, che il suo corpo sia confortevole: Una casa nella quale ripararsi durante un ciclone. Intemperie. Non va bene che sia bello, che sia comodo, che ti faccia sentire come hai sperato di poterti sentire prima con Rose, poi con Alice e così con tutte le altre tipe per le quali hai dovuto mandar giù coraggio in pasticca. Non va bene il modo in cui lo preghi. Che il morso, i baci, li abbandoni per un sussurro che si fa quasi dolce, ma perché non hai forza nella voce. Ed una mano gliela fai salire lungo la mascella. La risali, cerchi le labbra. Prima è una carezza con le dita, poi un premerci sopra con il palmo.
''T-te prego, non te fa sentì.''
Un gesto solo, che non deve fargli male, perché poi la pressione sulle labbra l'abbandoni. Risali di nuovo la guancia in altri baci, in un respirar di pelle che ti entra nel cervello e lo baci ancora. Meglio di prima. Affinché sia bello ma stia zitto. Affinché non vi sentano, non vi scoprano. Perché tu non sei frocio, Efrem, tu hai solo bisogno di ritrovare casa.

efrem holt. effy. 23 y.o . cacciatore

Ti chiede scusa, glielo senti battertelo sulle labbra. Sui baci che non cessi anche se hai bisogno di un freno. Io lo so che ne hai bisogno, conosco il modo in cui credi di aver il controllo del tuo corpo, Efrem. Così come so che non andrai oltre, che non valicherai quel limite che inconsciamente ti sei già imposto. Non ci andrai davvero al letto. Non farete l'amore come stupidamente hai chiesto prima. Perché tu non lo ami. Non hai mai amato nessuno in quel senso - o almeno, questo è ciò che ti dici - e ti fa terrore, come ben sappiamo, l'idea di poterti scoprire diverso. I baci vanno bene perché sono solo baci, perché appena ne avrai il coraggio smetterai. Ti tirerai su, sfilerai le gambe dalle sue e tornerai a casa. Ma continui a ridisegnarlo fino a che non lo premi giù e nel premerlo giù noti come la garza gli si stia impregnando di sangue, di nuovo. Per questo ti alzi. Gli lasci spazio per respirare. Ti metti seduto sulle ginocchia.
''Ehi.''
Lo guardi per un istante, la mano destra tesa verso di lui, a stringere l'altra spalla buona. Gli fai cenno di alzarsi, che ce la fai ancora a dargli una mano, anche se la febbre non scende con un limone, no, al massimo si alimenta solo. E tu non ti senti meglio, anzi, ti senti stranito, frastornato. Quasi come se avessi la testa pesante ed il corpo bollente ma solo nei punti in cui lo ha toccato lui. Come se ne portassi addosso i segni delle sue mani. Dita per dita.
''Devi andà da Chrys. Te deve medicà.''
Muovi le ginocchia per scastrarlo da te. Lo fai che a fatica finisci sul tuo lato del letto e poi con i piedi contro il pavimento. Rabbrividisci un attimo.
''A devi fa controllà. Nte se po infettà.''
Aggiungi nervoso, infilandoti la felpa che la sera prima hai lanciato su una sedia.