Sometimes words have two meanings.

Tristan & Dulcinea.

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  1. saeglópur
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    È un po' (troppo) bruttino, ma...


    Tristan Ivashkov

    23 - druidic sciences - Σ Θ Η - sheet
    pleasures remain. so does the pain.
    Cosa diavolo stavano facendo? Per quale assurdo motivo erano ancora seduti a quel bancone come due anime in pena? Perché sembravano parlarsi come due ombre che provavano nostalgia per la vita? Tutto ciò non li avrebbe portati a niente di buono, lui se lo sentiva. C'era bisogno, talvolta, di lasciarsi scorci della propria esistenza indietro, effettuare qualche taglio, porre una cesura definitiva e recidere legami di ogni sorta. Avrebbe dovuto farlo anche con Dulcinea; anzi, soprattutto con lei. Avrebbe dovuto preservare la loro relazione passata ed impedire che questa venisse corrotta da ciò che lui era diventato. Era cambiato dall'ultima volta che si erano visti, il suo stile di vita non era più lo stesso, e la medesima affermazione poteva essere pronunciata anche circa il suo carattere, sebbene in quel momento fosse un pochino smussato dall'incombenza inebriante dell'alcool che aveva ingurgitato e che ben presto aveva cominciato a circolare tra le fila del suo organismo. Quanto avrebbe voluto essere diverso, solo Iddio lo sapeva. Avrebbe tanto voluto essere... normale. Sì, normale. Un comunissimo stronzo di ventitré anni, senza poteri magici comparsi improvvisamente dal nulla, con una famiglia rispettabile alle spalle. Probabilmente, se avesse avuto tutto questo, la loro relazione sarebbe andata a finire diversamente. Probabilmente, quella sera, sotto la pioggia, non le avrebbe sussurrato un "addio" ma un "vieni con me". Per troppo tempo aveva rimuginato sulla sua decisione, salvo poi rendersi conto che ci fosse effettivamente soltanto una cosa da fare: accettarla. Avrebbe dovuto accettarla il prima possibile, farsene una ragione, andare avanti. E lui lo aveva fatto, o almeno così credeva. C'erano delle volte in cui neppure lui riusciva a capire quale corrente seguissero i suoi pensieri, a quale filo rosso si aggrappassero al fine di non annegare all'interno dell'oblio della sua mente. Avrebbe tanto voluto risolvere tutta quella faccenda con una semplicissima commutatio massa, o con un protego memoriae, ma sapeva benissimo di non poterlo fare. La magia agiva sui ricordi, sulla materia; mai sui sentimenti.
    E che a Dede piacesse o meno, avrebbe dovuto farci l'abitudine. Sapeva quanto le trovasse noiose, sapeva quanto sapesse essere esuberante, ma avrebbe dovuto comunque mettere da parte la sua espansività ed adattarsi. Sembrava una cosa pesante da dire, forse molto più dura da accettare, ma era vera. Eppure c'era anche l'altro lato della medaglia, quello che racimolava la voglia di lottare con tutte le proprie forze contro un destino avverso ed un mondo che li voleva tutti uguali, come degli insulsi automi. Ma quella faccia, Tristan, l'aveva fatta colare.
    «Sai che ti dico?»
    Ci mise un po' a captare il suono scaturito da quelle parole, ma alla fine tracannò l'ultima goccia di alcool e fece spostare lo sguardo sulla ragazza, ormai sinceramente rapito dalla melodia della sua voce.
    «Cosa?» Le palpebre sbatterono, palesando tutta la sua sincera curiosità, prima di sentire la propria pelle andare a fuoco sotto il tocco delle dita di Dulcinea. Probabilmente era l'alcool ad amplificare quell'inesistente sensazione.
    «Usciamo! Andiamo via di qui...»
    Rimase con le labbra schiuse, un po' confuso da quell'improvvisa voglia della ragazza di andare via di lì con lui. Per quale motivo? Si erano già fatti molto, troppo male; sarebbe stato da folli girare il dito in quella ferita pretendendo che lo stesso dolore avesse il medesimo gusto del piacere. Eppure, ancora una volta, tacque, come gli era già capitato di fare anche in passato. Lasciò che Dulcinea lo prendesse, che lo portasse fuori da quel locale da quattro soldi, mentre lui barcollava come una nave in balìa di una tempesta. E se non fosse riuscito a recuperare quel poco di lucidità e di autocontrollo che gli rimanevano, sarebbe senz'altro annegato. Di nuovo. Come sempre.
    L'aria sferzò contro il suo volto con la stessa potenza che poteva possedere un pugno in pieno viso. Una lama fredda, inesistente, invisibile, ma tagliente. Percepiva gli occhi stanchi, ma ancora incredibilmente spalancati; ma sapeva benissimo che ciò non fosse un valido motivo per portare avanti quella serata. Dulcinea voleva fare qualcosa di divertente; lui, invece, non credeva che fosse il caso. Non avrebbe dovuto legarla nuovamente a lui, non... non poteva farlo. Non a costo di metterla in pericolo, quando aveva già rischiato di farlo anche in passato.
    «No... io non...» Il tono era dimesso, disordinato almeno quanto i suoi capelli, segno che l'alcool ingurgitato stesse facendo il suo corso. Doveva porre, anche in quel caso, una cesura, benché facesse molto più male di quanto volesse ammettere.
    «Non posso.» Pronunciò quella sentenza scuotendo appena il capo, ma con un tono più duro rispetto a quello utilizzato in precedenza. Poggiò una mano contro il muro al suo fianco, conscio che se non l'avesse fatto non sarebbe riuscito a reggersi in piedi, ed abbassò lo sguardo. «Devo... devo tornare a... a casa.» Casa. Una parola che non possedeva alcuna pregnanza per lui, e che indicava, semplicemente, il luogo in cui passava la notte. Niente di eccessivamente sentimentale.
    «Scusa.»
    Parlava per monosillabi, l'incapacità di formulare frasi di senso compiuto che si faceva sempre più palese; ma in compenso, quella volta, quella parola venne carezzata da un flebile sussurro, un suono gentile, differente da quello emesso in precedenza. Tentò di ridestarsi e si ritrovò a chiudere gli occhi per un istante e sospirare, come a voler recuperare le poche forze che ancora aveva in corpo, e subito dopo rialzò lo sguardo, portandolo sulla ragazza. Le sorrise flebilmente, prima di allungare la mano verso i suoi fili color oro e carezzarli con delicatezza.
    «Non metterti nei guai, ok? Tieni sempre gli occhi aperti e guardati intorno, che New York può essere una città molto pericolosa.»
    Un ultimo, disperato lampo di dolcezza fu tutto ciò che si concesse, conscio del fatto che probabilmente non si sarebbero più rivisti. E se da una parte la cosa lo rincuorava, dall'altra, invece, gli provocava non poco fastidio. Probabilmente era stato pronto a lasciarla in Francia, nella speranza che potesse avere una vita migliore; ma forse non sarebbe stato mai pronto a lasciarla andare via completamente.
    «È stato bello rivederti.»
    Ultime parole, ultimo saluto, questa volta quello definitivo. E, subito dopo, si allontanò.
     
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8 replies since 1/9/2016, 13:11   583 views
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