Votes taken by Patrizia.

  1. .
    thunderbird
    student
    13 y.o.
    Le conosce troppo bene le gerarchie di una scuola che tra le proprie mura cela schemi indistruttibili e invalicabili. Le conosce anche se finge di ignorarle, se si sforza di farlo ogni giorno e ogni notte in cui deforma ogni regola e forma di potere che altri potrebbero vantare su di lui. Lo fa perché non conosce altro, perché non pensa che per lui possa esistere davvero un posto in arazzi che raffigurano solo coloro che vantano una certa importanza. E allora il suo posto è ovunque, in ogni corridoio in cui non dovrebbe trovarsi, sulle labbra di chi sa denigrarlo, davanti agli occhi di chi non lo vorrebbe vedere. E' una rivoluzione muta e senza scopo, senza conseguenze, perché non sa davvero pensare che quelle stupide punizioni per cui perde metà del suo tempo libero siano davvero un dramma. Cosa se ne farebbe, tanto, del tempo, lui che non ha niente da condividere tra quelle mura antiche e marce? In fondo non ha mai saputo accettare niente, non ha mai voluto farlo, mettendosi sempre contro ogni cosa per non stabilizzarsi mai e non avere mai niente a cui aggrapparsi. Stabilizzarsi vorrebbe dire avere qualcosa da cui dipendere, qualcosa a cui tenere, ma è una prospettiva triste quando tutto ciò a cui sa pensare è sempre il momento in cui lascerà andare la presa. E allora sa come non averla, una presa, come poggiarsi sempre in modo leggero su un mondo che ad una violenza risponde con altra violenza e che ad una pretesa sa concedere solo un pugno stretto nell'aria. E' leggero ogni suo scherzo, ogni suo sorriso affilato e ogni smorfia strafottente, è leggero nell'agire senza mai pensare alle conseguenze, perché in fondo ogni sua azione è leggera e non può cambiarlo, non può atterrarlo, non può generare niente che, in risposta a lui, non sia anch'esso leggero.
    «Ciao Arya.» Sa averlo già sulle labbra un ghigno divertito e uno sguardo forzatamente complice prima di staccarsi da un muro per fermarla in mezzo al corridoio, così come Arya potrebbe saperlo già prevedere l'ennesimo tentativo di trasformare una semplice simpatia, che nel suo caso potrebbe essere definita perfino sopportazione, nella più entusiasmante storia della loro vita. Perché non ne hanno mai avute altre, s'intende, ma è un gioco in cui sa improvvisarsi anche romantico qualche volta.
    «Ho sentito dire che muori dalla voglia di andare alla festa di Natale con me. Nessun problema, sono libero.» La verità è che non gli importa davvero niente di quella festa, che se non ci fossero anche i professori presenti probabilmente non ci andrebbe affatto, o che forse non ci andrà veramente e si farà cercare per chissà quale piano del castello. Ma è un modo come un altro per sparire dall'ombra in cui predilige stare e cercare euforia nei momenti di calma piatta, è un modo per far parlare il proprio crescente interesse e non sempre il solito ragazzo annoiato dalla propria vita. E lo diverte, lo diverte da prima ancora di iniziare e con qualunque conseguenza che potrà avere. «Sei proprio fortunata, mh?»
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  2. .
    princess - valkyria
    24 y.o.
    Dėlïshk non è una persona che si aspetterebbe di vedere nelle immagini tremanti delle telecamere di sicurezza, Dėlïshk non è una persona che si sarebbe aspettata di vedere mai, prima di questo momento, ma mentirebbe a sé stessa nel dire di non averci almeno pensato un giorno o l'altro, sempre pronta a scacciare un pensiero che forse in un ritardo infinito avrebbe potuto fare meno male. Perché le basta un istante per notare ciò che sa premerle davvero contro il petto per comprimerle i polmoni e non lasciarle che il ricordo di un respiro a cui aggrapparsi, le basta un attimo per vedere il vuoto al suo fianco e dargli un nome, un nome che dovrebbe riecheggiarle in testa con la sicurezza che lo accompagna di solito ma che ora assume un suono lugubre e pieno di tutte le mancanze che con sé sa portare. Calien non c'è. Calien non è con Dėlïshk e non è nella sua testa, in un contatto psichico a cui si è aggrappata così tante volte da deformarlo e renderlo più consistente di quanto forse avrebbe dovuto essere. Avrebbe dovuto interrogarsi più a fondo riguardo a quel silenzio che ha saputo spezzarla dal primo istante ma che non è stato capace di smuovere abbastanza domande, non quando ogni possibile risposta avrebbe solo saputo terrorizzarla. Ed è così che si sente per pochi secondi di ulteriore silenzio, è così che lo guarda da dietro uno schermo senza ancora sapersi muovere, senza saperlo raggiungere, immobile come lo è stata per infiniti giorni ma con una lacrima trattenuta ad inumidirle lo sguardo. E infine la voce le trema quando è costretta a muoversi, ad anticipare le guardie con parole che le rassicurino anche se vorrebbe così tanto urlare altro, urlare a sé stessa e a tutti di come anche quel silenzio le sappia sembrare solo uno sbaglio.
    «Dėlïshk. Entra pure.» Forse in un altro momento gli avrebbe saputo gettare le braccia al collo con un entusiasmo che travolgerebbe qualsiasi usanza, qualsiasi saluto, ma non sa farlo adesso che c'è solo una domanda muta a morirle in gola e a rendere ogni fiato più amaro, ogni sguardo più umido e ogni lineamento capace di tremare di sensazioni che non ha mai sentito premere contro la propria pelle. Vorrebbe chiederglielo, dov'è Callie, ma la verità è che lo sa che, nel non essere lì, esclude la possibilità di essere da qualunque altre parte. E allora semplicemente non dice nulla nel chiudersi la porta alle spalle e cercare una nuova solitudine solo per loro, nel riversare in lui uno sguardo che sa di quella disperazione e anche di altro, di tutto ciò che sente di aver perso in un istante, ma che ancora e sempre deciderà di portare con sé.
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  3. .
    student
    17 y.o.
    A volte sa chiedersi cosa succederebbe se si lasciasse trapassare da una qualsiasi certezza. Anzi, non una qualsiasi, una che come questa sa poggiarsi sulla sua pelle ed espandere su di essa una sensazione piacevole, di calore, una capace stranamente di farlo sentire a suo agio. Perché anche se avverte l'imbarazzo stringergli appena la gola lo sa quanto vorrebbe infilare momenti come questo in ogni fessura del proprio passato, del proprio presente, perfino di un futuro che spera essere migliore di tutto il resto e forse solo simile ad istanti in cui, come adesso, sa prendere un respiro più pieno degli altri. A volte sa chiederselo ma sa anche scacciare con rapidità ogni pensiero, perché alla fine è più facile non saperlo cosa si proverebbe nell'avere una vita simile a quella che non si può permettere. E' più facile non farsi illusioni, non pensare ad un bene che forse non potrà arrivare mai o che forse saprebbe solo marcirgli nel petto. E in quel caso sarebbe dentro di lui, non fuori, sarebbe capace di distruggerlo con tanta facilità che non sa concedersi un premio per poi saperlo destinato ad una lenta rovina. Forse è perché crede di non sapersi prendere cura di niente, di non saper come custodire qualcosa, quando in fondo non ha mai avuto niente di suo ed è una prospettiva che sa sembrargli così sbagliata, così contro natura. Ma la verità è che se anche crede di non farlo, alla fine uno spiraglio per Kali lo sa lasciare aperto sempre.
    «Già, non esiste, non vorrei mai che fossero felici la prossima volta che verrò ad aspettarti fuori casa.» Ma c'è sempre qualcosa di trattenuto anche nei sorrisi imbarazzati di uno scherzo, in parole che fluiscono libere perché sa dove indirizzarle con un pizzico di ironia, ma che spesso hanno così tanti ostacoli sulla loro strada da non sfiorare mai. Perché ci sono tante parole non dette, ci sono tanti sguardi che si spostano prima di potersi dire qualcosa di nascosto e ci sono loro che forse non sono pronti a scavarsi più a fondo nel petto per guardare buche che si preoccupano sempre di ricoprire.
    «Oppure per una volta potresti rischiare la vita facendo un tuffo, quello più basso. Ci sono solo io, non ti prendo in giro.» Perché nell'ingenuità di un ragazzino potrebbe essere quello il problema, così come potrebbero essercene altri infiniti ma altrettanto superficiali, così lo sa dire con estrema spensieratezza mentre le sue dita si sporcano appena di terra per recuperare una bottiglia sigillata e nascosta dalle radici di un albero in prossimità di casa sua.
    «Secondo me un po' di vodka e ce la fai.»
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    Hai finito!
    Benvenuto a Brakebills!
    Ora sei ufficialmente un membro di Brakebills! La prima cosa che devi fare è inserire la pietra nell'inventario [è obbligatoria per poter partecipare a lezioni e quest] e comunica che la tua scheda è stata accettata e che quindi il prestavolto non è più prenotato ma IN USO, qui. Se è il tuo primo pg, ricordati di aggiungerlo nel censimento così verrai spostato nel gruppo Students. In seguito aggiungi il Libretto degli Incantesimi che poi trovare nel regolamento studenti, è molto importante perché altrimenti non potrai partecipare a quest o lezioni. Dovrai tenerlo aggiornato!
    Se il tuo PG è un Adulto ricorda di controllare regolamento degli adulti.
    Poi controlla nella bacheca se ci sono eventi in corso, potrai subito partecipare, oppure cerca qualcuno con cui ruolare in questo topic o sul gruppo di Facebook.
    Per i Maghi Neri/Necromanti il catalizzatore è sempre d'Onice, ma bisogna scegliere l'animale Totem. e ricordati che, nel caso il tuo pg sia uno studente, devi iscriverti correttamente nel Circolo di New York
    Ricordati di inserire il banner del GDR in firma!

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  5. .
    black mag - assassin
    25 y.o.
    Non ho mai pensato che saresti potuta essere proprio tu a ritrovarmi quando la mia mente sembrava così persa e la mia presa sul mondo era ormai scivolata via da tempo immemore. Non ho mai pensato che sarebbe stato un pezzo così profondamente ancorato al mio passato a raggiungermi e trascinarmi verso un futuro che qualche mese fa non avrei minimamente immaginato. E' da tempo immemore che sono ormai assorta in intrighi di potere che sanno riempire ogni mio pensiero, ogni mia preoccupazione, ma che non lo fanno mai quando sono con te. E' da troppo che penso di non provare niente, di saper escludere dalla mia testa ogni tipo di sensazione o sentimento, ma che mi ricredo nel momento stesso in cui intreccio le mie dita alle tue e so di essere qualcosa di più, più di un'Assassina, più di una seguace di Tharizdun, più di un'arma in cui mi sono trasformata per essere sempre e solo oggetto e mai vittima delle situazioni in cui mi occorre scivolare tra le ombre della notte. Lo sai che credermi capace di non essere nulla mi ha salvata? Lo sai che non ce l'avrei fatta a sopravvivere come preda in un mondo che mi si è accanito contro con così tanta veemenza da lasciarmi spesso senza fiato? Ma come arma non ho bisogno di fiato, ho bisogno solo di strapparli alla gente per portarli come segreti dove è giusto che stiano, ho bisogno di essere un mezzo e mai una donna, mai il soggetto di ciò che ho deciso di portare avanti. Ma in questi giorni e in queste notti non sono mai stata un mezzo, non sono mai riuscita ad esserlo quando ci sono sempre troppe sensazioni a tornare come onde tumultuose ad abbattersi nel mio stomaco, quando i miei pensieri sanno avvolgersi tanto profondamente a te da avere una consistenza e riempirmi di impulsi repressi per troppo tempo. Sei questo, Rias, sei ciò che ha risvegliato in me una vita ormai sopita, ma sei anche tutto ciò che mi tiene lontana da schemi rigidi che là fuori mi permettono di sopravvivere.
    «Puoi chiedermi quello che vuoi.» Perché non sai da quanto ci spero di vederti abbattere questi confini che non mi permettono altro che essere l'una o l'altra cosa, mai un insieme umano di paure e desideri, mai completamente me stessa. Non sai quanto desidero vederti chiudere lacci che mi permetteranno di unire me stessa e mostrarti tutto, anche tra infiniti segreti impronunciabili, anche nella paura di non poter essere accettata. Perché sei tu, Rias, e solo tu puoi far collidere due mondi che ho sentito scivolare via dalle mie dita e che ho creduto persi così tante volte, ma sempre tu potresti farli sprofondare in un limbo che ho così tanta paura di incontrare di nuovo.
    «Provo... delle cose che non credevo più di saper provare, Rias. E mi spaventano. Mi spaventano perché sono diverse da tutto il resto della mia vita e ho paura di poterle perdere, ma anche di non saperle gestire e di ferirti.»
    ©
  6. .
    princess - valkyria
    24 y.o.
    Ha sempre avuto paura di sbagliare, in ogni istinto che ha sentito battersi contro il proprio petto nel desiderio di mischiarsi all'aria e avverarsi. Ma non è mai stata impulsiva abbastanza da liberare i propri desideri quando non potevano essere considerati giusti, quasi perfetti, in una paura che si è tradotta troppo spesso nella necessità di mantenere ogni parola, gesto e segreto per sé stessa. Ha imbottigliato così tante emozioni da poter credere di non averle mai provate, ha represso sensazioni così sincere da sembrare indimenticabili al punto che cancellarle sarebbe potuto sembrare uno sbaglio ma non per lei, non per chi nella propria perfezione ha sempre visto l'unico scudo capace di mantenerla al sicuro. E forse ora vorrebbe solo vivere, vorrebbe lasciar fluire una sensazione dopo l'altra senza più soffocarle tra infiniti moti e domande che ancora le si agitano in testa. Forse vorrebbe, nei limiti che si concede di allargare appena, solo provare una spensieratezza che vede riflessa negli occhi di tutti i presenti e nei propri solo in risposta a quella che Ethan, a volte, sa provare così puramente.
    «Ho sempre paura di sbagliare ma sai, questo è uno sbaglio che mi posso permettere. Rimarrà qua dentro, in ogni caso. E penso che nel limbo di cui parli vivrei le cose a metà quando invece mi sono ripromessa di vivermi tutto di questa esperienza.» Lo sa che la maggior parte delle persone non parla dell'università in quel modo, lo sa che forse le sue infinite speranze possono farla sembrare fuori dal mondo, infinitamente infantile, forse un'illusa, ma sa che con Ethan, almeno, può non preoccuparsi di un giudizio che non giungerà per perseguitarla.
    «Non cambierei la mia vita per nulla al mondo. La mia famiglia e i miei doveri sono qualcosa di cui vado estremamente fiera. Ma è bello anche illudersi di poter avere una piccola pausa di normalità ogni tanto.» Ed è una scelta che ha saputo prendere così tardi, molto dopo rispetto a Madeleine, è una scelta che ancora a volte la fa vacillare, perché lo sa che nella normalità sarà difficile trovare gli stessi appigli di cui si fida da tutta la vita. «Tipo questa è indubbiamente una bellissima festa e non posso crederci di essermi persa qualcosa del genere per gli ultimi cinque anni.» Ma non sa davvero guardarla con la malinconia negli occhi, non sa davvero pentirsi delle scelte che ha preso ma solo decidere di seguire nuovi desideri in una vita che in fondo è sempre la stessa, solo con qualche delicato laccio in meno a trattenerla su un percorso perfetto.
    «Immagino che sia molto prevedibile ma ho uno spirito di ghiaccio e uno di aria. Mi porto sempre un po' di Nord con me, mh?» Ma tutte le sue attenzioni sanno ricadere sulla goffaggine di una sola foto, sulla tenerezza che sa provare sempre in presenza di qualcosa di così puro, di buono, di vero. E sorride semplicemente nel collegare ogni punto di sua conoscenza, sorride nel vedere una creatura buffa che può ricordare in così tanti modi il suo padrone da sembrare quasi uno scherzo. «Ethan Hunt sei prevedibile anche tu! Non ci posso credere, è vero quando dicono che gli animali somigliano ai propri padroni. Quel rubino è un signor rubino!»
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  7. .
    millie tobin aalina holstein
    princess - valkyria
    24 y.o.
    E' abituata ad avvertire impulsi che premono e premono contro il retro della sua testa per liberare infiniti istinti che questa libertà non dovrebbero conoscerla, che troppo spesso sono visibili solo da questi occhi che non le appartengono e che ancora faticano a distinguere nuovi colori nitidamente. Non è abituata a far fluire le parole come se non avessero un peso, come se potessero essere davvero solo parole e non avere conseguenze in nessun angolo del mondo. Non è abituata a lasciar sorridere il proprio sguardo senza impulsi naturali capaci di trattenere ogni sensazione nell'eleganza dentro cui è cresciuta sempre alla ricerca di uno spiraglio di luce. Ma ci sono momenti in cui si concede di sentire tutto e di non reprimere nessun impulso, ci sono momenti che ha strappato da un mondo che non glieli avrebbe concessi e che nasconde dietro una maschera capace di renderli suoi per davvero, fino al più piccolo dettaglio e all'ultimo istante. E' questo Millie Tobin per lei, è una possibilità che le è sempre mancata e che distende i suoi muscoli in una quiete sconosciuta, quasi magica, che le consente di essere tutto ciò che vuole, oltre ad un'ordinaria ragazza ambiziosa.
    «Oh, ti capisco. Posso dirti il mio trucco, ma non sono certa che quello che funziona su di me funzioni anche per gli altri.» Non lo è mai, in effetti, quando le sue sensazioni nella sincerità più profonda che conoscono sembrano sempre così diverse da quelle che intravede negli occhi della gente. Si è sempre sentita un po' al di fuori di tutto, di ogni gruppo, di ogni insieme fisico o ideale di persone, tanto di dubitare di poter effettivamente somigliare a qualcosa, qualunque cosa, che non fosse semplicemente la realtà di ciò che le si scatena nello stomaco ad ogni passo nel mondo.
    «Puoi provare a creare, nella tua testa, delle situazioni in cui quello che leggi potrebbe avverarsi. Così diventa un po' più vero, sai? E dovresti ricordartene. Dovresti, perché non lo so se funzioni come me.» E' abituata a non promulgare verità come tali quando sono solo frutto di infiniti pensieri che si intrecciano fino a perdere ogni filo logico, ma sono nodi che spesso non può sfilare dalle proprie labbra e che invece adesso pronuncia con un sorriso disteso, forse un po' incerto, ma incredibilmente sincero. E sa solo illuminarsi, aprirsi e aprirsi quando sa sentirsi investire da una spontaneità che non può raggiungerla mai, non in questo modo così genuino, ma che sa di aria fresca e di novità che non devono essere temute. Sa ascoltare ogni parola, anche la più buffa, con uno sguardo che semplicemente non potrebbe apparire più interessato, perché è sempre stata questa strana quotidianità a mancarle e toccarla, sfiorarla con le proprie dita, sa essere una sensazione più travolgente di quanto avrebbe immaginato.
    «Oh, wow. Le Ray's sembrano davvero fantastiche.» C'è complicità nei suoi occhi, la stessa che si potrebbe trovare in quelli di una bambina rapita da storie fantastiche, mai sentite, le stesse per cui altri potrebbero non emozionarsi più. E in fondo è così che si sente. Non sa trovare buffa una parola, non sa vedere niente fuori posto quando invece un posto lo prende ogni cosa ed è questo, un angolo tra le fila di una spensieratezza che per molti potrebbe sembrare banale, ridicola, forse noiosa, ma non per lei.
    «Mi chiamo Millie.» E in Millie può vedere così tante parti di sé, anche quelle di solito più nascoste, che sarebbe difficile non sentirsi a proprio agio adesso, nel distendere una mano con l'eleganza a cui è abituata, con il portamento di una principessa, ma con occhi che sorridono di un entusiasmo libero e infantile, lo stesso che ha sempre dovuto trattenere alzando il mento e non distendendoli troppo gli angoli della bocca.
    «Mi sembra un'ottima idea! Non si possono rifiutare i nachos.» Non sa quasi ascoltarle quelle scuse che sono di troppo, forse non lo farebbe se non le trovasse così profondamente divertenti. E infatti gliela strappano una risata leggera, cristallina, che si sfuma nell'aria senza che più niente, adesso, possa trattenere ogni scintilla di felicità trovata in una stanza così normale. «Bhe, io potrei avere paura dei fantasmi. Quindi la tua compagnia è molto gradita. Extra guacamole e birra messicana?»
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  8. .
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    jackals
    23 y.o.
    Lo so prima ancora di capirlo che il mio corpo è accanto al tuo e così vicino da poterlo sfiorare altre innumerevoli volte, lo so perché mi sveglio più calma del solito e i miei muscoli sono distesi anche se ho già bisogno di muovermi, di raggiungere una bottiglia d'acqua perché ho la bocca secca e ci sono fitte pronte a premermi contro il cranio ad ogni movimento. Ma è facile essere qui, essere ferma e aspettare semplicemente che i miei occhi si abituino alla luce prima di muovere qualunque passo, qualunque gesto che ancora non voglio compiere per allontanarmi da te. E' facile perché non so pensare ad altro che a ciò che ho, a ciò che mi appartiene e sa guidare il mio corpo in una realtà densa che inonda tutto e rende ovattati i suoni che cercano di raggiungerci da un altro mondo. Forse potrei stare così per sempre, anche con la sete, anche con gli occhi che ancora piano si chiudono davanti alla tua figura, solo per riaprirsi poco dopo e cercarti ancora. Sei qui, sei qui adesso e so aggrapparmi così forte a questa certezza da scordarne altre mille per qualche istante di tempo. Anche se poi alla fine le riconosco sempre tutte, le sento premere contro la fronte e dietro la nuca in consapevolezze che non vorrei davvero avere. Perché un giorno riaprirò gli occhi e non sarai qui come adesso, un giorno e poi molti altri a seguirlo non avrò il tuo viso in cui affondare ogni bisogno che come è sempre esistito, ha sempre trovato soddisfazione in te soltanto. E quel giorno non sa più essere così lontano anche se lo è da momenti come questo, quel giorno è già un fantasma che mi si preme addosso in un gelo sconosciuto, nuovo, spaventoso, quando non ci sono i tuoi occhi a scaldarmi come fanali capaci di fendere ogni nebbia, anche quella che più fitta mi priva della vista. So farmi più vicina in un istinto che si traduce in un movimento rapido, quasi scattoso, come se potesse mancarmi il fiato per una distanza che è già cominciata ad esistere nella mia mente e da cui so di non avere scampo. Ma adesso posso allontanarla per un po', vero? Adesso posso cercarti e trovarti, sentirti sotto i polpastrelli in un movimento che ancora e ancora sa sfiorarti sul volto per non farmi inghiottire da questi gelidi pensieri ma lasciarli al di fuori di una barriera destinata a distruggersi su sé stessa.
    «Hey.» Non è solo un sussurro a raggiungerti quando sappiamo sempre fonderci in ogni nostra parte, quando ci sono lembi di pelle capaci solo di cercarsi e sfregare piano gli uni contro gli altri in un bisogno che forse è più intenso del solito, che forse è un riflesso di questa paura che ti riverso addosso per non sentirla più mia, ma che è ovunque al di fuori di queste braccia da cui desidero così ardentemente di farmi stringere per far tacere tutto. «Me sto abituando a svegliarme così, 'o sai?»
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  9. .
    princess - valkyria
    24 y.o.
    Sono sbavature che non si è mai concessa di avere, marchi come quello che vede brillare nel suo colore scuro sulla pelle diafana di Madeleine. Sono segni che non ha mai conosciuto e che tutt'ora non riconosce, che sanno risaltare come uno sbaglio su una tela perfetta ma che, proprio per questo, vengono evidenziati da una mente attenta che non sa condannarli prima di conoscerli. Sa sempre aspettare prima di proclamare un giudizio, sa sempre chiedere prima di ideare la propria giustizia e con Madeleine ci sono domande che nascono così spontanee e risposte che vengono attese con la pazienza e l'imparzialità di chi già sa di poter accettare ogni cosa. Si fida di lei fino a quel punto, ci crede fino a sapere di non poter essere in disaccordo neanche in un istante che nell'esistere farebbe crollare ogni sua certezza il cui capostipite si trova davanti ad occhi ormai curiosi e privi di ogni malizia. E' un tatuaggio vero, è un marchio e come tale non può che racchiudere una sua profonda importanza, altrimenti non potrebbe essere impresso su una pelle che più di molte altre conosce l'importanza di una purezza difficilmente corruttibile. Ma sa fidarsi anche di questo, dell'importanza che potrà avere, quando non esiste un dubbio a mostrarla reticente di fronte a qualcosa di nuovo, ma non per questo minaccioso.
    «Sai che puoi dirmi ogni cosa.» Lo sa davvero Madeleine così come Aalina lo intende davvero e senza bisogno di sottolinearlo, ma esistono parole pronunciate solo per incoraggiarne altre che sembrano più difficoltose, esistono per fornire supporto dove scontrarsi quando il mondo sembra girare nell'orbita più complessa ma loro sanno essere sempre lì, pronte a raccogliere ogni debolezza dell'altra. Ed è con questa certezza che le stringe le mani prima di prendere un posto al suo fianco che è sempre stato suo, che non saprebbe lasciare e da cui non potrebbe allontanarsi, non quando è l'unico rifugio che conosce ed è da lì, solo da lì, che può donare a Madeleine la protezione e l'appoggio di cui ha bisogno. Sa ascoltare, sa annuire, sa seguire un discorso che tratta argomenti a cui si sono sempre avvicinate insieme, affascinate dai popoli a loro più vicini e dalle loro incredibili storie. Sa essere la colonna al suo fianco che con il volto disteso è capace di accogliere ogni parola, ogni racconto, per farlo proprio in modo così profondo da arrivare infine a condividerlo. E sa quando stringerle le mani ancora per accompagnarla tra quelle sillabe che sanno essere più difficili, per incoraggiarla a continuare a trascinarla in un mondo nuovo che non sa davvero spaventarla.
    «Ho sempre saputo che avresti trovato il modo di farlo, Mads.» Ed è una verità che sa pronunciare con commozione nella voce, con una soddisfazione che forse ha sempre provato ma che solo ora sa riempire ogni suo sguardo carico di ammirazione. Perché ci sono desideri che hanno provato per così tanto tempo, stretti tra barriere e imposizioni che lei ha sempre accettato e che spesso Madeleine ha saputo scavalcare con quella stessa forza che a lei mancava. Ma ora, con sua sorella, può credere di compiere quel salto anche lei. Ora è una possibilità così consistente che non può privarsi di passarci le dita attraverso in una carezza leggera, ma che già fa tremare i suoi muscoli di sensazioni nuove.
    «E tu sai che voglio farlo, che voglio fare parte di questa cosa ed essere al tuo fianco ogni volta.»
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  10. .
    princess - valkyria
    24 y.o.
    «Sono sicura che ripeterò l'abbonamento una volta finiti gli impegni.» Non è abituata a parole che libere fluiscono da labbra sempre socchiuse nello stesso infantile ed entusiasta sorriso, non è abituata a pareti rigide che si abbattono per lasciar mischiare ad ogni parola opinioni viscerali e segreti immobili. Non è abituata perché non ha mai creduto di poterlo fare, perché lo ha trattenuto nello stampo di marmo perfetto da cui si è lasciata forgiare giorno dopo giorno, con il mento rivolto verso l'alto e le spalle sempre dritte, speranzosa di poter conoscere l'elegante rigidità che avrebbe proclamato indistruttibile, impossibile da ferire, fino al momento in cui ha riconosciuto la libertà. Perché si sente più al sicuro adesso che dentro a mille precauzioni, si sente parte di un rifugio più caldo che forse per tempo ha rinnegato, ma che sa sempre accoglierla come se non fosse mancata nemmeno per un giorno. Ethan è un rifugio, Ethan è così spontaneamente capace di farla sentire al sicuro e non solo da quelle minacce e opportunità che si preoccupa di mostrarle, ma anche da tutto ciò che è già in lei e potrebbe provocarle così tanto dolore. E' sempre stata lei stessa la sua più grande incertezza ma non lo è davanti agli occhi di Ethan, non lo è di fronte ad un amico che a distanza di anni sa ricordarle ogni punto fermo a cui si è precedentemente attaccata.
    «Io non penso di voler restare nel limbo. Vorrei essere parte di qualcosa, capisci? E' bello potersi schierare ogni tanto.» Anche se è solo di università che parla, anche se sono faide che non esistono davvero e non hanno impatto su un mondo che invece è sempre pronto a vederla neutrale o schierata dalla parte del giusto, che desidera non vederla vacillare mai ma restare in piedi con la solidità che da lei si aspettano. E' dentro questi muri che può permettersi di scivolare, di prendere scelte sbagliate senza alcuna conseguenza, di seguire percorsi diversi da quelli che sono già stati scritti per lei. E' qui che può scegliere i propri desideri, le proprie ambizioni così strabordanti dalle cornici che ha ammirato per una vita intera. E in fondo ha intenzione di farlo, anche se a suo modo, anche se con la calma di chi qualche paura sa ancora provarla a fior di pelle.
    «Oh, sì, Magia Elementale è in realtà la mia materia preferita. Mi ci posso sfogare veramente, capisci? Ma Criptozoologia, cavolo! Non dirmi che hai qualcuno qui con te perché potrei impazzire! Devi farmeli conoscere, sai?»
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  11. .
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    jackals
    20 y.o.
    Apparteniamo a questo posto da molto prima di averlo potuto scegliere, da molto prima di aver potuto comprendere quanto fosse sempre questo spazio ad ospitarci senza pretendere mai niente in cambio, niente se non una presenza contro cui lasciar andare questi sospiri che in qualunque altra parte di mondo si disperderebbero rapidi nell'aria senza avere più una consistenza, senza avere più un significato dopo così pochi secondi. Ma qui, qui e adesso, qui tra me e te, non sanno sfumarsi e perdere peso, non sanno nascondersi tra parole che non abbiamo bisogno di pronunciare ma che, con o senza volume, risuonano come promesse il cui eco non saprebbe spegnersi mai, neanche a miglia di distanza. Qui non ci sono respiri davvero capaci di staccarsi ed essere dimenticati, di essere solo miei o solo tuoi quando risuonano in modo così uguale e perfetto nel petto di entrambi e sanno essere condivisi per marchiare ogni nostro pezzo di pelle per un tempo che non scadrà mai, che non perderà mai la sua fondamentale importanza. Ognuno di questi secondi è un pezzo di storia che non sapremo dimenticare, ognuna di queste promesse è una legge senza tempo che non conosce rovina, è una preghiera ed è la parola stessa che la esaudisce, è un desiderio e la realtà a cui si può adattare, aderendo ad essa senza perdere nemmeno un dettaglio. Perché sa importare tutto, ogni cosa, ogni particolare che ci scriviamo addosso pur essendo gli unici capaci di comprenderne il senso, perché non esiste qualcosa di te che io mi rifiuti di vedere e non esiste qualcosa di me che posso ritenere necessario nascondere. E' sempre tutto quello che decidiamo di darci, quello che pretendiamo, che ci prendiamo ogni volta per costruire questo rifugio che ha sempre lo stesso odore ma non sa essere stucchevole mai così da non doverci allontanare, non davvero, per una boccata d'aria fresca che non è necessaria. Perché lo sento come tutto ciò che desidero sia ora racchiuso in questo istante, così come lo è stato in infiniti gemelli di questo momento, lo sento dove vibrano queste promesse nell'urlarmi di come possa esistere davvero un suono capace di non abbandonarmi mai.
    «Lo so.» Lo so ed è questo che voglio, è sempre questo, in un bisogno che mi rifiuto di non accettare in ogni sua brama più bruciante, lo so tra dita che ancora si stringono a te e labbra che ti cercano prima di distendersi in un sorriso grato e pregno di ciò che forse tra queste promesse non ci siamo mai detti, ma che è racchiuso in ogni singolo gesto e desiderio che mi muove per farmi prendere sempre la stessa forma, questa, che solo tu puoi conoscere e solo a te si può incastrare tanto perfettamente. Siamo fatti degli stessi sogni, adesso e in ogni altro istante, siamo fatti delle stesse necessità che non sanno solo attrarsi secondo una legge infinita e infallibile, ma anche mischiarsi come fluidi fino a confondersi perfettamente l'uno nell'altro. Ed è con dita più morbide che ti accarezzo la pelle del viso adesso, con membra stanche ma pronte a ribaltarsi ancora per non distinguere ciò che è tuo o mio ma solo per accettare ogni eco che, frutto di tue vibrazioni, scuote le pareti anche del mio petto. «Dovremmo dormire adesso.»
    ©
  12. .
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    wanderer
    25 y.o.
    Ci sono istanti di questa vita che mi si fermano addosso con la pretesa di rimanere attaccati ad infiniti pensieri, a paranoie e domande che so portarmi dietro sprecando così tante forze, istanti che bruciano qualsiasi cosa possano trovare nel mio sangue per renderlo debole e difficile da sopportare. E poi ci sono momenti come questo che sembrano sfrecciare con la rapidità di una spensieratezza che non vorrei avere, non adesso, o almeno quanto basta per non vederli scivolare via tra sorrisi che lasciano sempre un'ombra vivida su ogni mia seguente espressione. Vorrei vivere in questi istanti per sempre anche se è così ovvio che poi non saprei apprezzarli, ma sarebbe comunque bello illudersi poterlo fare ogni tanto, di poter avere una giornata che sia solo con questo preciso sorriso stampato sul volto. Lo hai mai fatto, Bea? Hai mai messo da parte tutto per concentrarti solo su queste fotografie perfette che ci stiamo impegnando a scattare? Lo hai fatto almeno adesso, ora che qualcosa ha saputo smuoverla davvero la tua vita per investirla di innumerevoli significati nuovi? Sai, ogni tanto io ci provo, ogni tanto mi ci immergo così a fondo in momenti come questo che non saprei come riaffiorare, perché vedere ogni cosa da qui sembra più bello, perché ogni suono ovattato e ogni pretesa di sfiorare il mondo lo sembrano. Ma la verità è che so davvero apprezzare questi momenti quando diventano una breccia salvifica da aprire in luoghi più oscuri, un portale da attraversare per raggiungerti anche a miglia di distanza e per essere con te in questo giorno che forse è importante quanto tutti gli altri, ma che ci impegniamo sempre a colorare di una luce speciale.
    «Scherzi? Ci avrebbero creduto anche ad occhi chiusi, solo per l'accento. Gli Americani sono così.» E sono parole così leggere queste, parole che si amalgamano bene all'aria che respiriamo quando non c'è niente a potersi fermare tra la gola e i polmoni, niente a poterci dare quel senso di pesantezza che sappiamo riporre lontano da un giorno che non è più solo mio e tuo, ma nostro in un senso ancora più vasto.
    «Oh, suvvia, devo pur cominciare a fare da zia a questi due cosini. E tenere d'occhio la loro mamma pazzesca.» Ed è così semplice da assecondare questo mio desiderio che mi porta sempre qui, sempre intorno a questi sorrisi che ci scambiamo su labbra abituate a distendersi e a trovare le proprie gemelle a così poca distanza. E' semplice perché è puro, è semplice perché ho sempre saputo sentirle premere sulla mia stessa pelle queste gioie che ti accendono gli occhi nel renderli il mio rifugio preferito tra tutti.
    «Credevi che sarebbe bastato venire in Georgia per separarmi dai nipotini? Niente affatto, verrò tutte le volte che avrai bisogno. E forse qualcuna in più?»
    ©
  13. .
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    wanderer
    25 y.o.
    Quante cose non conosco di te, papà? Quante altre cose non so che come questa sapranno strapparmi un sorriso anche quando ci sono lacrime pesanti a rifiutarsi di scendere dai miei occhi per non macchiare un quadro di cui ancora non riconosco i colori. Ma so sorridere, so farlo per un secondo nel prendermi e concedermi un istante che sia mio, che sia nostro nonostante tutto. Perché forse adesso così deve essere, perché forse anche la bambina che sono stata ha diritto di donare un disegno che trattiene in ogni linea tremante l'affetto più leggero ma più reale che possa esistere. E' una cosa che nessuno dovrebbe tenersi per sé, sai? Che mi è cresciuta nel petto con così tanta convinzione da rendermi impossibile prendere un fiato che sia vero adesso che questo affetto non so dove riporlo. Non so se lasciarlo scivolare tra le dita e in un sorriso che le tue parole le accoglie come la carezza che mi è sempre mancata, non so se mandarlo giù in un boccone amaro che trattengo ancora anche se non vorrei, perché lo so cosa riesco desiderare in questo momento ed è solo la spontaneità con cui questa smorfia naturale è nata e non sa davvero sfumarmi via dal volto, non ancora. E forse non dovrei aggrapparmi così disperatamente a questo epiteto che non mi sono mai sentita calzare in modo così perfetto, forse non dovrei concedermi di riporre tutte le mie speranze in questi fiumi di cui non conosco il corso né la direzione, in queste correnti che mi rendono così leggera adesso, adesso che sono tua figlia, ma che hanno nascosto tra le dita il potere di farla riapparire questa gravità che sembra essere scomparsa.
    «Sì.» Ma non so fare altro, non so nasconderlo il motivo per cui sono qui e che è racchiuso in ogni domanda silente che si rispecchia sul mio corpo, non so evitare di essere tua figlia adesso che sei qui, davanti ai miei occhi lucidi, adesso che ciò che ho sempre desiderato è così vicino alla punta delle mie dita. Ed è per questo che annuisco con forza, che il sorriso sulle mie labbra si distende appena anche nell'essere così fottutamente malinconico, così incerto in un'euforia che però sento premere ovunque ed è vera, è certezza, è tutto ciò che mi pervade e che al contempo mi tiene immobile di fronte a te. Perché lo ho sempre saputo che una volta arrivata a questa meta, a te, non avrei saputo più dove girarmi, non avrei avuto più una direzione. E la verità è che lo conosco il motivo di questo smarrimento, la conosco una dipendenza anche se non è mai esistita e ora mi raggiunge con violenza per sussurrarmi l'unica certezza che posso conoscere adesso. Sei tu, papà, sei sempre dovuto essere tu ad indicarmi una strada che non so distinguere ma su cui spero di poter incontrare il tuo sguardo. «Mi chiamo Gaëlle.»
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    black mag - assassin
    25 y.o.
    Ho trovato una casa tra queste mura prima ancora di potermi aspettare di desiderarlo, ho trovato occhi capaci non solo di spogliarmi di ogni abito ma anche di ogni peso, di ogni dovere o imposizione che mai come adesso mi sono sembrati tanto invadenti. Perché forse vorrei avere solo altri infiniti momenti perfetti come questo, come ieri notte, come i giorni che è da un po' che si susseguono senza che possa esserci un saluto a separarci. Abbiamo saputo avere così tanto bisogno l'una dell'altra e lo abbiamo nascosto in istanti che si sono sparsi tra giorni infiniti, come se potesse servire davvero il tempo a farci comprendere quanto questa volta fosse diversa dalla precedente, quanto degli schemi distruttivi del passato non ne rimanga nemmeno l'ombra quando sono sempre le dita dell'altra che cerchiamo da stringere e non troppe altre. Saprebbe bastarmi solo questo, sai? Solo altri infiniti giorni in cui avere qualcosa di vero in cui perdermi, qualcosa che puoi essere solo tu perché non esistono altri occhi di cui io possa tanto ciecamente fidarmi, non esistono altre dita al tocco delle quali non rabbrividisco per un istinto che mi rende sempre vigile, sempre diffidente, ma non quando sotto al tuo posso sciogliermi senza preoccuparmi di dove finiranno i miei resti. E un po' ho paura di allontanarmi da questo, sai? Ho paura di perdermi ancora, di lasciar andare anche se di poco la catena di un'ancora di cui non so più privarmi. E in fondo lo so che non potrebbe succedere, che dopo la prima volta saprò ritrovarti sempre e tu saprai sempre riportarmi da te, tra le tue braccia, in questa casa. Lo so che anche se non lo hai pronunciato esiste un invito che mi chiede di restare, di tornare oggi e sempre, lo so perché è tutto ciò che mi tiene qui e mi tira sulle labbra un sorriso malinconico alla sola idea di lasciarti, anche se per una notte soltanto. E' normale tutto questo, è normale dubitare di ciò che sono per un desiderio così forte? So solo che non vorrei dover andare, adesso, so solo che la tua immagine impressa nelle mie iridi lo rende così difficile.
    «Babe, fra poco devo uscire per fare un lavoro. Starò via tutta notte.» Ma non so chiedertelo se mi vorrai ancora qui domani, non so farlo tra parole che non ho mai saputo pronunciare e che abbiamo evitato per così tanti giorni, per mesi che si sono susseguiti tra istinti e desideri così naturali, ma mai resi espliciti da parole effettive. Non so chiedertelo se ti vada bene che io sparisca così in una notte che mi vedrà vagare inconsistente quanto un'ombra finché le mie mani non saranno capaci di ancorarsi ad altro, a qualcosa che non sei tu. Perché forse non sono pronta a mollare la presa su tutto ciò che ha saputo farmi sentire viva di nuovo, o forse, semplicemente, vorrei che non ti andasse bene questo silenzio.
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    wanderer
    25 y.o.
    Esiste un momento di pausa in cui so ritrovare in me ogni dettaglio capace di farmi sentire persa, in cui so fermarmi davvero a pensare anche tra voci che nella mia testa risuonano confuse e so chiedermi con quanto egoismo io possa essere qui adesso, con quanta impazienza io abbia mosso passi che mi hanno inumidito gli occhi e reso secca la bocca. La verità è che non ho saputo aspettare un secondo di più e che ancora non saprei farlo, che nell'aprire questa porta me ne sono trovata così tante altre davanti, così tanti muri da abbattere con una forza che adesso mi manca perché come sempre so vacillare ad un passo dalla fine. Ho così paura di poterla leggere questa fine che adesso, ad una pagina di distanza da essa, non saprei finirlo il libro, non saprei fare altro che trattenere il respiro per un istante infinito che sa soltanto di dubbi e domande. Ma ho pensato di doverlo trattenere più a lungo di così il fiato, ho temuto di dover sopportare un'apnea per molto più tempo quando invece basta un sorriso ad infrangere tutto e a far tremare le mie ossa di un calore che non pensavo di poter conoscere. Non ti ho mai visto sorridere così, papà, non ho mai visto altro che un eroe lontano in ogni fotografia quando invece adesso sei solo un uomo, sei solo un padre, sei solo tutto ciò di cui ho bisogno per muovere altri passi con un sorriso che incerto cerca di ammorbidirsi su labbra un po' troppo tese.
    «Tu non- no, non devi sforzarti, non potresti davvero conoscermi, davvero. E' così e basta.» Ed è così strano, lo è in ogni parola che pronuncio e me ne accorgo solo un istante dopo, quando sembrano rincorrersi per spargersi nell'aria ed essere solo questo, solo l'affermarsi di verità insolite che non hanno il potere di calmarmi ma che sanno riempire attimi di infinita confusione. Perché cosa dovrei dire, adesso? Adesso che mi sembra un momento così sbagliato, che forse hai solo bisogno di riposo e non di queste pretese che mi premono nel petto per trasformarsi in domande silenti e verità che richiederanno una risposta, una a tua scelta, ma che esista e sia chiara.
    «Forse non dovevo venire, non è proprio il momento giusto, io non... non so nemmeno dirti chi sono Eppure sono qui, tremante ma immobile su una sedia accanto al tuo letto e incapace di vedere altro che te, di sentire altro che te e tutti i miei pensieri che ti riguardano. E forse in fondo lo so che non saprei compiere un passo indietro, non adesso che ti ho visto sorridere in mia direzione e ho scoperto in quanti infiniti modi possa essere sciolto un cuore incerto. Quanto altro potresti darmi, papà? Quanto mi sono persa in tutti questi anni? Quante certezze, quante dritte, quanti momenti da ricordare forse anche più intensamente di questo? Non sono pronta a perderne nessuno, non per mia scelta, non quando si trovano così vicini a dita che potrebbero sfiorarli con la più dolce delle carezze.
    «Scusami, con le parole sono un disastro. Diciamo che potrei averti fatto un disegno. Non perché sei in ospedale, potrei averlo fatto tanti, tanti anni fa. E sono venuta a dartelo.» E forse so essere coraggiosa adesso, anche quando sono dita tremanti a raggiungere un foglio piegato e ripiegato per riporlo tra le mani di chi avrebbe sempre dovuto possederlo. Forse so essere coraggiosa perché non ci sarebbe altro modo per alzarsi da questa sedia e guardarti più da vicino, prendermi tutto ciò su cui non ho mai voluto avere pretese con un solo sguardo dolce che non sa di obbligo ma di ogni desiderio che so provare. E adesso desidero mostrarti la bambina che su un foglio ricopiava ogni fotografia in suo possesso di quel volto preciso e sempre accompagnato dall'uniforme, da parole che non sapevano mai essere diverse da quelle che anche adesso ti sto facendo leggere. Papa est mon héros. «Non so se... leggi il francese?»
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1445 replies since 24/10/2010
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