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Josh & Lilian- Casa di Lilian - 27 Marzo

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    Come diceva quella fottuta canzone? "Non ho mai incontrato una ragazza come te prima d'ora". Cristo, mi era rimasta in testa per settimane quando ci ero finito in fissa come tante altre cose della mia vita di merda. Ma adesso è quel momento in cui dopo aver fissato il buio per ore mi dico che le cose hanno un senso anche quando non sembra ne abbiano più di tanto. Lo so che sembra una stronzata, e forse venire fino a qui lo è stata. Avrei potuto ignorare Lilian, il fottuto richiamo da sirena che ho nella testa e che quando chiudo gli occhi la riporta su di me. Sono abbastanza in grado - adesso - di resistere a tutto questo, di andare avanti sotto tortura fino alla fine dei miei giorni del cazzo, solo che non voglio. Ci ho pensato abbastanza per dirmi che non avrei fatto ancora quella cosa per cui io mi siedo e guardo il mondo prendersi quello che voglio avere io, non funziona più così ormai. E se ho sbagliato con Edie, e adesso ne pago le conseguenze con tutto quello che significa, non farò lo stesso con Lilian. Sì c'è ancora una parte di me che è puro masochismo, ed è qui dove batto il pugno al cuore, per dirmi che sarebbe meglio che lei mi mandasse via. Sei ancora in tempo, Ly. Vorrebbe sussurrarlo trai capelli, mentre la stringe un'ultima volta. Ma questa è una scena patetica del cazzo che non ripeterò ancora nella mia testa. Entrare in casa sua è stato un gioco da ragazzi, e mi dà fastidio che sia così semplice, dovrebbe aumentare la protezione, soprattutto adesso che sono di nuovo qui e non ho alcuna intenzione di sparire, e quindi finirà nella merda prima di quanto pensi. Lo so anche mentre guardo la serratura e scuoto la testa, è veramente impossibile che sappia fare qualcosa per se stessa ogni tanto. Credevo avrebbe avuto abbastanza timore della mia assenza, al punto da spingersi a proteggersi meglio di così e di come non ho saputo fare io quando non c'ero. O poteva avere paura di me, sarebbe andato bene ugualmente, perché adesso abbiamo un problema più grande, ed è quello che io non ho intenzione di uscire dalla sua vita, a meno che non sia lei a deciderlo. Forse. Forse perché adesso non ho voglia di farmi respingere, né di trovarmi davanti un muro che lo so già dovrò scardinare mattone per mattone. Però intanto mi godo il silenzio degli scricchiolii di un appartamento del cazzo, tanto simile al mio. Posso anche raccontarmi tutte le stronzate che voglio, è un vizio che difficilmente abbandonerò, ma so anche la vera ragione per cui sono qui. che poi è lo stesso per cui ho il suo sangue nel mio orologio. Non me ne frega un cazzo del non toccare nulla, anche se l'ho seguita questi giorni, e parte di questo mese, quindi lo vedo di cosa si sta occupando. Ritagli di giornale su una scrivania che per poco non sorrido nel vedere quanto cazzo si è impegnata per la causa che segue ora. O l'hai fatto per non pensare a me? Chiudo gli occhi, è il modo che ho per sentire meglio, per leggere le tracce che l'hanno vista muoversi in questo spazio uno che più volte avrei voluto riempire io. Sono qui anche per mettere un punto a questo, che sia un adesso o un mai più, perché la mia testa non può essere così impegnata a pensare a lei quando il mio mondo ha un senso diverso ora. Più di un mese, il tempo che ci ho messo a dirmi che era troppo perfino per me, e per la testa di cazzo che sono. Cristo, quando ero laggiù non vedevo l'ora di venire qui, di camminare sul pavimento e trascinarmi lei su ogni fottuto muro, perché è questo che provavo... e credo che non sia cambiato un cazzo, so solo che alcune cose non hanno più lo stesso peso di prima, non quando posso evitarle finché non arrivo allo stremo. Non so come la prenderà, e forse se un po' me la rido nel punto d'ombra che ho conquistato, in cui la aspetto, è perché lo so che mi piacerà vederla incazzata con me, come se in fondo sapessi che mi è mancato anche questo. Cristo, a me è mancato tutto. Sento i suoi passi, il silenzio non ha segreti dopo quello che ho fatto e che sono stato. Arretro appena, perché la rosa resti in posizione sul piccolo vaso del mobiletto in ingresso, ed il mio volto sia oscurato anche allo specchio, e sarà così finché non farò un passo avanti. L'ho scelta bianca, perché in fondo lei è esattamente questo: una fottuta rosa bianca e le spine le ho io, ovunque lei tocchi non esisterà mai un modo per non ferirsi, infettarsi del veleno che adesso so di essere e sì, nemmeno questo mi ferma dal tenere un tono basso, per non spaventarla troppo. «Ti sono mancato?»
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    Edited by nocturnæ - 28/3/2021, 11:10
     
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    Sto tirando avanti nel modo migliore in cui possa farlo: Mi sto impegnando così tanto da riuscire persino a ritenermi soddisfatta di me stessa. Non ci avevo mai pensato sino ad ora, nemmeno mettendo insieme tutti i tasselli di quel puzzle che è la mia vita, a quanto fosse importante investire sino all'ultimo sulle proprie passioni e bello, gridarle al mondo a denti stretti, con orgoglio, affinché persone come Sylla possano goderne nel medesimo modo in cui ne godo io. Mi sono stretta a questo nell'ultimo mese: Perché se fossi rimasta senza impegni a riempire le mie giornate probabilmente mi sarei ritrovata a pensarti così com'è accaduto all'inizio. E no, non ne ho più il coraggio, né la forza, di restar a guardare una porta restar chiusa perché nessuno, oltre a Tyler, sa varcarla. Non ho nemmeno il coraggio di dormir comoda su un letto che, per quanto sia rimasto vuoto anche prima, ora mi sembra una landa desolata. Per questo, suppongo, ho deciso di rassegnarmi: Di gettar la spugna e lasciare che fosse la rassegnazione a vincere su una vita fatta di lotte continue seppur mai per motivi che potessero toccarmi in prima persona. Alla fine, in questo giro di egoismo puro, mi sono sempre interessata agli altri per non ritrovarmi, così, ad occuparmi di me stessa.
    E sono riuscita a non pensarti lavorando nel medesimo modo: Concentrandomi assiduamente su un obiettivo che ha saputo tirarmi su sorrisi sinceri e che mi ha vista passar notti insonne per scopi ben più cavallereschi di quelli che mi hanno visto in perenne attesa. In attesa di essere cercata, in attesa di esser scelta, in attesa che tu tornassi. Saresti potuto esser morto ed io non lo avrei saputo se non tramite tua sorella: Perché di gente come te non scrivono nulla sui giornali a meno che non sia stato commesso un reato tanto grave da dover stimolare la reazione del pubblico. Ed io i giornali ho smesso di leggerli nel modo in cui li leggevo prima. Non ne divoro più rigo per rigo: Non mi soffermo più su una cronaca che saprebbe mostrarti come il mostro quale credo tu non sia stato. Perché nella mia disillusione, continuo a convincere di poterle capire certe cose.
    Non ti ho aspettato nemmeno oggi, tanto da essermi persino attardata nel ritornare a casa che tanto, a che ci torno a fare? Però la giro comunque la chiave nella toppa. Lascio che la porta si apra in un click rumoroso e che la luce del pianerottolo illumini parzialmente l'ingresso. Non è così grande casa mia, tanto che basterebbe davvero la luce del ballatoio per illuminare il salottino che si affaccia direttamente sulla cucina. Sembra vuota, come sempre. ''Ty? Ho ordinato cinese a domicilio, il fattorino dovrebbe arrivare tra...'' Intanto che lascio scivolare le chiavi lungo il mobiletto del soggiorno intravedo una rosa che prima non c'era. ''non molto.'' Mi esce in un filino di fiato. Non ho mai amato particolarmente i fiori e di certo non è questo a turbare il mio animo, quanto il non trovare gli oggetti nella posizione in cui li ho lasciati e riscoprire una casa diversa da quella che ho abbandonato: Con qualche sfumatura in più a ricordarmi quanto non sia più così tanto mia nonostante ci paghi l'affitto. ''Un'altra ammiratrice ha scoperto dove abiti?'' Tyler lavora come fotomodello per Playgirl. Ma è stato scoperto da poco, quindi suppongo che avrò ancora qualche mese di compagnia prima che se ne vada in una casa più grande di questa.
    Alla fine, comunque, ho sempre l'impressione che ci sia qualcosa che non va, tanto che arrivi tu a confermarmelo. ''Cristo!'' Sobbalzo perché no, non avrei davvero mai immaginato di poterti rivedere qui. Non dopo che hai passato più di una settimana a starmi alla larga. “Allora sei vivo...“ Il mio è un sorriso amaro, che si incastrata tra gli zigomi al punto da sformarmi la faccia. “Tornatene a casa...ti prego.“ Perché è ovvio che tu mi sia mancato. È ovvio come lo è aver fame quando non si mangia da tanto. E sentire il sonno quando non si dorme più. Ti supero dandoti le spalle, da vera maleducata quale vorrei essere: Perché sono certa che se ti guardassi negli occhi finirei per darti asilo nel mio letto.
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    «Mh» Sì sono vivo Lilian, anche se il tuo tono mi solleva le labbra in un ghigno che mi ricorda quanto tu sia fottutamente testarda. Che in parte sei come me, anche quando non vuoi sentirtelo dire, quindi non me ne frega un cazzo che tu voglia che io vada via, che in effetti sono un attimo concentrato su questo Ty, Tyler da quello che ho capito indagando un po' prima che arrivassi. In realtà non lo sai, ma ho aspettato stasera anche perché lui ha un impegno, uno di cui chiaramente non ti ha parlato, ma sta bene così perché ci dobbiamo essere solo io e te. Non puoi vederla la mano che si stringe quando ti rivolgi a lui nel vuoto, non te lo lascio notare, ma lo so solo io cosa significa sentirmi così fermo quando ho lasciato che tutto andasse avanti senza di me. Però l'ho detto che mi sono rotto il cazzo anche di questo, di uno scorrere del tempo che non mi veda partecipe e la cosa, dopo Edie, coinvolge te. E' stato bello raccontarsi la cazzata che ti avrei lasciata tranquilla, andare per i cazzi tuoi, se mi avessi detto che non volevi vedermi, né parlarmi mai più. Però cazzo lo sappiamo entrambi che ora non funziona così, che resto piantato a terra quando ci provi a dirmi che dovrei sparire, come so fare. Potrei fermarti, sarebbe facile e mi basterebbe allungare la mano per bloccarti la strada ed impedirti di voltarmi le spalle. L'ultima volta hai detto che mi amavi, te lo sei già dimenticata? Non penso proprio, perché non l'ho fatto io che nel sussurro che ti ho lasciato ho solo ricambiato. Credevo mi avrebbero strappato via tutto questo, un "noi" che mi si è incastrato in petto ed ora non lascerò andare di nuovo. Invece hanno solo messo in luce ciò che voglio, dandomi di più perché possa prenderlo, ed allora io mi prenderò te, Lilian, anche se fingi di non volerlo, e se non mi guardi perché hai paura di cosa succederebbe se lo facessi. Devi essere più convincente se vuoi che me ne vada, così non lo sei abbastanza. Questo di te mi fa incazzare perché mi chiedo come sei stata con chiunque altro in questi due mesi, perfino con Tyler per quanto non mi somigli affatto. Se ti sei lasciata leggere così facilmente da altri, se hai lasciato che si avvicinassero a te per provare a convincerti che può esserci qualcosa di meglio di me. E sì, Lilian, esiste tutta una vita che puoi vivere senza che io la influenzi, che la comprometta fino a corromperla. E' solo che non voglio lasciartela vedere, non voglio che ci pensi a questa alternativa, seppur ti darò la possibilità di prenderla: ma devi essere convincente e non lo sei. «Ly» So bene di essere stato uno stronzo, qualcuno che dovresti respingere con forza, quindi vieni a premere le tue mani sul mio petto, spingimi finché non sarò fuori dalla porta di casa tua ed allora davvero non farò niente per tornare. Però tu mi sei mancata, non sai quanto tempo del cazzo ho passato chiedendomi cosa stessi facendo quando io non potevo fare niente che vivere senza luce. Sei bella anche quando sei stanca di me, o di tutto. Mi volto solo per guardarle queste spalle che vuoi siano un muro, anche se potrei facilmente allungare un passo, scostarti i capelli e respirare il profumo della tua pelle. Ma ho pazienza, più di quanta immagini ora, quindi insultami Lilian, tira fuori tutto quello che hai per me e convincimi che non c'è più niente da recuperare.
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    Ti ho solo chiesto il favore di lasciarmi in pace laddove io non ho la forza di cancellare nulla, né tanto meno di avanzare in passi che
    non sanno mai portarmi distante da te. Ti ho solo chiesto la gentilezza di non ricominciare con le tue belle parole, di non far domande retoriche e di lasciarmi definitivamente una volta per tutte e non come una vedova di guerra che giornalmente aspetta tornare il proprio marito dalle sparatorie ed i bombardamenti. Ti ho solo chiesto, Josh, in parole che in realtà non so più come pronunciare di decidere per tutti e due, ma prendere una decisione che sia definitiva e che non muti al solo respirare dell'altro. Al solo ricercarci con la coda dell'occhio in un'oscurità che non voglio dissolvere. Perché sto bene così, adesso. Sto bene in questo fingere di avere solo un'allucinazione: Di star sognando di nuovo, ma questa volta ad occhi aperti. Di esser così lucida mentre dormo da riuscire a credere che tu sia davvero qui, ad un palmo dal mio naso. A respirare la mia stessa aria.
    ''Joshua...'' Mi esce in uno sbuffo, non mosso dalla noia, né dall'impazienza, quanto dalla sensazione di aver appena poggiato un peso. Per un attimo solo, giusto il tempo di scrocchiarmi il collo e le spalle. Perché è questo che sei stato in questi ultimi mesi: Un peso che ho finto di non aver portato addosso giorno dopo giorno. Nemmeno quando ero al pub da tua sorella, nemmeno quando ero alle riunioni con gli altri. Sei sempre stato con me anche quando non c'eri.
    ''Perché sei tornato?'' Perché sei tornato solo ora? Perché adesso, perché non già le scorse settimane quando a New York già c'eri. Quando a casa tua già c'eri. Quando eri ovunque volevi, ma non da me. ''Perché sei tornato solo ora!? Cazzo io - io ero preoccupata.'' Ma lo sono anche ora e suppongo che lo sarò per sempre: Che questa apprensione non me la toglierà di dosso nessuno, non finché tornerai qui a fingere di essere mio per un'altra notte ancora. Una e poi basta e così per sempre. ''Ma vedo che stai bene.'' No che non lo vedo, non posso analizzare centimetro per centimetro una pelle dalla quale mi tengo distante. Posso solo convincermene: Perché se fossi stato ferito probabilmente non saresti venuto qui. ''Quindi puoi andartene.'' Torno indietro, come una cretina e ti passo davanti di nuovo, solo per aprirti la porta e farti il cenno di varcarla. Devi andartene perché ho bisogno di sbollire: Di criticarmi e perdonarmi per questo affetto malsano, tossico, che nutro nei tuoi confronti.
    Nel farlo lascio cadere gli occhi sulla rosa bianca nel vaso: Ci amiamo così tanto da non sapere nemmeno cos'è che piace all'altro, tanto che quasi mi sembra normale saperti ignorare la mia avversione per i fiori. Però questa rosa è bella, così bella che mi infastidisce.
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    Joshua. E' come lo dici, il fare che hai nel togliertelo di dosso, liberandoti solo di una forma che io per mesi non ho avuto, perché non c'ero. Non è una cosa di cui so pentirmi fino in fondo, perché è la distanza che mi ha permesso di sopravvivere, di andare avanti contro un nemico che adesso so affrontare, che aveva scavato una tana troppo profonda perché io la vedessi da solo. Tu non lo puoi capire questo, ed io non intendo spiegartelo in ogni suo minimo dettaglio. Però sono comunque qui, che ti guardo raggiungere una riva come se io fossi la tempesta che agita un mare morto. Io che nella calma fittizia che ti sei costruita vengo a portare il caos, da bravo figlio di Tharizdun, che quello che faccio è solo questo adesso. Non lo sai quanto sarei disposto a pagare per una tua reazione dopo che ti ho vista morire in ricordi che sono appartenuti alle mie più profonde paure, quindi no, non è nemmeno questa una convinzione sufficiente e farmi andare via. Impegnati, Lilian, non lo stai facendo abbastanza da renderti credibile. O forse sono anche io che non sono disposto ad accettare un rifiuto con tanta difficoltà, non tuo almeno. "Perché sei tornato"? Lo so che eri preoccupata, so cosa hai fatto quando non c'ero, so da chi sei andata e so che non avresti dovuto ma che era l'unica cosa che sapeva tenerti in piedi. E credimi, anche se non te lo dico, che non avrei voluto stare lontano così tanto, almeno non prima di tornare. E te lo vorrei dire che sono qui per te, che se alla fine mi sono spinto a violare questa promessa a me stesso, è perché tu esisti, vivi e respiri e sei una fottuta ancora. Non posso perdere anche te adesso, non quando voglio il tuo respiro sulla mia fottuta pelle anche e nonostante i segni che adesso la marchiano a fondo. Segni che non conosci nel dirmi che sto bene, perché sì Lilian, io adesso sto bene, ma sono cose che non puoi capire e lo so ti spaventerai di più quando le vedrai, ma non ho neanche intenzione di nascondertele con l'alchimia. Di rivestirmi di un velo che non ti dia il contatto con la realtà, quella da cui ti estranei quando mi superi di nuovo, in senso opposto. Che neanche lo sai l'imposizione che mi lascio adesso per non fermarti come ho già pensato di fare, già neanche stavolta. Ti guardo dall'alto della forza che pensi di trovare per aprire la porta ed indicarmi la via da percorrere, ed ancora ho questa espressione in parte più fiera di prima, che è per te e per il modo in cui stai diventando più brava. Davvero, Lilian, brava perché è così che si fa con quelli come me ed è così che farei con tutti tranne me. Perché io al buio so muovermi, ma tu no. Quindi mi avvio. Non devo muovere poi tanti passi per essere quasi dove mi vorresti, quasi fuori. Se non fosse che invece io la mano la uso per costringere la tua porta a richiudersi alle tue spalle, camminando attraverso la sua chiusura che ancora sei qui a guardare la rosa. Adesso puoi vederlo come ho imparato a farmi vicino e non toccarti nonostante tu sia ad un fottuto respiro da me. «Mandami via ancora.» Ti sfido in un sussurro che ti liscio lungo una guancia prima di discostarmi a lasciarti fiato. Guardami e dimmi che vuoi che io me ne vada, ed io farò l'esatto opposto, perché è questo che hai creato quando hai deciso che volevi me sopra la tua carriera, sopra il gruppo che ti ha accolto come una famiglia. Come io adesso voglio te e niente altro. «Sono qui per te.» Lascio che questo sia un sussurro che ti renda chiaro che non è una stronzata. Sono serio, guardami Lilian.
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    Vorrei farlo davvero. Lo giuro. Vorrei trovare il coraggio di spingerti via: Di issare una mano contro la tua schiena e premere forte, così tanto da lasciarti il solco delle dita lungo la pelle. Vorrei dirti che mi dispiace e che per questa volta sono stata io a scegliere come concludere questa storia. Che è tardi anche solo per tornare indietro e fingere che non mi sia mai piaciuto ricercare il tuo sguardo tra quello di tanti altri. Lo è per qualsiasi cosa: Per non pensare a ciò che mi hai confessato, per non ricordare cos'ho accettato con tanta facilità tanto da tradire me stessa. Credo sia persino tardi per chiederci scusa, per staccarci davvero e guardarci negli occhi senza provare nulla: Né la paura di saperci feriti, né quella di percepirci distanti anche se fermi ad un palmo di mano. Respiro al respiro. Battito al battito.
    Quindi sì, smettila di ripetere ovvietà e di incitarmi a fare ciò che non farei mai: Che non saprei allontanare nemmeno il mio peggiore nemico, figuriamoci te che negli ultimi mesi sei riuscito ad essere il centro di ogni mio fottuto pensiero.
    Tiro un sospiro quando ti vedo avvicinarti e trattengo il fiato, quando ti sento così vicino da poter respirare la tua stessa aria putrida, velenosa. Ti prego di non ammagliarmi di nuovo, di non gettarmi senza cuore nei tuoi tranelli e di non amarmi, se col mio amore riflesso.
    ''Non te l'ho chiesto...'' Mi muore in gola. ''Nemmeno questa volta.'' Ma non ce la faccio a riaprire la porta, né a scostarmi da essa. Posso giusto restare in bilico tra ciò che dovrei fare e ciò che invece voglio. E voglio tutto e niente ora. Voglio un bacio che sia come quello che mi ha lasciato l'ultima volta che l'ho visto. Voglio urlargli contro che se fosse morto io sarei venuta, forse, a saperlo da sua sorella. O da Jack, dal resto della band o da qualche cazzo di necrologio sui giornali. E non subito: Forse uno, o due giorni dopo. Dopo due mesi senza alcune notizie né cattivi contro i quali battermi. Senza aver un cazzo se non una speranza che ormai s'è affievolita col tempo.
    ''Puoi dirmi almeno che fine hai fatto?'' Qual è il motivo che ti spinge a sparire e a non farti sentire per tutto questo tempo. Cos'è che ti ha spinto a far sparire ogni traccia per poi riapparire all'improvviso, un po' come succede coi miracoli. Un po' come quando non si è attenti e si vede lo scivolar fortuito di una stella cadente. ''Fa niente...'' Lascia stare, perché tanto so che non me lo dirai: Che preferirai dirmi di non poterlo fare per credere di aver così fermato ogni cosa. Vorrei saperlo dimenticare, però. ''Togliti la giacca.'' Premo una mano contro il tuo petto, ma solo per allontanarti e prendermi l'aria che mi spetta. Inoltre questa è una richiesta come un'altra: Mi serve solo per convincermi che sì, oggi sei mio ospite, ma solo per qualche ora. ''Non ti aspettavo per cena, ma d'altronde Tyler non c'è ed ho preso i ravioli che ti piacciono.'' Ormai mangio quello che mangi tu. Parlo con le tue parole e respiro il tuo fiato.
    Mangiamo insieme così mi assicuro che tu lo faccia: Che sei molto più magro da come ti ricordavo. Lo vedo dagli zigomi, dal mento e dal collo.
    Ne approfitto dell'assenza del fattorino per aprire il frigo e stappare due bottiglie. Una te la lascio scivolare sul tavolo, mentre l'altra la tengo stretta per me, in una mano sola affinché nell'altra possa incastrarci una sigaretta.
    ''Eccolo.'' Mi limito a dire aprendo una finestra per posare sul davanzale la bottiglia e accendermi la sigaretta. ''Apri tu alla porta, tanto il cibo è già pagato.'' Meno possiamo parlare e meglio sarà. Anche perché non so più cosa voglio raccontarti: Se dell'incidente stupido con Ethan, se dei suoi scritti che custodisco maniacalmente nel cassetto della scrivania, se del movimento a favore delle creature magiche o di quanto effettivamente non sia cambiato nulla da quando sei andato via. Forse sono solo peggiorata io.
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    E' un respiro che trattengo ad occhi chiusi, quando sei tanto vicina che posso respirarti senza dovermi concentrare. Se non fosse nero come la morte, e scuro quanto la corruzione, il mio cuore adesso impazzirebbe. Sento solo come il battito sappia essere profondo, risucchiato nello scavarsi di un pozzo troppo profondo. Ma va bene, perché questo è davvero l'unico modo in cui so amare, l'unico che ti posso lasciare. Non hai idea di quanto sia contro natura per me, adesso, non avanzare niente. Nulla che non sia la pretesa che tu non sappia raccontarmi una stronzata ed io fingere di crederci. Non ho più tempo, né voglia di sentirmi dire cose non vere solo perché queste preservino angoli di noi che sono sempre, e comunque, destinati all'oblio. Allora non devi respingermi Lilian, perché non vuoi e non voglio io. Sono tornato, ed ho tutta l'intenzione di restare, tanto che lo so che finiremo a parlare di questo Tyler sia di troppo, un rampicante nel mio fottuto guardino, ma non lo faremo adesso. Per questo ci creeremo il nostro tempo, ed io sarò paziente ok? Lo sarò ai limiti del possibile. Non ho bisogno di sorridere ora, perché non è davvero una conquista che tu mi conceda di togliermi la giacca, quando lungo le braccia vedrai da te segni che racconteranno una storia prima che mi dia il tempo di farlo. Ma lo accetto e basta, nello scostarmi per lasciarti lo spazio che vuoi ora che hai smesso di raccontarti che non sei felice di vedermi, e che non ti sono mancato. Ora che hai trovato il coraggio di sfiorarmi di nuovo, come se non fossi questa oscurità che odi e che va contro ogni tuo sano principio. Dovrei dirti che lo capisco cosa provi, che è stato un fottuto dilemma anche per me quando non ho visto altra via all'infuori di questa, pur sapendo chi sarei potuto diventare. Lo so cosa vuoi, lo so ogni volta che mi avvicino abbastanza da sentirti il fiato morire in gola, che alla fine io ti faccio sempre lo stesso effetto, forse oggi un po' di più. E non lo sai quanto abbia bisogno di questo, del modo che hai di mostrarmi che non avresti un freno se te lo chiedessi io. E che vuoi non ne abbia nemmeno io. Ti aspetti da me che io ti ammonisca per domande a cui lo sai che non dovrei rispondere, tuttavia non lo sai che invece voglio rispondere, che voglio che tu sappia perché ho aspettato tanto, al punto che tu possa credermi quando ti dico che sono qui per te e che avrei potuto continuare ad ignorarti per il resto della mia esistenza. Mi offri quello che hai, e nel tenermi la giacca so solo che non ti stacco gli occhi di dosso, che lo vedo come cambi argomento anche solo camminando e ti illudi che basti a passare sopra la mia assenza, o lo sguardo che non incroci neanche per sbaglio. Ma sai anche come sono fatto io, che non so darmi a questo se c'è qualcosa di più importante a premere e che potrei non mangiare per giorni. Ma apro lo stesso la porta al tuo fattorino, lo liquido con uno sguardo che non sono più così sicuro avrà voglia di tornare, e ti lascio il sacchetto lì dove tu hai appoggiato la birra che pensi mi spetti. E' fin troppo ironico pensare che è iniziato tutto esattamente da qui. Potrei iniziare a parlarti da qualsiasi punto della storia, e non ne prendo invece nessuno quando la giacca me la tolgo lentamente, lasciandola ferma lungo lo schienale di una sedia. Vorrei rassicurarti e dirti che quello che stai per vedere non mi fa più male adesso, che non è più niente se non un insegnamento che porto inciso sulla pelle, lungo cicatrici che si rincorrono, alcune più fresche di altre. E le vedrai perché non so starti distante e darti più spazio di quanto non ti abbia lasciato conquistare lentamente, tanto che arrivare alle tua spalle è un gioco da ragazzi, tanto facile da essere fastidioso nel respiro basso che ti sfiora il collo. Anche se poi guardo oltre la tua spalla, se ancora non ti tengo per i fianchi, ma invece stringo le mani alla ringhiera, incastrandoti in un abbraccio forzato, quasi scomodo, in cui la tua schiena ha poco di distanza dal mio petto e tu non hai quasi nessuno spazio di manovra. Quasi. «Stare via così tanto non era nei miei piani...» e la fine di Gennaio sembra così vicina, come fosse accaduto ieri ed anche cento anni fa. «... ho dovuto, perché non c'erano più alternative, mi stavano cercando e non dovevano trovarmi.» Abbasso appena il tono, perché mi senta tu e nessun altro. «Posso dirti tutto quello che vuoi sapere.»
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    ''Grazie.'' Per aver aperto la porta al fattorino ed aver ritirato per noi il cibo. Grazie anche per essere tornato, suppongo. Per aver impuntato i piedi e per esserti imposto di restare laddove a volte non vorrei nessuno. Non resterei nemmeno io stessa. Ma è solo questo, un grazie che fischia tra i denti e si spegne solo quando vi porto la sigaretta e stringo forte il filtro tanto da sentir male alla mascella. Alla fine, per quanto vorrei riprendere in mano la mia vita e smetterla così di dedicarla ad altri, comunque finisco per preoccuparmi così tanto da non riuscire a mantenere le mie promesse. E questo essere un'incoerente non so scrollarmelo di dosso, così come non so scrollare te: Sgusciarti via dalle braccia e dirti che in queste strette un po' mi soffochi, anche se nel profondo ho bisogno di sentirmi soffocare, stringere, strappar via ogni respiro affinché non senta più il bisogno di parlare e pronunciare cose che sì, un po' penso, ma che non vorrei lasciar uscire davvero.
    Chino il capo solo per permettermi di osservare le tue dita farsi strette lungo il davanzale. Risalgo i polpastrelli e poi le unghie, fino a soffermarmi su qualcosa che non ha nulla a che vedere con le vene che solitamente ti si fanno più marcate sulle braccia.
    ''Josh...'' Cosa ti hanno fatto? Chi ti ha ridotto in questo stato? Risalgo le cicatrici in una carezza leggera, che sa farmi tremare lo stomaco ad ogni centimetro. Sono così marcate, così vive che quasi sembrano lì, pronte a sanguinare di nuovo. ''Chi ti stava cercando?'' Ti prego, dimmi chi ti ha fatto questo: Dimmi che abbiamo qualcuno da poter incolpare e no, non noi stessi. Poso la sigaretta nel posacenere e mi giro su me stessa solo per guardarti meglio che sì, ho paura, ma questo non deve assolutamente impedirmi di non notare una verità che a modo tuo stai cercando di raccontarmi.
    ''...Josh.'' E non vorrei che la mia voce divenga un singhiozzo continuo. Non vorrei risalire il braccio destro e poi anche il busto solo per metter in un luce un orrore che sai tenere per te tanto da non farti battere alcun ciglio. Non te lo chiedo nemmeno se posso spogliarti di una maglia che sa nascondere ogni cosa. Credo che gesto più spontaneo di questo non possa esserci: Viene dal profondo, da un bisogno atavico di saperti incolume. ''...sono stati loro?'' Anche se non so chi siano questi loro. Anche se non so se vorrei saperli vivi e impuniti. Lascio scivolare le dita lungo il tuo petto, risalendo la pantera, sulla quale mi soffermo anche solo per non sentirmi cedere nello scivolar via quelle cicatrici che si fanno argini di fiumi. ''Cazzo...'' Mi porto una mano al volto come a voler cacciar via la tristezza. Che vorrei fare qualcosa, qualsiasi cosa, eppure con queste mani non so che essere impotente. Spero tu abbia riservato per loro altrettanto dolore.
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    C'è questo "loro" che ti è rimasto incastrato negli occhi, tra singhiozzi che non sai quanto siano lame per me adesso. Che anche se lascio che mi spogli, poi ti trattengo appena verso di me. Allungo solo una mano che scivola via dalla ringhiera e si ferma lungo un fianco, uno che spingo affinché ti discosti dalla finestra, che non voglio essere un lampione in mezzo al buio. Anche se non c'è nessuno che gira per questo quartiere del cazzo, non mi appenderò ad una finestra dichiarandomi qui. Perciò torniamo qualche passo indietro, cosicché tu possa percorre ogni mia cicatrice, preoccuparti per ogni solco come non ho saputo fare io nel momento in cui sono nate. Le ricordo tutte, una ad una, e Slater l'ha reso chiaro come la memoria del dolore sia in fondo l'unica memoria che conta. Che il dolore è la sola cosa che resta se non si è in grado di dominarlo. Ci ho messo del tempo a capirlo, tutto il mese che ho passato lontano da casa e dagli unici contatti che mi sono mai interessati. E da te. «Shh.. tranquilla» quasi te lo impongo, anche se lentamente avanzo nuove prese sui tuoi fianchi, che mi ricordino che sei davvero qui adesso come lo sono io, che non è sono l'ennesimo loop mentale in cui sono intrappolato rivivendo ogni volta lo stesso giorno. Ho bisogno di chiudere gli occhi un attimo anche perché stai puntando in due direzioni diverse e ti ho promesso che te lo avrei spiegato. Risalgo per spostarti la mano dal volto, con calma come sono calmo io. Io che non sto soffrendo come magari immagini, io che non mi pento della storia che ho scritto addosso. «Cacciatori...» tengo questa come parola che scivola lenta dalle labbra, mentre provo solo a riportare la tua mano verso di me. «... credevano avessi a che fare la morte di uno di loro.» E no, non sbagliavano, se non che non avevo ucciso quel tipo in particolare. «Non sono persone ragionevoli e sono troppo vicini ad Edie, lei era a rischio anche più di me e se fossi rimasto-...» Lo so che dovrei andare avanti, ed invece mi prendo solo un respiro e basta, uno perché si fotta il resto, la mia è stata una stronzata si e non so pentirmi così tanto di averla fatta. «Ma non mi hanno toccato, se non per qualche graffio al mio rientro, queste sono un'altra storia.» Una che ti spaventerà di più, per questo ti tengo appena più stretta, convincendomi così che non sono io ad aver bisogno di te, ma tu di me. «Ho dovuto imparare a resistere, Ly. Al dolore, al buio, a tutto quello che poteva piegarmi prima. E' questo che ho fatto quando non c'ero.» Ti scosto i capelli dal volto, voglio vederti quanto mi sei tanto vicina che ogni gesto è una premura che penso di compiere per me, più che per te. «Ora però le acque sono calme, per adesso è tutto ok...»
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    Suppongo di non conoscere il dolore di cui parli: Che questo vivere nella bambagia fino ai vent'anni mi abbia anestetizzata. Mi abbia chiuso gli occhi così a lungo da impedirmi, ora, di vedere com'è che vanno realmente le cose per quelli che non sono me. Per quelli che non hanno qualcuno al quale richiedere un confronto. Per quelli che sono persi, tanto da ricercare un appiglio in qualsiasi cosa come nel dolore, appunto, che sa tramutarsi in droga tanto che lasciarlo scivolare nelle vene sa farci risvegliare. Sa scuoterci.
    Suppongo di non poter comprendere davvero le tue parole senza averle toccate prima con mano: Che queste informazioni che mi stai dando si stanno solo unendo ad un puzzle molto più grande e per questo, ancora incompleto. Perché i cacciatori ora sono per me il nemico del movimento che insieme a Sylla stiamo mandando avanti. E lo sono senza alcun sé né un ma, anche se nelle loro gesta, così come nelle tue, d'altronde, immagino debba nascondersi del raziocinio. Delle ragioni a me sconosciute, però.
    ''Perché hanno creduto questa cosa, Josh?'' Come sono arrivati a pensare che fossi stato tu ad ucciderlo? Cosa li ha spinti a credere ciò tanto da cercarti, braccarti e per questo spingerti lontano dalla tua casa e da tua sorella? Ed Edie? Edie cos'ha detto, di chi ha preso le parti ed è per questo che nonostante tutto, quella volta al pub, mi è sembrata molto più tranquilla di me? E perché mai avrebbe rischiato lei per te? Cosa sono questi cacciatori per voi e come...come mai hanno deciso di lasciarti andare? Sono troppe, effettivamente, le domande che vorrei farti eppure nessuno di queste riesce davvero a farsi largo lungo la mia lingua. ''E...che vuol dire questa cosa? Cosa vuol dire che hai dovuto imparare a resistere al dolore?'' Non si impara in questo modo: Le punizioni corporali non sono mai dei buoni insegnanti, né la giusta risposta. ''Josh io...'' Io non voglio che tu stia così. Non voglio saperti accettare compromessi del genere ne credere che a te faccia piacere subirne. ''...Dio.'' Com'è complicato. Com'è difficile anche solo lasciarsi andare ad una carezza che dovrebbe forse calmarmi ma che in realtà non fa altro che aggiungere dolore su dolore, incertezza su incertezza e forse stimola anche una rabbia immotivata ma sincera, viva. ''Chi ti insegna queste cose?''
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    Funziona sempre così. E' logica Lilian, anche se adesso non la vedi perché sento la tua ansia corrermi lungo la pelle, ed arrampicarsi tanto che vorrebbe stringermisi alla gola. Quando invece l'unica cosa che si stringe è il cuore, questo fottuto sentimento che provo per te anche quando sei in crisi, anche quando non ci provi nemmeno a dirmi che sei tranquilla lo stesso. Perché non lo sei e se tu stai male, io voglio essere qui a vederlo, a prendere i pezzi che lasci cadere a terra ed usarli per ricomporti, darti una forza che devi avere perché voglio che tu sappia starmi accanto anche se non al mio stesso passo. Ti amo, Ly, e penso che l'amore sia questo, restare quando vorresti che non lo facessi perché ti sto dando troppo e tutto saprà diventarti insopportabile. Quindi lo so che il mio gesto è poco, ma non intendo aprire la mani e darti modo di vivere questa disperazione che alimento con le mie stesse parole. Non voglio ancora importi una calma che non ti appartiene, perché differentemente da Edie, i tuoi nervi possono ancora tendersi e voglio vedere fin dove. Io devo conoscere i tuoi limiti, spero tu possa capirlo prima o poi. «Ho un mentore, tutti per un po' ne hanno uno. E' indispensabile per superare la corruzione...»Te lo lascio solo intendere cosa succede se la mente non va di pari passo con il corpo e la Corruzione allora non si ferma al sangue ma invade ogni organo, brucia fino a radere al suolo. «... lui era coinvolto. » E puoi vederlo dai miei occhi, che non ti lasciano un minuto, che non sto mentendo. E sì. So anche che adesso avrai più paura di prima, che ti piacerà ancora meno quello che dico e quindi vado avanti perché sia solo come strappare un cerotto, e forse più d'una in una volta sola. Sbuffo un respiro che è più pesante, che non voglio tu legga davvero tutto con l'ansia di un timore crescente. Non devi avere paura per me, quanto più di me - saprei accettarlo meglio - anche se non farei niente per ferirti.«Ehi.. Ehi guardami.» Ti uso un tono dolce, anche nel sollevarti appena il mento perché faccia come ti dico, e perché tu voglia farlo per prima. Devi leggerlo da te che non sto scherzano né sto sminuendo nulla «Lilian, sto bene. Parte del mio addestramento è stata... difficile, perché sono un fottuto testardo e lo sai anche tu, forse lo sai meglio di me.» Ti stringo un po' di più, perché "difficile" è un eufemismo se penso a quegli stronzi che mi hanno forgiato e che per farlo, prima, mi hanno dovuto fare a pezzi. Oh e se l'hanno fatto, Cristo mi hanno demolito più di quanto avrei pensato in vita. Ma io ho imparato in egual misura e questo è quindi un silenzio che per un attimo dedico a loro, maledetti bastardi. «Io il suo nome non posso dirtelo, è una questione di segretezza che devo mantenere, ma-» C'è sempre questo, lo sai, un "ma" che mi piace usare per tenere in sospeso l'istante prima che siano i miei i nervi che martellano ancora. So come posso apparire calmo, almeno tanto quanto non lo sono per niente. Parlarti così agita una parte di me che ha la possibilità di divorarmi dagli arti, fino ai polmoni che faticherò a riempire. Ma ti ho fatto una promessa ed ora sei parte di tutto quello che ho, solo il cazzo che mi resta. «-... ma è tutto a posto, te l'ho detto, abbiamo qualche contrasto ogni tanto, però è grazie a lui se sono ancora qui, e se la Corruzione non mi ha ucciso. Ci era andata tanto vicina, Lilian, troppo.» e no, io non morirò.
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    Edited by nocturnæ - 31/3/2021, 15:37
     
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    Hai questa capacità quasi innata di pormi dinanzi a scelte difficili. Di spingermi a giudicare qualcosa ponendolo sotto un altro punto di vista e per questo di ricredermi su ogni concetto che ho fatto mio, su ogni cosa che per venticinque anni sono stata portata a credere ciecamente vera, irreversibile, giusta nel modo in cui la conoscevo. E funziona così bene tutto questo da spingermi a vedere la tua corruzione come un viaggio iniziato davvero con raziocinio. Non più tanto come figlio di un'impulsività innata che ricorda il modo in cui ti lasci andare alla musica ed intoni i tuoi canti, quanto come un figlio così ben voluto da voler superare ogni dolore, ogni impedimento per lui. Ciò che Alice non è mai riuscita ad essere per me.
    ''Ok...'' Mi massaggio le tempie nervosamente, forse assente, persa in parole che solo ora iniziano ad avere un senso, tanto da non spaventarmi più, tanto da essere essenziali per la formulazione del mio pensiero. Tanto da essere mie nel modo in cui le accetto e le metabolizzo, rassicurandomi sul fatto che no, non posso sbagliare anche ora che, nel lasciare a Josh libertà di esprimersi, mi faccio più vicina al suo mondo. In piccoli passi, sempre piccoli passi. ''Ti guardo, Josh...'' Ma non immaginavo che si potesse comunque arrivare a tanto: Che il bisogno di accettare una corruzione del genere fosse così impellente da spingerti nelle braccia di un violento, della quale violenza fa motivo di insegnamento. Mi chiedo se un dolore del genere, che alla fine te li ha lasciati i segni lungo una pelle perfetta, sia metafora di ciò che ognuno di noi, corrotti o meno, è portato a soffrire. Come se non esistesse percorso privo di fatiche, di lacrime e sangue. Come se niente, avesse senso, senza queste ferite a sgorgare veleno per poi cicatrizzarsi. La tengo ancora una mano stretta al tuo petto, dove l'indice sfiora uno di questi solchi. Fiumi impetuosi.
    Alla fine, se è vero ciò che mi dici quando mi stringi e ti adoperi affinché questa conversazione possa assumere le sfumature di una carezza, che mi scivola addosso con la medesima delicatezza che cerco di riservarti quando ridisegnando ogni trama di questi squarci spero di lasciarli sparire sotto il mio tocco, allora tutto questo assume un senso nuovo. Si giustifica in un fine a me più caro, che sa vederti seduto qui, accanto a me, in un angolo di mondo che può accoglierci senza farsi alcun problema. Senza giudicarti mai.
    Immagino, inoltre, che la salvezza debba avere i suoi costi e che uno di questi sia proprio l'assenza che ti ha portato ad essere carne da macello di un potere fin troppo grande e deleterio. ''Ti guardo, ma fatico a metter insieme i pezzi.'' Perché troppe cose concorrono a portarti via da me, da tua sorella, da una vita che vorrei ti fosse più lieve. Troppe cose tornano a chiederti un prezzo da pagare e per quanto tu possa essere un uomo che saprebbe risanare i propri debiti, mi chiedo quante altre persone torneranno a riscuotervi gli interessi. ''Perché i cacciatori si sono infastiditi? Che - che è successo?'' Domando in uno strusciare della punta del naso contro la tua pelle. Ad occhi chiusi, come a volerla sentire in ogni sua crepa ed essere per lei un respiro che si fa vento, a rinfrescarne i lembi più slabbrati. ''e...non torneranno, vero?'' Non vorrei che lo facessero, che ti toccassero di nuovo e che andassero ad infierire laddove già c'è una ferita che continua a sanguinare imperterrita.
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    La mia vita è un fottuto casino Lilian e non ho mai, nemmeno una cazzo di volta, provato a dirti che sarebbe stato diverso. Ti ho avvisata, ti sono stato distante più che ho potuto ed hai fatto così presto ad insinuarti nella mia testa che sono state più le forze impiegate ad allontanarti che ad accettare di volerti qui. Qui tra le mie braccia, e mie soltanto. Perché poi lo so come sono e come funziona con me, che se voglio qualcosa questa diventa mia. Io sono come un bambino che porta il suo gioco al parco, perché tutti lo vedano, e non lascia però avvicinare nessuno a sfiorarlo. Ho sempre questa cosa addosso, un fottuto senso di appartenenza che è un arto fantasma, come se - nonostante tutto - una maledizione ci fosse ancora su di me, e sulla mia famiglia. E' qui, posso sentirlo anche senza chiudere gli occhi, anche quando li punto sui tuoi perché vi trovino le risposte che non mi stai dando. C'è perché ci sono io, e vive e muore con me, con il senso che mi manca di essere ancora qualcosa. Ma io so benissimo chi sono, so cosa sono, e so che non esiste un passo indietro che saprei fare dato ciò che ho davanti e che si avvicina ad una velocità atroce. Sono serio quando resto in silenzio, e ti guardo e basa perché io li ho rimessi insieme i pezzi ed è stato un lavoro del cazzo di cui porterò i segni per sempre, ma se non sai farlo anche tu, allora non so quando potrai respirare la mia stessa aria. Non te lo nascondo come suoni triste anche il fottuto respiro che adesso mi trascino perché la corazza è scivolata lentamente a terra come la mia maglia, solo perché me lo hai chiesto e l'hai voluto. E mi sta bene così, sono qui perché ci sono cose che Edie non potrà mai sapere, non da me, e tu invece sei.. diversa. Scendo con la mano lungo il collo, la fermo in una presa che ti avvicini appena di più a me, che mi sei stata distante troppo a lungo, più di quanto io voglia sopportare, che vorrei solo spogliarti, strappare i tuoi cazzo di vestiti e ricordarti perché ti sono mancato anche io. «Perché quello che è morto era uno dei loro» e quindi per forza hanno cercato vendetta, come l'avrei cercata io e l'ho fatto, lo faccio ogni giorno in cui mi dico che se Slater chiamerà sarò per forza il primo a rispondere. Niente vale più della famiglia, e tu adesso ne fai parte. Dovrei dirti che avrei voluto non fosse così. Che ero pronto a dimenticarmi chi fossi e che sono qui per lasciarti andare, ovunque ma lontano da me. Ed invece stringo trai denti la mia fottuta incapacità di assecondare un "bene maggiore" quando voglio solo il mio, oggi e forse domani. Stasera di sicuro. Ti tengo stretta nel modo che ho di accarezzarti i capelli, quando ti avvicini tanto che le due dita sanno essere un brivido che corre lungo cavi elettrici. Mi chiedi se i cacciatori torneranno, e adesso dovrei mentire, dirti di stare tranquilla come si fa alle donne dei soldati, di quelli che partono ogni giorno ed una sera semplicemente non tornano. Anche io sono un cazzo di soldato, ma non ho intenzione di rendere niente più facile di quanto sia, che se vuoi che io resti e che io torni, devi saperlo il prezzo che ha ogni fottuto respiro che ti rubo dalle labbra. «Forse, ma per un po' staranno buoni.» Nel dirlo mi piego appena, quel che mi basta per poter respirare il profumo che hai, anche se macchiato dal fumo che non so più assecondare. Respiro, e so come scende il tono quando il sottinteso è qui che si muove tra muscoli ed ossa, tendini e pensieri. Quando l'altra mano si aggrappa più forte alla tua vita ed un po' ti preme di più su di me, che non so essere così dolce quando l'attesa è stata una fottuta tortura ed adesso sei qui e sto smettendo di ragionare, di pensare, di ricordarmi chi cazzo sono.
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    Perché quello che è morto era uno di loro.
    Quello che è morto.
    Quello.
    Non so dimenarmi da una presa che mi vede stabile nella fusione di due corpi che si sono scoperti senza alcuna pretesa. Non so negargli un calore che sappia esser poi figlio di entrambi, né tremo per un'idea che sa balzarmi in testa così velocemente da stimolarmi l'emicrania. Non mi muovo, non respiro nemmeno talmente questa frase sa richiedermi una certa concentrazione psicologica quanto emotiva. Che non vorrei attaccarlo nuovamente come se fosse facile ''risolvere'' questioni del genere ringhiando come un cane rabbioso. Non vorrei nemmeno dargli l'idea di non riuscire a sopportare queste verità che sanno trasformarsi in oro colato nel momento esatto in cui sono stati solamente i gemiti a riempire i nostri silenzi. Conosco il modo in cui l'orgasmo sa fargli mancare il respiro. Il modo in cui cantare lo fa avvicinare così tanto ad un godimento del quale non saprei mai privarlo, eppure non so cos'è che deve passargli per la testa adesso, né cosa deve aver pensato in questi mesi passati ad addestrare una parte di sé che ancora sa farmi vacillare al sol pensiero.
    Io di Joshua Çevik non so nulla se non quei piccoli dettagli che deve aver arricchito affinché la sua persona, intesa nel senso esatto di figura, potesse sembrare a tutti noi così luminosa. Capace di brillare di una cazzo di luce propria. Non so nulla di lui, se non che l'ho amato e che accettando questi suoi lati sia poi finita per accettare quella stessa corruzione che giornalmente gli pulsa nelle vene. Un po' come fosse veleno a macchiare l'idea per la quale ho perso la testa al punto da dimenticare persino me stessa. Io so di aver accettato la sua corruzione solo perché, diversamente, non avrei più potuto respirare e percepire il suo fiato tanto vicino al mio al punto da sentirlo esplodermi nei polmoni. Ciò che accetto, così come provo a farmi andare bene una frase del genere, che sa implicare molte cose, sa pesarmi solo perché figlio del mio stesso egoismo.
    ''E lo ha ucciso il tuo mentore...'' Non lo so perché lo dico, eppure mi sembra così scontato: I cacciatori sono andati da Josh a fargli scontare una pena che non ha commesso. Ma per andare da lui devono aver compreso i fili che sono stati mossi dietro la morte di questo uomo e se Josh è accompagnato da un mentore, se si tratta di un individuo solo, e lui è davvero innocente, allora la colpa dev'essere dell'altro. Avrebbe decisamente senso un ragionamento del genere. Eppure pensarlo innocente comunque non mi tranquillizza.
    Ma i cacciatori non ritorneranno, ''forse'', per un po', se ne staranno buoni e questo non sa affatto piacermi. Ed è palese, perché sul mio volto va a dipingersi un'espressione di puro disappunto nonostante le sue mani sappiano premere tasti capaci di smorzare ogni pensiero e trasformarmi così nella Lilian che lo ha sempre desiderato tra le proprie gambe. Dal primo giorno, da quella volta che imbracciando il basso un po' ho sperato che potesse notarmi. Appena, giusto per sentirmi ben voluta da qualcuno che potesse essere vagamente alla mia porta e non da un uomo viscido che del mio corpo non ne ha fatto altro che un altarino contro il quale genuflettersi e venerare così se stesso.
    Per questo finisco per farmi catturare da quella presa, tanto da sentirmi quasi libera di lasciar scivolare il naso contro il suo sino a finire labbra contro labbra. Gli strappo un bacio, che potrebbe benissimo saper di nostalgia, di tutti quei giorni passati ad aspettare un cenno: Che fosse da lui o dalla mia stessa testa. Ho sperato, infatti, di vederlo varcare la soglia di questa casa quanto di perdere e lasciarmi andare. Senza combattere davvero, senza impormi di dover restare vigile per un nulla che ora odora della sua pelle. E potrei non amarlo nello stesso modo in cui ci sono riuscita l'ultima volta in cui l'ho visto, quando dalle sue verità non ho fatto altro che cacciar fuori lacrime che ora spingo affinché rimangano al loro posto. Giù nel petto, laddove la rabbia, invece, non sa riposare. Potrei odiarlo, volerlo via da una vita che ha bisogno comunque di rifarsi da zero e ricostruirsi, pezzo per pezzo, mattone dopo mattone. Eppure non so fermarmi.
    Spingo con le ginocchia contro il divano solo per issarmi un po' di più contro il suo petto e, con le mani, liberargli il viso dal ciuffo di capelli che tengo stretto tra le dita. ''Fa che non ti sfiorino più.'' Né con un dito, né con le parole. Perché la violenza genera solo altra violenza e confonde i ruoli. Non esistono giusti che sanno farsi valere con pugni chiusi, ma solo persone che per motivi diversi continuano a sbagliare e a strappar vite come ognuna di queste non valesse, a modo suo, abbastanza. E tu non vali meno di loro solo perché hai compiuto certe scelte.
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    «» si quello stronzo l'ha ucciso Slater, ma quello che non sai e che non dico... è che se l'avesse chiesto a me, allora l'avrei fatto io. Le cose funzionano così quando fai un patto che manterrà tua sorella in vita, e no non voglio pensarci adesso, quando ogni lembo di pelle tira verso di te e questo corpo che ho dovuto ricordare centimetro per centimetro per non impazzire. Perché è questo che ho fatto quando, al buio, non potevo raggiungere niente, neppure la mia stessa ombra, quando a volte il silenzio diventava assordante ed io dovevo trovare un modo per calmare tutto e ridurlo a zero. Ho fatto questo, ho percorso con la mente ogni tratto di te, ridisegnandoti nel buio, senza pensare a cosa stessi facendo a mondi di distanza. Ma ora sei qui, tanto quanto lo sono io, e non ho intenzione di dimenticarmi più nulla. Quindi sì, Slater ha ucciso quel cacciatore e tutto il casino che ne è uscito non è stato colpa mia, non tanto come si possa immaginare. So che ti irrigidisci lo stesso, anche se ci provo a toglierti ogni difesa, che non devi temermi per la tua incolumità, non ti farei mai niente di male, Ly. E sei totalmente matta, perché tu non ti preoccupi che io possa uccidere qualcuno, o averlo già fatto innumerevoli volte, tu adesso hai questo disappunto che ti maschera il volto solo nel dirmi che nessuno dovrà farmi del male, ed è un fottuto ringhio che mi risale lo stomaco piantandosi in petto. Uno che uso come slancio per tenerti ancora più vicina, per morderti in un bacio che non ti lasci scampo, perché non pensi che ti sarà così facile sfuggire ad una mia presa che ti risale i fianchi aprendosi lungo la schiena, che posso sentire dove i polpastrelli frenano contro la pelle. Cazzo, Lilian, questo mi toglie già il fiato adesso. Ma stai sicura, non ci sarà modo per loro di farmi qualcosa di nuovo, e questo voglio ti sia chiaro in uno sguardo che nell'essere complice si oscura di quella consapevolezza che raggiungi solo con la corruzione, solo quando ti scorre nelle vene ad una velocità incalcolabile. Perché io da quella grotta sono uscito, e non sono più lo stronzo di prima, senza un piano o un fottuto appiglio. Non mi faranno niente, Ly, mai più. Ma so solo lasciare che sia un volto, il mio, che va contro il tuo in un annuire che serve solo da tramite: l'ultimo respiro prima che io te ne voglia togliere altri mille. Te lo dico, in uno sbuffo che è fiato compromesso, «Dio, quanto mi sei mancata.» Così nel prenderti per le spalle e spingerti verso di me ancora, sempre, che non hai un posto che non sia con me e questo l'ho deciso per entrambi. Devi sapere che non è cambiato un cazzo.
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