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Josh/Chrys| casa sinister| 16 settembre

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    Dovrei dire che ad avermi portato qui è il fatto che mi sono sentito una merda di recente. Un amico di merda, per la precisione... ma la verità è come immagino Chrys abbia bisogno di me, io ho bisogno di lui. Ha saputo esserci sempre, sia quando è stato il primo a cui ho detto di Edie e di cosa mi pesava addosso ogni fottuto giorno, sia quando non ce l'ho fatta... e per tutte le volte che sono crollato, c'è sempre stato. Io invece sono stato pessimo, e questi mesi che trascorsi da quando Ray ha deciso di essere un coglione del cazzo con lui, sono stati i peggiori della mia esistenza, perché non c'era un punto in cui guardassi che sapeva darmi pace. Ho perso molto, ho avuto molto, e tutto quasi dimenticandomi di cosa mi circondava e fidandomi solo delle voci di corridoio che hanno percorso parecchia strada per raggiungermi. Mi sono accontentato di quelle, facendomi andare bene quello che mi dicevano perché non avevo tempo per me, figuriamoci per gli altri. Quindi lo so che sono stato assente, che ci siamo sentiti poco e quello che mi ha detto Edie ha saputo allarmarmi al punto da togliermi da questo cazzo di buco in cui mi sono infilato ed uscire di casa mettendo ben bene un piede dopo l'altro fino alla villa. E' che io a questo stronzo voglio bene, e penso di averlo capito quando sono riuscito a preoccuparmi al punto da dire che posso andare a fanculo io ma non lui, insomma è questo che conta no? Però potrei stare meglio se sapesse mandarmi a cagare e non scusarmi ogni volta che mi assento e questa, soprattutto questa, è stata la volta più lunga nei nostri anni di amicizia. D'altro canto, sulla mia bilancia c'è l'allenamento con Slater che mi ha fatto a pezzi per bene prima di ricostruirmi, e non posso dire di essere proprio cosciente di ciò che sono nemmeno adesso, ma la cosa giusta da fare è proprio questa: venire da Chrys e fottermene un po' dei cazzi miei. Ma visto che voglio riprendermi la targhetta di migliore amico / fratello, ho con me un'offerta di pace a forma di bottiglia di vodka fruttata nella mano destra, che potrebbe darmi quella spinta in più, oltre al mio fottuto sorriso da : "scusa, sono stato un po' una merda, ma ehi, sono qui no?" che proprio non mi riesce non indossare quando sono sulla soglia di casa sua. Non gli chiedo nemmeno più il permesso di superare la porta perché tanto non credo abbia grandi problemi, o almeno lo spero, cazzo sono io non Satana o qualcuno dei suoi. Forse. Sono successe troppe cose che se mi chiedesse come sto non saprei da quale iniziare, anche se a me interessa solo come sta lui. Cazzo non gli ho neanche detto di Edie, di quel fottuto Crain... è stato fottutamente facile chiudermi a riccio che davvero non voglio nemmeno vedere il mio riflesso sulla vetrinetta che supero all'ingresso. Non è che io sappia sempre dove sia, ed ho la certezza che qui dentro ci sia già qualcuno che mi osserva e che io non posso vedere, ringraziando Tharizdun, perché non vorrei essere un attira-spettri nemmeno morto, mi basta l'effetto che hanno su Chrys. «Chrys... amico, ci sei?» Non gli chiedo se è presentabile, mentre alzo appena il tono perché magari lo raggiunga ovunque si trovi, anche se non mi stupirei se mi arrivasse nudo, in vestaglia, ed alle spalle. Sarei però capace di percepirlo ora che al contesto ho imparato a dare parecchia attenzione. Grazie Slater.
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    Niente, ad una certa mi son dovuta placare.
    Perdonami por mi vida loca.

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    Ho deciso di iniziare ogni giornata scegliendo una parola dal dizionario che riesca, in qualche modo, a spiegare a pieno il mio stato d'animo.
    Oggi è un giorno diverso dagli altri seppur costellato di azioni abitudinarie ed orari prestabili.
    Mi sono alzato alle sei meno un quarto. Non perché ho impostato chissà quali sveglie, ma perché sono giorni che fatico a dormire.
    Ho convinto i piedi a lasciar andare la loro comoda posizione orizzontale per scontrarsi con il freddo del pavimento.
    Ho rabbrividito mettendoli giù, eppure ho trovato piacevole restare ad osservare le dita muoversi quasi a tempo lungo le piastrelle lisce.
    Per un breve momento ho finto di star componendo una canzone: L'alluce si occupava dei tasti bianchi, mentre le altre dita, più piccoline ed affusolate, dei tasti neri.
    La canzone era semplice: Perché non so usare entrambi i piedi contemporaneamente senza rischiare di andare fuori tempo o di perdermi del tutto. Eppure è stata così carina da strapparmi via un sorriso.
    Non credo sia stato tu a suonarmela in una mattina come questa: Forse è stata mia madre o quell'insegnante privata che per un breve periodo hanno pagato affinché potesse insegnarmi le regole del bon ton.
    Ovviamente il loro investimento è stato fallimentare sin dal principio.
    Comunque, evitando di perdermi in chiacchiere ed in stupide delicatezze capaci di tenermi ancorato nella nostra stanza, ho deciso di spingere il corpo in avanti e di tirarmi su. Credo sia bastato esercitare un po' di spinta sui lombi e sotto al collo, affinché il busto potesse protendersi in avanti ed il capo alzarsi da quella solita inclinazione che sa farmi infiammare la cervicale.
    Ho raggiunto il dizionario che da giorni tengo aperto sulla scrivania, precisamente sulla pagina da cui ho estratto la parola il giorno prima e mi sono messo a cercarne un'altra.
    Se ieri avevo fatto mia la parola Lipemania, la quale sta ad indicare ''la sindrome affettiva che ha per note fondamentali una tristezza morbosa e ostinata, indipendente dagli avvenimenti esterni, un pessimismo invincibile, un senso profondo di sfiducia e di avvilimento, che paralizza l'azione.'' Questa mattina ho deciso di cercare qualcos'altro che potesse iniziare con la stessa lettera.
    Non so perché questi giorni io sia portato a nutrire della simpatia quasi viscerale per la lettera L, sta di fatto che in un momento di noia, quando sfogliando le pagine mi sono ritrovato a farlo con estrema lentezza - anche perché non so girarle all'indietro con la stessa velocità con la quali le giro nel verso giusto - ho scelto la parola ''Labile'' dimenticando per un istante che il suo significato fosse proprio quello di scivolare, svanire.
    Scivolare via al punto da non essere più nulla.
    Svanire;
    Smolecolarsi;
    Non esistere più, forse nemmeno nei ricordi di chi ha fatto parte della tua vita. Immagino che una rappresentazione esatta di questa parola sia proprio quella sensazione di vuoto che percepisci quando sei a dormire e all'improvviso senti di scivolar giù dal letto.
    Sei nel luogo in cui dovresti sentirti al sicuro e invece qualcosa ti spinge giù, verso il basso, allora ti svegli di colpo, col cuore in gola che batte così forte da strapparti via i timpani ed impedirti di respirare.

    Così oggi ho deciso di essere Labile ed ho capito di essere perfetto nei suoi panni quando restando in silenzio ho scoperto di possedere sin da sempre una camminata leggera, quasi come se camminassi fluttuando a pochi millimetri dal terreno. Sono aggraziato come lo è Ophelia, eppure a differenza sua ho strati di carne pronti a parare i colpi qualora cadessi giù.
    Non ho fatto alcun rumore scendendo le scale, nemmeno quando ho portato la sigaretta alla bocca ed ho appoggiato i lombi contro il tavolo lasciando ricadere lo sguardo su una moka borbottante e sempre più consumata.
    Ho sorseggiato persino il caffè in silenzio, lasciando che gli occhi compiessero lievi movimenti nelle orbite alla ricerca di qualche presenza. Non mi sono sentito in grado di scambiare due chiacchiere con Ophelia, eppure in giardino ci sono andato lo stesso, tenendo in mano una moleskine vuota ed in bocca l'ennesima sigaretta nuova.
    Su ogni pagina c'è scritto un numero. Partiamo dal numero uno e saliamo ogni giorno in ordine crescente.
    Le pagine sono gonfie e a tratti odorano di umido, eppure mi piace la sensazione che danno i fiori lasciati seccare al loro interno.
    i Non ti scordar di me nelle prime pagine sono quasi consumati, eppure continuo ad infilarne altri anche solo per restare lì a guardarli rifiorire nell'aumentare dei giorni in cui invece io appassisco.
    Oggi è il quarantaduesimo.
    Il Non ti scordar di me nelle prime pagine è curvo su sé stesso, l'ombra di ciò che è stato.
    Ma quello di oggi risplende come se fosse appena nato.

    Il Non ti scordar di me è un'arrivederci con una promessa d'amore eterno

    ''Sono qui!'' Mi tiro su in piedi senza nemmeno vacillare: Le gambe si flettono sicure e la schiena si fa dritta come gli occhi iniziano a rimbalzare in giro nella disperata ricerca di aggrapparsi saldamente alla sua immagine. Non lo chiamo più di una volta perché non ho alcuna intenzione di svegliare gli altri, anche se ormai devono essere passate diverse ore da quando sono stato io quello ad aprire gli occhi.
    Seguo però il suono della sua voce e rientro in casa passando dalla porta sul retro, facendomi spazio tra la Glicine che si fa salda lungo le ringhiere. Ne taglio via un fiore poco prima di superare la soglia. Il suo colore così chiaro, quasi pastello, da un tocco decisamente femminile a questa casa.
    Ho promesso ad Ophelia che riempirò il giardino di fiori che non le potranno fare male e che anzi, alla sola vista le facciano tornare il buon umore ed il piacere di ricercare i raggi del sole anche se può sentirli solo attraverso di me. ''Ehi!'' Allargare le braccia mi esce spontaneo, anche se per farlo devo lasciar scivolare almeno il diario lungo il primo ripiano che mi capita sotto tiro. ''Mi hai fatto una bellissima sorpresa!'' Biascico cercando di ricordare com'è che si mettono due parole insieme mentre con il corpo sono portato a compiere tutt'altri gesti. Se con la mano che stringe il fiore mi avvicino al suo orecchio affinché esso possa cadervi contro e lì rimaner in bilico, con il viso vado ad avvicinarmi al suo per così lasciargli un infantile bacio a schiocco sulle labbra.
    ''Vuoi il caffè od il whisky?'' In base a su cosa ricadrà la scelta, i sentimenti che reprimiamo adesso verranno a galla impetuosi e liberi da qualsivoglia briglia. Ed io non ho alcuna intenzione di trattenere i suoi: Voglio che esploda, perché in questa casa sa di poterlo fare.

    Il Glicine è un fiore rampicante della famiglia delle Fabacee.
    Il suo significato è forte ed indica l'affetto tenero e profondo di cui è pregna un'amicizia che si tiene saldamente in piedi da anni.
    L'esemplare più esteso al mondo è stato piantato nel 1894 e si trova a Sierra Madre nella Contea di Los Angeles, in California.
    In California il clima è solitamente di tipo caldo/subtropicale. C'è un sole così piacevole da scaldare senza far male.
    Joshua suppongo sia quello stesso sole.
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    Edited by ( : - 6/10/2020, 02:10
     
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    La sua casa mi è mancata. Negli anni ho fatto presto, è stato naturale credo, a pensare che fosse un po' un rifugio per tutti quelli che, come noi, la vita se li mastica senza alcuna cura. E non ci sono stato quando queste mura hanno iniziato a tremare, avvelenate da un sentimento che non hanno retto e le anime che la albergano sono diventate solo fiori secchi in un vaso senz'acqua. E' perché sono così, con Chrys, che osservo ogni cosa alla ricerca spasmodica di un punto focale fuori posto, un mobile dove non dovrebbe essere, un taglio su un tessuto e qualunque dannata cosa mi confermi che sono stato una merda per non essermi presentato prima. Non dico che avrei potuto evitargli tutto questo, quello che sta sicuramente passando, ma dico che avrei dovuto rispondere ad una richiesta che non mi ha apertamente fatto perché è questo che fa un amico. E' che tutto è accaduto così in fretta: Morgan, Edie, Slater, Faust. Avrei dovuto vivere quattro vite per poter presenziare ovunque ci fosse bisogno di me, ma questo non mi giustifica abbastanza da farmi sentire meno peggio di come io mi senta nei suoi confronti. Non ho voluto ripetere il richiamo perché so quante anime potrebbero essere in ascolto e sinceramente vorrei che questa fosse il più possibile una conversazione privata. Aspetto, come aspetterei sempre, tutto il tempo che gli serve per rispondermi da qualsiasi punto della casa e poi fisso gli occhi da dove proviene la sua voce, con uno sguardo che è indagine prima che un saluto. Lo sa, a me dovrebbe essere abbastanza abituato ormai. Provo solo una fottuta stretta al cuore quando lo vedo, che monta una rabbia in me che non è destinata a lui chiaramente. Vorrei dirmi che non sono il tipo che vendica un torto ad un amico, ma cazzo andiamo, lo sono eccome è esattamente la mia faccia quella di fianco alla descrizione di un comportamento simile. Però le cose sono cambiate anche per me, quindi mi tiro un sorriso tra le labbra nel vederlo avanzare come fa sempre, in una ricerca di un contatto che mi racconta più cose di quante me ne saprebbe dire a parole. Ci sono abituato anche io, a questi gesti di affetto un po' oltre un confine che per noi non è mai stato un problema sfiorare, è Chrys, e lo ami o lo odi senza mezze misure. Io sono in lutto, e ci è voluto il cazzo di Slater per capirlo, e lui.. cazzo lui è in lutto molto più di me, e quindi sì gli è permessa ogni cosa, tanto che la mia mano scivola in una presa salda sulla sua spalla, che è il mio "sono qui", prima che sfugga da me dopo un lieve bacio che è un saluto e quasi un perdono che non so sopportare. Dovrei sapere che la cosa giusta da dire ora è che avrei dovuto essere qui prima, che non è una sorpresa il mio arrivo ma che sono invece in ritardo mostruoso e imperdonabile. E invece gli sorrido ancora con il ghigno che è un marchio di fabbrica e che vuole rassicurarlo su un legame che non si scioglierà mai. Quello che voglio dire mi si legge comunque negli occhi, ed è un "mi dispiace" che non ricorda alcuna pena per lui quanto una colpa che mi porterò addosso ancora per un po'. Forse sono io che sono troppo protettivo nei suoi confronti, è adulto, ha una vita, eppure. Eppure forse sono solo un paranoico del cazzo ma credo che questa cosa, che la stronzata ultima di Ray, lo stia letteralmente facendo a pezzi giorno dopo giorno, per tutti quelli in cui io non ci sono stato e lo sento dal modo in cui unisce parole semplici con più difficoltà. «Vodka.. ma in caso mi va bene anche il Whiskey, sai che sono una persona semplice.» Lo dico sollevando la mano occupata dalla bottiglia che gli ho portato, mentre già lo seguo spostarsi silenziosamente dove vuole. Vorrei chiedergli come sta, ma mi riesce solo la ricerca di un perdono che non merito. «Ci ho messo un po' stavolta.. ma resto.» Anche per la notte, se questo è ciò che ci servirà quando ogni cosa sarà uscita da noi e perderà colore o sapore.
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    Non l'ho vista la bottiglia di vodka e questo mi intristisce.
    Perché è come se stessi diventando cieco o la vista si stia in qualche modo assottigliando al punto da fermarsi solo su quelle cose che le sembrano più lampanti di altre.
    E la bottiglia non lo era, non come avrebbero potuto essere le sue labbra nel momento esatto in cui le ho baciate e per un istante,
    Uno solo! Cristo!
    Mi è sembrato di rivedere le tue.
    Di sentirle come sentivo le tue: Leggere, di una delicatezza disarmante e quasi vergognosa.
    Ovviamente lui il bacio non lo ha ricambiato, perché certe accortezze non le merita da me, ma da qualcun altra che di certo non posso essere io.
    D'altronde, io non so più nutrire sentimenti che possano in qualche modo collidere con questo distacco.
    Non ne ho sofferto infatti, anche se dandogli le spalle giusto il tempo per ritornare di nuovo in cucina, mi son sentito quasi in dovere di portare le mani al petto.
    Questo è un gesto involontario, dettato probabilmente da quella che dev'essere una nuova abitudine.
    Come la presenza di Ophelia, che si mescola alla mia e mi spinge a ricercare nelle mie stesse spalle le sue, in una stretta che sa farmi piegare la schiena permettendomi però di ritrovarla lì, incastrata tra le costole come se unendosi riesca in qualche modo a lasciar libero quello spazio di cui abbiamo bisogno per ricordarci che siamo due persone completamente differenti, ma comunque bisognose l'una dell'altra.
    Ma Ophelia ora non c'è.
    Ed io non credo di volerla chiamare, non quando la mattinata si presenta più tragica di quanto avrei potuto immaginare e farlo mi ricorderebbe soltanto quanto io sia egoista.
    Lo sono persino con Josh, il quale guardo di sfuggita solo per permettergli di seguirmi e prender posto accanto al tavolo.
    So il motivo per cui è qui: Credo sia qualcosa che ci insegnano involontariamente da piccoli quella di mostrarci preoccupati per le persone a cui teniamo.
    Ma l'affetto ora assume sfumate diverse da quelle che potrebbero percepire due bambini distanti dalla corruzione.
    Vorrei tanto averlo conosciuto prima di aver accolto in me Tharizdun. Ormai non valgo più nulla, nemmeno come suo adepto.
    ''No no e vodka sia. Possiamo fare la vodka lemon!''
    Sì, ma non sono propriamente entusiasta dell'idea di dovermi mettere lì a tagliare i limoni per poi tirar fuori qualcosa di imbevibile.
    Non sono come te, non ho questa capacità di miscelare bottiglie e tirar fuori qualcosa che sappia mandarmi fuori di testa.
    Bevo solo roba liscia da quando te ne sei andato.

    Poi lo sento quel rimorso salirgli in gola come catarro.
    Glielo sento sputar via con timore, come se avesse chissà quale paura di mostrarsi debole.
    La debolezza non è mai accettata, ma io ho sempre chiuso ogni occhio per lui.
    Non potrei fare altrimenti: È tutto ciò che amo e che mi resta.
    ''Ti prego, non cominciare anche tu.''
    Non voglio che anche lui mi compatisca;
    Che possa sentire per questo motivo il bisogno di stringermi a sé come d'altro canto vorrei.
    Non voglio che nel guardarmi egli possa provare pietà;
    Misericordia;
    Sentimenti pregni di una delicatezza che non siamo mai stati in grado di gestire.
    Perché Tharizun non è delicato e di certo non gioisce nel saperci mammolette.
    Questo stupido dolore, proprio come me, voglio che svanisca labile lungo le mura di questa casa.
    Può aggrapparsi ad esse al punto di impregnarle.
    Non mi importa più.
    ''Resta per la voglia di restare, non perché credi che io sia triste.''
    Non voglio dire che ciò non sia vero.
    Voglio solo dire che non dovrebbe importare a nessuno.
    E con questa rabbia muovo le mani in luoghi che mi appartengono.
    Per la vodka non prendo dei bicchierini, preferendo di gran lunga quelli più grandi.
    Ce li riempio quasi fino all'orlo.
    ''Brindiamo?''
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    Non lo so che cazzo di sospiro sia quello che mi esce, ma so che non è niente di buono per nessuno di noi. E non dico che Chrys non sia mai distratto, cazzo a volte va tenuto fermo perché c'è veramente il rischio che voli via, eppure non accorgersi della vodka che ho in mano e che, per altro, ho preso perché sapevo gli avrebbe fatto piacere - non tanto quanto vedermi ma, insomma - è preoccupante. Oppure, come ho detto, leggo segnali anche dove non ci sono per convincermi che avrei dovuto essere qui due mesi fa, ed anche un mese fa, e magari passarci un po' di tempo in questa casa con lui come facevamo anni fa. Possiamo fare qualunque drink lui voglia, tanto che annuisco quasi distrattamente mentre ci provo a non tenergli gli occhi puntati addosso e rivolgermi invece ogni tanto al contesto, ma è solo illusione perché sono concentrato su di lui al cento per cento, più di quanto saprebbe sopportare se arrivasse a capirlo. Anche se ho il sospetto che lo capisca, perché la sua frase mi prende in contropiede che mi tocca alzarlo un sopracciglio anche per lui, lui che sembra me in alcuni momenti, quando non accetto che qualcuno possa preoccuparsi per la mia salute perché è debolezza e la debolezza non è un credo con cui siamo stati cresciuti. E comunque glielo vorrei dire che, sì, ricomincio anche io perché davvero non me la può dare buona per questi mesi in cui avrà probabilmente pensato le cose peggiori e non me le ha dette. E sì, vorrei anche fare due parole con Ray che si trasformerebbero molto presto in me che gli spacco la faccia ma devo tenerlo a freno questo pensiero ora che Faust è sempre continuamente in ascolto, pronto ad un "via libera" che in questo caso non avrà. Ma solo finché saprò che Chrys ci tiene, nel momento in cui capirò che a lui non frega un cazzo, allora non fregherà un cazzo nemmeno a me delle conseguenze. «Resto perché io ne ho bisogno.» Me lo tiro via dai denti che è verità incontrastata che gli pianto in volto mentre lo guardo riempire i bicchieri come fosse birra quella che stiamo per scolarci all'infinito. «E tu sei triste.» Ed è normale che io sia qui per questo, a che cazzo servirei altrimenti? Già che ne ho perso abbastanza di scopi nella vita, ci manca anche questo, però lo dico che è un sorriso più scaltro quello che mi tira le labbra da un lato solo. Credo sia al momento del brindisi, che segue, che un briciolo di triste isteria mi prende lo sterno e sputo un sospiro che è solo un anticipo di quanto mi pesi addosso. E sì mi sento una merda perché non voglio si parli solo di me quando io voglio sapere lui come sta, prima di ogni cosa. Ma ci sono dei gradi da rispettare con Chrys e per questo so che ci deve essere equità stasera, e mi auguro che forse anche lui abbia bisogno di essere il mio migliore amico in qualche modo, come ne ho io. «Brindiamo..» Lo dico stringendo le dita attorno al bicchiere che sollevo con la vodka che vacilla lungo il bordo, «.. a Edie, che non è più maledetta» e quello che dovrebbe uscirmi come un grido di gioia è invece un ringhio più basso che richiama alla velocità della luce il formicolio della corruzione che ho imparato a tenere a bada ma che è parte integrante di me. Allungo l'indice verso Chrys che già scuoto il capo perché c'è una postilla del cazzo che ci serve adesso.. che mi serve. «Ma prima che ti congratuli, non sono stato io» Non aspetto neppure che dica qualcosa perché ho già la bocca attaccata al bicchiere, gli occhi chiusi e un sorso lungo una vita che mi scivola nell'esofago. Non sono stato io, non dovrebbe servire altro perché capisca.
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    Una delle cose che in famiglie come la mia non viene mai insegnata, è proprio quella capacità di accettare ciò che va contro i nostri desideri. Nessuno ci insegna a sopportare adeguatamente ciò che non ci fa star bene.
    Magari fosse così.
    Anzi, ciò che ci viene insegnato è proprio di non cedere mai a queste negazioni che sanno farsi macigni nella nostra mente.
    Ci insegnano a pretendere tutto ciò che crediamo fermamente di dover far nostro e di stringere i denti, qualora le cose finiscano per mostrarsi un po’ più complicate di come le avevamo immaginate.
    Il fatto che io abbia deciso di restare impassibile non è altro che un oltraggio a quelli che sono stati considerati come i migliori degli insegnamenti:
    Se qualcuno ti fa del male tu dagli il resto.
    Se qualcuno ti mette i piedi in testa tu fa altrettanto.
    E se qualcuno ti tradisce, che tradisca i tuoi sentimenti o il tuo orgoglio...
    Beh, uccidilo.
    Ma suppongo di non essere mai stato bravo abbastanza con queste cose, anche se l’omicidio macchia tutt’oggi queste mani dure e fredde.
    Sono capaci solo di sorreggere un bicchiere nel timore che la pressione possa in qualche modo infrangerlo.
    Solo questo.
    ''Così va meglio.'' Mi strappa un sorriso, ma non riesce a mutare totalmente il mio umore.
    Forse perché non credo esista ancora qualcosa da mutare.
    ''Smettila. Non lo sono.''
    Credo sia più apatia mista a rabbia questa, non tristezza.
    Forse mi muovo solo per inerzia, perché c'è una vita che ho vissuto che continua a spingermi la schiena.
    Magari un giorno la sua forza verrà meno.
    Chi lo sa.
    Sta di fatto che ancora continua a spingere e suppongo vada abbastanza bene così.
    Fino a che non inciamperò nei miei stessi piedi.
    Allora alzo il bicchiere ancora un po', come se a legare il mio polso a quello di Josh ci sia un filo e le mie mosse sono le sue mosse.
    E viceversa.
    ''Che cazzo dici!?'' Sono stupito, non arrabbiato.
    Vorrei specificarlo perché ultimamente quasi fatico a dar intonazioni più precise alle mie parole.
    Sembra sempre tutto così atono.
    Ma mi si apre uno squarcio in bocca, che deduco essere figlio della gioia che provo e che per un breve istante, finisce per gonfiarmi il petto come se i polmoni fossero ricolmi d'acqua.
    ''Che vuol dire, scusa?'' Perché non è stato lui? Perché comunque vada la nostra vita ci ritroviamo sempre costretti a soffrire delle azioni altrui?
    Questa doveva essere una gioia la cui realizzazione aspettava a lui soltanto.
    Come quando pianti un seme e speri di veder germogliare ciò che tu hai annaffiato con dedizione e pazienza.
    I bicchieri non tintinnano: Non esistono brindisi adatti per questo, per la rabbia che ci rode il fegato e l'oppressione che si fa prepotentemente figlia di un disperato bisogno di quieto vivere.
    Mi lascio cadere sulla sedia di fronte alla sua. Qualche goccia di vodka salta fuori dal bicchiere, ma non ci presto molta attenzione.
    ''Almeno lei sta bene...no?'' Domando in mugugni che scivolano dentro il bicchiere.
    La vodka liscia non fa più schifo quando l'esofago è irritato. Scivola giù in un strizzar di palpebre ed arrossamento di gote.
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    Avrei potuto girarci attorno, prendere la notizia con calma perché anche Chrys, che so vuole bene ad Edie, potesse arrivarci con la dovuta cautela alla soluzione. Al problema che è origine di tutto. Ma io non so come cazzo si parla alle persone, è qualcosa che nostra madre non ha fatto in tempo ad insegnarci e nostro padre già non ricordava come si facesse. Non mi provoca più quella rabbia inumana che prima di Slater era un mare denso di odio e delusione, ma resta amaro il pensiero che io non sia riuscito nel compito che è stato la mia vita per più di vent'anni. «Già, una bellissima sorpresa no?» Non c'è bisogno di sottolineare che non sto scherzando, che non è una stronzata quella che ho detto anche se ci ho sperato per settimane che lo fosse. Cristo è un'ossessione. Non so guardarlo negli occhi, perché sono un cazzo di codardo oggi, ma so che la sua reazione è esattamente quella in cui ho sperato ed è per questo che è il mio fottutissimo migliore amico. No, è un fratello. Lui lo sa, cazzo lo sa quanto ho speso in questa missione che è diventata una vita di rinunce e studi e viaggi ed io che mi metto da parte per un bene maggiore e superiore che è sempre stata lei. Lei che non ha colpe, mai, perché è Edie ed è così il centro della mia esistenza che non voglio soffra mai. Ma ovviamente lo farà, lo farà perché quello stronzo che l'ha salvata le gira ancora in torno e non le ha detto che tra pochi mesi tirerà le cuoia e sarà ancora peggio. Glielo avevo detto, cazzo glielo dovrò ripete ovviamente perché che era un coglione si era capito al volo proprio, che non avrebbe dovuto farla innamorare così tanto e cazzo io lo so cosa pensa Edie anche solo guardandola di sfuggita. Ma non ho dimenticato Chrys a cui rivolgo uno sbuffo che è sofferto tanto quanto un ghigno che non ha più il marchio solito anche se ironico perché la vita è ironicamente una merda. «Sì, lei ora sta bene... » C'è un "ma" grande come una casa che sono indeciso se spiegargli o meno, anche se lo so che io finisco per dirgli tutto perché ci dovrà pure essere una persona al mondo oltre a Slater di cui potrei fidarmi no? Tenermi Faust dentro tanto a lungo senza un minimo sfogo ha finito per sfinirmi ad un livello che è stato ad un passo dalla follia, dal fare di me qualcosa che non ha scopo e per questo neppure logica o ragionamenti e neppure controllo su una rabbia incontrastata. Ma buttiamola giù un altro po' di vodka prima, come se il mio sguardo non fosse già una cosa indecifrabile, incastrato eternamente a metà tra un "mia sorella vivrà" e "dovrò fare cose che non le piaceranno per niente", passando per quello che ormai annovero tra i miei fantastici nuovi modi di guardare nel vuoto e che personalmente chiamo: "la sai l'ultima? Morgan fottuto Crain mi stava rovinando la vita ma ehi, è arrivato Slater e sono vivo". Ah e ce n'è anche un altro che nuovo e lo rivolgo a Chrys direttamente stavolta, chissà che non ci legga davvero quello che ci scrivo dentro: "sai, ma starà peggio perché lui ha un timer del cazzo e morirà a breve". So però che non glielo posso dire, che ci devo pensare o devo sciogliere la mia mente prima che sia l'assenza di inibizioni a farmelo fare perché ora lo so la ragione per cui i Crain erano alla sua festa e mi pare di capire che ci vada piuttosto d'accordo con la testa di cazzo che mi ha mandato sul ciglio di un burrone e poi mi ha detto di buttarmi che tanto a che cazzo servivo no? Beh, non proprio le sue esatte parole ma cazzo mi ha accolto in casa con una pistola alla tempia, sai che inizio. Se io stringessi un po' di più il bicchiere, potrebbe andare in frantumi tra le dita, così perché non ho sputato abbastanza sangue di recente. Tamburello, nervoso, sul tavolo con l'altra mano. «Lei sta bene.. » E' proprio l'unica cosa che so dire quando già alzo di nuovo il braccio per andare avanti fino a vuotarlo sto cazzo di bicchiere. Che, tanto, non sarà l'ultimo. Pensavo di aver smesso di sentirmi una merda, ed invece mi ci devo sentire ancora una volta perché non sono ancora pronto cazzo. Scusa Slater.
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    ''Ma tu no.''
    Non ho alcuna intenzione di fingermi il migliore amico che sa leggerti in faccia cose che non vorresti o non riusciresti mai a dire.
    Ma ormai so tutti di te, certo che lo so.
    So leggere ogni cosa nell'increspatura delle tue ciglia e nel modo in cui gli occhi ti si fanno piccoli all'allargarsi delle narici.
    Sembra come se stessi per esplodere e poi invece implodi e a me tocca raccogliere - senza alcun dispiacere, figurati - le nanoparticelle rilasciate dal tuo corpo. Eppure devo dirti di non essere bravo: Che con i puzzle non sono mai stato un campione e che questo probabilmente ci porterà a piangere su qualcosa che non riusciremo mai a recuperare davvero.
    Ma non ho motivo di volerti percepire in questo modo, perché se c'è una cosa di cui sono assolutamente certo, anche in momenti come questi che ci vedono nascondere gli occhi altrove col semplice fine di non incrociare mai quello dell'altro e così rischiare di leggerci qualcosa dentro, è che amarti significa empatizzare i tuoi silenzi.
    Per questo non parlo più così tanto e le mie frasi corrispondono alle tue: Perché non ho la forza di sovrastarti né tanto meno di lasciarti annaspare in quelle stesse lettere che metti insieme nel difficoltoso tentativo di mostrarmi ciò che più ti affligge.
    ''Non stai bene neanche per un cazzo.'' Non sono più fine: Le parole sfuggono da sole. Si intrecciano tra di loro.
    Vorrei fosse colpa della vodka, ma non è così, non oggi almeno e questa tristezza che mi mangia dentro inizia a trasformarsi in rabbia. Sembra così forte da far male.
    ''Chi le ha tolto la maledizione?'' Non lo so a cosa serve sapere il nome del nostro eroe, né tanto meno a cosa mi serve saperlo. Probabilmente sto solo cercando un modo come un altro per distrarmi dai miei di problemi.
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    So solo dire che Edie sta bene. E sappiamo perché, no? Perché non mi basta. Perché ho capito che sono una merda e l'ho visto sul fondo di quel lago quando pensavo di averlo superato questo tracollo del cazzo e invece sta tornando su come un fottuto demone infernale. Risale finché non mi prende la gola e poi che fa? Poi resta lì incastrato, e nemmeno la vodka mi basta a ricacciarlo indietro dove deve stare: tanto cazzo di lontano da me. Edie sta bene, eh già. Ma sta così bene che ha un brillio nello sguardo che non le ho mai visto, e questo al netto di tutto è un merdoso problema che ha un nome, un cognome, ed un pessimo gusto nelle camice di flanella. E ovviamente non ha niente sotto controllo, mi è sembrato chiaro quel giorno e mi sembra anche adesso che sia così perfino se non lo vedo. A Chrys non serve che un secondo per capire l'ovvio, tanto che sorrido mentre porto di nuovo il bicchiere alle labbra e no, non c'è un cazzo da sorridere, infatti questo è quel moto che alza le labbra in un ghigno che è totalmente sbagliato perché contrasta e stona con tutto. «Bingo...» non dico altro, e bevo ancora, e riempio il bicchiere e non mi faccio proprio scrupoli a fare quello che mi pare qui dentro, che sembra sia rimasto l'unico posto in cui io sappia stare, più o meno. Cazzo non posso pensare anche alla fine del mondo, non sapendo che Chrys dovrà trovare il modo di salvarsi o dovrò trovarlo io, perché lo sento parte della famiglia anche se in modo diverso da Edie, ovviamente, lui è un'àncora anche se non glielo faccio mai sapere abbastanza, questo perché sono un amico di merda, avevamo dubbi? Ah! Non sto bene neanche per il cazzo, già, e faccio fatica a spiegare il perché, quindi annuisco, che cazzo altro dovrei fare mh? Lo capirà che oltre un amico di merda sono anche un fratello del cazzo, no così per non farci mancare niente nella depressione che si trasforma in onde d'urto che assorbo come se fossi capace di resistere loro. E poi, la meraviglia, perché mi chiede chi è il nostro eroe ed allora io non ce la faccio più. Mi alzo di scatto, tengo i pugni saldi ed inizio a muovermi per la stanza, perché sono così quando mi incazzo e lui lo sa, devo camminare, devo additare persone e devo mostrare tutto in espressioni che mi spezzano il fiato in gola, possibilmente passandomi una mano trai capelli ogni dieci secondi. «Morgan Crain!» Questo lo dico allargando le braccia come se fosse ovvio, perché lo è no? Lui è il cazzo di fottuto salvatore delle nostre esistenze di merda. Devo fargli una statua, immagino. E invece un cazzo, come mi esce il suo nome, non mi esce solo questo. E riprendo a camminare. «E vuoi sapere come ha fatto? Certo che vuoi..» che poi non credo di star parlando più nemmeno a Chrys ma a qualcosa, qui nell'aria, polvere forse. «.. ha venduto la sua anima» E sto anche ridendo per l'esasperazione di chi ha proprio toccato il fondo, cazzo uno spettacolo meraviglioso. «Muore tra un anno, anzi.. anzi, ormai sono nove mesi, e Edie non lo sa.» Questo mi placa, mi calma al punto che mi illudo e mi lascio sprofondare sulla prima poltrona a portata di mano. Ma proprio di peso, che vita di merda, cristo santo. «E lei lo ama, e lui la ama, perché è un coglione, e non glielo dice ed io invece lo so e.. soprattutto, avrebbe detto di starle distante ma ti pare? No figurati, fa il cazzo che gli pare perché non ha le palle di portare avanti niente con una cazzo di logica. Una fottuta cosa gli ho chiesto, una...» Ho mal di testa, perfetto.«Quindi sì, Edie sta benissimo adesso
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    Lo vedo il modo in cui scatta pronunciando il suo nome e questo per uno strano gioco del destino mi porta a ridere come un pazzo. Rido, rido perché le cose che ultimamente mi vengono raccontate mi sembrano non avere affatto un senso: Sembrano così fottutamente romanzate da darmi alla nausea e da spingermi a ricordare quanto io stesso mi sia comportato da sciocco a pensare di poter romanzare la mia.
    Tutti questi paladini che risolvono questioni come se nulla fosse, come se la loro anima - in questo caso - non valesse nulla in confronto all'amore quasi egoistico che provano, mi da alla nausea.
    Li odio tutti. Cazzo se lì odio. E non mi importa quanto Morgan Crain insieme a Caiden siano stati vicini a questa casa. Non mi importa più niente quando le azioni degli altri, che giudico e dalle quali prendo le dovute distanze, finiscono per ricordare un po' quelle che avrei fatto anche io, ma che per paura
    o menefreghismo
    mi son lasciato sfuggire dalle mani.
    Questa cosa mi fa arrabbiare terribilmente: Perché adesso che penso ad Edie un po' mi sento come potrebbe sentirsi lei quando, l'amore della sua vita, perirà per donarle la vita che merita.
    Io lo so come si sentirà in colpa, come desidererà di esser morta al posto suo: Perché non era quella la fine che Morgan Crain si meritava e questo suo libero arbitrio che l'ha spinto a dirle addio in realtà non farà altro che scavare cicatrici ben più profonde e sanguinanti.
    Edie, dopo Morgan, vivrà una vita ben peggiore di quella che si vive quando si perdere l'amore della propria vita per mano di qualcun altro. Edie vivrà una vita pregna di sensi di colpa ed inadeguatezza.
    ''Ammazzalo tu Morgan Crain.'' Lo dico senza nemmeno pensarci in realtà, calciando rumorosamente la sedia come fosse l'unica valvola di sfogo in questa cucina angusta che si impregna già di fiato ed alcol.
    ''Trova un capro espiatorio, qualcuno che ella possa odiare più di quanto odierebbe se stessa.'' Io non lo sopporterei. Non ce la farei. ''Tienila all'oscuro della scelta che Morgan Crain ha preso per tutti e due.''
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    Ok io ho un cazzo di problema, penso sia evidente, e penso che insomma l'abbiano capito anche i muri cos'ho che non va. Non dico sappiano tutto fino in fondo, sarebbe fottutamente inquietante, ma abbiamo capito cosa intendo. Chrys però supera tutto, lo supera quando ride ed io ancora sto parlando di come mi girino le palle, ma di più lo fa quando so che ha capito. Lo vedo prima che lo dica, lo leggo nei gesti che non ha compiuto, lo so cazzo che cosa sta pensando. E so che se ci guardassimo negli occhi sarebbe la stessa cosa, perché lui vuole bene ad Edie, non quanto me, credo sia impossibile, ma le vuole bene abbastanza da rendersi conto di come sarà e cosa lei proverò nel momento in cui quel bastardo di Crain morirà dimenticandosi casualmente di averle detto che sarebbe morto. Ah ma questa parte io la impedirò, non so come, non so quando, ma il giorno in cui quel bastardo morirà non sarà davanti allo sguardo di mia sorella, non si prenderà anche la sua sanità mentale in questo modo, quando non ha fatto un cazzo di niente per evitarlo, ma solo di tutto per rendere impossibile sopravvivergli naturalmente. Cristo, lo avrei già ucciso se non fosse stato per Slater, ora credo che dovrò per forza lasciare la cosa a Faust, che potrà gestirla meglio e con una forza che fino al suo arrivo non sapevo di avere. E mi alzerò, quel giorno, come Faust, lo farò senza un punto che sappia definirsi debole, o non in grado di gestire la situazione, oh no.. no Faust sarò io, e saprò cosa fare. Mi tendo quando Chrys calcia la sedia e mi rendo conto che non l'ho mai visto così. E se lo capisco da una parte, e se so che questa reazione non fa che rendermi completamente d'accordo con lui, non riesco a smettere di guardarlo. La cosa con Ray è andata di merda, sì, ma Chrys non sta solo male.. lo ha distrutto. Merda! Perché l'ultima persona che mi aspetto mi inciti a far fuori Crain e anche come ed in che modo perché Edie non lo sappia, è lui. Cazzo resto veramente fermo un secondo di troppo, perché la sua non è psicologia inversa, no no Chrys è totalmente convinto di quello che dice, anche se lo so che non è così, in altri casi non lo sarebbe. Ma cazzo ha anche ragione, e non mi vergogno a rispondere che è un mio fottuto desiderio personale staccare la testa a quello stronzo. «Non posso farlo.» che è ben diverso da "non voglio", mi raccomando non confondiamo le due cose. Nel dirlo sento le parole di Slater, i pezzi mancanti della storia ed il mio non essere pronto che assume un senso. Non posso fare il coglione fino a questo punto, non ora che ho Faust nelle vene, non ora che mi sto preparando a salvare Edie anche da ciò che non sa potrà ferirla. Stringo i denti in un sospiro che mi schiaccia la schiena sulla poltrona. «Non posso mentirle, non sono capace, lei legge qualsiasi cosa, saprebbe che sono stato io e cazzo Chrys non voglio perderla perché un coglione non sa tenerselo nei pantaloni ed è egoista come la merda.» Ok sì calcare la mano mi piace ma cazzo è quello che penso, parola per parola. «Deve dirglielo lui, ma se non sa farlo, dovrò convincerlo che non ha alternative e fare il vigliacco non gli salverà il culo.» Poi, l'ultima cosa che mi svuota un attimo di un respiro più lungo che fatico a prendermi. «Io sapevo che esisteva quel patto, ma cazzo non l'ho fatto perché lo so che Edie non sarebbe andata avanti senza di me, ed io non lo farei senza di lei. Lui no, no lui doveva fare il Paladino e farsi i cazzi nostri decidendo per tre vite, e forse quattro perché c'è anche suo fratello. E senza farsi mancare nulla doveva starci assieme e tenersela vicino, certo, sensato. Cristo Se voglio ucciderlo? Ogni giorno.
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    Di solito azioni del genere generano inquietudine.
    Ti portano a nasconderti, ad agire nella speranza che nessuno noti i tic con i quali ti approcci al mondo. Ma è sempre e soltanto una questione di click.
    Come quando accendi la luce della cantina con l'ansia che l'oscurità possa pervaderti e scendi e risali di corsa le scale fregandotene del rischio di inciampare e di farti male.
    Resta sempre un click.
    Come uno zippo che apri e chiudi di continuo, restando ad osservare la fiamma che si accende e poi si affievolisce.
    Solo un click.
    Un battito nervoso delle ciglia. Le palpebre si chiudono e si riaprono. Lo fanno perché strabuzzando troppo gli occhi poi li lasci seccare ed hai bisogno di idratarli di nuovo.
    Solo un click.
    Un sorriso che si distende nel momento meno opportuno. Mentre stai piegato con la schiena in avanti e ti convinci di non dover stringere le braccia attorno ad un ventre che si sforma in risate che ti sforzi di tener ben nascoste lungo l'esofago.
    Come fossero bile. Il vomito stimolato da quell'alcol che mandiamo giù nella sciocca speranza di dimenticare qualcosa che in realtà finiremo soltanto per imprimere a fuoco nella mente.
    Resta solo un click.
    Una bugia che pronuncio per sentirmi meglio, quando in realtà capisco bene quanto in realtà Morgan sia stato perfetto in quella sua sciocca scelta quasi, cavalleresca. Perché se solamente mi sforzassi di non essere più io, ma qualcun altro fatto di emozioni forti come fasci di muscoli che mantengono su un corpo vuoto e bisognoso di esser riempito, probabilmente riuscirei a comprendere ciò che l'amore ci porta a fare.
    Ma l'empatia non è il mio forte e Joshua lo sa, anche se ogni volta si convince di poter venir qui e raccontarmi ciò che gli succede come se in qualche modo sperasse di trovare conforto. Io non so darglielo, ma posso fantasticare sul modo in cui potrei uccidere Morgan Crain nei miei sogni più proibiti. Solo per lui.
    O solo perché so che è così che si mette mano su qualcosa che si brama.
    E allora se io scopro di non poter avere il coraggio di Morgan Crain allora nemmeno lui deve averlo.
    Mi immagino infilare le mani nel suo petto e così strapparglielo via.
    Come fosse una gemma incastonata tra le costole e le mie unghie fossero in grado di tagliare la carne quasi chirurgicamente.
    Lo desidero, ma solo per un breve istante.
    Sono un leone, ma nel mondo di OZ.
    ''No, non puoi. Vaneggiavo solo.''
    Un po' di contegno, cazzo!
    Tiro su il busto. Ingoio la saliva, cerco di non farla andar giù di corsa affinché non mi stimoli la tosse e così smetto di ridere.
    Tra una deglutizione e l'altra. E l'incessante bisogno di mantenermi ben ancorato a questo bancone.
    ''Pensi che dirglielo cambierebbe il suo futuro?''
    La verità è peggio della menzogna, di uno sguardo che dovrai negarle e della tristezza che fingerai quando la guarderai piangere per aver perso qualcuno di così importante. ''La magia psichica ti permetterebbe di instillare in lei convinzioni...sensazioni.''
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    Quanto posso essere una merda se dico che ci ho pensato? Cazzo ci ho pensato giorni, e settimane, che avrei potuto estendere le mie ombre quanto bastava a prendere i ricordi, i pensieri, anche le cose belle che quel coglione le ha fatto, e toglierle dalla mente lasciando solo la sensazione che la maledizione sia andata e no, non me ne sarei preso il merito, ma sarebbe andata avanti così. Libera. Chrys può capirlo che ci ho pensato perché ci sto pensando anche adesso, come penso ai rischi del giocare così con la mente di Edie, mia sorella, la mia famiglia, praticamente il mio tutto. Se venisse a saperlo, se in qualche modo lo scoprisse, cazzo non so cosa sarebbe peggio tra il sapere che soffrirà senza esclusione di colpi, o sapere che mi odierà sempre per averle impedito di scegliere. Eppure, cazzo, nemmeno Crain la sta facendo scegliere ed è un fottuto diritto di cui la sta privando perché non le sta dicendo le cose come stanno. «Penso che avrebbe il cazzo di diritto di saperlo no? E' una scelta che dovrebbe spettare a lei, se continuare o no con Morgan dopo aver saputo tutto. » Questa è una risposta logica, certo, una che Faust sarebbe fiero di sentirmi dire, ma che so non mi condurrà ad un cazzo di niente quando, anche se scegliesse di rimanerci assieme, io andrei a ricordare a Crain che deve togliersi dal cazzo, tipo adesso, perché è già in fottuto ritardo su tutto. «... e penso che se glielo dicessi, dovrei anche dirle da quanto cazzo lo so, ed ogni fottuto giorno è sempre peggio, aggiunge peso a quello che quella testa di cazzo dovrebbe fare ed invece non fa.» So che non merita niente di tutto questo, Edie, lei merita una vita che sia piena, felice e non dico che andrà sempre tutto bene, siamo pur sempre noi due e non siamo fatti per le cose facili, ma non merita un coglione bisognoso che si aggrappa a lei per darle tutto con la fottuta consapevolezza che poi la spezzerà. Ma come cazzo fai a farlo eh? Come? Come ti viene in mente anche solo di continuare a mettere un passo davanti all'altro verso una via che tra nove mesi non esiterà più e trascinarci dietro anche lei, cazzo falla da solo la tua strada no? No, ovviamente no. Resto a guardare fisso davanti a me, incapace anche solo di mettere pace nel caos mentre so che l'alcol sta scendendo e nel farlo sta abbassando le mie difese e la mia rabbia perde qualche tono, in favore di un dolore che non ho mai smesso di provare da quando la maledizione se ne è andata, ed è sempre quella verità che scava in fondo a tutto. Quella che dovrei avere il cazzo di coraggio di dire al mio migliore amico, perché sì Slater la sa ma lui non è un amico, lui parla a Faust quando un cazzo di nessuno parla a Josh, a me... «Quando me l'ha detto sono solo riuscito a pensare che... » avanti, devo solo farlo il passo verso questo burrone che tanto lo so che ho ancora una possibilità di salvarla quando alla fine lei non sa neppure cosa accadrà, e non lo sa Chrys, cazzo non so dirlo nemmeno a lui adesso, non voglio che niente incrini ancora di più il suo stato che vedo anche se sono così egoista adesso che esisto solo io. Ma dopo esisterà anche lui, sì, come sempre. «... che non avevo più uno scopo, una cazzo di ragione per andare avanti... Chrys non sono stato felice per lei, io ero in pena per me.» Resta una colpa, in ogni caso.
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    Potremmo parlare di empatia ora. Dell'affetto quasi viscerale che nutriamo nei confronti di coloro che sono cresciuti insieme a noi o che a proprio modo ci hanno cresciuti, eppure finiremo sempre, seppur nel modo più sottile e subdolo possibile, a preferirci agli altri.
    Questo probabilmente è parte dell'istinto di sopravvivenza, come se senza egoismo ci venisse poi preclusa la possibilità di galleggiare laddove diversamente affogheremo ed io ho paura di perire con l'acqua ai polmoni quando so di poter fare ancora una bracciata in più, anche a discapito di chi potrei colpire avanzando.
    Voglio mantenermi a galla il più a lungo possibile e lo faccio anche ora, quando probabilmente lo lascio parlare col solo intento di saper di più di questo Morgan che sa instillare in me una gelosia smisurata. Voglio emularlo, essere lui quanto basta per tener a me vicino Ray. Anche se lui potrebbe soffrirne a me in realtà non importa. Non voglio il suo bene, non quando non può più meritarlo. Voglio, profondamente e gelosamente, solo il mio.
    Per questo finisco per sentirmi uno schifo. Perché mentre finalmente prendo posto sulla sedia di fronte alla sua, non riesco a fare a meno di guardarlo e provare tanta tristezza. Non soffro davvero per il guaio in cui si è cacciato, ritrovandosi a non sapere quale strada fosse giusto percorrere affinché tutto con Edie rimanesse immutato, quanto perché a tratti capisco il dissidio contro il quale ci ritroviamo a combattere per poi riscoprirci fallimentari. Forse è quello il moto che ci permette di restare ancora in vita.
    ''Non sarai mai felice in questa storia.'' Sono solo parole vuote quelle che riesco a pronunciare. Come se qualcuno prima di me si fosse già intromesso solo per poterle eviscerare e così lasciar a me i gusci vuoti. ''Perché comunque vada ti sentirai vittima degli eventi. Burattino piuttosto che burattinaio e questo ti manda ai pazzi.'' Non so se sto parlando a lui o se sto parlando a me e a quell'inadeguatezza che non voglio più sentire perché sono stufo marcio di sentirmi debole e di non riuscir a trarre nulla da questa debolezza. ''Chiediti cosa saresti disposto a perdere e se sei forte abbastanza da reggere la botta. Perché sai che rischierai di perderla, vero? Seppur in modo diversi.''
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    JOSHUA ÇEVIK
    5mtQebG
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    Faust – we deserved better – brother – rock star
    mago nero
    26 anni
    Non sarò mai felice in questa storia. Grazie al cazzo. Ecco questo è il primo commento che vorrebbe uscirmi ma che contengo perché lo so che quello che provo non è causato da Chrys, cazzo è forse una delle poche persone che mi è rimasta e no, non mi passa inosservato il modo in cui si muove o parla ed arriveremo anche a questo, che gli piaccia o no. Comunque la mia felicità non conta un cazzo di niente, ne sono sicuro quando ho imparato a metterla da parte perché tanto, guarda un po': non è destino proprio. E fanculo anche a 'sto destino che avrebbe potuto farsi i cazzi suoi un po' di più. La verità è che lui ha ragione, e così sprofondo solo nella commiserazione che mi risucchia nella sua poltrona fino a sentirmi più parte del mobilio che un essere vivente. Io non sarò felice, e mi sta bene, davvero, non credo mi importi di questa cosa fin tanto che non è la mia felicità quella che sta al centro del mio mondo. Cazzo io non riesco ad essere felice nemmeno quanto è lui a non esserlo, perché so che mi precipito qui, che magari ce l'ho un cazzo di sorriso per un motivo di merda o di poco conto, ma poi lo vedo star male per qualcosa e d'un tratto è lì che deve andare la mia preoccupazione. Io funziono così. Certo ho cose che mi piacerebbe fare, spaccare la faccia a Morgan Crain, in primis, andare a fare due chiacchiere con quel cazzone di Ray, per dirne un'altra e magari diventare il fottuto mago nero di cui ho bisogno. So che Chrys potrebbe capirmi anche qui, anche se abbiamo preso strade diverse io penso che sappia cosa cazzo significa questo. «Non me ne frega un cazzo della felicità» So dirglielo che è una conferma di merda che tengo stretta trai denti, anche se non lo guardo in faccia, non voglio che mi dica che invece dovrebbe interessarmi, ormai questo è il mio stato di vita: sono un cane rabbioso in gabbia, cazzo Slater deve avermelo detto così tante volte che ho perso il conto ed ho quasi la sensazione che continueremo a dirci questa cosa per un po'. Rabbia, ne ho talmente tanta che diventa sarcasmo macabro ogni volta che gliene lascio la fottuta occasione, adesso ad esempio. Adesso che la mia espressione è così cupa che non mi augurerei di incontrarmi per strada, al buio, in 'sto cazzo di Bronx. Però poi ho la sensazione che il discorso non sia poi tanto specifico su di me, non quando parla di burattini e questo burattinaio che non sono, e che forse non è nemmeno lui. Cazzo Chrys è stato così brutto? Non glielo devo chiedere, è per questo che siamo dei fottuti fratelli, perché la mia risposta ce l'ho a due passi quando gli punto gli occhi addosso. Comunque no, non perderò Edie a costo di perdere me nel mezzo. «Su quello ci sto lavorando, perché Chrys mi sono rotto il cazzo di non sapere che fottuta direzione prenderà la mia vita, o la sua. Mi sono rotto il cazzo che non dipenda da me.» E per quanto egoistica possa sembrare, questa, signori miei, è la verità. Mi sono rotto il cazzo di non avere il controllo di niente e non poter stare tranquillo un fottuto minuto di vita. Uno, non chiedo anni, ma cazzo qualche fottuta settimana senza che una cosa intervenga sull'altra? Quasi lo ringhio nel dirglielo, animato anche dalla vodka che sta ballando coi globuli rossi. Perfino l'Onice sfrigola quando lo dico e mi si anima qualcosa dentro. Ma dura un cazzo perché poi deprimermi è un attimo e vorrei che Chrys fosse solo più vicino. «Lo sai che potrei perdere tutto e non me ne fregherebbe un cazzo, pagherei tutto quello che c'è da pagare e rimarrei in piedi perché devo e basta. Possono portarmi via tutto. Tutto tranne Edie... e te E' sempre stato implicito, ma cazzo Chrys è parte del pacchetto, non che non sappia reggersi sulle sue gambe per quello ho più fiducia in lui di quanta dimostri di averne, ma è importante nella mia vita, un fratello.
    ©


    Edited by nocturnæ - 16/11/2020, 21:11
     
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17 replies since 3/10/2020, 17:29   447 views
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