39 Y.O.– Animagus – Father – Royal Air Force – MAFI Agent – Sacred 28

Era un bel po' di tempo che era passata dall'ultima volta in cui si era infilato in un bar con la dolce compagnia della sua petulatissima moglie. Aveva deciso di approfittare del fatto che Dorothea aveva perso la scommessa con lo zio, altro cagacazzo di primissima categoria, per accompagnarla ad un bar. Aveva anche deciso, per quella bellissima volta, di tenere il suo maglione di natale a tema gatti, in modo da rendere un po' meno orribile la sua immagine agli occhi di Dorothea.
Quell'istinto di mettere la mano prima sulla spalla per poi farla scivolare via via sulla schiena e infine sul bel culo di Dorothea era un comportamento da adolescente arrapato. Ma a lui, come sempre, fregava ben poco. Mentre lei gli diceva che doveva cambiare nome, e non farsi beccare in un pub a fare festa nella mente di Cyrus era partita la colonna sonora di un qualunque film di spie.
"Va bene, Signorina Whatley, posso comunque chiamarti gattina?" le chiede per sicurezza e per prenderla in giro. Appena entrò nel bar iniziò a sentire una cacofonia non indifferente di rumori vari che rendevano la possibilità di stare calmi impossibile per chiunque. C'era una quantità di gente interessante, ma decise di seguire Lavinia nella zona dove c'erano i tavoli. In quel momento la scarpa decise di slacciarsi, e lui si chinò per un secondo ad allacciarla. Una volta abbassatosi vide qualcosa di irregolare. Una stella era appiccicata ad un tavolo. "Hey amore mio, ho trovato una stella!" disse con un sorriso simile a quello di un bambino di 5 anni.

Cyrus Ira
Selwyn

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Nonostante le speranze di Cyrus fossero poche su quel secondo possibile shot era riuscito ad ottenere quello che voleva. La sua non era sete di stimolanti, ma semplice sete di oblio. Come sempre aveva bisogno di dimenticare quello che vedeva nei ricordi. Un'anestetico per il suo cervello fin troppo abituato a trovare la versione peggiore di qualcosa.
Impeccabile non era un problema, parlare poco neanche, ma era molto tranquillo del fatto che quello che sapeva che se lei lo voleva era perché pensava che il suo essere un cane da guardia era utile. Perché quello era nelle occasioni sociali per Dorothea, un cane da guardia addestrato perfettamente per spaventare il prossimo e mordere chi osava toccarla. Cosa che era vera perché avrebbe volentieri preso a cazzotti qualcuno. "Posso stare zitto e sentire voi che parlate di politica o di soldi" All'inizio gli dava fastidio, ma aveva presto capito che la cosa migliore quando Thea parlava era stare in silenzio e fingersi attento.
Sapeva bene quanto anche Dorothea apprezzasse cibi semplici dopo esperienze culinarie ad alto livello. Potevano prendere anche la cosa più gustosa e perfetta del mondo, ma la voglia di spazzatura era assoluta.
Lei guadagnava ben di più di lui e stava per essere la presidentessa dell'America, tanto valeva essere il bel maritino che supporta la sua moglie ed essere pure un poco femminista.
Anche Dorothea si prese uno shot di Sakè, non che la cosa gli desse problemi, ma vedere qualcun altro bere per divertimento e non per la sua necessità era strano e dissonante, ma non disse nulla. Poi il gesto, la malizia e la perversione. Il sakè intrappolato nel seno della sua donna e l'invito a berlo così, al naturale. Cyrus sorrise della malizia della sua donna e di riflesso della sua malizia. Come un'animale assetato dopo una giornata di caccia Cyrus si mosse verso di lei iniziando a lappare con la lingua il sakè dai suoi seni mentre le accarezzava il braccio che reggeva quella dolce conca. Nel durante le forze erano tornate come prima, si sentiva di nuovo un Dio, si sentiva di nuovo pronto a darle piacere, perché lo sapeva fare. Una volta bevuto il sakè iniziò a leccare il seno di Dorothea. Sapeva che le piaceva da morire e quella era una chiara dichiarazione d'intenzione. Perché in quel groviglio erano perfetti. Quando non avevano le aspettative addosso erano perfetti, ma questo capitava raramente.

Cyrus Ira
Selwyn

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Sapeva cosa stava succedendo in quel momento. Lei cedeva, per comprarselo, per ottenere la sua collaborazione per un poco. Sapeva quello che stava facendo, ma era più facile arrendersi a lei che a chiunque altro, soprattutto quando era avvolta della sua divina luce dopo una buona scopata.
Il nulla di speciale di Dorothea per gli ospiti era spesso qualcosa che si aggirava sui 700 e 900 dollari per bottiglia. Non era una cifra su cui scherzare. Con Dorothea spesso era difficile scherzare sui suoi problemi, anche se spesso era il suo modo di combatterli. Combattere i propri problemi era impossibile per Cyrus. Non aveva problemi, solo "tratti caratteriali". L'esempio più calzante erano le visioni e l'ansia. Sarebbe stato così normale senza i suoi attacchi di panico ed il suo medicamento alcolico.
Uno solo. Uno solo di quello degli ospiti. Il corpo di Cyrus si allentò. Le ossa tornarono per poco ad avere un peso normale per lui.
Il calore dell'alcool era ben più di quello che emanava Dorothea anche in quello stato che per Cyrus si avvicinava al divino.
Doveva comunque provare a combatterla "Due? Uno adesso ed uno prima di uscire?"Chiese con tono quasi speranzoso. Sapeva di non poter vincere a questo gioco di bastone e carota. Lei però era in grado di essere entrambe e sapeva che non avrebbe avuto risposta dopo aver sentito la sua voce dolcissima per le sue orecchie dirle che aveva ancora voglia di lui.
Lasciò che lo baciasse, si lasciò fare i grattini, che erano semplicemente la cosa più divina che faceva Dorothea dopo godere ed urlare il suo nome.
E poi usò quella strategia, mani sul petto ed occhi grandi grandi come una bambina. Lorelai lo stava imparando, ma non era ancora così brava. A sua figlia mancava la malizia di Thea, per fortuna di tutti.
Una cena di lusso era una buona conclusione della serata, e se Dorothea lo voleva nonostante tutto voleva dire che aveva bisogno di aiuto. E sapeva benissimo che non poteva rifiutarsi, ne valeva del suo valore di uomo.
"Dimmi solo due cose: C'è il Sake buono? E soprattutto, quanto devo essere Il marito perfetto della presidentessa?" Mentre il Sake sarebbe stata una buona aggiunta al compromesso, la prospettiva di dover fare il Maritino femminista iper supportivo di sua moglie e dover mostrare una stabilità mentale e la realizzazione di pretese ben al di sopra di lui era a dir poco stomachevole. Gli stava sul cazzo dover pretendere di essere perfetto, era così fasullo per lui.
Cyrus però sapeva che la richiesta era per passare del tempo insieme, era il modo di Dorothea di mostrare il suo interesse e di fargli vedere il bello del suo mondo di intrighi e lusso sfrenato.
Prima che lei potesse rispondere le disse "Va bene, ci sono per te, ma dopo la cena andiamo a mangiare alette di pollo fritto, sai quanto mi piace accostare le cose straricche con la spazzatura" dandole infine un altro bacio per sigillare l'accordo.

Cyrus Ira
Selwyn

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Vederla andare via è per Cyrus il miglior spettacolo, anche se, come sempre fatica a dosare la forza. Prende la pillola e torna accoccolata a lui. Quel corpo così caldo che per pochi istanti scioglie la roccia nel suo cuore.
In quel momento Cyrus non è più Selwyn e Dorothea non è più Lovecraft.
Ma come sempre qualcosa rovina l'idillio che si era creato. Un filo di timore, Cyrus diventa rigido per un'istante. La voglia di Alcool sale. Prende un respiro più profondo, inizia a guardarsi in giro. Come un'animale in preda al panico rimane immobile, fermo sperando che nulla si muova per un'istante. Inizia ad immaginare gli scenari, uno dietro l'altro nel giro di pochi secondi.
"NO": Sollievo, lei che piange, lei che urla contro, il divorzio, non vedere i figli, non avere nulla di più se non il lavoro, la famiglia di lei che lo detesta, lei che lo denuncia, i media alle calcagna, la vita che diventa invivibile. La vita senza di lei.
"SI" non creduto stesso identico scenario del no, più avanti nel tempo. Un problema che si ripete per il Cyrus del futuro, vita con lei, con tutte le ansie e le rotture che portano. Tutto il suo mettere il naso mentre lui non è nel miglior momento. Quanto detesta la sua abilità di trovare il momento perfetto per cagare il cazzo. Non sa lei quanti attacchi di panico sono andati via grazie all'alcool, molte più delle volte in cui lui ha alzato le mani su di lei.
Ha alzato le mani su di lei, perché? Se lo meritava. Di certo se lo meritava, è l'unica cosa che gli permette di pensare in pace. "Ho bisogno del mio caffè" pensa mentre ancora sente le urla, il macello, il metallo nella bocca, i tagli ed i graffi. "Ti... "amerei ma non sono in grado, anche perché adesso mi "Va uno shot di qualcosa?".
La soluzione. Il piano che funziona sempre. Quello che calma i nervi al quarto shot, anche se tempo fa bastava solo il primo. La quiete prima della tempesta. Cyrus lo sa che cosa sta per succedere e si prepara irrigidendo i muscoli già rigidi precedentemente. Era venuto con le migliori intenzioni, ma quella domanda lo ha reso di nuovo lui. Quello che neanche a lui piace, ma quello che non può ammettere cose stupide come l'amore. Cyrus è quello che vince.
"Cyrus, tu devi dominare, non puoi essere debole" Diceva Aldred mentre lo colpiva, via via più forte, mentre la mano stringeva il polso abbastanza da far male, ma non abbastanza da lasciare segni.
Le ultime parole di Thea non hanno neanche senso, sono coperte dalla cacofonia di voci nella testa di Cyrus. Sono lì ad urlare. Lui però è più forte, gonfia il petto e combatte le voci, lui combatte, sempre. Lui è in guerra, con tutto e tutti. Con il mondo intero, con Aldred, con l'Air Force, con Dorothea. Dorothea ficcanaso, la strega megera che riesce sempre a farlo sentire di merda, donna utile solo a farlo sentire un mezz'uomo, uno scimmione deficiente. La mano diventa un pugno, poi si allenta. Attende la risposta di lei, non si attacca se non provocati, tanto l'ha già provocata.
Come sempre lui rovina le cose belle, perché è il suo modo di mostrare che ha potere, rovinando il bello. Per questo rovina sempre Dorothea, perché rovinandola dimostra che ha potere sul bello.

Cyrus Ira
Selwyn

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Ed alla fine, come al solito, Cyrus decide di svuotare il suo seme dentro sua moglie. Come al solito prende e decide che quello è il momento in cui stendersi su sua moglie. Come faccia lei a sopportare il corpo a peso morto di suo marito è una domanda che anche lui qualche volta si è fatto. La fatica, dopo tutto questo tempo inizia a prendere possesso del corpo di Cyrus. Dopo la maratona che ha fatto subire a se stesso ed a sua moglie è giustamente stanco.
La schiena in quel momento inizia a dare fastidio. Come sempre Dorothea non si è risparmiata e la sensazione di leggero bruciore inizia a fare effetto. Se si potesse vedere la schiena noterebbe che qualche graffio ha anche rotto la pelle e lascia qualche goccia di sangue.
Nulla di nuovo in effetti.
"Thea" Le risponde. Sussurra il suo nome come se quello bastasse a renderla ancora più presente di quanto già non sia in quell'istante. La donna perfetta per molti versi, nonostante i difetti e le paturnie. Quelle però sono diventate parte del pacchetto per Cyrus, ed apprezza ormai anche le paranoie. "Sì, finito. Mi sento molto meglio, prego Thea, passa pure" disse lasciandola sfuggire. Appena fosse possibile Cyrus avrebbe dato una pacca affettuosa sul suo culo. "Bella che sei quando sei leggera" le disse, perché era bella quando le preoccupazioni erano meno del solito, in cui non era carica di quella responsabilità che rende tutto più noioso, in cui non era la futura presidente ma solo Dorothea, sua moglie e madre dei suoi figli.
Sapeva che lei si stava dirigendo verso la salvezza di Cyrus. Quella pillola del giorno dopo che lo aveva salvato sempre dalla sua mancanza di pianificazione. Perché era bravo a scopare, ma diventava troppo animalesco e il suo portafoglio non avrebbe sopportato tutti i figli che avrebbe avuto senza contraccezione. Avevano i soldi e lo spazio per un terzo o un quarto figlio, ma bastava quello che aveva in quel momento. Gli bastava essere nudo e libero nell'ufficio di Dorothea, seduto su quel divano in pelle nella stanza insonorizzata mentre sua moglie era nuda con lui e si prendeva la pillola. Era uno spettacolo che gli bastava.

Cyrus Ira
Selwyn

4 Settembre

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Il calore del corpo di Dorothea è quello che cercava da quando quell'idiota ha iniziato ad insinuare che Cyrus non sapeva fare il suo lavoro nella sua consulenza. Sapeva benissimo che quello era l'obiettivo della giornata, della sua visita e di quello che faceva solitamente nella sua giornata. In un modo o nell'altro era in quel groviglio di corpi che si districava la matassa che era la vita di Cyrus. Era un'uomo semplice e faceva poche cose, queste poche erano essere padre, il caffè e scopare. Nella terza si sentiva abbastanza esperto dopo quasi dieci anni. Sapeva come e dove colpire Dorothea per avere il miglior effetto possibile, sapeva il ritmo con cui colpirla e cosa le piaceva sentire quando il tutto procedeva come lui voleva.
Era un'animale a godere mentre la prendeva in quel divano rendendola sua per l'ennesima volta in quell'ufficio, mentre l'odore del sudore di entrambi si mischiava a quello del sesso sfrenato.
Non ebbe pietà, come non aveva mai pietà quando sfogava le sue frustrazioni su di lei. Ed a lei piaceva, piaceva incredibilmente, se no perché urlerebbe il suo nome ai quattro venti ora insonorizzati magicamente?
Cyrus sa che cosa sta facendo e sa che lo sta facendo bene quando sia le gambe che le mani di Dorothea sono nella posizione giusta. Le gambe devono essere intorno ai suoi fianchi, e le mani devono graffiare la sua schiena. Il bruciore dei graffi lascia al corpo quella sensazione di freschezza che Cyrus apprezza mentre prende possesso di Thea. Loro sono fatti così, si odiano e si attraggono in modo disperato.
Forse stasera, se non rompe il cazzo, non sarà necessario bere, per una volta.
Forse stasera, bere sarà solo un piacere.
Non ci sono altre possibilità, quelli sono i segni evidenti che Cyrus Ira Selwyn è un'uomo di parola e che la sua voglia è propriamente accettata dalla sua donna.
Il vizio deve essere il suo comandamento, e quando è con lei lo diventa sempre. Purtroppo per tutti spesso il vizio prende la forma di una bottiglia di Bourbon e delle seguenti liti con la moglie che finiscono in lividi. Ma a tutto questo Cyrus in questo momento non sta pensando, sta pensando a quanto gli piace sentire il suo nome urlato dalla sua donna che lo implora di darle di più, più forte e più potente.
Non ci vuole molto, basta accelerare.
Ed accelera. Di più.
Sempre più forte e veloce.
Fino al fiatone, fino a quando non sente montare quell'orgasmo che sente di essersi meritato nel calore che lei gli da. Forse questo è l'amore di cui è capace.

Cyrus Ira
Selwyn

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Si laciò spogliare e viziare da sua moglie in quel momento. Se l'era meritato in quella giornata. Non aveva mandato nessun messaggio riprovevole, non aveva quasi toccato alcool ed era stato un buon lavoratore, portando a casa il suo meritato stipendio. Continuò la tempesta di labbra e come se nulla fosse Dorothea era coperta solo da quelle mutandine di pizzo che portavano la stessa domanda del vestito stampata sopra: "Come toglierle senza avere rotture?".
Perché quel desiderio era di entrambi, anche se per il momento quello che godeva di più era sicuramente lui, mentre lei faceva qualcosa che solitamente non apprezzava nel suo modo così perfetto che lasciava Cyrus nella solita estasi.
Sapeva che qualcosa non andava. Ma non è che gli interessasse molto mentre la sua erezione era coccolata nella bocca dolce di Dorothea. In questo stato di goduria uscirono dalla sua bocca dei gemiti di approvazione. Lei sapeva dove toccare, e sapeva come dargli piacere nel modo più immediato. E vide la mano di lei che iniziava stimolarsi mentre lo addolciva. "Hai voglia oggi, eh?" disse tra un piacere lascivo ed un altro. "Ho una voglia matta di farti urlare il mio nome" disse soffocando altri gemiti goduriosi che provenivano da entrambi. Con un cenno decise di farla staccare da lui. la toccò nella sua intimità per vedere se fosse pronta per il prossimo passo nel loro itinerario edonistico. "Non voglio venire subito, prima voglio che tu venga per bene, poi arriverò io" quello che sembra un gesto altruista è ben altro nella mente di Cyrus. La stategia, come nella guerra, è quella di portarla al suo premio prima, per fare bella figura di maritino dolce. Questo lo avrebbe reso più convincente in altri momenti, in cui la sua volontà non era così allineata con quella della moglie. La sollevò e la fece sdraiare sul divano in pelle, consapevole che non ci sarebbe voluto molto per prenderla e possederla. Una volta che lei fosse debitamente pronta e comoda lui sarebbe entrato prima lentamente, cercando di ammutolire i gemiti con la sua bocca in un bacio che era tanto utile quanto piacevole. E con la bocca di entrambi occupata in quel bacio avrebbe iniziato a muoversi in modo costante ed imperterrito, mentre la stringeva a sé nella disperata ricerca di quel piacere che solo lei sapeva dargli.

Cyrus Ira
Selwyn

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E come sempre la prima cosa che gli chiese Dorothea fu come era arrivato lì, ed alla sua scusa si prese l'ennesima strigliata. "Cristo, non ti piace che sia venuto il tuo maritino dolce e sensibile a trovarti?" disse con tono sempre più vicino allo scazzo totale. Quando faceva in quel modo la sola cosa che gli veniva era di prenderla a schiaffi come meritava. Come sempre, però era venuto per fare ben altro, e lo sapevano entrambi.
Si lasciò uscire un "Si, Si, Si, farò più attenzione" mentre poteva sentire nelle sue orecchie sussurrato per bene quel desiderio di approvazione che Cyrus usava tutte le volte per farla arrendere più facilmente del giorno prima. E glielo sussurrò, mentre con le labbra la baciava lento dal viso giù per il collo fino alla scollatura del vestito, che nel durante stava già abbassando con le mani libere. Ogni volta Dorothea adorava mettersi in vestiti sempre più elaborati, sempre più interessanti e che però davano a Cyrus lo stesso effetto. Quell'effetto era un piccolo pensiero che lo aggrediva ogni volta che la vedeva in uno di quegli affari sempre più esageratamente arzigogolato ed il pensiero era "Come levarlo senza che rompa le scatole troppo?". Come sempre mentre lui armeggiava con le vesti di lei questa continuava a parlare e chiedere di attualità, di lavoro e di tutto quello che poteva essere interessante ad una personalità politica come lo era lei.
Fece uno sbuffo e tolse le sue labbra dal corpo di sua moglie dicendole "Tutto normale, solite rotture di cazzo, nulla di nuovo, ora però non mettere fretta al mio spuntino però".
Perché loro erano così, il magnetismo che avevano era quello dei corpi e della libido di due quindicenni, quando i ricordi non prendevano il sopravvento. In quei momenti era l'alcool a dominare, parlare ed esprimersi. Era la sola soluzione che funzionava, lo dimostravano anni di pace dalle visioni e dallo stress.
Ma tutto questo a Cyrus importava poco, era venuto a prendere quello che era suo. Sapeva cosa dire in quei casi per comprarsela definitivamente ed iniziò dicendo "Dolcissima" ed intendeva "Stronza petulante" "bellissima" ed intendeva "Rompicazzo incredibile". "Splendida" ed intendeva "perfettina del cazzo" "Meraviglia della natura" ed intendeva "megera spietata" perché quel che pensava a volte non poteva dirlo, non poteva quasi pensarlo, ma si sapevano i suoi pareri, non era un'uomo difficile da leggere. Per lei invece lui era illeggibile, incredibilmente complesso ed incomprensibile. E gli piaceva così, perché lei era troppo vicina per non sortire effetti se lo avesse capito, e quello non poteva permetterlo in nessun modo.
Non era un'uomo frettoloso, e gli piaceva prendersi il suo tempo con lei, anche a rischio di essere noioso. Carezze e sussurri che parlavano di quel desiderio carnale purissimo. Si lasciò togliere la camicia da lei, mentre lui le toglieva quel vestito bello ma purtroppo di mezzo. Mentre continuava a baciarla si avvicinò con quell'erezione che era ormai evidente segno di un desiderio che si faceva via via più ineluttabile. Mentre la baciava le morse leggermente il labbro, sapeva che era una delle cose che più le piaceva e voleva che lei fosse perfettamente pronta per lui, in tutti i modi che poteva. "Quanto sei bella quando mi vuoi" fu l'ultima cosa che le disse prima di tornare a baciarla ovunque volesse.

Cyrus Ira
Selwyn

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La giornata era stata per essere gentili un casino. Qualche agentucolo da quattro soldi aveva deciso di fare il quarto grado a Cyrus riguardo parte dell'attrezzatura standard. Aveva bisogno di sfogare la frustrazione che, nonostante fosse nobile e facesse un lavoro più che rispettabile, doveva subire per colpa di un branco di incompetenti.
In tutto questo Dorothea era una panacea per i suoi mali. Lei lo era sempre, nonostante certe volte fosse una stronza petulante e risultasse piacevole come una spina nel mezzo dell'alluce durante una maratona.
La solita cosa per Cyrus, una lenta discesa dal suo ufficio via via verso la metropolvere verso il MACUSA, gli uffici erano conosciuti e gli assistenti sapevano chi era.
Non era nulla di nuovo per lui o per tutti quelli che lo circondavano "Sono l'agente Selwyn, avrei bisogno di una consulenza urgente con la consigliera Lovecraft riguardante materie di massima sicurezza, lei sa già di cosa dobbiamo parlare" disse ad uno dei mille assistenti di Dorothea, o era un'inserviente? A lui fregava poco, alla fine non era altro che un'ostacolo verso il dolce miele che era sua moglie, che in quel momento voleva vedere per farle capire che aveva bisogno di lei come un'orso ha bisogno del miele. Gli bastò entrare con il suo fare sicuro dentro l'edifico prima, poi nell'ala specifica che aveva già percorso altre volte e dopo ancora nell'ufficio dove sapeva per certo si trovava il suo desiderio.
Lei, che aveva già visto la situazione, sapeva benissimo che cosa voleva Cyrus. Allo stesso tempo Cyrus sapeva che anche lei voleva prenderlo nello stesso modo in cui lui voleva prenderla.
Fece un sorriso sicuro di sé mentre entrava, con passo sicuro si avvicinava alla sua donna che era perfettamente seduta sul suo banco. Aveva già una voglia matta di prenderla in quel momento, ma era già troppo occupato a sentire che la sua voce non diceva un dolce "Ciao amore mio, vieni qui che ti sistemo tutto io" ma era più vicino ad un "Che stracazzo vuoi dalla mia vita, pezzo di merda che non sei altro". Tutto questo sarebbe potuto essere un primo segnale d'allarme per Cyrus. Ma come spesso accade, Cyrus se ne fregò bellamente dei non detti e delle cose che sua moglie lasciava intendere con le inflessioni della sua voce. "Ho usato la solita scusa. Avevo bisogno urgente di te e tu sapevi già e che se non gli aveva detto nulla non erano cazzi loro" le rispose come se fosse la normalità. Si avvicinò con passo sicuro, come una meteora verso di lei con l'intento di darle un bacio e prenderla per i fianchi, a dimostrarle la voglia evidente che aveva di sfogare con e su di lei le frustrazioni odierne. Una volta a pochi centimetri da lei sorrise un poco di più, il minimo indispensabile per farle capire che la sua presenza lo rendeva più felice. Con quel sorriso tipico di chi si sente il re del mondo le disse "ciao bellissima, sei sempre bella come la prima volta che ti vedo" e lo pensava davvero, ma allo stesso tempo pregava tutti gli dei che non decidesse di essere la sua versione più noiosa, ma in quel giorno fosse quella che ogni volta che lui aveva voglia finiva per sciogliersi ai suoi gesti che urlavano possesso quanto lo urlava quella fede sul dito. Le accarezzò il braccio lentamente, senza perdere tempo ed in contemporanea facendo passare tutto il tempo che voleva. Doveva essere evidente che per Cyrus non c'era nulla di più importante di lei.

Cyrus Ira
Selwyn