Mira Allen

APPROVATA || PNG || Dichiarata morta, Cacciatrice amatoriale, Percettrice Spiritica, Strega Voodoo, Paradosso (Strain)

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    SCUOLE FREQUENTATE
    Privata | 1996/2002 - 6
    U.S.W.Army | 2002/2006 - 4
    RAZZE E ABILITA
    Percettrice Spiritica | SI - 1985
    PROFESSIONE
    Agente Speciale | U.S.W.Army - CIA (SAC-SOG) - 2006/2011
    Istruttore militare | Pershmerga - 2014/2017
    ORGANIZZAZIONI E SETTE
    Cacciatrice | 2018 - Cacciatrice amatoriale di città
    FEDINA PENALE
    Mercenarismo militare | NO | 2017 - No-Mag
    IMMIGRAZIONE
    Portoricana | 1985 | Legale
    Americana | 1985 | Legale



    Name&Dates Mira non è un diminutivo, ma un nome particolare di diverse derivazioni ed etimologie differenti. Quello scelto dai genitori di Mira però, è il significato spagnolo, “guarda”. Il cognome, preso dal padre come di consueto, Allen invece, significa “bello”, “armonioso”.
    I suoi dati sono attualmente secretati dal governo no-mag americano e magico, Mira Allen risulta deceduta nel 2018 in un'operazione dei Peshmerga di cui non si conoscono dettagli. È stata onorata con le stelle sul CIA Memorial Wall nel quartier generale a Langley (Virginia).
    Born Nata il 6 Luglio del 1985 nella capitale di Porto Rico, San Juan, trasferita all'età di 8 anni a Austin, Texas. Ha vissuto in svariate città americane successivamente ai suoi 11 anni, varcando anche spesso il confine del Messico e saltuariamente tornando a San Juan. Nonostante questo, in casa ha sempre parlato spagnolo e per questo motivo ne ha sviluppato un forte accento che comunque riesce a mascherare con un po' di sforzo.
    Studies Ha imparato le basi della magia a casa, grazie a sua madre, divenendo però molto più competente nella magia voodoo di stampo portoricano, eredità di famiglia. Il resto le è stato insegnato dopo il reclutamento da parte del MACUSA, nell'addestramento che ha svolto prima di entrare nella CIA no-mag e successivamente nel SOG.
    work Cacciatrice amatoriale, specializzata in caccia di città e localizzata a New York dal 2018. Saltuariamente lavora anche all'Imperial Hotel come sicario, con un focus particolare sulle creature.
    special Percettrice Spiritica alla nascita, caratteristica improntata più sull'udito, non ha mai particolarmente sviluppato il suo potere se non per sfruttarlo con il particolare legame che ha con suo fratello gemello, morto nell'utero prima di venire al mondo.
    align Caotico neutrale, interessato a soddisfare i propri desideri e a perseguire i propri interessi. Ha poco se non nullo rispetto per le leggi e per l’ordine, al massimo accettandoli come un male necessario se gli permettono di raggiungere i suoi scopi.
    catalyst Opale di Fuoco [YIN]: nella parte positiva, l'Opale di Fuoco fa da compagna a maghi sicuri di sé e delle scelte prese, che sono naturalmente improntati ad agire, raccogliendo le sfide che la vita gli riserva e senza più lasciare che scivolino dalle mani. In un certo senso sono amanti del rischio, ma non quello spericolato e incosciente.
    Turchese [YANG]: la parte yang viene chiamata invece la Pietra delle Sfortune, perché al contrario del turchese chiaro quello oscuro attira in modo costante sul mago avventure o sfide lungo tutto il percorso turbolento portandolo a volte allo sfinimento. La strada per questi maghi sarà intricata, spesso complicata, ricca di agitazioni e confusione. Capita spesso che i portatori di Turchese oscuro siano fuggiaschi o ricercati.

    descriptions Alta un 1.70cm, pesa 56kg, si mantiene diligentemente in perfetta forma. Tanto che non fuma, non beve troppo e segue una dieta ferrea che le garantisca un giusto apporto di tutto ciò che serve ad un corpo in salute. Non si concede a grandi vizi perché li soddisfa tutti con il bisogno di una vendetta che ha generalizzato, ha reso totale su una categoria che razionalmente riconosce essere diversificata ma non le importa. Di norma lo è, razionale, ma decide volontariamente di esularvi quando riconosce una necessità che non vi deve forzatamente rispondere.
    Vorrebbe crede di non attaccarsi a niente che non sia questo, necessario, che non sia un bisogno egoistico che si sente di soddisfare, che viva di un individualismo che non la disturba perché ha un senso etico rovinato dalla carriera svolta in precedenza, da altre scelte già compiute e una mentalità che ormai potrebbe dire essere diventata un'aberrazione di sé stessa. Ma non è del tutto vero.
    Sente, sì, di aver superato molti limiti della società, soprattutto da quando ha smesso di farne parte e di vivere come un fantasma che non deve rendere conto di niente a nessuno, se non a sé stessa. Eppure, permane un'animo idealistica che in lei non è ancora del tutto morto, nonostante le piaccia raccontarsi il contrario.
    Mira non è una Cacciatrice che rispetta formule e regole convenzionali perché non si sente parte di quel gruppo, nonostante per convenienza possa fingere a volte il contrario; non è nemmeno più un agente del governo e anche quelle leggi le considera spazzatura tra cui destreggiarsi meglio avendone una conoscenza professionale. C'è qualcosa che però la smuove nonostante tutto e forse è un riflesso del suo egocentrismo, forse no, ma è qualcosa che sì, è di più di un semplice inseguire un obbiettivo morto e privo di un'anima.
    Gli unici concetti astratti a cui dice di credere, infilandosi nelle trame di una vera e propria fede, sono quelli delle religioni a cui è stata educata.
    Vive di essenzialità, di cose che servono e niente di più. Si riflette nel suo aspetto che è elementare, costellato da pochi dettagli come il trucco mal curato sugli occhi castani che è un'eredità della sua adolescenza, diventato un'abitudine più che altro. L'aspetto forse un po' trascurato dei capelli, ricci sottili che non cura come dovrebbe e quindi paiono troppo crespi e poco definiti, ma non le importa fintanto che non appaia troppo disordinata. Non si impegna a nascondere quei tratti che la rendono figlia della sua etnia, nonostante quando era più piccola tentasse di farlo: un trucco che schiarisse la carnagione olivastra, la lisciatura chimica per i capelli che di quel colore castano-ambrato non sembrassero troppo tipici dei suoi tratti latini.
    Anche il vestiario è semplice, specialmente utilizza abbigliamento tattico e non si discosta molto da uno stile ancorato alla sua precedente professione paramilitare.


    background La prima volta che vide suo padre, Luke Allen, infilare la mano in una pentola di acqua bollente destinata alla cena, senza risentirne affatto, Mira non riuscì a capire che cosa stesse accadendo. Aveva poco meno di undici anni e il concetto di “compiere un salto di fede per un angelo del Signore” non rientrava affatto nella sua sfera di comprensione ancora così infantile.
    Quella era ovviamente l’interpretazione che Luke Allen aveva dato, rispetto alla realtà di ciò che stava accadendo, che Mira avrebbe poi scoperto anni e anni più tardi.
    L’ultima volta che vide suo padre, Luke Allen, fu sulla porta di casa sua, vestito per andarsene e non tornare mai più. Mira non riuscì a capire che cosa stesse accadendo ma lo comprese più avanti, quando sua madre le rivelò, con la voce di un segreto inconfessabile, che suo padre era stato catturato da un’entità malvagia che non gli avrebbe permesso di tornare a casa sua, mai più.
    Mai più.
    Risuonava nella sua mente tutte le volte che cambiavano casa, spostandosi da un posto all’altro degli Stati Uniti di seguito alla convinzione che volessero arrivare anche a loro. Abbiamo visto troppo, ripeteva sua madre ogni volta. Ci vogliono togliere di mezzo, ripeteva. Dobbiamo scappare, ripeteva. Mira ci credeva, come avrebbe potuto non credere a sua madre dopotutto? Era il suo punto di riferimento, naturale che dicesse la verità.
    Visse nella paura per anni, finché non si rese conto che sua madre, in realtà, era semplicemente impazzita. Le folli misure di sicurezza, precauzioni che prendeva per essere protetti e irrintracciabili, disegnarono per lei una visione della sua malattia mentale.
    Cominciò ad evaderle e quando lo fece, si rese conto di avere tra le mani un altro spaventoso modo per farlo. La prima volta che accadde era per strada. Adolescente, cercava qualcuno da conoscere, qualcuno di nuovo, nuove esperienze, uno sfogo rispetto alla noia che la rinchiudeva in casa e non le avrebbe permesso di uscire non fosse che ripetutamente continuava a scappare. Aveva ormai imparato come eludere le misure di sicurezza di sua madre, anche se sempre di nuove tentavano di tenerla dentro oltre che tenere “le cose” fuori.
    Valmy, Nevada. Il paesaggio intorno a lei cominciò a cambiare, a perdere i colori e la consistenza, vicino a lei scoprì qualcuno che c’era sempre stato. Le spiegazioni che arrivarono furono di difficile comprensione e le negò a sé stessa, ci provò per lo meno, nonostante da quel momento in poi l’esistenza di un fratello mai nato e di una propensione a scivolare tra la Cortina e la realtà, fosse difficile da evitare. Qualcosa che c’era sempre stato ma non si era mai palesato, non prima di un momento casuale che ai suoi occhi dettava invece l’inizio di una vita nuova. Una vita libera.
    Scappò da sua madre all’età di sedici anni.
    Un anno dopo venne reclutata dal M.A.C.U.S.A.. Era il 2002, un anno dopo l’attacco alle torri gemelle, un momento in cui entrare nella CIA era più facile di quanto non lo fosse mai stato e qualcuno, dall’alto, aveva bisogno di un occhio all’interno di quella comunità separata e divisa, un occhio silente ma che fosse capace di trapassare confini che per una persona normale erano barriere invalicabili.
    La colsero in flagrante durante una rapina dai dettagli particolari. Dettagli che le sarebbero potuto costare il carcere per violazione dello Statuto di Segretezza, ma loro invece approfittarono di quelle caratteristiche insolite ed estremamente rare per appropriarsi di una nuova possibilità. Una ragazzina sola, incapace di decidere realmente che cosa fosse giusto o cosa sbagliato, soprattutto che cosa lo fosse per lei.
    Di fronte ad una proposta del genere, Mira accettò, incapace di comprendere quanto si avvicinasse invece ad un ricatto. Fedina penale intonsa, nessuna ripercussione per quello che aveva fatto; una semplice rapina finita male.
    Fece carriera rapidamente anche se non senza qualche aiuto, persone che, più in alto di lei, smuovevano le acque per spianarle la strada per farla arrivare la dove servisse. Non spiegò mai come facesse a ottenere così facilmente tante informazioni anche dietro le linee nemiche, sembrava semplicemente particolarmente portata per il lavoro. Nel 2011 svolte la sua ultima operazione. Ultima, finché non si concluse.
    Divenne inquisitrice nei black sites della CIA e nonostante ormai avesse sviluppato una certa leggerezza nell’affrontare e procedere con le, in quel periodo tipiche, tecniche di interrogatorio, iniziò a riconsiderare di che cosa fosse fatto l’oceano in cui si trovava immersa. Troppo odio. Le torture erano state inutili e non avevano prodotto alcun risultato, venne fuori anni dopo e non dalla sua bocca che invece, rimase sigillata e ben chiusa.
    Chiese il ritiro qualche mese più tardi.
    Gli anni successivi li passò a girovagare senza meta in America, senza un vero scopo e in verità, proprio alla ricerca di quest’ultimo. Fino a quando nel 2014 la prima città siriana, Raqqa, non cadde nelle mani dello Stato Islamico. Lo considerò un richiamo, la chiamata di una vocazione che la reclamava di nuovo tra quelle terre, un inconscio tentativo di redenzione che non si completò mai. Voleva fare qualcosa di diverso, toccare con mano la realtà e non essere governata da politici di cui non avrebbe mai potuto scoprire i fini segreti e così, partì per conto di nessuno se non se stessa, per dare una mano più concreta a chi combatteva in prima linea senza le dovute conoscenze e addestramento: i Peshmerga.
    Rimase sul campo ad aiutare i Peshmerga fino al 2017, quando dovette tornare in patria per rispondere all’indagine iniziata nei suoi confronti, per mercenarismo, da cui fu poi assolta senza particolari problematiche considerata la trasparente sua assunzione da parte delle forze armate del Kurdistan iracheno.
    Qualcosa era scattato nella sua mente. Una presa di coscienza riguardo alla sua crociata contro nemici imbattibili, l’inutilità di combattere contro mostri ciclopici quali l’odio e guerre che mai avrebbe potuto cambiare. Una redenzione che non avrebbe potuto trovare e allora, avrebbe anche smesso di cercarla.
    Tornò da sua madre.
    Non la vedeva da molti anni, decenni.
    Sua madre non aveva mai smesso di vivere come aveva sempre vissuto successivamente alla scomparsa di suo padre, mai più ritrovato. Ma Mira non ricordava nulla della sua infanzia, di quello che era accaduto quando ancora troppo piccola l’aveva visto andarsene e per troppo tempo aveva creduto più alla follia di sua madre che alla verità.
    Sistemò sua madre in un ospizio di lusso a New York, ormai anziana e sola, andata troppo oltre nelle sue idee di cospirazione paranoica. Ma la ascoltò, per mesi ascoltò ciò che aveva da dire e la sua versione della storia, controllò foto, documenti, ritagli che sua madre aveva accumulato in un’opera di indagine amatoriale di cui non aveva mai saputo nulla e l’approfondì, indagò anche lei e scoprì un mondo che non conosceva. Qualcosa di totalmente estraneo che si aprì ai suoi occhi come un fiore, colmo di nuovo opportunità per aggrapparsi ad un senso che le desse voglia di vivere, di combattere per qualcosa in cui cercava di non credere ma in fondo, non era del tutto vero.
    Riuscì a farsi dichiarare morta grazie ad una serie di favori che le erano dovuti da alti funzionari del governo e cominciò una nuova fase della sua vita nel 2018.



    Edited by hime. - 20/1/2022, 14:21
     
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