Notes on How to Trust

Ren/Abi | Demon's Deal | 30 Giugno 2023

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  1. hime.
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    abigor

    eliza graham


    33y.o. 414y.o. possessed. nyc accent. queen of the crossroads.


    Preferisco conoscere di persona tutte le pedine in campo, non che un no-mag possa fare particolare differenza ma sono stata abituata dall’imprevedibilità della vita a non lasciare niente al caso. L’errore di molti Banditori, in fondo, è proprio questo: la superbia. Lo stesso difetto di Samenar stesso. L’idea di essere superiori, usare gli altri solo come pezzi di carne, solo alla fine si accorgono che i pezzi di carne hanno un cervello e possono anche mettergliela in culo se si ingegnano abbastanza. E coloro che sembrano più innocui, sono anche quelli che hanno la possibilità di rivoltarsi in sordina più facilmente. Il no-mag in questione lo aspetto in uno dei tavolini più privati, con la tenda rossa pronta a essere tirata in caso servisse. Sul palco va avanti lo spettacolo di burlesque del venerdì sera. Rivolgo sguardi disattenti, più che altro li tengo sulla clientela che si muove con il ritmo di un lungo serpente strisciante verso i sordidi desideri dell’essere umano. Tra qualche ora, come al solito, saranno tutti troppo impegnati a rivelare la loro natura più becera per rendersi conto che vendere l’anima non è una buona idea. Ma ormai non sono più io a occuparmi di questo genere di cose, io aspetto l’umano dell’altro locale, curiosa come un cornacchia di fronte a un brillio colto in lontananza. Ho dato ordine di farlo accompagnare al mio tavolo appena sarebbe arrivato. Appena lo vedo avvicinarsi non mi muovo ma mi faccio più attenta con gli occhi, gli faccio cenno di sedersi sul divanetto a semi cerchio, di fronte a me. Con un cenno faccio sgomberare il bicchiere ormai vuoto di assenzio che avevo lasciato sul tavolino, è una cameriera a portarlo via pronta a tornare con un bicchiere nuovo e riempito dello stesso contenuto per me, per prendere l’ordinazione del mio ospite. A lui rivolgo un sorriso affilato, allungo la mano per stringergliela, «Puoi chiamarmi Dahlia.» Poi torno con entrambe al tavolo per prendere una sigaretta dal pacchetto abbandonato lì, l’accendo rapidamente con uno zippo più elegante di quelli che uso solitamente. Mantengo gli occhi su di lui per tutto il tempo, con un solo cenno al menù poggiato dalla sua parte del tavolo. «Serviti pure, offre la casa.»




     
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