why would you kill?

Slater & Josh

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    Gli abissi ai profondi.
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    Slater
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    Mago Nero
    È una strada di periferia, è buia. Lo hanno seguito fino a quel punto. Non è stato difficile, faceva una delle sue ronde. Era armato. Preparato. Stanco, ma non eccessivamente per uno abituato come lui a fare le ore piccole per la caccia. Ha famiglia. Una moglie. È sposato da poco. E un bambino in arrivo. Un maschio per la precisione. Aveva smesso di cacciare da solo, ma Slater ha fatto fuori il suo collega e ha lasciato per lui delle tracce perché quella notte si trovasse lì. Purtroppo è stato solo la vittima di un gioco. Una ragione impietosa per morire. È per rimediare a questo che si sta avvicinando. Nonostante tutto comprende la futilità di una morte senza valore, persino per un individuo inutile come lui. Non del tutto inutile, a dire il vero. Lo trova identico a Morgan, se non per quella scintilla d’interesse che non ha saputo accendere nei suoi occhi e che per lui si è trasformata in una condanna. Morirà perché non è abbastanza importante nel grande schema delle cose, o forse perché lo è stato quel tanto di più da non passare del tutto inosservato. Una scelta quasi del tutto casuale, ma non completamente. Segue la scia di sangue che lascia dietro di sé mentre cerca di trascinarsi inutilmente in salvo. Durante lo scontro Faust ha fatto qualche passo falso, dettagli che riprenderanno poi in seguito per non ripetere gli stessi errori, ma in generale ha fatto un buon lavoro. Supera il ragazzo guardandolo per un istante. Lui non ci vede riflesso niente nella sua maschera, se non l'ombra dei suoi occhi azzurri che cerca in quel momento. C’è stato qualcosa in lui durante lo scontro che l’ha allertato, qualcosa che ha intenzione di indagare in futuro, un’abilità latente che non è in grado di cogliere da solo. Dovranno fare un paio di esperimenti, prevede che le prossime morti passeranno attraverso altrettante torture prima che calino sulle vittime di Faust. Non gli dice niente, ma ha fatto un ottimo uso della magia nera. Abbassa gli occhi sulle braccia dove rivoli scarlatti colando fino alle dita e poi gocciolano a terra. Gli piace che l’immagine che ha avuto di lui la prima volta, guardandolo come accolito di Tharizdun, stia prendendo forma sulla sua pelle. Lo vede ricoperto del sangue dei nemici del dio oscuro un giorno, ma per adesso non vuole essere affrettato, Faust ha ancora molto da dimostrare. Si volta e così riprende a guardare l’uomo che si trascina lentamente. Non può più fare incantesimi di nessun tipo e le dita, le mani sono ormai grumi scuri di sangue, non può più usare le sue armi. Non può mettersi in piedi. Non può chiedere aiuto. Così semplicemente si trascina inerme sui gomiti, li graffia aprendo nuove ferite, incurante del dolore. Niente ha più importanza sopra il semplice istinto di sopravvivenza. Slater lo trova comprensibile. Lineare, pulito. Si piega davanti a lui sedendosi sul talloni, poggia le braccia sulle ginocchia e lo osserva. “Stai morendo a causa di Morgan Crain” glielo dice inclinando appena la testa per guardare nei suoi occhi la reazione. Sputa con disprezzo un grumo di sangue, ma Slater non si scompone. “Mi assicurerò che lui lo sappia”. Si pulisce con il dorso dei guanti e poi torna a guardarlo, “sappi che la tua morte non verrà dimenticata. Né da Crain, né dalla tua famiglia, né dal tuo assassino, perchè sei la prima persona che lui uccide”. Annuisce perché comprenda la serietà della situazione, alza lo sguardo su Faust, “sei più fortunato di tante altre persone. Molte delle quali le ho uccise io stesso e di cui non ricordo il volto, o la ragione per cui gli ho tolto la vita. Ora prega il tuo dio e muori con un po’ di dignità per favore, voglio offrire il tuo cuore a Tharizdun per proteggere il ragazzo e a lui non piacciono i codardi”, si alza di nuovo in piedi. Sa cheFaust ancora non è abbastanza credente da pensare che gli serva la protezione di un dio, ma per quello che ha in mente per lui, dopo questo battesimo ne avrà bisogno.
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    Sto sorridendo, sì. Lo faccio all'ombra di una maschera che ha fatto il suo mestiere tanto quanto l'ho fatto io. E vorrei dirmi, oh cazzo se mi piacerebbe dirmelo, che quello che provo non è un sadico divertimento, né il desiderio di affondare la lama così a fondo da spezzare l'ultimo fiato di questo verme strisciante ai miei piedi, ma invece è così. Lo voglio io, prima di ogni altra cosa, lo vuole Faust che si ferma solo quando è a Slater cha va una precedenza. Ho combattuto, ho commesso degli errori, e me ne sono reso conto quando per qualche attimo mi sono dovuto piegare per prendere fiato, ma dopo, oh cazzo dopo avrebbe dovuto fare molto meglio i suoi conti di merda. E non l'ha fatto. Ho ridotto i suoi respiri al minimo, ho preso questo compito come dovevo anche se ci ho messo ore a convincermene davanti allo specchio. Potrò sempre dirmi che lo sto facendo per Edie e non sarebbe mentire, ma lo sento come formicola la corruzione, come il mio sangue scorre fino a ridurre le lame che ho usato fino ad adesso in due pugnali. Mentre Slater parla io seguo le loro ombre e la patetica scena che mi si presenta davanti, perché so che è finito il tempo in cui intendo tirarmi indietro da questo. Il fine giustifica i mezzi, ed i miei non saranno piacevoli, non saranno gentili e cazzo non saranno dolci, ma sono tutti i mezzi di cui ho bisogno per il mio fine. Quello non è in discussione. Sono passi lenti, i miei, li prendo uno ad uno assaporando quando il momento dei suoi battiti finirà. Non me ne frega un cazzo di chi sia, ma so cosa rappresenta e tanto basta a sporcare le mia mani con il suo ed il mio sangue. E' un fottuto cacciatore, ed al mio stronzo preferito ci assomiglia anche, è forse questo che più di tutto mi ha spinto ad infierire, ma ho saputo farlo senza perdere la ragione, stringendo anche le redini se necessario perché questa è la notte in cui Josh deve farsi da parte e lasciare che Faust emerga dalle ceneri di una vita distrutta, solo per distruggerne altre. Questo cazzo di mondo ha esagerato con me, con noi, ed ora ne pagherà le conseguenze. Ed il mio pegno non è trattabile. Non parlo, non ne ho bisogno, lascio che sia Slater a prendere la parola, io mi sono divertito abbastanza, tengo solo lo sguardo saldo su di lui così da non perdere niente di una scena tanto patetica. E quando mi chiederò se anche questo l'ho fatto per Edie, so che mi risponderò che è esattamente così, ma la verità è che forse nel vedere qualcosa in me, la corruzione non ha sbagliato i suoi calcoli, lo sento nei muscoli che si tendono che questo è ciò di cui ho bisogno. Non ho mai ucciso un uomo, ma questo non sa più fermarmi adesso, non è un timore che tra gli altri mi terrà sveglio la notte. E visto che non potrò avere Morgan Crain sotto le mie lame, questo l'ho capito, dovrò dirigermi altrove, ovunque Slater mi indicherà. Incrocio di nuovo il suo sguardo, sicuro che non arretrerò di alcun passo ora che voglio finire quello che ho iniziato. I graffi sulla mia pelle non mi preoccupano, si rimargineranno come non lo farà il taglio che imporrò su questo sacco di merda quando avrò il via libera. E sembra davvero che io non aspetti niente altro che non questo, la fine del dialogo. Poco m'importa della sensazione di essere solo un fottuto cucciolo da svezzare, forse lo sono, ma non è ciò che sento di essere. E le parole finiscono. Ed è ancora un sorriso che scopre i canini quello che il residuo di un uomo non può vedere. Ma io non lo ucciderò finché mi dà le spalle, voglio che l'ultima cosa che ricordi sia il riflesso delle sue stronzate sul mio specchio. Così mentre striscia, con una lentezza che sa già essere inesorabile, gli assesto un calcio sul fianco perché si giri, perché mi guardi. E' così inerme che a fermarmi è solo una frazione di secondo che non sa essere esitazione quando mi piego su di lui ed incrocio le mani. Lo fisso, e sarà un incubo che Josh non saprà dimenticare, quello che è il vedere la luce spegnersi nel suo sguardo quando le lame aprono uno squarcio da cui cola tutto il sangue di cui avrebbe ancora bisogno per vivere. Un taglio netto. Mi basta, mi rialzo e la schiena torna dritta come le gambe che si tendono nel mio allontanarmi appena. Non sapevo di essere capace di tutto questo, ma ora lo so. Ora so che posso non fermarmi quando non ho una ragione più valida del mio "fine" per farlo. E' morto per mano mia. Ho ucciso un uomo. Lo so.
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    Slater
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    Mago Nero
    Il sangue zampilla dalla ferita aperta seguendo la forza con cui il cuore lo spinge fuori dal corpo. Il taglio è lineare, pulito, aperto lungo la linea orizzontale del collo. L’uomo gorgoglia gonfiando bollicine rosse all’altezza della trachea aperta e agli angoli delle labbra. Prova a stringere le mani alla gola, si piega di lato, ma il flusso del sangue rallenta, la forza del suo cuore scema. Ogni battito si fa più lento e alla fine si esaurisce. Spira un ultimo respiro e non fa in tempo a chiudere gli occhi, guarda il vuoto, senza fissarsi su nessun dettaglio. L’assenza di quella scintilla di attenzione è la parola che mette fine alla sua vita. Sebbene Slater l’abbia colto un attimo prima, quando già i suoi respiri avevano smesso di sollevargli spasmodicamente il petto. Si piega di nuovo sulle ginocchia, solleva il suo pugnale e lo pianta sotto le costole, taglia lungo il fianco fino allo sterno, un taglio preciso e profondo che squarcia anche il diaframma. Quando tira fuori la lama toglie un guanto e affonda la mano nella ferita. Scava tra le sue interiora, sente la consistenza soffice di un polmone, che crepita non appena schiaccia le dita all’interno del torace e le stringe intorno al pericardio. La consistenza viscida del grasso si spappola sotto quella presa. Comincia a tirare con forza. Normalmente strappare un cuore in quel modo sarebbe difficile, ma la forza che impiega alla fine strappa l’aorta e il resto dei vasi che lo ancoravano sul posto. Si sfilacciano come corde usurate dal tempo e alla fine la mano di Slater scivola via dal viscere caldo portando con sé il suo cuore. Lo solleva, perde rivoli abbondanti di sangue, quasi si sgonfia come un palloncino tra le sue dita, diventando un blob di carne che a stento mantiene la sua forma. Si alza in piedi e chiude gli occhi. Pronuncia l’ode a Tharizdun con voce sommessa e capo chino. Le parole scivolano dalle sue labbra in una lingua sconosciuta, la stessa che sente pronunciare ininterrottamente da quando è nato. Non è sicuro di ciò che significhi, ma comprende il senso, lo ispira Tharizdun in quel momento. La brutalità impressa in quell'omicidio lo compiace. Il rosso scarlatto annerisce fino a renderlo un pezzo di carbone che decomponendosi si dissolve in cenere. Prende la mano di Faust e in quella guantata. Disegna una spirale scarlatta sul dorso con il sangue che ancora gli bagna le dita e quando la sua litania s’interrompe anche il disegno s’assorbe nella sua pelle. E così sia fatto il volere del dio oscuro, mormora in quella lingua e questa volta è certo di cosa voglia dire. Espira profondamente e alla fine lascia la presa. “Congratulazioni Faust, a Tharizdun è piaciuto ciò che hai fatto e come l’hai fatto. Ha accettato di benedirti, accompagnerà con favore la tua mano quando ucciderai ancora”, lo disse senza curarsi di alcuna inflessione, ma in fondo è soddisfatto anche lui di quanto ha visto. Faust sta iniziando una nuova vita e si augura che lo conduca sempre più in profondità sotto il suo sguardo.
    “Ricorda quello che ti ho detto oggi. Non cercarmi, o Morgan ti collegherà a me. Ma non voglio che rimani con le mani in mano…” aggiunge puntando di nuovo gli occhi su di lui, non lascerà che il suo addestramento subisca un brusco arresto proprio adesso. Pensa piuttosto che sia il momento che impari a camminare da solo. “Indaga sul Norton Group. Trova quello che stanno cercando. È una cosa molto potente. Io non sarò lì a proteggerti. Devi farlo da solo. Se non ti farai uccidere allora inizierai ad aiutarmi sul serio”.
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    Ricorderò sempre come sia stato totalmente inutile per lui stringersi la gola dopo che ci erano passate le mie lame. No, amico, non funziona così quando sei un morto che striscia ai miei piedi. A Faust non basta, lo sento perché non basta a me. Non è un punto di arrivo, questo, è la partenza che non ho mai davvero visto fino a questo fottuto e magico momento. Questa è la mia iniziazione e niente l'ha rovinata. E' una soddisfazione greve che mi prende il petto quando osservo gli ultimi attimi di una vita sprecata e destinata a finire male dall'inizio. Slater ha ragione, sarebbe anche potuta andare peggio di così, e lo so perché sono consapevole di quanto la mia guida sia un cazzo di esperto in torture che nessuno vorrebbe davvero viversi sulla pelle. Qualcosina ora la so anche io, e questo non fa che allargare il sorriso compiaciuto che nessuno può vedere oltre lo specchio, ma dovrò fare di meglio per andare avanti lungo una via che adesso è mia e basta. Ogni passo è lento, adesso che nel buio che ci circonda non c'è fretta, né di coprire un cadavere né di fuggire. Sento che i respiri raschiano il fondo dei polmoni, perché sono più stanco di quanto dovrei, e va bene così, cazzo se va bene così. Richiamo il sangue con calma, ed è un dolore a cui ormai mi sto abituando quando le lame penetrano ritirandosi nella mia carne, in vene che si richiudono prima che ultime gocce colino sulle dita. Non so cos'abbia in mente Slater ma resto in silenzio, ai margini del corpo martoriato per puntare attentamente gli occhi su ogni suo gesto. Prima ha accennato ad un sacrificio, ma lo ammetto non l'ho ascoltato, troppo in fermento nell'attesa del momento in cui avrei fatto esalare allo stronzo il suo ultimo inutile respiro. Inutile come una vita spesa come la sua, a salvare un mondo che non vuole essere salvato. E poi vedo il suo cuore, estratto con la forza dal petto cavo, si svuota come una sacca fino a perdere ogni consistenza. Resto fermo, non mi avvicino quando Slater parla, mormora una litania che sento prendere piede nel mio sangue. Io non sono un cazzo di religioso, tuttavia la mia anima è in mano al suo Dio e prima o poi dovrò decidermi a dire un "nostro" che abbia un senso, per adesso mi fido nella non necessità che io accenda un cero a Tharizdun. Poi però mi prende la mano, e so che è uno dei momenti in cui devo accettare qualunque cosa abbia in mente, quindi lo faccio, aspetto che disegni una spirale, e che quest'ultima si assorba davanti ai miei occhi. E no, non sono incredulo, so bene come funzionano queste cose quando c'è un credo che muove tutto nei fondali di anime in prestito ed in vendita. La mia, cazzo, anche se non mi appartiene ora me la sento addosso più di prima. Accetto la consacrazione per quello che è, nel complimento che conservo quando la sola cosa che avidamente penso è: chi sarà il prossimo? Gli uomini non sono come i Nalusa, avrei dovuto capirlo prima ma ne ho avuto la conferma stanotte. E' molto più appagante affondare la mia lama nel corpo tremante di qualcuno che ha provato a darmi del vero filo da torcere, e lo so che non sono arrivato proprio da nessuna parte e montarmi la testa è un cazzo di problema, ma arriverò ovunque devo e di questo non ho il minimo dubbio. Il messaggio di Slater è chiaro, non lo cercherò finché non sarà lui a volermi trovare, ma con questo non sta sciogliendo la presa su di me, ed io in realtà non voglio lo faccia quando ha saputo condurmi a qualcosa che sento essere parte della mia natura. Sono un cazzo di Mago Nero, ora lo so. Ora questo ha senso per Josh e per Faust. Ricevo la mia missione con gli occhi ancora fissi in quell'immagine di morte che non mi abbandonerà tanto presto, non quando ripercorrerò tutta questa notte per scovare i miei errori e porvi rimedio, cosicché non accada due volte che si sappia mettermi in ginocchio. Ho promesso a me, prima che a lui, che sarei migliorato, e lo farò finché non ci sarà più niente da migliorare ed anche oltre. Ne sono certo quando annuisco e non ho bisogno di dire che non mi farò ammazzare perché sarà esattamente così. Solenne, credo sia un fottuto momento solenne solo per me adesso, ed intendo godermelo. Quindi mi congedo con un cenno del capo che è sicuro nel rimarcare che ho capito, che indagherò su questo Norton Group e ricaverò quello di cui ho bisogno per compiacere il mio Dio ed il mio Maestro ma, cazzo, soprattutto per compiacere me. Ora sono io che lascio che le ombre mi prendano e mi riportino nel mio appartamento, dove la maschera scompare, il mantello si ripiega ed il sangue verrà lavato via affinché niente resti di questa notte, se non la consapevolezza che in qualcosa ora posso eccellere, e niente dovrà o potrà mai fermare la mia corsa.
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3 replies since 13/11/2020, 13:41   144 views
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