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Nome & Cognome: Oswaldo Rodriguez.
Età: 84 anni.
Occupazione: Pensionato.
Razza: No-Mag.
Carattere: La sua psicologia è un luogo fatto di sola oscurità e chi osa addentrarvici può trovare solo dell'odio caldo, odio cioè come rabbia. Il signor Rodriguez in pillole è costantemente arrabbiato con il mondo: non c'è giorno in cui non sia ostile con chiunque abbia la minima intenzione di avvicinarsi a lui. Rozzo, maleducato, impetuoso, Oswaldo usa un linguaggio scurrile e senza peli sulla lingua per comunicare con gli altri. Anzi, lui non ha idea di cosa sia la comunicazione in realtà, in quanto da piccolo non gli hanno insegnato le buone maniere. Impossibile da accontentare, egoista al punto da risultare antipatico anche a se stesso, tollerare la sua presenza per più di cinque minuti di fila è un'impresa da eroi.
Estremamente diffidente, la notte non si corica a letto senza la sua Beretta (ovviamente non registrata) sotto il cuscino.
Da sempre tende a muoversi come lupo solitario, dal momento che è incapace di provare sentimenti verso i suoi simili e non ha mai avuto il bisogno di relazionarsi ad altri. Colpa e rimorso sono dei vocaboli sconosciuti per lui. Non si è mai curato del giudizio degli altri, del chiacchiericcio e dei pettegoli che riempiono i pianerottoli del condominio. Non gli è mai importato di nulla, non si è mai preoccupato di ciò che la gente dice di lui, che sia davanti o alle spalle. Preferisce che le persone gli stiano alla larga ed è contento quando qualcuno devia i passi o prende le scale anziché l'ascensore pur di non incontrarlo. C'è una sola cosa al mondo che può smuovere, per così dire, il suo cuore di ghiaccio: la sua collezione di modellini di auto d'epoca in legno.
Aspetto fisico: Incurante dell'aspetto esteriore tanto quanto delle conseguenze delle azioni che ha sugli altri, Oswaldo si presenta come un comune ottantenne che non ha né voglia né energie di preoccuparsi di quanto poco gradevole appaia agli occhi altrui. Il suo corpo magrolino, fatta eccezione per la pancia gonfia di birra, è frequentemente avvolto da logori pigiami che urgono di essere sostituiti il prima possibile. La vestaglia a righe è costellata da bruciature di sigaretta ed emana l'inconfondibile odore di un panno sudato e mai lavato negli ultimi cinque anni. Ai piedi non mancano mai le pantofole di pelle aperte sul davanti che lasciano scoperte un paio di unghie nere. Il suo volto flaccido e rugoso presenta chiari lineamenti della terra natia: la sua Colombia che ora tanto detesta, così come tutto il resto in fondo. I pochi capelli rimasti sulla testa non sono altro che due ciuffi arruffati e grigi che gli pendono dalle tempie e che gli rivelano il cranio coperto da macchie scure, alcune in rilievo come grossi nei brunastri. Il duro cipiglio sulla fronte segna costantemente la sua espressione arcigna e ogniqualvolta che apre bocca, un fiato impregnato di cipolla e alcool contamina l'aria.
Storia: Figlio di due colombiani rifugiati in America nel 1939, Oswaldo sin dalla tenera dimostra un temperamento difficile e per niente avvicinabile. Persino sua madre non vedeva l'ora che andasse a scuola oppure lo obbligava a fare delle compere assolutamente non necessarie pur di non averlo intorno. Suo padre, invece, passa a miglior vita ancora prima che il giovane Oswaldo possa raggiungere la pubertà. Costretto a diventare adulto prima del previsto, Oswaldo molla gli studi e lavora come operaio in una fabbrica tessile, laddove ci rimane per lunghi anni. Non si sposa nè si frequenta con alcuna donna, l'unica persona di sesso femminile con cui abbia interagito, seppur molto poco, è la prostituta dietro l'angolo sporadicamente chiamata a soddisfare i suoi piaceri carnali. Dunque invecchia senza alcuna figura accanto ma non si è mai risentito della cosa, anzi. E' felice di non dover dar conto a nessuno e si gode la beata solitudine nel suo piccolo appartamento del 1360 Merriam Avenue, malgrado i vicini festaioli che gli causano tante rogne.
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