Tea Room

Edric & Alice | Villa Sinister - 16 Marzo

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    Villa Sinister mi spezza il fiato. Rallenta i miei passi, prende parti della mia anima e le getta nell'abisso. Non ora, Edric! Nel mio vuoto interiore c'è il foro di una lama che mi ha trapassato. Lo ha fatto quando Mordin è stato impiccato, che lo vedo pendere dall'ultimo piano.
    Il cigolio delle assi sotto i suoi piedi, il corpo senza vita quando lo hanno tirato su, ripescato come un pesce. Nudo come un verme. Scheletrico.
    Chiudo gli occhi, respiro male. Ma non adesso. Adesso devo andare avanti, e poi sarà finita, poi i miei giri per le dimensioni si chiuderanno e torneremo nel posto in cui apparteniamo. Io sono qui solo per Alice. La mia Lissy. Ho giurato ad Edie che ci avrei messo poco, sono via da mesi. Non ho più tempo.
    Villa Sinister mi uccide, è una replica sbagliata, distorta. Mi dà quella speranza che non posso avere. Non io. Non Edric. Speravo di non rivedere più questa casa. Neanche se la sua forma è diversa e, oggi, sembra viva. Non per molto, si, pende un po'. L'edera in alcuni punti si incastra, ma il verde delle piante non è intaccato e no, no io non riesco a pensare ad altro quando sono così vicino.
    Non posso permettere alle gambe di tremare, anche se lo fanno. Chrys.
    Da quando ho capito che le tracce di Lissy arrivavano qui, non ho smesso di pensare a lui. A come sia qui. Se c'è. Se invece non è mai esistito. Cazzo vorrei non fosse mai esistito.
    Anche se è stato l'amore della mia vita. Anche se i suoi anelli bruciano vicino alla gola, chiusi dove nessuno me li può strappar via.
    Ho il cuore che fa male, sempre nello stesso punto. Ogni volta. E mi sono allenato per non soffrire, per non chiedere, per non fare altro che venire qui, trovare Alice e riportarla a casa. Con me, con Edie e con Lilian... Però non ho tracce di Lilian.
    Solo che adesso posso ragionare su una cosa alla volta e tenermi tutto per me, qui sarà un fantasma. Andata e ritorno senza colpo ferire. E so che Alice è qui. Solo che non so chi altri ci sia dentro.
    Dio della Luce, ti prego non farmelo trovare. Dimmi che è morto anche qui, che non lo vedrò scendere le scale, che non me la aprirà lui la porta. Ti prego, non chiedo altro.
    Stringo gli occhi, trattengo il fiato, incastro il dito nel campanello, con un brivido che mi devasta solo per averlo sentito risuonare di nuovo. Parte dalla nuca e scende fino ai piedi.
    La mia Villa Sinister è morta. Si è chiusa in sé stessa quando Mordin è spirato e si è portata via ogni ricordo, ogni ansimo tra le mura, ogni risata, ogni litigio furente, ogni battaglia. Il mio tutto.
    Ma io sono qui adesso, e so che questa non è casa mia, non potrà esserlo, tornerò alla mia natura, all'Ordine, non appena riavrò Alice. Sciolgo i nervi.
    Lei è qui. La aspetto, spero solo che si ricordi di me, che mi perdoni per averle abbandonate quando non sapevo più da che parte cercare ossigeno.
    Mesi in ritiro. Mesi in cura e ora vacillo.
    Perdonami, Lissy, ci ho messo tanto ma ora sono venuto a prenderti.
    Mezzo passo indietro. Occhi fissi oltre lo spioncino. Non sarà facile spiegare chi sono, a chi abita la villa ora, nemmeno so se esiste un altro me qui, ma non ne ho sentito traccia, forse in questo tempo noi non ci siamo mai visti. Io e.. Chrys.
    Non ha importanza, né ora, né mai più.

    Mi prendero cura di te, delle tue nostalgie, al mattino appena alzati, il caffe caldo nelle vie. Mi prendero cura di te, per quei tuoi modi di fare, svegliarmi con un bacio, immaginarci gia all'altare━━━━━━━━━━━━━━

    edric çevik
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    Edited by nocturnæ - 15/3/2022, 22:00
     
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    Chrys e Joshua sono via già da due giorni eppure questo non ha saputo renderti una bambina felice. Di quelle che approfittato dei genitori lontani da casa per organizzare pigiama party o mangiare schifezze dalla mattina alla sera.
    Hai pensato di passare il tempo chiamando Caleb e chiedendogli di farti visita. Magari per fumarti una sigaretta di nascosto nel giusto tempo di cui hai bisogno per far arieggiare casa prima che Joshua e Chrys si possano accorgere che c'è qualcosa che non va, ma non lo hai fatto.
    Hai pensato di assaggiare gli alcolici che Chrys tiene in salone e da cui ogni tanto, magari anche troppo spesso, Joshua attinge quando sembra annoiato o triste per qualcosa e quello sì, quello hai avuto il coraggio di farlo. Tanto che il primo giorno hai aperto una bottiglia di Gin e ne hai bevuto un sorso. Uno solo. Poi magari è stato per colpa delle patatine alla pizza o alle caramelle gommose ma insomma, non ti è piaciuto e forse sei stata persino malino.
    Non hai chiesto però a Chrys cosa si potesse prendere in caso di mal di stomaco ed anzi, il telefono lo hai controllato più e più volte, rammentando le parole del marito di tuo padre o di chi, per lui, ne prende le sembianze: '' Tienilo sempre in carica e con la suoneria attiva.'' Ma non lo hai mai usato.
    Così come poi alla fine non lo ha fatto nemmeno Chrys, che per due sere di seguito ti ha riempito di messaggi ma poi l'ha finita lì. La chat di famiglia è una vergogna di cui non ti senti di voler parlare. Se avessi degli amici, probabilmente, impediresti loro di aprire whatsapp. Fortuna che non ne hai. Ma questo è quello che ti sei ripetuta quando per un intero pomeriggio hai suonato la batteria sino a spaccarti le mani e poi te le sei medicate sì, così come Chrys ti ha insegnato a fare coi morti. E dopo la medicazione ti sei gettata sul letto, hai guardato di nuovo la chat di Caleb e poi ti sei messa a cantare a squarciagola prima di scegliere di mangiare del gelato davanti ad Across the Universe. Persino Judas non lo sopporta più quel film, ma a te non è importato. I tuoi gusti sono sacri e se poi Chrys finisce sempre per farti passar per buona ogni cosa, tanto meglio.
    Ma allo scoccare dell'ultimo giorno la noia ha iniziato a farsi sentire. Vuoi che a modo loro Joshua e Chrys ti mancano, vuoi che non hai alcuna intenzione di mostrarti debole tanto da chiedere a zia Edie se vuol passare con te un pomeriggio tra sole donne...la noia ti ha divorata e questo ti ha portato a cucinare svogliatamente biscotti in vista dell'ennesimo rewatch del musical. Un giorno guarderai The Rocky Horror Picture Show che tanto piace a Chrys, ma questo solo quando smetterai di aver paura. Perché se si chiama ''horror'' allora deve spaventar per forza, anche se Chrys ti ha promesso del contrario e per Halloween si è persino vestito da Frank N Furter.
    E ti ritrovi a girare i biscotti quando qualcuno suona alla porta.
    Ti blocchi. Joshua ti ha detto di non aprire a nessuno e quel tono ti ha messo i brividi. Invece Chrys, che a volte forse è troppo accondiscendente con te, ti ha detto di poter aprire solo a chi conosci.
    E tu, cavolo se tu quell'uomo oltre lo spioncino lo conosci.
    Lo conosci così bene che per un istante ti manca persino il respiro.
    Scendi dalla punta dei piedi e poggi la fronte contro la porta come a voler trattenere dei respiri che possano in qualche modo aiutarti a capire se ciò che hai visto è vero o reale.
    Poi ti ritiri su, guardi di nuovo e con il cuore che batte a mille fai scattare la catenella.
    La porta si apre piano, cigola e quando lo fa, speri che lui possa riconoscerti. Perché di tempo ne è passato anche se non tantissimo e tu sei già più grande di qualche centimetro. Sembri persino più grande della tua età.
    ''Zio Edric...'' Un tuffo al cuore. Ti stringo contro la porta, la tieni tanto forte tra le dita da sentirne il dolore e piangi. Piangi così piano che il tuo sembra solo un singhiozzo leggero.

    I′ve been reading books of old the legends and the myths Achilles and his gold, Hercules and his gifts, Spiderman's control and Batman with his fists and clearly I don′t see myself upon that list━━━━━━━━━━━━

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    E' colpa mia se sono rimaste incastrate qui, lo sento nelle ossa: avrei dovuto esserci. Sono stato tanto egoista da cercare una pace che, alla fine, neanche sono sicuro di avere trovato.
    La mia fede ha vacillato così a lungo che ricordo i momenti in cui avrei voluto farmi corrompere anche solo per capire cosa aveva provato Chrys quando ha iniziato ad allontanarsi da me.
    Anche se lui non è mai stato mio. Che si, la corruzione si arrocca su un pensiero fisso e lo trasforma in ossessione, ed il suo era semplice: io ero un ripiego.
    Non lo sentirò più chiamarmi "Coniglietto" da dietro la schiena, anche se vicino a questa porta quasi ne sento l'abbraccio. Quasi lo sento percorrermi la schiena con le dita lunghe, ruvide. Sale a stringermi le spalle, mi fa chinare il capo, mi respira contro, mi dice che è ancora qui. Che per quanto lontano possa andare, non mi libererò davvero mai di lui, del suo profumo, della sua voce. Dei suoi occhi. Di Villa Sinister e della nostra vita.
    Però adesso c'è lei, e adesso io sono forte abbastanza da reggere i fantasmi nella mia testa, guardarli, scostarmi da loro e puntare avanti. Avanti a quel sorriso che mi trema appena la vedo.
    Dio, Lissy sei così grande adesso?
    E' cresciuta e sono cose che noto in un secondo, quando il colpo al cuore mi prende in pieno e mi fa portare una mano alle labbra. Con dita che tremano, perché l'ho cercata per mesi, ovunque, in vicoli ciechi che mi hanno portato dai suoi mostri. Ma adesso... adesso sono qui. Lo giuro, la farò stare bene, torneremo a casa, andremo da Lilian o staremo solo noi, non lo so ancora.
    "Lissy" Non lo elaboro perché non devo, faccio giusto due passi che non può piangere sulla porta senza di me, e perché mi è mancata da morire, ho bisogno di abbracciarla. Ne ho io, e credo ne abbia lei. Allora la stringo, la reggo da sotto le braccia, me la avvicino al petto, con una mano le sfioro i capelli. La sento contro la pelle, e si è vero che posso commuovermi anche io, che le mie emozioni non le so lasciare indietro. "Ti ho trovata" glielo sussurro quasi, anche se gli occhi li ho aperti per guardarle le spalle, perché il cuore è in pena ma io non vedo nessun altro, magari è qui sola. Dio, sola per colpa mia.
    Stringo di più, facendo leva sulle gambe per sollevarmela contro. Come facevamo quando era più piccola, più leggera, meno lunga.
    "Sono qui" e non ti lascio più, e lo devo dire a me, e lo devo dire a lei, anche se rischia di sembrare un blocco in gola che finalmente si rilascia, piano, come un fiato preso dopo l'apnea. L'ho trovata. Ci sono riuscito. Non è stato tutto vano, è qui con me. "Scusa se ci ho messo tanto" tra capo e collo, piano piano, ma non la metto giù finché non vuole lei.

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    Chrys e Joshua sono stati chiari: Non si apre a nessuno, a nessuno che non conosci e del quale ti fidi. Anche se Alice si è fidata di Peter e di Marigold, ma questo, non ha avuto modo di raccontarlo a Chrys perché nessuno di loro due, per fortuna forse, ha avuto il coraggio di parlarle di cosa fosse successo a Josh. Alice ha saputo solo che era stato male, che poi avesse capito da sé qualcosa, Chrys non ha indagato. Ha preferito di gran lunga far finta di niente e nasconderle, per quel che poteva, tutti quei cambiamenti che negli ultimi mesi hanno macchiato casa Sinister e che nel farlo, comunque, hanno cercato di andarsene senza lasciare alcuna traccia.
    Anche se percorrere i corridoi, specie quando è notte e la luce si fa più fioca, un po' le fa paura. Non tanto perché ci siano i fantasmi in quella casa o Judas sia solito seguirla per poi miagolare contro il nulla, quanto perché non vuole - anche se Chrys è già stato sgridato per bene - incrociare quegli esseri che sono stati creati appositamente per restare al fianco di Josh.
    Ed Alice con Josh vorrebbe stringersi un po' anche se lo sa, ovvio che l'abbia capito, che quello non è suo padre ma solo un suo doppio. Vorrebbe farlo, ma quei cosi glielo impediscono.
    Allora, adesso che tutti sono via, forse non ci pensa due volte a restarsene sul ciglio della porta un secondo di più. Che a Zio Edric può aprire, sì. Se da retta a ciò che le ha detto Chrys, allora può anche invitarlo ad entrare e lo farà, ovviamente. Lo farà quando riuscirà a muovere un muscolo e a gettarsi tra le sue braccia.
    ''C'est toi...'' Che no, non è ancora bravissima con l'inglese, anche se con Chrys stanno intensificando le lezioni nonostante lui non se la senta sempre di star lì seduto a farle da insegnante.
    E lo stringe, cavolo se lo stringe. Se si lascia andare di forza tanto da spingergli le dita lungo la schiena. Se si preme contro il petto e nel farlo affoga tra la maglia ed i suoi capelli. Sono così lunghi da quando è via, tanto che Chrys le ha insegnato com'è che può acconciarli senza doverci impiegare troppo tempo.
    ''C'est toi...'' E singhiozza contro il suo petto, tanto che staccarsi per guardarlo forse ora è complicato, complicatissimo. Zio Edric le è mancato da morire. Tanto che ha preferito non parlarne mai, soprattutto dopo che ci ha provato e Chrys ha fatto finta di nulla, come se non fosse una cosa importante. E nessuno, in questo tempo, in questo mondo, le ha mai chiesto di lui. Non lo hanno fatto Josh e nemmeno zia Edie. E si fa sollevare, sì, stringere come se non potesse far altro. Che Edric era il suo eroe, lo è stato dopo che suo padre se ne era andato via e per mesi lui era restato a dormire con lei e Lilian. Se le ricorda ancora quanto fossero belle quelle sere a passargli le dita lungo il braccio conscia di poterlo far sorridere così. Con un po' d'amore, il suo.
    ''V-vieni dentro?'' Il suo accento non è buonissimo, ma migliore di quando è arrivata e questo suo zio può notarlo: Alla fine, per quel che riescono, forse Joshua e Chrys non la stanno crescendo così male.
    Mette i piedi a terra e si passa la felpa di Josh lungo la faccia. Che le piace indossare i loro abiti, specie quando si sente un po' sola e allora, pur di non richiedergli un abbraccio, si consola così.
    ''Ho preparato i biscotti...'' Un sibilo, è emozionatissima.

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    Bimba, mi dispiace così tanto. "Oui" lo sussurro piano, lento, incastrato trai suoi capelli che sono lunghissimi. Chiudo gli occhi e resisto alle strette, che più lei si imprime con le unghie, con il costato, e più sento quanto male dev'essere stata per tutti questi mesi. Quanto mi è mancato sentirmi stritolare così. Tanto che non gliele nascondo queste due sciocche lacrime che mi scorrono via, che mi lasciano un respiro quasi calmo, quasi soddisfatto.
    Perché l'ho trovata e adesso no che non la lascio andare via, non le permetterò più di perdersi. Che se sono il suo punto fisso, se le sono mancato così, è perché è giusto. Lei mi è mancata il doppio. Per tutte le volte che mi consolava quando ancora non aveva l'età per capire perché io stessi sempre così male.
    "Oui" ancora, per tutte le volte che lo chiede, per tutto il tempo che ho alle spalle, per ogni cosa che mi sono perso. "Oui mon coeur" stringo di più, accolgo le sue lacrime senza fermarne nessuna, senza far altro che prendermi la colpa per un'assenza che le deve essere pesata da morire. Niente altro importa.
    Inspiro piano il suo profumo, che è casa mia, quando Joshua mi accoglieva sul divano e lentamente lei preferiva dormire con me, stretta come fosse il mio salvagente. E lo è stata, piccola mia, lo è stata tantissimo. Per questo non ho fretta, mi chino appena sulle ginocchia quando la faccio scendere, le asciugo le lacrime dopo che ci ha passato la felpa.
    Annuisco, certo che entro, ma nel farlo ho bisogno che mi stringa la mano, e sì egoisticamente sono io che lo voglio.
    Noi abbiamo perso tanto, forse in alcuni casi abbiamo proprio perso tutto. Ma insieme. Insieme abbiamo visto il nostro amore spegnersi. Quello per Josh, che nell'essere suo padre era mio fratello, l'uomo migliore che abbia mai conosciuto. E mi manca.
    Ora prego solo che non abbia perso Lilian, che siano qui insieme. Magari loro due, magari davvero qui Chrys non ci è mai stato, anche se ne vedo i tratti ovunque nell'arredo dei Sinister.
    "J'ai vraiment très faim." e non è vero, non ho fame, ho lo stomaco che è chiuso a doppia mandata, ma lei ha fatto i biscotti ed io voglio sapere tutto, piano piano. Mano nella mano, sempre.
    Che ora la guardo, e più lo faccio, più mi spingo un sorriso che è di sollievo, come il respiro che mi trascino fino in fondo ai polmoni.
    I capelli sono morbidi come quelli di Lilian, anche se il colore richiama Joshua, così come gli occhi, vederli è sempre un colpo al cuore. Ma Lissy vale mille viaggi nel tempo, nello spazio, ovunque. Ed io l'ho trovata, ancora non ci credo. Guidami, mon coeur.

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    Villa Sinister non le è mai piaciuta molto. Di bello ha che i bagni sono all'interno delle stanze da letto, quindi non c'è alcun pericolo nel dover percorrere i lunghi e bui corridoi di notte. Ma poi, oltre a quel tipo di comodità che comunque sa fare la sua differenza, per Alice non c'è mai stato nulla di tanto bello lì. Certo, da sempre quell'impressione di essere un posto pieno di nascondigli divertenti, ma per ora non ne ha ancora trovato uno e sono...beh nove mesi che ci abita. Magari, si dice, non ce ne sono affatto. Allora con una prospettiva del genere Villa Sinister diviene solo una casa decadente circondata dal verde nonostante sia ad uno sputo dal resto del Bronx. Un posto dimenticato da dio nonostante sia situato al centro di una città che vive frenetica. Che inghiotte ogni cosa.
    Ma quei corridoi ormai li conosce bene, tanto che potrebbe percorrerli ad occhi chiusi, un po' come ora, che le lacrime continuano ad appannarglieli tanto da spingerla forse troppo verso il muro.
    Che gli sta facendo strada, sì, senza nemmeno pensarci: Perché lo zio deve entrare a discapito di qualsivoglia salamandra pronta a sbucar da dietro l'angolo. Deve farlo, poi, proprio perché adesso non ci sono, che Chrys se le è portate con sé. Le ha portate con sé affinché fossero sempre dietro a Josh. Abituate, magari, al profumo della sua pelle e al suono della sua voce.
    ''Sei arrivato ora?''
    Intende dal loro presente, da quella terra che sembra lontana anni luce seppur vicina quando la si cerca su di una mappa geografica. E chissà se esiste, in questo mondo, un Alice proprio come lei. Chissà se lo zio Edric c'è, ma altrove, in un'altra famiglia meno strana della sua.
    E non ci crede, cavolo se non ci riesce. Se cammina per casa stringendogli al mano ma con la convinzione di star sognando. Perché è tutto troppo strano ed una volta deve aver sentito dire a Chrys qualcosa del genere su Josh. Che le cose le si sogna, quando le si vuole troppo. E ad Alice zio Edric è mancato così tanto che averlo lì sì, le fa decisamente troppo strano. Per questo lo guida, come se non volesse dar fiducia a sé stessa e lo fa con gli occhi che non smettono mai di arrossarsi e che lacrimano, forse troppo, quando entrando in cucina gli fa cenno di sedersi e resta in silenzio. Ferma ed immobile dinanzi al forno dove i biscotti rischiano di bruciare.
    ''Mamma non è con te...vero?''
    Perché no, Lilian non è nemmeno lì, anche se Josh e Chrys le avevano promesso di trovarla. Anche se poi non hanno mai mantenuto la promessa.
    ''Perché...perché qui non c'è, non l'abbiamo trovata.''
    Abbiamo. Tu, Chrys e Josh, un trio che Edric deve conoscere bene ma di cui tu, probabilmente, sai poco e niente.
    ''Ma c'è papà...''
    E le trema la voce quando lo dice. Perché è strano, sì. Resta strano quando lei, Joshua, lo ha visto dormire tra il velluto blu. Ed in punta di piedi si è spinta oltre alla bara.
    E parlandogli, beh, parlandogli si è ritrovata senza alcuna risposta.
    Solo che è facile omettere dettagli tanto scabrosi. Lo è guardare un Josh ancora vivo senza provar nulla, alcuna emozione, alcun sentimento risvegliato dalla somiglianza a suo padre.
    Spegne il forno e si china per tirarne fuori i biscotti che subito fa scivolare in un contenitore in ceramica.
    ''...Il a demandé des cookies.''
    Perché sta tornando, sì. Lui e Chrys stanno tornando e finalmente Edric potrà vederlo. Sì. Lo zio Edric potrà finalmente vedere suo fratello e tornar così ad essere felice. Tornerà, lo vedrà e così smetterà di piangere la notte.

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    Devo muovermi piano, perché tutto qui dentro fa male. Devo farlo per lei, che è strano riavere tra le dita dopo un tempo che è parso infinito, dilatato nello spazio.
    Colpa mia, che per mesi ho dato per scontato che stessero bene, pur stando male. Pur soffrendo per la morte di un padre, un fratello, un guardiano ed un esempio. Mon coeur, mi dispiace.
    Fa male vedere che è così diversa, questa casa. Non è mia. Non è mia. Non è mia. E più me lo dico più la vedo stringersi agli angoli degli occhi, come se guardando più a destra mi ritrovassi io ad innescare il meccanismo che la distrugge.
    E' un pugno al cuore, una stretta allo stomaco, che scava in basso, mi trascina già dove non volevo arrivare così in fretta. Dio, fa che Chrys non esista in questa dimensione, in questo tempo. Prego, sempre, come se servisse. E serve, davvero, per trovare in me la forza, ma cazzo se fa male.
    Ogni passo.
    Ogni respiro.
    E' tutto sbagliato, è tutto difficile da mandar via anche se mi dico che staremo qui poco, che a breve capirò cosa fare, che ne parleremo e che lei verrà con me, a casa.
    A casa dove però non c'è Lilian. Tanto che inizio a rispondere, fissandomi con forza solo sui suoi movimenti. Ho paura. Sono un codardo, al punto che non mi voglio guardare intorno perché so che soffrirei. Che farebbe male scoprire punti che ho ripercorso con le dita. Mura su cui Chrys mi ha spinto, contro cui ha affondato. Prima nell'amarmi, e poi nell'odiarmi tanto da farmi male, da lasciarmi a sanguinare per ore. Da solo. Senza alcuna consolazione che non fosse la mia, il mio dannato dirmi che era solo una fase. La più dura, una che io lo avrei aiutato a superare e no.. non è andata così. Non respiro così bene.
    Sento il peso dei suoi anelli, gravare lungo il collo, con una corda che adesso è una catena. Un dolore che Lissy non merita di vedermi addosso, non dopo aver giurato di averla superata.
    "Oui, je-" sono arrivato adesso. Un'ora fa. Il tempo di capire dove la traccia conduceva e saluta Ator, che mi ha aiutato a trovarla.
    Ma le parole si fermano in gola, quando serro gli occhi e stringo i denti. Maledizione, Lilian non è neanche qui. Non è con lei e significa che si è fatta mesi senza nessuno che conoscesse.
    La tengo piano per le spalle mentre si muove, la sento tremare, Dio la sento soffrire, vorrei solo abbracciarla di più, giurare che niente mi porterà più via da lei, e lei via da me. Mai. Però.. "Josh"
    Qui c'è un Josh, uno che deve somigliare al nostro per forza, perché lei è qui, e lei non si fida così facilmente, le abbiamo insegnato che deve sempre dubitare. Soprattutto quando da noi la guerra non era uno scherzo, non c'erano condizioni di tregua, e chiunque poteva colpire i figli dell'Ordine. "Lissy"
    Non riesco, ora a fare qualcosa di diverso dall'avvolgerla piano, di nuovo, lasciarle un bacio al centro della testa, respirare. "Pardonne-moi si j'ai mis si longtemps à te trouver." Ci ho messo troppo a trovarti. I capelli finisco anche per scompigliarli un po', come lei faceva a me, giocandoci distrattamente. Il mio piccolo cuore. Che piccolo non è più. Cazzo, quanto è passato. Lei non meritava questo, nessuno di noi meritava una sofferenza così grande, così invalidante. Ma che coraggiosa la mia piccola Alice. Qui a far biscotti per un padre che somiglierà tanto a mio fratello da uccidermi. Tanto che ho paura sia qui, vicino, che girandomi io possa perdere il fiato, sentirmi ancora Eddy, sentirlo chiamarmi così.
    L'ho sognato troppo volte il momento in cui, da vicino, mi premeva una spalla nel dirmi che era stato un idiota ad andare da Mordin da solo. Senza dirmi niente. "Da quanto sei qui con lui?"

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    E forse Alice non è più così triste, non come quando suo padre se ne è andato, non come quando sua madre è scomparsa. Non lo è perché la mente sta lavorando per lei. Si sta ricostruendo, si sta guarendo da sola e lo fa abbracciando tutto ciò che Joshua e Chrys, a modo loro, riescono a donarle. Lo fa pensando a Caleb, alla passione che ha per la musica e che ha riscoperto proprio qui, suonando per matrimonio di Joshua.
    Non è triste come quando è arrivata, come quando la notte finiva per piangere in silenzio perché casa sua le mancava e cavolo se le mancava da morire. Le mancava suo padre, le mancava sua madre ed ovviamente queste cose non sono cambiate. Certo, ha smesso di chiedere a Chrys informazioni sulla sua famiglia, specie quando il ragazzo ha ignorato totalmente la sua domanda sullo Zio Edric, ma questo non vuol dire che abbia rinunciato a sua madre. Che l'abbia dimenticata solo perché questi mesi sono stati belli. Solo perché qualcuno, finalmente, è tornato a prendersi cura di lei.
    Ed è una mancanza, la sua, che le si legge nello sguardo. Come se provasse, ora che Edric è lì, dei sensi di colpa nell'essersi lasciata andare.
    Che magari abituarsi a Josh e Chrys non doveva essere qualcosa di tanto facile, qualcosa di fattibile. Che avrebbe dovuto continuare a cercare, a viaggiare, piuttosto che scegliere gli occhi di suo padre al resto.
    Ma quelli le sono mancati tantissimo, nonostante somigliassero tanto ai suoi.
    ''Luglio...''
    Risponde piano, pianissimo, quasi abbia paura di essere sgridata, di sentirsi dire cose come ''beh, e da luglio non hai fatto nulla?'' Per questo forse tiene il capo chino e va a riscaldare l'acqua così come Chrys le ha insegnato a fare per preparare quelle tisane che hanno incominciato a fare insieme. Coltivando le piante ed essiccandole giù nello studio.
    ''Non lo so come sono arrivata qui...però.''
    Si morde un labbro, come a volersi trattenere, come a non voler dare un dispiacere ad Edric che sì, magari l'ha aspettata là, in Francia. Ha aspettato lei, ha aspettato Lilian, ma non le ha viste tornare.
    ''Però sono stata brava a restare.''
    Che lei non si è mai ritenuta una brava viaggiatrice. D'altro canto nessuno le ha mai insegnato nulla, né ha modo di perfezionarsi qui: Né Joshua né Chrys hanno questa abilità.
    E si guarda i piedi, per un istante, restando però vigile a qualsiasi rumore.
    ''Tu...tu sei venuto per me? Vuoi restare qui con noi?''

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    Alice ÇEVIK
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    Luglio. E' passato quasi un anno. Lei è sempre stata qui. Lilian non c'è.
    Pesano, le sue parole, che mi fanno chiudere gli occhi. Che non mi aiutano a trovare una calma che devo iniettarmi in vena. Calma, perché non è colpa sua. Cazzo no che non lo è, nessuno.. io credo che nessuno si aspettasse di non trovarle più. Io di sicuro no, quando mi sono presentato a casa loro con un mazzo di rose e qualcosa che potesse tirar su il morale di Lissy.
    Perdere un padre è uno schifo. Perderlo a causa del suo migliore amico e poi vederlo pendere da una trave, ancora peggio. Eravamo lì assieme. Io me lo ricordo e di sicuro lo ricorda lei, anche se non voglio che sia questo che associa a me. Voglio tenermela stretta ed avere per lei il profumo di casa, quella perduta in mezzo al sangue. Ed Alice lo è per me, casa. Più di questa Villa Sinister che mi si stringe sulle spalle ogni volte che mi giro.
    "Sei stata molto brava" glielo confermo, sussurrandolo piano, dopo un altro bacio. "Moltissimo" che io lo so perché lei può viaggiare.
    Ma non glielo devo dire oggi, lo farò appena saremo al sicuro. Che non mi ci sento troppo qui. Non so come sia questo Josh, non ne ho idea, ma spero che sia ragionevole perché Lissy non è sua. Magari gli farò un favore, magari vuole liberarsene. Non è sua.
    "Ehi, certo che sono qui per te..." lo soffio piano, spostando il peso su entrambe le gambe, attivando i sensi un po' alla volta, lasciando che siano gli occhi a tener traccia di tutto. Di come la carta da parati sia la stessa, di come i mobili siano diversi. Non posso permettermi di vedere il fantasma della sua sagoma farsi avanti, anche se ancora la sento addosso. Che per un attimo chiudo gli occhi, Chrys mi respira lungo il collo, mi spinge via, verso la prima superfice, ringhia pretese con le dita strette ai fianchi.
    Cazzo.. non posso più farlo.
    "Non mi allontano più.. e vedremo cosa fare ok? Se vuoi io.. posso portarti a casa, da noi.."
    Per questo abbasso appena lo sguardo su di lei, lentamente. Insomma, non dobbiamo stare qui per forza anche se lo devo ringraziare questo Josh che si è preso cura di lei, che deve averlo fatto, anche se niente cura il dolore come la tua famiglia. "Stai bene, piccolina?"

    Mi prendero cura di te, delle tue nostalgie, al mattino appena alzati, il caffe caldo nelle vie. Mi prendero cura di te, per quei tuoi modi di fare, svegliarmi con un bacio, immaginarci gia all'altare━━━━━━━━━━━━━━

    edric çevik
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    Zio Edric può portarla a casa e sapere questo le illumina il volto, seppur per un solo istante. Perché tutti i pensieri che poi susseguono questa reazione finiscono per trascinarla al punto di partenza. All'insicurezza che ha mosso i suoi primi passi in questo mondo e a quella sensazione di sbagliato di cui si riveste quando, con un altro bacio, Edric cerca di consolarla.
    Ma è inconsolabile, Alice, seppur ormai non piange più. Lo è fintanto che si sente persa nonostante abbia trovato qualcuno pronto a prendersi cura di lei. Lo è fintanto che si sente una traditrice alla sola idea di poter tornare a casa con lui.
    Tornare a casa sua, in Francia, laddove sì, magari un padre non c'è e non ci sarà più, ma comunque c'è quella vita che ha vissuto sino a luglio.
    Luglio, cavolo, che è davvero quasi un anno fa. Ed in un anno le cose cambiano, seppur non sempre in meglio. Cambiano e magari anche visibilmente, tanto che Alice non si rende conto di essere di qualche centimetro più alta, più bella magari, ora più simile, nel volto, a Joshua che a Lilian.
    ''Io non lo - ''
    Non sa se vuole tornare, se è ancora presto per farlo o se effettivamente dovrebbe iniziare a rinunciare alla ricerca di sua madre e ricominciare da capo. Dimenticare Joshua e Chyrs, la loro casa, il loro matrimonio, Caleb, la musica...troppo.
    ''Sto bene adesso...''
    Adesso che gli xenomorfi non ci sono, che Joshua sta meglio e Chrys si è ripreso. Adesso che sono tutti più calmi di prima seppur ancora lacerati, ancora sanguinanti.
    Alice versa gli infusi in due tazze, lo fa staccandosi di nuovo da lui, che forse quel contatto fisico un po' le fa male, un po' troppo. Poi torna al tavolo.
    ''Ma papà Josh non sta ancora bene.''
    Che non sa se dirgli o meno dell'occhio, delle settimane all'Imperial, di Chrys, del metamorphomagus.
    ''Magari torniamo quando si rimette del tutto.''

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    Inizio a raccogliere dati, e lo faccio con calma, perché l'immagine nella testa non è nitida. Non come lo è questa cucina. E' confusa, come stare in un posto a cui hanno cambiato i colori. Guardarsi allo specchio ed avere quelle piccole cose, diverse, che però distorcono il senso dell'intera immagine.
    Lei, Alice è il mio punto fermo. So di non dover star qui a lungo perché l'ho trovata. E si, sto già pensando che per cercare Lilian faremo qualcosa di diverso. Potrei portare Lissy a casa, nel mio alloggio all'interno dell'Esagono. Raccoglieremo dati, insieme. Perché so che non posso lasciarla sola di nuovo, neanche in mano a Soul o qualcun altro che le voglia bene, che era giù pronto a cercarla con me.
    La addestrerei, un po' alla volta, come legionario, come è stato per Josh. Perché è combattiva, perché ha l'età giusta ed è pronta. E dopo, dopo andremmo a cercare sua madre assieme.
    Io posso promettere questo, anche se sta bene. Se quello che sento nel cuore che le batte in petto, è la gioia di avermi rivisto, la tristezza di ricordare chi abbiamo perso ma non.. non l'ansia di essere qui. Non del tutto. Per questo lo so che lei non mente, le abbiamo insegnato a non farlo, ed a volte era così cristallina da farmi male. Quando non potevo dirle di Chrys. Di quanto ci amassimo, di quanto io lo amassi.
    Quando, pur piangendo in silenzio, lei mi sentiva. Veniva da me, si infilava sotto le coperte e mi consolava come se fosse compito suo, un suo dovere tenermi al sicuro. Tuttavia dovevo farlo io.
    La seguo, piano, che vederla muoversi qui dentro con tanta cura, mi uccide. Sa dove mettere le mani, come fare degli infusi, come viverla bene. Mi chiedo se il mio arrivo non possa essere un problema, ma lei è la mia Lissy, e non posso lasciarla andare, non posso toglierle l'unica stampella che le resta.
    "Grazie.." lo dico piano, ma non mi siedo, la lascio fare, tengo la tazza tra le dita di una sola mano. "Cosa-..." prendo fiato, lentamente, respiro ancora male, qui dentro tutto è un fottuto caos. "Cosa è successo a Josh..?" anche in questa vita esiste. Ma almeno è vivo. Non è il nostro, e capisco perché Alice sia rimasta, che non sia riuscita a tornare, ma almeno è vivo.
    E no, non oso chiedere di Chrys. Magari qui vivono solo lei e Josh, magari Chrys è già diventato Mordin, ha già ucciso qualcuno. Forse me. Cazzo. "Lissy.. ci sono anche io qui?Un- un Edric?"

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    Non ho altro se non il tuo sapore in bocca. Lo stesso dell'Ohio, del Martini liscio che poi porta all'arsura. Ho ancora il sapore delle sigarette che fumiamo, che sono della stessa marca anche se tu ormai sei passato a tutt'altro tipo di fumo.
    Ho ancora il sapore di un sorriso che mi rimane incastrato tra i denti nonostante mi ci stia impegnando davvero a buttarlo giù. Che star bene è bello, ma preservare mi fa strano, mi fa sentire sbagliato. Un bugiardo.
    Ma se posso mentire insieme a te allora forse non è tutto così in errore.
    Che se posso baciarti mentre risaliamo la strada che ci porta a casa, allora significa che va tutto bene. Che ce l'abbiamo fatta un'altra volta. Una sola, una piccola vittoria. Posso imparare a farmi bastare anche questo. A non desiderare dell'altro che non saprei, poi, come sopportare.
    Per questo salgo i gradini che portano al giardino restando con il viso incollato al tuo. Naso contro naso, mano libera dai regali di Alice a stringerti un fianco. Ti tiro contro, ti trattengo.
    ''Mi chiedo chi sarà il primo ad arrivare sul tetto, Presidente.''
    Come in Ohio, agli APMA. Stesso gioco, stessa modalità. Che non ho voglia di smettere, magari ne sono totalmente dipendente. Dai tuoi baci, intendo. Da questa stasi che non sa prevedere altre scosse all'orizzonte. Oggi non mi trema la terra sotto ai piedi, ma è una sensazione che ho da giorni.
    Non riesco a credere che sia tutto vero.
    ''Oggi nemmeno piove...''
    Te lo sussurro piano, come se volessi incitarti in un qualche modo a riscrivere ciò che abbiamo passato. Senza cancellare, però, la febbre e la stanchezza, ma ripercorrendo i medesimi fantastici passi.
    Mi stacco solo per questo motivo, per lasciar scivolar una mano sulla tua schiena e poi farsi più giù in uno schiaffo leggero che sa solo di incitazione alla corsa.
    Che io corro, corro che mi piace sentire il fiato venir meno. Far resistenza quando salgo le ultime scale ed aprendo la porta di casa in un tonfo gioioso, mollo le buste sull'uscio.
    ''Alice arrivo devo solo far - ''
    Ma mi interrompo che sono già a metà del salone. Mi interrompo perché la voce che sento non è la mia ed Alice quel ''No, no - n ci sei.'' non lo sta pronunciando per me.
    Mi interrompo perché d'istinto la corruzione sfrigola. Così come fa la luce in casa, che è una delle caratteristiche di Josh.
    Mi interrompo che il corpo si è già scomposto e le falene, volando veloci in cucina, portano con loro il freddo.
    ''Chi cazzo sei.''
    Non è una domanda. Deve dirmelo e basta, perché me ne accorgo quando torno in me, su due gambe, che non sono per nulla rilassato.
    Nemmeno quando Alice mi chiama e nel farlo ha la voce che le trema. Ed era da tanto che non accadeva. Tanto che con me non si rivolgeva così.
    Ma non la sento. Ho paura e la paura che si possa in un qualche modo distruggere il nostro equilibrio mi incattivisce. Mi fa afferrare l'estraneo per il collo e tirar su, anche se non ho forza. Anche se qualche falena continua a fondersi piano con la mia pelle. Alcune restano nel mezzo, fanno da barriera ad Alice affinché non si avvicini.
    ''Chrys!''
    Lei piagnucola, forse l'ho spaventata.
    ''Cosa. Vuoi. Da noi.''
    Paranoico, ansimante.

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    Chrys sinister
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    Il cuore è una brutta bestia. L'ho odiato, cazzo se l'ho odiato. Si è prostrato, piegato a sangue davanti a qualcuno che non l'ha mai voluto, che l'ha accettato solo perché in fondo, somigliante ad un altro. Un altro cuore. Ma forse ad un certo punto erano tutti uguali. Ci si affeziona sono a quello più vicino.
    Ma il mio è addestrato, o almeno pensavo lo fosse. Cazzo, se lo pensavo. Come lo sono a sentire ogni cosa con dovuto anticipo, con quel formicolio che mi attiva l'aura prima ancora che arrivi qualcuno a smontarmela.
    Ed ero pronto, tre secondi fa, a prendere Alice per un braccio, tirarla dietro il mio corpo, ed alzare lo scudo. Potevo piegare le gambe, indurire i polsi, e tenermi saldo. Si io potevo fare tante cose, e non ne ho fatta nessuna.
    La sua voce.
    La voce di Chrys.

    Quando mi aspettavo Joshua. E cazzo avrebbe fatto male comunque, ma così, così è peggio. Perché non è diversa, perché è la stessa. E' lui.
    "Cazzo.." non faccio in tempo a dire altro, che si scompone, si ricompone e sono tutti schemi che ho già visto. Apro solo un palmo per Alice, per tenerla a distanza, per dirle che va bene anche se io sto morendo.
    E parla, e tutto quello che sento io è "Coniglietto, perché non giochi ancora con me"? Fisso nella testa, che chiudo gli occhi solo perché tenerli aperti è come estrarre continuamente un pugnale dal cuore, dal petto, dalla schiena, dall'arteria femorale.
    Io mi dissanguo. "P-piano.. ti prego.." E' lo stesso dannato schema, lo stesso che mi porta invece ad aprire gli occhi, a tenere il suo polso con una mano, imprimere piano le dita. Facevo così quando esagerava, quando non capiva che soffocavo, che tenendomi la gola non era facile parlare.
    Adesso niente è facile. Io speravo fosse morto, ma rivederlo.. rivederlo è un dolore che mi inumidisce lo sguardo che tremano i muscoli ed io con loro. Che non ho paura di lui, ma di quello che rappresenta, dell'averlo seppellito e ritrovarmelo davanti. "Ed-Edric.." sono Edric, ma so che cazzo cambi adesso.
    Non è il mio Chrys.
    Non è il mio Chrys.
    E' solo bello come lo era lui prima di corrompersi, è solo forte com'era dopo la corruzione. Imprimo di più le dita, ma non uso la forza, vengo in pace, più o meno. Per ora. Cazzo se fa male.
    Alzo le mani. "Chrys.." mi costa troppo dirlo così, come se mi conoscesse, come se sapesse chi sono. Perché "Ma Chère" è morto. Ma lui no.

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    ''Alice!''
    Un ringhio, il mio. E scusa, scusami, piccola, se sono così brusco. Se la paura gioca questo piccolo scherzo. Che mi fa tremare, sì e stringere il volto in una smorfia di dolore quando una manciata di falene muore perché le colpisci forte.
    Che lo so che non vuoi farmi male, che non è nella tua indole, ma cavolo se le mie creature dovevi lasciarle dov'è che erano. Che volevano solo proteggerti. Non volevano farti niente di male.
    Ma mi tradisci. Il dolore mi tradisce. Che poi è solo una piccola scossa che mi prende forte ad un fianco. Più verso il costato che l'inguine. Un dolore intercostale passeggero. Ma le labbra le mordo un istante, giusto quel che serve per trattenermi. Per non chiudere troppo gli occhi e dar così l'impressione all'estraneo di essere debole. Attaccabile.
    ''Fermo!''
    Urli ancora, ma non ho alcuna intenzione di ascoltarti, non quando ormai la mano preme contro la sua pelle e nel farlo il muscolo del braccio trema. Trema ogni cosa. Non sono ancora pronto per difenderti. Per difendervi. Cazzo
    ''E-Edric.''
    Lo ripeto quando riaprendo gli occhi li fisso nei suoi. In un moto di coraggio, nell'ultimo barlume di speranza che ho per far sì che ci sia qualcuno al mondo in grado di aver paura di me. Vorrei essere temibile. Vorrei dar filo da torcere a chi mi fa paura proprio in questo modo. Proprio adesso.
    Ma lui pronuncia il mio nome, il modo in cui mi chiama chi mi conosce e di Chrysanthemum non ha voglia di ripetere tutte le lettere.
    Pronuncia il mio nome perché potrebbe averglielo detto Alice, ma questo non mi rassicura, non mi fa calmare.
    ''Non sto facendo niente, Edric.''
    Di nuovo, stesso tono che ha usato lui. Ed effettivamente non stringo, non lo tiro su. Lo lascio solo lì, immobile contro il muro.
    ''Insegno solo ad Alice che se le diciamo di non aprire la porta lei non deve aprirla.''
    Un ringhio.
    ''Perché tu non sei entrato qui contro la sua volontà, vero?''
    Retorico, ironico, quel che è. Allargo le narici, respiro che è uno schifo, ma ho paura. Di cosa, di preciso, non so. Ho paura di tante cose, suppongo. Anche solo dell'idea di voltarmi e scoprire di aver distrutto la tua fiducia.
    ''P- papà!''

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    La sta difendendo. Lo so, perché faceva così con me. Quelle poche volte che è servito, quelle in cui poi sono dovuto intervenire per fermarlo.
    Dirmi, ora, che non è il mio Chrys, resta la cosa più difficile da fare. Cristo mi manca tutto di lui. Dal modo che aveva di lasciarmi spalle al muro, a come mi guardava. In modi diversi da questo, per fortuna, ma lo faceva. Con i suoi occhi, e cazzo se sono uguali. Tanto belli che ci soffoco dentro ogni intenzione, ogni mossa che potrei fare per divincolarmi dalla presa. Ma io ora devo arrendermi, devo farlo perché è Corrotto, e non si affronta mai la corruzione se lei attacca per prima.
    E' come una partita a scacchi, se non muove prima il bianco, non si inizia nemmeno. E sono tutti insegnamenti che finiscono per incastrarsi in gola. Non stacco più gli occhi dai suoi. Mi rendo conto che nemmeno so sbattere le ciglia, resto solo fermo. Immobile. Respiro, ma molto male.
    "Arrête, A-Alice." Fermati, che gli fai male. Fermati che perdere una falena è come un taglio che brucia, bagnato di sale. E' solo una mano che si apre verso di lei, implorandola di lasciare che Chrys faccia quello che deve. E nessuno si farà male.
    Non fisicamente, non oggi.
    Torno su Chrys, ma non l'ho neanche mai lasciato. E' diverso. E' più grande di quando è morto da me, è più fresco, forse corrotto da poco? In ogni caso la magia oscura non lo sta divorando. Non ha occhiaie pesanti, né punti spigolosi sugli zigomi. Sembra quello che sarebbe dovuto essere. Con me.
    Dio, se fa male resistere adesso, respirare senza che senta dolore ogni parte dei miei polmoni.
    "No.. no ehi.. lei mi conosce" non sono entrato senza il suo volere, né senza il suo permesso, cazzo. Forse però lui non sa davvero chi sia io. Perché qui Edric non esiste. Allora forse devo aggiungerlo, tirando il collo per provare piano ad uscire dalla sua stretta. Che è leggera, ma è qui. Le sue mani, che male fanno anche solo se mi sfiorano.
    "Edric.." ripeto "..Çevik" aggiungo. Ed è come un incubo, in cui l'amore della mia vita si dimentica di me, lo fa guardandomi come se fossi un estraneo.
    Ricordo solo che per lui lo sono davvero.

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