Nothing would be the same

Chrys/Josh | Villa sinister | Bronx | 21 settembre 2021 | Contenuti sensibili

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    26.
    Tutto sommato quelle due settimane erano trascorse nel migliore dei modi: Chrys aveva festeggiato Josh meglio che poteva. Imparando a cucinare per lui e portandolo a fumare laddove i tetti sapevano tuffarsi su scorci quasi romantici di una città ormai in decadenza. Tra quelle rovine si era convinto di poter resistere per tutti i giorni che l'altro sarebbe stato via e così, guardando i comignoli delle case far fumo e le luci al loro interno spegnersi e poi riaccendersi, gli aveva promesso a denti stretti che sarebbe andato tutto bene. Ma fu una promessa che ammise solo per sé stesso. Egoisticamente, come d'altronde sapeva fare con quella maestria a lasciar gli altri amareggiati. Perché buono non era e lo sforzo di esser felice per lui piuttosto che per sé stesso fu incommensurabile. D'altronde non aveva voluto offenderlo, né spingerlo a tornare sui suoi passi affinché il suo bisogno di attenzioni divenisse così invalidante per la carriera dell'altro. Se ne era stato in silenzio tutte le volte e scopandoci, con una delicatezza a tratti disarmante, si era convinto di poter tirare avanti con quegli strascichi di immagini che, ogni istante, tratteneva per sé come fosse bobina cinematografica. Che la loro vita insieme ricordava spesso quei film drammatici dove nel guardarli si finisce per lasciarsi preda del pianto. Ma nessuna lacrima aveva versato sino a quell'istante, non quando ridisegnando i passi di Josh lungo il pavimento di casa propria, si era convinto di poterli ripercorrere a propria volta. Giusto per tornare a sentirne l'odore pungente della sua schiuma da barba. Giusto per ritornare ad ascoltare la sua voce riempire quelle pareti vuote, ingiallite dal fumo e screziati di vite passate. Chrys avrebbe voluto lasciar l'impronta della loro proprio insieme alle altre: Ma erano forse ancora troppo acerbi per incidersi in questo modo nella vita dell'altro. Scoprì forse troppo tardi di essere simile a quei bambini lasciati a giocare da soli. Ma risalì comunque le scale che dal salone portavano su alle camere. Lasciò scivolare le dita lungo la balaustra di legno scheggiato, rovinato, poi rimase per un istante fuori dalla loro stanza da letto. Sorrise, ma solo perché sapeva che oltre la porta ci avrebbe trovato nuovamente lui.
    ''Hai preso tutto?'' Chiese sporgendosi oltre l'uscio. Compì circa quattro passi, poi si fermò stabilmente alle sue spalle. Dovette fissarsele in testa affinché salutandolo non si sarebbe voltato senza prima assicurarsi di vederlo svanire nel nulla. Quella schiena, nonostante l'avesse accarezzata più volte, gli sembrò terribilmente bella solo in quell'istante. Quando pur volendola stringere a sé, non lo fece. Fu bravo, terribilmente bravo nel trattenersi dallo scivolargli irrimediabilmente tra le braccia. Rimase sulla porta con le braccia incrociate. Come fosse una mamma, come se volesse mantenere la situazione sotto controllo. Nel miglior modo in cui potesse farlo.
    ''Trucchi, profumi e tutto il resto?'' Gli aveva detto di portare con sé quella gonna che a lui piaceva un sacco e che, a proprio parere, sarebbe statra bene anche sulle sue di gambe. Che vedendogliela indossare lì sul palco si sarebbe probabilmente sentito meno solo. Meno distante.
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    27.
    Tutto arriva. Anche questo fottuto momento e noi, beh noi lo sapevamo Chrys. Parto domani notte. Io sono stato uno stronzo, non te l'ho dato il tempo di abituarti, non ti ho dato mesi in cui ti saresti logorato perché, in fondo, sappiamo tutti e due che non siamo pronti. Che più tempo avresti atteso e meno avresti sopportato dopo. L'ho fatto per te, e per me. Che io ti sono uguale in questo, nell'essere un cazzo di ragazzino che perfino per un giorno di distanza soffre la tua mancanza. E non è solo fisica. Anche se il sesso con te, Dio il sesso con te è su un altro livello e non c'è un cazzo di momento in cui non vorrei strapparti via tutto ciò che indossi, anche se a volte ti vesti solo dell'aria che respiri.
    Mi mancherà questo, in tour: saperti alle mia spalle anche se non mi giro per accertarmene. Mi mancherà averti intorno come respiro, o vederti con la coda dell'occhio perché tu resti nel mio perimetro o lasci tracce affinché io ti segua ovunque vuoi. Sei la mia cazzo di falena. Come sul tetto, come con la febbre che abbiamo avuto il giorno dopo. Ho tutto in mente, e perfino negli occhi. Ho dovuto distrarmi da te, chiederti in silenzio di stare un po' più lontano o non avrei finito di ripiegare una maglia dietro l'altra, e poi una valigia accanto alla sua sosia. Se tu mi fossi rimasto vicino, avrei capito prima quanto finga di tirarti gli angoli della bocca ed essere felice per me. Io non voglio che tu lo sia. Non essere felice per me, quando vorrei che sentissi quanto a fondo sei. Tu che sai abitarmi dentro, cazzo. Lì dove ti ho permesso di stare il primo giorno e da cui adesso vorrei non te ne andassi. E sì, sono sempre quello stronzo innamorato del mese scorso, ma ho davvero perso troppo per dirmi che nn va bene o che sono troppo smielato. Finché mi rimane in testa, va bene così.
    «Penso di sì» che ti ho sentito arrivare anche se a volte il tuo passo è felpato come quello di Judas. Forse Ray non aveva sbagliato a regalarti un fottuto gattino. Ma io non ci voglio pensare, non voglio pensare ai momenti in cui questa casa era piena di gente e tu eri l'ospite perfetto per onde di disadattati che hai sempre accolto a braccia aperte. Potresti ancora farlo, ma ti prego fallo con me, se proprio devi.
    Non riempirti di gente che ti illude di amarti, perché io sarò via e la mia mancanza ti sembrerà insopportabile. Che per me i giorni voleranno, ma per te no.
    Annuisco anche se continuo a darti le spalle, e per un secondo ti immagino sfiorarle e sarebbe come avere addosso una mano rivestita di aghi.
    Tra le dita stringo l'ultima maglietta e resto indeciso, perché no, non voglio pensare di aver tolto tutto ciò che è mio da qui, come se dovessi andarmene per sempre, non funziona così. Allora te la lascio, e voglio tu veda che la lancio un po' più su, verso il tuo cuscino e che, in cambio, mi prendo una delle tue vestaglie. Me la porto vicina perché c'è ancora il tuo profumo e sono un fottuto ragazzino melodrammatico se voglio tenerla con me, se ne respiro l'odore e poi le spalle si allargano, mi ci riempio i polmoni e non ti chiedo il permesso di farlo, perché mi stai guardando ed al massimo puoi fermarmi.
    «Ho quasi tutto quello che vorrei con me» e quanto cazzo sono stronzo a dirtelo così, voltandomi appena per squadrarti da testa a piedi? Sei pronto a vedermi andare?
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    Alla fine non sapeva nemmeno se gli stesse bene che Josh se ne sarebbe andato. Quel piccolo bambino irriconoscente non fece altro che nascondersi dietro al volto della benevolenza pur di lasciare l'altro nella convinzione di essere nel giusto. Ma ciò che è giusto resta relativo, soprattutto quando non sussiste un dialogo e tutto rimane sottointeso in sorrisi che si allargano sulle labbra. E Chrysanthemum stava sorridendo, anche se trattenne in sé sempre quel velo di tristezza ad illuminargli gli occhi chiari. Come se stesse piovendo lì da già una settimana. Come fosse la sua Londra ed i riflessi che Josh avrebbe potuto scorgere fossero le luci delle case basse che rimangono soffuse in attesa che giunga la notte. Ebbe un sospiro, Chrys, che restò però impercettibile. Seguì le mani di Josh con lo sguardo e per un istante finse di sentirsele correre addosso. Veloci, smaniose. Perché così erano state in quegli ultimi giorni e lui ci aveva fatto l'abitudine. Aveva iniziato ad amarle più di ogni altra cosa.
    ''Bene...'' Ma la sua fu una frase di assenso atta a spezzare un silenzio che diversamente si sarebbe creato rendendo il tutto molto angusto, claustrofobico. L'unico movimento che si concesse fu quello di avvicinare un piede all'altro e così entrare totalmente nella stanza. La porta se la chiuse alle spalle e fu crudele, perché nel farlo sentì di non voler lasciare altri momenti ad Alice affinché potesse continuare a salutarlo sino ad abituarsi alla sua partenza. Quel momento, in quel preciso istante, spettava a lui. A lui che doveva fotografarlo lì, immobile dinanzi al loro letto, avvolto di quegli odori percettibili solo a chi in casa Sinister ci entrava per la prima volta. Josh avrebbe continuato a profumare di lavanda per tutto il resto del tour. Ne avrebbero profumato i suoi vestiti. La sua stessa pelle.
    ''Quella credo sia mia.'' Ma non lo disse con cattiveria: Fu solo istintivo. Perché persone come lui non erano solite a gesti del genere, non quando questi richiedevano una certa comprensione e la sua mente tendeva a scivolare su concetti più semplici. All'inizio non gli sembrò di esser con lui solo perché la sua vestaglia era proprio lì, piegata tra il resto dei panni. All'inizio gli sembrò solo un errore.
    ''No, ho capito.'' Si sentì quasi in dovere di correggersi quando, ripensando a quella scelta, fu portato a nascondere ulteriormente il viso tra i boccoli. Quella maglia lasciata appositamente su uno dei cuscini se la sarebbe tenuta stretta per tutti quei giorni. L'avrebbe persino indossata, probabilmente. Così come sono solite fare le ragazze indossando felpe dei loro fidanzati. Un gesto infantile, ma pregno di bisogno. E Chrys già aveva bisogno di lui. Ne aveva ogni giorno.
    E nel guardarlo respirare la vestaglia in quel modo lo pregò, senza però dirlo davvero, di respirare così dal suo petto. Da mandar giù la sua pelle. Da divorargliela. Perché era sua e a lui non faceva più male strapparsela di dosso: Non era come al principio.
    ''Lo sai che non posso...'' Venire, intese. Perché se c'era una cosa che nel tempo era iniziata a divenire sempre più chiara era proprio che Josh, seppur nei suoi modi, sapeva esternare quel bisogno, ovviamente reciproco, di tenerselo vicino quanto più poteva.
    Chrys avrebbe avuto bisogno di più tempo per immaginarsi dei mesi passati lontano da casa. Dal suo lavoro. Da quella vita che non aveva mai lasciato mutare perché spaventato di ciò che sarebbe potuto accadere aldilà del cambiamento.
    Ma nel dirlo lasciò volare una falena proprio su quel cumulo di vestiti sporgenti dalla valigia ancora aperta. La povera bestiola si librò dal palmo della sua mano come fosse una colomba nata e cresciuta all'interno di un cilindro: Un vecchio trucco capace di stupire solo i più stolti.
    ''Ma ti aspetterò qui.'' Si ripeté, come se avesse paura che per Josh quel concetto non sarebbe stato tanto chiaro. Non poteva dubitare della sua fedeltà, Chrys lo sapeva.
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    27.
    So che la indosserai, la mia cazzo di maglia. Forse spero anche che, nel farlo, tu sappia scattarti quella foto che terrò con me. Insieme alle altre, insieme ai momenti in cui neanche sai che ho scelto di conservarti. E questo perché mi stai già logorando nel rimanere fermo. Devi crollare Chrys, per me e per te e devi farlo finché sono ancora qui o non penso che la tua maschera durerà tanto a lungo e per questo io non saprò avere pietà. Succederà, e non vorrei essere così distante e dovermene preoccupare egoisticamente mentre mi rivolgo a chi ha pagato per vedermi. Chiudi la porta.
    Mi piace quando lo fai, preservi un mondo che ancora per un po' sarà solo nostro. Un punto preciso in cui viaggerò ogni volta che la tua assenza soffocherà i pensieri e mi renderà molto meno lucido. Non so farlo il giocoliere del cazzo, Chrys, non sono in grado di dire che tutto - e prometterlo a te - rimarrà in piedi con la stessa efficace che il mondo si aspetta da me. Edie ed i gemelli, Morgan, Slater ed i miei patti con lui. E poi Alice che ti cercherà perché vorrà ancora rivedere un po' di me in te. E spero non arriverai ad odiarla in pochi mesi per quegli occhi che sembrano strappati dai miei. Piccoli cloni del cazzo che ti fisseranno in cerca di risposte che non vorrai dare. Perché ti immagino rifuggire il contatto finché non ne avrai bisogno tanto che ti farà male. Nel lasciarti un pezzo di me, ti lascio quello più appuntito e spigoloso. Ti ferirai, ma ti giuro, cazzo, che tornerò a pulirti dal sangue, ok?
    «Lo so.. » che non puoi venire, che non te la senti, che non sei pronto. E non è che io la prenda come una sconfitta personale: sradicarti non è ciò che voglio. Se stai bene qui, se sei più sicuro, allora non c'è altro posto in cui vorrei stessi. Lo sai che sono un egoista del cazzo ma non al punto da toglierti tutto solo per averti con me quando ne ho bisogno io. Forse prima si, adesso è solo che mi piace fare il ragazzino con te e dirti quelle cose che ci si puntellano addosso come aghi. Sono fottuti promemoria.
    I movimenti della falena mi catturano, la seguo e sospiro perché cercherò di tenerla in vita il più possibile ma credo che lontana da te smetterà presto di respirare.
    Che cazzo di metafora eh? Tanto che mi nasce quel sorriso un po' triste che mi vedrebbe volentieri allungare la mano verso la prima bottiglia di Rum che potrei trovare, anche se a portata adesso non ne abbiamo nessuna.
    I passi che non fai tu, li faccio io, con la lentezza di respiri che si fanno cemento, colano fino ad impastare i polmoni e intristire gli occhi. Te li lascio comunque addosso nel farti scivolare una mano lungo il braccio. Piano, che mi sembra tu sia fatto di cristallo adesso, come se ogni cosa potesse ferirti. Però lo sai che non avrò pietà finché non mi dici quello che voglio sentirmi dire, quello che il fiato lo toglierà a te. «... dovevo provarci ancora una volta» a convincerti a percorrere almeno un tratto con me, non dico tutto il tour, ma qualche data che desse a me il tempo di abituarmi all'assenza. Che karma del cazzo. «Ma tu hai un matrimonio da organizzare» risalgo la spalla e poi ancora scendo verso il polso ma non mi soffermo lì dove vorrei non indugiassi mai più, ti incastro invece le dita con le mie. «.. certo che mi aspetterai, come io aspetterò di tornare qui» Cazzo è così che si fa, no? Adesso che abbiamo un futuro che niente potrà strapparmi di mano. «Mi trucchi tu per domani?»
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    26.
    Lo sa. Ma Josh sapeva tutto di lui. Lo conosceva da cima a fondo: Nelle cose che diceva ed in quelle che teneva all'oscuro, per sé. Perché per quanto Chrys fosse convinto di essere stato l'unico ad osservarlo per tutti quei dieci anni, Josh aveva fatto altrettanto. Forse la sua era stata un'osservazione meno acuta. Forse lo aveva fatto prestandoci solo la coda dell'occhio. Eppure aveva imparato a conoscerlo così bene da sapere quali punti andare a toccare ed in che modo farlo. Affinché, probabilmente, gli facessero meno male. Ma quel momento non gli riservò alcuna grazia e fu bello così, nonostante tutto. Nonostante quella falena non si sarebbe mai allontanata da quei vestiti. Che lasciandola morire all'interno della valigia, beh, avrebbe lasciato una ferita anche sul ragazzo e Chrys la bramava, voleva qualcosa di quel momento che potesse rivelarsi tangibile anche per sé.
    ''Sei sempre il solito.'' Si limitò a rispondergli, come se minimizzare la cosa potesse in qualche modo portare equilibrio in quella stanza. Che sì, era un fottuto mare in tempesta dove a stento Chrys riusciva a tenersi in piedi senza rischiare di farsi portare via dai cavalloni del mare.
    ''Già.'' Ma poi Josh riuscì a farlo sorridere di nuovo e ad assumere quell'espressione sognante di chi si sente ancora un bambino che ha bisogno di aggrapparsi a dei bei sogni. Ed il matrimonio era una bella cosa: Nei romanzi che aveva letto era stato descritto in maniera così delicata da voler desiderare qualcosa del genere anche per sé. Anche per Josh. Perché Josh meritava delicatezze del genere e lui forse era sempre stato troppo rude per assecondare quel tipo di bisogno.
    ''Vuoi davvero che lo faccia?'' E fu lì, probabilmente, che alzò lo sguardo per fissarlo al suo. Per ricercare nella luce dei suoi occhi quella sfumatura che sarebbe potuta star bene con il suo incarnato. Si figurò immediatamente come fosse un pittore e seguendo con lo sguardo la linea dei suoi occhi e poi quella delle sue labbra, immaginò un quadro perfetto. Ma era tutto grazie a Josh, tutto grazie a quella che già sapeva essere un'opera d'arte perfetta.
    ''Beh...magari ci vado giù leggero.'' Disse concentrando nuovamente l'attenzione su quella mano e su come muovendosi sapesse come fargli risalire piccoli brividi di piacere. Aveva la pelle d'oca, ma quella era nulla a confronto di tutte le altre emozioni che Josh finiva per stimolargli. Si sentì mancar fiato solo rendendosene conto.
    ''Josh...'' Sibilò come se dovesse dirgli qualcosa ed avesse bisogno di tutta l'attenzione possibile. Ma il silenzio venne interrotto solo per lasciargli pronunciare quel nome, che fu inizio di un movimento scaltro, che lo spinse a cingergli le braccia attorno al collo. Così lo baciò, a stampo, come se servisse quello a bloccare definitamente il tempo a quel momento. A quella stanza, a quel profumo che non sarebbe mai stato capace di sostituire con altro. Lo baciò e per poco credette di aver dato il bacio più bello della sua vita.
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    27.
    Tra le cose che so, è che esiste una parte di te che in questo non crede. E non si tratta del non aver fiducia in noi, in me che cazzo non ho occhi per niente altro e mai, mai ho mentito sul mantenere la parola data. No, e non si tratta neanche di non fidarsi di te, del modo che hai di aver bisogno di quell'amore che ti porti al centro di un'attenzione che conosco, per poi restare in disparti a curarti le ferite. No. La tua, Chrys, è l'incredulità. Sei incapace di farti andare bene come fottuto dogma che io questo lo voglia tanto quanto te. E forse hai ragione, perché tu l'hai desiderato da sempre di poter affondare le mani così dentro la mia pelle da incastrare le unghie tra le vene e stringertele al collo. Però, cazzo, vorrei che non ti facessi mille domande. Vorrei che lo vedessi che non sono qui a dirti "si" a tutto solo perché tu sia felice, so che non lo saresti in questo modo, con un metodo che sai leggermi negli occhi prima che io anche solo ci pensi a metterlo in atto. E' questo che mi spaventa; anche tu sai tutto e sei l'unico che può fermare le mie mosse, l'unico al cui richiamo risponderei. Liquidi il matrimonio in due secondi e mi sta bene, ok? Va bene se adesso non vuoi parlarne, perché mi sento uno stronzo a caricarti di un impegno che cazzo vorrei condividere più che posso. Ma non me la sono sentita di rimandarlo solo per il tour, piuttosto lo avrei anticipato.. è che sto provando a non avere fretta in tutto ciò che faccio.
    «Ehi...» ho detto che volevo che mi guardassi e quando lo fai, cazzo per un attimo lo rimpiango. Perché adesso so che mi è drammaticamente difficile allontanarmi. Molto.
    «Potresti avere pietà di me, si... però mi piacerebbe vedere cosa mi faresti» e giuro che per una volta, e forse solo perché un istante fa ti era tornato il sorriso, non sto parlando del sesso. Cazzo sei di nuovo così vicino.
    Mi distraggo un po', nel movimento lento che non fermi, mi ricorda che è reale. Che domani arriva in fretta, che le ora da contare sono poche mentre quelle che non passeranno sono troppe. Cazzo sono patetico, è così? Uno stronzo patetico e ossessivo, uno che non ne ha mai abbastanza di te e del modo in cui mi chiami. Chiamami sempre cazzo, chiamami in tutti i modi che ti riesce, con ogni tono ed ogni fottuto accento che sai simulare. Perché quando lo fai io non ho modo di staccare gli occhi dai tuoi.
    Non me lo dai il tempo di chiederti cos'hai, quando in fondo è solo un modo per farti parlare con me di quello che già sento, che vedo, che immagino sarà. No, cazzo tu mi baci e lo fai con qualcosa che è disarmante, che non ci sono abituato a quello che significa se mi manca la terra sotto i piedi. Finisco per muovermi lentamente, per reggermi a te anche con l'altra mano che ti scivola al fianco, ti tengo.
    Ti tengo e ti giuro che non cadrai stavolta. Nessuno sbaglio, nessun errore. Nessun tradimento o stronzata alle spalle, ti sto giurando una trasparenza che non ha senso altrimenti se non per te. Chiudo gli occhi, gioca al tuo gioco e con le tue regole, che cazzo vorrei baciare anche il tuo sorriso se adesso non fossimo pronti ad essere tristi entrambi. E' che lo sai, Dio se lo sai, non ci riesco a limitarmi. Faccio solo piano, pianissimo nel premere un po' di più le dita lungo i fianchi, e poi le labbra sulle tue. Te le bacio un po' alla volta, come se dovessi scoprirti di nuovo e cazzo se è bello, cazzo se non mi sono mai sentito tanto triste e vuoto allo stesso tempo, solo per lasciare spazio a te. «Mi mancherai..»
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    Gli sorrise sulle labbra come fosse colpito dal dispetto. E avrebbe voluto punzecchiargli i fianchi se non fosse che Josh glieli aveva già presi prima. Stringendoli, in quella morsa che sa lasciare i segni ma lo fa ricordando a chi appartiene quella pelle. Ed era sua ormai, già da prima di quella proposta bisbigliata in maniera scoordinata sulla terrazza di quell'ospedale. Già da prima che morisse Osmar, quando a Chrys sanguinavano le ferite e Josh tornava sempre lì a disinfettargliele. Lui quei polsi aperti glieli aveva stretti nel medesimo modo: Era stato per lui cura di ogni cazzo di male.
    ''Sembrava una proposta molto sporca, sai? Quella che mi hai fatto prima.'' E non che dovesse chiederglielo: C'era chimica ed in base a come Josh si muoveva Chrys faceva altrettanto. Come in un passo di danza, come fossero due poli in perenne attrazione. Muovendo gli stessi passi, sognando le stesse cose. Fu straziante, infatti, assecondare quei movimenti come se non potesse esserci nulla di più naturale. Gli piacque però pensare di essere miscredenti persino in quell'istante, come se stessero bestemmiando tra baci eterni, che non accennarono nel liberare le lingue. Almeno all'inizio.
    Ma Josh lo strinse così forte a sé da fargli trovare la stabilità in quel mondo nuovo. Si sentì al sicuro, Chrys, nello spogliarsi nuovamente di ogni aspettativa e mostrarsi per ciò che era: Un ragazzino innamorato del suo migliore amico. Che era sempre stato il migliore in ogni fottutissima cosa.
    ''Mi mancherai...'' Si ritrovarono a pronunciare nel medesimo istante. Sillaba dopo sillaba, a labbra ancora incollate, serrate l'una all'altra come fosse impossibile strapparle via. Perché nel farlo avrebbero sanguinato e per loro non era ancora giunto il tempo di agonizzare al pavimento. Non era ancora giunto: Josh non lo avrebbe mai visto morirne, non se lo sarebbe lasciato sfuggire proprio lì. Non gli avrebbe dato modo di ripensare sulla sua partenza. Non lo avrebbe costretto a ritornare a casa prima del previsto.
    Così il bacio si fece più intenso: Era Chrys ad averne bisogno, a scambiar la saliva con la sua come se non ne avesse mai abbastanza di prenderlo e trattenerlo per sé. Gelosamente, avidamente, come se non volesse cederlo davvero a quel mondo che lo stava richiamando a gran voce. Ma Josh non era mai stato davvero totalmente suo. Josh era di tutti gli altri. La sua voce lo era. Staccò il petto da quello di Joshua solo per aiutarsi a spogliarsi della camicia. Lentamente, che voleva essere baciato anche lì: Sul collo e poi lungo il petto. Per non sentir più freddo, per non sentirsi, almeno quella sera, abbandonato.
    ''Me la dedicheresti una canzone?'' Sibilò poi assumendo un tono decisamente vergognoso. Perché non glielo avrebbe mai chiesto in condizioni diverse, ma in quell'istante sentì di voler essere per lui il centro del suo mondo. Di essere importante abbastanza da sentirlo urlare agli altri quanto ci tenesse: Che non avrebbero parlato del matrimonio per questioni di privacy e questo gli stava più che bene, eppure voleva espandere il suo dominio quanto bastava per non lasciar a nessun altro la possibilità di fantasticare su suo marito.
    Suo marito.
    Poi lo spogliò, ma lo fece solo per poter tornare a stringerlo a sé e sentire la sua pelle aderire la sua. Volle ripercorrergli la schiena con le dita, ridisegnarne ogni vertebra per poi incastrarsi nelle scapole ed abbracciarlo, così forte da togliersi il respiro da solo. Sarebbe rimasto così per sempre.
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    Finiamo per sorridere in questo cazzo di bacio e, Cristo, vorrei fermarmi qui adesso. Baciarti i denti pallidi che ti ritrovi, passarci anche ore solo a ricordarmi com'è infrangere un sorriso e farlo mio. Un respiro dopo l'altro. Felici nella nostra fottuta tristezza, anche se lo so, lo so che più le cose saranno intense e più la paura di perderle mi manderà ai matti. Ma cazzo so anche che lì ci troverò te, e che ti toglierò di dosso la camicia di forza come faccio con ogni cosa di cui ti vesti. Paure, stoffe, seta, non fa differenza. La cosa fondamentale è che sotto io sappia trovarci sempre te. Il mio fottuto Chrys, che qualunque cosa farai non la saprai cambiare la cosa che mi muove a fare sempre un passo in più. A dimostrarti che posso essere onesto con te, che non ti risparmierò quello che mi passa attraverso. So solo pensare che adesso tu sia un po' più forte di me, che quando sai essere pietra lo fai con tutta la forza che ti resta. Io? Beh io non lo sono mai stato con te, perché sapevo che potevo trascinarmi in qualunque condizione fino a casa tua, fino a te, e nascondermici per tutto il tempo che mi serviva. Quindi sì, non confondiamola la cosa, quello forte oggi sei tu che hai imparato a costruirti un muro che mi impedisse di vedere quanto davvero soffrivi, quanto ti accontentavi del poco che avevo voglia di darti, da bravo egoista del cazzo.
    «Leggila come cazzo vuoi...» perché forse in fondo trasformarla in sesso non è una cattiva idea, e cazzo se mi piace quando non sono il primo dei due ad avventarmi su qualcosa con i denti fino a strapparne pezzi da conservare per me. No, se lo fai anche tu è fottutamente erotico. Quindi un po' te lo dico lo stesso che voglio vedere sotto ogni aspetto cosa faresti di me e cosa vorresti da me per quella che è quasi l'ultima notte dei prossimi mesi. Dove mi vuoi? Come mi vuoi? Che cosa devo farti? Quanto a fondo vuoi che vada, quanto male devo farti e quanto vorresti farmene tu? Ho già la gola secca a pensarci.
    Ma dio se sei bello quando lo fai, quando lentamente ti sfili la camicia e posso solo, inerte, imitare gesti che compi indipendentemente da me. Ma ogni lembo che il tessuto scopre, diventa mio il secondo dopo. Dove liberi carne, io prendo. Accarezzo, bacio ogni fottuto centimetro che mi concedi ora e che so mi sarei preso con la forza altrimenti. Perché ancora non ci riusciamo a stare vicini abbastanza a lungo senza prima stancarci, fotterci in tutti i modi che conosciamo, ed allora solo dopo si può parlare. E cazzo, non voglio arrivare mai al punto in cui ti saluto in casa senza nemmeno vedere dove sei. Ti percorro con le dita, in un sorriso che alla tua richiesta si accentua un po' di più, nel rimanere lento oltre l'esasperante ogni tuo gesto. E' l'attimo in cui la mia felpa scende a fare compagnia alla tua camicia. «E se...» te lo sospendo in un bacio che adesso mi prendo io, che insisto sulle labbra da lasciarci un piccolo morso del cazzo, proprio lì al confine con il mento. Le mani risalgono a fermarti il collo ma mai i movimenti, che voglio tu ti prenda tutti i centimetri di me che vuoi. «.. lo avessi già fatto?»
    Dedicarti una canzone, dico, nel portarti vicino da potertelo soffiare in un orecchio. Nel farlo ti spingo un po' più dentro, con un braccio libero tutto quello che c'è sul comò addobbato di questa cazzo di stanza che mi mancherà come te, un po' meno forse. Rido un attimo della nuvola di glitter che si alza e di quanto significhi aver appena ridipinto il pavimento. Anche la mia mano ne è piena, e te la passo lungo il visto, perché ti ci isso sopra senza tanti complimenti. «Ma la puoi sentire solo domani.. capirai qual è» Perché ti guarderò.
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    E forse Chrys nemmeno la voleva una canzone tutta per sé. Forse a forza di parlare si era solo trovato a pronunciare qualcosa che diversamente non avrebbe mai detto: Perché non aveva mai preteso nulla del genere da Ray. No. Con lui si era solo limitato ad affacciarsi dalla spalliera del divano per guardarlo mentre suonava ed era una bella cosa, anche se di musica non ci capiva molto, tanto che per lui quello che il ragazzo faceva era solo lasciar scivolare le dita lungo la tastiera pallida. Alcuni la musica ce l'avevano e basta: Come potesse rivelarsi semplicemente una dote innata, niente di apprendibile e beh, lui era uno di quelli che tale dote non l'avevano. Non era bravo come Ray, né sapeva scrivere come Josh. Tanto che nel sentire la risposta dell'altro finì per chiedersi cosa avrebbe potuto fare lui per ripagarlo di quella gentilezza. Probabilmente niente.
    Perché non sapeva far nulla con quella mente e quelle mani se non aggiustare parzialmente ciò che veniva rotto. Camuffarlo, quando necessario, ma comunque qualcosa che fosse lontana dall'idea di creazione. Chrys non aveva mai saputo essere padre di qualcosa.
    ''Beh...'' Cercò di tenergli testa annaspando in quelle dita. Che erano come filamenti: Fili di Arianna. ''Penso che mi preparerei psicologicamente per non frignare come un ragazzino.'' E quello fu vero, sincero, perché d'altronde in quel ringhio che interruppe il bacio ma non lo fermò del tutto, Chrys ci rivide l'incapacità di saper affrontare certe cose. Nel bene o nel male. Perché si era annichilito e dentro quelle mura, a stretto contatto con sua madre, egli aveva perso tutto ciò che di bello avrebbe potuto scoprire ed approfondire. Ogni sentimento, di qualsiasi forma esso fosse, sembrava per lui un qualcosa di davvero troppo enorme da dover scavalcare. Aveva però accettato l'amore di Josh e questo doveva significar molto per lui.
    Fu per quello, in effetti, che non ci pensò più. Che bastò la guida dell'altro per far sì che egli ripercorresse la stanza come se non la conoscesse affatto: Aggrappandosi saldamente a lui e stringendosi così forte alla sua schiena da fargli male. Da lasciare dei segni.
    La guancia strusciò contro il palmo aperto di Josh: Chrys ne voleva sentire ogni singolo dito. Pollice, indice, medio, anulare e mignolo. A macchiarlo di ciò che per lui era stato parte di una vita intera. Perché in quei lustrini c'era tutto: La sua storia, la sua scoperta sessuale e tutto ciò che poi ne ha derivato. Come la violenza, la violenza e la rabbia erano tutte intrise lì, in quei colori sgargianti che finirono per macchiargli il viso e ridisegnare, casualmente, lacrime che sentì di poter trattenere. I suoi zigomi erano diamanti, così come i lombi di Josh, che subito si colorarono della medesima sfumatura. Che con le unghie sporche Chrys continuò a spingersi all'interno, sino a che della pelle non avrebbe sentito altro se non l'intorpidire delle proprie dita. Se lo tirò sopra. Sopra il ventre, contro quel tavolino e non volle sentir altro, né conoscere altre posizioni. ''Nella canzone lo dici che non ti scorderai mai di me?'' e fu una richiesta quasi straziante. ''Come il fiore?''
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    So cosa stai facendo. Ti sorrido contro anche se lo faccio appena, giusto per ricordarmi quanto mi piace che tu sia sempre sul punto di crollare, sempre lì che ti reggi con le mani a tutto, ed ora a me fino a strapparmi ringhi di fastidio che non lo è mai del tutto. Le tue unghie affondando e riaprono cicatrici che ti direi di strapparmi via se a volte non dimenticassi anche di averle. Devi tenerti a me con la spinta con cui fai ogni cosa quando arrivi al limite ed allora è la disperazione a muoverti. Premi ancora, di più, in rivoli d'argento brillante che mi mascherano anche se resto qui con te. Davanti a te. Guarda dove sono ora. Spingi fino a farmi sanguinare le vertebre. E cazzo se te lo lascio fare, anzi, vorrei proprio che le avessi con te queste fottute lacrime che trattieni. Portale al concerto, Chrys, fammelo vedere quanto saprò mancarti e quanto cazzo sei disperato, così mi sentirò meno solo. Meno ragazzino. Meno un coglione a credere che mesi sappiano accavallarsi e tu possa cambiare idea su tutto. Che tu possa guardarti l'anulare ancora vuoto e decidere di non metterlo più quell'anello a cui abbiamo pensato. La fede. In me, cazzo, la fede in me devi averla perché io devo fare altrettanto con te. Ti tengo, Chrys.
    Spingo la lingua lungo il lobo, seguo lentamente la linea sotto lo zigomo luminoso, fino a chiudere le labbra su brillantini che mi restano incastrati addosso. Divoro anche quelli, come se nascessero da qualche fottuto poro della tua stessa pelle. E premo di più perché voglio sentire il tuo cuore che batte attraverso le vene del collo. Capire come si dilatano quando pensi a me, e quanto siano labili se ti sono vicino al punto da trattenerle tra le dita. Voglio sentire dove scorre il tuo sangue, quanto in basso sa andare quando libero da te una sola mano perché trascini in basso i miei pantaloni, che sei già troppo distante, ma che non ho fretta. Perché questo che questa scopata non sarà l'ultima, solo una delle tante che costelleranno l'esistenza che ci resta. Ed ora non mi importa d'altro.
    Mi tengo un ghigno che ti respiro contro quando ti spingo ad appoggiare la schiena allo specchio e lo so, forse lo sai anche tu, che questa superficie non ci reggerà, si piegherà a noi e mi sta bene così cazzo. Mi mancherai al punto che voglio poter registrare anche il singolo fiato che non sai prendere, per tenerlo a mente e pensarci quando sarò solo e questo potrò a malapena sognarlo per non impazzire.
    «Non saprei come fare... » a dimenticarmi di te, che te lo dico chiaramente: non è possibile. Ma mi fermo perché so trasformare tutto in una lenta tortura e perché so che a breve parlare non sarà più una priorità, ma cazzo se è una tua paura - e so bene che ne hai per tutti - allora devo strappartela via finché posso, finché sono qui in carne ed ossa a demolire i tuoi tormenti, a staccarti demoni dalla schiena come sanguisughe da cui ti fai consumare. Ti stringo il mento tra le dita perché voglio che mi punti gli occhi, come faccio io con i tuoi, e voglio che ti renda conto che mentre sto per parlare di nuovo, è mia la mano che per seconda scende lungo l'inguine e ti sposta l'elastico e spinge in basso tutto ciò che ancora indossi e che non ti voglio più sentire sulla pelle, a fare attrito con me. «Questo..» tu, cazzo tu Chrys. «.. non potrei dimenticarlo mai in ogni caso.» Cazzo, lo sai.
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    26.
    Così sentì di essere finalmente qualcosa. Non solo importante per qualcuno come avrebbe voluto essere da tutta una vita. Non solo migliore di Marigold, importante per Ray o capace per sua madre o per suo padre. Si sentì vivo, fatto di carne e muscoli. Fatto di ossa a sostenerne il peso e a scrocchiare sotto quello di Josh. Che nel toccarlo in quel modo non faceva altro che ricostruirlo e ridargli una dignità che aveva in passato venduto in virtù di una sensazione che fosse quanto più vicina alla pienezza. E non a quella che si prova mangiando: Sapeva non aver fame a volte, né come assecondare la sete o la minzione. Che certi bisogni sapevano scemare dinanzi a dolori più grandi ed invalidanti. Difatti si sarebbe rannicchiato in un angolo se non fosse arrivato lui a premerlo contro le mura della sua stessa casa. Come a poterle tirar giù con la sola forza di un abbraccio, di quella stretta che Chrys sciolse a favore di movimenti più fluidi: Perché non avrebbe mai impedito a Joshua di decidere per lui e spianare la strada a qualcosa che avrebbe potuto rivelarsi meravigliosa.
    Ma non riuscì a rispondergli e non perché non ce ne fosse bisogno: Non avrebbe mai voluto lasciar crollare il silenzio, anche se non sarebbe mai stato tale, quanto perché il magone prese il sopravvento. E singhiozzò appena nello stringere ancor più forte i polpastrelli contro la sua pelle. Ad invogliarlo a scendere più velocemente oltre le mutande. Ad urlargli di far fretta: Forse perché scopando sarebbe riuscito ad attutire quel vuoto al petto che iniziò ad espandersi. E Chrys semplicemente non era abituato a quel tipo di attenzioni, non esplicitate in quel modo. Perché di parole se ne potevano dire sicuramente tante ma quelle, quelle gli sembrarono fottutamente sincere.
    ''When you were here before...couldn't look you in the eye.'' Canticchiò ancorando gli occhi alle sue mani, alle vene dei suoi polsi e alle unghie delle sue dita. Pensò di essere perfetto, che tutto quel momento lo fosse. Specie per il male del cazzo che faceva: Sì, doveva essere proprio per quel motivo. Anche se gli occhi nei suoi poi riuscì finalmente a fissarli nonostante fosse per costrizione. E ne rimase ad osservare le iridi chiare e quelle sfumature che sapevano di terra scoperta dalla neve. Erano zolle sopra le quali proteggersi dal freddo. Dove sentir i piedi contorcersi meno dal dolore. ''You're just like an angel...'' Ray gli aveva spiegato come funzionasse il diaframma ed in che modo i respiri dovessero accompagnare poi le parole: Non scendendo giù ma risalendo verso il fuori. In una spinta, un pugno al centro del diaframma. Glielo aveva insegnato, ma avevano comunque appurato che no, Chrys non era bravo nel cantare e questa sarebbe stata una di quelle verità dalle quali non ci si poteva tirar indietro. Così lui aveva continuato a farlo solo in doccia e toccando quei brani di Miley Cyrus decisamente meno delicati di questo. I Radiohead li aveva scoperti troppo tardi e probabilmente accantonati proprio per il male che sapevano fare. Creep sembrava scritta per lui e a Chrys piacevano i testi. Piacevano le poesie.
    ''Your skin... your skin makes me cry.'' Così pianse davvero e le lacrime tirarono giù i brillantini, glieli impastarono lungo le guance in scie che prese singolarmente sembravano arcobaleni. L'unica luce che, in quel momento, serviva a preannunciare la tempesta, non il suo confluire altrove. Allora fece salire una mano contro quella che gli teneva fermo il mento: Volle farla scendere lungo il petto, laddove i polmoni si alzavano ed abbassavano per permettere all'aria di dedicargli la sua canzone. La sua promessa di matrimonio. Quel cazzo di amore tossico.
    ''I wish I was special...'' E fu così vero da togliergli il fiato, da farlo singhiozzare ancora, come un bambino capriccioso. Come un naufrago che ancora non aveva trovato la sua isola e per questo affogò. Affogò ad uno sputo dalla riva. ''You're so fuckin' special.'' E glielo disse quasi in uno sputo. In un moto di rabbia atto a giustificare perché in quelle settimane si era sentito così di merda ed avrebbe continuato a sentircisi fino a che non sarebbe tornato dal tour. Che se avesse potuto scegliere lo avrebbe fatto diventare famoso da casa. Non lo avrebbe fatto partire: Se lo sarebbe tenuto stretto a sé. ''But I'm a creep...'' Così chiuse gli occhi come se stesse parlando con qualcuno superiore a Josh. Qualcuno superiore a sé stesso. E le lacrime arrivarono a bagnare le dita dell'altro, forse. Se le sentì scivolare persino lungo il collo. Gli fecero brivido. ''I'm a weirdo.'' Come fosse la presa di conoscenza su quella situazione. Su quel corpo che aveva continuato a sfregarsi contro l'altro. A collidere, a cercare punti d'ancoraggio, angoli in cui ficcarsi affinché Josh potesse portarlo con sé e la cosa risuonasse per lui normale. Confortevole. Sperò quindi di sentire i cocci di vetri staccarsi dallo specchio. Andare in frantumi, conficcarglisi nella schiena, mentre Josh avrebbe continuato a torturarlo come fosse giusto così. Perché lo era, cazzo se lo era, se gli serviva ad espiare i suoi peccati. E non importava essere consapevole di non essere abbastanza per Josh. Non bastava l'idea di essere solo uno scarabocchio di ciò che avrebbe, invece, voluto diventare. Che Josh non lo meritava uno come lui: Lui meritava di meglio nonostante fosse Chrys quello che in quel momento continuò a stringere. Allora Chrys gli implorò di scoparselo ma di farlo nel modo più tenero che potesse imparare sul momento. Che avrebbe voluto ricordarlo nel modo peggiore in cui potesse farlo: Sentendosi male all'idea di esser sceso a tanto e di aver cercato qualcosa da cui era stato lontano da una vita. Perché l'amore era solo un costrutto: Una parola atta a definire dei possedimenti e Josh andava, persino, oltre a quello. Superava di gran lunga ogni cazzo di cosa si potesse dire a riguardo.
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    Dio, quando fai così mi uccidi. Te l'ho chiesto io, eppure non so essere pronto alle tue lacrime. Sei una fottuta lama che si pianta tra le costole e fa male. Tu fai male, come non ne facevi da anni. Tanto che nei miei occhi si riflette quello che pensi, nell'inumidirsi lento che nascondo quando scendo ancora per farmi strada lungo le vene che ti pulsano con più calma. Ma cazzo è un dolore che non voglio smetta. Piangi per me, Chrys. Lentamente, un po' alla volta, così posso accorgermi di come mi si stringa il cuore. Non hai ragione. Che io non lo sopporto, non quando ti voglio. Cristo se ti voglio di più...Ti lascio cantare anche se con te sai essere fottutamente ingiusto. Più di come posso essere io. Non ti dai valore, non sai cosa sto davvero toccando. Forse neanche ti chiedi perché io continui, forse speri che la smetta. Che mi fermi perché niente ti ricordi che per me sei.. cazzo sei tutto. Non smetto, non riesco. Dovrei accoglierli, e invece ho bisogno che lo faccia tu per me. L'ultima volta prima che parta.
    Mi costringi a tenerti il volto quando lo faccio, quando in fondo lo sai che non posso evitarlo. I pollici deviano la scia di lacrime che mi vede scuotere la testa. A me della tua intonazione non importa un cazzo, ma Dio se mi urti quando ti sminuisci così, davanti a me. Non ti permetterò di farlo solo perché temi di non essere abbastanza, solo perché non ti ha mai apprezzato nessuno come avrebbe dovuto, o solo perché io... io non l'ho fatto fino ad ora, fino a qualche mese fa. Ma adesso sono qui, Chrys, guardami, non vado via cazzo. Non per sempre. Solo un po'. Un po' come è lento il movimento che adesso mi chiede di amarti e non di scopare e basta come tante altre volte in cui essere eccitati come i ragazzini ci riesce facilmente. No tu vuoi che io ti ami, e cazzo se ti amo.
    I wish I was special...«Lo sei..» te lo dico senza spezzare il tuo ritmo, solo il fiato che ti si pianta in gola, solo la mano che mi tieni perché ti lasci libero ed in compenso io non riesca a farlo del tutto. Non chiedermi di dirtelo due volte, che non so farlo, ma chiedimi di restare anche quando non posso. «Shhh» ma non voglio davvero che tu smetta di cantare i motivi per cui non pensi di valere un cazzo. Voglio dimostrarti che ti sbagli. Per farlo devo rallentare, devo andarci con calma con te oggi, e Dio se so che questo mi terrà ancorato qui a vita.
    Ma va bene, va bene tutto quello che vuoi oggi, va bene che non riesco a dirti di no quando mi chiedi una calma che è d'obbligo. Allora ti tiro piano a me, piano come il primo affondo che fa tremare lo specchio. Oggi non lo romperemo, ok, come vuoi Chrys, ma ti prego smettila di dirti che non vali un cazzo. Per me, per me sei la sola cosa. E se non so dirlo a parole, cazzo, te lo faccio vedere ok? Ma resta qui, non andare lontano con la mente perché pensi che sia troppo. Cosa cazzo credi che sia per me, mh?
    Devo farti tacere così, con un bacio salato, che mi prendo a forza quando da te non voglio uscire, quando adesso ogni movimento è studiato perché tu senta tutto e perché nel sentirlo io non so più respirare. Dio, Chrys, che cazzo mi hai fatto? Perché non riesco più a starti lontano? Non so dirlo, chiudo gli occhi e non mi va più bene stare qui, non ci metto molto a spostare entrambi sul materasso, tra le cazzo di lenzuola che profumano di un sesso che non abbiamo mai smesso di fare, ma che adesso è quell'amore del cazzo che non mi strappo di dosso. Che tu mi hai tatuato così a fondo che i miei disegni in confronto sono scarabocchi e le cicatrici solo macchie casuali, segni di un passaggio che non sarà mia indelebile quanto lo sei tu. E ti bacio ogni cazzo di angolo, come se io potessi bermi ogni lacrima e portartele via tutte. Lento, come lento è ogni affondo, che però non so negarti, so solo frenare ma cazzo così è anche peggio, così io non lo so quanto resisto, che vorrei fosse per sempre ed è colpa tua. «Smettila» di odiarti, non puoi, oggi cazzo te lo vieto. E sono mani che ti percorrono ovunque, con la lentezza che ti scopre di nuovo, quasi io non ti conoscessi. Ansimo lungo il collo.
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    26.
    Fu finalmente completo. In quelle strette che gli fecero arrossare la pelle. In quelle spinte che lo lasciarono annaspare ed in quei brillantini che sentì scivolargli lungo la lingua e poi giù per la gola. Così ruvidi da fargliela schiarire in un grugnire che poi lo vide tener le labbra schiuse come fossero petali di fiore. Si lasciò trascinare da lui senza dire nulla. Vi rimase semplicemente agganciato come se non conoscesse altra ubicazione e continuò a piangere di una gioia che gli fece esplodere il petto. E faceva così male da fargli bene. Faceva così male da lasciarlo stridere come se avesse la gola tagliata e le corde vocali stessero tirando come corde di chitarra. Tese, al limite del gemito. Dimenticò i motivi per i quali avrebbe forse dovuto trattenersi. Che non si era mai lasciato andare così se non con lui. Non ci era riuscito nemmeno con Ray o comunque, non verso la fine.
    ''Scusa...'' Sentì solo di dover rispondere nel premere la schiena contro il letto e ritrovarsi ad affondare le dita tra le lenzuola. Le strinse, così forte da rischiare di farle sanguinare. Ma ciò non accadde e fu solo perché Josh seppe premerlo diversamente: Stringendoselo a sé come probabilmente non aveva mai fatto sino a quel momento o su quel tetto dove poi si erano ammalati insieme. Che il sesso con lui era cambiato nel giro di pochi mesi e questo non significava che fosse più brutto. Era semplicemente qualcosa di nuovo, qualcosa per la quale Chrys non sapeva prepararsi perché certe cose restano imprevedibili sino a che non arriva Joshua a cambiarle. E fu bello, così bello da divenire terribile, da far più male di un pugnale infilato dritto nello sterno e poi girato su sé stesso tanto da premere la lama sino in fondo, oltre l'elsa. ''Josh...io non ce la faccio.'' A sopportare questo amore. Ma non lo specificò, lasciando così libera interpretazione al ragazzo col rischio che potesse impegnarsi nel renderlo migliore: L'esperienza più bella che Chrys potesse vivere e tener in ricordo quando lui sarebbe stato così via da non potergli dedicare alcun tipo di attenzione. Ma Chrys non lo volle più quell'amore. Né quella gioia che sapeva esser nefasta e madre di tutta la tristezza che sarebbe sopraggiunta di lì a poco. Perché non c'era davvero spazio per il benessere, non quello che sa mantenere la testa leggera ed il cuore del medesimo peso. Sentì di star per venire nonostante lo volesse fuori da sé. Nonostante quella sensazione fosse così intensa da bloccare ogni altra intenzione. Fu quasi a rilascio lento, come se fosse riuscito a cacciar via i pensieri negativi per un attimo e questo lo avesse portato ad inarcare la schiena per far si che l'orgasmo gli risalisse sino al cervello. Chiuse gli occhi.
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    Ti scusi, ma io ti ho già perdonato. Non credo più che sappia esistere qualcosa, anche nel nostro cazzo di futuro, che tu possa fare e che io non sappia perdonare. E' colpa di quello che mi hai fatto, del fottuto amore che adesso mi spinge ad ignorare ogni tua richiesta, a decidere per te che vuoi ciò che voglio io. Come lo voglio io, e soprattutto come lo faccio io. Che nel tenerti con me so solo prenderti l'anima, trattenerla in respiri che si fanno gemiti con cui ti percorro le vene. Le seguo, le bacio, ci scivolo contro. Sono attimi diversi, lo sai. Lo sentiamo entrambi, ed è qualcosa che continua a cambiare, ma cazzo se voglio sia così. Diverso ogni volta, che non esista noia in noi tale da portarci a vagare senza stringerci più. E' solo che non posso vederti soffrire così. Ti ho implorato di crollare con me, ed è mio fottuto compito e dovere ora, portarti dove per un attimo la sofferenza non esiste, dove io...«... sono ancora qui» Conta solo questo, sono qui ora, sono qui con te cazzo. Che non so smettere di andare sempre più a fondo in brividi che mi lasciano tremante ogni volta e con la cazzo di voglia di reggermi più forte, di essere un ponte che giuro non ti crollerà mai addosso. Sarà la mia schiena ad attutire colpi che non voglio ti arrivino, che forse sapresti reggere ma non voglio vedertelo fare.
    La inarco di più, perché non so parlare, non ci riesco, ogni mio fottuto respiro è trattenuto nel lento ansimare di cui non so fare a meno. Che ai tuoi gemiti rispondo io, che li governo e li esigo. Come dono, hai i miei. Hai tutto di me Chrys, e Dio se mi sta bene così oggi. Piangi, ti prego, fai da cornice al piacere che è dolore adesso, che è triste nell'essere la scopata più bella finora. Lo è perché siamo due teste di cazzo, ma mi sta bene, mi sta bene.
    lo so che ti sto facendo male ed in contemporanea lo vedo che non è del tutto vero. E tu non sai quanto io stia resistendo ad accompagnare le tue lacrime che nell'essere un fiume, sono un punto del cuore che si spezza con te. Non posso vederti così. Meno ancora se so che è colpa mia, che me ne andrò e la stai già prendendo come fosse la fine del mondo, cazzo. Ed io mi impegno come non ho mai fatto, ti afferro di più, che vengo con te, non voglio scuse ora. Tanto che le dita ti lasciano solchi sulle natiche che ho stretto perché non te ne andassi sul più bello, con la paura che fosse troppo. E cazzo se lo è. Al punto che io sono senza fiato, svuotato di ogni cosa e non ti crollo addosso, non mi sposto lateralmente. Ho voglia di restarti dentro ancora un attimo, per quanto il mio corpo lo consente. Di restare sospeso su di te, di accarezzarti il volto e liberarlo dai rivoli che lo bagnano. E se mi guardassi poi lo vedresti che anche i miei occhi non stanno bene. «Andrà tutto bene» mi sento in dovere di dirlo a me, ed te. Annuendo con calma, che ho bisogno di scendere a baciarti con la fottuta disperazione che ti ho sempre risparmiato, lenta e forse più dolorosa dell'amore che abbiamo appena consumato. Che lo sai, non abbiamo scopato oggi. Ci siamo dannatamente amati. «..giuro»
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