Blood and Bones

Josh & Chrys | 22 Novembre - Villa Sinister

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    Alla fine l'ho semplicemente fatto. Non perché me ne freghi un cazzo della mia estetica, altrimenti avrei lasciato che sistemassero anche le cicatrici sulla schiena. No, l'ho fatto perché non c'è una cosa di questa cazzo di nebbia che io voglia ricordare... e così me la sono resa indelebile sulla pelle. Quella, almeno, era recuperabile, cosa che non ho potuto dire della mia cazzo di storia di inchiostro. I miei tatuaggi, li ho guardati per anni e sono tutti sepolti, adesso, da una coltre nera. Xander è sempre un genio, non gli ho dovuto dire un cazzo, tanto sono un cliente fisso da parecchi anni, e beh, sa molte cose, o almeno quelle che è dato sapere ad un tatuatore. Così ha fatto quello che doveva, ed anche di più. Ha reso il segmento nero, come una sinfonia di geometrie e punti, ed alla fine sulla mano ha lasciato quel mezzo crisantemo che cerca di uscire dal catrame, come se vi stesse affogando dentro. Dio se è una metafora perfetta.
    Sono entrato in punta di piedi, che ormai non so più come cazzo si faccia rumore. La nostra è una quiete esasperata, ed anche se la riconosco, sento più forte la volontà di dirci che "andrà tutto bene" ed io sono un maestro di quest'arte. Che non va bene un cazzo, lo sappiamo.
    Mi faccio guidare dal profumo del caffè, guardo il soffitto perché sento i passi di Alice, che probabilmente rincorre Judas per trascinarselo da qualche parte. Mi lascio solo muovere dagli istinti, come dalla vestaglia che ormai ho ripercorso in ogni suo intarsio. Di quello non sarò mai stanco. Lascio il cappotto all'ingresso, tengo gli stivali, scopro la manica perché si vedano i segni e, beh, sono anche passato a prendere un'altra cosa, ma questo viene prima. Potevo perdere tutto, perfino il logo di Batman, che troverò il modo di rifarmi altrove, ma non il mio crisantemo, anche se ora soffoca: è ancora lì, qui, tra le mani, dove può solo vivere per me.
    A volte mi piace avvicinarmi, con la completa certezza che Chrys sappia che gli sono alle spalle. Voglio che si abbandoni all'idea che non intendo proprio andare da nessuna parte, anche se Missing è arrivato vicino a farmi sparire, io rimarrò qui a rompere il cazzo.
    A infastidirlo quando fa il caffè e sembra vi si concentri, perso in pensieri che credo di conoscere bene, perché sono gli stessi miei. Non me ne frega un cazzo, ora, se siamo spezzati, andremo avanti. Che punto a questo matrimonio come si punta a respirare dopo secoli passati ad annegare negli abissi di un mare di merda."Ehi".
    Mi smuove quello che è un sorriso sciolto, quella dolcezza che non bevo nel caffè. "Ne fai un po' anche per me che ho sofferto come un cane per quattro ore?" lo dico nel cingerlo a me con entrambe le braccia, che l'odore di inchiostro e crema è proprio sotto il nostro naso, lì con un braccio arrossato che sta già un po' guarendo. Scendo con il viso lungo il collo, là dove gli lascio un bacio lento, che serve a me quasi per calmarmi, come se la mia zona di controllo, di fottuto conforto, fosse ferma ai punti che calpesta lui. Che se lo vedo respiro, altrimenti resto in apnea. Ma va tutto bene.
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    Siamo dei bugiardi, Josh. Mentiamo così bene ormai, che quasi mi sembra di star dicendo la verità. Me ne vesto ogni giorno ormai. Quando mi alzo prima di te e approfitto di cinque minuti esatti per far aderire i piedi al tappeto sotto al nostro letto. Lo faccio davanti allo specchio del bagno quando sistemo i boccoli nella schiuma o quando mi lavo i denti e sforzando i bordi delle labbra all'insù mi sembra quasi di star sorridendo davvero.
    Ma che sono felice non è una bugia: Solo non so ostentarlo, non così almeno. Non come una volta. E siamo bugiardi, sì, anche quando ci eravamo promessi di non esserlo mai, anche quando ci siamo guardati negli occhi, laggiù nella nebbia e ci siamo ripetuti che sì, cazzo se stavamo bene. Perché eravamo vivi e forse ci bastava quello. Quel senso di pace fittizio. Quell'idea di subordinazione ad una volontà più grande della nostra.
    Ed io sono stato un codardo, lo sono tutt'ora. Me ne rendo conto quando sono qui ad aspettarti e non ti dico che mi manchi. Che mi sto concentrando sui rumori di Alice solo per non sentirmi da solo, per non lasciarmi sprofondare nel primo punto cieco della casa e rannicchiarmi in me stesso. Che non sto bene e qui tutti lo hanno capito. Tu, Alice e persino io. Ma esserne consapevole non mi aiuta affatto: Non ho lo stimolo a migliorare nemmeno quando mi dico che lo farei per te. Terribile, vero? Come sto per sposarti eppure questo non mi porta a fare uno sforzo in più affinché tu sia sereno in questa casa.
    Sorrido tristemente. Lo sto facendo da tutto il pomeriggio. L'orologio l'ho guardato giusto qualche volta, però. Sto diventando bravo, non è vero? Anche se sto preparando l'ennesimo caffè della giornata e questo perché se potessi bloccherei completamente il mio sonno. Non voglio dormire, non so più farlo senza aver paura di sognare te e la mia disfatta. Ho messo l'acqua nella moka e un po' ne ho fatta uscire fuori. Idem per la polvere: Sono un disastro. Ma l'odore che si propaga per la casa è buono: Nostro. Alice lo dice sempre che le piace quando casa profuma così: Di caffè e sigaretta, anche se fumare ci fa male. Capito Josh? Fumare è nell'elenco delle cose che ci stanno distruggendo.
    ''Ehi.'' Ho gli occhi lucidi da quando ti ho sentito entrare e non perché sto per piangere. Perché sono contento. Contento di riaverti ancora intorno. Come un cane a scodinzolarmi tra le gambe. Come un'ombra. Alzo il coperchio della moka per vedere se è già uscito tutto, ma manca solo un gorgoglio, uno solo. ''Ho giusto abbondato un po'. Amaro come la vita anche oggi?'' Ironia becera da anziano del posto. Mi lascio stringere senza nemmeno voltarmi, che con lo sguardo finisco per ridisegnare i suoi stessi tatuaggi. Bello il crisantemo realizzato in quel modo. Bello il modo con cui sta cercando di dirmi che mi ama. E lo amo anche io, solo che non so com'è che si pronunci. Chiudo gli occhi ai suoi baci. Mi concedo un attimo di respiro. ''Carino il crisantemo ancora sotto le coperte.'' Scherzo. Vorrei accarezzarglielo ma non so se posso. ''Ci imbozzoliamo anche noi questa sera? Forse Alice vuole vedere di nuovo Across The Universe.''
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    Ho una nuova paura. L'ho sentita, me ne sono accorto quando chiudendo gli occhi anche i miei incubi hanno cambiato forma. Ho paura, Chrys. Sembra che io sappia dire solo questo, in ogni fottuto gesto, come se anche nelle segreto di un bacio lungo il collo, possa nascondersi un mostro. Il mio logorante senso di errore, e mi rompe il cazzo, lo sanno tutti, doverlo ammettere. Però di tempo ne ho sempre perso tantissimo, sia con Edie quando continuavo a dirmi che andava tutto bene, sia con Alice che, beh, ha dodici anni e neppur so quando sia il suo compleanno. Che padre di merda. Non gliel'ho chiesto.
    A volte mi rendo conto, o forse ho un bisogno fottuto di convincermene, che se io non ci fossi, qui a sorreggerlo, Chrys cadrebbe a pezzi. Che sa tenere il fiato come faccio io quando siamo distanti, in pericolo, soli, ma dopo si lascia andare contro il mio petto perché possa dargli la falsa idea che vada tutto bene. In parte è così, per me va bene, mi va bene respirare lungo il collo, lasciare un secondo bacio dietro la nuca, all'attaccatura dei ricci, ancora un po' morbidi e profumati. Mi va bene che l'odore del caffè si mescoli al suo bagnoschiuma, al dopobarba e la mia colonia. E' la mia oasi, e la paura di perderla non andrà mai via.
    "Guarda caso.." si perché non dormiamo, e la caffeina non aiuta, ma ci fa tirare avanti e non lo so che cazzo sia, forse speranza, forse il fatto che punto sul matrimonio come un traguardo che mi dica che una cosa nella vita ho saputo farla giusta. La sento giusta. "Amarissimo", lo soffio dietro il collo, dove gli piace sentire la mia voce, che un po' mi dispiace essere stato via così tanto, anche se può vedere gli sforzi del mio dolore. Nel posare le labbra sulla prima vertebra, so che è più sporgente del solito, stiamo anche mangiando poco. E non per entrare negli abiti. Poi gli lascio respiro, sempre però tenendolo tra le braccia, non sono ancora pronto a dichiararmi soddisfatto. "Si, lo so che non è come il primo.." osservo il tatuaggio da sopra la spalla. "Però non potevo farne a meno, dovevo salvarlo in qualche modo" rinsaldo la presa. A volte mi riesce così bene credere che basti tirare avanti fino al 9 e, dopo, aver raggiunto la vetta giusta per respirare, che quando mi immergo nella sensazione di pace, so anche godermela.
    "Si per la prima, e un categorico no per la seconda.." Across the Universe ha rotto il cazzo. Ma non ho ancora detto qual è la mia paura. Che davvero, poi mi perdo semplicemente nella calma di cui ho bisogno. "Stasera tocca ad Alien. Se è come me, potrebbe diventare il suo film preferito... o potrebbe voler tornare in camera sua prima di addormentarsi" che poi è la cosa a cui punto davvero, insomma, è ovvio.
    "Sono arrivate queste..." aggiungo, infilando una mano in tasca e tenendola davanti a lui. "Vuoi vederle adesso o aspetti il nove?" sento che mi si tira un sorriso, che io non le ho aperte, sono sigillate in un cofanetto in legno scuro, una bara per promesse che non so quanto saprò mantenere ma cazzo se mi sforzerò.
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    26.
    E non voglio vederlo nemmeno io Across The Universe, ma ad Alice non gliel'ho detto. Mi sono solo limitato a sorriderle e ad annuire come se del film potesse portar davvero un po' di tranquillità in questa casa e non perché vi sia del rumore, quanto perché dalla nebbia le nostre anime sono un bel po' sconquassate. Non ce lo diciamo ma insomma, mi sembra palese come ormai finiamo per non sentirci bene in nessun posto venivamo messi. Come fossimo dei soprammobili poi. Qualcosa di scomponibile e sistemabile a proprio piacimento.
    Mi chiedo se questa di Alice sia stata la prima menzogna che dico o se si tratta sempre e solo di quell'omettere cose che a me piace tanto. Perché il silenzio è quasi giustificabile, non crea poi così tante confusioni. Non permette all'altro di andare a fondo...a meno che non si tratti di Josh, s'intende.
    ''Oh, a me piace anche così.'' Non sto omettendo qualcosa relativo la mancanza di sonno: Forse non ho nulla da nascondergli, forse mi basta sapere che è palese la nostra insonnia per riuscire, non so, ad accettarla completamente. Come qualcosa che non funziona male solo perché nella mia testa. Come qualcosa di normale solo perché ce la viviamo in due e lo facciamo nel medesimo istante, nel medesimo posto. Anche se mi manca sentirmi così stanco da non ricordarmi nemmeno com'è che mi sono addormentato al suo fianco. Adesso se non mi metto a leggere almeno per tre ore fermo nel medesimo punto non so nemmeno chiuderli gli occhi. Forse le palpebre le lascio andare solo ora, ma giusto perché lui mi sta sfiorando ed i baci mi piacciono, mi fanno sentire stabile, presente nella mia stessa vita. Come se potessi acquisire stabilità solo in questo modo altrimenti, diversamente...non so, sarei evanescente. Alla fine è così che sono stato prima di questi mesi: Una nuvola carica di pioggia. Pesante solo al suo passaggio. ''Non vorrei farei il guastafeste, ma non so cosa sia peggio tra Across the Universe ed Alien.'' Il mio film preferito è Donnie Darko, c'è poco da fare. ''Oh...'' Poi mi volto che almeno son riuscito a versare il caffè in tre tazzine: Nella terza, che è quella per Alice, ne ho lasciato solo un goccino che a lei piace allungare con il latte. ''Me le ero quasi dimenticate...'' Le fedi dico, che non so nemmeno se ci stanno bene. Questo matrimonio forse lo sto lasciando andare. Mi sento così in colpa. ''Potremmo fare una prova generale.'' Propongo per scherzare mentre gli allungo la mano sinistra. ''Joshua Çevik, nato il 9 dicembre del 1993 a New York, America, cantante famoso e strapagato per la tua voce e la tua bellezza, vuoi, prendere come marito il qui presente Chrysanthemum nomedidubbiogusto Sinister, nato il 3 gennaio del 1995 a Londra, Inghilterra e suonatore incallito di citofoni?''
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    Alla fine questa scatola per un attimo la appoggio al mobile della cucina, faccio solo attenzione a non farlo proprio sopra il caffè sparso lungo i bordi. Per un po' anche io ho voluto dimenticarlo, il matrimonio, che tanto non ha proprio un cazzo di senso - mi ero detto - sposarmi quando non posso neanche mantenere una promessa a me stesso, come cazzo faccio con quelle che dovrei fare a lui. E le ho scritte, sono nella tasca del giaccone lungo, quello che tengo ormai nella mia parte di armadio. Che per quanto Chrys possa ritenersi un rampicante nella mia esistenza, lo sono io nella sua.
    Ho preso tutto, piano, piano, in anni di frustrazione riversata nel suo salone, nel bar, sulle bottiglie che gli svuotavo quando l'unico ad ascoltarmi è sempre stato lui. E, sopratutto, non l'ho mai visto farlo con la svogliatezza di chi non ha interesse quel giorno e vorrebbe solo che me ne andassi.
    Il fottuto problema, qui, è che ho fatto la stessa cosa con Lilian. Non diventare una Lilian, Chrys, ti prego. , e se glielo chiedessi a voce alta, e non in baci che si fanno più caldi man mano che la sua pelle diventa mia, ne morirebbe. Sfilo una mano sola per dargli spazio, perché so essere soffocante, e perché sì è vero che ho pensato che avremmo dovuto annullare tutto, ma è stato un pensiero di poche ore. Pochissime, che quando mi è tornato davanti non ho potuto fare a meno di pensare che lo voglio comunque nella mia vita, per sempre, che senza sarebbe impossibile reggersi in piedi, che è vitale e lo è stato anche quando non scopavamo. E' amore questo?
    Forse lo è se per lui ritiro le spine, apro varchi in cui possa infilarsi e parlare con il lato meno in vista, con quel Josh fermo a quindici anni.
    Non è che guardarlo negli occhi sia più facile, tanto che so di essere un po' duro, che quando svanisce in pensieri lontani da me, mi lascia troppe domande. E io divento paranoico, io devo sapere e basta. Ad esempio devo sapere se vuole sposarmi ancora, se il fatto che manchino pochi giorni stia minando le sue idee, che l'ho visto cambiare pensieri così tanto in dieci anni da conoscerlo abbastanza.
    Sì ho lo sguardo duro di chi lo implora di non farmi questo, di non lasciar correre un giorno che deve solo essere perfetto, che io.. io ho egoisticamente bisogno che lo sia, che sia per noi una cazzo di celebrazione di qualcosa che amiamo. Qualcuno che amiamo. Dura poco.
    Pochissimo, se considero che quando propone la prova, finisco per lasciar andare anche la mia tensione, che ho trattenuto il fiato ma non me ne sono accorto neanche per il cazzo. Adesso respiro, si.
    E quindi cedo, gli tengo lentamente la mano nella mia, che un po' non mi frega un cazzo di quale sia quella giusta a me basta farlo.
    "Queste cose non le hai dette davanti ad Elvis.." rispondo in una lenta risata che gli stringe di più le dita e me lo tiro vicino, che no, in realtà non le voglio vedere le fedi, devono uscire solo nel momento in cui ci servono sul serio. "Quanto patetico suono se dico che.." non lo so su quale lento io stia ballando, o anche solo muovendo i piedi. "..sai cosa? non te lo dico adesso. Lo saprai il nove. " che abbiamo fatto fin troppe prove di una vita che invece voglio rendermi conto di vivere sul serio. Tanto che poi mi fermo, gli sfioro il dorso con il pollice in un respiro che si appesantisce. "Sei ancora sicuro di volerlo fare?" Dopo la nebbia, dopo Missing, dopo tutto. Magari non capirei, ma mi dico che potrei conviverci. "Non ti forzerei in niente, lo sai.."
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    Forse sono anche troppe le cose che non ho detto, che ho omesso volontariamente anche perché un po' mosso dalla paura. Immagino debbano risuonare proprio in questo modo: Male come se fossero affronti in prima persona. Come se guardando Josh io non riuscissi a fidarmi al punto da dirgli cos'è che mi passa per la testa in questo istante. Ma il fatto non è che io non mi fidi di lui, quanto che abbia sfiducia in me stesso. Perché se mi conosco un minimo so bene come tutta questa perfezione sappia risuonare sbagliata nella mia testa. Perché non l'ho mai meritata e sforzarmi invece di convincermi del contrario non è facile. Nulla lo è, non quando si ha la mia testa. Ma non posso dirgli questa cosa, nemmeno quando son convinto che lui già sappia ogni singolo dettaglio dei miei pensieri: Perché non sono mai cambiato e probabilmente, se lui mi ha accettato, lo ha già fatto tenendo considerazione dell'intero pacchetto. Credo.
    ''Già...ero un po' in ansia davanti ad Elvis.'' Alla fine è stato un estraneo che, in quattro e quattr'otto si è intrufolato nella nostra vita per porre l'accendo laddove insieme ci stavamo già muovendo. E dinanzi a qualcuno che non conosco io non credo di saper esternare me stesso, non quando si tratta di dover pizzicare corde così intime e private. Non lo so spiegare l'amore che provo per Joshua e forse non ho nemmeno la voglia di farlo. Credo sia mio, mio e di nessun altro.
    ''Oh, sei terribile.'' Mi lascio sfuggire un sorriso che sa di finzione, ma solo per il fatto che questa pace un po' è fittizia. Credo sia la maschera che indossiamo per non ritrovarci a dire che sì, forse c'è qualcosa che proprio non va. Forse bisogna mettersi un attimo d'accordo nel rincollare i pezzi.
    Ma la cosa peggiore arriva dopo. Credo di averne percepito il sopraggiungere quando la sua presa s'è fatta morbida ed il pollice ha iniziato a sfiorare il dorso della mia mano. Come se fosse pronto a chiedermi qualcosa di importante. A dichiararsi o ad inginocchiarsi in virtù di un favore che non credo sarei mai riuscito a soddisfare. E mi travolge. Nel momento esatto in cui pronuncia quelle parole capisco il dolore che certi dettagli sono portati a perpetrare. Magari senza volerlo, eppure fanno un male boia.
    ''Certo che ne sono sicuro.'' Ho mentito. Cazzo, una vita passata a guardarlo negli occhi affinché leggesse ciò che non sapevo dirgli ed ora mento. A pochi giorni dal matrimonio decido di mentire e di sigillare la mente affinché leggendola non si possa cavar nulla. Ho mentito, ma l'ho fatto a fin di bene, suppongo. Perché non glielo posso dire di cos'è che ho paura. Non glielo posso dire che l'idea di invecchiare al suo fianco sino a diventar noioso per lui un po' mi logora, mi fa dormire male. Sono quelle paure forse sciocche che dovrei decisamente tener per me. Perché le altre persone le superano da sole ed io non sono nessuno per chiedere supporto anche in questo. Posso farcela da solo, sì. Posso sposarlo senza sentirmi di troppo già da adesso. Ma il matrimonio è una morsa e come io ho stretto i lacci attorno al suo collo affinché divenisse mio, i lacci hanno finito per stringere anche me. Ed io sarò suo per sempre, così come resterò in balia delle mie psicosi. Spero di sembrar stabile adesso, che guardo le sue mani sul polso e sorriso. Perché sono calde e vorrei che la nostra prigione lo divenga in altrettanto modo: Accogliente, sicura nel proteggerci e tenerci abbarbicati, lontani dal mondo.
    ''Tu, invece?'' Lascio rimbalzare la domanda affinché si smetta di parlare di me. ''Sei pronto a votarti alla monogamia?''
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    Fa male sapere che siamo così bravi. Così pronti a tirar su le braccia, mossi da un filo che ci impone di stare bene, di aggrapparci alla minima fottuta luce in lontananza. Una luce che esiste, perché lo sento, perché avrei potuto andare ovunque dopo la Nebbia, perfino chiudermi nella dimensione ombra fino a che non si decideva a logorarmi del tutto. Allora avrei spento ogni cosa, perfino il dolore che puntella in petto, e no, io neanche credo che andrà via. Ci convivo, come lui convive con tutto quello che si muove nelle voci, nei sussurri che ho paura ad un certo punto non sappia cacciar via. Che io non sono abbastanza. Non so proteggerlo come dovrei e, beh, ora non so neanche proteggere me. "Si..?" Non so come sia, ma deve solo uscire come un respiro veloce, come se avessi solo bisogno di credere che Chrys lo voglia ancora. Che potrebbe davvero rendersi conto che non va bene e lo so, che lo sento in petto il modo in cui una voragine si apre. Una che conosco troppo bene. Quella che ho provato quando è morto mio padre e, al posto di Lilian, io ho stretto la sua mano.
    Non so più che espressione ho, che nodo in gola preme e quanto a fondo sta andando quest'ago che ingoio in fretta.
    Però gli occhi non gli stacco: gli credo, gli credo e basta. Che è Chrys e non ha ancora imparato a mentirmi così bene, o forse ho solo bisogno che sia vero, che lui in me veda ancora qualcosa. Non solo uno specchio rotto che non la vale la pena aggiustare o l'ennesimo vaso che si rompe anche dopo il restauro, che puoi mettermi sul tavolino più stabile, ma io troverò sempre un modo per far tremare la terra e il pavimento e cadere.
    Però di una cazzo di cosa sono certo, quella che prende possesso di ogni mia mossa, ogni azione, perfino il respiro che tiro nei polmoni per lui.
    "Cazzo si" mi esce sempre con la stessa fora, quella che mi tende le labbra perché io sciolga una mano dalla presa, e avvolga al suo fianco. Ho solo bisogno di un attimo, della mia fronte contro la sua, di chiudere gli occhi e dirmi che va tutto fottutamente bene. Va bene per me. Va bene per lui. Va bene per Alice. Va bene e basta, cazzo, per favore.. Non lo so come tremo per un attimo. "Io ho bisogno che il mondo si fermi un cazzo di giorno, Chrys. Uno. Uno in cui non rischiamo niente. Uno in cui posso fare la sola cosa che voglio fare, e fino in fondo stavolta." e la voce si fa sottile, debole.
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    Mi ripeto di sapere esattamente cos'è di cui Josh ha bisogno. Questo pensiero che mi martella la testa da quando ho parlato con Morgan, ora è come un faro lampeggiante lungo una stradale buia, tetra. C'è solo lui a mandare avanti tutto, a far strada alle macchine ed avvisarle che boh, sarebbe meglio rallentare e guardar meglio la strada, che guardando meglio ci si salva da eventuali imperfezioni dell'asfalto. Ci si salva dal salto nel vuoto.
    Tant'è che parte del mio ego ora sa basarsi solo su questo: Quei bisogni che devono a tutti i costi esser soddisfatti perché è questo che fanno i mariti. Anche se poi ti portano sotto al muso Missing, anche se ti fanno perdere la Maschera. I mariti si prendono cura di te e non perché devono, quanto perché lo bramano con tutto loro stessi. Perché ti amano.
    Ed io amo Josh, no? Magari non sono bravissimo nel farlo, ma lo amo, lo amo davvero ed è qualcosa di cui sono molto, molto sicuro. Altrimenti non mi sarei gettato a capofitto nella sua fossa. Altrimenti non avrei lasciato la mai comfort zone in virtù della sua.
    Quindi sì, ho la presunzione di dire che so cosa potrebbe farlo felice. Anche se solo per un giorno che sa di fiore germogliato in un asfalto di giorni sempre troppo difficili, sempre così uguali.
    Quindi non mi scompongo quando mi risponde in quel modo, non quando la prima reazione che ho è quella di portargli una mano sul volto affinché mi guardi. Che sì, ho paura ma so che non la leggerà: Perché ciò che voglio lasciar trasparire è quella sicurezza che non mi è mai appartenuta per tutti questi anni. Voglio che lui, guardandomi, possa ignorare il bambino e le sue fisime e al suo posto, notare del coraggio. Voglio che si senta protetto da me, non attaccato, non allontanato.
    Perché lo so, lo so che sono un tipo particolare, ma per lui ho tutta l'intenzione di essere la versione migliore di me stesso...se ne esiste davvero una.
    ''Non voglio risponderti come risponderebbe il protagonista di qualche film d'amore. Non assomiglio nemmeno lontanamente ad un principe delle fiabe...ma sarà perfetto...'' E lo dico guardandolo chiudere gli occhi che cazzo, vorrei che la vita fosse per noi migliore di così. Affinché lui possa permettersi di chiudere gli occhi senza aver timore che qualcosa potrebbe pugnalarlo alle spalle. Ed io non sono Bruto, né lui è Cesare.
    ''Così, giusto perché questi pochi giorni mi stanno rendendo terribilmente melenso.'' Sorrido più per me stesso che per lui. Stacco la fronte con la mia solo per lasciarli un bacio sulle labbra che è così leggero da sembrare un bacio di riconciliazione. Gli sto dicendo che sono io quello che si prenderà cura di lui per sempre. ''Ma sarà un giorno così bello che guardando le foto forse piangerai un po'. '' Lo bacio di nuovo. ''Magari avvertimi quando ti senti di doverlo fare, così mi sforzo di non prenderti in giro.'' Una risata che è per entrambi. ''Pensi sarò...perfetto anche io?'' Forse intendo nel vestiario, forse intendo nei modi, forse per quella canzone che sto studiando da prima che succedessero quelle cose nella nebbia mi mette una certa angoscia. Forse intendo semplicemente come marito. E glielo vomito addosso, ma solo perché ha ancora gli occhi chiusi e no, forse non può vedermi attraverso le ciglia. Non deve vedermi mentre cado a pezzi.
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    Mi domando per quanto ancora avrò bisogno di appoggiarmi a lui in questo modo. E non ho una risposta, e Cristo, non averla è forse la cosa peggiore del mondo. Lo è per me, che mi sono tenuto in piedi contro tutto e adesso, adesso scivolo tra le sue mani perché è l'unica persona di cui mi fido. E quando neanche a me so credere, devo trovare una nuova religione. Un culto che non ho abbandonato quando mi infilavo nel suo letto, distrutto e lasciavo che fosse il fratello che non avevo mai avuto, perché a casa era tutto difficile. E lui era l'oasi. Lo è ancora adesso ed è per questo che sorrido appena, perché alcune cose non devono proprio cambiare mai.
    Assecondo la sua mano, seguo i movimenti che gli ho fatto fare mille volte. Quando gli alzavo il viso perché mi guardasse, perché capisse che ciò che stavo per dire non era solo importante, non era solo logico, era fondamentale. Nei miei occhi c'è una supplica che non gli dovrei, che non posso caricarlo di quelle aspettative che ha tanto voluto, ma cazzo se gli incurvano la schiena sempre di più. E lo so che siamo così per quello che è successo, ma per un attimo mi fermo, immobile, a fissarmi in Chrys. Dio, mi è rimasto solo lui. Ed è perfetto. Non un principe delle fottute favole, ma dico "perfetto", che non so vederla diversamente quando in fondo neanche voglio. "Sì, sì che lo sarà..." so dirlo ad occhi chiusi, lentamente, come un complimento che scivola trai denti e si incastra lungo le dita, che ora ho bisogno di stringergli i fianchi, di farmelo vicino. Ora che le ossa non fanno più male, ma io sto male lo stesso. "Voglio che tu sia felice, e voglio esserlo anche io" che un po' in questo bacio respiro, anche se non somiglia ai nostri, non è famelico e non divora come al solito. E' solo tutto.
    Tocca corde che nel fare male, mi aprono un sorriso che gli pianto in un altro bacio, uno che sente come mi faccia respirare di più. "Non se ne parla, mi chiuderò nella mia cameretta a piangere da solo, con Judas." solo che vorrei, cazzo vorrei essere in grado di scherzarci sul serio e farlo così a lungo da non dovermene preoccupare, da sollevare i piedi da terra e non renderli grandi e pesanti come macigni. "Magari così non ti accorgerai che sono..." cosa sono? "..fragile" e non dovrebbe uscirmi con un sospiro nel mezzo, con il fiato spezzato e la tristezza in volto, ma non so proprio essere diverso oggi.
    "Tu sei tutto, Chrys." Che perfetto è un aggettivo difficile da incastrare, nessuno dei due lo è. "E sono impaziente, cazzo se lo sono, di vederti scegliermi ancora.. penso che sarai perfetto, sì. Ora il melenso sono io, ma non ci voglio nessun altro che non sia tu. Io non lo farei per nessun altro." E lo so come una mano risale lungo il suo collo, me lo tiene più vicino, al punto che pretendo un bacio che sia più lungo, che sappia strapparmi il senso di non essere mai la persona giusta per nessuno, di rovinarli tutti.
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    Già, hai sicuramente ragione, Josh. Io sono tutto. Sono tutte quelle paure che gli altri con un batter di ciglia sanno superare. Sono tutte quelle parolacce che trattieni dietro i denti. Tutte quelle notti insonne passate a frustarmi la schiena nella speranza di poter espiare i miei peccati. Sono tutte quelle cose che messe insieme poi creano casini e lo fanno imputtanando ogni fottuto pensiero. Ogni singolo modo che ho di vivere la vita. Che poi non so ancora se la sto vivendo o se me la sto semplicemente trascinando dietro. L'unica cosa di cui sono certo è che questo matrimonio io lo voglio ad ogni costo: Forse perché sarebbe l'apice, il punto più alto da raggiungere e l'unica forza che avrei nel dire che sì, cazzo se una cosa almeno l'ho saputa fare. Ma ho paura e questo te lo nascondo. Te lo nego. Perché se ciò che ho capito è giusto: Chi ha del coraggio da vendere non si comporta come farei io. Non sono così gli uomini come te e d'altro canto tu non sei simile a me in niente. Ma meglio così. Non voglio ritrovarmi ad associarti alla cosa che più disprezzo.
    Non ti rispondo nemmeno alle altre esclamazioni. Credo non ce ne sia il bisogno e che ciò che siamo, forse, sa racchiudersi proprio in questi silenzi. Che l'equilibrio magari possiamo ritrovarlo anche così, nell'ultimo bacio che è un po' quello più disperato ma al quale ho bisogno di aggrapparmi con tutto me stesso. Perché ho bisogno di sentirmi di nuovo vivo. O anche semplicemente di sentirmi. Di percepirmi qui, sotto le tue mani, razionalmente al punto da poter decidere se lasciarmi andare del tutto o solo in parte. Prendo un respiro che si soffoca da solo sulle tue labbra. Inghiotto il tuo profumo, tutto ciò che sai essere ai miei occhi adesso. E non è cambiato un cazzo, non su questo fronte, almeno. Perché forse ti amo peggio di prima. Nel modo più tossico e logorante che conosco. Ti amo di un amore che fa male, che ridisegna solchi sui polsi, che mi lascia sprofondare in acque torbide. Nelle mie stesse lacrime se non mi stessi trattenendo dal piangere.
    Che le tue parole mi danno fastidio. Perché io non so essere tutto, Josh. Non il tutto che intendi tu adesso. Credo. Ti accarezzo. Ti tengo stretto a me con una delicatezza che forse mi disarma. Che cozza con i baci che si danno con foga e ci spaccano denti, ci mozzano lingue. Ti stringo perché sento che potrei venir meno. ''Scusa se ho paura...'' E non ha senso dirtelo adesso, ma scappa. Scappa nel cavallo dei pantaloni che già preme un po'. Scappa nel brivido che sento quando stacco per un istante le labbra dalle tue.
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    Vorrei dirti che va bene se hai paura, Chrys. Va bene, va bene qualunque cosa tu stia provando, purché me la dica. E lo so che sembra esattamente questo, quando faccio un passo avanti, quando il fianco te lo porto vicino, quando ho caldo e freddo insieme. Quando poi so guardarti tra un bacio e l'altro e tenerti con me, che sei la sola certezza che ho. So che ti sto caricando di tanto, forse di troppo. So che rendersene conto fa paura. So che tu lo temi. Non sei come me, non sei come quel Josh che si alza a scudo subito: tu devi prima chiederti se vali abbastanza. E vorrei dirti che è così: che vali, che sei tutto. Perché te l'ho detto ma secondo me non hai capito, se mi devi chiedere scusa allora non ho fatto abbastanza. Non ti sto aiutando. Ti sto solo tenendo con me come posso, come un disperato la cui paura è un palese colpo al cuore. Che tu lo ammetti, ma io? Io come cazzo faccio, che quando me lo hai chiesto al parco è stata una stilettata al cuore.Che ti avrei mentito subito, nascosto dalla realtà, tenuto lontano da me. Ma ti voglio vicino, così tanto da sentire che lo vuoi anche tu, che non è morto quello che c'era solo perché si è rotto lo specchio. Che le cose si rompono ma noi le aggiustiamo, dimmi che lo sappiamo ancora fare. Che tu ripari tutto, e non te ne rendi conto. Che il tuo lavoro è una metafora ed io sono un corpo come gli altri, forse più bello perché vedo come mi guardi. Credo che neanche mia madre mi abbia mai guardato così, con tutto questo amore che non so più dove mettere, che riempie le crepe come lo fa trovarti quando rientro. Che io voglio questo, voglio anello che stridono quando ti porto con me, indietro, un passo dopo l'altro. Un bacio dopo l'altro, piego appena il collo, ti seguo dolcemente, ti invito, ti aiuto, ma non ti ignoro. Non oggi Chrys. E scusami tu, per tutte le volte che l'ho fatto. Che ho deciso eri forte abbastanza. "Ehi" Lo dico in un soffio, che non ti devi scusare. Ti do il respiro, il tempo di un bacio sospeso che non sfiora più le labbra, che mi serve guardarti e non lo so, non dico che piango, credo solo di avere un velo che somiglia al tuo, proprio davanti agli occhi. Scuoto la testa con lama, rinsaldando la presa sul collo, che non ti lascio andare adesso. Non sali in camere per conto tuo, impaurito e solo. Non se ci sono io. "Io sono terrorizzato" te lo sto dicendo che un po' il corpo trema. Lo sento nelle mani. Che non chiudo gli occhi all'ansia. Tiro un sorriso che si bagna un po'. "Ho paura di morire..da-.. da.." tanto che non riesco a finirla la frase, che le palpebre scattano.
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    Joshua ha paura di morire. Il mio eroe, quello che ha dato tutto per salvare Edie e chi gli era vicino dall'inesorabile ineluttabilità della vita ora, alla soglia del nostro matrimonio ha paura di morire. Ed io che sono solo un povero beccamorto non so nemmeno cosa dirgli. Non la vorrei mai la sua salma nel mio obitorio. Non vorrei mai dover metter mano su un corpo così perfetto con intenzioni diverse da quelle che smuovono i miei ormoni.
    Lui ha paura di morire ed io, come sempre, paura di esser respinto. Anche dinanzi a verità come queste ci ritroviamo ad avere priorità troppo diverse. Io resto sempre un ragazzino bisognoso. Non ho la sua maturità. Non le so assimilare le informazioni come fa lui. Ma mi chiedo se questa paura sia nata per colpa mia. Perché ho lasciato che Missing entrasse a gamba tesa nella nostra vita. Perché ho lasciato che quei proiettili li prendesse lui e non io.
    Respiro, lo bacio, ma ogni cazzo di azione finisce per farmi un male atroce. Come se avessi il corpo perennemente indolenzito. Arrossato e le sue belle mani fossero per me sintomo di sofferenza.
    ''C-che dici?'' Lo sento come il tono della sua voce cambia, come la mia mano parte sul suo viso e lo fa fermando dalle guance. Guardami Josh, piangi con me anche se sono l'ultima persona a saperti consolare. Anche se non valgo niente. ''Josh non può morire.'' Te lo dico in un sorriso che però non riesce a rendermi serio. Non spazza via la tristezza, non riesce a risollevarmi dal fastidio che sento. Forse lacrimiamo insieme. Forse non vorrei. Vorrei gonfiare il petto, allargare le braccia e dire che cazzo, io sono qui. Sono quel che sono, ma sono qui e lui no, non morirà. Perché è forte. Più forte di tutti noi. ''...è per quello che è successo con Missing, vero?'' Devo chiederlo anche se mi da fastidio solo pronunciarlo quel nome. ''...Non volevo farti sentire così.'' Premo la fronte contro la sua. Mi stringo di più contro il suo corpo. Ho bisogno di contatto, di respiri che sappiano di casa. ''Tu non...'' Mi strofino una mano lungo il volto. ''Non puoi aver paura.'' Non è concepibile. Non per come l'ho sempre immaginato. E forse la colpa è la mia che in dieci anni ho finito per idealizzarlo e basta. Magari non l'ho mai capito davvero. Magari sono davvero un marito di merda.
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    Prenditi quello che resta del mio ego, Chrys. E fanne il cazzo che vuoi. Che non credo abbia neanche più senso tenerlo in piedi. Non adesso. Ti prego, dammi il tempo di avere paura, e poi giuro che la smetto, che mi rialzo come faccio sempre. Sanguinante ma vivo, vendicativo come mi conosci, forte per quello che mi ami. Ma io so essere debole con te, quindi ti supplico, non odiarmi ora che non sono il tuo eroe, che mi hai visto al parco. Ti ho visto vacillare nella mia insicurezza, ed io cazzo non posso permettermi di stare mai così. Che si conta su di me, ma forse.. forse vi sbagliate tutti. Sbaglia Alice a credermi un padre, quando tu lo sai fare meglio di me, ed io lei te l'ho imposta quando sono tornato a farti capire che eri fondamentale. E sbagli tu, a credermi in grado di difenderci, quando quello che ho saputo fare è stato solo alzarmi a scudo, ma non ho parato davvero nessun colpo: li ho solo concentrati su di me. Non sono forte...
    Josh non può morire.
    Cazzo ho passato la mia vita a convincermene, e l'ho fatto così tanto, che quando la morte mi ha salutato, io non me lo aspettavo. E invece dovrei imparare, cazzo dovrei.
    Sì. si che è colpa di Missing, e per questo annuisco e basta, che non so parlare, che non so fare qualcosa di diverso dal tenermi un respiro a pezzo. Frammentato come me, quando riapro gli occhi al tuo tocco. Che anche se sono rossi, mi dirai che ti piacciono, che tu sei il balsamo di ogni dolore e non so come si faccia a smettere di guardarti ora. Ora che a te lascio vedere tutto.
    Dal fianco sento la mano risalirti la schiena, incastrarti lì perché ho bisogno di sentirti di più, che voglio averti così vicino che appoggiarmi a te è naturale, è la sola cosa che mi regge adesso.
    Ma qualunque cosa tu dica, non spegne le lacrime, al massimo aggiunge quel mezzo sorriso che lo so, lo so che io non posso avere paura, è per quello che mi spaventa averla. "No.. non è colpa tua.." sono io che non sono forte abbastanza, non lo sono mai. Ti tengo al punto che mi piego su di te, che mi incastro lungo le spalle con il viso, che non voglio sentire niente di simile.
    Solo il tuo profumo, casa mia. "Perdonami, ti prego".
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    Non ce la faccio. Continuiamo a dire che non è colpa mia, ma io non riesco a sentirmi esente da ogni peccato. Non sono puro, non sono...non sono niente di ciò che vorrei essere. E forse è questo a spezzarmi, a rendermi di marmo, distante forse, anche se ho una mano a stringermi a lui. Anche se lo bacerei ancora ed ancora, fino a strappargliela via quella paura. Che una in più, mischiata alle mie, non mi spaventa. Saprei sopportarlo. per lui ci riuscirei. Riuscirei qualsiasi cosa. Ma non di essere l'eroe di turno. Non è qualcosa che fa parte delle mie corde. Non appartiene a me questo ruolo. Non sono Morgan, non sono Josh. Sono solo Chrys. Ed andrebbe anche bene se solo sapessi bastarmi. Se solo sapessi com'è che si faccia a tirar avanti senza ritrovarsi a respirare con affanno ad ogni passo. Più Josh si avvicina, più io sospiro. E mi fanno male i polmoni, mi fanno male tutte le ossa. Alzo il volto al soffitto. Incastro gli occhi alle luci della cucina. Cerco di respirare per non piangere, per non sentirmi nuovamente sconfitto dalla mia incapacità di essere ciò che vorrei diventare.
    Sono patetico. Lui sta male ed io penso solo a me. Sono patetico, sono solo uno stupido. Mando giù un grumo di saliva che spero porti via anche tutte le lacrime. Che non voglio lasciare sbordare dagli occhi. Non voglio imperlarmi le ciglia. Non voglio tramutarmi nello specchio delle nostre ansie. Non se lo merita: Josh non merita nulla di tutto questo, lo sappiamo bene. Ma se piange io me lo stringo contro. Affondo con forza le dita nella sua schiena. Me lo tengo stretto, come se avessi ancorato le dita attorno alla sua spina dorsale. Voglio sentire le vertebre. Non lasciare che mi svanisca dalle dita solo perché non ho saputo com'è che si stringono persone così.
    ''Smettila.'' E non lo so con che tono mi esce. Forse sembro arrabbiato, forse la voce mi sta tremando. Chiuso solo gli occhi. Glieli nascondo, ma solo per il tempo che mi basa per nascondere a mia volta il muso nella sua guancia.
    ''Non devo perdonarti niente io...niente.'' Sono categorico, glielo scandisco vicino all'orecchio. Voglio che capisca ciò che io non riesco a capire e che nella confusione che mi lascia, annaspo.
    ''Ci penso io a te.'' Un balbettio. Mi concedo solo questo. ''Non ti permetterò di morire. Mai.'' Perché resteremo per sempre insieme, giusto? Perché è questo che faremo il 9 dicembre: Prometteremo a chi ci è vicino di non lasciarci mai. Di non tradirci mai e di sostenerci quando ci saranno giornate difficili come quella di oggi. Se devo promettertelo il 9, allora preferisco iniziare già da adesso. ''Sei immortale per me.'' Nella mia testa non muori mai. Né nei miei sogni, né nei miei sentimenti.
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    Non posso incolparti, Chrys. Anche se una parte di me lo fa, io non posso: sei l'ultimo perno che mi rimane e cazzo io non lo so cosa farei se ti perdessi. E so invece cosa faresti tu se non ci fossi più io. Non voglio non esserci, Chrys. Non voglio perdermi il resto degli anni che ci meritiamo, anni decenti cazzo. E non mi illudo che le cose andranno mai davvero bene per noi, ma cazzo, cazzo qualche anno ci serve così tanto. Ti prometterò di farcela, ok? Di impegnarmi più di così, che quando mi stringi davvero e lo fai come sai solo tu, con la forza di scavare nelle ossa, saprò che l'ho guadagnato fino in fondo.
    E non mi importa che hai portato Missing da me, poteva esserci chiunque e non sarei stato in grado di mettermi in mezzo, di tenerti al sicuro sopravvivendo anche per te. Che io ti amo da vivere, non da morire. E dovrebbe essere lo stesso, anche se ora ho tutto in un punto imprecisato del cuore. Aprilo e leggi, che io non so come si fa.
    Riesco solo a tenere per me parte della paura, che non arrivi ad investirti, che tu non sappia indossarla come una pelliccia. E devi, devi perdonarmi e non dirmi le stesse cose che mi ha detto Edie, quella volta. Che il mio destino è fallire, continuamente e non lo so come potrei sopportarlo se non ci fossi, cazzo. E più stringi, più crollo, più so che posso. Ancora un minuto, ti prego.
    Annuisco lentamente, avvolgendoti con le braccia, che per un po' non voglio respirare neanche io. "Lo fai sempre.." ti prendi sempre cura di me, da quando ci siamo conosciuti, da quando credendo di salvare te, io stavo salvando me. Cazzo, saranno promesse lunghe.
    Ancora una stretta, una che mi dia modo di riprendere fiato, e spegnere con le dita questi rivoli di debolezza assoluta. "Davvero, non dovrai permettermelo... non lasciarmelo fare.." che io non voglio morire. Che sono stato un coglione, che tu da solo hai saputo come gestire un mago più potente di noi, che l'hai capito e ti sei piegato senza spezzarti davvero mai. Non voglio che tu lo faccia, spezzarti. Promettimi che saprai spezzare il mio orgoglio e ricordarmi quanto sono importante per te. "Immortali" credo che sia qualcosa che so promettere, quando ancora so fissarti, piano e avvicinarmi di nuovo, con la disperazione che bagna le labbra, che ti rubo ancora. "Respiro solo così.." su di te, con te. "Chrys."
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