How did our eyes get so red?

Josh & Chrys | 16 Novembre - Villa Sinister

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    Devo essermi mosso come un fantasma, evanescente abbastanza da non dare nell'occhio - almeno per Alice - e presente a sufficienza per esserci per la cerimonia del Tè. Alice ci teneva davvero ad avere Morgan lì, gliel'ho letto in quella curiosità che le ha attraversato lo sguardo quando ci ha spiati perché ci siamo chiusi lontano da loro. Da lei, e da Chrys. Sarò anche un padre del cazzo, ma quello che più mi preoccupa adesso, è lui. In qualche modo so che se anche ci succedesse qualcosa, e cazzo se abbiamo rischiato ieri, lei sarebbe al sicuro. Forse lo sono solo ora che Morgan ha esteso il concetto di famiglia ed a me è stato bene. Cazzo devi avermi preso proprio male, si. Me lo dico nel vedere l'espressione che rimanda lo specchio del corridoio. Non lo so come ci sono arrivato con questa faccia, così, a metterla a dormire. Ma so che aspetto finché non le sento il respiro regolarizzarsi. Ho temuto di lasciarla sola, e forse un po' mento quando dico che non mi importa abbastanza di Alice. Mi importa eccome, che in lei c'è una parte di me, magari non nel modo giusto in cui dovrebbe, ma mi fissa ogni giorno e.. e vorrei solo che potesse continuare a farlo. Ma, soprattutto, non può ascoltare quello che dobbiamo dirci di sotto, per questo aspetto. Immobile, come se respirare potesse svegliarla. Non credo si sia ancora ripresa dal vederci stravolti e vedere me ricoperto di bene, ma ancora un paio di giorni e tutto tornerà normale. Quasi lo prometto più a lei che a me, almeno finché non mi stacco dalla parete del corridoio e scendo le scale. So muovermi al buio, e nel silenzio, lo preferisco, difatti non c'è una luce a guidarmi che non sia quella del salone.
    "Dorme.." lo annuncio piano, guardando Chrys lentamente. Ho bisogno di distendermi, appoggiargli la testa sulle gambe e farmi dire, come si fa con i bambini, che sono stato bravo, che andrà tutto bene da adesso. Che il nostro sarà un matrimonio perfetto e che lui non se andrà mai via, e non lo farò io. Per questo ho insisto con Morgan, come so che non avrei fatto né per Lilian, né per Gretchen. "Devo dirti una cosa.." vorrei che mi accarezzasse la testa, che mi sfiorasse le bende e ci giocasse un po', come fa quando non ha paura di vedermi morire. Ma forse è presto. Ed è fottutamente ironico come per alcune cose non ci sia mai il tempo giusto. Come per quella che sto per dire. "Morgan mi ha confermato qualcosa che sapevo da un po'.." lo sospendo in un fiato che arriva con calma, impastato perché sto cercando un modo per dire le cose, e sto cercando i suoi occhi per ogni reazione, anche minima. "Speravo che fosse una stronzata, un vaneggio di Slater, un motivo per tenermi concentrato sui suoi obiettivi.. " e invece..
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    Ho avuto una faccia di merda per tutta la sera. Ci ho provato a darle una forma diversa, a modellarmela dietro le dita quando Alice si alzava per riempire nuovamente il bicchiere di succo di frutta, ma non c'è l'ho fatta a renderla migliore.
    Che poi il pavimento è stato di lava solo per me. L'ho capito troppo tardi che il suo era un modo per dirmi di dover star buono lì, quando invece sono stato io quello convinto di essermi mosso nel modo giusto. Di far del mio meglio affinché lei non andasse di là a spiare i due. Ha dodici anni questa ragazzina ed io mi scordo sempre di com'ero io alla sua età. Lei supera ognuno di noi, forse è meglio persino di Josh ed ha una delicatezza così viva da riuscire a leggere cose che spesso mi convinco di saper nascondere bene.
    Ma quando i due se ne sono andati e Josh si è fatto vicino per prenderla e portala a letto forse un sorriso sono riuscito a tirarlo sul volto. Sono stato bravo a nascondere quella sensazione di disagio che si ha quando si crede di essere di troppo. In fin dei conti è proprio così che mi sono sentito, che mi sento di solito quando la vita ci richiede di fare brainstorming su determinate situazioni ed io vengo puntualmente estromesso perché non so com'è che si faccia. Che poi il fatto che si fossero detti qualcosa di importante, probabilmente, è solo nella mia testa. Magari Morgan è venuto qui per parlargli di Edie ed io, beh, è normale che io non debba star lì ad ascoltarli. Ma mi sento comunque tenuto all'angolo e no, non capisco perché. Non capisco perché Joshua potrebbe volere una cosa del genere.
    Ma sto provando a scrollarmi di dosso questa sensazione, d'altro canto è stupida e so bene come mi basterà dormirci su per farla passare. O per nasconderla sotto al tappeto, considerando come io non sappia superare un cazzo.
    ''Ehi, dimmi...'' Ho il cuore in gola a buffo. Senza senso alcuno. Tipo che sto lucidando questi bicchieri da dieci minuti pur di concentrarmi su qualcosa. Almeno smetto di farlo quando lui accenna a Slater e questo finisce per ghiacciarmi il sangue nelle vene. Trattengo un respiro e mi volto verso di lui, asciugando le mani sui pantaloni.
    ''E invece?'' Sono in suspance, sospeso dal pavimento, tipo che se allungo un piede forse nemmeno le tocco le mattonelle. ''Che...che cosa ti ha detto Morgan?''
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    Ho solo finto di non vederlo. Di non leggere il suo sguardo, quando Morgan me lo sono portato in biblioteca. Di non sentire i suoi battiti frenarsi quando ho chiuso la porta alle mie spalle, relegandolo a balia per Alice, a bambino che non può sentire cosa diciamo noi "grandi". Che poi, grandi non lo siamo neanche per il cazzo, ed io non voglio venire meno alla promessa che gli ho fatto. Quando in fondo, gli ho detto tutto fin dalla prima volta, dieci anni fa. Non c'è stato niente che io sia riuscito a nascondergli, e perfino quello che non sapeva Lilian, lui l'ha sempre saputo. Vorrei dire che negli occhi ho l'espressione di chi sotterrerebbe ogni segreto pur di farlo stare bene, di saperlo vivo, ma invece c'è solo una preoccupazione triste che si fa largo a forza. Glieli lascio addosso, i miei occhi, quando ancora è indaffarato ad occupare il tempo. Non mi ha chiesto niente, non ha azzardato una mossa nel rimproverarmi, eppure lo conosco abbastanza da sapere che l'ignoranza lo uccide. Che è meglio con me che contro di me.
    "Non ti ho mai detto su cosa ho basato il mio patto con Slater" un passo avanti, un respiro troppo stanco nei polmoni. Credo che i miei stessi occhi non siano ancora tornati normali, dopo ieri. Che anche con Morgan ho faticato a restare stabile, a dimostrarmi qualcosa che non fosse solo sottomissione al capo branco. Che in casa mia, le cose vanno diversamente, che c'è Chrys e lui è metà di me. Sempre la metà migliore.
    "Mi ha detto di un apocalisse. Coincideva con i mesi di vita rimasti a Morgan. Io gli ho chiesto la salvezza di Edie, il.." il cazzo di cuore bloccato in gola. No, forse guardarlo adesso è da vigliacchi, come se gli stessi chiedendo perdono per essere così debole ora, da metterlo in pericolo. Ma vado avanti, che sono qui fino in fondo, che voglio ancora sposarlo, anche se per lui non so se sia lo stesso. "..il patto era che le trovasse una dimensione in cui ospitarla se il mondo fosse davvero finito." ma no che non può finire qui con così tanta facilitò. "Ma non c'è stata, quindi ho pensato che fosse una stronzata.." mi sto solo arrampicando su specchi troppo alti, infranti come Faust, in una spiegazione che voglio rendere asettica, ma non mi riesce, perché nelle iridi ho la morte e la stupidità di aver creduto agli ufo, cazzo. "Morgan mi ha confermato che invece accadrà, che quello che Cora mi ha detto era reale, non ero.. ero io quello che avrebbe dovuto salvare Edie, ma Morgan, per aprire una serie di eventi che avrebbe portato alla.. alla fine del mondo." Sempre i miei cazzo di occhi, che non so più puntargli contro, mi reggo il braccio nella benda, mi ci appendo che quasi non fa più male, i tessuti si risanano in ore. "Io..." non so come dirlo. "Mi ha messo davanti alla scelta di dirtelo o non dirtelo." Questo voglio si capisca. "E ti sto mettendo in pericolo esattamente come lo sono io, nel sapere che la mia vita, il destino di mia madre e di tutta la sua dinastia, è stato guidato da degli Dei del cazzo, che si fanno la guerra da sempre e probabilmente ora vogliono portarla qui, qui da noi"
    e mi devo fermare, perché l'ho detto in n fiato, ma invece vado avanti di appena un po', che non ho davvero ancora finito di farmi odiare. "Tu dovrai essere al mio fianco sempre, hai capito? Nessun incontro senza di te"
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    So bene come questo sia quel momento della nostra vita in cui l'unica cosa che posso fare è dedicargli tutta la mia attenzione e far sì che la situazione non mi sfugga di mano solo perché perdo pazienza quando, nell'incastrarsi dei tasselli, mi rendo conto di aver sbagliato qualcosa e di dove ricominciare da capo. Sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e forse non mi rendo nemmeno conto di star torturando quel ciuffo riccio che penzola piano dalla nuca. Mi aiuta a rilassarmi, a concentrare l'attenzione sulle parole di Josh e ad elaborarle, come se quella fosse una manovella per la macchina che è nel mio cervello.
    Ormai ci muoviamo uguale, pensiamo forse uguale ed ogni cosa, messa sotto questo punto di vista, quasi assume sfumature spaventose. Perché quando non mi guarda finisce per far scattare i muscoli. D'istinto, come se lo sguardo basso equivalesse in qualche modo alle mano che subito lo agguanta per un fianco. Per tenermelo vicino. Stretto. Che abbiamo bisogno l'uno dell'altro, soprattutto quando cita Slater.
    ''Pensavo fosse per...per spezzare la maledizione.'' Mi sento confuso, me lo legge negli occhi. Insomma, lo leggerebbe se fossimo in grado di guardarci. Sono confuso perché non capisco bene i collegamenti che sta facendo e cosa c'entra Cora con tutto questo. Cora, cazzo, non l'ho nemmeno invitata al matrimonio.
    ''E...e quando? Poi che senso ha per una divinità giocare in questo modo? Come è collegabile il maledictus delle donne della tua famiglia con...l'apocalisse?'' Non lo so se ho paura. Se le mie domande servono solo a rendermi immobile, concentrato, stabile. Non lo so se sono utili a farmi respirare a guardarlo senza sentirmi di dovergli chiedere ogni minimo dettaglio nella speranza che ciò possa aiutarmi ad essere perfetto. Utile, prestante, al suo fianco sempre.
    ''Scusa...'' Che sto parlando troppo, intendo. Ma scusa anche per aver creduto che mi avresti tenuto all'oscuro di tutto, suppongo.
    ''No io...'' Sono io a ricercare i suoi occhi adesso, ad alzare i miei affinché ridisegnando il contorno della sua mascella poi percorrano gli zigomi sino ai suoi incavi luminosi. ''Io non ti mollo.'' Mai, per nessuna cavolo di ragione. ''Ma non capisco...''
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    E forse mancano così tanti pezzi, che neanche so spiegarmi. Per me il filo c'è, le cose tornano, anche se nei grandi vuoti di fottute divinità che non conosco, che parlano direttamente con Morgan e che forse l'hanno anche portato in qua. Cazzo neppure gli ho chiesto l'unica cosa che davvero volevo sapere: come è tornato, cosa ha pagato per respirare qui, e quanto cazzo durerà adesso. Non ho chiesto niente, ho solo ascoltato, unito i punti e poi un cazzo. Poi mi sono mosso fin qui, che quando Chrys mi prende un fianco, si apre un ringhio lento, di quelli che gli consentono di farmi tutto, ma solo lui può, che in altri casi sarebbe una mano in meno. Ma da lui, da Chrys, voglio ogni cosa. "La maledizione era.. un'esca. Una fottuta esca." Quello che fa più male, si punta qui, nel cuore, lo apre a metà e mi ripete a ciclo che io non avrei mai potuto fare niente, che la mia intera vita l'ho sprecata sul serio: che non ho più terra sotto i piedi. "Dovevano attirare uno come Morgan, quell'uomo giusto che non potevo proprio essere io." Ci ripasso, come quando investi qualcuno e allora torni sopra tre volte per essere sicuro che non respiri. Io non respiro. "Non lo so" soffio, dandogli quello che vuole, i miei occhi e la verità del nulla che può leggerci dentro. "Mia madre, mia nonna, le altre.. sono tutte morte per questo. Edie è nata, forse, solo per Morgan. Per essere una chiave..per un sacrificio che forse serviva a.. a dare il via a tutto" e tra le cose che non so, c'è il motivo per cui la mia voce resta solida nonostante tutto, che adesso sono solo finito. Ho finito le lacrime, ho finito la paura, ho finito le forze. Rialzo il viso per incastrarlo nel suo, per guardarlo da vicino. "Non so altro, non lo sa neanche Morgan, ma pare che si stia muovendo tutto in direzione della fine del mondo e.. e che non ci sia niente da fare per evitarlo e no, no io non so date.. non c'è una data.. Anni, mesi, giorni." Alzo le spalle, non vorrei avesse paura, ma ne ho io anche per il resto di casa. "Ma troveremo un modo per impedirlo, perché non esiste che le cose finiscano ora. Mal che vada ci porteranno altrove, ma la dovremmo risolvere e quando Morgan chiamerà, risponderemo."
    Si muove un altro ringhio, un altro soffi che stringe dita contro il tessuto. E più gli sono vicino, più a me manca il fiato. "Non voglio perdere quello che abbiamo"
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    Abbiamo appena iniziato a parlare ma la testa già mi esplode. Il movimento delle dita sul ciuffo è così veloce, meccanico, che quasi non sento più sensibilità alla mano. Ma va bene così, sono prassi che a modo loro mi aiutano: Quando non c'è l'ipod c'è il ciuffo e quando non c'è il ciuffo non lo so, scopo per dar importanza ad altre sfumature della mia vita che non comprendano distruzione e morte nel suo senso più generale. Il fatto poi è che quest'idea dell'apocalisse non so nemmeno come prenderla: Non sento niente che sia riconducibile ad uno stato d'animo che sia mio e basta. Sento solo lui, sento il modo in cui scandisce le parole, l'intensità del suo respiro e tutti quei segnali che mi fanno presagire che forse e dico forse, non c'è un cazzo di buono in questa storia. Forse Josh si sente deluso per non essere stato quell'uomo di cui gli dei, se così vogliamo proprio chiamarli, avevano bisogno. Forse è triste del fatto che tutta la sua vita, in un modo uso, insomma, si è rivelata essere una menzogna. Una macchinazione di qualche fanatico che come scopo ha solo quello di portare il caos. Forse...non lo so, non lo so cosa dovrei pensare. Non so nemmeno se dovrei aver paura dopo tutte quelle volte che la morte ho finito per cercarla anche se senza successo. Ho paura per lui, però e per Alice. L'idea di saperli morti mi fa strizzagli occhi in battiti di ciglia forse troppo ripetuti. Vado un po' in tilt e se non fosse per quella mano che mi lascia ricordare come lui mi sia vicino, forse esploderei un po'. Forse finirei per camminare per casa sino a stancarmi le gambe. Forse mi metterei a leggere nella speranza di trovare una soluzione che possa risolvere tutto nel minor tempo possibile. In qualsiasi modo. Venderei me stesso a qualche stronzo se questo fosse utile. Tanto sono sacrificabile. Per loro due mi sacrificherei eccome.
    ''M-morgan ha già qualche idea?'' Mi balena nella mente quello che ci siamo detti quel pomeriggio al Deuce e di come io non abbia riferito nulla a Josh per paura di metterlo troppo a rischio. Per paura che non me lo facesse fare. Penso che comunque poi non ho fatto niente mentre lui adesso, beh, sta includendo me in ogni sua fottuta cosa. Mi sento così uno stronzo. ''E Slater? Slater c'entra qualcosa con questo o è solo un ''osservatore'' come lo siamo noi?'' Ho il cuore in gola e non capisco bene il perché. So solo che la mano sul suo fianco ora è contrita in una stretta che stritola i vestiti. Lo stringo forte. Mi do forza solo così. ''Farò tutto quello di cui avremo bisogno. Puoi contare su di me...davvero.'' Ma mi sembra solo una di quelle frasi utili a far sentire meglio me. Non lui, me. ''Io...ho parlato con Morgan...qualche settimana fa.'' Deglutisco ''Cioè, mentre eri in tour.'' Non mi va di dirgli le cose a metà, ma voglio ecco, cercare di comunicare quali sono i miei pensieri e capire se hanno effettivamente un senso logico in questo mio flusso di coscienza. ''Pensavo che la cosa peggiore che potesse capitarci fosse Slater, io...''
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    Lo so che sono tante cose, e non sono ancora tutte. Sono momenti in cui devo prendere fiato anche io, che dirlo a voce alta fa un male del cazzo. Si pianta in petto come un ago che ogni volta, ogni singola parola che mi esce, si infila di più verso il cuore. Ci arriverà, me lo sento, e quando lo farà non sono neanche sicuro di poter reggere. In fondo, io ieri ho perso Faust in cinque secondi. Due mosse sbagliate, a catena e di me poteva non esserci più niente. Forse un ricordo, forse pronto a sbiadire nel tempo. E sapere che la mia esistenza l'ho gestita male dall'inizio, che ho solo lottato e per non stringere nulla perché non era il mio destino farlo, beh va molto vicino alla distruzione. E posso anche dire apertamente che credevo di averla superata e che, se avessi scelto di restarne fuori, forse me ne sarei fatto una ragione.
    "Per ora no.." ed è ironico che, quello che dico, mandi a pezzi ogni mio pensiero, che non ho mai guardato più in là di me, non avevo né tempo né voglia. Io non sono un uomo buono, non lo sarò mai.
    La sento la mano che stringe, non gli impedirò di strapparmi via la pelle, quando è un lato sano e non è niente in confronto a quello che sento sul destro. Ma non è neanche una questione di dolore, non lo è mai con me. Io quello lo sopporto perché mi hanno addestrato a non cedere, non così. Sarei morto, sì, senza provare dolore. Non me lo sarei concesso. "Lo so che posso.."contare su Chrys. L'ho sempre fatto e non smetterei di farlo nemmeno se non si sentisse degno. Che io lo so bene cosa gli passa per la testa, soprattutto quando non mi guarda, che ormai i suoi silenzi sono monologhi che mi studio la notte. Sarà anche ossessione la mia, ma non so pensare che sia sbagliato volerlo felice. Faccio solo mezzo passo avanti, che neppure Slater so da che parte prenderlo, o come spiegargli l'altra cosa che non sa e-... e poi parla lui.
    Resto immobile, mi si congela ogni cosa. Chrys ha parlato con Morgan. Di Slater. Quando ero in tour. Non lo neanche più come si respira, tanto a che cazzo serve? Cristo, lo sapevo. Me lo sentivo che non poteva restare fermo dopo la festa... Cazzo. "Tu cosa, Chrys.." suono duro, ma è che sono spaventato, che non voglio altro adesso, non voglio sentire altro, non sono capace di sopportare più nulla. Neanche la mia immagine riflessa.
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    Lo capisco appena lo pronuncio che l'unica cosa che so fare e che ho fatto in tutta la mia fottutissima vita è stato mandare ogni cosa a puttane. Lo capisco dal momento in cui mi dico che forse certe cose posso anche tenerle per me. Che se fatte per del bene forse non devo raccontarle al diretto interessato. Lo capisco quando poi il primo buon proposito lo lascio scivolar via perché guardandolo capisco che forse questo non è ciò che vorrei da lui. Come se mi fossi svegliato solo adesso, dopo la nebbia e tutto quello che non siamo riusciti a dirci con il nostro ritorno a casa. Forse è l'idea del matrimonio impellente a dar la spinta. Forse sono solo diventato terribilmente stupido. Tanto che mi farebbe arretrare il suono della sua voce se non fosse che sono già con le spalle al muro. La mano si sfila dal suo fianco, così come quella stretta alla ciocca di capelli molla la presa. Le isso entrambe sul bordo del bancone della cucina. Assurdo come ogni cosa accada sempre qui, in questo minuscolo ed angusto spazio.
    ''Ho detto a Morgan che volevo che tu lo tradissi...ma che pensavo non lo avresti fatto, insomma, qualcosa del genere.'' Mi sta persino tremando la voce. Il fatto è che non ricordo l'esatte parole con cui mi sono espresso. Vorrei solo capisca che sono stato preoccupato per lui, per la nostra famiglia e che lo sono tutt'ora, anche se per motivi diversi da quelli che mi hanno mosso all'inizio. Motivi che ancora non so figurare nella mia testa. ''Mi sarei offerto come...come esca, avrei cercato Slater ed accettato la sua guida se questo fosse stato utile a...a portarlo da Morgan. Ad allontanarlo da te.'' Prendo fiato. Non vorrei che ogni cosa fosse sempre e solo incentrata su di me. Vorrei solo che le cose fossero chiare per tutti, che non ci fosse più alcun sottinteso, nessun fraintendimento. Niente che possa dividerci. ''Ma lui mi ha fermato, ovviamente. '' Sorrido in una smorfia che trasuda solo delusione, dolore. ''Ho solo con me il sonaglio che...che un bambino ha portato a Morgan quella stessa sera in cui Slater si è palesato ad Alice.'' Alla fine sto finendo per guardarmi i piedi. Come al solito, perché sono un fottuto codardo ed ho paura che questo lo spinga ad andarsene, a rimangiarsi tutto ciò che mi ha detto sino ad ora. ''Avrei potuto estrapolarci qualcosa, magari crear su una barriera che potesse tener lontano Slater da casa nostra...ma sono ancora lì, ancora nella mia borsa...'' Tiro su col naso. ''Mi vuoi ancora al tuo fianco?'' Lo sibilo con voce strozzata.
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    So che è qualcosa di brutto, perché si scosta da me. Perché ha paura di dirmelo, perché mi conosce così bene che da ancora prima di me, quale sarà la mia reazione. In teoria è proprio per questo che ci si sposa: perché ci si conosce, cazzo. Non ci si pugnala alle spalle, non si è pronti a gettare ogni promessa solo per-.. non ci riesco. Questo è il potere di Chrys: mi strazia appena abbassa lo sguardo e quella che è rabbia, celata da un velo di stanchezza enorme, diventa debole. Non riesco neanche ad incazzarmi, che in volto rimane un ringhio a metà. Ho sempre mandato già ogni cosa, ogni cumulo di merda che mi sono trovato davanti e poi ho scavato per risalire, perché non mi soffocasse. E gli ho chiesto, cazzo te l'ho chiesto Chrys, di non farsi cambiare da me, di non farsi rovinare da me. Ed ora scopro che devo ringraziare Morgan di nuovo, perché mio marito si sarebbe fatto uccidere per me. Per liberarmi da una catena che mi ha visto in panico. E' colpa mia, in fondo, non di Chrys che ha provato a modo suo a fare qualcosa, perché il suo non saper mai stare fermo - neppure in casa - resta trai motivi che mi ha portato cos' velocemente qui. A vivere qui. A volerci restare per sempre. Ma le narici fumano, gli occhi sono una maschera di dolore, il mio, che scava a fondo finché non trova altre ossa da spezzare.
    Faccio un passo avanti e giuro che ci provo a non farla risuonare come una minaccia, castro ogni mio gesto perché sia lento, gentile, perché non sembri una quiete prima della tempesta. Perché ora so prendere le sue parole diversamente da settimane fa. Probabilmente non gli avrei parlato per giorni. Ma non funziona così con Chrys, i sensi di colpa per lui sono demoni più grandi dei miei, gli mangiano i polsi più di quanto sappia fare da solo e mai, mai nella mia cazzo di vita voglio che si senta a lungo così. Mai. E non per colpa mia. "Vieni qui.. per favore." Lo so che mentre lo dico sono io che vado lì, che gli prendo il mento con la mano buona e glielo alzo, piano, pianissimo perché non si rompa tra le mie braccia. "Tradirò Slater, appena avrò capito come" lo devo dire con un fil di voce, lentamente, come tutto ora rallenta. "Non la fare più una cosa del genere, parlane con me cazzo.." sempre troppo dolce, sempre così gentile che non so come riesca ad uscirmi ancora voce, che tutto è un soffio lentissimo. "Parlami, ok?"
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