Fractures

Josh & Lilian - 28 Aprile

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    Non so quante ore siano passate da quando ce l'hanno detto. Tante, poche, non cambia un cazzo, per lui il tempo non esiste più. Le ho scritto che l'avrei chiamata perché non sarei tornato a casa presto ma no, non le ho detto perché. Non so come cazzo si faccia a dire una cosa del genere a voce alta. E sì, non me ne frega un cazzo dei suggerimenti, che tanto alla fine farò sempre quello che devo e nel modo in cui penso vada fatto. Sono una testa cazzo, in fondo, sempre stato. Però a Chrys l'ho detto, gli ho scritto quanto bastava a fargli capire che avremo bisogno di lui e nel modo in cui non avrei mai voluto chiederglielo. Mi assicuro solo di lasciare Edie al sicuro anche se ora non penso lo sarà mai, ed il tempo che serve ad uscire fuori in giardino, al buio che non mi frega un cazzo che ci sia anche un fottuto vento gelido. Le mie ossa sono già di ghiaccio. Cammino poco, volto solo l'angolo, e mi appoggio al primo muro che trovo. Non so che cazzo dirle. Mio padre non è solo morto, lui è stato ucciso e vorrei che lo sapesse già senza che io dovessi dirlo a voce alta, e quindi rendermene conto. Rendermi conto di come sia difficile e una fottuta merda tutto quello che ci sta succedendo. Forse la chiamo solo perché le ho detto che avrebbe sempre saputo dov'ero, sì. Eppure sto fissando lo schermo spento da troppo tempo, le dita non si decidono, io non mi decido. "Ciao, sai, hanno ucciso mio padre ma ehi, va tutto bene tranquilla ora trovo quegli stronzi, la risolvo e torno a casa". Sì, certo, non andrà mai così. Fanculo, devo farlo e basta che so già che sta bene, che è viva e che per ora è a casa. E' la prima cosa che ho controllato, perché non so cosa ma lo sento nel sangue che tutto questo è per me, è colpa mia. Sto distruggendo la vita di Edie e.. di chiunque mi stia attorno senza neanche bisogno di muovere un muscolo, solo stando vicino.
    «Ehi ehm..» alla fine lo faccio, mi aggrappo a questo stupido telefono come se ne dipendesse non so, la vita? Che poi è una vita proprio di merda si. Pesa anche aspettare che risponda, che mi dica qualcosa o sentire il respiro attraverso l'etere. Ora dovrei anche dire perché l'ho chiamata, e mi rendo conto che il fiato si rompe ancora, la voce vibra più bassa, più roca, come se mi impedisse di capire cosa è davvero successo oggi. «Mio padre è morto» e devo respirare, appoggiare pure la testa a sto cazzo di muro.
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    ''Tanti auguri, Lily.''
    Ti ha detto tuo padre in un sospiro che s'è fatto pesante sin da subito. ''Tanti auguri anche se qui un po' ci manchi.''
    Ha incalzato poi, allontanando la bocca dal microfono. ''Passa a trovarci se vuoi, Barbara ti ha preparato quei dolci che ti piacevano da bambina.'' Ma tu non sei più una bambina, avresti voluto rispondergli quando, sorridendo, sei rimasta in silenzio a contemplare le mura di quella casa che hai imparato a conoscere solo per quei piccoli angoli che ne compongono il perimetro. Come se fossero parte della barriera che hai montato su nella speranza di vivere al meglio. Come se fossero, solo quelli, tutto il mondo di cui hai bisogno.
    ''Va bene.'' Hai sorriso ancora in una risposta che ha finito per morirti in gola in un singhiozzo che poi hai trattenuto giù, molto giù. Alla fine non sai mai perché sentire tuo padre ti fa sempre questo effetto, anche se è da poco tempo che sei via dalla sua casa. Anche se è passato il doppio del tempo dall'ultima volta che ti sei ritrovata a contrastarlo ad una delle sue solite cene.
    ''Va bene...ti devo lasciare però che ho una chiamata in attesa...ci vediamo tra poco.'' Ma tra poco è un tempo indicativamente troppo lungo. Sa di un tra poco che ti vede ancora indossare dei vestiti comodi e scendere giù in strada alla ricerca della macchina. Sa di un tra poco che non prevede una chiamata a Josh che sappia spiegargli il motivo per cui non ti troverà a casa. A casa, a festeggiare qualcosa in compagnia di chi non ha ancora ricordato di farti gli auguri.
    Il tuo problema, tra tanti altri che non sai risolvere, è che hai già imparato ad accettare anche questa dimenticanza. Ti sei accontentata di condividere i suoi stessi spazi vitali e questo, ti ripeti, è tutto ciò di cui hai bisogno. Perché non si ama qualcuno ricordandone le date. Non si ama qualcuno tenendo a mente i giorni ed i minuti che passano, specialmente quando, questi minuti, hai già compreso di doverli passare da sola.
    Ma va tutto bene, in fondo. Respiri profondamente come per convincerti che non c'è bisogno che tuo padre sappia di Josh e poi rispondi all'altra chiamata.
    ''Ehi...'' Alla fine lui continua ad esserci anche quando se ne va via. E con lui resta il silenzio, quello che rimane appeso tra ogni respiro. Quello che si fa sempre carico di ansie. Non sai dirgli nient'altro oltre a questo saluto che si fa simile al suo, soprattutto nelle pause e nell'inflessione che dai alla voce. ''Cazzo...'' Sai dirgli solo questo, alla fine, mentre provi in un qualche modo a far tuo anche quello di dolore. Stesse espressioni, stesse emozioni, quando potete. Anche perché tu hai tutta l'intenzione di esserci per lui...no? ''Com'è successo?''
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    Dire altro mi sembra una fottuta eresia. Allora resto in silenzio, con domande a cui non vorrei dover rispondere. Guardo Edie, in casa, e mi rendo conto che non esiste più neanche quella bolla che ci siamo ripromessi di mantenere. E' esplosa ed era fatta di acido. Corroso più del mio sangue, e corrotto più di me. Lo so perché non riesco più a sentire nessuna scintilla che mi spinga a dire che tornerà tutto a posto, o che ce la faremo. Adesso non lo so più, non sono più sicuro che sarà qualcosa che riusciremo a rimette in piedi. Perché ogni cazzo di volta finisce sempre peggio? E stringo i denti, come se Lilian dall'altro capo non ci fosse, ed al contempo come se volessi farle sapere tutto senza dire niente. Senza il bisogno di parlare e mettere su pietra la più dura delle verità. Perché hanno ucciso mio padre, ed io lo so che effetto ha su un corpo un taglio preciso come quello. «Gli hanno.. tagliato la gola.» non so essere freddo, ma solo tristemente rassegnato, io avrei dovuto aspettarmelo no? E' un messaggio per me, ne sono fottutamente sicuro. Non devo ripercorrere quello che i miei occhi hanno visto. Se chiudo gli occhi, e lo faccio stringendoli come a voler cancellare ogni cazzo di pensiero, posso sentirlo soffocare nel suo stesso sangue e, dopo, lentamente, portarsi le mani alla gola solo per rendersi conto che è troppo tardi. Poi, prima di morire, so che ha sentito la vita scorrergli via dalla gola, la stanchezza ultima portargli via ogni forza e, solo alla fine, il cuore avrà smesso di battere. Ma questo a Lilian non lo dico, tanto che impiego tempo anche solo per rendermi conto che mi sono piegato al punto da essere seduto, a terra, qui fuori con le gambe strette al petto, come un cazzo di bambino. Come quando mi metteva in punizione perché non avevo la pazienza di ascoltarlo e capire che cazzo volesse dirmi, che mi è sempre sembrato un fallito. Ed invece a fallire sono sempre io. Credo che adesso possa sentirlo anche lei, nei miei respiri più pesanti ed in quanto poi sia facile che mi manchino. Il tono è basso, come un sussurro, come se Lilian fosse qui accanto. «Credo apriranno un'indagine, non sappiamo chi sia stato o perché l'abbia fatto ma, l'ha fatto.» E non potrei dire niente di più ovvio di questo. «Tornerò tardi.» Scusami
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    Edited by nocturnæ - 25/5/2021, 07:48
     
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    26.
    Puoi stare ore ed ore ad ascoltare il silenzio prender spazio di ogni centimetro della casa e così inglobare anche te. Puoi stare immobile per ore mentre il veleno pian piano inizia a risalire le tue membra pallide, tanto sai bene come non cambierebbe comunque nulla.
    Tu resterai sempre dall'altro lato della cornetta con un respiro trattenuto a stento, a soffocare nell'incertezza e quell'insoddisfazione che provi nel sentirti, per qualsiasi motivo a te sconosciuto, una seconda scelta.
    ''Cos-'' Resta sospeso anche quello, un po' come tutti quei momenti in cui ti sei sentita in bilico, sul filo del rasoio, a braccia spalancate come per non cadere mai giù ma comunque propensa a guardare in quel vuoto, a spingertici. Che non sai sopravvivere, non da sola.
    ''Josh io...'' Ma ti stai comunque offrendo di andare a prenderlo, anche se sai che non serve e che non è con te che vuol, giustamente, stare ora. Alla fine è sempre la stessa situazione di sempre e di tutti: In momenti come questi, soprattutto quando ciò che vivi sembra solo e soltanto che il risultato delle tue stesse azioni, non sai mai cosa dire. Perché niente, nemmeno il silenzio sa essere di conforto.
    Già stai pensando di richiamare tuo padre solo per dirgli che qualcuno ti ha fatto una sorpresa improvvisa e che questo ti impedisce di andare a trovarlo. Già stai pensando a come impostare il tono della voce e sembrar convincente affinché, come suo solito, egli non possa comprendere l'umore che inizia a mutare in te. Che non sei gioiosa da tempo, non quando hai iniziato a vivere sforzandoti di mantener sotto controllo tutto ciò che ti circonda, la salvaguardia di Josh in primis.
    ''Mi dispiace. Mi dispiace tanto.'' Ed è vero, anche se c'era una parte di te che già era pronta a questo. Non tanto all'evento in sé quanto all'arrivo di una batosta che potesse in qualche modo spingerti a riflettere, nuovamente, su ciò che è Josh in realtà.
    ''Chiamami se serve che ti passi a prendere.'' Gli porteresti una confezione di ravioli da lasciar freddare di nuovo in macchina. Tireresti su i finestrini ed alzeresti il volume della radio quando sentirete passare Miley Cyrus. Solo per ridere o almeno, per provarci.
    Può chiederti ogni cosa ora, tanto sai che la faresti senza indugiare.
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    27.
    No. Penso che non la voglio qui, Lilian. Che adesso è il momento giusto per stare lontana da me, dal moto che come un'onda del cazzo invade ogni fottuto centimetro di pelle. Prende i miei organi, li avvolge nel catrame e mi trasforma esattamente in quello che non devo essere accanto a lei. E forse accanto a nessuno. Che forse è questo il mio fottuto destino, me lo sono scelto no? Restare da solo. Allontanarmi da Edie perché la mia fottuta esistenza adesso sta rovinando la sua. Allontanarmi da Lilian che non sa cosa la aspetta e spero adesso se ne stia già rendendo conto. Allontanarmi perché ho scelto le ombre e forse solo loro sanno accogliermi, solo questa cazzo di dimensione che adesso devo tornare a far pesare sulle mie spalle. Non dico niente. Non le dico che non me ne frega un cazzo del dispiacere altrui, delle fottute condoglianze o del modo in cui la sua voce esca metallica dal telefono. Me ne fotto anche del tono che ha, di come ora mi irriti anche il suo respiro a chilometri di distanza. So già che non ne posso più di niente, anche ancora mi trovo davanti ad una fottuta linea rossa tracciata sul terreno, un confine che dovrò capire se varcare oppure no. Ma tanto sono già di nuovo in piedi, che misuro in passi lenti i centimetri che mi separano da lì. Dal non ritorno. E' una stronzata anche quella che tornerò tardi, perché potrei non farlo o non volerlo fare. Ma sì, so anche che lo farò quando sarò sicuro che Edie starà meglio. Che non la so proprio fare la cosa del starle distante, non sono capace di questo quando si tratta di Edie. E' come il fumo, quando sai che ti impedirà di respirare prima o poi, che potresti soffocare nel tuo stesso fiato, ma continui perché non lo guardi il fottuto schema delle cose ma solo ciò che desideri in quel momento. A me gli schemi stanno già sul cazzo e adesso non so pensarci. Adesso non voglio il giudizio di nessuno, neanche il mio, né quello di Lilian. Quindi chiudo la chiamata, ed il telefono scivola in tasca subito dopo. L'ho solo avvisata, ma non ho bisogno della sua pietà. Né di quella di nessuno. Stringo i pugni, è elettricità che corre sulla pelle, è Carmen che mi guarda in silenzio sotto la pioggia che inizia già a battere trai tetti. Oh, Carmen, avremo la nostra fottuta vendetta e lo sai meglio di me che non ci sarà nessuno in grado di fermarmi. Però.. però adesso vorrei solo stare un po' fermo qui. Come se ci fossi io nel cratere che genera i Curanderos, come se mi sentissi vuoto quanto loro. Spento nel dolore che avanza.
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