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Josh/Chrys | Villa Sinister | Bronx | 23 Marzo | Contenuti sensibili

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    Lilian è morta. Anzi, diciamola pure tutta, non mi ha fatto la grazia di morire investita da una fottuta macchina del cazzo per queste vie di merda. No, no lei ha dovuto pensarla in grande e fottermi il cervello ancora di più. Quindi che ha fatto, mh? Beh è semplice, lei si è-.. forse devo bere, forse devo solo fumare tutte le mie scorte e dirmi che passerà abbastanza tempo perché io dimentichi. E comunque per tornare a noi lei si è-... beh magari se continuo a camminare per casa e sfondare mobili cambierà idea sulla stronzata che ha fatto? Cristo se fosso un fottuto Nergomante la tirerei in qua anche solo per chiederle come cazzo ha fatto a passarle per la testa un'idea simile. Ma no, non posso perché adesso è finita.
    Ci sono tanti modi per finire qualcosa ma lei, la fottutissima Lilian, ha dovuto trovare il peggiore solo per ricordarmi che è colpa mia. Oh si, non mi frega un cazzo di quello che si pensa: è colpa mia.
    Non era pronta, no che non lo era anche se si sforzava di essere quello che doveva per me, ma poi mi parlava di quella "moglie del soldato" e no, non credo sia mai stata pronta per niente. Eppure io ho fatto il cazzo che mi pareva, mi sono fottutamente fidato di lei e di come cazzo mi guardava quando in fondo sapevo che voleva me. Che le sarei bastato io anche solo per respirare, cancellarsi, perdersi in me come io non ho mai fatto per lei. Che sì, forse l'ho amata ma mai quanto amavo il fatto che mi amasse. Bello eh? Beh benvenuti nel mio fottuto mondo del cazzo in cui sono una persona di merda. Spero non ci sia troppa sorpresa in questo, che io non ne ho alcuna. Lilian non era pronta a sapere chi ero, o cosa facevo. Non era pronta per me, avrei dovuto capirlo.
    Ho letto anche l'articolo sulla figlia di Strickler, una serie di stronzate condite con altre puttanate di chi deve mantenere alta la posta in gioco perché il padre è uno che conta. In realtà poi a quel pezzo di carta ho dato fuoco.
    Cristo, si è tagliata le vene in vasca. Come in quei fottuti film di merda, ed è una cosa che so che avrei potuto farle io. In verità sono giorni che mi vedo farlo, ripetutamente, e non so che cazzo di faccia io abbia adesso, che allo specchio non mi guardo da altrettanto tempo. Il posacenere è pieno di quel che resta dei miei filtri consumati ma tutto il resto di casa mia è immacolato. Pulito, ordinato, perché così mi è stato insegnato da Slater: mantenersi per non dare mai troppo peso a niente.
    Chiaramente c'è una parte di me che fallisce miseramente. Non voglio bere, ho la cazzo di cosa di voler essere lucido, presente e non dimenticare un cazzo di questi aghi che mi perforano ovunque.
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    Edited by nocturnæ - 5/7/2021, 08:35
     
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    26.
    Lilian è morta. Ma tutti muoiono: Ognuno di noi è costretto a farlo. Persino io, persino Josh e tutti gli altri individui che vorticano attorno a noi in questa vita che da tanto e nel medesimo modo strappa via. Quanto meno Lilian ha deciso di fotterla e decidere per sé. Non importa quanto questa sua scelta sia stata genuina od indotta da altri, sta di fatto che ne ha avuto il coraggio. Coraggio che io non ho mai avuto.
    Accarezzo i miei di polsi mentre attendo di raggiungere casa sua. Non lo faccio per invidia quanto per suggestione: Perché la sola immagine me li ha fatti prudere tanto che me li sarei aperti io stesso, ma a forza di grattar via l'inesistente. E più gratto, più mi rendo conto di quella cicatrice che sta lì dai diciassette anni. Sono come graffi di gatto andati troppo in profondità. Lilian, a differenza mia, si è aperta le braccia partendo dall'incavo del gomito. Sono tagli che non si ricuciono quelli, che sono fatti appositamente per non essere aggiustati. Tanto che ho un brivido a ripensare alla risolutezza con la quale deve esserseli fatti senza batter ciglio. Per questo i giornali dicono che il medico legale le ha trovato tracce massicce di tranquillanti nel sangue. Lo affermano più volte anche se Strickler Senior controbatte dicendo che sua figlia non faceva uso di queste cose e che no, non aveva motivo per farlo. Agli occhi di tutti noi, Lilian era una pulita e vi è una parte di me che non crede davvero al suicidio per amore.
    Da me è arrivata solo da ricucire: Oggi dorme in una delle celle poste nell'obitorio. Il suo fantasma fortunatamente non vaga per casa mia. E secondo Adam, che ho sentito ancor prima di provare a contattare Josh, dovrei dire al suo ex ragazzo che del corpo me ne sto occupando io. Anche se non credo gli possa interessare, non davvero.
    Mi stringo ancor di più nelle spalle, un po' come se facesse freddo come se fosse novembre inoltrato ed inizio a salire le scale del suo palazzo. Una ad una, cercando di intraprendere quanto meglio le sue non risposte. Perché sono giorni che non si fa vivo, ma suppongo non sia perché ha deciso di far la sua stessa fine. Lui non l'amava.
    Quando arrivo davanti la sua porta prendo un lungo sospiro e poi mi decido di bussare. Deciso, cercando di passare per quello che sa cos'è che fa e lo fa con professionalità, senza sentire alcuna emozione soffocargli la gola.
    ''Senti, lo so che sei qui dentro.'' In realtà non è vero, le sto solo provando tutte. ''E so anche cos'è che ti stai ripetendo da giorni. Non è colpa tua. La sua è stata solo megalomania. Lo sai bene. '' Ma cosa posso saperne io, che tatto per certe cose non lo ho. D'altronde io mi sono scopato il suo ragazzo per una settimana intera. Non sono una brava persona. Non lo sarò mai.
    ''Capisco se non vuoi aprire. Non ho portato niente da bere: Me ne sono dimenticato. Ma almeno rispondi al cellulare, cazzo.''
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    So che sta arrivando perché lo sento, Chrys. Sono abituato a percepire ogni cosa, al punto che voglio il silenzio, lo esigo come prova che sono solo e questo non cambia. Sono qui e lei non c'è. Non ce l'ho voluta, l'ho mandata via e l'ho fatto con quel messaggio di merda che si, si non avrei fatto diversamente perché doveva odiarmi, le avrei reso le cose più semplice.
    Ma lei no, no Lilian dev-.. doveva complicarle sempre. E' stata brava, bravissima. Scacco matto Lilian! Cos'è, volevi sapere come l'avrei presa? Beh eccomi qua e guarda un po', non puoi saperlo, non sei rimasta a guardare.
    Chrys comunque non deve bussare, lo so già che è lui, la corruzione mi ha avvisato ma anche se non ci fosse stata lo avrei capito dal passo che ha, il modo in cui cammina, come si approccia ai singoli scalini. Funziona così quando conosci qualcuno da una vita. E non funziona quando invece sono pochi mesi che ci scopi e poi decidi di farla vivere con te. Io non penso di aver chiesto tanto al mio fottuto universo di merda, ma che UNA dannata cosa andasse bene. Inizio a pensare che mi ci sono sforzato troppo, che andare a tentativi è sbagliato come non farne alcuno, che andrà di merda comunque quindi tira sta cazzo di moneta Josh e vedi che entrambe le facce sono uguali.
    Comunque lui merita che almeno io alzi il culo da qui, ma non gli apro mi avvicino solo alla porta, che in fondo della sua voce ho bisogno ma non credo di volere niente altro adesso. Nessun balsamo che mi strappi le colpe di dosso.
    Megalomania, cazzo se mi viene da ridere anche se no, non mi tengo un sorriso che non si chiuda poi come il nodo in gola. Non so dove cazzo guardare mentre il respiro si spezza, mentre questa cosa mi assale e devo solo viverla per poi andare avanti. Anche se sono fottutamente incazzato e lo sono tanto da non avere la forza di alzare la voce. E nemmeno mi accorgo di che cazzo faccio mentre parla, che mi siedo, appoggio la schiena alla porta, e poi la testa al legno cigolante che risponde gemendo appena.
    Con le tempie tra le mani, resto in silenzio. Non so per quanto tempo resto così, solo con il bisogno di sapere che è dietro la porta, che vaffanculo al resto. Il problema è che poi sono così preso male che i gomiti li appoggio alle ginocchia e cerco respiro lì dove risale contro corrente. Stringo i denti, anche se non so con che cazzo di voce lo dico, e credo perfino si spezzi sul finale. «Stron...zate
    Lilian è stata una stupida e non volevo andasse così, perché davvero non c'è una colpa che non sia mia in questa storia. Devo tenere una mano a terra, mentre il respiro si fa tanto profondo da briciare e mentre l'altra mano risale ad asciugare il volo che si, cazzo, sto male. Durerà poco, poi mi rialzerò perché è la sola cosa che so fare, ma adesso ho bisogno di restare qui.
    Spero sembri che mi sono fatto di coca, anche se a Chrys non si nasconde un cazzo, lo sa già come sono fatto, o non sarebbe qui. «Sono tutte stronzate»
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    Amarsi significa anche questo: Lasciar scorrere una lama affilata lungo la pelle solo per vederla sanguinare. Amarsi significa punirsi quando si sbaglia. Magari prima che possa farlo qualcun altro. Magari prima che qualcuno possa vederci espiare queste colpe che ci affliggono. Epurare il nostro sangue. Diventare uno che a malapena conosciamo. Sperare e per questo restare immobili anche quando persistere fa male e segna solchi invalicabili. Sono solo mura, fossati che Josh stesso ridisegna con decisione quando decide di tenermi a distanza. Stringo i pugni contro la porta chiusa. Nemmeno busso più. Alla fine a cosa serve se non ad attirare l'attenzione della sua vicina? Faccio avanti ed indietro sul pianerottolo. Di tanto in tanto premo l'indice contro l'occhiello della porta di fronte. Non voglio che qualcuno ci veda. Anche se non siamo tornati insieme ed io non ho alcuna dita ad incastrarsi alle mie.
    Ma Lilian a modo suo, così come a modo mio, deve essersi tolta la vita per puro amore. Forse anche per Josh, ma questo non è davvero importante. Non quando vorrei fare in modo che egli possa credere in qualcos'altro. Ma non c'è cosa che io sappia dirgli. ''Senti...'' E vorrei che non lo facesse, in realtà. Perché non so parlare di certe cose: Non ho mai avuto il suo tatto e son convinto che ogni delicatezza mi sia stata strappata via da Ray. Ho i polmoni che bruciano come il diario che gli ho dedicato: Pagine e pagine di un niente terrificante. Un vuoto davvero incolmabile. Quello che deve provare lui adesso.
    ''Io non ho la capacità di far resuscitare le persone. '' E ci mancherebbe: Già è tanto che sia riuscito a darle un aspetto piacevole. ''Ma posso superare questa porta ed impegnarmi affinché tu stia meglio.'' Glielo devo, è mio fratello e sono convinto che per quanto tutto questo possa destabilizzare ogni cosa, Josh non merita di incolparsi per una scelta che non è detto abbia influenzato la sua morte. Anche se penso si stia pentendo amaramente di esserci ritrovati a scopare per un'intera settimana. ''Io...posso fartela vedere se questo può servirti ad esorcizzare la sua immagine dalla tua testa.'' Ed ho paura di come potrebbe reagire a questa dichiarazione tanto diretta quanto pungente. Vera, così come lo sono i motivi che mi spingono qui. ''I suoi polsi...'' Siamo così volubili noi umani. Abbasso la mano sulle mie. Premo come a trattenere un sangue che in realtà non esce. ''Glieli ho ricuciti io.'' Ci ho messo così tanto per far sì che i fili restassero quasi invisibili. Impercettibili. ''I suoi polsi pallidi...Josh, sembra un angelo che riposa serenamente adesso. '' E da morta forse era più bella che da viva: I muscoli che hanno rilasciato il loro tono, almeno sul volto, l'hanno resa più rilassata. Sembra una bambina dai lunghi boccoli d'oro. ''Forse alcuni di noi meritano di morire ancor prima che giunga la loro ora.'' Perché Lilian non ha mai saputo esser viva. Si è sempre lasciata morire almeno un po'.
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    Lo lascio parlare, anche se questo significa che devo ascoltarlo. E non ho voglia, vorrei sentire solo un silenzio che si fa pressante, che mi tenga sospeso in quel nulla immaginario in cui vivo benissimo. Tutto pur di non aprire gli occhi sulle colpe che mi riguardano, che in fondo continuerò a dirmi che se l'ha fatto è perché lungo il burrone ce l'ho spinta io. Probabilmente però Chrys ha ragione, forse Lilian avrebbe trovato qualcun altro da rendere il suo personale mostro, come quell'uomo che l'ha divorata convincendola di un amore malsano. E no, non è che io abbia fatto di meglio. Non l'ho mai amata. Lui lo sa, lui lo sapeva anche quando da lui non ne parlavo mai, non avevo nessun sorriso a macchiarmi il viso se mi riferivo a lei o a quel "noi" che le avevo promesso avrei mantenuto sempre. Che forse io non ho mai amato altro che il concetto di avere ancora qualcuno di cui occuparmi. Un posto, un corpo verso cui direzionare il vuoto generato dall'abile mossa di Morgan Crain. Che nel darmi tutto, ha tolto anche il senso dei miei movimenti. Non sono mai stato niente di diverso da Josh che protegge chi ama, che si impegna al massimo per dirsi che non sta sprecando tempo a vuoto.
    Mi passo una mano in volto, ma riesco solo a ripulire quel che rimane di un pensiero che non va via. Non me ne frega quasi un cazzo della vecchia del pianerottolo, che guardi, che si goda lo spettacolo.
    Mi tiro su perché anche se vorrei restare solo, ho bisogno che entri in questo spazio e mi ricordi come si vive quando tutto ti trascina giù. Che lo faccia prima di Faust, prima che la corruzione arrivi a ribollire tanto da spezzare il fiato a chiunque mi si avvicini. Seppur dolcemente, seppur io voglia già affondare respiri lungo la schiena.
    Ed ho già la mano che si stringe attorno alla maniglia, quando mi dice che può farmela vedere. Lilian. E' finita nelle sue mani ed è un cazzo di mezzo sorriso ironico il mio, che no, non c'è niente di buono in questo. E vorrei dire che l'Universo ha un fottuto senso dell'umorismo, soprattutto ora. «Entra» è un ordine che ringhio.
    E' una rabbia che monta, lenta ma tristemente inesorabile. Tanto che non lo guardo negli occhi in quei primi passi che compie, come se la mia non fosse altro che l'ennesima barriera del cazzo, o che la porta fosse uno scudo. Qui dentro è buio, ed io ne ho bisogno, è una delle poche cose che mi calma.
    «Non voglio vederla. Tienila lontano da me.» Una minaccia a denti stretti, che esce come un fiato che si spezza quando mi volto abbastanza per guardarlo negli occhi e fissarlo così, come se fosse la sola cosa che respira qui dentro. Forse è così. E poi mi muovo, che non so stare fermo, e sono ancora nervoso e sto ancora capendo perché cazzo lui stia lavorando su di lei da giorni mentre io sono rimasto qui, nel vuoto del mio fottuto niente. Ma no, non ho la forza di incazzarmi che perfino la mia rabbia è solo un ringhio che trascino quando questo fottuto dolore non lo voglio. Non lo merito, non è per me, ne ho già abbastanza. I palmi stringono il mobile di ingresso e con la schiena mi curvo lì, dove le sue chiavi sono rimaste abbandonate di corsa. «E dovresti starmi lontano anche tu» Lo chiarisco, perché è troppo rischioso, anche se so che può cavarsela, che può sopportarmi in tutto ciò che faccio e resistere al demolitore che sono. «Dovrebbero farlo tutti.»
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    26.
    Alla fine ce la fa a scardinare la prima barriera. A fare un passo indietro e a permettere ad anima viva di farsi largo tra le sue paure. Lo fa senza incrociare davvero il mio sguardo, né lasciar scivolare la mano lungo i miei di polsi. Se ne resta solo immobile, con la mente che viaggia già altrove ed abbraccia quei pensieri nefasti, presagi di una morte che non giungerà oggi. Non per me, che già si premura di mantenere a distanza quando il mio autolesionismo lo ha bloccato proprio lui. E non importa che avessi diciassette anni e fossimo giovani: D'altronde non è l'età a dar valore a ciò che facciamo per gli altri. E lui ha sempre fatto tanto. Ha sempre avuto in se questo tipo di difetto.
    ''Va bene, non ti preoccupare.'' Bofonchio sfilando il pacchetto di sigarette dalla tasca solo per trattenerne due: Una da lasciarmi scivolare tra le labbra ed una da incastrare nelle sue. Poi mi allontano verso i fornelli, lo faccio come se casa fosse mia anche a differenza sua, non sono stato poi molte volte qui. A ripensarci bene, c'è stato un tempo in cui a fatica riuscivo ad uscire da casa mia. Trattengo i capelli in una coda stretta tra le dita e do vita alla fiamma, ma giusto per chinarmi ed accendere la sigaretta. Tiro una boccata di fumo che sa di liberazione, ma in realtà si premura solo di aggiungere pesantezza ad un peso già esistente. Lo copre, cerca di non farmici pensare.
    ''Mh, e perché mai?'' Lo dico anche se so già dov'è che vuole arrivare: Non sono un uomo prettamente empatico, ma so riconoscere le boiate che dice, soprattutto se è questo il contesto in cui le pronuncia. ''Per evitare di soffrire a mia volta? Smettila di fare l'emo, dai.'' Appoggio la schiena contro il piano cottura e piego il capo ma solo per lasciar scivolare i capelli oltre il collo. ''Sai benissimo come non puoi aver controllo su questo tipo di cose. Josh. Certi dolori sono solo nostri. Basta. Non ti appartengono.'' Sono forse troppo rigido, troppo arrabbiato con lui per questo suo darle così tanta importanza proprio ora che è morta. Non è vero che sa lasciarla. Non del tutto. Ad ogni modo, però, rivolgo la mia mano in sua direzione. Voglio che la stringa solo un momento, che ci si aggrappi con forza. Che la usi come appiglio per tornare a me e stringermisi un attimo tra il mento e la clavicola.
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    Lo sento, mi parla, ma quello che dice non ha un cazzo di senso. Lui non lo sa quanto adesso tutto sia un fottuto peso che non ho voglia di portarmi addosso, che gioca con la mia corruzione fino a renderla un perfetto sfogo per tutto. Perfino la piccola luce artificiale in cucina sfarfalla in un moto che la spegne e ci lascia in penombra.
    Impulsi che, ancora, premono sulle dita che stringono il mobile fino a che non scricchiola, come il mio cazzo di pensiero al farmi dire ancora che sono troppo cupo per questa fottuta vita di merda. E allora lo guardo, Chrys, e non sono gentile.
    «PER EVITARE CHE TU MUOIA, cazzo.. » si pianta alla fine, la mia voce, si spezza nella forza che non ho di ripetere queste stronzate a voce alta. Mi esce come un grido che raschia il fondo, fermo in gola per troppo tempo. Io sono un fottuto egoista, e Chrys deve starmi lontano perché IO non voglio soffrire. Non mi sta importando di lui adesso, anche se è solo perché riesco a vedere in superficie e non voglio capire cosa si agiti sotto.
    «Come fai a non vederlo? Il punto è solo questo.» Quello che ho detto prima ha scavato così a fondo che adesso è come se non avessi più fiato, né voce, né forza. «Come cazzo fai a non-...» non so cosa mi prende, ma la frase non la finisco, non ci riesco. A volte io non so neanche pensarle queste cose. Che posso uccidere e spezzare chiunque mi passi davanti ma guai a chi osa toccare le poche persone che amo. Che questa fottuta vita mi ha tolto sempre tutto, ma solo dopo avermi fatto capire che era qualcosa che volevo. E sì, Lilian non era mai stata voluta fino in fondo, ma cazzo è morta per colpa mia e no, non è nemmeno qui il problema.
    Il problema è che ho paura che il mio addestramento non basti a proteggere lui, ed Edie. Non la prendo la sua mano, la guardo e basta, la fisso quasi e poi ci lascio arrampicare dita che si spingano fino al polso e lo portino davanti a me perché io veda quei segni maldestri che gli hanno impedito di agire come Lilian in precedenza. Li sfioro con il pollice, che lo so a volte gli dà fastidio, che si vergogna di questo ogni tanto ed io voglio che lo veda dove punto.
    «Dimmelo adesso che sono un fottuto emo del cazzo.» Avanti, che voglio sentirlo di nuovo.
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    Edited by nocturnæ - 12/7/2021, 16:46
     
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    Può sconvolgere ogni cosa. Può distruggere questa stanza, strapparmi via la pelle, schiaffeggiarmi il viso, scompigliarmi i capelli. Ma a me non importerebbe. Non mi muoverei da qui per nulla al mondo, nemmeno quando alzo gli occhi verso la luce e mi rendo conto di come mi piaccia vederla scattare nella lampadina. Mi piace pensare che stia soffrendo anche lei braccata dietro quella barriera di vetro. Perché d'altronde tutti soffriamo anche se non per il medesimo motivo ma solo uno molto simile. Stringo la sigaretta tra gli incisivi e torno a fissare lo sguardo su di lui. La mano resta ancora lì, pretende, lo urla.
    ''Lo sai che non c'entro un cazzo adesso...vero?'' Voglio solo la conferma che abbia capito, così da poterlo spiegare anche a me, che a forza di tirarmi fuori ora non sento più un cazzo. Come quando è successo con Marigold, come per ogni altra fottuta situazione. C'è solo una cosa che so comprendere e quella cosa lui adesso non può darmela. Non è nella condizione di poterlo fare ed io questo l'ho già capito. Che alla fine sono come i cani che si spingono per istinto. Non mi scoperei nemmeno io adesso.
    ''Non morirò ora, fattela bastare come risposta. Non posso morire solo perché respiro la tua stessa aria.'' Lo seguo con lo sguardo e questa volta lascio che tiri a se la mano e scopra le cicatrici sui polsi che, dopo quasi dieci anni, sono solo piccole linee in rilievo. Disordinate, naturali quasi come letti di fiumi. Solo una è rossa, ma solo perché non volevo che andasse via o che tutto potesse trasformarsi così come è accaduto con Ray. Mi sono sentito vulnerabile una sola sera ed avevo bisogno, non so, di sentire un dolore diverso da quello che sa dare il Vuoto.
    ''Lo resti comunque.'' E strattono appena il braccio. Che se deve toccarmi per giudicare allora tanto vale che non lo faccia. Che torni a sbattere la testa contro il muro. ''Devi controllarti meglio.'' E non sono nessuno per dirglielo. Non sono il suo maestro: Il mio percorso è stato diverso del suo, così come diverso è l'uso che ne faccio della corruzione. ''Avere questi...questi pensieri del cazzo non ti aiuta. Ti rende fallace.''
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    Alzo appena lo sguardo su di lui e non lo, nemmeno me lo chiedo, che espressione ho. Forse un insieme di questo fottuto dolore che non sa più rendermi solo un cane rabbioso ma anche.. anche Josh che in fondo non è mai morto come avrebbe voluto nel tempo. Adesso può dire il cazzo che vuole, perché non lo sto ascoltando, non so farlo con nessuno. Andrei comunque per la mia strada senza che esista un diritto di replica.
    In gola si ferma un sospiro, mentre lentamente scuoto la testa. Ricordo le sue cicatrici tanto quanto lui ha riconosciuto le mie in quei cazzo di giorni. Perché lo faccio? Perché Chrys è fottutamente importante. Lo era prima di scopare e lo è anche dopo, che non pensi che dopo questo non vi sia più niente a tenerci. Ma fa male. Fa male sapere che per mesi gli ho guardato i polsi mentre dormiva, quando avevamo appena diciassette anni. Volevo curarmi di lui, e l'ho fatto sempre. Finché ho potuto, finché non sono stato trascinato via da altro.
    L'ho fatto quando Ray lo ha picchiato, e lo faccio adesso che lo vedo come un segno sia vivido. E chiudo gli occhi perché è fresco, perché non lo sto giudicando, so solo che forse è sempre perché sono qui io.
    E quando lui toglie la mano, la strattona via perché non possa ricordargli che siamo in due ad essere un fottuto problema, io gli fermo il mento. E' solo un moto che mi spinge a non sopportare che si sottragga a me. Sono veloce, quando devo fare una stronzata lo sono anche di più. E quindi poi è un passo che lo ferma contro di me. «Invece io sto parlando di te» Così vicino che se chiudo gli occhi posso davvero credere che abbia la forza di sopravvivere all'onda di morte che mi circonda.
    «Non voglio controllarmi» Glielo spingo addosso nell'incastro che lo blocca lì dove ha scelto di stare, per me. «Non serve ad un cazzo, perché l'hai detto anche tu... non posso controllare gli altri e quello che succede loro» solo che qui si pianta il respiro, di ferma, stringe in gola un nodo tanto forte da costringermi a chiudere gli occhi di nuovo perché non si velino di qualcosa che non può uscire da qui. «.. non morire e basta.» E sembra che io lo stia quasi implorando.
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    Le prime, ma non le primissime, me le ha medicate lui. Lo ha fatto dicendomi che ero un coglione e che cose del genere non servono davvero a niente. Che non è con ferite del genere che si muore: Che la mia è sempre stata solo pura teatralità. Ero l'attore principale del mio stesso melodramma. Lo ero stato per un tempo decisamente troppo lungo. Poi forse ho smesso o semplicemente ho capito che alcuni dettagli è meglio tenerseli per sé: Dietro le maglie a maniche lunghe, dietro quei bracciali colorati che Israel mi ha regalato. Mentire a se stessi e agli altri per pura comodità.
    ''Allora sarai il primo a cedere completamente alla paranoia.'' A lasciarsi andare al dolore ancor prima di comprenderlo. Di governarlo del tutto e restar così complici del suo giogo malsano. Spengo la sigaretta nel lavandino quando lo vedo arrivare e, in segno di sfida tanto quanto per voglia di rompergli le scatole, gli sbuffo in volto il fumo.
    ''Ti rispondo di no solo perché così almeno stai zitto.'' Ed è un modo come un altro per non dargliela vinta, non quando non avrebbe senso lasciarlo crogiolarsi nei suoi sensi di colpa insensati e gravidi di paure delle quali ancora non mi parla. Non apertamente almeno.
    ''Ma d'altro canto tu sei un tipo paranoico.'' Gli passo la mano incriminata lungo il viso. Incastro le dita tra i suoi capelli. Lo è sempre stato: Forse più timoroso di quanto voglia darlo a vedere. Forse la condizione di Edie lo ha rovinato, lo ha corrotto più di quanto sa riuscirci Tharizdun. L'ineluttabilità della vita gli ha avvelenato il sangue, l'anima. ''Non sa starti bene alcuna risposta.'' Josh deve volere solo e soltanto i fatti. Lascio scivolare la punta del naso contro la sua. Gli fermo il volto anche con l'altra mano. ''Questa sera resto io qui...'' Che non li ho vissuti bene questi giorni passati ad ignorare ogni mio messaggio. E no, non è una domanda. Non è delicatezza, bensì un'imposizione che mi lascia ricercare le sue labbra solo per stampargli quello che potrebbe essere un bacio a stampo. Come di quelli che lui per scherzo deve avermi dato sui polsi arrossati. O forse devo averlo solo sognato.
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    La paranoia è il fottuto sottotitolo della mia esistenza e no, ormai non importa. Sfiderei chiunque a non esserlo al mio posto, ma, in fondo, può andare a fanculo anche lei. Che venga, che si porti via tutto e mi lasci fermo a dirmi che in fondo ho fatto tanto, e non ho fatto realmente niente. Né per me, Né per Edie e neppure per Lilian. Ed allora dovrei solo restare qui, sedermi al mio tavolo ed osservare - come ha fatto mio padre per anni - le stagioni rincorrersi. Una figura immobile con a malapena qualche momento di variabile emotività. Pioggia, vento, gelo, grandine e sole cocente, niente dovrebbe distogliermi da una fissità utile solo a questo. A stare fermo, che tanto cambia poco dal muoversi o meno, e sembra che ogni fottuto passo che faccio acceleri solo la fine di quanto voglio conservare addosso. Fermo ad aspettare di assistere al modo in cui il destino vorrà portarsi via anche Chrys. Forse facendolo rinsavire, salvandolo da me. Può dirle il cazzo che vuole ed essere fermamente convinto del contrario, ma sa più di tutti che io credo solo a me. Ed a volte nemmeno mi basta.
    Come non mi basta il fiato che spreca nel raccontarmi l'ovvio, anche se deglutisco con calma appena mi accarezza. Sono aghi che perforano la pelle, che non merito e non mi sono certo guadagnato così, con un'assenza che ho dovuto imporgli. Che sarebbe stato meglio se avesse preso una via diversa e scelto di sciogliere qualunque catena ci leghi. Il mio destino è fottuto, più di me. Dovrebbe saperlo, tanto quanto io so benissimo perché lui è qui. Perché tra le persone, forse meno di prima, da cui poteva andare, è venuto qui.
    Si sarebbe accontentato di stare fuori dalla porta, ma non glielo avrei lasciato fare a lungo. Perché io lo volevo qui. Giorni fa, ed anche adesso, ed anche sempre che non me ne frega un cazzo del resto, che tanto se devo soffrire, se tutto deve fare così fottutamente male, almeno che ci sia una cazzo di cosa buona. Non giusta, questo non è giusto, il modo in cui mi spingo ancora verso di lui, e me lo tengo stretto addosso, non è giusto. Però è bello.
    Il fumo che respiro mi nasconde il volto ma solo un secondo, quanto basta affinché io possa dipingermi un mezzo sorriso che si inclina, si crepa, si spegne.
    Posso solo guardarlo, colpevole, quando la verità le espone meglio di me. Ed anche se non dovrei, faccio per dire qualcosa ma mi zittisco velocemente. Che un po' mi piace che mi conosca al punto da saperlo. Che sono paranoico, che qualunque sua risposta non saprei ascoltarla e che voglio che resti. Sembra un complimento.
    Con Chrys non devo fingere di stare bene, non c'è motivo se non quello di irritarlo e suscitare una reazione. Ma la sola che voglio è la prima che preme lungo le labbra. E per un attimo, uno solo, so essere dolce. Gentile nel modo in cui chiudo gli occhi ed intendo sentire tutto, ogni singola fottuta sensazione del cazzo, tutto pur di non annegare nel dolore ed in quella miseria che mi trascina ogni volta che mi fermo a pensare a Lilian. E' un fottuto bacio, uno che dovrebbe trasformarsi in avidità, ed invece resta stabile. Una mano lascio che si fermi lungo il fianco, che me lo tiri contro e che nel frattempo lo ripercorra come se io non sapessi cosa nasconde sotto i vestiti. Anche l'altra scende e segue lo stesso fremito, in respiri che sono lenti perché così sono io.
    Non mi chiedo che cazzo significhi, non importa.
    «Sai troppe cose di me» prendo fiato, e non è una minaccia, né un modo per dire che mi scuso di essere così.
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    26.
    ''Questo è uno di quei momenti in cui mi diresti che, sapendo così tanto di te, dovresti proprio uccidermi. Ma che non lo farai perché...'' Perché ci amiamo in un modo che è solo nostro. Che trascende qualsiasi significato sia stato dato all'amore. Che non ha nulla a che vedere con Ray, con Lilian, né con Gretchen. Noi due ci amiamo, ci apparteniamo, nel modo malato in cui due adolescenti scoprono di aver bisogno l'uno dell'altro e lo fanno cercando di attirare stupide attenzioni su di sé. Ed io questo lo faccio da quando ti conosco: Da quando ho scoperto che sai essere troppo buono e spesso ingenuo, tanto da voler strappar via ogni mio male. Tanto da convincerti di poter cucire ferite, di poter medicare ogni cosa. E non hai mai curato nulla sino ad oggi: Non hai mai fatto altro se non alimentare queste fantasie nella mia testa: Dandomi ciò di cui avevo bisogno ma senza mai strafare. Senza mai colmarmi di gioie ingestibili, che nemmeno oggi saprei governare, modellare a mio piacere. Perché della gioia ho paura ed è un terrore così atavico da esser sicuro che nemmeno tu sapresti dissiparlo. Anche adesso, che ricambi questi baci lenti, tanto da assomigliare a lacrime che calde rigano il viso, so bene come niente sarà eterno. Che scoperemo, forse, quasi sicuramente, ma che poi non ci sarà null'altro se non una sigaretta lasciata fumarsi da sola nel posacenere e dei sorrisi. Tirati su a stento. Che ridere troppo sa farci sentir male ai lati della bocca e non è di certo quello il dolore sul quale voglio concentrarmi adesso. Mi piace persino il modo con cui mi tocchi oggi. Come se fossi d'argilla ed acqua. Come se mi stessi levigando, ritirando su la spina dorsale, rimettendomi in piedi quando sei tu, adesso, ad aver bisogno di questo. Ma te lo faccio fare, che d'altro canto abbiamo solo questo momento per farlo. Questo sprazzo di tempo che ci concediamo a forza. Annullando l'importanza che ha avuto la morte di Lilian nelle nostre vite. Dimenticandoci il modo in cui abbiamo contribuito affinché accadesse. Senza opporci abbastanza, senza far nulla per evitarlo. Che sappiamo bene come la morte c'appartenga inesorabilmente. Ed io ora ho voglia di morire di questi baci che sono ingenui. Che sanno di poco e di tutto. Che scivolano nella timidezza e che non sanno bene cos'è che vogliono comunicare. Che ci amiamo come due fratelli. Come due amici che condividono lo stesso sangue, tanto da sentirlo ribollire in sincrono nelle vene. Ti voglio bene Josh e questi pensieri nei quali ti lasci affogare, non li sopporto più.
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    E' una cazzo di battuta da film, lo so. L'ho detto perché ne ho bisogno, di fare così perché tutto pesa tanto e adesso come adesso vorrei che non lo facesse, che esistesse un modo per renderla leggera e chiudermi sempre in quella bolla del "va tutto bene" che ho il solo potere di scoppiare quando anche di quello finisco a non poterne più. Sono una testa di cazzo, un amico di merda e non posso essere il fidanzato proprio di nessuno, meno che meno il suo, ma cazzo se ho voglia di non chiedermi più nulla adesso. Queste etichette di merda non mi sono mai piaciute e nemmeno a lui, e così ci metto poco a mandare a fanculo i pensieri.
    Trascino mani che lo rimodellino, che lentamente inizino - nel silenzio - a togliergli uno strato dopo l'altro, perché io possa trovare spazio lì dove penso ancora di essere voluto. Sono un bambino, adesso, che continua a baciarlo anche se le labbra risalgono mentre mi impongo quel che basta a spingergli la testa indietro, che voglio respirare il suo fiato ora che esigo sia mio.
    E' il potere della disperazione, delle vene che si ingrossano, della voglia che mi sale di spostare con una mano tutto quello che resta sulle mensole dietro di lui, perché ci si possa appoggiare senza ferirsi. E tutto, cazzo tutto, lo faccio con calma, come se fosse inesorabile.
    Che io sento di esserlo, e voglio che sia così per entrambi.
    Tornando a quella cazzo di battuta, in mezzo a questo, alla concentrazione che gli lascio addosso, c'è anche il modo di dirla quell'ultima frase che metta fine a chiacchiere che non riconosco mie. «Chi ti dice che non lo farò comunque.. mh?» Ucciderti. glielo soffio come ha fatto lui con il fumo, prima, come un gioco che si fa ironia triste tra le mie labbra, che quasi cozza con quanto gli ho chiesto. E non sono sicuro che non lo farei, per questo gli occhi li stringo di più e lo cerco come non l'ho mai cercato prima: con dolcezza, lentamente, ma senza dargli alcuno scampo. Niente che gli lasci l'appiglio ad una scopata da dimenticare come tante altre che ci hanno trascinati per casa sua.
    Questa se la deve ricordare perché lo voglio anche io, che la luce si spegne del tutto ed anche se fuori si sta scatenando l'inferno in tuoni e lampi, sarà solo l contorno a qualcosa che mi spinge sempre più avanti. Quasi esistesse uno spazio dietro la cucina, dietro Chrys, da sfondare senza scusarsi con nessuno. Scivolo in basso, lungo il collo, gli sposto indietro i capelli e li tengo stretti in una morsa dolce. Mi dico che è perché sono fottutamente triste, ma la verità è che voglio farlo così.
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    Non serve che faccia alcuna pressione: Nel corso degli anni ho imparato come piegarmi a lui. Come prendere i suoi passi e farli miei. A tempo dei respiri che so di poter modificare io stesso. Al tempo di emozioni che si altalenano e lo fanno passando da momenti di puro terrore a momenti d'amore così forti da farmi tremare. Forse tremo anche ora che lo assecondo e lascio che mi scopra il collo sul quale spero di ritrovar domani segni del suo passaggio. Per vantarmene davanti allo specchio, per ricordarlo nel dolore che sento nello sfiorarli.
    Ed è estasi pura quella che mi vede chiudere gli occhi quando lo sento afferrarmi per i capelli. Tenerli stretti nel pugno di una mano come fossero fili di un burattino. Come fossi il pupazzo di pezza di cui ora ha bisogno. E non è solo lui a vincere qui, non lo è mai del tutto: Perché io stesso sento di non aver motivo di scostarmi, di ribellarmi. Non ho mai desiderato nient'altro di vero se non questo. Respiro o almeno, cerco di farlo, quando si stacca solo per un istante dalle labbra e lo fa solo per scendere lungo lembi di pelle che già conosce benissimo. Perché non gli ho mai negato niente: Non lo farò mai.
    ''Nessuno, in effetti...'' Sibilo in risposta, anche se forse troppo tardi, reprimendo quel pensiero che mi spinge a pronunziare quanto già questo sappia essere morto adesso. In bilico tra una goduria che già conosco, che sa andare anche oltre l'orgasmo e la voglia che ho di fuggire. Di chiudergli una porta in faccia solo perché ho paura di questi baci lenti e dei suoi polpastrelli. Che risalgono, ma lo fanno sempre, la carne oltre la camicia. Fanno saltare i bottoni senza strapparli. Chiede il permesso, ma senza pronunciarlo ed io glielo concedo. Cazzo se lo faccio.
    Gli blocco una mano e lo faccio solo per farmela risalire lungo il petto. Mi piace guidarlo: Insegnargli ciò che mi fa godere facendo finta che già non lo sappia. La faccio risalire piano, in una carezza che resta solo per me. Che mi auto-regalo. Sino ad incontrare il collo. Vorrei che lo stringesse come la prima volta, vorrei che mi strappasse via il fiato. Che non fosse tutto così bello, che non durasse poi per sempre. Perché il tempo qui si è bloccato ed io già non respiro.
    ''Fallo quando sei pronto...'' Non lo so nemmeno se suona come una concessione o come una preghiera. So solo che voglio che mi stringa e torni a baciarmi come prima. Fino a farmi mancare l'aria. Fino a farmi perdere i sensi.
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    27.
    Cazzo sì. Lo sento già che la mia dolcezza avrà un fottuto limite. Ho la gola secca, ho bisogno che non accenda la miccia così presto, che mi lasci esplorare un po' di più che certo non ho fretta. Non oggi, che non è una sveltina del cazzo come ne abbiamo già avute. So essere un testardo fottutamente metodico quando mi impunto. E adesso lo faccio, gli impongo il mio tempo quando i momenti non si stoppano ma neppure accelerano, solo sanno imprimere più forza. Tanto che non mi serve che tolga la camicia, mi basta poter sentire la sua pelle per premere le dita sulla carne e richiamare un calore che questi giorni mi ha abbandonato. Non voglio dirgli che mi è mancato, che toglie il fiato rendersene conto. Ci sono stati periodi in cui non ci siamo sentiti. A volte anche mesi, e invece questi cazzo di giorni sono stati una lunga discesa verso l'oblio. Una che ho smesso di percorrere da solo; l'ho appena deciso.
    Mi potrei fermare anche qui, con la lingua che ricalca le vene del collo, che disegna la sua base e poi risale, si insinua fino a dietro la nuca nel moto che ho di sovrastarlo adesso. Gentile quando non avrei motivo di esserlo. Non ho motivo di aprire gli occhi, di fargli vedere quanto sia una distrazione la sua, l'unica cosa di cui ho bisogno adesso. E che farebbe una cazzo di differenza se al posto suo ci fosse qualcun altro.
    Lilian, ad esempio, che è morta. Ora è come se le sue tracce stessero già svanendo, così come il modo in cui mi assecondava per provare almeno qualcosa nella sua pallida vita. Chrys è un'altra cosa.
    Annuisco all'inizio, senza nemmeno capire che cazzo mi ha detto, perché pensare non è più indispensabile, perché mi faccio tanto vicino dopo aver solo lasciato a terra la mia maglia. E gli sono addosso di nuovo, sempre, anche quando mi ferma la mano e la strascina dove vuole io. Dio se vorrei che andasse verso il basso, che già mi aspetto di strapparlo al punto da fargli male, ma con una fottuta delicatezza che a me fa rabbrividire.
    Invece lui risale, ed allora mi stacco appena dal collo, ma senza staccare il contatto da lui, che mi fermo a fior di labbra e finalmente lo guardo.
    Si è portato la mia mano al collo e lo so bene cosa vuole, non ho bisogno di essere pronto, deve sentirlo in questo cazzo di sorriso che gli mostro che so bene come accontentarlo, e che cazzo mi anima a fare di peggio, sempre. Però per questo, perché so cosa vuole, che stringo poco, solo un accenno che gli faccia credere che lo stia già facendo. «Chrys»
    Lo schiocco sulla lingua con un finto disappunto anche se ho voglia di scoparmelo subito. Trascino il pollice che spingo appena al centro della carotide, poco alla volta, voglio che la sua sofferenza sia diversa. Un tormento.
    Ma che dura poco perché poi sono di nuovo veloce, poco gentile, ed uso la mano libera per scostarlo dalla cucina. Lo faccio abbastanza perché invitarlo a voltarsi, a darmi la sua schiena, che non la tolgo comunque la mano dal collo ma giro la presa per andare comodo, perché stringendo me lo porto contro e posso abbassarmi fino a sussurrarglielo. «E' questo che vuoi?»
    Ho la voce roca e cazzo vorrei già scendere per slacciargli i pantaloni, che io sono quello che già fatica a resistere e mi muovo con più calma scavandogli il costato. La gola gliela stringo si, ma alterno, che in parte lui così può solo peggiorare la mia resistenza. Glielo respiro nei capelli e poi dietro il collo.
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