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AVANZAMENTO
Ore: 19:10
Temperatura: 36.1
[Bonus Auto: invisibile ai sensi, agilità: +2 (1 turno)]
[Bonus Morgan: Visione Eterica (1 turno + 3 azioni)]
[Bonus Olly: Patina Eterica (1 turno)]
[Esclusione gas nobili (2 turni)]
[Bonus Heze e Olly: Istinto di protezione (1 turno) / (nota: manifestazione Ren terminata)]
[Morgan è seduto al volante, Edie al posto del passeggero, Heze e Ollie dietro, confermatemelo]
Condizioni fisiche:
Morgan - Buono Stato
Edie - Radiazioni & Calore: nausea e fame, pelle urticata, assetata per via della sudorazione profusa, respirazione e battiti cardiaci accelerati, mal di testa, debolezza muscolare, stanchezza.
Olly - Stabile, ma subisce gli stessi effetti di Edie (in minor misura quelli legati alle radiazioni)
Heze - Sintomi di Edie, più pallore, sudore freddo, stato di coscienza sempre meno reattivo, si sta addormentando, anche se cerca di rimanere sveglio.
La Citroen C1 si allontana dal market a fari spenti e velocità sostenuta (se vorrai accelerare ancora basta che lo scrivi nel narrato), in questo modo il suono del motore (che comunque viene occultato da perth) è basso e borbottante, le vibrazioni dell'auto all'interno dell'abitacolo si prcepiscono appena grazie alle qualità ergonomiche del veicolo.
Si allontanano di circa 20 di metri, mentre sono in corsa [eventualmente anche in accelerazione] le persone dentro l'auto sentono un fischio sommesso, molto basso, ma in avvicinamento (2 azioni prima che qualsiasi cosa sia arrivi).
Edited by Moonage - 19/11/2021, 12:11. -
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Morgan Crain
parabatai – changed – dimensional refugee – maine ACCENT
Suona come un ordine quando dico: «Cinture,» perché effettivamente lo è. Spengo l’aria condizionata, la radio che è inutile e lo faccio con uno sbuffare deluso, e ovviamente i fari, anche loro sono inutili. Premo sull’acceleratore e inizio a uscire dalla strada dietro al market.
«Cantiamo tipo gita a Disneyland?» Non è che mi aspetto davvero una risposta, inizio a canticchiare da solo, più che altro per sdrammatizzare. «Big wheels keep on turnin’, carry me home to see my kin,» e continuo. Mantengo in piedi tutto quello che ho usato per rendere questa macchina impercepibile a qualunque cosa.
Torco il busto per girarmi a guardare dietro dal parabrezza posteriore per andare in retromarcia e girare all’indietro sulla Tremont Ave, verso la farmacia appena oltre l’angolo. Premo il pedale per andare più veloce.
Lancio un’occhiata a entrambi, «Che facce da funerale, non vi piacciono i Lynyrd Skynyrd?» Sono serio anche mentre dico tutta questa serie di cazzate, concentrato anche, di sicuro. Non ho molta voglia di scherzare ma si sa, in certe situazioni bisogna farlo lo stesso. Aggiungo infatti: «Tu sei un po’ pallido,» all’agente.
Sono proprio simpatico.
Sento il fischio ora, così basso che prima neanche me n’ero accorto ma si sta avvicinando, ed è una cosa che riesco a capire. «Mh, carino. Lo sentite anche voi?» A quanto pare sì, non sono io che sto definitivamente impazzendo. Fermo l’auto, sperando di essere arrivato più o meno all’altezza della farmacia. Mi concentro quella manciata di secondi necessaria a compenetrarmi con l’ambiente per cercare di cogliere gli istinti, se è una creatura di certo ne avrà uno, e se riesco a trovarlo allora mi ci possono legare. Amplificando i miei sensi con una percezione che sia più globale, e una velocità di reazione più rapida.
Tiro il freno a mano.
Comunque sono tutti al sicuro dentro l’auto, finché nessuno esce, qualunque cosa ci sia la fuori non vedrà o sentirà niente. Il problema è che qualcuno deve uscire, ovviamente, per prendere quelle fottute siringhe, e ovviamente qual qualcuno sarò io. Girato di tre quarti sul sedile, dando le spalle allo sportello, cerco di guardare un po’ tutti. «Devo scendere a prendere le siringhe. Restate tutti in macchina, qua dentro non siamo percepibili da niente e nessuno, e neanche la macchina lo è.»
La stretta al braccio richiama lo sguardo su Edie.
Non so perché ma questa uscita non me l’aspettavo, credo di apparire un po’ interdetto per i primi attimi. Poi semplicemente scuoto la testa, «Non esiste proprio.» So che ha senso quello che dice, lo so benissimo, so anche che almeno uno dei due deve restare qua dentro perché il ragazzone lì, è davvero troppo pallido e Oliver, beh, è un no-mag ed è un bambino. Ma non l’avrei lasciata uscire neanche se non ci fosse questo fischio del cazzo e qualsiasi cosa lo provochi.
Lo so che ha ragione. Penso anche che ne sarebbe capace, penso che se l’è cavata fino a questo momento senza di me, benissimo anche. E non voglio neanche spaventare eccessivamente il ragazzino facendo pesare troppo la questione della pericolosità.
E so anche che dobbiamo fare in fretta.
Sto ancora scuotendo la testa quando mi passo la mano sulla faccia, tirandola poi indietro tra i capelli. Fisso gli occhi contro il muro di nebbia davanti a noi, lentamente li faccio tornare a lei. «Un minuto, poi ti vengo a cercare. Se succede qualcosa spara, così ti sento.»
Annuisco ma senza smettere di guardarla.
Credo di capire un po’ di più cosa significhi per lei guardarmi ogni giorno e sapere che è in situazioni simili a queste che mi trovo così spesso. E sapere che per quanto si possa fidare di me e di quello che so fare, non è mai abbastanza. La paura c’è sempre.
Skills Utilizzate Info & Bonus Passivi Changed Equip Artefatti Propri Materie . -
.©double deuce ownerwaitressbronx30 y.o.ex-maledictusedie crainNo obietto sulla cosa delle cinture, mi limito a tirarla e infilarla per poi premermi appena di più contro lo schienale. Lo guardo solo un po' di traverso, dopo, quando prende a cantare, lasciandomi andare nello sbuffo di un sorriso mentre scuoto appena la testa. Va tutto bene, me lo ripeto mentre apro un'altra bottiglia d'acqua e ne prendo un lungo sorso, frugando fra le scatolette che ho preso prima, quando ho diviso i pesi di quello che abbiamo raccolto, per aprirla e prendere qualcosa così, direttamente con le mani. Non c'è tempo o modo per fare i signori, non che lo fossi prima. Mi viene automatico portare una mano all'orecchio, in quel gesto che arriva quando c'è l'incertezza di un rumore, se sia reale o meno. Stringo appena le sopracciglia, girandomi di nuovo verso Morgan annuendo qualche secondo prima di rendermi conto che probabilmente, non mi sta guardando. «Sì» il che cazzo è me lo tengo per me, anche se in un certo senso, sono abbastanza sicura che in qualche modo, sia rimasto impresso nel sottotesto di quelle poche lettere. Alla fine, il punto è che sono in un perenne che cazzo è dall'inizio di tutta questa storia, e sospetto che se anche me lo spiegassero, poi, per filo e per segno, non lo capirei comunque. Alcune cose, per me, sono destinate a restare in quel mondo di concezioni complesse, lontane da tutto ciò che conosco perché posso toccare con mano, e sentirlo contro la pelle. Prendo altra acqua, perché nonostante la fame, sento ancora lo stomaco chiuso per la tensione, l'ansia, o qualsiasi altra cosa sia. Troppe cose, troppe tutte insieme. Anche se so anche, che ormai è un perenne troppe cose tutte insieme. Quando la macchina si ferma, mi viene automatico spostare gli occhi su di Morgan, muovendo già una mano per staccare la mia cintura in un gesto che si muove in fretta. «Vado a prenderle io» lo dico stringendogli il braccio con una mano, piano, solo per attirare la sua attenzione visiva. Lo so perché vuole essere lui a scendere da questa macchina, ma allo stesso tempo, è meglio che non sia lui a farlo. «So già dove trovarle ci metto due secondi, e così posso prendere anche altre cose» lo guardo ancora, lasciando andare un respiro appena di quelli che cercano di calmare, e di calmare sopratutto me. Mi aspettavo una risposta del genere, ed è una di quelle volte in cui vorrei poter fare qualcosa per cui ogni parola, resti sigillata in un dualismo che riguarda solo me e lui. Lo so che ci sono mille cose in mezzo al poco che viene detto, e potrei nominarle tutte una ad una. «Morgan sono due secondi, prometto» resto a guardarlo per qualche secondo ancora, e penso di saperlo quanto sia difficile, per lui, questa cosa. Questa cosa che sembra piccola, sembra un niente, eppure lo so che non lo è. Non lascio subito la presa sul suo braccio e anzi, per un secondo, la stringo appena di più. «Va bene» potrei aggiungere qualcos'altro, ma alla fine non lo faccio. Mi limito a lasciarlo andare, facendo scivolare via la mano con lentezza, prima di concedermi un secondo per guardare fuori, nella nebbia, nel tempo che mi serve a fare una patina che mi protegga una volta lì fuori, mentre rovescio il contenuto della borsa per lasciarla vuota e leggera. Un secondo ancora, per cancellare il cerchio di pozionistica che adesso, per un po', non mi servirà, e sostituirlo invece con quello di cui ho bisogno per rendermi capace di vedere prima di concentrarmi per tenere ancora una volta fuori la nebbia quando apro lo sportello e lo richiudo stando attenta a non fare rumore. Non aspetto, non mi concedo qualche secondo una volta che sono qui fuori, tiro dritto verso l'ingresso della farmacia, afferrando la pistola per estrarla e tenerla bassa mentre avanzo.
SE NON CI SONO PROBLEMI
ed entra diretto in farmacia
Spingo la porta, guardando con attenzione quello che l'Etere mi mostra, per essere sicura di quello che mi circonda mentre mi muovo già nella sezione in cui so di poter trovare le siringhe. Ho bisogno di prenderne quante più possibili, per questo ho portato comunque la borsa con me. Mi servono anche delle bende, ed è lì che mi dirigo dopo aver riempito la borsa di quante più siringhe sono riuscita a trovare, perché più ne ho, più incantesimi posso metterci dentro e tenere sempre lì, pronti all'uso. Non è una cosa da sottovalutare, anzi. In una situazione come questa, è anche più o meno l'unica cosa che posso fare, l'unico modo che ho per, non lo so. Contribuire. Mi sposto velocemente fra le scaffalature per prendere anche quelle, le bende, continuando a prestare attenzione a quello che mi circonda, con la pistola ancora in mano.. -
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Morgan, BP: 36
Edie, BP: 36
Edie e Morgan mantengono gli incantesimi attivi. L'auto procede del tutto invisibile ai sensi. Mentre è in corsa un fischio mette in allarme Morgan.
Compenetrandosi con l'ambiente il cacciatore percepisce una presenza a sedici metri, si trova alla sua sinistra, poco più indietro, nei pressi del Bronx River (ora purtroppo maps non collabora, quindi fingiamo che voi abbiate appena attraversato un ponte su un fiume, il tuo nuovo amico è appostato su una strada che costeggia il fume e che incrocia quella in cui vi trovate voi).
Grazie alle sue abilità migliorate riesce a capire che il fischio viene dalla loro sinistra, leggermente più indietro, si muove verso l'alto, sempre più distante, finchè non smette del tutto, lascia una scia luminosa azzurra che non scompare. (oohh....)
Morgan riesce a capire in tempo che si tratta di un colpo di qualche genere, perchè il movimento percepito (grazie all'udito migliorato) è che segue un percorso ad arco e sta per schiantarsi nei pressi della loro posizione.
L'auto si arrestata prima che il colpo partisse, quindi Morgan può capire che atterrerà di lì a qualche metro più avanti. L'intuizione ha lavorato sul fondo del suo cervello e solo in questo momento realizza il pericolo.
Morgan è in tempo per fermare Edie dall'uscire dall'auto.
Ha però pochi secondi di tempo che può calcolare mentalmente.
Il colpo si sta per abbattere (come in una scena a rallentatore) proprio davanti ai suoi occhi, a circa 5 metri di distanza. Il fischio rivelatore tornerà non appena il colpo si porterà di nuovo abbastanza vicino.
Il colpo esploderà (alla sua prima azione) facendo saltare in aria le macchine parcheggiate e aprendo un piccolo cratere a terra. Le fiamme saranno blu, illumineranno la nebbia per un istante, poi l'esplosione spazzerà la strada con una violenta onda d'urto, che metterà a dura prova la carrozzeria della C1 a quella distanza (ma non viene colpita dall'esplosione).
Le auto colpite continueranno a bruciare di fiamme che da blu si fanno rosse. L'odore di metallo e gomma bruciata si espanderà nell'aria (in piccola parte anche nell'abitacolo dell'auto).
> (M) Compenetrazione + Legante Animale, cd: 31
[bonus sensi: +1, Tatto: +2]
> (M) Observo + Maior, cd: 30
[bonus sensi: +4, Tatto: +5]
[bonus intuizione Maior: +2]
- provenienza suono (udito+VistaEterica), cd: 10 : 15 (+5+3)
- idendità del suono (udito+tatto+visioneEterica+Maior), cd: 15 : 3 (+5+5+3+2)
> (E) Mantiene Materializzazione Eterica del Fluoro
> (E) Patina Eterica, cd: 31
> (E) Visione eterica, cd: 36
> (E) Dominio dei Non Metalli, cd: 30
Edited by Moonage - 20/11/2021, 16:18. -
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Morgan Crain
parabatai – changed – dimensional refugee – maine ACCENT
La mano scatta a prendere il braccio di Edie prima che apra lo sportello, la tiro indietro verso il sedile con un gesto forse troppo secco. Non sto pensando ad essere gentile.
Sto pensando alle bombe.
Bombe. Esplosioni. Sono tutti morti. Tutti. Tutti morti.
Dev’essere una bomba a mano, qualcosa del genere. A giudicare dalla distanza di chi l’ha lanciata, sedici metri circa. Non posso legarmi al suo istinto. Edie non può uscire. Niente siringhe.
C'è una parte del mio cervello che lo sa che sto ragionando in modo molto affrettato. Che è molto più probabile che sia una creatura e non qualcuno che lancia bombe, ma c'è un cortocircuito che va nella mia testa. Si chiama Idara ed è qualcosa che ha la consistenza folle di una colla da cui non riesco a liberarmi.
«Cercate il kit medico dell’auto,» parlo veloce, anche questi sono ordini. Mi muovo in fretta per prendere dalla giacca la penna che uso per scrivere sul diario. La poggio sulle gambe di Edie, «Altrimenti, ecco la tua siringa.»
Non c’è più tempo per cazzeggiare e io non posso permettere che anche solo una persona in questa macchina muoia. Mi serve solo un momento per mantenere la runa sull’auto, poi premermene un’altra sul braccio sinistro con un gesto veloce della mano destra, che mi permetta di vedere meglio. Ho bisogno di vedere adesso, non importa se mi devo arrangiare con la Polvere. Mi concentro sull’immagine globale, le forme e non quanto la visibilità sia ridotta, mi bastano dei contorni per capire se c’è un ostacolo.
Disinserisco il freno a mano ma resto in retro, accelerando rapidamente all’indietro voltato in quella direzione fino a circa una cinquantina di chilometri orari. È una cosa rischiosa considerando che vedo di merda ma la strada è grande e con la nebbia l’asfalto dovrebbe avere meno aderenza, quindi potrebbe venirmi meglio di altre volte, un j-turn.
Sterzo violentemente dal lato che mi permette di evitare più ostacoli, se riesco a vederne qualcuno. A metà della manovra innesto la seconda, non un secondo prima, non un secondo dopo, il motore si emoziona troppo per cose del genere ed è meglio sgommare inutilmente perdendo tempo che ora ci serve, visto che voglio allontanarmi il prima possibile da questa cazzo di “zona di guerra”? Non so neanche come chiamare quello che sta succedendo. Raddrizzo il volante mentre sta entrando la seconda e di nuovo premo l’acceleratore per ripartire dritto dall’altra parte, opposta a quella di chiunque ci sia di là. Premo per andare più veloce ancora.
Faremo un’altra cazzo di strada a quanto pare, girando sulla Boston Road a destra, passando di fronte al market e poi giro dell’isolato, di nuovo a destra sulla 180esima.
Skills Utilizzate Info & Bonus Passivi Changed Equip Artefatti Propri Materie
Edited by hime. - 20/11/2021, 11:50. -
.©double deuce ownerwaitressbronx30 y.o.ex-maledictusedie crainNon ho neanche il tempo di abbassare la maniglia. Il fischio ritorna, ed è un secondo in cui mi sento tirare indietro, con un suono che esce dalle labbra a metà fra sorpresa e non so neanche io che cosa. Del resto, ad essere del tutto onesta, sono molte le cose di cui posso dire “non so neanche io che cosa”. Mi giro con uno scatto che corruga le sopracciglia in una domanda, nel guardarlo, nell’osservare movimenti che si fanno rapidi e mi fanno salire, solo per un secondo, di nuovo la sensazione di qualcosa che fra stomaco e gola, occlude passaggi respiratori, li rende più difficili. «Ma che caz-» non la finisco neanche la frase, rimasta a metà contro un respiro che si asciuga in gola, si assottiglia, mentre mi giro nel frastuono di un secondo come se potessi vedere qualcosa, ma non posso. Non si vede niente, e gli occhi automaticamente si spostano su Ollie in un secondo, uno e basta, prima di un gesto automatico che nel sentire le vibrazioni, stringe le mani a pugno per prendere questa energia e cambiarla così che non possa arrivare come un colpo violento contro di noi. Guardo di nuovo Morgan, forse con una confusione che non sa più da che lato andare, se verso la paura, o semplicemente uno stato incredulo che vaga per meandri impalpabili; la nebbia, creature mai viste, adesso questo. Se non fossi quasi certa, in un modo che forse sa di auto-convinzione, che non è questa l’Apocalisse, sarebbe facile pensare il contrario. Pensare che il mondo sta finendo. Torno a premermi contro lo schienale, quasi appiattendomici, mentre con un gesto attivo di nuovo la Patina, solo per poi increspare l’etere così che parta e colpisca tutti, qui intorno. È l’unica cosa che posso fare, l’unica. C’è di nuovo quella sensazione di impossibilità, ma la ignoro, perché non posso, adesso, lasciarmi divorare da me stessa. Abbasso solo gli occhi sulle gambe, la penna, prima di spostarli di nuovo verso Morgan. Una penna. Stringo appena le labbra, e potrei dire tante, tantissime cose in merito. Che non è igienico, che anzi è sicuramente un covo di batteri e tutte cose che so già, ignorerebbe una ad una perché la situazione è quella che è. Lascio andare un respiro premendomi per un secondo una mano in faccia, annuendo appena cercando di afferrare uno stralcio di calma mentre ancora, posso sentire il cuore dimenarsi in gola e farmi tremare appena gli arti. Andrà tutto bene, me lo ripeto per l’ennesima volta, concentrandomi su Morgan per potenziare la sua attenzione ora che inizia a muovere le mani sullo sterzo, e farlo in un modo che mi lascia solo intendere di quanto abbia bisogno di tutta la concentrazione e l’attenzione possibile. Mi fido di lui, anche in questo, in tutto..
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Morgan, BP: 36
Edie, BP: 36
(otp 4ever)
Aggiornamento sui bonus ancora attivi dai turni precedenti (scrivetemi se ci sono errori):
[Bonus Auto: invisibile ai sensi, agilità: (1 turno)]
[Bonus Morgan: Visione Eterica (3 azioni), Legante Animale (2 turni)]
[Bonus Edie: Patina Eterica (1 turno), Visione Eterica (4 azioni)]
Morgan ragiona rapidamente, si fida in pieno del suo istinto. Ferma Edie e le suggerisce di vedere se c'è il kit pronto soccorso (bella pensata) in auto.
Le vibrazioni del colpo in avvicinamento arrivano a lambire l'asfalto e si trasmettono nell'auto, ma in quel preciso momento Edie la converte in energia utile con l'effetto indiretto di depotenziare la discesa (tuttavia - sebbene non cambi niente - l'accelerazione discendente ne risernte molto poco). Scarica l'energia ricavata per increspare l'etere che riveste tutti i presenti e generare una patina eterica su tutti.
Il cacciatore potenzia le sue abilità di elaborazione sensitiva (ha un vantaggio sulla fuga perchè riesce a capire dal suono in quanto tempo sta per arrivare - questione comunque di un paio di secondi).
Grazie alla Visione della polvere riesce a vedere meglio nel buio e ad eseguire una svolta quasi perfetta nel momento esatto in cui la bomba tocca il suolo ed esplode (scena che vi ho descritto prima). Gli riesce anche grazie al fatto che Edie ha potenziato la sua concentrazione sulla manovra e in generale sulla strada.
L'auto sgomma e sfreccia verso Boston Road. Grazie a Legante animale Morgan riesce a percepire che l'essere si muove all'inseguimento, ma è a passo d'uomo e quando esce dalla linea d'azione della percezione ne perde del tutto le tracce.
All'interno dell'auto le cose tornano calme, anche se ora l'andamento non è di crociera, ma molto più sportivo.
All'interno dell'auto Olly ha gridato quando c'è stata l'esplosione, ora è impallidito e respira affannosamente, ha un attacco d'asma, Edie può intuirlo facilmente dai sibili respiratori.
Heze invece, non ha emesso un suono, ha gli occhi aperti, è sveglio, il suo respiro non è corto e affannoso, bensì molto lento e profondo lo si nota anche solo guardandogli il torace. Il volto pallido è madido di sudore (ma chi non è sudato?), i suo capelli sono tutti bagnati, attaccati alla fronte. Piega la testa un po' in avanti e vomita, questo sembra ridargli colore, ma non aiuta più di tanto a farlo sentire meglio, forse la guida sportiva non gli è piaciuta, chi lo sa. Dice qualcosa, ma la sua voce è flebile, forse solo Olly riesce a sentirlo. Dal labiale si capisce che ha chiesto scusa. Appoggia la testa al vetro del finestrino e adesso guarda un punto imprecisato, sembra non concentrato su alcun dettaglio in particolare.
[L'auto è in corsa verso la barriera, non manca molto a questa andatura.]
> (M) Mantiene l'Artefatto-macchina.
> (M) Runa dell'Osservazione, cd: 30
[bonus elaborazione delle informazioni sensoriali: 1]
> (M) Visione della Polvere + Maior, cd: 39 (malus polvere) : 6
[bonus vista: 2+1]
> (M) J-turn, baby
[tempestività e precisione per evitare danni, cd: 15 : 11+1(Runa)+3(Polvere)+2(Auto-artefatto)+3(Confero)]
> (E) Mantiene Materializzazione Eterica del Fluoro
> (E) Conversione energetica, cd: 36
[potenziamento alchimia: +6\base eterica per incantesimi: bonus durata di 2 turni e 4 azioni (si sommano algebricamente al turno in corso)]
> (E) Patina Eterica + Increspature dell'Etere, cd: 39 : 15 (+ potere di conversione energetica)
> (E) In unum confĕro, cd: 40 (interferenza nebbia) : 17 (prosegue fino alla 4 azione del prossimo turno, a meno che Edie non voglia arrestare l'effetto subito dopo la svolta)
[bonus Morgan: +3\malus distrazione: -4]. -
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Morgan Crain
parabatai – changed – dimensional refugee – maine ACCENT
Per fortuna non è la mia macchina questa.
E intendo che è una fortuna per lui.
Glielo farei presente se non fosse che, lanciandogli un’occhiata veloce dallo specchietto, mi rendo conto che probabilmente non capirebbe neanche cosa gli sto dicendo. Per fortuna siamo praticamente arrivati. Accelero nell’ultimo tratto tenendo a mente più o meno la distanza che abbiamo percorso per arrivare, io e Den, così da capire circa quando siamo arrivati al punto in cui la barriera tiene dentro la nebbia.
Sarebbe tutto molto divertente, sì, se non fosse che sento la situazione diventare nettamente più movimentata la dietro. Guardo Edie con la coda dell’occhio per un momento, con una domanda che chiede spiegazioni perché non ho capito cosa sta succedendo, se si tratti di un attacco di panico o qualcos’altro.
Nel dubbio… «Oliver,» richiamo l’attenzione del ragazzo mentre Edie si sposta dietro. Lo osservo dallo specchietto solo per mezzo secondo riportando l’attenzione alla strada immediatamente dopo. «Stiamo arrivando all’uscita, proprio adesso, promesso. Siamo già molto lontani da lì.» In questi momenti, c’è una vocina nella mia testa che si chiede, sempre, da dove trovi quel qualsiasi cosa serva a rendere la mia voce così calma e sicura. Incrollabile, aggettivo che non potrebbe essere più distante da me, in generale.
Continuo a guidare spedito, parecchio spedito, verso la barriera. Mantengo ancora la runa sull’auto, e la visione che mi permette di raccapezzarmi un minimo nella nebbia.
Fino a quando posso fermare la macchina, tirare il freno a mano. Solo un attimo di pausa, per concentrarmi e percepire eventuali minacce intorno a noi.
Poi inizio a parlare: «Ora continuiamo a piedi, c’è una barriera che non possiamo oltrepassare. Ma c’è anche un perimetro pattugliato, quindi aspetteremo lì che ci trovino. Fuori dalla macchina silenzio.» Mi giro di nuovo a guardarli, fermo gli occhi su Edie prima di proseguire, «Io mi occupo di lui,» e faccio un cenno al mezzo morto che ha appena dipinto la C1 con il poco che aveva mangiato, immagino.
Sto già pensando a quello che succederà dopo, al fatto che ho tutta l’intenzione di andarmene da solo a cercare Joshua. Ma una cosa per volta, ora non è decisamente il momento di parlarne anche perché non credo che Edie sarà d’accordo.
Quindi zitto, apro la portiera e la richiudo piano, facendo il giro dall’altra parte per andare allo sportello dove si poggia l’agente. Mi chino per toccare a terra e imprimere rapidamente una runa che ci nasconda a tutto, modellata così da creare un tunnel in cui passare di almeno venti metri di lunghezza, che ci conduca fuori dalla nebbia per lo meno.
Apro lo sportello e chinandomi mi avvicino per poterlo aiutare a uscire, «Forza, amico, ti aiuto. Siamo quasi arrivati,» glielo sussurro così piano che temo non riesca a sentirmi neanche lui, ma non importa. Gli faccio passare un suo braccio sulle mie spalle, lo sorreggo chiudendo lo sportello lentamente con il piede. L’altra mano, quella libera, tira fuori la pistola dalla fondina.
Aspetto di vedere Edie prima di indicarle dove avanzare così che entri dentro l’area della runa, facendole un cenno per andare prima di me.
Se anche ci fosse qualcosa qui vicino a noi, non dovrebbe essere un problema fintanto che stiamo in quel tunnel. Così la seguo, continuando a sorreggere lui, guardandomi intorno di tanto in tanto per quanto possa essere non troppo utile. Dovrei essere capace di riconoscere delle creature magiche però in base a quanta Polvere attirano.
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.©double deuce ownerwaitressbronx30 y.o.ex-maledictusedie crainVa tutto bene. La mano destra scatta al polso, il pollice che preme lì, all’interno, nel centro in cui posso sentire il battito. Qualche respiro che cerca di andare più a fondo, e il pensiero fisso che è rimasto lì, immobile, da quanto tutto è iniziato. Voglio andare a casa. Eppure, adesso so anche che non posso. Perché c’è Joshua, qui in mezzo, e c’è Chrys, e so che anche se andassi a casa, non sarei capace di respirare come mi servirebbe. Saprei solo continuare a pensare, pensare, pensare, pensare. Quello che non devo fare ora, anche se potrei giurare di sentire la mia testa esplodere da qualche parte. Ma anche questo è rapido ad andar via, lo fa quando sento il ritmo del respiro di Ollie, e quel suono che si alza come un fischio fra un fiato e l’altro. Sento lo sguardo di Morgan, e lo ricambio premendo l’urgenza nel mio, prima di muovermi per spostarmi, scivolare fra i sedili attenta a dove metto i piedi, dove metto tutto, per non premere sul cambio e non toccare il suo braccio, lui in nessun modo quando anche il solo pensiero di un movimento scattante, in lui, mi fa pensare solo ad un problema tattico che posso evitare. Mi infilo fra Hezekiah ed Oliver, lanciando al primo un’occhiata rapida ora che non posso concentrarmi su di lui perché ho un’urgenza diversa, più impellente, che si ferma nelle ossa. «È tutto okay» lo mormoro mentre prendo il pennarello, per disegnare rapidamente il cerchio e so che dovrei calmarlo, ma so anche che non sono abbastanza calma io per poterlo fare. Che nelle mie condizioni, adesso, rischierei di fare un danno, e perdere tempo che invece non abbiamo. «Non sforzarti, con calma, con calma» lo dico premendogli una mano sul torace, e mimando con il corpo ed il fiato una respirazione più lenta, che non metta sotto sforzo i suoi polmoni più di quanto non lo siano già, adesso, naturalmente. Mi concentro sui recettori adrenegici, perché nel ricevere adrenalina stimolino la broncodilatazione e regolino le secrezioni di mucose che si arrampicano sulle pareti, restringendo i suoi respiri uno dietro l’altro. «Shht, piano» glielo mormoro ancora, con dolcezza, muovendo la mano per farla finire fra i suoi capelli con una carezza leggera. Prendo un respiro anche io, mentre cerco di regolare ancora una volta il suo corpo perché cerchi stabilità interna da solo, lasciando andare solo un respiro prima di premere le labbra contro la sua fronte, in una stretta che si lascia andare a trattenerlo per qualche istante. Muovo solo una mano, quasi distrattamente, per allungare una bottiglia ad Hezekiah. Devo pensare anche a lui, me lo ricordo, e cercare di fare in modo che resista fino alla fine. Non voglio lasciarli morire, nessuno di loro. Non voglio e basta. Un sorso lo prendo anche io, dalla bottiglia che avevo allungato ad Ollie, prima, lasciandomi andare per un secondo contro lo schienale. Per tutto questo tempo, ho perso di vista quello che succedeva fuori, ma mi rendo conto dopo che ci siamo fermati. Mi rendo conto dopo che le cose non si fermano. Sento parole che si premono contro la testa che, ancora, ho il respiro affannato. Sposto gli occhi su Morgan, ancora una volta. A piedi. Mi concentro su Ollie, prima, su Hezekiah dopo. Sulla nebbia solo per terza. Possiamo farcela. Possiamo farcela? Sì. Non esiste un possiamo, esiste solo un dobbiamo, e basta. Non ci sono altre opzioni. Non possiamo fermarci e aspettare. Non posso mettermi qui a fare una cosa che neanche so fare, che è semplicemente sperare che qualcosa, da fuori, arrivi a risolvere la situazione. Anche se mi è stato dimostrato che a volte è così, ma era solo una bugia. Ogni volta, dietro c’era un prezzo enorme. Perché non esistono grazie, e non esistono miracoli. Mi faccio più stretta ad Ollie, prendendo un lungo respiro ed annuendo mentre torno a guardare Morgan. «Va bene, ci sono» lo dico annuendo, lanciando uno sguardo ad Ollie prima di muovere il braccio e aprire, piano, lo sportello dal suo lato. Il fatto che debba scendere per primo, non mi piace. Ma sono incastrata nel centro, e non c’è spazio abbastanza per uscire per prima. Lo incoraggio mentre sfilo la pistola dalla cintola che ho sotto i jeans, muovendomi subito dopo di lui anche nel continuare a cercare lentezza nei gesti. Apro lo sportello davanti per recuperare la borsa, e da di fronte al sedile raccattare il portafogli e dell’acqua. Il resto è superfluo. Mi servono i documenti per non lasciare tracce della mia presenza, mi serve acqua perché questo caldo, senza, può uccidere. Richiudo lentamente lo sportello, caricando la borsa in spalla dallo stesso lato che, poi, sii accosta ad Ollie per tenerlo stretto con un braccio che gli passa dietro la schiena, in basso, per sorreggerlo per quanto posso nella traversata. Torno con gli occhi su Morgan, e lo faccio con tutta la concentrazione di cui sono capace. So che adesso, devo ascoltare lui. So che è lui quello che sa come muoversi, non di certo io. Annuisco, quindi, passando di fronte a lui nel seguire il tratto che mi ha indicato, attenta come lo posso essere solo quando lo so, lo so, ho qualcosa che sento di dover proteggere, che voglio proteggere, e che non ho intenzione di perdere..
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Morgan, BP: 36
Edie, BP: 36
Morgan riesce a vedere con quasi assoluta chiarezza attraverso la polvere la strada per arrivare alla prima barriera. Grazie a compenetrazione riesce a percepire la presenza di un enorme... polipo alla sua destra ad una distanza di tredici metri, lo supera con relativa facilità, poco più avanti percepisce un'altissima figura, a dodici metri, può vederne la testa luminosa nel cielo, ma ancora una volta la supera del tutto inosservato.
Quando Morgan parcheggia recupera Heze, è a malapena cosciente, può capirlo dal fatto che non gli risponde e i suoi occhi sono acquosi e persi in un punto invisibile, la sua pelle scotta. Lo trascina fuori dall'auto, ma i suoi passi sono molto deboli, riesce a tenerlo in piedi solo grazie al fatto che è praticamente un armadio di due metri. Ad ogni modo Heze è un tipo tosto e persiste, qualsiasi cosa abbia ce la può fare, se lo ripete anche lui in una nenia quasi udibile.
Edie si preoccupa di Oliver. Non si prodiga in troppe cerimonie decide di trattare l'asma in fretta, attiva i recettori beta-due adrenergici dei bronchi favorendo il rilascio muscolare e grazie all'omeostasi biochimica induce il deflusso delle molecole infiammatorie rallentando l'infiammazione e riducendo appena il gonfiore della mucosa bronchiale. Il problema è che l'incantesimo è eseguito in fretta, senza dimenticare che l'origine è una contaminazione radioattiva (oltre al puro terrore per aver rischiato di morire). Il viso rosso, paonazzo, si rilassa e non appena riesce di nuovo a parlare (poco, visto che i sibili persistono) piange e dice "non ce la faremo mai, non ce la faremo mai", poi torna a piangere, ma nonostante tutto si aggrappa a Edie e si lascia condurre.
L'affaticamento di incantesimi tanto precisi uniti allo stress mettono a dura prova anche le capacità respiratorie di Edie che avrà bisogno di urgenti cure. La nausea e il calore adesso hanno raggiunto limiti estremi tanto che il senso di affaticamento - oltre al bisogno urgente di ossigeno ad una temperatura e ad un'imidità normale - è quasi inevitabile.
Morgan genera un percorso occultato grazie a Perth che li conduce a piedi al sicuro.
Quando i quattro emergono - finalmente fuori dalla nebbia - davanti alla seconda barriera il gruppo può vedere le luci della città dall'altro lato, ma per il momento non scorgono nessun agente di pattuglia.
[Potete decidere di postare ancora, oppure stabiliamo in off come si risolve la cosa, ad ogni modo complimenti ce l'avete fatta. Siete fuori! quasi tutti vivi]
> (M) Mantiene l'Artefatto-macchina
> (M) Visione della Polvere, cd: 39 (malus polvere in tempesta) : 19
> (M) Compenetrazione, cd: 32
- creature nelle vicinanze: 2
- percepiscono la sua presenza, cd: 10 : 6 = non lo cagano proprio
> (M) Perth, cd: 33
[Incantesimi Modellati]
> (E) Mantiene Materializzazione Eterica del Fluoro
> (E) Recettori adrenergici per l'adrenalina, cd: 38 : 8
> (E) Omeostasi Biochimica, cd: 38 : 2
- tiro per vedere se una sentinella di pattuglia li vede, cd: 10 : 2. -
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Morgan Crain
parabatai – changed – dimensional refugee – maine ACCENT
Fuori dalla nebbia fa freddo, me lo ricordo il cambio di temperatura sì. Questa cosa non va bene, per loro per lo meno, io sono a metà strada verso l’immunità da molte cose. Lascio andare l’agente a terra, chinandomi per accompagnarlo seduto contro la macchina più vicina.
Guardo Edie subito dopo, la vedo piegata su sé stessa appena sono libero di raddrizzare la schiena. Vorrei avere dieci secondi per godermi il fatto che siamo fuori e pensare anche ad altro, magari di più a lei come fosse lei e non soltanto uno dei tre civili che ho con me, ma tra poco entrerò di nuovo e non c’è tempo neanche per dieci secondi del genere.
«Stai bene?» Mi avvicino di qualche passo senza invadere troppo il suo spazio, adesso che siamo fuori può respirare come si deve. «Mettiti la giacca,» le dico soltanto, forzando ancora una volta la voce ad essere più calma di quello che sarebbe normalmente, perché non sono davvero così calmo come vorrei.
La osservo sistemarsi, infilarsi la giacca. Okay.
L’agente, penso che abbia bisogno di cure davvero immediate. Non credo che potremo davvero aspettare che qualcuno arrivi da questo lato del perimetro per puro caso, per nessuno dei tre in effetti. Provo a stimolargli l’istinto di sopravvivenza, aumentato tramite il Ren, per farlo ripigliare almeno un minimo.
Infilo la mano dentro al beutel per prendere la mia giacca che mi son tolto di dosso ormai secoli fa – tiro via tutte le robe nella tasche rimettendole nel beutel – e metterla sulle spalle di Oliver. «Visto, ce l’abbiamo fatta,» glielo dico chinandomi di fronte a lui con una pacca leggera sulla spalla e un sorriso.
Penso a cosa fare ora.
Ho detto che nessuno di loro sarebbe morto, nessuno. «Edie, dammi i tuoi documenti,» può essere una precauzione inutile, parecchio inutile. Ma sinceramente è il minimo che posso fare, «Puoi dire che li hai persi.» Agli agenti che ci troveranno, mentre io me la do molto velocemente dentro la nebbia, verso la macchina, sempre che non sia esplosa. Allungo la mano verso di lei. Nel frattempo sto già facendo un cenno all’agente, «Tutti vicini a lui.»
Ovviamente, ovviamente è un no, da parte sua.
Mi blocco a guardarla. La mia voce tuona autoritaria, molto di più di quanto avrei voluto, ma non sono capace di spingerla in una via di mezzo ora; o da un lato, o dall’altro. «Fai quello che ti dico, Edie.» Ha ragione anche adesso, senza dubbio ce l’ha, ma non sta considerando quanto mi rallenta avere metà del cervello che pensa a lei in ogni momento. «Ho detto, tre regole. Sono sicuro che te le ricordi,» non dovrei fare così lo so, non in questo modo. So che ce ne sono diversi per dire cose simili, ma penso di essere arrivato al punto in cui ho solo la necessità che faccia quello che le sto dicendo.
Soprattutto, ho la necessità che lei sia al sicuro da qualche parte, completamente al sicuro.
Prendo un respiro lento, che si consuma più veloce con uno sbuffo dalle labbra. Una mano si preme sulla faccia. Vorrei rispondere che proprio perché sono suo marito dovrebbe fare quello che dico, ma mi rendo conto che è una cosa che penso ora solo perché siamo in questa situazione. Non posso neanche perdere così tanto tempo a discutere con lei. «Stai dentro la barriera momentaneamente,» il braccio ricade al fianco pesantemente, «Ne riparleremo, di questa cosa, domani.» Ovviamente spero che non succeda di nuovo, ovvio, ma se dovesse succedere lei deve capire che non può fare così.
Per un momento, quando mi prende la mano, penso che potrei cedere. La guardo e penso che potrei cedere adesso, crollare e dire basta a tutto, e non sto neanche parlando della nebbia. Questa, alla fine, è solo una caccia più difficile delle altre. Ma non è una cosa che prendo davvero in considerazione, anzi. «Sì,» lo so che andrà bene, perché se non lo sapessi, penso che sarei il primo a farla andare molto male per un sacco di motivi diversi e in un sacco di modi diversi. Mi piego su di lei fino ad arrivare al volo e baciarla, mentre la mano che aveva preso si libera per avvolgere lei dietro la schiena e stringermela contro. Una cosa veloce, ma una di quelle cose veloci che, proprio perché lo sono, ci mettono molto di più tutto in un secondo. Mi allontano per parlarle sul volto con un mormorio: «Vai vicino all’agente, appena arrivano gli altri torniamo verso la macchina.»
Appena si allontana, tocco rapidamente il cemento per imprimere la runa barriera intorno a loro, che li protegga da tutto, creature, incantesimi e persone. Entro solo per abbassarmi sullo sbirro e iniziare a “perquisirlo”, cercando un’ipotesi più che una certezza. Ore fa li ho sentiti quei segnali acustici, quando ci siamo imbattuti in Selina e Beau. Dovevano avere un modo per comunicare tra loro, non li avrebbero mandati nella nebbia così, senza niente, completamente allo sbaraglio. Idealmente, un segnalatore acustico è la cosa migliore, quindi devono averlo per forza. «Avete un segnalatore acustico, vero? Dimmi che ce l’hai ancora, amico,» gli dico senza aspettarmi davvero una risposta.
Il problema è che ovviamente, questa roba attira anche le creature.
Sì, ecco perché la barriera.
Da cui esco, giusto qualche passo davanti a loro. Sposto gli occhi sul muro di nebbia che si alza enorme di fronte a noi a svariati metri di distanza.
Se riesco a trovarlo, attivo il segnalatore per richiamare l’attenzione degli agenti di pattuglia e farli arrivar più in fretta. Poi lo metto in tasca e impegno il mio cervello nel cercare di percepire qualsiasi creatura in avvicinamento, eventualmente attirata dal suono, e se ne becco una abbastanza vicina, mi ci lego con la pistola in posizione di puntamento, pronto a farla fuori.
Skills Utilizzate Info & Bonus Passivi Changed Equip Artefatti Propri Materie . -
.©double deuce ownerwaitressbronx30 y.o.ex-maledictusedie crainIl fluoro, lo lascio prima di superare la nebbia, perché tanto ormai non può più servirmi, quando tutto il resto è rimasto in macchina. La prima cosa che faccio, è prendere una boccata d’aria che quasi fa male alle costole per quanto la premo a fondo; oltre la nebbia, fuori da quella sensazione opprimente che si era attaccata alle ossa, la pelle, come uno strato tanto denso da sembrare incollato ormai perennemente. Mi ero quasi scordata come fosse normalmente l’aria, come fosse ormai una stagione che di caldo ha ben poco. Muovo qualche altro passo, abbastanza per mettere una distanza reale fra noi e quel posto, tenendo su Ollie anche quando sento la fatica trascinarsi a fondo nei muscoli e in tutto, anche nei pensieri. Almeno, siamo fuori. Per davvero. Fuori da quell’ammasso impossibile che resta alle spalle, e che ancora trascina nel suo grembo troppe persone. Mi fermo muovendomi per fare in modo che Ollie si sieda a terra, prima di poggiarmi con le mani sulle gambe cercando di regolarizzare i respiri, anche se so che questa è una cosa che può e deve aspettare. Premo su di me la modifica per acclimatarsi, prima di fare in modo che colpisca tutti, intorno a me così che lo scalo di temperatura non sia un problema, anche mentre sposto gli occhi su Morgan annuendo appena. «Bene, sì» mi esce a voce bassa, forse un po’ roca, ma non importa. Slaccio la giacca dalla vita per infilarla, un braccio alla volta, dopo aver lasciato cadere la borsa a terra, rimettendo poi la pistola nella sua fondina. «Tu stai bene?» lo chiedo tornando più dritta, e lanciandogli solo un’occhiata di quelle che chiedono anche solo un gesto, uno minimo, minuscolo, che abbia quel frammento di verità che sappia sfuggire via da tutto. Ho bisogno che stia bene, ho bisogno che Ollie ed Hezekiah anche stiano bene, pure se li vedo in condizioni che sanno sembrarmi sempre peggiori. Prendo un altro respiro, per un secondo, cercando di aggiustare un minimo il mio corpo, quel tanto che basta a sapere di poter ancora fare qualcosa per loro, di potermi ancora tenere in piedi quando lì dentro, c’è ancora Joshua. E ho bisogno di poter dire che sto bene per davvero. Mi lascio andare a terra solo dopo, prendendomi qualche secondo nell’allungare le braccia per stiracchiarle, e godere semplicemente di aria che è facile respirare, che non è pesante, non è spessa come melma che si alza tutto intorno e diventa viscosità in cui muoversi. Ma solo un secondo prima di concentrarmi su Ollie, prima, ed Hezekiah dopo, per capire i loro parametri e sapere quanto in fretta ho bisogno che ci trovino, e cosa fare per riuscire a tenerli in vita fino a quel momento. Un secondo, a labbra strette, prima di tornare su Morgan con sopracciglia che si corrugano appena. Lo fanno per forza quando c’è una domanda che resta ferma sulle labbra schiuse, e mi porta a stringere la borsa più vicina, con uno scatto della testa che si piega di lato. «Non c’è bisogno» inizio, anche senza ancora muovermi, ma stringendo la presa contro la borsa con quella sensazione che mi dice già cos’è che sta pensando. Lo so perché lo conosco, lo so perché ormai posso dire di aver imparato dei pattern che esistono nella sua testa, ma ho detto dobbiamo in quel market, e non l’ho detto casualmente. «Non ci pensare neanche» lo dico solo dopo, mettendomi in piedi e afferrando la borsa da terra, per rimetterla contro la spalla e muovere qualche passo verso di lui, al diavolo la barriera. Lancio uno sguardo ad Ollie e Hezekiah, prima di tornare a guardare lui premendo le braccia incrociate contro il petto. Stringo appena le labbra, ancora una volta, tirandole appena in dentro nel premere gli occhi contro di lui, raccattando ogni centimetro della mia convinzione per premerla sul volto. «No. Non esiste. Io devo andare da mio fratello, te l’ho detto» lascio andare un respiro, facendo cadere le braccia lungo i fianchi e scuotendo appena la testa per qualche secondo, cercando di bloccare l’ansia da qualche parte, in fondo allo stomaco. «Potrebbero essere feriti, potrebbero essere contaminati, e di certo non puoi portarli all’ospedale e anche se potessi, dovresti fare prima andata e ritorno» alzo appena le sopracciglia, mentre inclino appena il busto all’indietro continuando a guardarlo prima di schioccare la lingua sul palato. «Sei mio marito, non il mio boss» lo guardo muoversi con il tipo di attenzione, che ho sempre quando si tratta di lui, nel sentire il volto tornare più morbido. Con un gesto muovo le mani per prendere la sua, quella che è ricaduta lungo il fianco. «Sono sempre disponibile a parlare del tuo latente maschilismo» ho la voce più leggera nel dirlo, quel tono che scivola lento in qualcosa di simile ad uno scherzo, mentre per un secondo un angolo delle labbra si alza appena. «Andrà bene» sorrido un po’ di più, annuendo, alzando il volto per andargli contro in un gesto che mi porta le mani a stringersi contro di lui, sulla curva della schiena. È qualche secondo e vorrei che fosse di più; vorrei stendermi con lui, i bambini, e pensare che tutto questo è già finito. Ma va bene così, nonostante tutto, e sorrido ancora quando c’è una distanza minima che mi lascia ancora a guardarlo. «Sì» lo dico stringendo per un secondo la presa mentre, di nuovo, annuisco, muovendo solo una mano per premergliela solo un attimo sul volto. Uno e basta, prima di muovere qualche passo indietro, guardandolo ancora, per tornare più vicina ad Ollie ed Hezekiah..
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> Edie, BP: 37
> Morgan, BP: 37
(mi sono commossa mannaggia a voi due)
Edie attenua il cambiamento repentino di temperatura e umitià acclimatando il proprio corpo alle nuove condizioni, la sua respirazione migliora di colpo, l'ossigeno arriva di nuovo liberamente al suo cervello, evento che scatena una vertigine (ma grazie all'acclimatazione non subisce alcun altro effetto, e si salva da possibili malus di concentrazione).
Grazie all'increspatura eterica riesce a estendere l'incantesimo anche al resto dei presenti, con piacere può notare che l'asma di Oliver si attenua notevolmente, sarà il sollievo, o il fresco, o l'acclimatamento, fatto sta che torna a respirare con più calma, Heze invece, continua ad avere respiri lenti e profondi.
Edie tenta anche di eseguire una normalizzazione dell'omeostasi interna, questo di certo riduce un po' l'infiammazione generale dovuta alla contaminazione radioattiva, ma non è che un palliativo, non avendo sintomi gravi non può notare un sostanziale miglioramento, sebbene comunque in minima parte sia avvenuto.
La supervisione dei parametri vitali di Heze ed Olly le fornisce queste informazioni:
Heze
- Frequenza cardiaca alta (circa 130 bpm) : tachicardia
- Pressione sanguigna bassa (circa 75 mmHg di minima) : ipotensione ortostatica (insomma più tempo sta in piedi più velocemente ti sviene tra le mani)
- Saturazione dell'ossigeno bassa (aka quantità di ossigeno nel sangue: 70%) [normale tra 97% e 99%]
- Dispnea (aka leggera insufficienza negli scambi di ossigeno, Edie non puoi avere informazioni accurate su questa condizione a meno che non valuti i volumi respiratori, ma la deduce facilmente dal fatto che la saturazione dell'ossigeno è bassa, che è tutto ciò che le serve)
- Stato confusionale
- Cute sudata e calda (temperatura circa 38°C)
Edie può dedurre inequivocabilmente - dal fatto che ha tachicardia e bassa pressione - che Heze sta andando in shock, la causa può immaginare che sia stata la perdita di sangue e la contaminazione radioattiva (per sapere come e perchè puoi fare delle ricerche, puoi dedurre comunque che è una concomitanza di fattori generali). Edie sa che se la sua pressione scende sotto i 50 mmHg lo può recuperare forse solo un medimago esperto.
Tuttavia, sa che un paziente in shock dovrebbe essere freddo, invece Heze è quasi bollente, può essere dovuto al fatto che la temperatura nella nebbia era alta, ma potrebbe anche esserci in atto un'infezione.
Oliver
- Frequenza cardiaca lievemente aumentata (succede durante l'asma)
- Pressione arteriosa normale (eccetto per una riduzione della pressione arteriosa sistolica durante l'inspirazione, ma è normalissimo in caso d'asma, si chiama polso paradosso)
- Saturazione dell'ossigeno bassa, ma in aumento (80%, normale per la situazione e l'asma)
- Dispnea (si sforza nel respirare: labbra socchiuse in atteggiamento inspiratorio)
- Stato Vigile
- Volto pallido e chiazzato (normale per la situazione)
Morgan si preoccupa di rallentare il peggioramento di Heze incrementando dentro di lui l'istinto di sopravvivenza. Il mago torna un po' più vigile cosa che migliora i suoi sforzi respiratori, la quantità di ossigeno che gli arriva al cervello aumenta, ma non si può dire che riesca a stare su da solo, comunque ci prova. Ad ogni modo ha con sè il segnalatore e così con un cenno glielo mostra (se volete che lo attivi basta che scrivete nel narrato che lo fa).
Morgan imprime una barriera per proteggere il gruppo.
Infine, grazie alla compenetrazione con l'ambiente, riesce a percepire che nella zona non sono presenti creature, nonostante tutto per il momento la situazione è calma. Si accorge tuttavia di un altro dettaglio.
In prossimità del tratto di barriera in cui si trova il gruppetto si avvicina un angente del macusa. Sembra non aver ancora notato il gruppo, sebbene sia probabile che da qui a poco, non appena si farà più vicino, riuscirà a vedereli.
[Nota: al momento non abbiamo pg giocanti di pattuglia, eccetto Isobelle, se volete potete scriverle e fare che si tratta di lei]
> (E) Acclimatamento (su di sè), cd: 37
> (E) Increspature dell'Etere (armonizzazione acclimatamento), cd: 39 : 18
> (E) Omeostasi Biochimica, cd: 37
> (E) Supervisione dei parametri vitali x2, cd: 38
> (M) Stimolazione istinto di sopravvivenza in Hezekiah + Influenza Ren, cd: 38
> (M) Impressione Ambientale di Mannaz sul gruppo, cd: 33
> (M) Legante Animale + Compenetrazione + Incanto Legante, cd: 34 (3 turni, ampiezza: 30m)
- tiro per vedere se ci sono delle creature nel raggio di 30 m, cd: 10: 6
- tiro per vedere se vengono visti da un agente di pattuglia, cd: 10 : 10 (un agente in avvicinamento). -
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Morgan Crain
parabatai – changed – dimensional refugee – maine ACCENT
Nessuna creatura, ma sento l’agente. Guardo meglio, non sembra averci visto.
Inutile nascondere le mie armi ora come ora, si vedrebbe comunque quella attaccata alla gamba. Odio dover fare affidamento sulla polizia, ma a questo punto davvero non posso fare nient’altro. Cioè, potrei, ma sarebbe un rischio inutile da correre.
Avviso Edie, «Baby, c’è un agente.» Ci penso ora al fatto che dovrei porre rimedio alla memoria di questo qua, avrei dovuto farlo prima. Mi accosto di più alla barriera, non posso entrare per il momento ma devo giusto interromperla per un momento e poi rifarla, non è un problema in una situazione di calma come questa. Parlo a voce più bassa però, il più vicino possibile a lei, sul limitare della zona a cui non posso accedere. «Devo correggere la sua memoria,» è un modo per dire che devo togliere la barriera per lanciare gli incantesimi che servono su di lui.
Non sono del tutto convinto di quello che risponde. Non solo perché oggi ho accumulato un livello di odio verso gli sbirri che supera il totale di tutta la mia esistenza, ma anche perché di base, è un poliziotto e questo mi rende diffidente a prescindere.
Però non c’è tempo per discutere, si sta avvicinando. Oltre al fatto che il nostro amico qua lo vedo davvero male.
Prendo solo un respiro, tirato a forza tra le labbra, prima di chiedere: «Sei sicura? Al cento percento?» Mi fido di lei, se dice che non lo farà le crederò, ma deve esserne sicura. E se lo è, allora lo sono anche io. Annuisco. «Va bene, vado a chiamarlo.» Faccio in fretta.
Farò in fretta sì.
Diffondo rapidamente onde psichiche per modificare l’apparenza della mia faccia, così che sembri diversa. È l’unica cosa che mi serve per ora, che non abbia un identikit da riferire per quanto nel nostro mondo, una faccia può non valere assolutamente niente. Poi scatto a correre verso di lui. Rendo la mia immagine più affidabile, modulo la voce affinché sia coerentemente credibile, e camuffo le onde psichiche così che se dovesse accorgersi di qualcosa, ad una percezione possano apparire come una banale percezione dell’aura. Voglio evitare il ripetersi della situazione di qualche ora fa.
«Ohi, abbiamo due feriti. Un bambino e un agente, hanno bisogno di cure immediate,» lo dico all’agente appena sono vicino abbastanza in modo che possa sentirmi senza dover alzare troppo la voce. Gli indico la direzione dove ci sono gli altri ancora dentro la barriera. Già mi sto muovendo per tornare indietro, sperando che mi segua senza fare storie. In ogni caso, non mi fermerei, farei finta di non averlo sentito, perché devo raggiungere Edie e modificare anche l’apparenza del suo volto per farlo somigliare a quello di un’altra persona.
Skills Utilizzate Info & Bonus Passivi Changed Equip Artefatti Propri Materie . -
.©double deuce ownerwaitressbronx30 y.o.ex-maledictusedie crainLo so che in fondo Morgan ha ragione, lo so che avrei bisogno di riposo, di riprendermi davvero e non solo annacquare tutto di secondo in secondo per renderlo più sopportabile. Lo so, davvero, ma non so dirmi che devo fermarmi, dirmi che devo andare a casa quando ci sono troppe cose ancora da fare. Non posso tornare a casa finché non avrò trovato mio fratello; non posso tornare a casa se so che Morgan è da solo qui dentro. E lo è, perché ci siamo solo noi, e non chiedo e non domando, ma lo so e basta. Siamo solo noi, e ci sono troppe, davvero troppe cose da fare. Eppure, so anche che voglio andare a casa. So tante cose, tutte insieme, alcune accavallate in contrasti che tanto, non si risolveranno mai. Resto solo vicina ad Ollie ed Hezekiah, sperando che qualcuno, chiunque, arrivi presto. Mi muovo solo un secondo verso Heze, guardandolo nel muovere le mani verso di lui con quello stesso d tipo di urgenza che preme nella volontà di tenerlo vivo, vivo davvero e non solo finché arriverà qualcuno e allora, sarà un problema loro. Vivo perché possa davvero sopravvivere a tutto questo. Vivo sul serio, e non solo con un lascito di secondi. «No, Hezekiah, stai giù» lo dico muovendomi per accompagnarlo a farlo, lanciando solo per un secondo a Morgan uno sguardo che comunica urgenza. Un’urgenza impellente. Mi siedo di fianco a lui, prendendo un lungo respiro. Devo fare qualcosa per lui, e questo lo so. Lo so che anche nonostante ogni cosa che ho cercato di fare, non basta. Che nelle sue condizioni ha bisogno di attenzioni continue, quelle che non ho potuto dargli. Prendo un respiro, lo faccio concentrandomi al limite delle mie possibilità, nonostante tutto. Lo faccio sperando e pregando che qualcuno arrivi presto, che lo prendano, e siano capaci di dargli ogni cura possibile. Tutte quelle che io non posso dargli adesso, in nessun modo. Posso solo ritardare tutto, e basta. Posso farlo concentrandomi sui recettori della Noradrenalina perché i vasi si stringano e possano fare qualcosa per la pressione pericolosamente bassa. Non può morire. Me lo dico, me lo ripeto, me lo premo negli occhi. Non può morire. Non può essere che il numero dei miei interventi, porti più morti che vivi. E per adesso, lo fa. Prendo un respiro ancora, ignorando tutto per concentrarmi ancora sui recettori, così da stimolare gli antigeni e fare in modo che rilascino linfociti che possano agire contro l’infezione. Lo so che avrei dovuto fare molta, molta più attenzione a quelle ferite in questo senso, ma avevo quello che avevo. Acqua ossigenata, carta igienica e guanti da cucina, niente di più. Vorrei dire che ho fatto il possibile, e questo basta. Ma non basta. Non basta, non lo fa mai. Non è mai abbastanza, niente di quello che faccio, e non posso far altro che guardare concretamente quanto non lo sia. Non so da quant’è che vorrei semplicemente piangere, ma non lo faccio. Non lo faccio mai. Lo trattengo nei fiati, invece, e lo stringo lì dove so che non può uscire. Andrà bene. Tutto bene. Ormai siamo qui, siamo oltre tutto, sono ad un passo da ogni cosa che può tirarli fuori da questo incubo e aiutarli per davvero. Sia Oliver che Hezekiah. Entrambi. Ad un passo dalla fine, e io devo solo fare in modo che possano andare oltre. Solo un piccolo, minuscolo sforzo in confronto a quello che può garantire. Sposto gli occhi su Morgan, lo faccio in uno scatto automatico quando dice che un agente è vicino ed è tutto quello che, adesso, voglio. Per quanto io detesti la polizia. Ma aspetto che si avvicini, prima di mettermi un secondo più dritta con la schiena, anche continuando a tenere tutti sottocchio. «Non ce n’è bisogno» lo dico con un mormorio che parte incerto, ma che poi mi lascia un respiro più convinto. Mi alzo, ancora una volta, per essere più vicina a Morgan, anche se nei limiti della barriera. «Ho parlato con lui prima, racconterà la storia dei criptozoologi, non dirà niente di strano» lo guardo stringendo appena le labbra. Al cento percento è una certezza che no, non posso avere. Non così netta, precisa, impossibile da sbagliare. Ma penso anche che in fondo, una cosa del genere non esista. Che tutte le volte che lui va lì fuori, lo fa sapendo che potrebbe succedere qualcosa. Che ogni volta che qualcuno di noi dice o fa qualcosa, sa che tutto potrebbe cambiare ed essere diverso. Finisco per annuire, a metà fra fiducia e responsabilità, del tipo che schiaccia e quasi annienta. Perché non riguarda me, riguarda lui, e questo, questo sa mettermi ansia, anche se la tengo sempre lì. Perché ci sono scelte che vanno fatte, in un modo o nell’altro, e con la consapevolezza e certezza che, in ogni caso, la responsabilità è mia. «Sì» lo dico alla fine, guardandolo senza nascondere quel dubbio che si sfuma in una certezza che è solo una decisione, e niente di più. Annuisco, lo faccio tornando all’esigenza che impellente si fa strada nella certezza di quello che ho visto quando li ho analizzati. «Fai in fretta» mi esce con un filo di voce, con però quel qualcosa che la lascia ad imprimersi a fondo..