Sometimes words have two meanings.

Tristan & Dulcinea.

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  1. saeglópur
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    tristan lucifer ivashkov 23 YEARS OLD ♔ II YEAR ♔ CHARACTER SHEETVOICE
    Who are you to change this world? Silly boy!

    Tristan era solito classificare le persone in due sole categorie: quelle che ti ritrovavi costretto a sopportare e dalle quali, pur volendolo, non avresti mai potuto separarti; e quelle che, invece, eri proprio tu, stupido essere umano, a scegliere. Nel primo gruppo rientrava senz'alcun dubbio suo padre, quell'essere immondo; colui che il ragazzo usava definire come la causa di tutte le sue disgrazie pur sapendo che questa opinione, di rimando, fosse completamente condivisa dal vecchio, che dal canto suo aveva sempre visto il suo figliastro come la sua più grande rovina; un errore che andava corretto. E lui, sporco e sadico, aveva scelto la maniera meno ortodossa per farlo: portava ancora i segni, Tristan, della sua perfidia; cicatrici che non sarebbero mai più andate via e che gli martoriavano la schiena. Indelebili. Ecco com'erano, nonostante lui provasse a nasconderle, in un vano tentativo di rinnegare un passato che, ahimé, l'aveva segnato e non poco. Poteva fuggire quanto voleva, allontanarsi il più possibile da quella che considerava la fonte dei suoi mali; ma la verità era che i demoni non smettevano di perseguitarlo, un po' come un'ombra che rimaneva sempre legata al suo corpo, una condizione reale e necessaria che esisteva indipendentemente dal suo volere. Uno stigma, un martirio, un dolore atroce che lo consumava sin dalle profondità delle sue viscere, come se un qualcosa di indefinito stesse cercando, ardentemente, di trapassare il suo corpo. E lui, quel dolore, l'avrebbe provato per tutta la vita. Era inutile girarci attorno e tentare anche solo di essere un po' più ottimisti: quello era il mondo reale, il teatro in cui si consumavano le tragedie più atroci, uno spettacolo pieno di marionette che, alla fine dei giochi, non avevano alcuna libertà di scelta, sebbene si ostinassero ad affermare il contrario. La verità era che il mondo era governato dal Chaos, quell'entità primigenia citata nella Teogonia di Esiodo simbolo di disordine e di abisso in cui predomina l'oscurità. Brancolavano nel buio e loro, stupidi illusi, neppure se ne rendevano conto, troppo ostinati ad affermare che fosse l'uomo stesso, l'artefice del proprio destino. Tutte balle, e Tristan questo lo sapeva non bene ma benissimo. Grazie al cielo, però, per una volta il Fato aveva deciso anche di essere un po' più generoso, nei suoi confronti; ed ecco che nella sua vita, casualmente, era entrata una persona con la quale, alla fine della fiera, aveva condiviso praticamente tutto. Un passato oscuro. I medesimi modi di fare. Gli stessi demoni. Attimi di follia che si alternavano a quelli di puro amore. Quella con Dulcinea era stata una relazione sopra le righe; un giro sulle montagne russe, con tutte quelle curve pericolose, momenti di puro deliro che ti toglievano il respiro ed altri, altrettanto intensi, in cui percepivi il cuore uscire fuori dal tuo petto. Due forze che si annullavano a vicenda; una lotta ad armi pari che, silenziosamente, andava avanti da anni. Buio contro buio; esuberanza contro menefreghismo; oceano mare contro verde-azzurro. Uguali e diverse allo stesso tempo, quelle anime corrotte che, qualche anno prima, si erano incontrate in Francia per puro caso, in quei meandri oscuri in cui chiunque si sentiva un po' meno in colpa ad assecondare i propri istinti primordiali e a mostrargli agli altri, senz'alcuna inibizione.
    Si erano conosciuti, com'era giusto che fosse.
    Avevano parlato, come da copione.
    Erano stati risucchiati da quel vortice di passione e sadismo, inaspettatamente.
    Avevano giocato con il fuoco, come due perfetti masochisti che, incuranti del fatto che potessero essere bruciati da quelle fiamme ardenti, si erano spinti fin troppo oltre. Si erano trovati nella stessa maniera in cui, poi, si erano persi di vista. Ed era proprio questo, l'unico rammarico di Tristan. Quello di aver perso l'unica persona che, lo ammetteva, lo aveva capito per davvero, fino in fondo; la prima (e per il momento unica) ragazza per la quale avesse mai provato qualcosa, nonostante non lo avesse dimostrato nel migliore dei modi. Ma cosa farci? Lui era Tristan, un giocattolo difettoso, e purtroppo non poteva essere cambiato o anche solo modificato. E Dulcinea, forse, era stata la prima a non fargli pesare questa cosa. Loro erano Lucifero ed Angelica; due angeli rinnegati da un Dio che tanto magnanimo non era. Creature angeliche alle quali erano state strappate le ali e che soltanto tra loro potevano capirsi. Due bastardi, figli del peccato e di un'eccessiva lussuria che si erano incontrati e fatti del male; masochisti che si erano presi e lasciati diverse volte, tentando di celare la loro dipendenza nei confronti dell'altro. Un tripudio di "ti odio" mescolati al sesso più sfrenato e malato, in cui piacere e dolore erano divisi da una linea sottilissima, rendendo il tutto ancora più eccitante ed appagante. La storia più intensa di tutta la sua vita. Erano passati quattro anni, eppure, al solo pensiero, il suo cuore cominciava a battere all'impazzata, come se tutta quella frenesia s'impossessasse tutto d'un colpo del suo corpo, una scarica di adrenalina a percorrere la sua colonna vertebrale. «Il tempo è volato.» Constatò, inumidendosi le labbra: ricordava ancora il momento in cui, arrivato in Francia per via del suo lavoro di spacciatore, se l'era ritrovata davanti con gli occhi dotati di quella scintilla che andava in netto contrasto con la sua bellezza ancora acerba; quei tratti ancora immaturi, tipici di un'adolescente, che all'epoca non erano ancora fioriti, ma che adesso, Dio mio, possedevano quella vena adulta che, se possibile, glieli facevano apparire ancora più piacenti. Dulcinea era cresciuta, era diventata una donna. Una donna affascinante, per essere ancora più precisi. «Ho avuto un piccolo incidente per strada…» Ammise, rispondendo così alla sua domanda, lanciando uno sguardo alla scarpa posata sul bancone, proprio accanto a lei. Beh, potevano anche essere passati tutti quegli anni, ma il carattere di Dulcinea sembrava essere sempre lo stesso! «Non sono esattamente sicuro di voler sapere che fine abbia fatto l'altra scarpa...» Commentò, prima che il barista finisse di preparare il suo ordine e poggiasse, proprio di fronte a lui, il bicchiere ricolmo di Black Russian. «... In compenso, però, posso immaginarlo; e credo che questo basti ed avanzi.» Aggiunse poco dopo, con una risata divertita. Dulcinea, d'altra parte, era sempre stata così: sfrontata, maliziosa... ma anche suscettibile e reattiva. Di conseguenza, aveva una vaga idea del dove fosse andata a finire la seconda calzatura. La vide, poi, estrarre un accendino dalla tasca interna della sua borsa, e nel momento in cui la piccola fiammella si accese, l'avvicinò alla sigaretta del ragazzo, il quale si sporse appena in avanti, di modo che quell'asticella di tabacco potesse finalmente prendere fuoco e che la nicotina cominciasse a fare il suo dovere. «Grazie...» Sibilò appena, con il filtro tra le labbra, per poi fare il primo tiro. Non si stupì, ad ogni modo, quando la Francese ricambiò la sua domanda, chiedendogli, di rimando, per quale motivo anche lui fosse lì; e a quel punto Tristan si ritrovò a fare una piccola smorfia. «Mhhh sì, qualcosa del genere...» Decise di rimanere piuttosto vago, a tal proposito: di certo non poteva dirle qualcosa come "sai, ho scoperto di essere un mago perché ho quasi ucciso mio padre ed adesso frequento una scuola di magia! Che figata, vero?". «La Romania mi aveva stancato, in un certo senso.» Falso. Più che la Romania, lo aveva stancato la vita che aveva quando si trovava lì; non il Paese in sé per sé. «Ti trovo bene, comunque. Sei cresciuta parecchio, eh!» Esclamò poco dopo, posando il suo sguardo su di lei; su quei capelli color oro con i quali lui, un tempo, tanto si divertiva a giocherellare.
     
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8 replies since 1/9/2016, 13:11   583 views
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