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39 Y.O.– Animagus – Father –Royal Air Force– MAFI Agent – Sacred 28
La rabbia era palpabile da tempo. Aveva perso il controllo più volte in quel periodo e forse se ne stava quasi pentendo.
Questo però era stato un'affronto troppo evidente, troppo ovvio. Lei gli nascondeva qualcosa, e sapeva che quando lei iniziava ad insinuarsi lontana dalla sua vista e dalla sua vita era ancora più pericolosa. Perché non si faceva altro che ripensare alle sue mancanze, alle sue perdite ed alla sua fragilità.
Non era fragile, era fatto per comandare. E quando lei disobbediva doveva essere debitamente punita. Era un'assioma ineluttabile. Lei rompeva la loro relazione ogni volta che lo infrangeva. Fedele nella buona e cattiva sorte si erano detti, e poi lo tradiva nella cattiva sorte.
Sapeva le regole dell'Imperial, sapeva che l'avrebbero notificata che un Signore la voleva in quella camera che aveva preso. Non gli interessava, come al solito, nulla.
Aveva deciso il da farsi. Aveva scolato una bottiglia di bourbon per calmarsi, ma non era servita a molto. Continuò a procedere, consapevole che l'odore di Alcool e di sudore avrebbero fatto capire subito a lei cosa stava per accadere. Ma a Cyrus non interessava.
Il suo corpo si muoveva per lui in un'incanto di fasci di muscoli e di intenzioni tutt'altro che adatte a parlare con la propria moglie. Forse avrebbe anche parlato, ma non ne era del tutto sicuro. Di sicuro il suo animo bolliva di quell'ira che, come sempre, portava a pessime idee.
Nulla di nuovo.
Bussò alla porta dicendo una sola parola, che era quella necessaria. "Apri". Il resto sarebbe venuto da sè.
Cyrus Ira
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30 Y.O. – Seer – Married – Council Member – Imperial Hotel
Perfetto.
Tutto sta procedendo secondo i piani. Presto quel cafone maledetto di farà un errore e lo saprò, e quando lo saprò potrò avere una scusa per divorziare da lui. Perché non ne posso più, basta.
Basta insulti.
Basta lacrime.
Basta discussioni.
Basta violenza.
Dopo l'ennesima discussione avuta qualche giorno fa, sono sinceramente stanca di avere a che fare con mio marito. Ogni volta litighiamo perché beve troppo, perché rischia di fare del male ai bambini o per qualche sciocchezza. Ed ogni volta sono io a rimetterci, sono io che vengo picchiata ma va bene così, io sono l'ultima difesa per miei bambini e temo più di ogni altra cosa che metta le mani addosso su di loro mi scuote l'animo. Perciò, dopo l'incontro con la signorina Sèera mi sono sentita subito più sicura, sicura che finalmente potrò tornare a sorridere di più. Al diavolo la famiglia felice e perfetta, non me ne frega più niente perché è tempo di pensare alla mia di felicità.
Perciò, una volta tornata all'imperial, mi sono cambiata e mi sono goduta la cena con il mio collega in santa pace. Forse è il momento che inizi a guardarmi intorno, a cercare qualcuno che possa rendermi davvero felice, senza giudicarmi o picchiarmi. Ed è quando ci penso che ogni volta che mi giro a vedere gli altri che li metto a confronto con lui.
Con mio marito.
E mi rendo conto che non possono reggere il confronto.
Forse mi serve solo del tempo, forse mi serve solo del tempo per staccare da questa situazione del cavolo una volta per tutte.
E questa sera sarebbe andata a finire per il migliore dei modi, se non fosse che ad un certo punto, un membro dello staff dell'Imperial, mi notificò del fatto che ci sarebbe stato qualcuno desideroso di vedermi. Chi mi voleva in modo impellente? Probabilmente uno degli stagisti, beh finisco la cena salutando il collega per dirigermi verso la mia stanza e ritrovarmi una spiecevole sorpresa ad attendermi.
Appena ti vedo mi congelo, il cuore smette di battere per un istante e vengo raggiunta dall'odore di alcool che ti porti addosso.
Cyrus, la prima cosa che ti chiedo è «Che cosa ci fai qui?» e al tuo ordine di aprire la porta io ti dico fermamente «No.» anche se so che mi strapperai di mano la chiave che ho in mano e mi costringerai ad entrare con la forza. Io però non mi scollo, non ti farò entrare, non farò di nuovo come vuoi tu.
Non ti permetterò di distruggermi ancora.
Dorothea
Lucretia
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Edited by Yuna ~ - 29/12/2023, 22:00. -
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39 Y.O.– Animagus – Father –Royal Air Force– MAFI Agent – Sacred 28
Ed eccola, finalmente una vista dolce dopo giorni e giorni. Cyrus si placò per un'istante solo. Almeno sapeva dov'era e cosa succedeva. Fece un respiro più profondo, per quanto fosse possibile nel suo stato. Stava cercando con tutto se stesso di non cedere a quell'ira che ribolliva da quando lei era andata via. Da quando l'aveva abbandonato per un altro.
Sapeva che era così, perché chiunque si sarebbe stancato di uno come lui, che era interessante e divertente solo quando beveva quel giusto di Alcool.
Per il momento Cyrus era ancora in equilibrio prima dell'autodistruzione. Ma era ben vicino a perdere la pazienza, e non si piaceva neanche lui quando perdeva la pazienza. "Apri per l'amor del cielo e parliamo" Perché qui ci ammazzano se litighiamo fuori dalle stanze. Non erano in un posto normale e se Dorothea fosse stata un minimo intelligente lo avrebbe ben saputo.
Una volta che fossero stati dentro la stanza avrebbe chiesto cosa succedeva e cosa poteva fare, ma in quel momento Dorothea si stava comportando da bambina viziata ed era suo compito sistemarla prima che facesse cose di cui si sarebbe pentita. Una di queste era farlo arrabbiare di più. Non l'avrebbe toccata perché sapeva che, pur essendo la cosa più giusta, non avrebbe portato effetti utili in quel momento ed in quella occasione. Era ubriaco, ma non stupido.
Cyrus Ira
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30 Y.O. – Seer – Married – Council Member – Imperial Hotel
Per gli antichi dei sei così fastidioso!
Perché sei riuscito a rovinare il mio piano perfetto per distruggerti una volta per tutte? Cosa vuoi da me? Perché sei qui?
Le conosco anche io le regole dell'Imperial, perché pensi che io sia qui, per sport? Posso permettermelo questo hotel, soprattutto permettermi la sua protezione perché sapevo che sarebbe potuto succedere qualcosa di spiacevole.
Come te, Cyrus.
E mentre uso la chiave per entrare dentro la stanza mi sento solo di chiederti «E cosa farai una volta dentro?» ed apro la porta, guardandoti con disprezzo, lo stesso che mi riservi ogni volta che non faccio come vuoi tu, lo stesso che mi dai ogni volta che non mi coporto come vuoi tu. Però scegli, per caso «Mi prenderai a schiaffi mentre mi dirai che sono una troia insensibile?» come hai fatto il mese scorso, quando ti ho chiesto chiesto di posare quella stra-maledetta bottiglia di bourbon e di uscire visto i nostri impegni, oppure «Mi spingerai forte verso il muro mentre mi sbraiti contro tutta la tua frustrazione?» come hai fatto pochi giorni prima del mio compleanno, perché qualsiasi cosa, anche la più stupida ti fa arrabiare ed io non posso scegliere che tipo di vestito di indossare nel MIO giorno «O mi prenderai per i capelli sbattendomi contro lo spigolo del tavolo senza nessuna ragione apparente?» come hai fatto qualche giorno fa, sono certa che se ti avvicini un po' riesci a vedere il segno che mi hai lasciato sulla tempia, sai? E la canzone è sempre la stessa, da ormai undici anni: tu che mi picchi, io che piango, e dopo qualche ora tu che mi raggiungi dicendomi che ti dispiace, che non succederà più, facciamo l'amore oppure tu mi dici qualcosa di carino per farmi rilassare, mi abbracci, mi tieni stretta a te facendomi sentire la donna più protetta di questo mondo...
E poi ricomincia tutto da capo.
Tutto perché non sai controllarti, perché non sai mettere un punto al tuo consumo di alcool. Perciò, prima che tu possa dire qualsiasi cosa, te lo chiedo di nuovo e con fermezza «Che cosa vuoi?»
Dorothea
Lucretia
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Edited by Yuna ~ - 29/12/2023, 22:00. -
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39 Y.O.– Animagus – Father –Royal Air Force– MAFI Agent – Sacred 28
E quando finalmente aprì la porta iniziò a parlare a raffica, come spesso faceva. E la cosa lo feriva sempre. Ma come un cane ferito non poteva permettere a Dorothea di fargli male con quelle parole che erano pesanti come macigni e appuntite come proiettili che lo distruggevano.
Perché lui era un mostro, una persona orribile, ed ogni volta era quella la situazione. Perché non funzionavano in modo normale, funzionavano a suon di dolore. Si facevano male a vicenda per sentirsi vivi dentro, solo che non lo sapevano. E Cyrus perdeva, ma non poteva ammetterlo. Le ansie tutte in un colpo solo, l'apatia, l'aggressività che sentiva dentro di lui con una forza straziante artigliare al suo petto, i sensi che si ritiravano nella mente, quando la testa era troppo pesante.
Chiuse la porta.
Fece un altro respiro per controllarsi, il fuoco dentro ormai pervadeva tutto il suo essere. Altre volte avrebbe sfogato la sua frustrazione su Dorothea nei mille modi che aveva appena descritto nel suo essere sempre la vittima perfetta, e mai l'istigatrice. Ancora anestetizzato la domanda esce quasi sbagliata, quasi errata, ma è l'unica spiegazione che può avere Cyrus "Chi è lui?" perché deve esserci un lui, qualcuno che ti ruba a me e che ti sta traviando.
Cyrus è il vincitore, e qualcuno gli sta rubando il suo bene più prezioso in quel modo subdolo in cui è il bene stesso ad andarsene via dalle sue mani, in cui potrebbe proteggerla. La frustrazione e l'ira montano lentamente, ma costantemente mentre sente Dorothea parlare e parlare.
Risponde alla domanda
"Voglio la mia cazzo di moglie, che magari non mi tradisca con qualche stronzo sarebbe meglio. Se no voglio lui e un tirapugni"
Cyrus Ira
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30 Y.O. – Seer – Married – Council Member – Imperial Hotel
Non mi dici niente? Non ribatti?
Cyrus ti rendi conto di quello che ti ho appena detto? Forse non lo realizzi, ma ti ho appena ricordato che cosa mi hai fatto nelle ultime settimane, dell'inferno che mi ha fatto subire e tu non dici niente se non chiedermi... Chi sia Lui?
«Lui? Lui chi?» sul serio sei più stupido di quel che pensavo, credevo avessi scoperto che ti sto facendo spiare, evidentemente ti ho sopravvalutato perché «Non penserai davvero che io sia qui perché ho un amante.» sarebbe davvero ironico, io invece credo che chi ha l'amante dei due sia tu maritino mio, ma con il senno di poi mi chiedo chi voglia scoparti davvero visto che puzzi solo di alcool. Ad ogni modo, mi auguro che non sia davvero così «Perché mi dispiace, ma hai preso un granchio e sei liberissimo di leggermi la mente, non ho nulla da nasconderti.» a parte l'aver messo delle spie, ma a quanto pare ti ho sopravvalutato.
E poi me lo dici che cosa sei venuto a fare, e mi avvicino a te, lentamente ma inesorabilmente «Vuoi tua moglie? Bene... Ecco che cosa devi fare...» e prendo un respiro profondo, ho bisogno di farti sapere di tutto il dolore che mi sono tenuta dentro in questi anni, tutta la frustrazione perciò, Cyrus, se mi vuoi indietro «Devi smetterla di urlarmi addosso, smetterla di trattarmi come se fossi un oggetto, smetterla di darmi per scontata, smetterla di bere e soprattutto smetterla di picchiarmi.»
Questo teatrino sta andando avanti troppo a lungo, ed io sono stanca, stanca di dover avere a che fare con un uomo che dice di amarmi, di proteggermi da tutto e tutti quando poi a casa mi insulta e mi picchia. Io sono l'ultima difesa per i miei bambini, se io dovessi cadere, lui si sfogherebbe su di loro e non lo posso permettere. Non su Arhur e soprattutto non su Lorelai.
E so che cosa genererà questa discussione, che cosa succederà quando ti dirò «Fa questo e prometto che non ti farò firmare le carte del divorzio.» ma non mi importa, è il motivo per cui sono qui, il divorzio. Sono stufa Cyrus, stufa di una vita senza amore e se mi ami davvero dovresti pensare di dover cambiare, ma non per me, ma per te stesso.
Dorothea
Lucretia
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Edited by Yuna ~ - 29/12/2023, 22:00. -
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39 Y.O.– Animagus – Father –Royal Air Force– MAFI Agent – Sacred 28
Le ricordava le cose che le aveva fatto. E ne provava vergogna.
Non era buono a fare quello che faceva. Ma era il suo contro effetto. La sua punizione per la ricerca delle cose facili, delle soluzioni al dolore che non comprendeva.
Era incazzato, ma non poteva incazzarsi con lei. Lo diceva perché sapeva che quello era il suo bene.
Aveva provato negli anni a non bere. Ci aveva provato qualche volta, ma i ricordi tornavano forte. Le ansie anche di più.
Urlò dalla frustrazione, tirò un pugno contro il muro. La nocca iniziò ad essere fredda ed a giocciolare cremisi.
Era stanco di fingersi il marito bravo. Na l'avrebbe fatto ancora. Poteva mentire per quella volta, dire che sarebbe diventato migliore, un marito degno.
Di solito funzionava.
"Migliorerò, perché sei più importante e perché devo essere migliore, per te." le disse pacato e tranquillo, credendoci come sempre.
Erano le solite promesse trite e ritrite. Doveva solo ricordarsi di controllare la questione alcool per un poco. Era bravo a volare basso dopo quelle sfuriate inutili di Thea.
Perché questo erano spesso. Sfuriate completamente inutili.
Un paio di notti insonni ed un poco di più di risse avrebbe risolto la questione. Ubriacarsi a casa era più comodo quando lei non ronzava come una mosca intorno a lui.
Per prima: l'ammissione di colpa calcolata.
Il tono di Cyrus si fece più mansueto, serio ed accomodante, in modo da obbedire al primo desiderio di Dorothea.
"hai ragione, ti ho trattata come un'oggeto e ti ho dato per scontata" le colpe che gli sembravano più gravi ai suoi occhi, sapeva quanto voleva sentirsi la regina più importante.
Le carte del divorzio. Lei le aveva preparate per l'ennesima volta. Non era un problema, bastava rovinarle e cancellarle dal computer un'altra volta.
Come suo solito si avvicinò a Dorothea con gli occhi più mansueti possibile e lentamente, dolce, per stringerla in un'abbraccio per proteggerla.
"Ti amo Thea, sei l'unica per me" disse in un sussurro alle sue orecchie. Sapeva quanto era convinta che qualcun'altra potesse sostituirla, quando lei era la sola a permettergli di vivere e distruggersi come preferiva.
Perché le volte in cui la forza non serviva era utile toccare corde più dolci e divenire da cemento una melassa in cui intrappolarla senza che se ne accorgesse. Per un secondo pensò "devo fare più attenzione, prossima volta prima di venire un poco di più di profumo. Così copro l'alcool".
Perché era divenuto tanto una via di fuga quanto un frutto proibito.
Cyrus Ira
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30 Y.O. – Seer – Married – Council Member – Imperial Hotel
Quando la tua mano sbatte contro il muro ed il tuo urlo squarcia il silenzio, io mi pietrifico all'istante. Ti guardo mentre con un ringhio basso ti osservi la mano che ora sanguina, e ti ascolto.
Ascolto ancora una volta le tue bugie.
Sono una stupida.
Una povera stupida.
Perché io ci provo sempre a scappare da te, da quello che sei, dal fatto che tu sia così sbagliato per me. Dovrei scappare, fuggire lontano, dovrei farti firmare le carte del divorzio e scappare lontano in Florida con i bambini per non rivederti mai più. Eppure, senza di te non saprei proprio che fare. Cosa farei senza il calore del tuo abbraccio, senza il tuo sorriso accattivante, senza i tuoi baci, senza il tuo caffè?
E tu, ogni volta mi prometti che migliorerai, che sarai migliore perché lo so anche io che sei molto meglio del mostro che fai risalire grazie all'alcool. Poi, mi dici quelle parole, quelle parole che da qualche anno mi dici: ti amo.
Mi abbracci, io ricambio il tuo abbraccio e l'odore di alcool e di colonia mi danno subito assuefazione, mi fanno sentire a casa.
«Provalo.» proprio quando pensi di aver vinto, ti chiedo di fare un'ultima cosa, se vuoi che non ti faccia firmare quelle maledette carte «Provami che sei disposto a cambiare per me. Butta via tutto il tuo alcool e non toccare una singola bottiglia qui.»
È il tuo sacrificio infondo, io mi sono sacrificata anima e corpo per questo matrimonio perciò è il momento che lo faccia anche tu perché «Ho bisogno che tu mi dimostri cosa tu sia disposto a fare per amore.» altrimenti sarebbe del tutto inutile. Voglio che tu combatta, che tu mi dimostri che sei in grado di gestire la tua dipendenza e di prendere delle decisioni importanti per il benessere della nostra famiglia. Alla fine, una ragione esiste, il motivo per cui sono qui all'imperial e che mi hanno spinta a spiarti è «Perché ho tanto paura di te, Cyrus. Tantissima paura...» mi senti piangere, Cyrus? Queste sono lacrime di paura, di tristezza perché mi terrorizza il fatto «Che il tuo prossimo bersaglio possano essere i nostri bambini ed io non voglio che tu ti trasformi definitivamente in mostro.»
Perché non lo sei, non lo sei mai stato ma qualcosa nella tua testa ti ha corrotto. Io ti vedo con i bambini quando sei sobrio, sorridi e sei felice, con me sei dolce ed amorevole ed io non capisco come sia possibile che tu sia così diverso.
Ed il pensiero mi fa piangere come una disperata, mi stringo a te pigolando che «Ho paura, ho tantissima paura...» perciò ti prego, amore mio, stringimi forte e dimostrami che mi ami.
È l'unica cosa che chiedo.
Dorothea
Lucretia
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Edited by Yuna ~ - 29/12/2023, 21:54. -
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39 Y.O.– Animagus – Father –Royal Air Force– MAFI Agent – Sacred 28
Paura. Quella che lei aveva per lui quando era ubriaco. Una piccola parte di Cyrus non fu triste a sapere che lei lo temeva. Il timore è simile al rispetto alla fine, anche se più subdolo.
E fu il momento delle altre promesse vuote. Gli dava quasi fastidio doverle mentire. Ma bastava ed avanzava per rendere le cose più facili.
"Certo, smetterò di bere" lo disse come se fosse stato ovvio. Alla fine si avvicinò a stringerla quando le chiese di buttare l'alcool che si trovava in quella stanza. Prese la prima bottiglia disponibile e la stappò. Andò nel bagno della suite e la rovesciò nel lavandino. Il suono del liquido che usciva in tutta fretta dalla bottiglia era stomachevole, ma necessario. Era un sacrificio necessario alla sua storia. Doveva tenere la bugia anche se a vedere il contenuto della bottiglia gli piangeva il cuore.
Perché gli piaceva bere, anche se era stato negli anni il modo in cui lui poteva muoversi intorno a quel trauma, ma era diventato un piacere.
Lui funzionava bevendo.
Una volta svuotata la bottiglia avrebbe stretto Dorothea a se, forte. Mise la fronte sull'incavo della spalla di lei ed iniziò a baciarla. Le baciò sofficemente le labbra prima di darle piccoli dolci morsi sulle stesse. Sapeva che la facevano impazzire. Accarezzò lento la schiena passando le dita sulla sua colonna vertebrale. Aveva voglia di spogliarla da subito, ma doveva attendere quel momento finché lei non fosse stata sicura di quel che voleva.
Cyrus Ira
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30 Y.O. – Seer – Married – Council Member – Imperial Hotel
Lo sento il tuo nervosismo, è legato al modo con cui mi tieni stretta ma non mi importa.
Mi va assolutamente bene così.
Infondo si tratta di un rischio, un rischio che sapevo di prendere e che per fortuna sta dando i suoi frutti. Mi fai ancora una volta una promessa, la stessa in cui mi dici che la smetterai con l'alcool e che righerai dritto. E per dimostrarmi ciò che ti ho chiesto prendi una bottiglia di liquore e la svuoti nel bagno, questo per dimostrarmi che sei fedele a quello che dici ma «Non l'alcool dell'hotel. Si paga.» ti ho detto che devi liberarti degli alcolici di casa nostra, non quelli dell'hotel. Sei un irrimediabile stupido, ma io sono ancora più stupida perché ti credo. Di nuovo.
Mi stringi di nuovo a te, mi abbracci, mi accarezzi e mi baci. Mi baci solo come tu sai fare, come l'amante più premuroso del mondo. E ci casco ancora una volta in quella che siguramente è l'ennesima tua pantomima, ci casco con tutte le scarpe perché di te, forse, sono innamorata. Innamorata davvero.
Perché sei tu che mi dai quel senso di sicurezza che mi serve per avere tutto sotto controllo, sei tu la persona che mi fa ridere quando ho una brutta giornata e che mi è stato vicino nei momenti di maggiore sconforto. Sei così pieno di difetti, eppure li amo tutti dal primo all'ultimo perché ti rendono così speciale ai miei occhi.
Ti bacio, mi lascio baciare, ti accarezzo il petto fasciato dalla camicia e ti sussurro un flebile «Cyrus...» ancora un po' rotto dalle lacrime perché devi sapere che «Io non voglio che tu diventi un mostro...» so che non lo sei, ma in continuazione permetti all'alcool di rovinarti. L'unica cosa è che «Voglio che tu continui ad essere mio marito. Voglio soltanto questo.» e so che in questo momento mi desideri, lo sento che ancora una volta mi vuoi, ma desidero solo essere sicura che tu capisca ciò che mi spaventa da così tanto tempo.
Perciò ti prego, Cyrus, se davvero mi vuoi per una volta cerca di capire come mi sento.
Dorothea
Lucretia
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Edited by Yuna ~ - 29/12/2023, 21:54. -
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39 Y.O.– Animagus – Father –Royal Air Force– MAFI Agent – Sacred 28
La vedeva che era piccola e fragile nelle sue mani. Sapeva che in quel momento aveva potere di vita e di morte su di lei. E sapeva anche che era un potere dato dalla fiducia e dalla paura.
Detestava che il motivo di quel potere fosse tramite la mincaccia e che sua moglie stesse piangendo. Non è che lo rendeva particolarmente triste, solo leggermente deluso da se. Sapeva il perché era così. Sapeva che era così perché lui beveva e quando il suo corpo prendeva il controllo su di lui poteva finalmente stare in pace. Questo finiva per effetto con i lividi di Thea. Lei che diventava la portatrice del dolore per la sua pace.
E lui era davvero un mostro quando il suo corpo doveniva padrone di quello che era lui. Ormai non sapeva quanto fosse rimasto della bestia violenta da Alcool e quanto in realtà restava di Cyrus Selwyn.
Ma non gli interessava nulla. In quel momento stava facendo la pace con sua moglie che era fuggita da lui per cercare il divorzio.
Aveva paura, una paura immensa, ma non sapeva come toccarla, non sapeva come sistemare quello che vedeva. Era la soluzione e la causa di quel che vedeva. Questa dualità non era una novità, ma era sempre di difficile interpretazione.
Accarezzò con le labbra le guance ed il collo di Dorothea, per poi pulire con un dito la lacrima che scendeva dall'occhio.
"Ci sono" disse che voleva essere un "ci sono per te, ci sono per proteggerti, ci sono per essere il tuo cavaliere e non il mostro". Perché quello lo sapeva fare, proteggere era in grado di farlo. Le diede un bacio sulla fronte, come faceva con sua figlia.
Strinse a sé sua moglie, forse la pensò così per la prima volta effettivamente, dopo anni. Ma lui era lì in quel momento e, nonostante la bottiglia bevuta era incredibilmente sobrio.
"E io voglio che tu continui ad essere mia moglie, fanculo al divorzio" lo disse in un sussurro, come se fosse un tabù, perché lo era in effetti. Essere accusato di essere il marito violento e finire con un divorzio avrebbe reso la sua fama ed il suo status acquisito l'equivalente di carta straccia. Odiava quello che veniva con la sua fama, ma quella permetteva la vita agiata che apprezzava ben più di quanto non detestasse Dorothea quando lo minacciava di andarsene.
Cyrus alla fine era una creatura abitudinaria, non da giudicare. E le abitudini erano difficili da debellare. Fece il suo sorriso più sicuro che riusciva in quel momento dicendole "Sarebbe un peccato usare una camera così bella solo per litigare, no?" prima di darle un altro bacio, questa volta ben più sensuale e con intenti ben diversi.
Cyrus Ira
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30 Y.O. – Seer – Married – Council Member – Imperial Hotel
Perché riesco a crederti anche quando so che le tue parole sono una menzogna?
Forse perché salvare la mia famiglia mi permette di sopportare qualsiasi dolore, perché sapere che le tue braccia mi avvolgono sono l'unica certezza di cui ho bisogno. Sento le tue labbra premere sulla mia guancia, sulla pelle del mio collo, sulla fronte. Sento il mio respiro rallentare, farsi più calmo e le mie lacrime asciugarsi perché facciò sì con la testa.
Ti dico sì quando mandi il divorzio a quel paese.
Non so, non so spiegarmi perché ti dico sì, ma ormai mi stringo forte a te, soffio un leggero «Io...» rotto, ora che finalmente sono tra le tue braccia Cyrus.
Ti odio, ti odio quando fai così perché non ho garanzie che non romperai le promesse che mi hai fatto. Io voglio mio marito, voglio il suo abbraccio e voglio sentirlo farmi battute che mi fanno ridere come una povera scema. Probabilmente questo è amore, questa sono io che sono completamente assuefatta da un sentimento che non mi fa ragionare con lucidità perché il divorzio, mio caro maritino, te lo meriteresti.
Eppure tu torni a baciarmi, sento le tue mani scivolarmi addosso, mi sussurri lascivo quelle cose e percepisco il tuo desiderio, un desiderio che accende anche il mio. Ti voglio Cyrus, non posso più nascondertelo perciò te lo di che «Sono qui, prendimi se mi vuoi.» e che torno a baciarti, ormai completamente persa da te, dal tuo odore e le mie mani iniziano a sbottonarti la camicia che ti fascia il corpo. E quando finalmente te la sfilo la lascio cadere per terra mentre mi godo per il tuo maledettissimo petto villoso ed i tuoi addominali per poi baciarti il collo.
Dorothea
Lucretia
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39 Y.O.– Animagus – Father –Royal Air Force– MAFI Agent – Sacred 28
Ed ecco che era arrivata la sua bella Dorothea. Quella che si arrendeva a lui e che diventava tranquilla e manipolabile come creta nelle sue mani. Si fece spogliare della camicia che aveva, perché tanto non gli interessava neanche se la strappasse di dosso. Cyrus era troppo occupato a trovare la giusta tensione dei piccoli fili che costituivano la parte superiore dell'abito di sua moglie.
Non era cosa saggia rompere quel vestito.
Lei era sempre stata ossessionata con la sua convinzione completa che a Cyrus interessasse qualcosa dei vestiti che aveva. Lui era una persona che apprezzava le cose come erano, non che un bell'abito non fosse apprezzabile, ma aveva tutto quell'odore di finto che lui non apprezzava particolarmente. Tutto così noioso e ovvio.
Quel "Prendimi se vuoi" era l'invito che aspettava insieme a quei baci sul collo che urlavano di quella deliziosa lussuria che Dorothea provava sempre per lui.
In effetti Cyrus non ne era neanche stupito un poco.
Sapeva che bastavano poche cose per accendere il fuoco sopito di sua moglie, per accendere quella lussuria e voglia che albergava in loro da sempre. Perché sapeva che provocarla portava inevitabilmente a quello. Si sdraiò sul letto della camera, prese tempo per godersi la vista di sua moglie mentre lui si toglieva i pantaloni, ancora rimasti addosso per qualche strano motivo.
Le baciò il collo, scendendo per la spalla, passando in mezzo ai suoi seni lentamente ed inesorabilmente, come sempre. Si lasciò inebriare dall'odore di Dorothea, della sua pelle, di quel profumo ai frutti rossi che dava quelle note leggermente aspre al suo odore naturale che era terribilmente delizioso per Cyrus.
E continuò a baciarla imperterrito. Perché era il suo modo di dimostrare affetto, quello che poteva mostrare a Thea ed a nessun'altra. Perché nessuna era come lei alla fine. Solo lei riusciva a dargli quella voglia e quella gioia che gli aveva dato.
Cyrus Ira
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Mi baci. Mi spogli. Torni di nuovo a baciarmi. Mi divori.
Non capisco perché mi sto di nuovo abbandonando a te, perché sto facendo di nuovo lo stesso sciocco errore. Non c'è più rabbia, non c'è più quel nervosismo che sarebbe potuto esplodere da un momento all'altro.
C'è solo lussuria. La nostra.
Ti osservo mentre ti sdrai sul letto, mentre ti togli i pantaloni restando in mutande. Il cuore mi batte forte, perché lo sento che non dovremmo risolvere questa situazione in questo modo. Eppure mi spoglio, davanti a te, mentre mi guardi lascivo togliermi le scarpe, il vestito nero e le calze rimanendo con solo la collana di perle attorno al collo e l'intimo.
Torno su di te, torno a baciarti, torno a farmi baciare.
Accarezzo il tuo corpo con le dita, con attenzione percepisco tutto il tuo respiro, il tuo calore, il tuo odore.
Il tuo odore di alcool.
Mi baci di nuovo, ti bacio di nuovo, cerco di farti capire il mio desiderio ma anche i miei dubbi, le mie paure perché «Tutto questo è così sbagliato... Cyrus...» e mi viene da piangere, mi sento così stupida perché l'unica cosa è che «Vorrei... Lo rendessi giusto.»
Ti prego, fallo.
Lava via le mie incertezze. Sono così terrorizzata.
Cyrus. Stringimi forte. Ti prego.
Dorothea
Lucretia
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E Dorothea aveva, finalmente deciso di mostrarsi per quello che era. Una perversa più di quanto lo era lui in realtà. Era il suo spettacolo preferito, Dorothea spogliata e pronta a provare quel piacere che li scuoteva dentro. Perché era la loro panacea, come sempre. Si lasciò baciare, e la baciò, sentendo il calore dei loro corpi già pronti per quello che doveva venire.
Era leggero, perché anche lei era leggera con lui. La accarezzò lentamente e leggermente, giocando con il reggiseno di lei fino a liberarla da quella ennesima costrizione. "Sei splendida così" un sussurro leggero, un pensiero ad alta voce. Ma era vero, era bellissima in quella fragilità di cristallo in cui era.
In quel momento in cui poteva vedere quanto sua moglie avesse bisogno di lui tanto quanto lui avesse bisogno di lei. Avevano bisogno l'uno dell'altra e viceversa perché erano le sole persone a sopportarsi e supportarsi. Poi lei iniziò a piangere, come aveva fatto spesso in quel periodo. Ma a lui non è che interessasse troppo la cosa. Sapeva però cosa fare.
Fece un leggero sorriso, le asciugò le lacrime con una mano, la strinse forte e le disse "sistemiamo tutto, come sempre" perché quelle parole di solito bastavano a sistemare le cose. Perché non serviva davvero sistemare le cose, bastava dirlo per renderle vere.
Ed infine l'ultimo trucco per vincere la partita, lo scacco finale "Ti amo, e ti voglio, perché sei la più bella, intelligente e meravigliosa donna che esiste" perché non serviva altro che riempirla di complimenti per renderla più felice e tranquilla.
Cyrus Ira
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