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Slater & Josh | 25 Agosto

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    Alla periferia di una distesa industriale, tra mostri di cemento e tralicci di ferro, incastrato nella conca di quello che altrove sarebbe stato un lago c’è l’ingresso per il tartaro. Lo chiama così, ma non è il tartaro, è una poetica che ha ereditato da Hamill quando è stato suo il turno d’immergersi. Questa volta si è fatto strada nella giungla di ruderi di vecchie fabbriche, un labirinto insidioso, posto a difesa di uno dei pochi specchi che esistono nella dimensione ombra, portandosi dietro Faust. Può arrivare al lago solo chi conosce la strada, l'alternativa è morire provandoci, entità verdi si muovono dentro le pareti e le strade, cambiano l’ambiente con propaggini che si allungano un po’ come liane e un po’ come tentacoli senzienti. Slater ha in ciascuna mano una delle sue armi, ha approfittato dell’occasione perché Josh facesse pratica sui tiri a bersagli mobili che hanno cercato di farli a pezzi mentre si addentravano tra le strade umide. Perché armi e magia possano cooperare è essenziale una certa rapidità, gli ha detto di vedere quello che ha intenzione di fare prima di farlo, ripetere ogni strategia più volte perché affiori abbastanza rapidamente quando sarà davvero in pericolo, lì fuori, fuori dalla dimensione ombra. Ha intenzione di impiegarlo, più l’addestramento avanza, più si convince che sia capace. È forte. È resistente. È tenace e impara in fretta. Il suo problema è tutto il resto. Quello che si porta dentro, quello che non dice, le cose che si sforza di tenere a bada per riuscire a concentrarsi. La quantità di energie che spreca per tenere chiusa la porta è ciò che lo tiene a freno, che lo fa essere sempre un passo indietro rispetto il suo potenziale. E' diventato più preciso e silenzioso, meno nervoso, ma forse solamente più capace di nascondere le sue debolezze e non è affatto il tipo di forza che Slater si aspetta da uno come lui.
    In altre circostanze sarebbe paziente, con un po’ di tempo è certo di essere in grado di raddrizzare quelle contorsioni in cui Faust si comprime per riuscire a rendere quanto si aspetta. Tuttavia Morgan è un’implicazione con una data di scadenza e sebbene abbia intenzione di parlargliene ancora non è pronto. Fin quando Slater non sarà convinto che il ragazzo possegga il controllo necessario a non perdere la testa non potrà utilizzarlo, o rischierebbe che si trasformi in una mina vagante, pericolosa e impreparata, capace di mandare all’aria tutti i suoi piani e a quel punto non basterebbe ucciderlo per rimediare. Dovrebbe pensare a qualcosa di più e non gli piace l’idea di dover essere creativo per riparare un suo errore. Preferisce giocare d’anticipo. E per farlo deve entrare nella mente del ragazzo e rimettere le cose in ordine, esattamente come lui le vuole.
    Faust però, non si decide a parlare, nonostante sia migliorata la sua abilità nel focalizzare il suo odio contro i Nalusa. Ha una reticenza testarda nel continuare a voler ignorare le sue debolezze e mostrarsi forte. Slater non ha intenzione di sprecarsi in lunghi discorsi come si premurava Hamill, non è mai stato uno che prega, non gli esseri umani almeno. Quindi se Faust non ha intenzione di parlare, allora gli tirerà fuori quello che gli serve in un altro modo. Per questo ha scelto di salire il gradino successivo. Non ce ne sono molti altri ancora, ma confida nel fatto che la ripetizione renderà Faust perfetto.
    Slater avanza verso la riva del lago, dove il terreno è scivoloso e nero come fanghiglia di un incendio spento dalla pioggia. L’oscurità regna sovrana in questo luogo più che in tutta la dimensione ombra. La luce sembra provenire direttamente dal buio, si riflette sulle superfici bagnate da una pioggia sottilissima e sulle curve d’acciaio delle tubature che costeggiano l’architettura in rovina e infine sulla superficie del lago. Detriti e pulviscoli emergono per portarsi verso l'alto, esattamente la direzione opposta in cui si muove tutto nel resto della dimensione ombra.
    Quando si ferma sulla riva dal pelo del lago emergono decine di mani che si allungano verso di lui, ma si dissolvono in rivoli d’acqua non appena lo afferrano. “Devi entrare nel lago” glielo dice indicandoglielo con la canna della pistola e rivolgendosi nella sua direzione. “E’ solo uno specchio, superata la superficie troverai una lunga scalinata che ti porterà nelle viscere della dimensione ombra, e così come vedi dentro di lei, lei vedrà dentro di te. Ciò che è dentro sarà fuori e ciò che è fuori sarà dentro”, sono esattamente le parole di una cantilena che gli ha detto Hamill a suo tempo. Quello che nasconde finalmente prenderà forma, una qualsiasi, una che rappresenta la sua anima così come si riflette nel caos. Invece la persona che cerca di essere, Faust, sarà l’unica cosa che gli rimarrà attaccata addosso, come un guscio vuoto, più simile a Slater di quanto forse ora Joshua Cevick riesce ad immaginare. “Io verrò dietro di te e vedremo quali sono tutte le tue debolezze, le tue crepe e le tue menzogne. Scopriremo se guardandole in faccia le riconoscerai, o fingerai ancora che non ti appartengono”, è ora di andare dall'altra parte della porta, lasciare che si apra e permettere a qualsiasi cosa ci sia dall'altra parte di trascinarlo a fondo.
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    Edited by Moonage - 4/10/2020, 16:47
     
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    Ti ho seguito fin qui, Slater perché lo so che sai quello che fai, ma cazzo questo? Ho fatto tutto, ho affrontato le ombre, le creature che hanno cercato di farci il culo finché non siamo arrivati qui tra le rovine di una dimensione che conosci solo tu.. con minacce che mi esaltano pure perché sono nuove per me, e lo abbiamo fatto per cosa? Perché non ti piace che io non ti racconti ogni secondo della mia esistenza? Deve essere questo lago a dircelo? Cazzo, Slater! E lo so che lo vedi che non sono convinto di 'sta cosa, mi si legge in faccia e tu a leggere sei anche troppo bravo per i miei gusti, e sì lo so che invece ti dovrei ringraziare perché lo vedo l'effetto che hai su di me, su Faust quando non c'è Joshua che tenga il confronto. Ma, cazzo, mi ripeto: questo cos'è? Vuoi davvero saperlo cosa cazzo c'è dentro di me eh? Vuoi sapere perché non sono mai al massimo, perché non stacco mai la spina dalla mia fottuta vita, perché non ti spiego che cazzo ho contro Morgan Crain o quanto Edie sia sempre stata l'unica cosa importante per me, più della mia esistenza di merda. Sei convinto che ci sia qualcosa di più, lo so, perché mi dici che devo affrontare quello che non voglio vedere e ti giuro che ho i nervi così tesi che, cazzo, se viene fuori che hai ragione... Le ombre che mi vedono dentro le abbiamo già affrontate no? Eppure l'ho capito che i Nalusa erano un insipido antipasto perché questo lago ha mani che cercano di raggiungerti appena lo sfiori ed anche se spariscono non sono divertenti per niente. So che il nostro non è mai stato un viaggio di piacere ma, cazzo, questo adesso mi sembra già che sia solo un soffocare infinito e continuo. Cristo Santo. Devo farlo vero? Ma poi che te lo chiedo a fare, non posso fare il vigliacco ed inventare l'ennesima scusa per non farti vedere tutto, per non vederlo anche io, e la sento la tensione che mi preme nello stomaco. Non ho mai pensato che la magia nera fosse facile, questo lo avrai capito, non ho mollato mai un secondo finché non sei stato tu a dirmi di fermarmi perché sapevo di essere indietro su tutto, ma questo è un viaggio diverso, questo è qualcosa che non pensavo servisse. Debolezze, Crepe, Menzogne. Sono le parole che dici che mi lasciano fiammeggiare verso di te uno sguardo che è diverso dai soliti, perché mi hai incastrato cazzo. Perché adesso ti devo dare quello che vuoi e devo anche far finta che quello che non è pronto sia tu e non io. Cazzo. Non voglio farlo, ma Faust sì. Lui sì, lui vuole spezzare ognuna delle tue parole fino a renderle cenere da cui non ricostruirle mai più un cazzo di niente. Ma non voglio sembrarti un fottuto condannato, quindi la indosso la prima maschera che si spezzerà, quella che vede il mio volto indurirsi ed una sfida nel mio sguardo lanciata alla superficie del lago. "E adesso vieni a prendermi, stronzo" Sembra che io dica questo, ma lo sto dicendo a nessuno che non abiti dentro di me. Il fatto che tu seguirai i miei passi sarà un cazzo di problema perché lo so che mi farà opporre resistenza fino in ultima perché tu, che ti sei eretto a maestro e giudice, non veda cosa sono quando non hai gli occhi su di me. Hai ragione, quando supero lo specchio e ignoro le mani che si allungano, è una scalinata quella che abbiamo davanti ed è scura come la morte. Non c'è luce che filtri ed è così che voglio sia, voglio che niente sappia vedersi ad occhio nudo, ma è una speranza del cazzo perché la discesa è un peso nell'anima che mi trascina e tu sei ancora dietro di me, ti sento. Tocco il fondo che è una distesa deserta, arida, illuminata da lampi di odio che rimbombano in tuoni dalle nubi scure, e non c'è niente davanti a me. Non c'è niente dietro che posso quasi pensare non ci sia nemmeno tu. Si estende al punto che a vista d'occhio non vedo confini ed il mio camminare è solo un trascinarmi con il mio corpo che pesa come cemento. «Tu» E' la voce di Faust, che esce dalle mie labbra, è il tono che mi muove il sangue nelle vene e che dopo una caduta in quella crepa che è solo terra riarsa al suolo, mi vede rialzarmi, lento come pochi. E tu Slater, lo stai vedendo? Nel rialzarmi ho specchi che mi circondano e mi inchiodano in scene che si ripetono come film che non voglio vedere, come il momento in cui ho permesso al mondo di rendermi l'inutile bastardo che sono. Sono io ovunque, eppure non lo sono perché adesso la vedo la debolezza di una mente ristretta, di quando mi sono sentito un fallito per un tempo che non ho mai dedicato a me, ma a lei. La vita di Josh è stata questa, Slater, osservala negli specchi crepati che ha chiamato perché non vuole vederlo quanto ha sbagliato. E' stato debole così a lungo nel darsi in uno scopo che non lo sa ammettere quello che è il fulcro di tutto. Josh non ammette che la maledizione di Edie era il vero legame che ha stretto. Che la prima cosa che ha provato non è stato sollievo per lei, ma dolore per uno scopo di cui è stato privato. Ed è chiaro nell'espressioni che rivedi, perché è questo Joshua, il fratello d'oro, l'inetto che le ha provate tutte e che alla fine si è fatto fottere l'anima da uno stronzo sceso dal cazzo di nulla. Il Çevik che si è sentito perso perché senza uno scopo, e non ha saputo godere nemmeno per un cazzo di secondo di quella che è la verità, che Edie è viva. E c'è anche lei, guardala, in quello specchio che si erge in mezzo a tutti, nei momenti che li hanno visti affrontare un mondo fottutamente ingiusto per tutti, ma soprattutto per loro due. Ed è questo il problema, lo sai? il problema è che non sa come chiedere un perdono per un pensiero che è così ricorrente da essere la sua più grande debolezza, l'egoismo che lo prende per le palle e lo strascina nell'abisso di un'anima che era perduta mentre si ergeva a santo muovendosi come un peccatore. Ma adesso basta, io non sono così. Io che cammino in questo circolo di specchi sono la versione che non sarà mai, quella che tiene in piedi solo una scena mentre divora il resto lasciando che dai frammenti di vetro coli sangue nero come la pece e che mi risalga come un mantello sulle spalle. Edie è l'unica che si salva, è l'unico specchio che non si infrange, che non si crepa, che mi fa vedere quanto non permetterò più a nessuno di ferirla, nemmeno a Josh se dovesse mai capitare ma ora, cazzo, mi chiedo: Slater, sei soddisfatto? Che cazzo devo dirti ancora mh? Che lei è la mia debolezza? Lo è, ma è anche la mia forza, lo è nella spinta protettiva che mi rende scudo anche quanto non capisce che ha bisogno di me. Ma Josh voleva che lei ne avesse, Josh voleva che si servisse di lui perché solo così si sentiva realizzato, utile.. una brava persona. Io invece che ha bisogno di me lo so, è un dogma, è lei che a volte non lo vuole vedere. Stringo i pugni che sono saette nelle mani quando guardo avanti a me nell'unico riflesso che ora rimanda un solo specchio, e quello che vedo è la prima cosa che mi piace, è una ferocia sensata, un dolore mutato, è una via che non dà scampo. E' Faust. E sono io.
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    Il riflesso di Joshua è una landa desolata. Non sopravvive niente se non la rabbia che tuona sopra le loro teste in un cielo livido. Il nero s’inabissa a perdita d’occhio senza incorniciare alcun orizzonte. Quando alla fine sono nel ventre di quella goccia d’inchiostro, la luce lambisce il contorno di specchi che sarebbe quasi impossibile riconoscere altrimenti. Nell’oscurità i riflessi si animano sottili come fogli di carta, ma una volta che Slater si ferma davanti a ciascuno di essi gli sembra di guardare la scena come fosse presente, al punto da svolgersi davanti a lui. Ed è in quel momento che comprende perché sono proprio specchi e frammenti al tempo stesso. Non riflettono lui, ma una parte della storia di Joshua, un pezzo di quello che è stato e di quello che è ancora e non vuole più essere. Il tartaro non tira fuori melanconici ricordi generalmente. È molto meno delicato dell’immagine di due bambini che giocano in una stanza. La dimensione ombra si nasconde nella sfumatura degli sguardi di una madre che scompare, di un padre assente e una sorella invece sempre lì accanto a lui, in ciascuno di essi. Finché a ritrarsi non è Joshua, si nasconde in un mare di viaggi, libri, ricerche, si aggrappa ad un'ossessione che si focalizza intorno alla ragazza e alla fine lo porta talmente distante da farlo arrivare a lui, Slater.
    Uno dopo l’altro Faust manda in pezzi quei riflessi come odiasse la semplice idea di aver amato, sperato e perso. Si veste di quel dolore in rivoli scarlatti che non riescono ad essere veramente rossi, ma sporchi di sentimenti così meschini da farsi quasi neri.
    Rimane solo uno specchio, il più distante di tutti, quello in cui si riflette una ragazza adulta che ora guarda Faust. Gli somiglia moltissimo, ma negli occhi ha un’innocenza talmente innaturale da spingerlo a pensare che il ragazzo continui a mentire a se stesso. Tuttavia non vede perché idealizzarla possa trasformarsi in un problema. Se dovesse accadere che lo deluda probabilmente sarà solo a suo vantaggio.
    Alla fine si avvicina anche lui allo specchio, al fianco di Faust, rimane ad osservarla, ne memorizza i dettagli per ricordarli in seguito e afferrare le differenze se mai ce l’avrà davanti gli occhi. Non è importante solamente per Joshua, ma anche per Morgan, in qualche modo. “Lei. Hai cercato di salvarla e non ci sei riuscito, giusto?”, non si aspetta una risposta, a dire il vero una delle cose che preferisce di Faust è il fatto che non parli molto, nonostante la cosa sia controproducente è anche un motivo che lo sprona ad indagare. Se si fosse limitato a spiegarsi Slater non avrebbe scoperto così facilmente molte cose di questa ragazza, il suo aspetto e alcuni tra i ricordi più importanti che Joshua custodisce come parti di se stesso. “È per questo che sei così distratto. Pensi di non avere più uno scopo?” se possedesse il dono dell’allegoria direbbe che non mette cuore ed anima in quello che fa. Ora la ragione sembra più lampante, “tu non credi in quello che stai facendo. Ma la risposta ce l’hai davanti” posa la pistola di nuovo nella fondina su un fianco ora che sa non ci sarà niente intenzionato ad attaccarli, solo rimpianto, il mausoleo alla sua delusione. Allunga la mano libera verso lo specchio perché l’attraversi e prenda con delicatezza quella della ragazza. L’accompagna fuori dalla superficie del riflesso, milioni di schegge si frantumano per prendere le curve dei suoi lineamenti.
    “Sta per abbattersi qualcosa nel futuro della tua dimensione. Tutti credono che accadrà di certo, io lascio che sia il tempo a darmene la certezza, non c’è caos senza chi tenta d’impedirlo. Ma qualsiasi cosa accadrà, lei ha te”, lascia la mano della ragazza in quella di Faust. “E se dovesse succedere il peggio e tu non sarai lì per salvarla…”, la pelle diafana di quella immagine effimera marcisce fino a diventare l’impressione di un cadavere che grida e poi solo ossa e alla fine nient’altro che polvere. “Lei soffrirà e morirà insieme a tutti gli altri. Non puoi impedirlo. Non puoi fermare il tempo. Io però, posso salvarvi entrambi, portarvi altrove. Ma se continuerai a combattere come se non credessi più in niente ti uccideranno in fretta e così non solo non sarai capace di salvare te stesso, ma non salverai nemmeno lei”. Si rivolge di nuovo a Faust, abbandonando il vuoto dove un tempo c'era la ragazza e adesso non c'è più niente, esattamente quello che resterà della sua dimensione se Samenar ci metterà piede. "Lei è la tua chiave. Vuoi essere potente? Allora devi credere con tutto te stesso che combatti per lei, devi credere che sarai forte per lei. Anche se non lo saprà mai, anche se non dovesse mai avere davvero bisogno di te, o non dovesse piacerle in modo in cui lo fai. Hai scelto di essere un mago nero, allora persevera. Tu sarai lì nell'ombra e non avrai bisogno di preghiere, o di grazie. Farai il tuo dovere, come io ti chiedo, come il tuo dio ti chiede, e se mai per miracolo la tua dimensione sopravvivrà continuerai ad essere forte finchè ci sarà lei, anche quando io me ne sarò andato", sebbene continui a credere che in Joshua una religione come la sua non sarebbe capace di attecchire, ma d’altronde a Tharizdun poco importa quanto devoti siano i suoi accoliti finché alimentano il caos ogni volta che usano la magia nera. Un affronto per Slater, ma anche una piaga che ha imparato a tollerare. Gli insegnerà comunque i rudimenti della loro religione, quando sarà pronto.
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    Edited by Moonage - 6/10/2020, 02:37
     
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    . Ho cercato di salvarla e non ci sono riuscito, è esattamente come hai detto. L'unico cazzo di scopo che ho dato alla vita di Josh, niente altro. E' la prima volta che nel dirlo tra le pareti della mia mente, la mia voce non trema, il mio cuore non impenna ed io non vacillo. La verità è un veleno che non mi sono abituato a bere in piccole dosi, no io ho sempre trovato una bottiglia da vuotare in pochi secondi. Ma adesso lo so che forza e debolezza si mescolano anche davanti ai miei occhi in questo specchio che rimanda Edie ma non mostra davvero questo amore che mi lega a lei così stretto. E' chiaro che sia l'unico cosa che valga la pena salvare dell'esistenza di Josh, altrimenti fallimentare. E ti seguo Slater mentre arrivi al succo di tutto e come l'ho capito io ora l'hai capito tu. Niente scopo, niente che mi abbia mai portato così vicino ad essere Faust sopra ogni cosa, quando l'ho accettato in me senza saperlo. Le conferme io non te le devo dare, puoi vederle così come puoi allungare la mano per prendere Edie e portartela più vicino, la mia Edie. Le tue parole sono novità che si incastrano in uno sguardo che non so rivolgerti perché è ancora fisso su di lei, sulla mano che mi lasci stringere ma che non ha la consistenza di quelle richieste che tra fratelli sappiamo scambiarci con ogni gesto, ora è solo inerte nell'essere un pensiero che è divento ossessione negli anni. Non ho tempo di stringere la sua mano, perché mi convinci di quello che stai dicendo al punto che il suo diventare un mucchio di genere tra le mie dita mi porta solo a stringerle e tenere i pugni chiusi, non sono impermeabile al dolore che mi procurerebbe non poterla salvare una seconda volta. Edie. Il grido della sua immagine è un inno al dolore nella mia tesa. Sono sicuro che non voglio muoia, che se questa cosa di cui parli si abbatterà sul mio mondo, allora dovrà essere pronto a fare quello che serve per saperla viva, con me al suo fianco. Non voglio lasciare che torni ad essere sola, devo combattere per lei. Voglio il potere di non sbagliare di nuovo, di trarla in salvo io su tutti, di tenere in piedi un mondo che veda anche solo noi due e sì, sì lo farò anche quando lei non capirà, quando vorrà ostinarsi a dirmi che non esiste una via percorribile. E' sempre esistita anche quando non sono stato io a percorrerla per primo, e quindi esiste anche questa che sei tu a mostrarmi. Servirò il nostro Dio, farò tutto quello che ci sarà bisogno di fare perché lei sia la forza di cui ho bisogno ed il pensiero di salvarla possa tornare ad imperare in me quando nell'ombra vivrò di quei gesti che non saprà cogliere ma che saranno miei per prendermi cura di una vita che è sua, ma che è legata alla mia. Resto fermo per un solenne momento, uno che mi vede tornare a voltarmi verso di te senza un briciolo di esitazione, perché l'ho stretto tra le dita finché non si è disintegrato. Devi vederla la sicurezza che mi attraversa lo sguardo quanto prometto a me stesso, tramite te, che ho capito cosa hai detto, che ho capito qual è il mio scopo adesso e che niente mi impedirà di portarlo a termine perché niente è un carburante per me come la salvezza di Edie. «Farò tutto quello che devo» Per me, per lei, per Tharizdun. Lo sai già cosa significa questo, significa che ti credo, che mi fido di te come mio maestro, che ho capito quanto la maledizione da spezzare fosse solo un primo passo. Mi hai raccolto dalla strada che non avevo uno scopo, un motivo per combattere e vincere, e mi hai trascinato fin qui perché sei un fottuto stronzo che sa quello che fa, che conosce luoghi e tempi che nemmeno ho mai immaginato. Nessuno ti ha chiesto di fare quello che stai facendo con me, ma l'hai fatto. «Parlami della fine del mondo. Quanto tempo abbiamo?» E' un suggellare un patto che ho stretto con me, con Faust, con Josh e, dopo, anche con te. Ora la sento come la corruzione formicola nelle vene, mi avvolge, e resta quieta al mio controllo che forse ancora non so esercitare al cento per cento, ma non sta esplodendo, non sta crepando vetri o spezzando arti. Sono qui, finalmente.
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    Fin da quando ne ha memoria, Slater sente la voce di Tharizdun. È un suono sommesso privo di periodicità, una voce che non si ripete mai uguale a se stessa anche dopo anni. Come una macchia d’inchiostro si allarga su ogni frequenza così che non ci sia voce su cui non si sovrapponga la sua. Ha una qualità assolutamente specifica e una dimensione che si espande dentro di lui. Forse il concetto di silenzio gli sfugge più di tutti gli altri. Immagina che ognuno abbia il proprio suono. Quello di Joshua lo circonda in quell’istante, da quando l’immagine della ragazza si è polverizzata davanti ai suoi occhi. Mentre Slater ancora parla i tuoni sopra le loro teste hanno smesso d’infrangersi come in un cielo di vetro soffiato che va in pezzi. Non c’è vento. Non c’è un lamento. Non c'è niente che produca alcun suono. Eppure c’è una risonanza, gli riempie le orecchie e l’opprime come se d’improvviso non ci fosse più aria. Non esiste suono nella realtà che sia capace di produrre un effetto di asfissia simile. Non è come lo si può immaginare, è un rumore di bassa frequenza, ad ampiezza costante, solo tendendosi al limite lo si può sentire fischiare come una sirena antiaerea. Mentre ancora Faust guarda lì dove c’era la ragazza, Slater si volta per osservare il fondo del pozzo nero in cui sono precipitati. Non ci sono specchi. Non ci sono tuoni, non c'è orizzonte a delimitare i confini del suo cielo. Non c’è più niente. Eppure c’è ancora luce. Non sa da dove provenga e questo non sapere lo lascia perplesso. In un atteggiamento immobile di silenzio, come quello in cui il ragazzo sembra imprigionato, la sua anima trova ancora se stessa in una luce chiara e per un attimo, ascoltando le sue parole Slater ha la sensazione che ciò che è sfuggente e ingannevole si risolve invece in un cristallo di assoluta chiarezza. Quando gli pone l'ultima domanda gli offre un momento di silenzio, perché al di là di tutte le parole di quel giorno ricordi la limpidità che rimane quando ogni cosa va distrutta. D’un tratto pensa che sia la speranza. Poi scaccia quel pensiero perché è la parola sbagliata.
    “Dieci mesi e dieci giorni, a quel punto sarà praticamente già iniziata” mormora con calma portando le mani dietro la schiena. Sirth è sicuro che Morgan cederà, non ha ragione per metterlo in dubbio. Non nasconderà il suo ruolo in quello scenario, Faust farà quello che deve. Chi lo preoccupa è Joshua. Non ha ancora avuto l’opportunità di scoprire quanto in là è in grado di spingersi prima di non poter più andare avanti. Ha visto qual è l’espressione di chi gli sta per voltare le spalle. Hamill. Thomas. Non importa che indossi una maschera Slater può vederlo al di là di ogni velo.
    “Tharizdun non è il solo interessato a questa dimensione, come a tutte le altre d’altronde. Io sono qui in parte perché devo assicurarmi che ciò accada, non fraintendermi, non sono che una pedina. Non faccio altro che osservare e prestare attenzione a qualsiasi minaccia, è così che mi sono imbattuto in te. motivo per cui credo che tu abbia un ruolo in questo progetto” abbassa lo sguardo su di lui prima di accennare a proseguire, vuole assicurarsi che lo stia ascoltando anche se non ne ha dubbi, ma forse teme solo che qualche emozione dopotutto sia riuscita ad infilarsi nell’identità di Faust. È certo di aver capito chi sia, più di quanto forse non sappia di Joshua, eppure non può prescindere da quella variabile che è l’imprevedibilità umana. Si domanda come facciano certe razze in dimensioni come quella a vivere, pensare e parlare, con tutto quel tumulto d’irrazionalità che vi si dibatte all’interno. “Tuttavia non posso parlartene adesso, perché credo che Joshua non sia ancora in grado di gestire la verità come dovrebbe. Basta che per una volta soltanto perda il controllo e non potrò mai più fidarmi e sai cosa succede se non posso fidarmi delle persone. Ti sto proteggendo da lui Faust, quindi non chiedermi altro e quando sarà il momento saprai il resto”. Si guarda persino intorno per assicurarsi che il riflesso dell’animo del ragazzo non cambi insieme a quelle nuove informazioni. Alla fine gli fa cenno di lasciargli il passo perché riemergano in superficie e tornino ad uccidere e massacrare finché non potrà spedire Faust nella sua dimensione troppo stanco perché senta il ribollire della corruzione nelle sue vene.
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    Edited by Moonage - 12/10/2020, 20:00
     
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    mago nero
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    Questa serietà, quieta come le acque del falso lago prima che mani ne riempissero la superficie, è nuova. Non sento la tempesta di Joshua come placata o finita, ma ora so che domarla è possibile, perché c'è di nuovo uno scopo che lo porterà a respirare e camminare con una meta in testa. La nostra, ora che io posso rialzarmi ogni volta che serve, come pilastro solido di un credo che ci anima le vene. Non sarò un devoto, oggi, ma lo diventerò se sarà necessario, per seguire i passi che tu, Slater conosci, e di cui non so dubitare. Ora però voglio sapere come il nostro mondo finirà, e quando. Ho capito che il futuro non è mai scritto con traccia indelebile, l'ho visto sulla pelle di Edie quando è cambiata contro ogni aspettativa, e contro gli sforzi che iniziavano a sembrare vani. Non dico esista un patto con un Primo Ordine che possa fermare la distruzione di una dimensione, eppure lo sento il timore che in fondo mi dice che ho avuto fortuna, oggi, ad incontrare te che potrai mostrarmi la via per trarci in salvo anche se saremo gli ultimi o gli unici che ne usciranno. Dieci e mesi e dieci giorni non sono quasi nulla, e quindi sì la puoi vedere l'espressione crucciarsi in un pensiero che è una maledizione verso un tempo che continua a morderci le caviglie e se prima Edie non ne aveva perché era ciò che era, oggi non ne ha perché nessuno ne ha più. Il fatto che tu lo sappia, Slater, non mi tranquillizza ma so puntarli gli occhi su di te e non darti alcuna colpa, sei un emissario, un conoscitore, sei un maestro adesso e quello che dici è tutto ciò che potrò mai capire o sapere. E' sicura invece una voce, quella si Joshua, che si anima nello stomaco ricordandomi che questo tempo, il rimanente, sembra esattamente combaciare con la scadenza sulla confezione della vita di Morgan Crain e mi chiedo se quell'uomo non sia la causa, che quel suo gesto non abbia scatenato una serie di eventi che porteranno una fine non solo sua. Ha incasinato il mondo, Slater? Non te lo chiedo, non a voce alta quando è solo uno sguardo di serietà solenne quello che so rivolgerti nelle spoglie di Faust, colui che non agirà fuori da nessun controllo anche se in petto si agita un fratello inferocito. Sì, Josh sta tenendo il conto dei mesi di vita di Crain, mesi che sa non concederà vengano passati accanto ad Edie senza che lei sappia. Su questo punto siamo d'accordo, noi due che abitiamo questo corpo finché non sapremo essere una duplice unità, ed è quella che sto per chiederti. «Comprendo» te lo dico perché hai ragione, ci sono cose di Josh che non possono ancora essere strette nelle nostre mani, ci sono punti ciechi che sento esistere anche quando è mio lo sguardo scuro che si agita oltre un orizzonte vuoto. Dici che ho un ruolo secondo te, e lo penso anche io, non so quale sia ma mi hai assicurato che seguendoti lei sarà salva, non c'è altro che sappia spingermi ad uscire da questo lago e da questo tunnel. Hai reso ben chiaro cosa succederà se non ti fidi, che tu lo creda o meno, io non ho intenzione di morire per mano tua, né per mano di altri quando capisco che sono l'unica speranza per mia sorella di una vita che sappia essere piena ora che niente dovrebbe turbarla. Non te lo chiedo oggi, ma lo saprai presto, ma Edie dovrà essere allontanata da Morgan Crain molto prima dello scadere del suo o del nostro tempo, è una condizione su cui non saprà retrocedere Slater. Novembre, sarà la mia data limite, e se ancora le ronzerà attorno allora sarò io a parlartene per primo, che Joshua sia pronto o meno perché almeno in questo sento che è con me. Non mi faccio ripetere due volte il tuo invito, rinvigorito di una forza nuova che crepita nelle vene come il sangue corrotto che mi alimenta il cuore ed è già pronta a riversarsi sulle sciocche creature che abitano questa brughiera oscura, perché niente sappia fermarci ora che nulla si porrà mai tra me ed il nostro nuovo scopo nella vita.
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