Garden of Love

Josh & Chrys - 11 Dicembre - Private Room

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    28.
    "Sai, quando eri piccolo ti addormentavi solo quando ti raccontavo quella storia.. la ricordi?"
    "Ah.. era quella del venditore di asini?" Rido.
    "Bravo" me lo dice con calma, non abbiamo fretta. Non sento nulla, camminiamo sulla neve in mezzo a un Luna Park. Io, mamma, non la ricordavo così.
    "Facevi una cosa.." "Cosa?" si mette comoda lungo una transenna, forse siamo in bianco e nero, non lo so, ma la ascolto. E' la mamma. Mi guarda, in tralice, sorride. "Facevi finta di dormire, ma non appena accennavo a fermare la storia, spalancavi gli occhi, come a dirmi che non eri stanco per niente" "Oh"

    "C'era una volta.."
    "No, mamma aspetta!"
    "Devi dormire, Joshua, è tardi.."
    "Ma, Chrys... mi manca.. "
    ".. in una terra di dune e deserti.."
    "No, no fermati..!"
    ".. la capanna di un venditore d'asini.."
    "NO!"

    Sono andato al Giardino dell’Amore. Il cuore è spento, non si anima, ci provano, ma non ci riescono. E se non ci riuscissero? Cosa faremmo se non ci riuscissero Chrys? Non me ne vado senza di te. Ho mandato via mia madre, non l'ho seguita ok? Sono qui, ma devo tornare. Ti sento, ma non lo so se sia l'anticamera di qualcosa che non so lasciar andare. Non voglio. Sarebbe facile, lo sento, dovrei solo smetterla di lottare, perché qui per me non c'è spazio. Se non in te. Lo avrei fatto, ma tu parli, lo fai con la tua voce, con il tuo accento del cazzo, Dio se lo amo. Dio, se ti amo. Fa così male. E' difficile, ma ci sono, ok? A-aspettami.. non finire di leggere.

    ...così sono tornato al Giardino dell’Amore. Non mi rendo conto del dito che, lentamente, raggiunge il lenzuolo, arranca un po'. Gli occhi, gli occhi bruciano, li voglio aprire. Li devo aprire. Non.. non si aprono. Cazzo Chrys non si aprono.. non si aprono ed io.. io.. non sono così forte, non ci riesco.

    Quando torni in vita, dicono sia tutto meraviglioso, un cazzo di spettacolo. Non è così. Quando torni in vita, non respiri, allora cerchi fiato come puoi, apri gli occhi, apri e le labbra e non esce che un suono strozzato, fermo nel vuoto di un risucchio costante. E vorresti dirlo, il suo cazzo di nome, vorresti dirgli che sei tornato, a pezzi, ma cristo se ci sei. E non ci riesci. Allora è come fossi morto, ma con fottuti spasmi per tutto il corpo e tutto, tutto fa un male d'Inferno. Perché ti svegli quando la morfina finisce, quando ti sei strappato la flebo prima che lo facessero gli altri, e così hai interrotto il flusso di tutto. "Ch.." soffoco.
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    ''Come stai?''
    ''Non lo so.''
    ''Beh, per forza. Una merda, suppongo.''
    ''Già.''
    ''Raccogli ciò che semini, Chrys.''
    ''Io...io non volevo, ok?''
    ''Sì ma, vedi, se lo avessi gestito tutto tu il matrimonio...''
    ''Ma l'ho fatto!''
    ''Lasciami parlare.''
    ''No, basta.''
    ''Dico che avresti dovuto capirlo. Anche se forse già ne eri consapevole, non è così?''
    Mi fa ma così male il petto quando respiro. Come quella sera che siamo usciti fuori dalla Dimensione Ombra. Come quando, ecco, ho chiesto a loro un aiuto. Che non ho saputo dove portarci, dove aiutarci. Credo di aver persino perso i sensi quando ti hanno portato via. Scusa se...se ti ho lasciato andare con loro, se non ti ho tenuto la mano fino alla fine, ok?
    No insomma, non perdonarmi. Lo so che non è ok, ma...è che, non so...vorrei sentirmelo dire. Che va bene, piuttosto che un dubbio sul tuo svegliarti. Perché qui nessuno sembra crederti: Ti pensano debole, ti pensano uno sciocco. Ma io gliel'ho detto che da me ci torni, anche se i ticchettii delle macchine mi danno alla testa, non mi fanno dormire. Io gliel'ho detto.
    ''Cosa?''
    ''Che lui tornerà.''
    ''Da dove lo hai lasciato cadere?''
    ''S-sì.''
    ''Chissà.''
    Trattengo un singhiozzo che mi fa piegare sulle ginocchia. Stringo le braccia al petto per incassare il dolore, tenermelo ben saldo contro l'addome. Fermo, immobile, affinché non si muova affatto.
    ''Forse dovresti andartene.''
    '' N-no.'' Porto le mani alla testa, cerco di farlo star zitto, di mandarlo via. Che vorrei star da solo, sì, da solo con te. Perché se ti sono vicino tu avrai modo di trovarmi, di sapere che a casa ti ci porto io. Ti stringo tra le braccia, ti...
    ''Sei solo un peso, lo sai.'' Singhiozzo. Passo i polsi lividi contro il naso, contro gli occhi. Ingoio la bile, ingoio le parole.
    ''Josh non ha mai avuto bisogno di te. Se non ci fossi stato, beh, forse non sarebbe morto.''
    ''N-non è morto.''
    ''No? Guardalo, respira solo perché lo fanno respirare. Perché un macchinario comprime i suoi polmoni. Sembra un palloncino sgonfio.''
    ''Sta - sta bene.''
    ''Certo, ed ora sta solo dormendo, giusto? Dorme per non dover aver niente a che fare con te.''
    Stringo il libro di poesie tra le dita. Ormai è umido di lacrime e muco, è quasi illeggibile. Ma lo conosco a memoria, me lo ha letto mio padre quando ero piccolo, quando ancora mi voleva bene.
    ''Sono andato al Giardino dell’Amore...''
    ''Ci credi davvero che se gli parlerai lui tornerà da te?!'' Rido, leggo e rido.
    ''Sì - magari lui non...non si perde.''
    '' Forse è già perduto, forse nemmeno ti vuole. ''
    ''Sono suo marito, cazzo!''
    ''Ma hai scritto a Caleb.''
    ''Ho visto ciò che non avevo mai visto: Una Cappella era costruita nel centro.''
    ''Hai scritto a Caleb! Lui è stava morendo e tu scrivevi a Caleb!''
    ''Era solo per avvisarlo!'' Mi mordo le labbra, tiro su i piedi sulla poltroncina.
    ''Era solo per non sentirti solo.''
    ''Non è vero! Io sono con Josh, non sono solo!''
    ''Vieni a prendermi, Caleb. Sono single adesso, abbiamo tolto Joshua dal cazzo.''
    ''Smettila! Sei un bugiardo!''
    ''Hai persino accettato che Peter si mettesse in mezzo per questo.''
    ''...Nel luogo in cui io ero solito giocare sull’erba.'' La voce mi trema. Le mani tremano. Guardo i macchinari che circondano la tua testa, poi guardo te. Stai dormendo bene? Ti stai riposando un po'? Che colore sono i tuoi occhi, Josh? Sempre di quell'azzurro profondo?
    ''Tu volevi toglierlo dai piedi come tutti gli altri. Non ci hai mai tenuto a lui come meritava.''
    ''Io lo amo...''
    ''Joshua non merita questo, non lo merita uno come te.''
    ''Io lo amo!''
    ''Sei un traditore, un bugiardo!''
    ''Basta!''
    ''Vattene, prima che qualcuno si accorga di te. Prima che la tua presenza rovini tutto.'' Respiro male, ma nel bagno non ci torno. Nella vasca non mi infilo. Né nell'armadio, né sotto le coperte. Me ne resto qui, ok, J? Resto qui, ti aspetto così torniamo a casa nostra insieme.
    Torniamo indietro, a quando stavi bene, per esempio. A quando eri felice e io...io ero bravo, ero lontano da te.
    ''E i cancelli di questa Cappella erano chiusi, e ‘Tu non devi’ era scritto sull’ingresso...''
    ''Tu non devi restare qui.

    Caleb, sì, cazzo, scopami da dietro.
    '' Getto il libro dall'altra parte della stanza, che cade in un rumore sordo. Rimane aperto a terra, piegato. Poggio il capo vicino al tuo fianco. Con una mano accarezzo la tua, le dita immobili da cui partono tubi, piccoli fili. Le guardo tutte e cinque, piega per piega.
    ''Scusa...'' Cerco di trattenere le lacrime. Ho un mal di testa martellante. ''Io non volevo...'' Ma ho sonno e questo mi fa chiudere gli occhi. ''Se - se ti svegli vado via, ti lascio in pace. Però svegliati...ti prego.'' Scusa! Scusa se non ho resistito, se forse ho anche russato un po'. Se la mano te l'ho stretta troppo, se non mi sono accorto poi di come i macchinari hanno preso a suonare. Che poi alla fine è solo un suono diverso dall'altro, più veloce, più fastidioso.
    Forse è quello a svegliarmi, forse perché...
    ''J - josh?'' La bocca impastata. Forse ti ho sognato, forse, forse sento solo cose che non dovrei sentire. Ma ti accarezzo la mano, lo faccio risalendo dove dovrebbe esserci la flebo che...che non hai più. Non lo so come funzionano queste cose. Né come funziono io. So solo che ho allungato l'altro braccio affinché ti prendesse anche l'altro fianco ed ho stretto qualcosa, riprendendo a piangere da dove mi ero fermato.
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    28.
    Non sento niente, Chrys. Eppure sento tutto, cazzo. Sento i tuoi respiri, sento il modo in cui si spezzano contro il mio. Un solo fiato, ho emesso solo questo e ti è bastato per finirmi contro così, che se avessi la cazzo di forza per farlo, alzerei la mano - quella che pende giù dal lettino - per stringerti. Che sembra io non l'abbia fatto da una vita. Che cazzo abbiamo passato eh? Fa male ogni cosa, ma non me ne frega un cazzo adesso, non quando aprire gli occhi è difficile. Dovrei ricordarmi che ne ho solo uno. Mi ha tolto anche questo, ma tu lo sai.. che tu c'eri, c'eri a dirgli che doveva ridarmi a te. Che sono tuo no? E non dovresti, cazzo se sei in questo punto della tua fottuta vita è solo colpa mia. Colpa del moto che mi porta ad un singhiozzo prima di un respiro.
    Perdonami, è colpa mia cazzo. Lo era, te lo avevo detto a casa mia, ti avevo detto di starmi distante perché chi amo muore, che non posso fare il padre quando neanche so tenermi in piedi come marito. Ho perso tutto quello in cui credevo.. me. Ma Cristo se non volevo perdere te. "Ehi.." mi si spezza ogni cosa, perfino il cuore che è così debole da farmi male, da far impazzire il macchinario che lo regola, come se neanche quello riuscissi più a farlo da solo. Ma ti prego, non piangere Chrys, sono qui ok? Sono tornato e.. vorrei poterti dire, adesso, che saprò restare, ma è solo troppo. Troppa la paura che ho provato, perché si, sono un codardo del cazzo alla fine, la mia promessa non l'ho mantenuta io, me l'hai fatta mantenere tu. E mi dispiace, così tanto. Mi dispiace di aver rovinato il nostro giorno, di aver fottutamente sperato che potesse esistere per noi un momento che non fosse sporco di niente. Non di sangue, almeno, non il mio o il tuo cazzo.
    Ma dove tu piangi, su di me, io trovo la forza di allungarla davvero quella mano, come se riprendessi a sentire cosa vive sotto i polpastrelli, solo adesso. Solo ora che per respirare raschio i fondi dei polmoni. Forse ho ancora un buco che li ha lacerati, forse da qui neanche ci uscirà più. Forse mi sveglio per dirti addio di nuovo. Com'è che mi avevi chiamato in quel corridoio di Las Vegas?
    "Ö- ozür dilerim aş-..askım." in lingua madre, vorrei mi uscisse meglio, che non ci fossero singhiozzi a fermarmi le parole in gola, che ci fossero denti stretti per il dolore. Che forse posso solo sussurrare adesso perché non ho voce per fare altro. Perché apro gli occhi, e ricordo di poterlo fare solo con uno, sull'altro sento il peso della benda.
    Ora vedo poco anche da quello, è troppo umido, disabituato al buio cauto che ci circonda. Te le incastro, le dita trai capelli, mi tengo ancorato qui, a te, che sei il cazzo di motivo per cui sono tornato.

    "Perché vuoi tornare Josh?"
    Perché Chrys ne morirebbe.

    Perché vuoi tornare Josh?"
    Perché io ne morirei.

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    26.
    ''Smettila di piangere.''
    Ma non ci riesco. È spontaneo, è inevitabile. Mio padre mi ha sempre detto che ero un frignone e mamma, beh, mamma non si è mai preoccupata di consolarmi. Di stringermi a sé quando poteva. Lei mi guardava e basta ed aspettava che il pianto finisse da solo. Anche se io piangendo la guardavo, fissavo gli occhi nei suoi e forse, beh, forse qualcosa indietro me l'aspettavo. Una carezza almeno, o la consolazione di non essere io quello sbagliato della famiglia solo perché...beh, piangevo per cose per cui altri non avrebbero mai pianto.
    Poi ho smesso di piangere e sono stato bravo, per anni non l'ho più fatto, nemmeno quando provavo male e per alleviarlo lasciavo scivolare il rasoio contro i polsi. Che le gocce di sangue mi sembravano lacrime. Era fottutamente liberatorio.
    Le cose però son cambiate quando ho rivisto te e non nel modo in cui ci vedevamo un tempo: Come due amici che passano sì e no qualche ora insieme. Le cose sono cambiate quando Ray se ne è andato e tu sei tornato a casa mia. Quel giorno che abbiamo bevuto un po', ricordi? E che siamo stati così arrabbiati da averci regalato quello stupido ma bellissimo limone. Ogni tanto ci penso ancora, sai? Al modo in cui ti sei avvicinato e poi hai desistito. Forse ti ho preso per sfinimento, alla fine. Se sei qui è proprio perché...
    ''Perché lo hai costretto tu.'' Già, perché ti ho costretto io. Ti ho costretto ad amarmi forse per, beh, tornare a piangere. A provare qualcosa che forse diverso dall'apatia, dal fastidio.
    ''Se non ci fossi stato, lui starebbe meglio adesso.'' Quindi scusa se non so smettere, se sentirti parlare mi fa solo risalire il tuo busto per mettermi meglio, per stringerti senza farlo con forza. Che ho paura di fare ulteriore male, ho paura di ucciderti anche così.
    ''Avresti dovuto lasciarlo a Lilian.'' Chissà dove saresti adesso se non ci fossimo sposati, se lei non si fosse uccisa a causa mia. Se avessi mantenuto il tuo luogo originario, l'immagine che ti eri dato. Quella compostezza che tanto mi piaceva nonostante il dolore che generava. Forse in Islanda mi sarei esiliato da solo.
    ''N-non ti capisco, lo sai.'' Ma lo dico con dolcezza, con un singhiozzo che blocco in gola perché sì, devo tirarmi su e guardarti. Guardare ciò che ho fatto e pagarne le conseguenze. Per te. Che se potessi ti strapperei via il dolore per cucirmelo addosso. Mi stacco, scivolo dalla tua stretta debole - le dita tra i miei capelli mi sono mancate così tanto - e lo faccio solo per provare a sfiorare il tuo viso. Tirare indietro le ciocche di capelli con solo l'indice ed il medio.
    ''Non toccarlo, lo uccidi.''
    Infatti le dita tremano, cazzo se lo fanno. Se a fatica riesco a poggiarle contro la fronte. Se a fatica riesco a guardare quella benda che ti fascia l'occhio. I tuoi occhi azzurri. Ti donerei il mio se poi non finiresti per odiarmi. Vorrei tornare indietro per -
    ''Non lo faresti. Sei debole.''
    ''Dai, b-basta.'' Una preghiera, un sussurro. ''...scusa.''
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    28.

    "Ma Chrys resisterà senza di te"
    No, no non lo farà.

    "Stai dicendo che è debole?"
    Sto dicendo che siamo in due, o nessuno.

    Ti ho visto, in quegli ultimi secondi. Ma non te lo dirò mai. Ti ho visto prendere quello che restava di me, e poi, con il dolore a tenerti duri gli zigomi, ti ho visto odiarmi. Ripormi nella cassa più bella che hai, quella nera lucida, cazzo quella in cui per poco non abbiamo scopato. Ti ho visto scegliere il velluto e non permettere, per nessuna ragione, a nessun altro di farlo. E ti ho visto morire, cercare quella vita tra le mie ossa e non trovarla. Ho visto il modo in cui, dolcemente, mi avresti odiato perché ti ho lasciato solo, ti ho promesso che ci sarei sempre stato, che avrei ringhiato per te, combattuto per te e cazzo speso ogni fiato del cazzo per mantenere le promesse. I giuramenti. La vita che ho incatenato alla tua. E l'ho fatto dal primo giorno. Ti ho visto organizzare il funerale migliore e resistere, resistere in piedi nel seguire quella bara che - alla fine - avresti lasciato vuota. Perché lo so che mi avresti tenuto con te finché non ti avrebbe fatto troppo male per vivere. Ti conosco, cazzo, ti conosco. So che avresti accentrato il dolore, sopportato, provato a non piangere come Oleander ed Erika ti chiedevano, ti imponevano, e dopo.. da solo.. ti saresti lasciato andare.
    Cristo non volevo andasse così. Forse è per questo che sono tornato, che non so neanche come cazzo sia possibile, se non che tu sei arrivato in tempo e così.. così adesso posso sentirti ancora, e non sai, no che non lo sai, quanto cazzo sia bello. Quanto questo mi lasci a guardarti con il fiato corto. Che non respiro e stavolta non è una questione di emotività del cazzo, è che non respiro sul serio, non ci sono più abituato - a farlo da solo.
    E lo so che non mi capisci, allora in qualche modo sospiro di più, le mani mi cadono ai fianchi, piano, ma con una cerco ancora la tua. Non mollarla adesso che ho paura anche di saperti vivo, di sapermi vivo.
    "Impare...rai" mi escono solo poche parole, ma provo, te lo giuro, ad usarle bene. Ma le tue dita, sulla mia pelle, Chrys non hai idea, in quel cazzo di tremito che ho, che cosa significhino. Brucia tutto, ogni tocco, ogni immagine, ho Peter negli occhi, e voglio cancellarlo. Aiutami.. mandalo via.
    E no, io non ti devo proprio perdonare niente, sei qui, sei qui quando la mia promessa non l'ho mantenuta mai, non più di qualche ora. "Shhh.. va bene.. sono qui.." e adesso trema tutto, perfino il cuore, perfino l'occhio sano, che chiudo perché devo togliergli l'umidità di dosso. "Sono qui con te..." lo sono? "..nel.. nel giardino.." mi hai salvato tu.
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    26.
    ''Con noi. ''
    Così hai detto, no? Che sei con noi nel Giardino. Quello di Walt Whitman. Quello che, quello che ti ho letto.
    ''Così sembra.'' Che i medici avevano ragione? Già. Ci hanno creduto davvero loro, forse anche più di me che non so tirarmi su del tutto. Che non so spostare lo sguardo dalle mie mani. Le nostre. O i miei piedi. Ormai ho ridisegnato la forma dei lacci delle scarpe un infinito numero di volte.
    ''Però sei stato bravo.'' Dici? Io...io ho solo reagito di impulso. Non ho studiato nulla, non ho fatto nulla con la consapevolezza di saperlo fare. Mi sono solo...buttato.
    ''Ma buttandoti lo hai comunque riportato a casa.'' Già, lo so. Lo vedo. E forse è per questo che continuo ad accarezzarlo, a concentrarmi più sulla sua voce e le sue mani che su di voi.
    ''Perché non ci credi.'' Forse non ancora. ''Già, non hai mai avuto fiducia in te stesso. Non ti rendi conto che, se non fossi arrivato tu, se non fossi riuscito a superare quei nalusa, forse lui non sarebbe nemmeno qui.'' Ma non mi interessa. Non voglio sapere niente, né interessarmi ad altro. Vorrei solo che...che non fosse successo. Perché ho paura adesso di sfiorarlo sapendo che rischierei di fargli ulteriore male. Ho paura di vivere per sempre con lui quando è bastatato questo singolo anno a stravolgere ogni cosa. A rovinarcela. Ed è sempre stato per causa mia. Lo è stato con Missing, lo è stato con Peter. Se c'è una cosa di cui sono certo è che Joshua non merita affatto uno come me. Forse dovrei...
    ''Vai, dillo.'' Lo...lo sapete.
    ''Stargli accanto? Sì, è questo che devi fare.'' Anche se forse io...
    ''Ti uccideresti, perché sei un codardo. Chiederesti il divorzio e ti uccideresti, proprio come dovrebbero andare le cose adesso. Perché indietro no che non ci torni, affatto.''
    Non rispondo subito alle tue parole. Ho dei singhiozzi da trattenere che non vorrei farti sentire. Perché qui non sono io quello che merita attenzioni: Nessuno deve preoccuparsi per come sto io. Sto meravigliosamente. Ora che sei sveglio, poi, sto decisamente meglio, tanto che quasi non respiro. E sì, sì che è la gioia, deve essere proprio quell'emozione a stimolare l'apnea, questi sospiri trattenuti allo stremo.
    ''C-certo che imparerò.'' Ed ho già fallito ogni proposito. Perché so bene come questo finirà per sancire un per sempre che non so più se posso prometterti. Non quando sono io ad attentare alla tua incolumità. Io che cerco in ogni modo di preservarti, di proteggerci dagli altri. Lo so bene, ormai, come sarebbe meglio se me ne andassi. Lui ha ragione, forse l'ha sempre avuta. ''L-lo so...'' Che sei qui, intendo. Perché ti vedo, ti sento e non credo ci sia mai stato nulla di più reale di questo. Dell'odore che ha il tuo sangue ancora impregnato sui miei vestiti. La consistenza della tua pelle sotto il mio tocco. La tua voce. Cavolo. Se non avessi passato l'intera serata ad ascoltare le tue canzoni probabilmente l'avrei dimenticata. Rimossa, forse. Infilata a forza nel cassetto del dolore.
    Lo so che sei qui, eppure non riesco ad essere felice. Affatto. Mi tiro su a fatica. Lo faccio prendendo posto dove riesco.
    ''P-posso?'' Non lo so se questi cavi possiamo spostarli, se forse è meglio mantenere le distanze. Ma voglio mettermi vicino a te. Sdraiarmi al tuo fianco e baciarti laddove il dolore forse lo senti, ma meno. Una carezza sulle braccia, di nuovo. Ridisegno la tua pelle come nei miei sogni.
    ''Ucciditi, Chrys.''
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    Cazzo Chrys, ho sbagliato tutto. Ho provato a tenerti lontano da me, quella volta, ti ho detto che era perché avevo paura che tu morissi. Te lo ricordi? Ti ho urlato contro tutta la fottuta paura che avevo, quella che un giorno anche la cosa più bella ti venisse strappata via. Ma chissà perché ho sempre pensato che quello forte ero io. Io a proteggerti e tu a rischiare il tutto per me, per starmi accanto e sopportare le mie stronzate, il mio carattere di merda. Cristo come eri bello quando sei venuto verso di me, quando mi hai promesso una sola cosa, che non voglio vederti andare via. E quando io ti ho promesso di vivere per te. Ho sbagliato, avrei dovuto dire che promettevo che mi sarei fatto salvare, da te, ogni volta che avessi potuto. Che tu hai più forza di quella che credi. E so pensarlo anche se perfino la fronte fa male. Tutto brucia, come se mi avessero dato fuoco su una pira. Forse Peter l'avrebbe fatto, per far sparire il mio corpo. Mentre io vorrei solo dirti che vorrei che non piangessi, ma come cazzo faccio se quelli ad inumidirsi di nuovo sono i miei occhi? Il mio... il mio che me ne resta uno. "Si.. si"
    Si, distenditi con me, resta vicino che ho bisogno di sapere che questo non è un sogno, non è l'immagine residua di qualcosa che non avrò più. "Per..don..ami" fallo perché ho paura, perché stringo i denti quando ti infili sotto le coperte con me, perché tengo le palpebre chiuse che mi fa male aprirle, che sono stanco ma non voglio dormire, voglio respirarti ti prego. Ti prego non andare via, non ora che mi ha trovato. E Perdonami perché ho rovinato tutto, perfino il nostro giorno perfetto che non potrai mai ricordare bene, non oggi, che anche io non voglio rivedermi. Non voglio vedere quanto cazzo ero felice, e quando lo eri tu. Quelle, quelle erano le sole lacrime che giuravo di concederti. Ora invece, ora ho solo paura. Stringimi di più Chrys.
    "Non volevo morire.." mi esce in un singhiozzo, mi piego verso di te e non sento più niente tanto il dolore si solleva, che quanto tutto fa male allo stesso modo, non cambia più un cazzo. So che le mie mani non sono morbide, che te ne stringo solo una, con la poca forza che tiro fuori, voglio incollarla alla tua. "Grazie.. grazie cazzo.." di avermi trovato.
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    ᗷOYᔕ ᗪO ᑕ(ᕼ)ᖇY(ᔕ)
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    26.
    Le voci si acquietano per un istante. Forse lo fanno perché riesco a trattenerle nei pugni che serro. Negli occhi che vanno di pari passo quando, trovando visivamente l'incastro perfetto, mi sdraio su di un fianco. Tra i fili a cui sto particolarmente attento, con la fronte a premere piano verso il lato buono.
    Mi concedo un respiro profondo che sappia incamerare tutto ciò che il tuo profumo sa donarmi. Le immagini di una vita fantastica trascorsa assieme. Dinanzi a quell'altare fatto di pietra e amore. Stretto tra le tue mani. Nudo nelle lenzuola. Baciato dalla luce del sole. Dalla pioggia presa sul tetto e poi dalla febbre.
    Fingo tu l'abbia ancora. Che sia solo quello il motivo per il quale scotti. Non perché l'orbita vuota sta forse creando infezione, ma perché hai preso freddo ed i polmoni sono appesantiti per quello. Un malanno di stagione che passerà presto. Solo questo.
    E magari adesso chiamo Alice. Le dico di venire qui con Leanor, di portarti la panacea e di fartela bere. Così adesso ci addormentiamo e domani, di buon ora, torniamo a casa nostra.
    ''N-no.'' Sono risposte che restano aggrappate alla gola. Come se avessi le tonsille gonfie, irritate dalla neve da cui mi sono lasciato sommergere. Nonostante ci fosse il tuo sangue caldo a squagliarla per me. Nonostante fossi giunto ad un punto in cui, sentir qualcosa, mi è difficile persino ora.
    Sono intorpidito, Josh ed immagino che questo debba essere lo stesso effetto che fa la morfina quando entra in circolo. Vorrei riuscire a dormire qui al tuo fianco, ma a differenza tua, forse, non risvegliarmi mai.
    ''Non devi chiedermi il perdono di niente...'' Lo so, lo so che non dovrei, ma mi esce in un singhiozzo. E basta questo, suppongo, per sentir gli occhi di tutti gli altri scivolarmi addosso. Mio padre, mia madre, anche loro credano io non sia ancora pronto ad amarti come meriteresti.
    ''Tu non morirai mai...'' Lo dico in una promessa. Perché non lo permetterei: Farei di tutto pur di riportarti indietro. Pur di sollevarti dai tuoi dolori, strapparti via dalle tue incertezze. Fagociterei ogni cosa. Che ormai sono bravo, sono forte. Posso trattenere ciò che vuoi: Non esploderei mai. Chiudo gli occhi con il tuo. Lo faccio lasciandoti afferrare la mano. Mi mancava sentirti in questo modo. Ma non voglio dormire: Ho paura di sognarti. Di rivivere qualcosa che non esiste o che non tornerà mai. ''Resta comunque colpa tua.''
    ''C-che dici...'' Ho bisogno di dissociarmi un attimo. Di pensare a qualcosa di diverso che non sia Peter mentre ti sgozza e fa a pezzetti. ''La prossima volta continuiamo a leggere Walt Whitman o...o scelto altro di più impegnativo?'' Sempre che possa continuare a farlo. Mi sporgo un po' di più verso di le. Lo faccio per poggiare prima la punta del naso contro una tua guancia e vedere come reagisci, poi per lasciarti un bacio che è solo uno sfiorar di labbra.
    ''Come facciamo a capire se stiamo sognando?'' Un sussurro carico di paura.
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    Sto solo immaginando tutto. Magari domani mi sveglio senza cavi a tirarmi in punti in cui non voglio stare, ad imprigionarmi a macchinari che urlano nel cervello. Magari domani mi sveglio e siamo a casa, ci sei tu che ti rotoli, pigro del cazzo, tra le lenzuola e mi chiedi se posso portartela io la colazione a letto. E forse stavolta lo faccio, perché se di lato ti vedo sorridere anche solo un po', so di aver fatto la cosa giusta. Questo.. questo mi ha tenuto in piedi. Anche mentre Peter inveiva, mentre ricordava quanto fossi un codardo che non mi avrebbe mai trovato, mai raggiunto per darmi l'addio, io pensavo a tutto quello che volevo ancora fare con te. A come cazzo avremmo passato il nostro tempo in quella casa persa nel ghiacciaio, ti avrei fatto dimenticare al tuo nome a forza di fonderlo con il mio. Che se tu sei il signor Çevik, io sono il signor Sinister da sempre. Per sempre.
    "Era il nostro cazzo di giorno.."che è la cosa che rimpiango di più, ".. volevo che fosse perfetto per te, come-" non lo so neanche se respiro, se il nodo in gola si è stretto troppo, se la mia voce che è più bassa del solito, ti raggiunge a due millimetri da me. "- come lo era per me." Forse lo è ancora.
    Nonostante tutto io qui non ci vorrò mai nessuno di diverso da te, perché se mi fossi svegliato senza trovarti, allora non avrei voluto svegliarmi. Tu sei tutto, te l'ho sempre detto. Le dita te le incastro contro, tremano ma non importa, non me ne frega un cazzo che i miei muscoli non reggano nessuna pressione ora. Non me ne frega che le infermiere potrebbero entrare da un momento all'altro, a capire che cazzo succede. Io il tempo lo fermo qui, perché è troppo e basta. "Leggimi le tue preferite"
    Lo sussurro, tutto è un cazzo di sussurro alla fine, anche quando mezzo sorriso triste me lo tiri su tu, tu che mi chiedi come facciamo ad accorgerci che non è un sogno. Io, io non lo so. Non so più neanche cosa sia reale, non adesso che ho riaperto gli occhi da meno di un'ora. Forse solo il dolore me lo ricorda, forse questo. Nel bacio mi blocco, piano, che voglio tutto, ancora e sempre, che vorrei essere tanto forte da alzarmi e fartelo anche solo capire, ma non ci riesco. Cazzo sono paralizzato. Eppure le labbra le muovo, la mano la faccio piano risalire verso il collo, che stride ogni mio movimento, mi blocca in respiri di dolore, ma non importa, non me ne frega niente se posso baciarti come si deve almeno un po'. "Non lo so.." te lo dico tra lacrime che non si fermano quando torno a guardarti così vicino. "Forse perché mi sogneresti con.. entrambi gli occhi.." che fa male. "Ti piacevano tanto..."
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