Drag me away from you

Josh & Chrys | 26 Giugno

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    Non so neanche come cazzo si chiami, non mi interessa, non è rilevante, ma l'ho scopata finché non ha avuto più fiato. Me lo ha chiesto, mi implorava dall'alto di un cumulo di corpi che non ho più retto, che nell'entrare in casa ho superato come se non me ne fregasse niente. Ed è così, insomma l'ho detto dall'inizio che Chrys può fare il cazzo che vuole, sempre, che non deve cambiare per me: non ne vale la pena. Non lo so quanto ancora camminerò su questa terra, quando le catene si stringeranno all'anima per dirmi che ho compiti che vanno oltre il piacere personale. Però poi mi sono fermato. L'ho visto, non l'ho cercato, ho preso per il polso questa ragazzina e mi sono chiuso in una stanza a caso. Perché cazzo ho creduto di poter avere qualcosa di fottutamente stabile, non lo so nemmeno io. Perché non lo so fare bene. Sono uno stronzo e sono una merda, e sono le mie cazzo di fobie che mi trascinano in angoli così buio che mi guardo e non faccio altro che ridere di me.
    Non le ho chiesto niente, ho fatto quello che voleva con la durezza di chi non si sta divertendo. Non mi è piaciuto, è stato solo istinto, quello animale che ho nelle viscere e che di punto in bianco mi ha obbligato ad alzarle la gonna, spingerla contro il comò e tirarmi giù le braghe. Neanche un cazzo di orgasmo ha saputo dirmi che sto meglio ora. Non sto bene, ho la testa che gira, e ad essere sinceri neanche so da quanto sto bevendo. E' solo questo, io che rovino tutto, a casa di Chrys, che se non è un segnale, neanche lo so che cazzo altro possa essere. E' davvero questo: "guardami, io sono così, lo sai, non cambio, non ti affezionare, non amarmi cazzo!". Non dev'essere difficile da capire, che lo so anche quando questa qui mi sorride, che mentre prova a baciarmi e altre stronzate la fermo subito. E' stato per forza solo sesso, è quello che conosco e so fare. E no, non con tutti lo so, per questo ho spinto di più in lei immaginando Chrys, che neanche così mi sono tolto dalla mente. Cazzo sono preso così male che la testa è un chiodo martellante, pulsa di dolore e vergogna, tutto insieme al muso duro che mi ritrovo, come se io fossi sempre incazzato. E beh, lo sono. lo sono quando Chrys apre la porta che mi sto richiudendo i jeans. Allora posso solo guardarlo, lo faccio, con l'espressione di merda che mi ritrovo, come se avessi scritto un "lo sai cosa sono, lo sai che non posso neanche provare ad amarti per davvero, che nella mia vita ti ci ho infilato anche troppo". E in realtà forse rimandano solo una cattiveria che si intarsia nelle vene come diamanti neri.
    Però so anche sentirmi una merda, subito, che non dico niente quando lei svicola via e si fa largo sotto le sue braccia, solo perché lui è alto e perché forse ha capito che non intendo ricordarmi di lei.
    Non muovo nessun muscolo, stringo i pugni e basta.
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    Sono stato io quello a sbagliare. Forse anche questa volta, forse per l'ennesima volta. Ma comunque la colpa è decisamente più imputabile a me che a lui: Perché nel non dirci niente, comunque io ho creduto di aver letto tutto e compreso, più di quanto mi fosse effettivamente possibile comprendere. Mi sono costruito i miei soliti castelli in aria, ho messo su congetture che non è detto abbiano effettivamente riscontro nella vita di tutti i giorni e beh, proprio per questo ho fallito. Ho confuso ogni cosa, ho mentito a me stesso dicendo che potevo essere almeno per una volta come tutti gli altri, e quindi proprio come loro soggetto ad una fortuna su mille divenute sfortune. Ma non è stato così e forse ho iniziato ad accorgermene quando, fermandomi solo per riempire nuovamente il bicchiere di vodlka ho finito per perdermelo tra la folla. E non che ci fosse così tanta gente, alla fine sono riuscito a sgominarla, a lasciarla nel salotto anche senza di me, ma comunque l'ho perso. L'ho perso come non si dovrebbero perdere d'occhio certe cose importanti. Farsele sfuggire dalle mani perché la presa è stata forse troppo morbida. Tirare così poco la corda solo per impedirgli di farsi male.
    Sono stato uno sciocco ed ho perpetrato, perché ho creduto che bastasse solo uno sguardo rivolto agli angoli della casa per trovarlo. Sono stato uno sciocco perché preso dalla paura ho continuato a bere ed ho finito il bicchiere, poi l'ho riempito di nuovo e poi l'ho finito ancora. Tanto che poi non ho capito più niente: Mi sono lasciato scivolare lungo la rampa di scale ed ho lasciato che qualcuno mi afferrasse per i fianchi con l'intento di tirarmi su. E questo qualcuno non ha voluto portarmi a letto con sé: Anche se mi ha cacciato all'indietro i capelli, anche se deve averlo fatto solo per vedere come stessi in volto, queste sue mani sanno come io appartenga già a qualcun altro. Come se ce l'avessi scritto al centro della fronte. Come se fosse ormai terribilmente palese come cosa. Ed io è da lui che volevo andare, perché volevo ballare come l'altra volta. Volevo sentirmelo vicino solo per un istante. Riderci insieme come se non lo facessimo da tempo e fumare in verande, con la testa che mi esplode e i conati di vomito che almeno mi danno pace. Avere lo stomaco distrutto ma il sorriso comunque stampato sul viso. Che non avevo voglia di preoccuparmi della casa che avrei dovuto risistemare il giorno dopo, né del post sbornia che sa farmi sentire uno schifo. Volevo solo avere lui. Voltarmi e ritrovarmelo ad un palmo dal muso e restare a tuffarmi in quei suoi cazzo di occhi antartici. Che lì dentro ha i suoi orsi, i suoi pinguini e tutta la cazzo di fauna ad abitarli. Perché sono vivi. Lo sono anche quando apro la porta e lo ritrovo che si tira su la zip dei pantaloni. Che poi cazzo, cazzo, va bene così. Ce lo eravamo detti, promesso forse, ma comunque c'era stato chiaro: Lui poteva fare ciò che voleva e così io. Perché non siamo niente se non dei vecchi amici che ogni tanto scopano. Solo dei vecchi amici. Amici. Amici. Ho continuato a ripetermelo per un'intera vita, ora non capisco perché le cose dovrebbero essere diverse. Stupido Chrys. Ho sbagliato di nuovo io. E lei non assomiglia nemmeno a Lilian. Cazzo, cazzo se voglio trovare un senso a tutto questo. Ma non posso. No, no. Non lo merito. Ho sorriso a lei nel vederla uscire: Ho ancora il braccio alzato poggiato sullo stipite della porta. Che cazzo mi sorriso non lo so. Fossi contento lo capirei, ma non lo sono. Non so esserlo davvero anche perché, insomma, chi me lo fa fare? A lui nemmeno lo guardo: Possono anche morire i pinguini nei suoi occhi. Quei cazzo di pinguini tenerissimi e peculiari come è lui in questo mondo marcio, avaro.
    Non lo voglio guardare. ''Vaffanculo, cazzo.'' Non lo so a chi mi riferisco, so solo che colpisco la porta con un pugno e che nel farlo mi volto, gli do le spalle, che ho voglia di fumare e di uscire, di prendere aria e ricordarmi così che lui non mi deve niente. Che è tutto nella mia testa, perché sono io che mento a me stesso, non lui.
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    So che in volto mi sale il ringhio di chi lo sa che non merita questo. Che le nocche sbiancano in questi pugni che stringo quando neppure mi sono preoccupato di chiudere la porta. Ora guardami, guardami rovinare tutto come so fare io. Guardami tenerci tanto da dover far finta che non sia così. O forse si, o forse sono così annebbiato da non rendermi conto che tutto questo l'ho voluto. Cercato, perfino, che a ripensarci questa ragazzina l'ho presa io per primo perché non sopportavo l'idea di non volerlo più fare. Non volevo farlo, non volevo Chrys.. Massaggio le tempie quando va via, scappa come una ladra che non ha idea di che cazzo ci sia qui, e lo so che non mi guarda quando invece io lo fisso senza alcun successo. Mi deve vedere, deve capire.
    Se essere mandato a fanculo mi ferisse, io sarei sotto terra da tantissimi anni. Non mi fa niente, non mi fa niente.. no, no cazzo non è vero. Forse sono le uniche parole che, dette da lui, dette così, mi impongono di stringere i denti di più. Mi trafiggono con la facilità con cui si taglia il burro. Ma l'ho voluto io no? Certo che l'ho voluto io, che non so tenermi mai niente. Le cose belle non esistono. Quindi certo che l'ho fatto, possiamo scoparci chiunque, non ho mai detto né chiesto il contrario. Anche se mi ha dato fastidio vederlo troppo vicino al quel mucchio di anime in pena. Mi ha dato fastidio saperlo ancora lì mentre io mi allontanavo. Non gli ho dato il tempo di cercarmi, eppure ho lasciato la porta aperta perché mi vedesse. Perché si ricredesse e tornasse indietro, che io nei suoi occhi ci vedo troppo amore.
    Non riesco a non essere tuo, cazzo!Eh, io lo so che avrei dovuto dire questo, che è il fondamento di una rabbia che brucia agli angoli degli occhi. Qui, fissa nel guidarmi immobile. Un fascio di nervi. Perché cazzo sono così? Perché voglio, perché adesso dovrebbe chiudersi il cerchio. Ci siamo divertiti, ma sono state davvero solo scopate casuali, d'affetto... niente di più. Devo convincere lui, perché non so convincermi io. E' un tallone che distrugge la sedia il mio fianco, è lo scatto che mi serve per dirmi che ho troppa nebbia in testa ma che ancora non mi basta.
    Sento che qualcosa in me brucia, sanguina. Di solito queste scopate di merda mi sollevano il morale, ma non ora. Me la sono scopata pensando a lui, immaginandolo entrare nella stanza mentre ci fissavano e solo così avrebbe avuto senso, e invece no, cazzo. Ora mi sento uno stronzo, che poi era quello che volevo ma no, non così. Non riesco più ad esserlo così tanto e goderne allo stesso tempo. «EHI!» Guardami! Che pensavi mh? Che ci fosse una cazzo dì esclusiva?
    Mi bruciano gli occhi, non ho bisogno di sapere perché mi aggrappo così tanto ad una stronzata come questa, perché mi preme che mi veda così, ancora, che io non posso cambiare. Perché deve restare in vita, anche lui lontano da me. «Che cazzo vuoi Chrys?»
    Mi rendo conto tardi di questo, dell'averlo gridato in corridoio alle sue spalle. Di avere allargato le braccia come ad invitarlo a prendermi a pugni, che saprebbe istigarmi di più che lo stringo come una iena tra le labbra. Le mani ancora chiuse ed un moto di rabbia che non è davvero per lui, solo per me, me e le mie idee del cazzo che un po' scavano ma neanche troppo, che hanno scelto l'alcol ancora come rifugio per non leggere l'ovvio. L'ovvio fa male, non esiste, non è sopportabile. Però cazzo, neanche questo lo è.
    Le braccia ricadono ai fianchi, non farò un altro passo, respiro con la pesantezza di uno di quei cazzo di bisonti che si vedono nei documentari.
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    Edited by nocturnæ - 6/8/2021, 20:24
     
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    26.
    Non lo so a cosa ho pensato: Forse che bastasse ballarci stretto al petto. Forse che far sesso una quantità ragionevole di volte servisse a qualcosa o che...se era venuto a me in quel modo, dopo anni passati a fingere di essere qualcun altro, allora doveva significarmi altro. Confermare le mie teorie. Come se avesse aperto gli occhi e che nel farlo poi si fosse reso conto di chi avesse accanto. E lì, proprio lì, cazzo se c'ero io. Sono stato la sua schifosa ombra per tutto il tempo della scuola e anche dopo, quando al circolo avrei voluto portarci lui, che poi alla fine era altrove, nei suoi cazzo di deserti d'anima a scavar nelle sabbie mobili alla ricerca di risposte che forse nemmeno il suo mentore è riuscito a dargli. Ce l'ho sempre avuto in testa, anche quando non lo sentivo ed il solo stargli distante per un tempo tanto lungo significasse per me aver chiuso. Non aver più porte da aprirgli né tantomeno una porta di servizio. Ho innalzato muri che poi, alla fine, non sono serviti ad un cazzo. Non a me, non a lui, ma d'altronde adesso nemmeno importa più. Perché mi volto e lo faccio solo quando sento qualcosa cadere nella stanza e costringermi a tirar su i peli delle braccia in brividi che mi percorrono nell'immediato ogni centimetro di pelle. Forse è la paura o il fatto che mi piaccia così tanto saperlo mio eguale anche nella rabbia. Forse sono particolarmente sensibile, tanto che il minimo rumore di passi che non è il nostro inizia a darmi fastidio: Nessuno deve salire queste scale né scenderle. Perché pur volendo mantenermi a distanza poi comunque blocco la via di fuga. Me ne resto immobile, silente, in un barcollare che mi spinge con un braccio contro la balaustra. Guardo giù e mi accorgo immediatamente di quanto adesso io odi ognuno di loro. Indistintamente, con tutto me stesso, tanto che il solo guardarli mi spinge ad arricciare il naso ed inarcare le ciglia. Mi sporgo e lascio scivolare uno sputo verso terra. Voglio vedere quanto ci mette. Alla fine anche io sono solo uno schizzo scivolato tra le cosce di mia madre. Uno schizzo veloce, un centometrista del cazzo che ora ha zoppato tutte e due le gambe.
    ''MH!?'' La sua voce mi urta, mi fa incurvare la schiena come fossi una iena pronta ad attaccare. Ed un po' è effettivamente così: Mi sono sempre chiuso a riccio prima di dare il peggio di me ed oggi, boh, oggi non credo di essere nella condizione adatta per ragionare su quanto sta succedendo. Od è successo. Che insomma, è un loop e lui è esattamente come quell'idiota di Ray: Identico, spiccicato. Parlano anche nello stesso cazzo di modo. Che stupido che sono a farmi piacere gente così. Borja aveva ragione: Non ci capisco niente, vado solo dove credo di trovarmi bene e con Josh...boh, forse ho sentito di poter ripetere i medesimi format di Ray che ho iniziato ad ignorare e questo perché non ho avuto un briciolo di coraggio di dirgli che boh, forse mi sono innamorato dell'altro. Di questo stronzo che punto non appena faccio risalire la scia di bava. Umetto le labbra. Inizio a ripercorrere i medesimi passi che mi hanno portato qui. Uno, due e la stanza da letto mi ritorna vicina. Sento ancora il puzzo di quella stronza che si è scopato.
    ''No, tu che cazzo vuoi?'' E gli vado sotto, lo spintono anche se non l'ho mai fatto. Lo spingo via, lontano dagli altri, lontano dal resto della casa e forse solo per dirgli che sono io quello che comanda. Io quello che fa queste domande e che poi vuole anche qualche cazzo di risposta concreta. Io. Io che mi accuso e mi vittimizzo e mi dico che sì, avrò sbagliato di nuovo, ma lui mi doveva conoscere, doveva sapere cosa sarei finito a fare. E doveva fermarmi, doveva. Anche se questo sarebbe significato privarsi di qualche orgasmo in più. Egoista.
    ''Ti ho detto qualcosa? Mh? E allora cosa vuoi da me, un'accusa? Vuoi sentirti dire che sei uno stronzo? Beh, allora eccoti accontentato, perché lo sei.'' Mi dovevi fermare ma non l'hai fatto. Non ti importa niente di me.
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    La prima spinta, il modo in cui torna indietro e barcolla quasi più di me, mi tira su il ghigno che snuda un canino. Lo sa come sono, cazzo, lo sa cosa succede quando fa così. O forse no, forse ha già dimenticato perché è facile farlo se si viene da una moltitudine di corpi ammassati come cadaveri. Freddi, impersonali, troppi. Non sono geloso. Cazzo sì, lo sono tantissimo ma non con lui perché non avrebbe senso. Ce lo siamo detti in silenzio che niente doveva cambiare, che io il cambiamento non lo sopporto, non lo gestisco: mi scivola dalle mani e mi toglie il controllo.
    E’ un fottuto padrone di casa, così quando cerca di contrastarmi anche se sa che dei due sono io quello che prende le redini più facilmente, che mi viene naturale imbrigliare la corruzione meglio di lui, più a lungo. Sono più forte anche se non ho voglia di ribadirlo. Allora mi lascio spingere nella stanza, arretrare. Ho detto che non avrei fatto altri passi avanti, ma nessuno ha parlato di barcollare indietro. Ho cercato questo? Forse. L’ho voluto? Cazzo si. Quindi ora me lo prendo, arretro allargando le braccia, imbronciando le labbra perché lo veda che è un niente questo, che non mi ha fatto niente mentre io posso fargli male sul serio. Anche solo così, anche solo scopando una a caso per ricordare ad entrambi - cazzo dovresti ringraziarmi! - che non siamo niente. Niente più di due stronzi che sono stati amici una vita, che si sono supportati sempre ed hanno iniziato a scopare per disperazione. Perché non può dirmi che non lo era tanto quanto me.
    Sbuffo un sorriso che non ha senso, che è la mano che stringe il colletto della sua camicia e lo sposta, lo trascino con forza dove sono io, ma solo per spingerlo a mia volta nel vuoto della stanza, e chiudere con uno spostamento d'ombra la porta alle nostre spalle. E’ una faccenda privata, lo so anche se la testa è di ovatta e pulsa da far male.
    «Che cazzo vuoi farmi, mh?» non lo chiedo davvero, è solo un modo per sviare la domanda diretta, per incitarlo a darmi di più, a prendermi a pugni cazzo che me lo merito.Ho cercato di meritarmelo il più possibile. Tutto perché non si veda, trai fumi dell'alcol, che c'è un cazzo di cuore anche per me. Che anche io ne ho uno, che posso avvolgerlo di corruzione come fosse immerso nel catrame, ma questo stronzo continua a battere. «Non mi stai dicendo niente di nuovo» Muovo i sonagli come un serpente, rido. E sembra che rida di lui, quando invece rido di me, dell'incapacità che mi preme nello sterno, del modo assurdo in cui adesso vorrei scoparmelo. Male, come sappiamo fare entrambi. Forte, come se dovessi togliergli il fiato che gli resta.
    Ma è quando mi fermo e sono a pochi passi da lui, che mi rendo conto di sanguinare. Non davvero, solo nella mia testa, ma è come se ora guardando in basso dove la maglia ha un centro perfetto, io mi accorgessi che c'è una macchia che si espande. Dilaga, rende il tessuto più scuro. Sangue.
    Cazzo, lo amo.
    Più di Lilian, più di Gretchen, più di tutto. Merda.
    Questo non fa che incattivire il mio sguardo, altalenare il moto che mi vede dolce quando siamo soli, quando abbasso le difese e mi rendo conto di cosa sento ed una fottuta macchina da guerra quando invece nego tutto e ricaccio ogni sentimento in fondo al pozzo. Nella grotta in cui sono cresciuto, nella corruzione che brucia implorandomi di essere usata, di uscire a "giocare" con noi.
    Cazzo, ti amo.
    E' colpa mia, così faccio un passo indietro, ma sempre ringhiando, sempre convinto che sia meglio così che un po' magari mi odierà e ci andrà bene e dopo tornerà a non chiedermi niente, allungarmi una birra in veranda e fumare in silenzio. Un silenzio insopportabile.
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    No, io non voglio fargli niente. Me lo sono promesso che non sarebbe stato come con Heather. Che le cose sarebbero sfumate meglio ma giusto perché mi ci sarei messo d'impegno. Perché avrei imparato ad accettarlo tenendo sempre a mente che, comunque fosse andata, poi si sarebbe conclusa nei modi più tragici possibili. Senza gioia, senza alcuna soddisfazione alla quale aggrapparsi così saldamente da sentir le nocche sbiancare ma per una giusta cosa. Che no, adesso sono rosse dal colpo che ho dato alla porta e quello che vorrei dargli in pieno muso. Per sfigurarlo e non trovarlo sempre così terribilmente bello anche solo nel suo ghignare senza alcun rispetto. Che sa essere stronzo anche solo respirando in questa stanza. Dove avvelena l'aria e lo fa credendo di poterselo permettere. Perché ogni cosa è sua, anche questa elettricità che ci avvolge e mi lascia febbricitante alla sola idea di poter dar sfoggio della mia parte peggiore. Quella che lui già conosce: Perché la sera in cui Heather è morta è stato lui che ho chiamato. Lui che mi ha aiutato a tirarla su in soffitta, a ripulirmi del suo sangue strofinandomi le braccia in una vasca da bagno così stretta da sembrarmi angusta, claustrofobica. Quella volta è stato lui a tirarmi indietro i capelli, non uno sconosciuto chiunque. A chinarsi per vedere dove fossero finiti i miei occhi e a pregare, non so come, che il suo Chrys tornasse.
    Ma adesso non so quale Chrys indossare. Perché nell'avanzare in sua direzione mi pulisco con il dorso della mano le labbra e lo faccio come se sentissi ancora lo sputo inumidirmele. Forse sto solo sudando così tanto da non riuscire a smettere. Forse è sudore freddo, forse ho bevuto troppo.
    ''Te ne devi andare.'' Perché ho paura di fare cose che non vorrei fare. Perché ho bisogno di tempo per stare per i fatti miei ma non in questa stanza che hai infettato col tuo seme. No. Non voglio stare qui dentro: Mi fa schifo. Mi fa arrabbiare sentire ancora l'odore della tua ragazza. E il tuo...il tuo non è lo stesso che hai avuto in queste ultime settimane. Non sai di baci lasciati di sfuggita quando si fa giorno e tra le lenzuola si sta ancora bene nonostante fuori faccia caldo. Non sai di sigaretta fumata in veranda prima di dormire, mischiata al Jack Daniel's e ad altri baci. Che credo di non saper più come potrei dimenticarmi delle tue labbra.
    ''Tu lo sapevi...'' E lo dico in un moto di rabbia che sa farmi grattare la gola e serrare la mascella. ''Lo sapevi com'è che sono.'' Doveva limitarsi, non darmi alcuna speranza, abbandonarmi prima che mi abituassi all'idea. Prima che mi venisse difficile staccarmi e ricominciare da capo. Perché anche io ho dei limiti e con lui li abbiamo più che superati. ''Ma sei solo un altro Ray.'' E ora vorrei che fosse lui a picchiarmi. Ad arrabbiarsi e magari dirmi anche che non è vero. Che ha solo paura, un po' come ce l'ho io ogni volta che apro gli occhi e me lo ritrovo a girar per casa come se fosse sua. Che solo nel guardarlo preparare il caffè ho rischiato di innamorarmi. Immaginarci come una coppia di vecchi, sposati da tanti anni ma mai stufi di raccontarsi quanto gli sembri bizzarra questa vita del cazzo. ''...dovevo saperlo anche io.''
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    Ma sei solo un altro Ray.
    Me la sono cercata, sì, anche se cazzo se fa male. Cazzo se mi toglie il respiro più di un pugno e cazzo se ringhio, che è la prima e la sola che so fare adesso: incazzarmi come una iena. E ci metto pochissimo a cancellare le distanze e spingerlo contro il muro per tenerlo fermo con una mano che gli stringe il collo. Così che mi fermo ad un soffio dal suo cazzo di orecchio solo perché respirare è diventato difficile, impossibile. Brucia e basta. Brucia tutto dagli occhi al cuore, dalla testa alla corruzione che ribolle nelle vene. E non mi accorgo che la stanza si è fatta talmente nera che vedo solo io suoi occhi. Unico riferimento.
    «Scusa cosa?» sibilo, anche se l'ho sentito troppo bene.
    Sei solo un altro Ray.
    Mi stacco da lui come se dovessi lasciargli il segno anche se è solo dolore quello provo e non so tenermelo stretto lo lascio espandere in petto: l'ho voluto io no? E allora perché cazzo mi lamento? Perché cazzo piagnucolerei come un fottuto cagnolino davanti ad una porta chiusa. Io voglio che le porte si chiudano e non ci sia la forza di riaprirle mai per me.
    Stava andando troppo bene, troppo velocemente e questo è il mio cazzo di errore. Sempre, ma porca puttana con Chrys non doveva andare così- Lo sapevo che se gli avessi concesso di amarmi, se gli avessi permesso di provare quello che si è tenuto dentro a vita poi saremo finiti così. Con me qui a fare un passo indietro dopo l'altro, quasi puntando lo sguardo in cerca di questi cazzo di occhi che adesso non voglio vedere. Adesso vorrei che i miei lo ferissero che fossero coltellate come le sue, perché è già andato oltre.
    Solo un altro Ray
    «E' così allora.» lo mastico a fatica, troppa fatica.
    Lo sento nella testa, cazzo. Lo ripete in ogni angolo, mi spezza tutto. Allora il resto si spegne. Allora i mobili, uno ad uno iniziando a disintegrarsi, sfaldarsi dall'interno. Sono io che non mi accorgo delle gocce del mio stesso sangue che macchiano il suolo, là dove ho punto i polpastrelli sulle borchie dei jeans. Sangue che diventano aghi che disgregano la materia, la fanno in briciole, in polvere, la rovinano. Io questo sono Chrys, e cazzo se lo sapevi anche meglio di me che questo, questo tra tutte le cose al mondo non lo dovevi dire.
    «Vai a farti fottere Chrys, corri. Ti aspettano.» Un ordine che sa solo di ringhi repressi, di pugni chiusi e del modo in cui si pianta tutto in gola, e poi scende come grumo d'aghi lungo l'esofago per piantarsi al centro del petto.
    E' la nube con cui scompaio che riporta tutto alla luce, che mi trascino nel mio appartamento appoggiandomi al primo muro che trovo per vomitare a terra anche l'anima, di getto senza che ci sia niente a fermare il danno che ho fatto bevendo ancora come se avessi quindici anni.
    Il pugno che assesto dopo, a denti stretti, è un solco che non intendo riparare, proprio accanto al vetro d'ingresso.
    Non volevo dire niente di quello che ho detto, non lo pensavo davvero, avevo solo bisogno che lo pensasse lui, che vedesse di essere oltre e potesse ridimensionare e invece adesso ho fatto un cazzo di casino, per cui poi mi lascio scivolare sul divano a peso morto e fisso il soffitto. Che pezzo di merda mh? Questo so farlo bene, cazzo se mi riesce da Dio. Volevo deluderlo e ce l'ho fatta. Bravo Josh. Bravo...
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    E per assurdo va bene solo così. Non conosco finali diversi da questo né reazioni capaci di differenziarsi da altre. C'è solo e soltanto questa stessa presa che Ryan mi ha riservato quando ho deciso di aprirmi oltre le mie stesse possibilità. Perché non è stato facile e questo è uno di quei motivi per i quali anche ora finisco per non dire niente, ma a sorridere, come se tutto ciò fosse divertente. Come se le sue mani fossero lì perché gliel'ho chiesto io in un impeto d'amore e non perché il suo unico intento è quello di prevaricarmi. Far vedere che sa mettermi i piedi in testa e che tutto ciò che dico, per un certo verso, non gli fanno affatto effetto.
    Ma va bene così. A conti fatti non ho mai voluto nient'altro: Nessuna felicità troppo vera a farmi così male da riaprire gli squarci sui polsi senza che la corruzione poi venga controllata. Che non merito nulla, forse nemmeno questo suo farsi così vicino da togliermi il fiato. E non solo perché le sue dita stringono laddove hanno già astretto altre, quanto perché lui è qui e le sue dita sfiorano la mia pelle. E quel tocco è suo: Per quanto voglia convincerlo di essere tale e uguale a qualcun altro, so bene di chi sono queste mani. Non posso dimenticarle.
    ''Che cazzo fai.'' Non è nemmeno una domanda. Non è niente. Credo sia solo una lacrima che poi va a bagnare senza motivo una guancia. Sta da sola così come so starci io, eppure si sforza di fare così tanto. Di essere ascoltata, almeno per un istante, uno solo. Anche se, se non so comprenderla io allora come può farlo Josh? Non posso nemmeno chiederglielo che, nonostante tutti questi anni passati insieme, comunque certe cose non ce le diciamo mai. Nemmeno se potremmo, nemmeno quando sentiamo di non poterle più trattenere. Ma no, mi limito a mandar giù la saliva. Mi serve solo per sentire se c'è ancora modo di far muovere la gola in movimenti minimi che mi concedo quando, portando le mani sul suo polso, forse lo spingo persino via.
    ''Non ti stai smentendo...'' E non ho parole carine per lui, anche se c'è una parte di me che vorrebbe far cessare ogni cosa. Ricominciare da capo, spingermi prono ai suoi piedi, con le mani giunte in preghiera e la cazzo di voglia di chiedergli scusa. Scusa per esserci rimasto male. Per averci creduto. per essermi innamorato quando ero solo un cazzo di ragazzino e lui il mio eroe del cazzo. Ma non so farlo, non so far nulla di buono.
    ''Smettila!'' Ed il corpo si protrae verso il suo anche se non vedo più niente: Anche se ciò che mi resta di noi è solo questo vorticare oscuro che sa darmi la nausea. E forse è solo colpa dell'alcol che ci amplifica sempre le cose. Dai, scusa, forse è la mia testa che non sta più bene: Che finisce per sentirsi strana solo perché non ha più alcun pensiero felice al quale aggrapparsi. Che l'ho perso. Cazzo, l'ho perso. E per sempre, perché non so disinnescare, non so mettere totalmente in un angolo l'orgoglio. Non so far niente di buono. Niente di diverso. Niente. E la storia per me si ripete sempre, solo che oggi qualcosa è morto, e lo percepisco nella rabbia che sa montarmi in petto quando, non potendolo raggiungere, mi ritrovo da solo con me stesso.
    E non so poi cos'è che urlo: Non mi sento. Non so più percepirmi. Nemmeno nei movimenti, quando abbracciandolo finisco per abbracciare me stesso e stringermi la pelle fino ad arrossarla.
    Che io non ci vado a farmi fottere. Non esco più da questa stanza e lo urlo, anche se nessuno la sotto mi sentirà. Urlo, perché non riesco a trattenermi, a chiudermi questa boccaccia, a staccar le mani dai fianchi. Mi stringo, mi stringo come nessuno ha mai fatto, forse nemmeno tu. Rannicchiato al centro di un vuoto incolmabile. Con le gambe che ormai cedono. Tocco il fondo. Premo la fronte contro il pavimento. Urlo ancora. Non smetto, ho ancora troppo fiato in corpo. Troppo fiato in corpo. Troppo odio di cui rivestirmi.
    Poi la smetto. Lascio scivolare anche la punta del naso. Poi volto il capo. Respiro a tratti, in singhiozzi e chiudo gli occhi, li stringo forte, per non vedermi piangere come una ragazzina. Come quel Chrys che ha conosciuto e mai cambiato. Che le cose non cambiano mai in meglio. Peggiorano solo.
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