Tess Bishop

APPROVATA || Oracolo, Hakka, Uomini di lettere

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    SCUOLE FREQUENTATE
    Ilvermorny | 2004/2011 - 7 - Horned Serpent
    Brakebills University | 2011/2016 - 5
    RAZZE E ABILITA
    Oracolo | SI - 1993
    PROFESSIONE
    Ricercatrice al Dipartimento di Arte Egizia del Met | New York - 2017/ora
    ORGANIZZAZIONI E SETTE
    // | // - //
    FEDINA PENALE
    // | // - //
    IMMIGRAZIONE
    Americana | 1993 | Legale


    NAME
    Mi chiamo Tess Bishop. È così che sono iscritta all'anagrafe, ed è questo il nome ufficiale che mi hanno dato alla nascita i miei genitori. In verità Tess è forse la summa e la sintesi degli altri due nomi che ho in realtà e che mi sono stati dati in via del tutto ufficiosa. Theresa e Tecmessa. Di fatto restano poi una mera caratteristica della mia persona senza che abbiamo una vera utilità visto che mi faccio chiamare rigorosamente Tess. Il nome Tecmessa viene dal greco tecméiron ovvero "testimonianza, prova", e significa "dimostrazione d'amore", mentre sebbene i due nomi Theresa e Tess abbiano significati diversi sono quelli in un certo senso maggiormente legati. Il primo infatti è anche esso di origine greca e significa "fine estate, tarda estate", mentre semplicemente Tess significa "mietitrice". Credo molto nel significato dei nomi e nell'influenza degli stessi sulla persona. Il fatto che siano tutti legati alla concretezza della terra e a un'idea di stabilità immanente penso rispecchi molto il mio carattere più profondo come persona.

    BORN
    Sono nata a Lily Dale (New York) il 2 febbraio del 1993, sotto il segno di Amon-Ra. Chi nasce sotto il segno di Amon si dice abbia il compito di legare, di tenere uniti. È un segno che indica pazienza, dialogo e forte spirito di responsabilità. Il mio Arcano Maggiore è il Numero 2, la Papessa: rappresenta la forza dell'intuizione e della conoscenza occulta derivata dal potere dell'acqua e della luna, la cui saggezza permette di vedere le cose nascoste agendo nel livello più profondo della psiche con calma e distaccamento. Rappresenta un'immagine di profonda purezza interiore non contaminata da emozioni negative.

    STUDIES&WORK
    Ho frequentato Ilvermorny tra gli Horned Serpent per poi iscrivermi anche io alla Brakebills University, come ha fatto mia sorella Nova. Esattamente come lei mi sono laureata in Archeologia e Storia dell'Arte, anche se forse più per un motivo strettamente legato alle mie capacità come Oracolo e al mio legame con la divinità. Sempre per questo oggi studio e lavoro al Dipartimento di Arte Egizia del Met come ricercatrice.

    ABILITY
    Sono anche io un Oracolo, come tutte le donne della nostra famiglia.
    Dal 2016 in particolare mi sono legata e votata in maniera quasi prioritaria alla divinità di Horakhti, essendomi appellata a "lui" per prendere il posto di Nova con i Crain, subito dopo l'incidente che le è costato la vista. Horakhti non è altro che la divinità egizia solare di Horus in una delle sue forme, in quella detta "Horus dell'orizzonte", ovvero del guerriero al massimo vigore combattivo. È un dio molto complesso al quale ho dedicato già quattro anni di devozione e dedizione non avendo un'unica forma. Quella di Horakhti, appunto, non è che una delle almeno 32 denominazioni che sono state date alla sua entità, e il più delle volte il semplice nome non è soltanto tale ma corrisponde davvero anche ad un'effettiva forma rivelata del dio, che passa dall'essere guerriero solare nel massimo della sua forza ed espressività fino all'essere bambino, figlio di Iside e protettore del padre Osiride.
    Ho notato come le diverse forme permettano di accedere alle diverse conoscenze che il dio offre, e che solamente lui può decidere di rivelarmi. Ci sono volte in cui è più accondiscendente e benevolo, altre in cui va rincorso come un bambino, altre ancora in cui è più violento e taciturno, e non sempre ciascuno di loro offre la stessa risposta alla stessa identica domanda posta più e più volte. Certe volte la sua interpretazione diventa complessissima e difficilissima, ma cercare punti comuni, tra le sue diverse forme e tipi di conoscenza, semplice ed elementare come quella di un bambino, oppure criptica e meccanica come quella di un arcano, diventa un processo quantomeno interessante per arrivare a gradi superiori di conoscenza.
    Dal giorno in cui ho invocato il suo favore, votandomi ad essere suo oracolo, vengo rapita spesso da delle visioni che, essendo suggerite da una divinità con almeno 32 nomi e forse altrettante identità, alcune insondate, tendono il più delle volte a non essere per niente lineari.
    Quando riesco a controllare la visioni in certi momenti, e la divinità è abbastanza conciliante, la summa di tutte queste mi avvicinano all'immagine di quella che è la nascita del mondo, o almeno parzialmente. Ho provato ad accostarmi alla visione del caos acquatico, il Nun, e di quella che viene detta la "Prima volta" ovvero il momento in cui il dio creatore ha creato sé stesso.
    È una cosa che ho provato a fare risalendo lungo la spina dorsale di Horakhti e appellandomi insieme, in maniera congiunta, a Khepri, sole all'alba che spinge Ra fuori dalla duat, e ad Atum, sole al tramonto, ma il rischio che ancora corro è quella di rimanere intrappolata nella visione e nello stato quindi contemplativo in sé dell'Oracolo. In termini concreti e "reali" sarebbe come un coma, uno stato vegetativo.
    Come non riesco ancora ad avvicinarmi al Nun allo stesso modo procedo in maniera molto graduale e ponderata a quella che è la visione massima della divinità che potrebbe aprirmi chiavi di conoscenza amplissime, quella di Ra-Horakhti, il sole allo zenit, il culmine. Ma so che rischio ha corso Nova e non voglio che la mia troppa curiosità e audace superbia mi spingano in territori troppo spinosi.
    Horus, per semplificarmi le cose, credo, è molto facile che nelle sue visioni mi offra e catapulti in immagini del tutto surreali. Il Surrealismo in fondo si avvale proprio di questo, di forme riconoscibili svincolate dal contesto che le rende delle identità connesse di forma e di significato: togli una mela da una fruttiera, ponila in mezzo al deserto e avrà perso la sua storia, il suo scopo, la sua ragione di essere mela in quanto non più frutto dell'albero che in questo caso ha smesso di esistere. È semplicemente forma. E non c'è forse niente di più efficace del surrealismo per esprimere ciò che di per sé non ha forma tangibile o immaginabile, come quella di una divinità.

    ALIGN
    Neutrale Buono.

    CATALYST
    Acquamarina [+]
    Acquamarina Pietra dei Mistici. Simbolo di purezza e armonia ha effetto calmante soprattutto sulle donne, perciò viene vista come una gemma che si lega spesso a streghe molto sagge e che perseguono scopi nobili nella vita. Spesso viene associata alle persone limpide e molto calme, che sanno pensare prima di agire. Favorisce la crescita interiore e l’introspezione, poiché così come l’acqua del mare riflette il cielo e i suoi misteri, l’acquamarina riflette l'anima permettendo di esplorarne i misteri e le ombre.
    Agata [-]
    L’Agata oscura porta un eccesso di razionalità, pertanto i suoi possessori non sono dei sognatori, o persone particolarmente empatiche: spesso capita che non comprendano bene gli altri, andando incontro a fraintendimenti. Inoltre è simbolo di caparbietà, infatti è raro che i possessori dell'Agata accettino i consigli o vadano incontro a ripensamenti. E’ eccellente per coloro che tendono ad agire d’impulso senza riflettere troppo sul binomio causa-effetto, di conseguenza difficilmente riescono a capire i propri sbagli, rischiando di ripeterli.
    [incastonati in due orecchini]

    Sono dura a volte, troppo dura. Ad un certo punto comincia a diventare una sorta di strana abitudine quella che ti aggrotta quasi automaticamente le sopracciglia in una espressione che ormai diventa inevitabilmente la tua. Che ti rende semplicemente Tess, "la famosa Tess". In questo penso di essere diversa da mia sorella, nonostante ci siamo più volte ritrovate davanti ad uno specchio a notare tutte le nostre somiglianze: dai capelli biondi, agli occhi azzurri, alla carnagione chiara che nel mio caso si puntella giusto di qualche neo e piccola voglia. Da ragazzina mi piaceva prenderla in giro dicendole che la sorellina minore sarebbe stata destinata a "spiccare il volo" dai suoi piedi guadagnandosi quell'altezza che a lei mancava. 1,71cm, non credo di aver conquistato chissà quanto se non il rivoltarmi contro tutte le divertenti parole che Nova a suo tempo aveva dovuto ascoltare da me riguardo quell'altezza mancata o non raggiunta secondo le aspettative. Ma nei suoi tratti c'è una dolcezza che a me manca e penso sia sempre mancata. C'è una pazienza calorosa, accorata, mentre la mia, la sento, sa essere più gelida, più calcolata, più matematica. Basta uno sguardo: si vede già da quello come il mio, nell'essere tondo ma comunque affilato, insieme agli spigoli più accentuati del viso, sia in realtà anche esso più quadrato, meno comprensivo, più spigoloso. Scoraggiante a volte, direi questo.
    Dire che non ci posso fare niente, che è semplicemente questo il mio modo scettico e cinico di guardare la gente, e che non è un'immagine fedele del mio carattere, non sarebbe del tutto vero.
    Il sarcasmo e la lingua troppo veloce spesso finisce per farmi terra bruciata attorno: non tutti sanno capirmi ma la colpa non è certo loro. Sono io quella che tende a fidarsi poco, in generale. Sono io ad essere stata troppo verticale, da quel 2016 che mi ha vista legarmi in maniera tanto indissolubile ad una divinità. Penso, da allora, di aver cercato di capire prima il mio scopo come oracolo che il mio semplice scopo come essere umano in mezzo alla gente.
    Non mi sono mai vantata delle mie capacità, non sono mai stata neanche una persona appariscente: nel portarmi, nel parlare, già anche nell'abbigliamento. Non mi è mai stato insegnato a farmi vanto di nulla, nemmeno dell'essere un oracolo, nemmeno di essere scelta da un dio come Horus. Credo nelle opportunità e meno nei diritti. Esattamente come credo nel valore delle conoscenze acquisite e di quelle che devono ancora essere conquistate, anche se è stata la mia stessa esperienza con la divinità, e quella di Nova con Pelor, ad insegnarmi l'esistenza di un limite che devo guardarmi bene dal superare.
    Forse anche per questo sono troppo categorica, troppo quadrata nel mio cervello, troppo matematica e poco sentimentale. Per questo non mi piace essere distratta, essere irrazionale o avere le cose e le situazioni fuori dal mio controllo. Buffo, no? Non sono forse io quella che viene trascinata di visione in visione da una divinità con molteplici facce, identità, pensieri? Sì, sono proprio io, e sono sempre io quella che cerca con quanta più sottile gentilezza e cura di chiedere risposte a quelle immagini davanti alle quali mi serve uno sforzo immane già solo per schiuder le labbra ed emettere un respiro che sia mio e non solo frutto di un sogno nel quale sono coinvolta.
    Ma penso sia soltanto la reazione di una mente sballottata a volte da troppe visioni che nel reale finisce per diventare come pietra, come ferro nel cercare una stabilità razionale che ho sempre paura di perdere quando la mia mente vaga in altri luoghi diversi da questo.



    Nascere da genitori spiritisti, in una comunità come quella di Lily Dale, con già scritto nel sangue la predisposizione naturale ad avere l'occhio mentale e intellettivo, non è tanto diverso dal nascere in una normale famiglia di babbani o di semplici figli di appartamento della Midtown. Credo nella relatività delle cose, nelle impronte che gli uomini e le donne prima di te ti lasciano addosso quando ti mettono al mondo. Non è tanto diverso, se cresci con tatuato in fronte questo senso di spirituale apertura verso il mondo che i nostri genitori ci hanno insegnato sin da bambine. È la prassi, la normalità. Non mi sono mai sentita speciale per questo, non mi sono mai sentita speciale nell'essere un oracolo, non quando potevo guardare mia sorella e mia madre e vedere la stessa matassa pulsante di pensieri e lo stesso buco in petto dove il vento passa da un lato all'altro trascinando e depositando sopra i nostri muscoli e nervi presagi nefasti o sentori di tempi di benedizioni. Abbiamo ereditato tutte la pelle tremendamente sensibile agli stimoli, al cambiare delle correnti, al salire e scendere dell'aria calda o fredda, al cattivo o al bel tempo che si apre invisibile agli occhi umani e se ne sta sopra le nubi a decidere delle sorti degli altri.
    Neanche ai tempi della scuola, o del Brakebills, raggiunta anche io New York, mi è mai piaciuto troppo dimostrare le miei capacità come oracolo. Non mi è mai piaciuto in realtà vedere la gente dare sfoggio di sé stessa, o di una mera eredità che non si è guadagnata se non per via di sangue o di diritto. Non mi è mai piaciuto dichiarare di essere oracolo, anche perché la gente spesso tende a non capire, specialmente quando sei tu la prima a non farlo. E quell'età - ce lo ha insegnato nostra madre - non è che il momento in cui dobbiamo tarare noi stesse per queste nuove relazioni verticali tra mondo e divinità. È il momento in cui dobbiamo imparare a riconoscere la foresta di lacci tesi verso l'alto a collegare noi e le costellazioni. Non te lo può insegnare nessuno fino in fondo come essere un oracolo. Da un certo punto in poi devi addentrarti da solo dentro quella giungla, trovare tu la geometria, la geografia del tuo vedere cose al limite del reale tangibile. Non ci sono libri che spieghino come i meccanismi più profondi della psiche debbano essere rapiti da un raptus e portati in alto, staccati dai corpi. Conciliare i piani di lettura e unire ciò che è terreno a ciò che è trascendente.
    A volte questa verticalità finisce per staccarci un po' da terra, però, ed è quello che credo sia accaduto anche a me: non sono mai stata troppo sociale, non sono mai stata troppo orizzontale
    Avevo solo ventitré anni quando Nova ebbe l'incidente. Che se lo racconti cosi sembra quasi di immaginare le sue ciocche bionde sparse da qualche parte sull'asfalto o schiacciata contro un airbag. Non so quanto sarebbe stato meglio in realtà, ma nessun male a lungo termine è migliore di un altro. Non ci sarà qualcuno che le restituirà la vista. Non ci sarà un dio, nemmeno Horakhti, nemmeno i Crain.
    E se Nova sapesse chi ha preso il suo posto dopo aver fallito non sarebbe contenta. Non lo sarebbe affatto.
    Avrei voluto dire che la colpa era dei Crain, era di Alan Crain e di quel suo non saper rinunciare neanche davanti alle sclere bianche di mia sorella. Avrei voluto gridargli in faccia di guardarla e di dirle che era quello il risultato del suo essere cacciatore, del suo averle chiesto forse troppo. Ma la verità è che non possiamo farne a meno, questo è il nostro dovere, lo è sempre stato, forse prima ancora che io e Nova venissimo al mondo. Ho capito quel giorno che come oracoli, a cercare quel contatto trascendente, avremmo sempre corso un rischio. Le divinità sono entità suscettibili, sono potenti ma sono come i petali delicati di un fiore posto sotto una campana di vetro: basta un soffio e sanno disintegrarsi, e noi profeti rischiamo di ferirci ogni volta che allunghiamo le dita a sfiorare la superficie del loro essere fantasmi superbi per cercar risposte fuori dalla sfera dell'Umano.
    Avrei voluto dire che la colpa era dei Crain se Nova non avrebbe potuto più guardare sua figlia negli occhi. Ma la verità è che sono stata io a prendere il suo posto, e senza sapere neanche il vero perché. Senza sapere se fosse giusto, senza sapere se ne valesse davvero la pena. Senza sapere se anche il mio era un correre lo stesso fatale rischio che aveva corso mia sorella senza aver imparato niente dal rifiuto netto che le aveva abbagliato gli occhi.
    Non esiste una divinità superiore alle altre, credo: non penso che Pelor sia un dio impotente di fronte a Horus, ma quell'Horus, quello di nome Horakhti mi ha aperto i suoi di occhi quel giorno, e mi ha accettato solo dopo aver avuto da me la promessa di diventare la sua sibilla. Oggi, col senno di poi, forse lo capisco il perché di questa richiesta di devozione quasi esclusiva: parlando per assurdo anche Horakhti deve sapere, probabilmente, di essere un qualcosa di troppo complesso per poter essere appena sfiorato nella richiesta di un aiuto o un semplice favore passeggero. È da quel giorno che vedo con i suoi occhi, dentro i suoi occhi: non sono più capace di distinguerlo in realtà.





    Edited by .vertigo - 28/6/2020, 20:29
     
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