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Josh/Abigor | Casa Sinister | 3 Ottobre

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    Siamo già a Ottobre, cazzo a me sembra passato un anno da quando ho incontrato Slater. Magari sono anche le sue belle dimensioni a cambiare le cose, ma giuro che se mi chiedessero che anno è non sarei tanto sicuro della risposta. Il tempo è una merda, lo è sempre stato per me e per chi mi circonda, cazzo ho passato la mia vita ad odiarlo, ma adesso è solo... strano. E sì, mi sento così anche perché ci è voluto veramente tanto per riprendermi dal cazzo di cumulo di ossa che sono diventato dopo aver deciso che questa Corruzione me la devo vivere o non se ne fa niente, che sento ancora le articolazioni che mi chiedono pietà. Chiaro che non gliene concederò nemmeno mezza, perché non c'è mondo in cui ammetterò che oggi sono stanco e vorrei prendermela per me la giornata. Jack mi ha rotto il cazzo perché ho annullato le prove e nemmeno lo ripeto cosa mi ha detto quando gli ho spiegato che possono farle anche senza di me, che la mia voce è campionata e possono gestirsela... si beh, non l'ha presa bene, ma in effetti sono stato un po' un pezzo di merda anche io. Già me lo immagino come mi guarderà Edie quando lo saprà, e lo saprà perché alla fine le dico praticamente tutto, sempre. Beh, quasi tutto adesso, ma se ometto qualcosa è esclusivamente per il suo bene, che resta la mia priorità più alta della vita proprio. Ed in ogni caso, ogni volta che ho questi pensieri, ogni volta che mi sento un fottuto straccio, finisce che mi trovo a casa di Chrys a cercare consolazione da chi so che può sopportarmi quando divento in una pigna in culo che nemmeno io mi starei accanto. Oddio, io davvero mi eviterei se mi vedessi in giro e soprattutto lo farei oggi che sono letteralmente un cane rabbioso già stanco e divorato dalla sua stessa rabbia.. esiste? Ok se esiste è la mia esatta rappresentazione. Proprio con questa faccia gli entro in casa, che ormai è d'obbligo fare così. Cazzo questo è sempre stato il mio periodo preferito dell'anno, quando ancora non ti geli il culo se esci di casa ma in compenso non grondi di sudore solo perché ti azzardi a respirare. Non so come spiegarlo, oggi poi neppure me lo chiedo di tirarmi in qua, ma è semplicemente che mi sento nel mio elemento quando la stagione cambia e la gente inizia a temere anche la propria ombra. Ah, cazzo sì, quella è una sensazione bellissima e lo è di più quando è Faust che sa farla provare agli altri, quando la maschera è solo un mezzo ed il resto è disperazione. Ma ora non è così, ora mi sto solo trascinando oltre la soglia di Casa Sinister con una richiesta che è palese in volto e che si traduce in : "fumiamo qualcosa, per favore, e lasciami dormire qui", che tanto non rifiuterà perché lo so. E' che il problema arriva ora, quando non vedo Chrys all'orizzonte ed invece qualcuno mi chiama dal salottino. Non riconosco la voce, non riconosco il volto, ma mi chiedo come cazzo fa lui ad avere sempre una quantità di donne niente male in casa mentre io mi ritrovo solo con le bottiglie gentilmente offerte dalla mia sorella imprenditrice ed una valanga di pensieri di merda che mica mi faccio mancare, figuriamoci. Però non sono nessuno per non alzare le spalle e capire se c'è qualcosa per me da qualche parte in questa casa stasera. «Nuova coinquilina?» Lo chiedo che è una premessa di una serie infinita di spiegazioni su chi sia io, come Chrys sia praticamente mio fratello per scelta di entrambi o quanto frequentemente io passi da là. E soprattutto, non l'ho mai vista quindi qualcosa di nuovo deve esserlo, anche se il mio sangue formicola.. e questo è un segnale che ho imparato a forza di colpi ricevuti e coltellate alla schiena, a non ignorare mai. Me lo tengo un po' un sorriso scaltro tra le labbra, così per non fare proprio brutta figura fin da subito. Fermo i passi di fronte a lei, ma resto in piedi, ovviamente. Sono solo curioso.
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    Va tutto molto a rilento, anche se non per me. Dopo aver aspettato per secoli posso dire che in realtà, ora come ora, le cose stanno andando molto più spedite. Si tratta di mesi in fondo, che corrono e corrono e siamo già a meno dieci. Meno dieci, e potrò iniziare a pensare più attivamente a come mettere in pratica tutto il mio malefico piano, questa fase è un po’ la preparazione, spianarmi il terreno per intraprendere una discesa più sicura. Anche se di sicuro non c’è proprio un cazzo. Quindi non è che possa fare molto, sebbene il mio nuovo ruolo mi renda abbastanza impegnata a stipulare un sorprendente quantitativo di patti – non così sorprendente dai, non farò la modesta – ho comunque dei momenti in cui non ho letteralmente nulla da fare e mi posso rilassare. Con un bicchiere di scotch che mi attorciglia le budella in una romantica morsa bruciante e un libro, per fortuna gli esseri umani perdono tanto tempo a scrivere e la produzione letteraria non finirà mai perché con tutti questi anni di eternità ancora da vivere penso che mi annoierei a morte se finissi tutto il materiale da leggere. Sono seduta di traverso sulla poltrona, con le gambe piegate e appese sul bracciolo così che i piedi ondeggino appena oltre, un braccio piegato e il gomito fissato sul morbido a tenermi su il volto, per cui mi basta solo alzare lo sguardo quando vedo Joshua Çevik entrare e passare per l’ingresso. E chiedermi se sono una nuova coinquilina, che dolce e che ingenuo. Mi chiedo se abbia finalmente capito che il match dei fratelli Çevik è stato scartato quando ha venduto la sua anima al Dio sbagliato. La cosa divertente che in pochi sanno, è che Tharizdun e Samenar sono amichetti del cuore, e infatti non è perché Joshua ha venduto la sua anima a lui che non poteva salvare sua sorella, no, c’è una sottile differenza. Joshua non poteva salvare sua sorella perché ha smesso di essere un uomo giusto quando si è consacrato a Tharizdun. Una sottile differenza che secondo il mio modesto parere, è molto importante, riscrive tutto. È proprio bello sapere tutte queste cose ora e poter guardare quest’uomo con il giusto cipiglio di curiosità e pena negli occhi. Gli sorrido con un taglio trasversale sulle labbra «Nah» è un tono noncurante il mio, come se fosse tutto sotto controllo e anche tutto estremamente ovvio da essere quasi trascurabile, ma non lo è affatto. «Mi conosci, Joshua» mi stringo nelle spalle appena mentre allungo nel vuoto il braccio con cui tengo il libro, lo lascio cadere a terra senza preoccuparmi del suo infausto destino con un tonfo che è il rintocco della nostra conversazione. «Sono Cora, o meglio, sono stata in Cora per un po’, ora mi sono presa un altro vestitino. Puoi chiamarmi Abby, Abigor, è un piacere fare la tua conoscenza di nuovo» voglio giocarci un po’, lo ammetto, non possono togliermi anche questo. Tanto Joshua è quanto di più inutile possa esserci in questa situazione. Non ci è arrivato nessun ordine, per lo meno, che riguardi strettamente lui. Quindi, che dire, potrò divertirmi un pochino? Alt, prima che qualcuno dica che sono una stronza perché abbiamo avuto una scopata intensa io e lui, beh, era prima. E anche se così non fosse, è stata solo una scopata particolarmente intensa, bel ricordo davvero, ma non sono una donna sentimentale io. «Che cosa ti hanno detto? Perché qualcuno ti avrà detto qualcosa, no? Ti vedo addosso una consapevolezza diversa».
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    Beh, nuova un cazzo. Davanti a me c'è il nuovo abito di Cora o chiunque sia l'entità che la occupa ed ora capisco perché le mie vene si siano mosse tanto freneticamente nel mio avvicinarmi a lei. Qualcuno potrebbe pensare che io mi sia schifato quando Chrys mi ha spiegato un paio di cosette sulla "persona" che mi sono portato a letto qualche mese fa, in realtà alla fine me ne è fregato quasi un cazzo di niente perché non sono cose che mi turbino granché, ed ora che Slater mi ha aperto la mente la cosa mi fa ancora meno senso. Quello che fa è, invece, rivestire il mio volto di un'espressione più curiosa che solleva solo un angolo delle labbra mentre mi permetto senza problemi di fare una bella radiografia a questo nuovo involucro. Se potrei scoparmela anche così, con tutto quello che so? Sì. Se vorrei farlo? Beh, cazzo sì. Ma non sono mai stato il tipo disperato che implora niente del genere, ovvio che se qualcosa si muoverà nel giusto senso non sarò nemmeno così idiota da evitarlo. Certo non è che io sia felice di sapere che da qualche parte c'è ancora l'eco di chi ci è nato in quel corpo, ma - come dicevo - ho troppe cose a cui pensare e questa non è affar mio, né di Faust. «Abigor..» mi tengo il suo nome per un po', come se dovessi quasi masticarlo per ricordarlo, ho la sensazione che non sarà niente che io possa dimenticare tanto in fretta. «Bentornata allora» Glielo lascio ancora lì un paio di secondi il mio sguardo che indugia sui suoi nuovi tratti prima di superarla e raggiungere una delle tante vetrinette che ci circondano e illuminano qualche bottiglia che afferro con un gesto che renda ben chiaro che so esattamente fare come fosse casa mia. Ora che Edie si è presa il locale inizio anche a leggerle le etichette di quello che bevo, perfino quando tiro fuori un rum rispetto ad un altro mi faccio più domande di quante vorrei. Lo so che devo mantenere il mio corpo e la mia mente in asse, questo Slater l'ha reso ben chiaro e sto anche smettendo di fumare perché, insomma, di motivi per farlo ne ho a sufficienza quando tutto porta sempre alla salvezza di Edie ed a quello che io potrà fare per lei e per noi. Il resto ha davvero importanza minima. Non è così però quando la sua voce mi raggiunge di nuovo ed io sono di spalle, eppure le sento stringersi in un sospetto che non voglio lasciar andare tanto in fretta. Cosa mi hanno detto? Potrebbe essere una richiesta tanto vaga ma lo sento come si lega ad una delle mie ultime conversazioni con Slater e quindi in realtà sono io che mi chiedo che cazzo sappia lei esattamente. Solo che ho imparato un po' come ci si comporta e quindi in realtà affilo solo un po' il mio sorriso e lo sguardo che di conseguenza le rivolgo; il bicchierino in mano è solo uno ed è assolutamente per me, sia chiaro. Se vuole qualcosa può prendersela, non ho mai detto di essere uno galante. Cristo, avrei proprio bisogno di una scopata. E invece poi rido. «Una consapevolezza diversa mh? Ed esattamente da quanto è che mi conosci così bene tu?» Sollevo con naturalezza un sopracciglio perché andiamo, di me non sa niente, Chrys sa tenerli i nostri segreti sono piuttosto sicuro che con lei sia andata esattamente così. Certo che ho il sospetto che si riferisca all'Apocalisse o la distruzione dimensionale che avverrà tra meno di un anno, ma non sarò io a rendere palese sto cazzo di problema. Mi scolo il contenuto del bicchierino senza grandi cerimonie. «L'ultima volta non abbiamo parlato un granché» E non vorrei farlo neanche ora.
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    moira kane abigor
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    Naturalmente non so se qualcuno gli ha detto davvero qualcosa. Stavo tirando a indovinare per farlo parlare, perché lo vedo davvero diverso ma non so che cosa sia e sono curiosa, oserei dire che mi sembra cresciuto. Ma io sono solo una donna che ha vissuto centinaia di anni a studiare e conoscere persone di tutti i tipi, niente che possa davvero confermare o smentire praticamente le mie teorie su chi ho di fronte, anche se di solito ci azzecco. Lo seguo con gli occhi finché non mi supera e poi li fisso in basso sulla copertina del libro riverso per terra, una vecchia edizione di una raccolta epistolare di Keats. La storia di un’ossessione d’amore. Forse sono un po’ una romantica, in segreto, ma non è una di quelle cose che vale la pena sottolineare arrivati a questo punto del nostro racconto. Ascolto i movimenti di Joshua alle mie spalle invece che traffica con bottiglie e bicchieri «Fai come fossi a casa tua comunque eh» è sarcasmo, ma non davvero, se fossi così tanto attaccata alla materialità della vita adesso probabilmente sarei a disperarmi per aver perso la possibilità di annegare dei miei soldi, in nuovi enormi mucchi di soldi che non ho più tempo di fare. Sono stata materialista, è vero, ma sono anche così radicalmente cambiata che adesso ciò che era così tanto umano di me si è andato a dissolvere nelle mancanze che mi rendono un fantasma con un’anima tanto diversa da quella che avevo prima, consumata allora, reintegrata di fumo ora. Stringo le spalle e le scrollo invece, è un gesto casuale e istintivo «Sono fatta della stessa sostanza di cui è fatto l’intuito. Libera reinterpretazione, Shakespeare non si offenderà». Le labbra si arricciano in un sorriso che alza un sopracciglio per un momento prima di muovermi sulla poltrona e trovare una posizione più comoda per poter puntare gli occhi sulla sua figura. Mi posso destreggiare con facilità su questa sedia così come posso farlo tra le parole che mi crescono sulle labbra, quelle che non posso pronunciare e quelle al cui riguardo invece mi posso un po’ scucire, poco, mai abbastanza da rivelare un piano più grande di cui lui non fa parte da quando ha preso la decisione più sbagliata della sua intera vita. Ma prima voglio sapere che cosa sa, su cosa posso scavare e in quale ferita posso infilare il coltello che è fatto della mia voce, quella che sottile si insinua nell’aria per arrivare ad essere la realizzazione della sua inutilità «Hai sentito parlare di noi, Joshua?». La strada, quella che si snoda per New York nel suo senso più lato, quella che parla in sussurri e da corporeità alle dicerie di incroci a cui chiedere il favore di un Dio in cambio di uno sconosciuto prezzo da pagare. La strada parla di noi e credo che la voce sia arrivata anche a lui così come è arrivata a tutti quegli altri che in un nodo di strade sotterrano una scatola per richiamare me, e senza saperlo, decidere di condannarsi nel momento in cui mi vedono per la prima volta. Pronti ad essere spediti al macello con un bel fiocchetto sulla testa, tra le braccia di Samenar, nella sua fabbrica di soldati sacrificabili «Banditori».
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    «Questa è casa mia» Mi esce in un basso ringhio divertito che però non stringo troppo in gola, serve solo a ricordare a miss "ero Cora" che ci sono sempre stato prima di molti altri fantasmi, entità, creature o amori di Chrys quando lo conosco da un bel po'. Sulla carta ovviamente questa è la Villa di Chrys e della sua discendenza, ma nel dirlo so che non si offenderebbe granché se mi sentisse ora, sono considerazioni che mi hanno sempre inchiodato a questo posto come presenza quasi costante, quindi sì, Abby, faccio come se fossi a casa mia perché è esattamente così che faccio qui. Tu, poi, puoi fare lo stesso non te lo impedirò di certo. Credo che ora mettere in chiaro questo concetto sia indispensabile, perché se rimarrà molto, mi vedrà spesso e sento già un lato del suo carattere scivolare fuori da un involucro che rimarca poco la mia conoscenza precedente. Non le tolgo gli occhi di dosso, ma mentre prima ero piuttosto sicuro che sarei passato oltre per andare in cerca del padrone di casa, ora credo che un paio di minuti in più potrei anche rimanere qui a vedere come è diventata questa cosa che non è mai esistita tra noi. Al suo intuito del cazzo non credo neanche un po' a dirla tutta e non serve che io lo sottolinei, mi si legge in faccia il ghigno ironico che mi si stampa appena lo dice. Può citare chi vuole ma non è questa la verità, ed è forse un altro dei motivo per cui non mi muovo anche quando trova una nuova posizione che smuova un vestito così corto che può ruotarsi tutta la vita su quella sedia a mio parere. «Voi?» mi chiedo se non abbia un disturbo di personalità multipla, cazzo potrebbe essere con i corpi che possiede e le menti che soggioga anche solo per trovare uno spazio che altrimenti in questo mondo non avrebbe. Anche se fosse matta, comunque, non credo mi dispiacerebbe un granché tenermela un po' più vicina, così da smettere di riempirci di chiacchiere di circostanza che ora come ora sono proprio l'ultima cosa di cui ho bisogno. Sto quasi per decidermi a riempire di nuovo il bicchiere, quando lo dice. Una parola, ne basta solo una per catturare la mia intenzione ed irrigidire i muscoli, fermo la mia mano prima che possa stringersi due volte attorno al collo della bottiglia. E' un Banditore. Questo non lo sapevo. O forse io non ho prestato troppa attenzione quando Chrys mi raccontava dell'esorcismo. Tant'è che una vaga idea su chi siano ce l'ho, ovviamente non è sufficiente a potermi mettere sullo stesso piano suo quando ancora Slater ha segreti che non sembra io sia pronto a sentire. Mi fido del suo giudizio, cazzo è il mio mentore e finora mi ha sempre detto cose per cui vale la pena credergli, ma forse sarebbe il momento di parlare un po' più a fondo di un paio di cose. Ad ogni modo, non posso restare in silenzio troppo a lungo. «Sì» che non è una stronzata, è solo una parola piena di omissioni. «Ma se cerchi un confessore stai guardando nella direzione sbagliata Abby Rimarco volutamente il soprannome che si è attribuita da sola e che non penso faccia onore alla sua stirpe. Non sono un tale idiota da volermi inimicare un figlio di Samenar, in fondo siamo un po' sulla stessa barca, nello stesso strato oscuro che avvolge parte del Mondo, ma non ho voglia ad essere sinceri di giocare a raccontarci segreti come un club del libro. Voglio sapere tutto, sempre, eppure credo che mi dia un po' fastidio il fatto che mi parli come se qualunque cosa volesse dirmi debba essere di mio interesse a prescindere da ogni intenzione mi animi. Lei non sa niente di me, e devo ripetermelo per crederci.
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    E quindi Joshua è uno a cui piace rimarcare ciò che possiede, questo potrebbe renderlo solo un possessivo, ma anche un invidioso, e l’invidia nasce dalla perdita, dalle mancanze. Da qualcosa che si aveva o non si è avuto mai, ma che esiste al di fuori della propria sfera personale. Che cosa manca a Josh? Una casa, una famiglia, o magari la stabilità di questa particolare villa che esiste da così tanto tempo qui, ferma nel medesimo punto, a farci gravitare tutti intorno a lei come fosse un buco nero in attesa di divorarci. Sfilacciandoci, secondo dopo secondo, mentre danziamo nella sua ombra estendendoci oltre il limite della vita per accarezzare sulla pelle quello della morte. I miei sono pensieri fugaci esattamente come tante di quelle anime che qui sono rimaste incastrate e vivono della potenza di un fulcro che tutt’ora non so quale sia, forse la casa stessa, forse Chrys, forse la morte che ha bucato lo spazio di una diga di cemento per far riversare qua dentro flutti di aldilà. Ho sempre trovato affascinate che nonostante tutti i morti che vivono e non vivono più qua dentro, questa casa attragga anche un sacco di viventi. Anche se dopotutto ha senso nell’essere la natura di ogni cosa avere una doppia faccia che si esprime nel suo esatto contrario. So tante cose di Joshua e della sua famiglia, questo è vero, ma non così tanto, e a me serve sapere tutto il possibile per avere una pistola carica di tutti i proiettili necessari a non essere mai davvero disarmata. La storia insegna che le informazioni rendono ricchi per davvero, e io sono una che alla ricchezza si è attaccata quando non avevo nient’altro che troppi anni da scontare nel mio purgatorio perpetuo di reminiscenze continue. Quindi vorrei che Josh parlasse e mi dicesse qualcosa che non so, se ha davvero qualcosa da darmi ovviamente, non è che ci speri così tanto. Blocco una risata sul nascere afferrando il labbro inferiore con i denti, lo guardo così in silenzio per qualche secondo e l’ombra di questa ilarità che si poggia placida nello spazio di inframmezzo tra le sue parole e le mie «Confessioni da te intendevi, Joshua?» mi viene naturale questo tono impietosito, che nasconde in realtà la sorpresa più dolce nell’apprendere che lui effettivamente ha appena ammesso di sapere qualcosa che io non so. Lo so che intendeva che sono io starmi confessando con lui, ma la maggior parte delle colpe che attribuiamo agli altri sono riflessi delle nostre, soprattutto quando di fronte abbiamo qualcuno che potrebbe essere scambiato per uno specchio. E io e lui lo siamo stati, per un fantastico e ristretto ammasso di minuti, proprio in una stanza qua sopra. Confessioni. Quindi si tratta di lui e dei suoi peccati. Dovrebbe stare attento alle parole che usa, anche quando sono rivolte agli altri. «Tesoro, so molte più cose io su di te, tua sorella, la sua maledizione e tutto il resto, di quante ne possa anche soltanto immaginare tu» sollevo il mio bicchiere di scotch alle labbra prendendone un assaggio leggero che assaporo sulle labbra, lo scosto appena ma lo tengo alla stessa altezza e così lo guardo da sopra il bordo del cristallo tondo e basso «Ne vuoi sentire qualcuna? Facciamo un quid pro quo, Clarice. Sono sicura che tra le tante cose che già so, puoi trovare qualcosa di nuovo che possa interessarmi, ma inizia tu».
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    Niente, sembra che il cazzo di mondo voglia il mio sangue anche oggi. Bene, benissimo direi. Sembra che non esista un fottuto momento in cui qualcuno non voglia venire a dirmi qualcosa che mi riguarda e di cui sono mostruosamente cieco. Tutti adesso all'improvviso sanno qualcosa che io non so? E tutti si sentono così tanto in dovere di dirmelo? Contraggo ogni nervo che è pronto a scattare perché ho imparato a farlo, ho imparato a sentire come la corruzione risalga il mio organismo ribollendo di desideri repressi. E passi per Slater, che in tutto ciò che fa vedo l'intenzione di accrescere Faust ed il suo controllo che dovrà restarmi tra le dita, ma Abby? Cosa cazzo sa di me e di Edie, lei? Perché poi a me non frega un cazzo se conosce uno dei miei tanti momenti passati a fare lo stronzo in giro per gli universi, ma Edie, lei non può nominarla nessuno davanti a me. L'ultimo che l'ha fatto è ancora incastrato nel mio cervello come persona che mi fa altamente girare i coglioni. Cazzo, è ironico che pensassi anche di scoparmela questa Abby. Vuole che io mi incazzi? Vuole fare la parte di chi ha qualcosa con cui tenermi in scacco? Molto bene, con il cazzo che potrà farlo. Le lascio tranquillamente vedere come inspiro con una calma che è acido nello stomaco, solo l'anteprima di qualcosa che ora mettiamo per bene alla prova. Può essere qualsiasi fottuta creatura infernale ma niente mi impedirà di avvicinarmi con un'andatura che di buono non promette mai un cazzo. Dimmi quello che vuoi dirmi e non rompere le palle. E' chiara per me la sua insistenza, ha proprio gusto nel farmi sapere che conosce segreti, o qualsiasi altra cazzo di cose, su me ed Edie, ma soprattutto sulla maledizione che ora non dovrebbe più essere un nostro casino da gestire. So cosa vorrei fare, so quanto intensamente vorrei farlo e so quanto incredibilmente idiota sarebbe cedere ad una provocazione con tanta facilità. E' un punto debole, ancora, e finché non saprò farne solo un punto di forza dovrò sforzarmi per credere che lo sia già. Il mio corpo rallenta, perfino il cazzo di battito scende e si placa perché tutto quello che io sappia dirle all'inizio sia mitigato da una ragione che è Faust prima di Joshua. «Io in questa vita ci vivo, la conosco» glielo lascio addosso il mio sguardo che si fa sottile, visto che stiamo giocando con l'intuito e che i miei nervi è bene non entrino a farla da padrone, devo intuire che lei non voglia qualcosa di diverso da un gioco che mi ha imposto di giocare. Non mi stupirei se ora mi dicesse che stava proprio aspettando me e non vedeva l'ora. «Tu invece mi sembri più impaziente, comincia tu a dirmi qualcosa che non so.» Dirmi che ora saprei andarmene dalla stanza sarebbe un'immane stronzata, ma vorrei proprio capire come è possibile che lei abbia informazioni che io non ho.
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    Devo ammettere che mi sto malsanamente divertendo a vederlo così, su un limite che si impone di non superare. Joshua ormai non è più così tanto presente a sé stesso e non che cosa abbia fatto, ma qualcosa l’ha fatto, qualcosa che lo sta trascinando verso un confine sottile che i suoi occhi li fa bruciare e poi li fa spegnere come se ci avesse lanciato addosso una secchiata d’acqua gelida. O così vorrebbe. Posso quasi sentirglielo dentro le vene quell’odore di carne ribollente. Anche io ero così tanti anni fa, quando ero ancora viva e tutto quello che avevo erano le mie sorelle, anche quelle che ho lasciato morire o quella che io e Alice abbiamo ucciso, sebbene lei non riesca ad ammetterselo perché vive nella finzione di un mondo costruito e surreale. Ero così, bruciante di ingiustizia. Sono morti tutti intorno a me tranne l’unica persona che doveva farlo e di cui così tanto volevo liberarmi, senza mai andare fino in fondo, e non ho sopportato l’idea di essere sola anche se poi in un certo senso lo sono stata per tutti gli innumerevoli anni seguenti. Ma è diverso quando muore una sorella, rispetto a quando è viva ma è lontana. Dopo che ho riportato in vita Alice, a costo di dare la mia in cambio in quel preciso istante, sono stata in pace. È sempre una pace relativa, ovviamente, perché lei è maledetta dal mio fottuto Dio ed è costretta alla solitudine per via del mio egoismo ma insomma, tutto dipende dalle nostre scelte solipsistiche e dovremmo arrenderci al fatto che siamo dei mostri indipendente dalla natura della nostra anima. Io sono un Banditore, è vero, ma sono stata cresciuta da una donna pazza ed è quello che mi ha reso un demone ancora prima di lasciare che torture eterne ferissero la mia essenza per corromperla e distorcerla tanto da rendermi una nuvola di fumo nero. Sinceramente non so che cosa pensi Joshua Çevik di sé stesso, non m’interessa così tanto anche se sì, sono curiosa, lo posso ammettere tranquillamente. Ma a prescindere dal fatto che si sia venduto ad un altro Dio e che questo gli abbia portato via dalle mani la possibilità di salvare sua sorella, io penso che dal principio il solo proposito di voler bruciare il mondo intero per tenersi stretto una vita che non è sua, sia ancora più terribile del crocifiggersi sotto gli occhi di Tharizdun. Non so che cosa gli abbia portato via la definizione di “uomo giusto”, sinceramente, non so cosa stesse passando nella testa di chiunque abbia creato l’Hasmal imprimendoci questo primo sigillo, ma so che un “uomo giusto”, a quanto pare, non è qualcuno che affida la propria esistenza ad un Dio maligno e agisce in suo nome. Ironico come poi, per spezzare quel primo sigillo, sia stato necessario un patto proprio con Samenar. Forse è proprio questo, è l’agire per il caos che l’ha reso inadatto ad uno dei destini che era stato pensato per lui. E queste sono solo banali voci che girano nel Calvario dopotutto, tra gli altri Banditori, chissà qual è la verità, perché sì, io non sono come gli altri figli fedeli di Sammy, io non credo a tutto quello che dice quel bastardo infame e non credo proprio che voglia risparmiarci dopo averci usati. Ma questo è un altro discorso e Joshua mi sembra parecchio motivato a non dirmi un cazzo prima che sia io a parlare. Non si rende conto che potrei spezzargli l’osso del collo con un gesto che per me sarebbe tanto semplice quanto stappare una bottiglia, è evidente, e non ho paura di lui, sarebbe ridicolo. Eppure, sono una persona semplice a cui piace divertirsi alle spalle degli altri e vedere la sua reazione alla rivelazione del secolo sarà impagabile, tanto gliel’avrei detto comunque prima o poi, giusto perché sono una donna annoiata e terribilmente stronza. Sbuffo sonoramente, teatralmente, mettendomi un po’ più dritta sulla poltrona ma senza togliergli gli occhi di dosso. Poi sorrido. Uno di quei miei sorrisi taglienti che permea comunque a prescindere dal tramite che indosso, diventano un po’ tutti me alla fine dei giochi, anche se questo è vuoto e non c’è il divertimento secondario alla presenza di un’anima che si dimena sotto la mia guardando la sua vita distrutta. «Non era il tuo destino spezzare la maledizione di tua sorella, Joshua» parlo lentamente, assaporando ogni parola come se avesse il sapore del sangue sulla lingua. Mi chiedo se arriverà a capire che tutto questo, tutta la sua vita, è stata programmata da un Dio e dai suoi capricci, il fratello abbandonato, una rivincita famigliare tra Aaos e Samenar. Dev’essere una brutta realizzazione, poverino. «Non avresti mai potuto farlo, dal momento in cui ti sei affidato a Tharizdun hai perso il treno, perché era richiesto un uomo giusto per salvare Edie dalla sua maledizione». Un uomo giusto. Ironico, lo trovo sempre molto ironico.
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    Edited by hime. - 1/12/2020, 15:29
     
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    Non era il mio destino.
    Non era il mio fottuto destino.
    Non era il mio fottuto destino del cazzo.

    Lo sento come respiro, come una bestia a cui è stata promessa una libertà che invece si sono dimenticati di aver già venduto al primo di passaggio. E questa stronza pensa di venirmi a dire una cosa del genere e pretendere che io le creda? Beh, cazzo sarebbe facile. Facile dirmi che non le credo, che sta solo cercando di rompermi i coglioni e, complimenti, ci sta riuscendo benissimo. Solo che lo so. Lo so dentro che ha ragione, che è vero, che è così felice di dirmi qualcosa che sa essere inappellabile che non so che cazzo dire. Sono fermo ad un passo da lei, mi sono avvicinato di un passo ogni sua parola, fino a portarmi davanti con un'espressione che è rabbia e cazzo vorrei ben dire se non ho ragione. Ma non è solo questo, no. No è un pugno allo stomaco dato con una lama. Una di quelle che ti trapassa da parte a parte e qualsiasi cosa vorrei dire sento che sarebbe solo una stronzata. Mi manca il fiato. Cristo, a me capito? A ME viene a dire che non era il mio destino salvare mia sorella? Ma quello che dice dopo, ah, è anche peggio, al punto che la mandibola scatta in un morso nervoso che tengo digrignando i denti e stringendo i pugni come un fottuto ragazzino. E' questo che sono quando ci è voluto un secondo per prendere la mia calma, le meditazioni con Slater e dare loro fuoco. Non va bene, non posso farle vedere niente di tutto questo ma certo non sto gioendo. Non sono un cazzo di schizofrenico. Sono incazzato nero, e basta. Con cosa, con chi, con questa vita di merda e anche con le prossime. Non so decidere cosa sia peggio, se il fatto che ci volesse un uomo giusto, se sto cazzo di uomo giusto sia Morgan-Fottuto-Bisognoso-Crain, o che l'intero Inferno lo sapesse tranne me. Al destino non credo, è una cazzo di favola per bambini, ma so come funzionano le maledizioni e so che serviva un uomo giusto è chiaro perché io non sia riuscito a fare quello che dovevo, non avrei mai potuto. Chiaro, ora sono a posto eh, grazie anche al cazzo dell'idea di merda di dirmelo. Avrei preferito non saperlo. Avrei preferito non saperlo, porca puttana. «A chi cazzo l'ha venduta l'anima?» E' grave, è molto grave. La corruzione si agita, ma mai quanto me che punto "Abby" con l'omicidio negli occhi ed un dolore che è rabbia prima di diventare qualcosa che mi spezzerà fuori da qui. Sa anche troppo.
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    Non sono una grande sostenitrice della teoria del destino e non so neanche esattamente come funzioni, non sono tanto informata sulle entità primordiali, ma ormai ho capito che c’è sicuramente qualcuno che tira i fili da qualche parte, lassù – “lassù”, una concezione così umana, loro potrebbero essere in mezzo a noi, ovunque e da nessuna parte. E che ci dovremmo tutti arrendere a questo scomodo fatto che qualsiasi cosa faremo, arriveremo al punto che è stato programmato per noi. È inutile agitarsi, arrabbiarsi e così via. Nessuno è libero, nessuno di noi lo sarà mai, e anche se quello che sto facendo lo faccio per ritagliarmi un po’ di libero arbitrio è più un capriccio di speranza perché se qualcuno ha deciso che libera non lo sarò mai, allora sarà così purtroppo. Per un momento saggio sulla lingua la possibilità di dire questo a Joshua, ma sarebbe un tentativo di consolarlo e chi me lo fa fare? Che è tutto estremamente più grande di lui dovrebbe averlo capito a questo punto. Non so cosa stia facendo né se abbia qualche strano piano per la testa, ma dovrebbe arrendersi, perché c’è così tanta possibilità che ogni nostro passo sia stato predetto, previsto e prescritto che insomma, non ne vale la pena. Per lo meno non per chi non ha alcuna chance di sfuggire a tutto questo, io miro a imprigionare Samenar per un motivo preciso mica perché mi gira così, altrimenti avrei cercato un modo per scappare, non mi sarei fatta un culo tanto per una rivincita personale tanto sudata. Raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo non è la scusa dei pigri, è strategia, perché se poi ti impegni un po’ di più quel “massimo” diventa ancora di più e non è tanto male. Certo, ovviamente Joshua non si è impegnato abbastanza perché non sa neanche di chi stiamo parlando. Lo guardo piegando appena la testa con un sorriso che fa capolino ancora più felino, inarcandosi maggiormente quando mi scatta in alto un sopracciglio come a sottolineare quanto sia ridicolo che dopo tutto ciò, ancora non sia riuscito a scoprire neanche qual è il Dio in questione. E dire che ultimamente si parla molto di noi, entità con cui stringere patti proficui, molto di più che con i fantasmi. «Al mio papino» non è che mi piaccia davvero considerarlo come un padre ma sicuramente lo è più del mio biologico, che non so neanche che faccia abbia, ed è tutto dire considerare Samenar un padre più del proprio reale genitore. Spero che senta il mio odio raggiungerlo ovunque sia, quel gran pezzo di merda che ci ha lasciato da sole con una psicopatica bastarda serial killer di merda. Fantastica la mia famiglia eh. «Il Fumo Nero, il Re Nero e così via, i no-mag spesso lo scambiano per il Diavolo, ma in un certo senso lo è, il Calvario è il suo inferno» continuo con lentezza giusto perché mi piace tirare la corda e se questo ragazzino osasse toccarmi gli spezzerei la mano in mezzo secondo. Visto che si è fatto tanto forte da avvicinarsi addirittura di svariati passi, incredibile. Sono proprio spaventata. Ma alla fine lo dico il suo nome «Samenar» con un sussurro che si fa più un gorgoglio da ripassarmi sulle labbra ancora piegate in questo taglio scosceso. Per quanto possa odiarlo e per quanto stia cercando di fargli le scarpe, mi genera sempre un brivido lungo la schiena pronunciarlo ad alta voce, come quando devo parlare con Sirthareth e mi sento un fottuto cerbiatto inseguito da un leone della savana. Che dire, riconoscere la pericolosità dei tuoi nemici è furbizia, dopotutto.
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    Samenar. Quel dannato stronzo ha venduto la sua anima di merda al Diavolo, direttamente. So chi è, anche se non so che cosa fanno nel Calvario e sono piuttosto sicuro che saprà spiegarmelo Slater ora che ho di che parlargli a riguardo. E' riuscito a farsi fottere molto bene e dovrei esserne felice, perché lo sospetto già che il suo "dopo morte" sarà una merda e forse dovrebbe sollevarmi, ma niente, non lo fa adesso che sento un peso trascinarmi a terra. Ora capisco perché gli ha dato un cazzo di anno e basta, li vuole con lui tutti ed in fretta. Cristo. Poteva farle un po' più in grande le sue stronzate? Non penso proprio. A darmi fastidio è anche che questa stronzetta qui aveva ragione, che ne sapeva più di me della mia fottuta storia e mi chiedo se fosse tutto previsto. Mia madre, la nascita di Edie, la mia, la certezza di una maledizione ed il mio passare alla Corruzione in tempo per non salvare più un cazzo di nessuno. La frustrazione sale come uno schiocco che prende la testa ed il corpo, e mi fa stringere le mani per mantenermi fermo. Ho tenuto gli occhi su di lei per tutto il tempo della fottuta rivelazione del secolo, ed adesso lo so che ho solo scavato per trovare questo e dirmi che è finita. E' finita un'era, quella in cui ho pensato che avrei potuto fare qualcosa davvero per Edie, quando invece posso farlo adesso per il futuro ed in modo completamente diverso. Anche se ora mi sento di merda, forse domani starò meglio. Tant'è però che non sopporto il modo di fare di Non-Cora, gioca con il mio orgoglio e potrei anche sostenere la cosa se non fosse che non è la giornata giusta per rompermi il cazzo questa e lei ha superato il limite di una spanna. Quindi alzo le mani e faccio un passo indietro. Ho smesso di giocare, ho avuto quello che volevo, tanto che non potrei dirle niente che lei non sappia a quanto sembra, quindi i passi indietro diventano due. «Bene» che non va bene un cazzo, ma sono dettagli. Il Calvario, non sarà dove finirò io, questo lo so già. Alla fine in realtà è quasi un mezzo sorriso quello che mi prende le labbra, perché non me ne frega un cazzo di quanto male morirà Morgan Crain, e non mi spaventa che finisca con Samenar o direttamente in braccio a lei, a me basta che sappia stare lontano da mia sorella e visto che accadrà, se potrà anche soffrire come un cane, mi riterrò soddisfatto. «Dopotutto non è stato poi così male parlare con te, Abby Se togliamo il fatto che mi hai rotto i coglioni da quando hai aperto la bocca e la tua voce è un ronzio insopportabile. Sono queste le ragioni per cui ora me ne andrò. Ma prima di voltarmi, ti ricordo che questa è casa mia perché sono piuttosto sicuro che tu non abbia capito come cazzo funziona tra me e Chrys e è il caso che ti sia chiaro, di chiunque tu sia figlia. «Dì a Chrys che sono passato» Ed ora, di grazia, mi tolgo io dal cazzo, il mio sistema nervoso ne ha abbastanza.
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    Non so perché sperassi che Joshua fosse abbastanza intelligente da non darmi le spalle e andarsene così, senza rispondere alla mia domanda. È proprio un ragazzino viziato, che a quanto pare crede che il mondo gli si possa inginocchiare ai piedi soltanto perché è successo qualcosa, quel qualcosa che vorrei tanto sapere, che l’ha reso improvvisamente tanto sicuro da sé da renderlo estremamente, e stupidamente, vicino al sopravvalutarsi. Mi era sembrato furbo, forse è per questo che ci ho sperato, ma ogni tanto sbaglio anche io in effetti, che ci posso fare, non sono infallibile. Presuntuoso e orgoglioso come in qualsiasi altro bambino a cui è stato offerta la soluzione ad ogni male e se l’è vista crescere dentro, evidentemente sta facendo troppo affidamento su questo fantomatico cambiamento. Ed è così rabbioso che mi ha fatto pena per un momento, dev’essere difficile sostenere questo profondo livello di emotività di fronte a qualcuno che ti guarda e non può fare a meno che riderti in faccia perché dai, qui siamo ad un livello superiore, un livello che le emozioni le ha divorate e le ha sputate in tutta la loro profonda inutilità. «Non hai capito con chi hai a che fare eh» forse non sa che cosa siamo in grado di fare davvero, noi figli di Samenar, ma non vedo perché non mostrarglielo subito. Insomma, dopotutto è solo un ragazzino con tanti castelli in aria costruiti pezzo dopo pezzo con fantasie al posto dei mattoni. Mi sposto ancora su questa poltrona ora mettendomici dritta e accavallando le gambe, mentre allungo la mano destra nel vuoto nella stessa direzione in cui si sta muovendo Joshua per, beh, giocare con le sue interiora. Penso che provocargli un’emorragia interna temporanea e improvvisa sia il modo migliore per farlo fermare e obbligarlo a sputare sangue ai miei piedi. Questo piccolo presuntuoso, ovviamente non si aspettava che mi arrabbiassi, immagino. «Ti avevo fatto una domanda, Joshua» pronuncia questa frase con lentezza e ancora sorrido attendendo che si volti a guardarmi, perché immagino che lo farà ora che il sangue gli dovrebbe risalire lungo la gola dai polmoni. Volevo solo una risposta, niente di che insomma, un po’ di rispetto per il nostro scambio.
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    Te lo metto per chiarezza ma insomma, puoi anche non farglielo beccare <3

    Biocinesi: i Banditori sono in grado di manipolare gli organismi altrui al fine di fargli patire le stesse sofferenze che essi hanno patito in vita. Essi possono provocare ad esempio, ma non solo: soffocamenti di ogni tipo, emorragie interne, lacerazioni, paralisi, dolori lancinanti, gli effetti dipendono da quello che hanno patito in vita (o in morte, nel Calvario).
     
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    Alla fine io non ho mai chiesto un cazzo se non di essere lasciato in pace. E invece no, la gente continua ad ondate perpetue a rompermi i coglioni, ad entrare nella mia fottuta vita e vedere quanto di merda può ancora andare perché è evidente che non c'è un cazzo di limite. E non ce l'ho nemmeno io che mi tendo come una corda e mi incazzo come una iena ogni singola, stramaledetta volta. Ma non ho mai in cambio un cazzo di niente, quindi quello che volevo oggi era una fottuta uscita, andarmene prima di fare qualcosa che sarebbe stato altamente controproducente. Perché fosse stato solo un fottuto fantasma o una posseduta del cazzo, allora avrei potuto giocare con lei, ma è un Banditore e le carte in tavola sono diverse. Ed io non sono un idiota fino a questo punto. Però cazzo, quand'è che il mondo la smetterà di aprirmi il fianco con una lama e vedere quanto ci metto prima di reagire? Non voglio morire dissanguato e non voglio che le mie azioni compromettano qualcosa che nella sua fragilità è l'unica che conta. E nel dirmi tutte queste stronzate mi rendo conto da solo che qualcosa non va, perché non la raggiungo la porta d'uscita, mi fermo lungo l'arco che squarcia il muro alto, e mi ci aggrappo con la mano che ho più vicina perché l'altra è già corsa allo stomaco. Ho sentito la sua voce, e l'ho ignorata perché voglio solo andarmene da qui senza dove scavare ancora in cose che non appartengono a nessuno di noi, ma è palese che le sto sul cazzo anche io adesso e beh, amica, benvenuta nel mio fottuto mondo. Non piace mai ad un cazzo di nessuno, quindi mettiti comoda. Però fa male, e lo so perché mi piego nel trascinarmi lungo il muro, tossisco anche il respiro che mi manca, finché non scivolo a terra e mi fermo su un ginocchio, lo so che cazzo di espressione ho, è una fottuta smorfia di dolore, perché sentirti colare le interiora non è proprio la sensazione più felice del mondo. «Stronza..» Soffoco sangue. E lo sputo fuori come un cazzo di animale, ma in fondo non è anche questo ciò che sono? Più stringe, più mi muove, più è un dolore che si espande fino al petto e mi costringe e fissare il pavimento mentre mi dico che cazzo ho fatto a venire qui oggi quando potevo continuare a bere per i cazzi miei. Ma questa resta anche casa mia, e non intendo perdere un altro caposaldo della mia vita. Quindi mi tengo un ghigno tra le labbra che è macchiato del sangue che cola agli angoli e si incastra anche trai denti. Ho il fiato corto, ma sono un fottuto mago nero ed il sangue, il mio, è l'elemento che mi guida. Quindi lo so fin quanto posso resistere, ed è molto più di questo. «Cosa.. cazzo.. vuoi..?» Vorrei fare meno fatica a parlare, ma lo faccio perché raccolgo le forze per fermarla l'emorragia interna che tiene stretta tra le dita. Che giornata del cazzo.
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    Capisco che possa fargli piacere insultarmi anche se è quanto di più inutile potesse uscirgli dalla bocca, non mi fa alcun effetto e di sicuro non mi fa arrabbiare. Non sono una donna debole alle sue emozioni, quelle che ormai non sono che un’ombra che posso osservare da lontano contorcersi e diventare solo un sentiero che ho percorso tanto tempo fa. Lo sono stata, una persona emotiva, particolarmente emotiva in tutte le mie decisioni, ma il tempo mi ha forgiata in qualcosa di estremamente diverso e penso che se Isaac mi vedesse ora penso che no, non mi riconoscerebbe. Così come Selina non è stata capace di riconoscermi come sua madre. Anche se per quella questione ci sono dettagli differenti a rendere complessa la nostra relazione madre-figlia. Circa cinquecento anni di assenza, per dirne una, che non sono del tutto colpa mia ma insomma, chi sono io per togliermi certe colpe dalle spalle? Una madre dovrebbe morire per i propri figli e io sono morta per mia sorella quindi direi che ho fatto la scelta sbagliata ai tempi. Ma comunque, qui ci stavamo concentrando sull’anti-eroe per eccellenza della storia, io non sono propriamente una dei cattivi però, sono più uno di quei personaggi che non si capisce da che parte stiano, ambigui, ed è perché in fondo nella loro estrema banalità sono semplicemente quelli che pensano alla propria sopravvivenza e nient’altro. Questa guerra, quesa epopea divina che si agita intorno a tutti noi, non è altro che la subdola scusa per mostrare le nostre vere facce dopotutto. È l’effetto della guerra, ed è il motivo per cui tanti anni fa la gente si faceva meno problemi a mostrare la sua bestialità; eravamo arretrati? Forse. Hanno bruciato la mia famiglia sul rogo per ignoranza? Assolutamente sì. Ma nessuno si è mai posto il problema di definire anti-sociale il comportamento di qualcuno, neanche del governo. Queste cose succedono solo ora e io non ci credo tanto nel rispetto della legge, qualsiasi essa sia, divina, terrena, politica o giudiziaria. Sollevo gli occhi guardando altrove come se stessi davvero pensando a ciò che voglio dire quando è sempre tutto scattante sulla lingua «Mah, prima stavo solo giocando in realtà, però considerato che hai cercato in tutti i modi di evitare di rispondere alla mia domanda deduco che davvero ti sia successo qualcosa» prima stavo davvero solo giocando. Mi ha solo dato una vaga impressione a primo acchito e ci ho marciato su come faccio di solito quando ho voglia di rompere i coglioni a qualcuno. Non ho avuto nessuna certezza finché non ha cercato in tutti i modi di evitare di rispondermi, appunto, a quel punto era abbastanza ovvio che avesse qualcosa da nascondere. Torno a guardarlo con il sorriso che si permea mellifluo sulle labbra «Sei così… risoluto. L’ultima volta che ci siamo visti sembrava che il mondo stesse cercando di divorarti, adesso invece, sembra che tu sappia che puoi essere tu a divorarlo. Un po’ presuntuoso devo dire, ma insomma, avrai le tue ragioni. Raccontami una storia interessante, Joshua, a me interessa solo sapere che cosa succede intorno a me». Non lo libero ancora da quel dolore interno che conosco tanto bene per come sono stata io stessa a subire, la limitazione dei nostri poteri è quasi ironica nella sua inutilità considerato quali sono le pene infernali che ci toccano nel Calvario. Ironia alla Samenar proprio. «In questa odissea ci sono delle persone intoccabili, ma sappi che tra queste tu non ci sei, quindi non farmi mettere su il broncio che sono una bambina capricciosa» mi stringo nelle spalle e aspetto, lo lascerò andare alla fine sia che decida di vendermi qualche storiella o meno, ma intanto voglio fargli credere che è così poco importante che se volessi ucciderlo potrei farlo. Il che è vero.
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    Le piace proprio giocare con i miei organi interni. Bene, ma anche no. Rialzarmi è quasi fuori discussione, il che mi rompe il cazzo in maniere che nemmeno sto a spiegare, ma tocca fare così per evitare di sentire come si allunghino i polmoni se provo a respirarci attraverso, invece che rantolare e basta. Le miei dita si stringono intorno al solco lasciato dalla porta aperta. Vorrei spiegarle che funziona che una persona non è elusiva se semplicemente non vuole che ci si faccia i cazzi suoi, ma credo che la riservatezza sia fottutamente noiosa per lei, e quindi rido. E' una risata bassa, la mia, che raschia il fondo di una disperazione che ho già toccato ma che adesso mi sembra solo un'eco distante. Ha ragione, Abigor, mi hanno fatto qualcosa, ma sarebbe un elenco tanto che lungo che lo tengo per me come tutto ciò che sono io. Mi volto verso di lei solo quando parla, e questo è palese che le piace farlo perché mi sta riempiendo la testa di stronzate che non hanno senso. Quelle come lei le conosco, anche se essere un Banditore ora avrà i suoi vantaggi, resta troppo una mina vagante e non voglio che abiti con Chrys, per cui io gliene parlerò appena avremo un fottuto attimo senza interruzioni del cazzo. Vuole una storia, ma che cazzo di discorso è? Una storia, una su di me che mi rialzo dal fottuto terremoto perenne che scuote la mia vita, e giuro che vorrei solo ridere della sua idea di merda. Perché è proprio un'idea di merda, io non parlo di me nemmeno con le persone con cui dovrei e ci sono cose che non dirò mai neppure a loro, ci manca solo che adesso mi sieda, mi versi un tè, indossi una coroncina del cazzo di quelle per bambine e le racconti i cazzi miei da quando sono nato. Non esiste, ma se vuole una storia, ne ho comunque una che faccia al caso suo. Ripulisco la bocca col dorso della mano e stavolta lo sforzo di alzarmi lo faccio con più intenzione, e mi giro per appoggiarmi con una smorfia al muro vicino a me. «Una storia» me lo tengo tra le labbra solo per sottolineare come sia una cosa talmente infantile, che poi sta da Dio con il suo definirsi una bambina capricciosa, è esattamente questa l'idea che mi faccio di lei ed è l'ennesima ragione per starle distante, o togliermela dal cazzo definitivamente. Entrambe le cose mi andrebbero molto meglio di questa. «Non c'è nessuna cazzo di storia» e lo dico con tutta l'intenzione che ho perché è vero, perché se ci fosse una fottuta storia sarei il primo ad esserne felice, invece sono solo io che decido che la Corruzione non debba per forza essere l'ennesimo nemico che pretende tutto da me senza darmi niente in cambio. «Sono sempre quel cane rabbioso del cazzo, che hai visto anche tu.» E' una cosa che non mi toglierà mai nessuno di dosso. «Ma vado avanti, e funziona così quando non sei figlio di un Dio, sai? Che vai fottutamente avanti perché non hai altro da fare.» La mia non è certo una cazzo di favola della buonanotte.
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