Sentì di nuovo la voce delle sue sorelle, convincendosi che non era un'illusione per la seconda volta dal momento in cui si era ritrovato per puro caso in quel bunker che era portatore di una vita che sembrava passata. Il colpo sulla spalla di Rexana fu acqua fresca per il corpo di Archer ormai abituato alla distanza ed alla diffidenza.
"Che bello" disse con un sorriso mentre cercava di alzarsi dal posto in cui si era messo, sul pavimento, provando a trovare una sedia per il momento.
Subito dopo la voce della ragione parlò, Tess, sempre così attenta ai dettagli decise di assumere il peggior ruolo della situazione. Il problema era però come poter raccontare qualcosa che lui stesso dubitava fortemente di aver vissuto quello che aveva vissuto, gli ultimi due anni erano passati come una pausa dal mondo in cui era stato per una vita intera. Come se fosse tornato a casa a trovare degli sconosciuti, sua sorella aveva deciso di sospettare e non credere che lui fosse tornato.
Era comunque consapevole della situazione vista dall'altro lato. Sapeva che un giorno si era svegliato e si era trovato in un luogo, ma non sembrava il caso immediato di dirlo. Poteva raccontare delle sue teorie, di possibili Glitch nelle dimensioni, di barriere della realtà che vanno via via a sfumarsi fino a divenire la causa della sua scomparsa, ma non gli sembrava il caso.
Era necessario far capire di essere proprio lui ed essere tornato, oltre che essere stato in quella che poteva chiamare un’altra dimensione. Quattro “Ero in un’altra dimensione” disse mentre gli occhi di Archer indagavano sulla figura della sorella. “Non so come ci sia finito, ma penso di essere stato per due anni in un’altra dimensione, se può sembrare sensato anche a voi” concluse con un sospiro. Sperava molto che le sue sorelle, che più di tutti lo avevano compreso nei tempi, avrebbero potuto riconoscere che lui era se stesso e non una copia o un doppio. Contare su quel legame di chi passa una vita insieme e diventa quasi una parte del corpo altrui era per Archer come respirare. Sperava solo di essere abbastanza convincente per Tess. "Sono disposto a rispondere a tutte le vostre domande. Avviso però che non so come sono arrivato qui e come sono sparito.” disse prendendo un respiro e sentendo il petto distendersi “So solo che un giorno mi son svegliato in un posto e due anni dopo mi son svegliato nella radura qui fuori" cosa che poteva apparire molto conveniente come storia, ma così era accaduto.

Per una serie di fortune era capitato nel giorno in cui qualcuno effettivamente era presente, e per sua fortuna erano volti conosciuti che nel corso degli anni ha potuto veder crescere nelle donne che ha più apprezzato, nelle sue sorelline. Doveva fare in modo di essere riconoscibile a tutte e tre, dimostrando di essere lo stesso Archer Bishop che era misteriosamente scomparso quasi tre anni prima. decise di utilizzare per chiamare le sue sorelle i nomignoli con cui le aveva chiamate nel corso degli anni, perchè non era in grado di appellarsi a quello che era stato per due anni, ma poteva ricordare alle sorelle ed a se stesso chi erano stati nei trentacinque anni precedenti. Ancora una volta la forma fu quella di un altro posto, ma il messaggio sapeva della sua casa, di Lily Dale, di quel mondo color pastello. "Tre. Stellina, Messy, Rexie. Famiglia. Che bello vedervi" Stellina per Nova, Messy per Tecmessa e Rexie per Rexana. Nomignoli dati negli anni che sono passati, quando le cose erano semplici e potevano essere sistemate con un abbraccio ed uno scusa, quando il tempo c'era e le cicatrici erano meno. Fece un altro respiro mentre sentiva l'abbraccio di Rexana, ed apprezzava il momento in cui, per la prima volta in due anni la sua anima tornava a respirare casa. "Du... Sono vivo, sono a casa, e sono solo un poco acciaccato. La vecchiaia fa male" nella sua lista mentale Archer decise, almeno per il momento, per tranquillizzare le sorelle, di evitare per quanto possibile, di togliere il Tic. Sussurrò leggermente la parola "Hhj" Filo, legame e sapeva di essere con il legame più potente che aveva avuto modo di conoscere, la sua famiglia era lì con lui dopo due anni. Il suo legame con il mondo in cui aveva smesso di essere per un buon periodo della sua vita. "La pioggia... Non fa male qui" disse mentre sentiva ancora la pioggia da fuori, un brivido lo scosse, mentre guardava fuori dal portone la pioggia. Strofinò la mano coperta dal guanto, dove una goccia di pioggia di Idara l'aveva toccato, la pelle era ancora raggrinzita, invecchiata di anni in un solo punto. Non aveva ferite, al campo in cui era si era riuscito a medicare, ma poteva sentire l'anima ben più leggera. "Se parlo con i numeri scusate, è un Tic, poi vi spiego" disse per tranquillizzarle.