Can't stop thinking 'bout it pt.2

Joshua/Chrys | Las Vegas | Nevada | 7 ottobre 2021 | Contenuti sensibili

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    26.
    Ho paura di questo modo che ho di essere felice. Del modo viscerale con cui mi si attacca addosso e non sa staccarsi, nemmeno quando lui si diverte a prendermi in giro ed io dovrei, non so, pensare solo a quello piuttosto che a tutto il contorno che c'è.
    Ma non ci riesco.
    A volte ho persino l'impressione di essere lontano da me, da quel corpo che lui ricerca in morsi e spinte. Perché conscio di non poter meritare tanto, non quando la vita mi ha visto divenire lo spettro di tutto ciò che ho odiato. Odio persino questo, adesso. Questo mio essere accondiscendente in un modo che non sa vedermi combattere. Non ho motivo per tendere i muscoli adesso, non quando c'è ancora dell'adrenalina a far correre il cuore in petto e tutto sa sembrarmi più sciocco, più lontano da me.
    Mi sento proprio come un bambino e credo che lui se ne sia accorto. Sono dettagli che a Joshua non sfuggono più o che forse, appunto, non gli sono mai sfuggiti.
    Credo che questa consapevolezza faccia parte del mio stupore. Che sa rinnovarsi ed ogni volta finisce per mostrarmi facce di una medaglia che probabilmente non ho mai trattenuto davvero tra le mani. Non l'ho mai lasciata scivolare tra le dita. Non mi sono mai soffermato sui suoi dettagli. Ma se proprio dovessi provarci ora, tra un morso e l'altro, tra perimetri che lui ricostruisce e fortifica affinché nessun altro possa fare ciò che sa farmi lui, forse potrei capire quanto importante io sia stato quando, beh, nemmeno lui ne era a conoscenza.
    Anche se non siamo mai stati così bravi a dircelo e forse persino oggi fatichiamo a metterne insieme le parole, capisco come l'amore, a modo proprio, ci sia stato già da prima che giungesse Gretchen e poi Lilian.
    Forse a mia volta devo averlo ricercato nella mascella di Borja o negli occhi chiari di Ray. Se solo avessimo avuto un po' più di coraggio e non l'avessimo ostentato soltanto a parole...probabilmente e dico, probabilmente, ci saremmo già ritrovati così.
    Ma sono dettagli sui quali preferirei non soffermarmi ancora ed ancora. Sono dettagli che vorrei mettere da parte per un secondo: Perché a conti fatti non ho nessun rimpianto, nemmeno ora, che mi lascio scoprire di ogni mia vergogna ed osservare per la bestia quale sono. Impunita, selvaggia e così intimorita da non sapere nemmeno com'è che si scalpita per fuggir via. Non so davvero cosa fare se non lasciarmi stringere i polsi in questo modo. Che fa male e bene nel medesimo istante. Che senza la pressione delle sue dita sulla mia pelle...beh, non credo riuscirei a sentir qualcosa. Ho bisogno che lui sia pressante al punto da lasciarvi dei segni. Voglio che il mio corpo divenga il santuario di ogni suo passaggio.
    Così ci baciamo ancora, anche se ho i pantaloni umidi. Anche se ho le mani che tremano e non sanno se soffermarsi sui suoi fianchi e così stringerli forte, o se lasciarsi andare, nascoste dietro alle spalle, contro il muro.
    ''Non l'ho mai fatto in acqua...'' E lo so che la nostra ormai non è più una relazione basata sul sesso. So tante cose solo che...solo che non riesco a staccarmi da certi trascorsi: Non so dimenticare cosa siamo stati prima di quella proposta di matrimonio. Non so dimenticare le convinzioni che ci siamo inculcati affinché nessuno dei due potesse cedere per primo e dire che, beh, oltre al sesso forse c'era qualcosa. Qualcosa che a conti fatti c'è sempre stato, in un modo quasi palese, a volte.
    Penso che potrei davvero soffermarmi su questo, adesso. Di poter, non so, bloccare il tempo a queste cose che mi sembrano belle, senza girarci troppo attorno o senza soffermarmi troppo su quei dettagli che mi sembrano puntigliosi, dolorosi.
    Sento un certo fastidio risalirmi la gola quando penso a Morgan, ma non per Morgan stesso, quanto per non essere riuscito a contattare Joshua prima di lui. Sento di aver sbagliato qualcosa, in effetti. Di essere stato nuovamente impulsivo, perché spaventato e già al limite della mia stessa sopportazione. Sento, però, che non avrei comunque potuto agire diversamente e questo, per un certo verso, non sa far altro che distruggermi ulteriormente.
    Credo di non conoscere dei meccanismi che possano rivelarsi in qualche modo giusti. Penso di non sapere com'è che si smette di far certe cose: Di gettare acido su ciò che già è stato rovinato o benzina sul fuoco. Non so fermarmi.
    E non so farlo nemmeno ora che...Dio, che senso avrebbe farlo? Come potrei dirgli di smetterla di amarmi così e farmi sentire come se fossi la persona più fortunata di questo fottuto pianeta. Come potrei tenerlo lontano, a debita distanza solo perché so quanto male potrei fargli? Che pur sapendolo, forse, non riuscirei nemmeno a smettere. Non è così che girano le cose per me, per noi e forse nemmeno nei confronti di Alice.
    Cazzo quanto sono stato stronzo a lasciarla ad Edie. So bene come sia sbagliato dar sfogo a certi impulsi accantonando dei bisogni ben più pudici di questi. So bene come io non sia in grado di gestire nulla.
    Ma so in altrettanto modo di aver fatto una promessa e questa promessa, anche se non l'abbiamo suggellata in alcun modo sa farmi star male. Mi logora dentro.
    Vorrei dirgli di aver paura: Perché so che lui lo vorrebbe. Ma non lo faccio.
    Lo guardo negli occhi e vorrei solo che mi stringesse di più.
    Che mi graffiasse,
    Che mi strappasse via.
    Dalla vita, da tutto questo.
    Dalla stasi che poi è solo del dolore velato.
    Qualcosa a cui non so dar voce.
    Che ci ha pensato la droga fino ad oggi.
    Ci ha pensato la gente.
    Le feste.
    Le orge.
    I suoi cazzo di sorrisi persi tra la folla.
    E penso che ci voglia un po' di coraggio anche in questo: Nel lasciarsi andare pur sapendo di non poterlo o saperlo fare. Che sarebbe come tradire la sua fiducia e farlo comunque per un bene che è solo materiale. Che si stringe tra le dita. Che se volesse potrebbe stringermi il cavallo dei pantaloni e notare che adesso esiste solo quello. Che il bisogno che ho io di lui è più terreno che altro. Che non c'è niente oltre la fisicità. Che se non fosse per quella forse mi scorderei persino di star esistendo. Di essere giunto a Las Vegas solo per vederlo. Per sentire la sua voce di nuovo ed essere certo che non fosse solo qualcosa che mi si incastra nel cervello come un ricordo sbiadito. Che due settimane non sono niente, ma allo stesso sono tanto. Ed io sto solo cercando di abituarmi a tutto questo. Anche se nel peggiore dei modi.
    Vorrei solo non essere il portatore di un impegno così grande. Così ingestibile.
    Ma vorrei smettere di pensare.
    Anche se ovviamente, non ci riesco.
    ''Promettimi di non andarci piano.'' Ed è un sussurro che dovrebbe somigliare in qualche modo ad un sibilare a morsi di labbra. In respiri che non so controllare né modulare affinché lui possa non percepirmi così volubile alla sua presa.
    Che questa è la mia punizione: Voglio che mi faccia male al punto da cancellare ogni peccato commesso. Voglio che mi sottometta, che mi spinga il viso contro il pavimento e che nel farlo, mentre soffoco, mi ricordi quanto lui sia indispensabile per me. Perché diversamente da questo non saprei vivere. Perché più di così, probabilmente, non saprei fare. Allora sono io, adesso, che serro la presa sui suoi polsi. Voglio che il sangue gli si blocchi lì, che finisca per fluire altrove solo perché l'idea della violenza sa eccitarlo.
    Ed io so bene come dovrei dirgli che ho paura. Che ne ho sempre ultimamente.
    Ma non lo faccio.
    Non quando vorrei fosse lui a spaventarmi.

    Che io so solo essere una bestia priva di vergogna. Un verme che s'annida dove il sole non batte mai. Un'entità che sa avvilupparsi alla vita delle persone solo per strappargliela via. Che di sua non ne ha. Non ha niente. Non ho niente e forse questo è tutto ciò che mi resta. L'unica cosa per cui mi sono battuto per tutta la vita. L'unico capriccio che avrei voluto veder soddisfatto da tempo. Perché io queste prese le ho già sognate ed in ogni incubo, ho capito, come poi avrebbero finito per farmi male.
    ''Distruggimi.''
    E ricostruiscimi da capo. Rendimi migliore, più bello, più capace. Fai di me un fedele che siede alla tua destra. Fai di me l'uomo di cui hai bisogno. Che io voglio esser di più. Più di questo, più di ciò che Caleb deve aver sperato e sognato. Più di ciò che Morgan ha visto. Più di quelle debolezze che mi bloccano e che, nel farlo, annichiliscono ogni cosa.
    Puniscimi ed insegnami a chiederti il perdono.
    Perché l'ho fatto.
    L'ho fatto ma non dovevo.
    Eppure mi è sembrato giusto così.
    Continua a sembrarlo
    e lo confermo in ogni bacio che spingo al limite. Che ti attacco, ti incito a far di peggio affinché tutto attorno a noi torni ad essere solo un rumore bianco di sottofondo ed io possa sentirmi sempre più bene. Possa sentirmi invincibile.
    Sto bene. Ma ho paura di questa mia felicità.
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    Edited by ( : - 19/10/2021, 02:16
     
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    Vuoi che ti faccia pagare il modo in cui hai saputo agitarti facilmente per un ragazzino? Perché posso farlo. Dobbiamo solo arrivare in camera e chiuderci dentro così tante ore che non me la sentirei di chiudere occhio. Mi sei mancato come manca l’oscurità in sei mesi di sole cocente. È stato straziante anche solo per due settimane che non sono volate in niente. Sei tutte le ombre di cui ho bisogno e adesso non hai scampo da me. Che nel venire a caccia non ho faticato a trovarti, anche se ancora non sai quanto saprai essere mio da qui a domani notte.
    Non lo so come cazzo ci arrivo in questa stanza senza toglierti tutto prima di raggiungere la porta. Perché ti scoperei in ogni fottuto angolo, sotto gli occhi di chiunque, arriverei al punto in cui non me ne frega niente dei loro pensieri e delle loro voglie, che qui mi interessi solo tu. Tu che non hai aspettato un secondo di più per abbandonarti a me e cazzo si, io farò quello che mi chiedi ed ancora molto di più. Ti ricordo quello che puoi ancora tenere tra le dita, e lo ricordo a me, che la sola idea di perderlo mi uccide. Ti giuro che farò di tutto perché questo rimanga per noi, sempre. Fa smettere di battere anche il mio cuore, ed ho perso il conto dei battiti. Basta che mandi il sangue dove serve a me, dove stringi e chiedi e pretendi. E Chrys quando fai così mi inviti solo ad essere più forte. Mi alimenti e non sai farmi un freno, è come se volessi liberarmi dalla gabbia in cui resto per sopravvivere, e tu ci entri dentro e ti ci incateni con me. Voglio dimostrarti che posso assecondare tutti i desideri che non sai esprimere e tu puoi farlo con i miei. Che amarti è la sola cosa che mi riesce e non voglio cambi.
    Sono una persona fisica, vivo in prese che ti spingono dentro la suite senza farti prendere fiato, che chiudono a chiave una porta che si aprirà solo per il servizio in camera. Ma l'unica cosa di saprò nutrirmi sei tu. Sei la mia cazzo di portata principale. Ed io devo essere la tua, che non mi sento un ripiego tra quelli scelti all'ultimo minuto. Ti sei solo fatto distrarre da Caleb.
    «Mai, cazzo mai... » non ci andrò mai piano con te Chrys. Sigillo la promessa in quel ringhio che ti premo sulla carotide, li dove senti mancare tutto. Ed i miei polsi, oh i miei polsi tornano miei in quei baci che ho bisogno di stringerti addosso, di infliggerti come una cazzo di punizione. Perché con me puoi solo soffrire e questo, questo penso ti sia già così chiaro da renderti un fottuto masochista. Mi alimenti, mi accendi, non mi lasci più nessuna catena a contenere quello che provo ed il modo in cui voglio averti adesso è irreale. Irrazionale, immotivato, immorale. E cazzo se mi lascia un ghigno tra le labbra che stacco dalle tue, che voglio vedere quanto mi cerchi quando non ci sono. Scendo veloce a tirarti via tutta la colpa di cui ti sei macchiato eccitandoti per un ragazzino, quando hai me cazzo. E ti guardo lì, nella penombra perché le luci le spengo e lascio che siano quelle impazzite all'esterno a disegnare i tuoi ed i miei tratti. Ti fermo le mani in alto, le spingo ferocemente lungo il muro, che se gratta non ci faccio caso.
    Ho bisogno che seguano uno schema, il mio che già ti ansimo il desiderio che mi preme così in basso da faticare a capire che cazzo sto facendo. Ma tutto ha un senso, alla fine. Anche le catene che chiamo nel sangue, che ti stringono i polsi più su, ti sollevano da terra, ti inchiodano senza la possibilità di muovere quelle fottute mani che, dopo, voglio si riprendano quello che ora sto togliendo loro: la libertà di aggrapparsi a me.
    «Sei illegale» ed è un tono roco, quello che ti uso, perché non ti sto neanche guardando davvero, mi sto invece spogliando di tutto per esserti contro subito, che aspettare non so come si faccia, che prendere fiato è impossibile. Non so come sembri così lento quando invece non lo è, sarà il cazzo di tempo che mi fa un favore per una volta. Quando ti costringo con le gambe intorno alla mia vita ed il bacino incollato a me, che io devo prenderti adesso, senza tregua e senza che tu possa opporti. Contro questo muro in cui affondo con te, che adesso è difficile tutto, anche solo guardarti ed importi di guardarmi mentre mi prendo tutto ancora una volta. «E' solo l'inizio» ti avviso, cazzo, che questo piacere è un briciolo di quello che ti farò perché non ho mai, mai davvero finito con te. E' così che affondo il volto lungo il collo e ti spingo a piegarti contro il muro, e guardare oltre le mie spalle. Gemo ogni respiro. Così però non so durare.
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    E sì che va bene così. Che mi sta bene ogni cosa: Perché sono elastico è questo è solo l'unico modo che ho di uniformarmi a lui, di essergli perfetto, congeniale. In pace. Così come sanno starci i peccatori tra una percossa e l'altra. In attesa, come se alzando gli occhi al cielo e tenendo il respiro sospeso possano in qualche modo intercettare l'altissimo.
    Ed io voglio questo tipo di misericordia che sa darmi la crocifissione. Quando lasciandomi sollevare al muro mi sento come il Cristo incatenato. Ed è perfetto così, dico davvero. Lo è nel modo che ha di innalzarmi sulla sua testa quasi come se avesse bisogno e voglia di venerarmi a propria volta.
    Mi sento così importante da sentir venir meno ogni cazzo di buon senso. Mi sta bene ogni cosa, se messa in questo modo. Anche se a conti fatti so di non meritarla e di non poter mantener a lungo questa maschera che si fa di goduria e finzione.
    Però gli sorrido e so che basta questo a dar il via ad un'escalation di non detti che rimangono in gola nonostante le fusa ed i gemiti. Che sono come un gatto addormentato tenuto stretto tra le braccia: Ho bisogno di questo tipo di attenzioni, forse credo persino di non meritare altro. Che questo mi spetta: Dopo dieci anni passati ad aspettarlo forse questo è mio davvero e lo è nel modo in cui riesco a procurarmelo. Grattando con le unghie, mordendo con i denti. E sono morsi che sanno di veleno quando, scalpitando, gli colpisco i fianchi con le gambe solo per gioco.
    Che le scarpe le ho lasciate andare forse lungo il corridoio e con loro i calzini e tutto il resto. Che a Josh piace quando so come braccarlo di rimando.
    Non puoi mai bloccarmi, non del tutto almeno. Allora faccio forza sulle braccia solo per non lasciarmi andare e sentire le spalle scavallarsi
    E lo faccio solo perché so di poter incastrare il suo bacino tra le mie gambe, premendo con i polpacci contro i suoi fianchi. Il tallone nudo scende contro le fossette di Venere. Inarco il piede per far sbattere così le dita contro le sue natiche. A comando e per ricordargli che se vuole posso farlo divertire anche con quelli: Ad alcuni certe cose piacciono, a me piace tutto ciò che sappia farmi venire.
    ''Io?' E lo chiedo ridendo con leggerezza. Lo faccio inarcando la testa contro il muro quanto posso, affinché mi sia facile incastrare gli occhi dai suoi verso la luce artificiale della stanza. Vorrei che questo momento potesse in qualche modo imprimersi nelle mie retine. Come fossero pellicola dell'analogica di mio padre. Diapositive di un fotografo sconsolato e feticista.
    Piego le ginocchia per far risalire i piedi. Voglio che li senta, voglio che si ecciti nel medesimo modo in cui sto tornando a farlo io.
    Che poi non serve a niente, non ora che la voce mi si spezza e lui ottiene ciò per cui sono venuto. Lo sento affondare senza grazia, punitivo. Come se fosse a conoscenza di ciò che gli ho fatto e volesse farmela pagare proprio così.
    ''Cazzo...'' E non lo so nascondere un gemito che propagandosi diviene boato. Sento già i polmoni implodermi per lo sforzo, per questo ansimare che si fa sempre più pressante.
    ''Se vieni adesso ti ammazzo.'' Perché lo conosco e lo come ci siamo mancati in questi giorni. So come funzioniamo ora che viviamo insieme ed i suoi bisogni diventano i miei tanto da camminar di pari passo. Se lui viene vengo anche io e forse è così anche viceversa. Che ragioniamo con uno stesso cervello, con lo stesso tipo di testicoli.
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    Chiedermi di non venire è una tortura, una che si incastra dove tu con solo i talloni sai tenermi stretto. E lo so che non posso davvero impedirti di muoverti, e neanche lo vorrei. Voglio che tu ti senta braccato abbastanza da importi una ribellione che mi faccia spegnere ogni altro pensiero. Perché sei l'unico che sa rendere la mia fottuta vita, qualcosa per cui valga la pena andare avanti. Ed è spaventoso, ma co vero che mi ci devo concentrare per non fartelo capire pericolosamente in fretta. Io sono quello che ti spinge contro le pareti, che ti viola quando neanche un po' di pace so lasciarti e quando hai bisogno di ricordare che io non sono un Caleb qualunque. Io sono quello che hai aspettato e per cui stai facendo sforzi disumani per stare al passo. Io devo renderti migliore e questo sto facendo, mentre mi prendo tutto quello che passa nel frattempo. Che siano respiri soffocati, o spinte lungo i fianchi o solo tu che ancora non credi a quanta fottuta devozione io possa provare. Che forse lo vedi solo in questi momenti, quando per il resto so sembrare una cazzo di statua di marmo. Ma non è una maschera che voglio mi si incolli addosso per sempre.
    Più ti sento gemere e più io faccio forza in pressioni che non ti lascino alcuno spazio, che nel manovrarti so bene cosa vuoi e quando. Ho imparato i tuoi ritmi, ora che per guardarli non devo andare tanto indietro nel passato, quando ti bastava essere venerato quel poco da gente che neanche conoscevi, che eri una cazzo di diva tra corpi composti da anime altrettanto insofferenti. Mi ricordo come, guardandoti, passavo oltre perché ti volevo lasciare privacy prima di fire a strapparti di dosso un paio di quelle soffocanti ragazzine. Ma tu a farti venerare non sei mai stato bravo, che poi minimizzavi perché non ti dessero l'importanza che invece volevi avere. Allora mi illudo che l'assenza di quelle feste sia data ora dalla mia cazzo di presenza, dall'esserci io qui ad ansimarti preghiere lungo la gola, che potrei aprirla se mi ci sforzassi, ed invece ora ci appoggio le labbra per tirare a me il tuo sangue, che si affacci, bruciante alla pelle, in un livido che avrà le mia sembianze, un sigillo egoistico solo per te. Ti piace l'arte?
    «Ah si?» ti sfido a dirlo di nuovo, Chrys, dillo che mi ammazzi se venendo ti privo di qualcosa che ora vuoi di nuovo così tanto. Ma non sono qui per fare di te un frustrato che va in cerca di consolazione lontano dalle mia braccia. Mie che non so rallentare, ma so accendere la mia resistenza perché me l'hai chiesto, allora mi sforzo, mi tengo un ghigno che si fa ringhio lento contro il punto che ho lasciato, lì dove avrai un livido. E sarà uno dei primi su cui dopo farò scorrere le dita. Che ora ti voglio contro ogni fottuta parete. E non lo so fare, non so resisterti in respiri che fatico ad incastrare a dovere, tra parole che non escono, gemiti che si fanno bassi, raschiano in gola. Mi nascondo tra le tue spalle, ti stringo la schiena con un braccio che è lava contro i tessuti, l'altra mano ti risale, piano contro affondi che sono sempre più veloci, che più tu gemi e più voglio che gridi il mio nome sopra tutto, che sono un cazzo di egoista ed ormai lo sai, perché lo sei anche tu. Siamo uguali, qui.
    Arrivo a stringere le catene sui polsi, spingerle di nuovo contro il muro dove tu sei appeso come un quadro, il mio preferito. «.. uccidimi allora» che è solo una premessa al sentirmi così sul punto di esplodere da doverti prendere di più, contro la parte verso cui so quasi appoggiarmi nel tenermi su di te come se potesse essere un materasso contro cui spingerti a soffocare. E' così che so di non reggere più un cazzo, che le catene stridono come faccio io nel respirare l'unico cazzo di ansimo che tengo per ultimo, perché tu devi venire con me e ci ho provato fino in fondo a regolarmi con i tuoi respiri, con il ritmo che te li ha fatti perdere. Ed ora che le fiamme si placano un attimo, così resto io: sciolto un secondo contro il tuo petto. Chiudo gli occhi e, senza guardarti, ti libero perché tu possa appoggiarti a terra di nuovo, ma ti do spazio per altro che non sia restarmi contro.
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    Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
    come sigillo sul tuo braccio;
    perché forte come la morte è l'amore,
    tenace come gli inferi è la passione:
    le sue vampe son vampe di fuoco,
    una fiamma del Signore!
    Cantico dei Cantici 8:6

    Perciò stringimi anche se sai di non poterne più. Che ci fanno male i polsi a starsene così sospesi tra nubi di fumo e anidrite carbonica. Josh, tu sei per me l'esalazione di ogni primo ed ultimo respiro. Un ansito che sa farmi vibrare il costato e spinge sul sangue affinché ne fuoriesca a fiotti. Sanguino solo perché mi liberi la pelle da ogni laccio, ogni costrizione che nella loro libertà comunque mi tengono ancorato qui. E sento come profani questo luogo sacro con i passi velati di chi camminando fluttua, quasi vola. Ed io voglio essere per te il luogo in cui ripararti quando il dolore è solo un altro uomo a conficcarti lame nella schiena. Voglio essere per te un porto sicuro laddove la tempesta si infrange e lo fa solo per inerzia: Perché così è la sua natura. Che è meschina, temibile, così come sono meschine le mie minacce velate di sorrisi, tanto da incastrarmisi tra i denti. Sei la carne attaccata all'osso: Divoro tutto ciò che posso fino a consumarti. Affinché tu faccia lo stesso con me fino a lasciarmi vuoto ed insoddisfatto ai tuoi piedi. Che ciò di cui sono sicuro sono queste mani a stringerti le spalle ed il capo anche quando abbandoni te stesso e lo fai donando spazi, strappando via qualcos'altro.
    E a te io canto ogni ode, ogni tua gesta. Che in questi respiri affannati c'è solo il tuo nome. Visione ancestrale di ciò che sei sempre stato per me: Questo barlume di luce che sa riempirmi lo sterno di calore. Vorrei che la tua fiammella non si spegnesse mai. Che bruciasse, se è questo ciò di cui ha bisogno per mantenersi in vita ed alimentarsi della bellezza che non so ignorare quando, anche nell'ultima spinta, apro i miei occhi per cercare i tuoi. Guardami mentre raggiungi l'umanità più semplice e trascini con te ogni mio strato di pelle.
    Ti amo anche per questo, amore mio. Per queste tue debolezze figlie di una forza terrificante. Che fai paura e bene allo stesso tempo, spingendo la tenerezza affinché una mano si ritrovi comunque a stringersi leggera tra i tuoi capelli. Vorrei accarezzarti adesso: Perché non c'è morte più bella di quella che sa riversarsi tra le nostre braccia. Lasciati andare a me così come io ho fatto con te già da tempo. Che sei per me stampella di ogni mio passo. Sei per me la luce che rianima ogni mio sogno stanco. E ti voglio qui, adesso. Col viso rivolto al costato, a leccar via il sangue che vi sgorga. Tutto questo è tuo, tutto questo ti appartiene ed io grazie a te rivivo di battiti nuovi, di respiri che decelerano e lo fanno lasciando cadere i piedi al suolo. Ho le gambe che tremano. Tutto qui sta tremando adesso. Isso le mani attorno al tuo collo. Spingo sotto al mento per tirare su il capo e vederti. Inerme, volubile, in qualsiasi modo ti senta adesso.
    Che sei meraviglioso nella stretta che fortifico e mi porta di nuovo in piedi. Piegati ai miei piedi, amore mio. Fatti guardare mentre la luce della stanza bacia ogni tuo lineamento. Ti bacio di un bacio tenero, che stride contro la pressione delle dita.
    ''Ma non abbiamo ancora finito.''

    Dove andare lontano dal tuo spirito,
    dove fuggire dalla tua presenza?
    Se salgo in cielo, là tu sei,
    se scendo negli inferi, eccoti.
    Salmo 139:7-8

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    Sogno il giorno in cui usciranno dai flutti e stringeranno negli artigli immensi i resti dell'umanità insignificante, logorata dalle guerre... il giorno in cui le terre sprofonderanno e il fondo oscuro dell'oceano salirà.
    Necronomicon

    Sei tu la terra, ed io quel cazzo di oceano. Risalgo finché posso, finché mi fai spazio e la tua carne si apre alla mia, tanto a fondo che mi chiedo se possa farti male. Ma lo faccio tardi, sempre dopo, sempre quando restano ferite da ricucire e non c'è modo di prevenire. Non puoi fermarmi, non vuoi, che i tuoi gemiti sono i miei e li reclamo come un cazzo di cantico che innalzi per me. Canta come sai, non esiste stonatura nel crescendo che ti ha preso il ventre ed ha, poi, logorato il mio. Che nel venire so solo piantarti un respiro tra le ossa e stringere ancora, sempre, quelle mani che ho legato perché non potessi reclamare mai niente. Devo avere per un attimo la fottuta sensazione che avrai ciò che avrai, solo grazie a me. Perché è così che so sentirmi.
    E mi guardi quando non ho occhi per niente di diverso, per negarti l'espressione che mi prende in ultima, quando lo so che io sto bene solo qui: dentro di te. Su di te, per impormi anche se mi vuoi, anche se mi accetti, anche se non è violenza quando la chiedi come volessi bere sangue direttamente dalle mie vene. Cazzo, Chrys, ti darei anche quello, che ti devi prendere tutto. E non so dirtelo diversamente se non rabbrividendo quando torni con i piedi per terra. Chiedimi di usarti e di trattarti come meriti, perché io possa baciare ogni cazzo di livido che ti lascio, come il segno che hai sul collo, e ti rimarrà se non vuoi cancellarlo. Non cancellarlo.
    Hai ancora un respiro irregolare quando pianti artigli lungo il collo, e mi si apre un sorriso che dipende solo da queste tue prese, dalla tua ossessione, da mio non essere mai stanco. Né di te, né di questo gemere che mi accompagna prima di salire sul palco, come un inno che suona nella mia testa, come se girandomi potessi trovarti sempre qui, come una falena sulla spalla. Non lasciarmi solo, cazzo.
    Non so neanche come lo si dica, come si mettano in fila sillabe per fartelo capire, ed allora mi blocco perché tu possa avere un minuto in cui modellarmi, una cazzo di udienza per cui ascolterò cosa vuoi anche se lo so già.
    «Non hai idea..» di quanto io abbia il fiato corto, ma di quanto ancora posso darti, che la tua assenza è stata un problema che mi impegnerò a risolvere, affinché non ti venga mai duro troppo a lungo per qualcuno che non sono io, cazzo. Forse sì, forse ci sto ancora pensando, e forse è per questo che al tuo bacio ricambio con urgenza, che se prima le labbra te le sfioro, come chiedi, dopo diventano mie finché non esploro ogni centimetro che posso avere.
    Sento la tua pressione, sento le tue mani ed avrai quello che chiedi. E' il momento che qualcuno veneri anche te. Forse voglio solo che non esista un punto di te che non sia mio, ed allora te lo lascio già capire in un ringhio che si spegne sotto la carotide, a baciarti dove c'è il mio marchio. Tienimi qui, imponimi di rimanerci perché così vedrai che non vado da nessuna parte. Non stasera, stasera avrai tutto. Voglio che questo sorriso non ti si spenga per almeno trenta ore. Scendo, in ginocchio, prima uno.. altri baci che ti percorrono il ventre. Poi l'altro, con le mani che ti fermano i fianchi. Continua a tremare, continua a dirmi quanto i tuoi muscoli sono stanchi, continua a tenermi le mani contro. Forse, dopo mesi, te lo meriti come lo merito io di sentire che ci sei ancora cazzo. Voglio vedere quanto ti serve a tornare da me dopo quello che hai fatto, quanto ci vuole perché i miei baci ti scaldino di nuovo. Che ci giro solo intorno, solo perché voglio che tu soffra ancora un po'. «Te lo meriti, Chrys?» so chiederlo alzando gli occhi, fermo a pochi centimetri da te, premendoti sempre contro il muro.
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    Edited by nocturnæ - 26/10/2021, 15:30
     
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    ''No...'' ed è un sussurro che si fa largo nella trachea. Credo sia l'ultimo respiro che mi concedo prima di stringere nuovamente la presa sulle spalle e tenerlo ben ancorato giù. Genuflesso affinché oggi, più degli altri giorni, sia io il suo Dio.
    ''Non me lo merito uno come te.'' Ma a volte mi piace anche scherzare su questo: Che è vero che non mi sono mai ritenuto alla sua altezza, bello o capace al punto da essere notato prima di Gretchen o di Lilian. Sono vere tante cose e tra queste, so che no, non mi sarei mai aspettato di trovarmi qui, per l'ennesima volta tra le sue braccia e con i suoi occhi freddi puntati contro i miei. Che lo so cosa vuole fare adesso: Come si sta impegnando assiduamente nel cancellare l'immagine della mano di Caleb dalla mia testa. E a me sta bene...lo adoro. Il fatto che si prodighi così tanto per me un po' mi fa piangere: Non sono abituato e non ricordo se Ray si sia mai sforzato di far qualcosa del genere.
    Ma è un pensiero che vorrei abbandonare adesso, mentre lascio risalire una mano dalla spalla al collo e poi dal collo ai suoi capelli. Mi piace come si incastrano perfettamente tra le mie dita. Mi piace quando mi accarezzano il viso. Quando mi solleticano il pube.
    Credo di non aver mai visto nulla di così bello. E glielo dico, anche se non lo pronuncio: Che resta un segreto solo mio. Incastonato nello sguardo che si assottiglia e nel sorriso che non so negargli: Perché si tira su da solo e lo fa indolenzendo gli zigomi. Sto così bene adesso che quasi tremo. Fa così strano.
    ''Morirei senza di te.'' Ed è una consapevolezza che si incastra nell'ennesima carezza. Che è un gesto involontario, incapace di andar di pari passo con la mano che stringe sotto il collo e lo costringe a guardarmi.
    E lo so cosa sta per fare, lo so. Ma io non riesco a non cedere. A non lasciarmi andare sulle ginocchia a mia volta solo per essere dinanzi a lui, come suo pari. Lo bacio, tra sguardi che non so negargli e che rimangono incastonati lì, nei suoi, proprio come diamanti stretti alle dita. Ed è così bello adesso, così perfetto. ''Sposami qui...'' Lo sibilo in un alternare di baci ''Paghiamo un finto Elvis...lo portiamo in stanza con noi affinché ci sposi adesso...in questo istante.'' Ed è un respiro che si affanna nel risalire le sue spalle solo per premere la fronte contro la sua.
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    27.
    So guardarti davvero come se fossi la sola cazzo di cosa che conta. Perché è così, e non importa se non sai crederlo, se a volte sono tuoi gli occhi che si inumidiscono per primi, perché è così che deve essere. Forse passerò tutta la mia vita a dirtelo, a fartelo capire, a sottolineare che se ho preso un impegno non è perché di punto in bianco ti volterò le spalle e che beh, mi aspetto sia lo stesso per te. Io non mi inginocchio per nessuno, e non ti sto facendo una grazia, Chrys, la faccio a me nel pieno egoismo che mi scorre nelle vene. Che io per primo lo voglio tanto da impazzire, da sognare sia le tue labbra, che le mie, che i gemiti diversi che ti prendono quando lo faccio a te, quando è mia la lingua che si avvicina al punto di rottura, che lo percorro così piano da vivere in un sadismo che ti faccia morire. Ogni mio gesto ne innesca un altro e, Dio, se non aspettavo altro. Per questo sono sceso qui dove si accentra tutto, dove a te non importa se io sia bravo, basta che ci sia io, che ti piaccio al punto che te lo fai andare bene anche se le mie non sono labbra morbide come le tue, che al primo ricordo ho un fremito che sa scavare un solco nel polmoni. Li riempio a stento. Ti sento i muscoli cedere, vorrei lo facessero anche quando voglio invece sentirti godere ancora, voglio che arrivi ad invocarmi, quasi implorarmi di smetterla di tormentarti perché non so mai darmi pace e non ne so dare a te. E tu, cazzo me l'hai detto tu di non avere pietà. Perché sono solo due settimane ma noi viviamo gli anni dei cani e per adesso ne sono già passati troppi. Troppi senza che ti avessi, che le mie mani scendessero a tenerti fermo su di me, ancorato per la vita stretta che ti ritrovi, per le ossa che sporgono e cazzo ne morderei ogni centimetro per poi baciarti dove sono andato troppo a fondo, nella foga che fa di te un punto saldo per me tanto che mi dimentico che hai un respiro anche tu. Anche solo l'attenzione delle tue dita trai capelli è qualcosa da cui sono fottutamente dipendente. Incastrali, giocaci, cazzo spingimi contro di te e dammi un ritmo che non assecondo mai perché non so farlo, non so stare così ai tuoi ordini. Non ora, forse dopo. Tu più di tutto sai quanto posso essere un ragazzino testardo.
    Il primo è un bacio, che spingo più giù che posso, là dove la carne è debole, freme al mio passaggio, l'animo è fuoco, lava, voglio che il tuo calore passi a me perché mi è mancato al punto da inginocchiarmi così senza alcun rimorso. Al punto che sto per riversare su di te la mia fame, in un ringhio che mi anticipa, e che no non mi aspetto venga fermato.
    Sposami qui..
    Cazzo, Chrys, mi hai detto di non avere pietà ma sei tu. Sei tu che non ne hai per me quando mi chiedi di sposarti ora, qui dove non lasceremo traccia. Come cazzo posso dirti di no, se poi lo voglio anche io? Se ci ho pensato costantemente da quando me lo hai chiesto, che l'avrei fatto quella notte stessa e che mi sto trattenendo solo per darti qualcosa che potrai ricordare meglio di così. Ma noi lo avremo lo stesso, perché io ho deciso che avremo tutto.
    Ma io non ti rispondo, ti guardo per mantenermi in silenzio.
    «Cristo...dai, alzati» sorrido piano, senza fiato, te lo ansimo nello strapparne un lembo solo per te, che Elvis è qui, richiamato, piegato, costretto a fare come diciamo, con tutto quello che già serve affinché io ti dichiari mio e Dio solo sa quanto cazzo ho voluto che accadesse. E lo farò mille volte, in tutti i modi possibili.
    Risalgo, ti porto con me, ti stringo che non sono ancora in grado di lasciarti andare, di privarmi di un calore che non ho esaurito. Modello ogni cosa senza staccarti gli occhi di dosso, un banco, un arco nero, le pratiche, nessun anello, sono solo movimenti delle dita, precisi e veloci. Ti stringo un mano tra quei ricci che mi sono sognato la notte, cazzo. Io la vita con te la sto già passando, lo farò sempre.
    «Sei sicuro? Non farmelo rimandare giù adesso..» in un sussurro che per forza ti avrà fatto capire che sono pronto a farlo, dio, in qualsiasi momento. «.. lo vuoi?» come un morso che ti scende sul collo, mentre ti tengo ancora per i fianchi, che siamo vestiti di qualcosa che è solo un ologramma e niente di quello che sarà quando lo faremo di fronte al nostro fottuto Dio. «Mi vuoi per sempre, Chrys? Da ora... alla morte»
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    Sono solo attimi che ci cuciamo addosso come fossero i più bei vestiti che proviamo. Sono labili, fragili, come carta velina, che al solo soffio ho paura possano spezzarsi. Per questo trattengo il respiro come se fossimo sott'acqua. E non fa male adesso: Non è come tutte quelle volte che a trattenerlo è stata la paura e la consapevolezza di non poter spaccare la bolla in cui finivo per rinchiudermi. Ed è stato bello come dopo tanti anni tu sia riuscito ad entrarci. Non a tirarmi fuori: Perché forse sono insalvabile, forse sono solo uno stupido caso disperato. Ma sei entrato là dentro con me, allora grazie ai tuoi respiri anche io ho potuto riscoprire i miei. Riempiendo i polmoni come meglio mi venisse.
    Credo davvero che tu sia per me la rinascita. Come fossi una fenice bellissima, luminosa. E la luce finiscono sempre per darmela i tuoi occhi: Nel modo che hanno di posarsi su di me come se potessero inghiottirmi in un battito di ciglia. E fanno male, ma cazzo come finiscono per salvarmi ogni volta. Sono la mia ancora. Sei lo scoglio contro cui stringere forte le dita. Ma se le nocche s'arrossano è solo per qualcosa che profuma di giusto. Tu sei giusto, lo sono io quando sono vicino a te e scivolo al tuo fianco privo d'ossa. Sono una pelle che puoi indossare: Un bel mantello caldo, forse. Stringimi, avvolgiti di me che io voglio avvolgermi di te. Ed è perfetto questo modo che abbiamo di affrettare le cose come meglio ci vengono: Perché sono genuine e servono a me, ad insegnarmi l'arte di accettare il caos che impervia le nostre vite.
    Forse non sto facendo nemmeno troppo caso ad Elvis, a tutte queste cose che tiri su solo per dare al ''rito'' una parvenza forse più seria. Sacra. Che per me di sacro ci sei solo tu: La tua pelle, i tuoi sorrisi. E cazzo se adesso finisco per incastrarmici dentro, come un pezzo di carne masticato e rimasto a ciondolare tra i molari. Alla fine ho danzato per così tanto tempo dai muri della tua esistenza. E tu puoi masticarmi, sì, puoi farlo nelle domande che mi poni e per le quali adesso rido. Perché sono felice ed è una cazzo di felicità strana. Questa puttana cara. Tutto ciò che fa parte delle cose che mi restano.
    Allora mi sposi, sì. Ed io ti sposo in accenni di capo che sanno dare solo consensi che ormai conosci. Perché le risposte le puoi leggere lungo ogni centimetro del mio corpo: Le riconosci dai tremori, dal modo in cui il viso va in fiamme ed è bene che accada proprio ora, proprio in questo modo.
    Ansimo tra le tue prese di posizione. Vorrei che tu mi divorassi, letteralmente.
    ''Per sempre, cazzo. Non scherzare.''
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