The man that you wanted to see

Josh & Chrys | 19 Maggio - Villa Sinister

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    Anche se siamo a casa Chrys, non so sorridere. Non so sentirmi sollevato per la bestia che ti abbiamo tolto da dentro. Non per il cazzo di modo in cui abbiamo dovuto farlo, non per tutto quello che io ho dovuto farti. E non me ne frega un cazzo se tu mi hai perdonato, se lo sai che ogni arto spezzato è stato per tenere fermo lui. Mordin, che non si è accontentato di rovinare la mia vita in un mondo, ha provato a farlo anche in questo.
    Lo so, se poi nei tuoi incubi leggo le mie mosse, se ti vedo agitarti perché nell'avvicinarmi ti ho solo distrutto, ti ho spezzato in punti che sapevo - fisicamente - avrebbero fatto un male cane, cazzo. Io, te l'ho detto mille volte che mi dispiace, come tu mi hai detto che non serve che te lo dica. Ma non importa, io sono un disco rotto.
    Che ti guardo nella penombra di un alba in corso, ti vedo e ringrazio il fottuto Oscuro che tu sia ancora con me, che in qualche modo mi parli, che non ci siano quelle voci a strapparti da me. Sono egoista, sai meglio di chiunque altro che ti salvo per me stesso, e poi per te. Ed io ricordo tutto.
    Quando mi alzo piano, quando non proferisco parola, tengo solo gli occhi oltre il lieve riflesso nello specchio. Non ti guardo il viso, guardo solo i segni scuri al centro del petto. Il tatuaggio più potente che ti sia stato dipinto addosso, per sicurezza, per chiudere una porta che non si riaprirà mai più: è eterno.
    Ma io continuo a sentire le tue ossa spezzarsi sotto le mie prese. "Resisti, Chrys, durerà poco, te lo prometto amore mio" la mia voce contro le pareti cave. "No, no fermati..JOSH!" la tua che mi risponde, io che stringo gli occhi in ringhi di dolore.
    Non so come rialzare il muso adesso, e non voglio. Non faccio altro che arrivare lentamente alle tue spalle, spingerti un bacio lungo le prime vertebre, quasi un modo per adorarti con calma, piano, gentile come certo non lo sono stato a Parigi. Dio, ho odiato doverti fare così male, e ci ho provato ad essere solo preciso, il più possibile. Spezzare senza distruggere. Non lo so se ci sono riuscito. Ti prego, non avere paura di me. Del mio essere adesso forse un fottuto invadente del cazzo. E non importa se le tue mani non tremano, se le sai fare da solo queste cose, stronzate come curarsi un tatuaggio, metterci la vaselina. Lo faccio io. Ti fermo per il fianco, ci avvolgo attorno un braccio, e mi allungo con l'altro per stringere il tubetto. Ne basta poca, ma va coperta tutta la superficie perché guarisca bene.
    Ho bisogno di farlo io stamattina, di passarti la mano lungo il petto, a dimostrarti che so davvero essere delicato. Che i tuoi incubi vorrei cancellarli ogni notte, anche a costo di non dormire. Che ho ancora la fottuta paura di come sarebbero andate le cose se non fossi riuscito a fermarlo. Ed ho paura di come ti senta tu senza di lui, perché no, io lo so che mi hai voluto da prima che esistesse, ma quello stronzo è stato con noi mesi, e mesi, e.. e lasciamelo solo fare, ok?
    "Mi dispiace.." non so però non dirlo, con il tono spezzato di chi riprende fiato poco alla volta, troppo poco. Mi dispiace di essere stato un mostro per amore. E non mi pento di un cazzo, rifarei tutto, ed anche peggio, per riaverti con me. Tu sei solo mio. In questo ringhio di fastidio mal celato, non mi perdono.
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    Il dolore non è importante, Josh. Non lo è se il suo avvenire è per una giusta causa. Per qualcosa che sappiamo saprà portarci solo ad una felicità più concreta seppur sofferta. Il dolore non è niente, nemmeno quando si ripropone nei sogni. E lì io tremo, mi dimeno perché quella sera ho avuto davvero paura. Paura di cosa, poi, io non lo so ancora per certo. In un momento diverso, forse, non ti avrei nemmeno pregato di smetterla. Di darmi pace. Ma ora mi rendo conto che nulla di fatto o detto lì a Parigi ha davvero un senso. O almeno, non ha senso che lo si porti qui. Perché Mordin è andato via, non è così? Per questo oggi ammiriamo questo tatuaggio fresco grande quasi quanto il mio stomaco. Che mi copre l'addome quanto possibile, proprio da dove lui è fuoriuscito. Perché io me lo sono sentito strappare di petto, oltre il dolore di ossa rotte, oltre all'odore del sangue, delle gengive che ho morsicato per trattenermi. Delle labbra che ho spaccato per il medesimo motivo. Se ci passo le dita sopra, dico su questa macchia di inchiostro che mi da un'aria così da duro, forse ancora sento qualcosa. Ma è solo una sensazione, Josh e tu lo sai. Il mio, i miei sogni dico, sono solo il modo che ho, probabilmente, di gestire tutte queste informazioni. Perché io non so abituarmi facilmente ai cambiamenti e questo tu lo sai bene. Tanto da non saper andare di pari passo con le ossa che si son prontamente riaggiustate. Non la prima, non la seconda, ma la terza notte dopo esser tornati a casa sì. Tanto che forse non sento nulla, adesso, se mi stringi e riscaldi la pelle dalla schiena.
    Sento solo i tuoi baci, quelli che avrei desiderato mentre mi facevi a pezzi e, guardandoti, sapevo che eri lì, pronto a darmeli anche in quel modo.
    ''Smettila, dai.''
    Te lo dico che chiudo gli occhi quando inizi a spalmarmi la crema sul tatuaggio. Come se io non sapessi farlo da me. Come se questo fosse il modo che hai di farti perdonare. Ma io non ho nulla da perdonarti, Joshua e questo, nel profondo, magari riesci persino a capirlo.
    Non c'era modo diverso per farlo. E non so, non avrei di nuovo i tuoi occhi se non fossi stato il mio eroe anche quel giorno. Anche oggi, ogni giorno della mia vita. Anche se te li nascondo dietro alle ciglia che battono leggere lungo le guance. Che non ho alcuna intenzione di preoccuparti di nuovo, non quando ormai mi rendo conto di averti in ogni mio sogno ogni fottuta notte. Dovresti dormire, cazzo. Dovresti davvero.
    ''Passerà...''
    Come ho passato tutto il resto. Le ossa rotte non fanno male, Josh. Fa più male rendersi conto di poterti perdere per sempre, ad esempio. Fa più male, se posso permettermi di pensarlo, sentirsi ancor più debole di come sono riuscito a sentirmi prima.
    Che Mordin, se ne è andato, sì, ma io ho sempre il dubbio di non poter più essere nulla, nessuno, senza di lui.
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    Ti leggo i lividi prima che le labbra, prima che qualunque mossa tu possa fare o cosa tu possa dire. Niente, per me a parlare è il tuo corpo. E' il modo in cui ancora non si ritira al mio, non come in quegli incubi che forzo in sogni. Lo so che non mi vorresti lì dentro così tanto, e lo sai che non voglio anestetizzarti dalla vita, che un po' di merda saprà restare sempre, ma cazzo.. adesso almeno lasciami fare questo, solo per un tempo che guarisca me e te. E' vero, si, tu sei quello che se l'è vista peggio, e cazzo se ho temuto che non tornassi più, ed anche adesso è una delle mie paure più grandi, ma non te la do a vedere perché non venga meno il terreno sotto i tuoi piedi. Tu, che dubiti di te stesso da quando sei nato, non hai bisogno di leggere che potrei dubitare anche io. Io, invece, mi fido di te. Della forza che hai dimostrato, perché sei stato un fottuto leone, hai combattuto più di tutti noi. E se sei ancora sfinito, è fottutamente giusto. Quindi permettimi un mezzo sorriso ora.
    Perché ti rendi conto sempre prima di me di quando esagero, anche se poi questo non mi ferma. Se le mie dita rincorrono speculari il disegno che hai scelto. Mi fa strano per quanto sia perfetto su di te oggi, e per sempre. Tu che con la morte hai danzato per anni, con gli spiriti a muoverti le ossa. Che ricordo ancora quando Ray è venuto a casa mia a dirmi cosa facevi con "i fantasmi". Cristo sembrano passati secoli. Ora quelle cose le fai con me, e non permetterò mai più che sia diverso da così, e penso neanche tu.
    Così ti meriti un altro bacio mentre la mano stende la crema, deve assorbirsi, e glielo permetto con la dovuta calma, come se fosse un gesto che serve più a me che a te. Ma tanto lo sai, no? Passerà. "Lo farà… perché sei l'uomo più forte che io conosca.."
    Immagino che di questo vorresti ridere, ed è la ragione per cui te lo dico in un sussurro, come a tenerti stretto più di prima, a convincerti che non sto parlando perché accecato da chissà quale amore. Lo dico perché è vero, ed è su questa scia che sollevo lo sguardo allo specchio, per vedere se hai ancora gli occhi chiusi o li fai incontrare con la serietà dei miei. Dio, sei così bello anche adesso. Forse quando sei sfinito lo sei di più, hai qualcosa che mi incolla qui. Sul posto. Con te.
    "Non ce l'avremmo mai fatta se non fossi stato in grado di reggere così tanto. Sei stato bravo"
    E nel dirlo non so scostarmi mai, guancia a guancia. Come Judas. Come un bambino. Che non so discutere senza tenermi un qualche modo a te, o essere tanto vicino da respirarti contro. Perché così anche nei peggiori litigi anche quando devi starmi distante perché Faust scatta, mi accerto che non finisca davvero male. Che nonostante tutto, il nostro status non cambi. Che restiamo sposati perché questo sappiamo farlo. Alla fine una cosa la stiamo imparando anche dopo dodici anni.. io ci credo tanto da farla valere più della mia stessa vita.
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    Mi prendo un momento che per un istante possa essere davvero solo nostro. Uno solo, prima che torni la tempesta a cui siamo abituati. Che se non c'è, poi, forse ci suona persino strana. Me lo prendo io spostando l'attenzione più sulle tue mani che sulla voce. Per una volta sola, quando comunque saprei concentrarmi su un singolo stimolo. E adesso voglio solo questo, come per combattere meglio i miei mostri e nel farlo avessi bisogno di una qualche terapia d'urto. Che io queste mani che mi hanno spezzato le voglio di nuovo addosso. Le voglio per ricordarmi totalmente che non sono cattive. Non lo sono mai state. Perché se mi hanno spezzato le ossa, prima, tanti anni prima, mi hanno medicato le ferite lungo i polsi. E questo io non lo dimentico. Non lo faccio mai, nemmeno quando fissandomi questo in testa decido di dover combattere contro la convinzione di non essere mai abbastanza per te o per la vita in generale.
    Poi ridacchio, piano, che non ho poi così tanta forza di scompormi. Di muovere più di tanto un muscolo quando sto così bene stretto alle tue braccia.
    ''Sembrano quelle tenerissime frasi da film che guarda Alice. ''
    Ma te lo dico con dolcezza, perché ho già un viso a premere leggero contro la tua spalla, o il petto, insomma, dov'è che posso incastrarmi comodo. Che è qui che respiro bene, quando posso aprire gli occhi e ritrovare il tuo mento, la tua mandibola. I lineamenti perfetti del tuo volto.
    ''Non credo si tratti di bravura.''
    Spingo il collo all'indietro solo per lasciarti un bacio che sappia di tenerezza, di quell'amore che non puoi spegnere solo perché mi fai male. Solo perché se ne facciamo a vicenda per sopravvivere. Io ti amerò per sempre, Joshua, a discapito di cosa tu possa pensare o credere di meritare.
    ''Volevo solo...tornare a casa.''
    Perché per assurdo, adesso che ci sei tu, è solo qui che mi trovo bene. Qui dove per anni non ho mai trovato un posto. Qua dove ho alimentato il mio odio ed il mio disprezzo.
    ''E ora ci siamo.''
    Sorrido pianissimo, stanco, che ho sempre quella malsana idea di piangermi addosso per non essere mai completo come vorrei, ma non lo faccio, non davanti a te, amore mio, per il quale vorrei mostrare un certo coraggio, una certa resilienza. Che sono stufo di farmi salvare. Voglio essere per te tutto fuorché un peso.
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    Sei un gatto, se ti muovi su di me come a volermi sempre tenere qui: vicino, a portata di quello che è uno sfiorarsi a cui ti prego non voglio mai mettere fine. Mai, cazzo. Mai neanche se dentro di te è esistito qualcuno che a tutto questo ha assistito. Che non è bastato mandar via i tuoi spettri, le ombre, il passato, i fantasmi, gli spiriti inquieti che ti cercavano come tramite, per essere al sicuro. Dio, ora lo siamo. Lo siamo in un respiro che mi concedo di prendere, quando lascio la mano ferma, che con un po' di calore si assorbe tutto molto prima.
    Ma di questo non mi frega un cazzo, e lo sai. Lo faccio perché ho davvero il solo bisogno che tu non abbia mai, mai paura di me. E' questo che amo, Chrys: che non hai mai ceduto alle minacce, ai miei ringhi. Ed io ho la necessità di sputar fuori l'anima ogni tanto, di distruggere, ringhiare, graffiare e mordere anche gli ideali più forti. Ma solo perché so che tu sai come prendermi, come affrontare a testa alta i miei scleri, come non perdere la dignità e non piegarti mai a me, se non quando lo vuoi davvero. Per questo ora prego che il nostro equilibrio non sia cambiato, che ora tu non abbia paura di me.
    Io che finisco per citarli davvero quei film di merda, che poi ti piacciono, perché ti vedo commuoverti accanto ad Alice, e sono sicuro che senza di me vi date alla pazza gioia navigando in quel dolore immaginario. Come se noi non ne avessimo abbastanza di reale, mh? Ma a volte, cazzo, è così confortevole che ti capisco. E dio se ti amo anche per questo. E penso tu lo veda, tu lo sappia quando nel baciarti ti volto piano, che ho bisogno di starti più vicino, ho bisogno del contatto con la tua fronte, di guardarti negli occhi. Di tenermi alle tue labbra per respirare, e non farlo mai troppo delicatamente.
    Lo sento come respiriamo piano, che io lo faccio perché mi sembra assurdo essere finalmente noi. Solo noi due. Niente voci nella testa, niente demoni, niente che abiti l'occhio del nostro ciclone. Tanto di merda ne arriverà ancora, ma diamocela questa cazzo di paura, amore mio.
    Che ti risalgo il petto, fino al collo, quando l'altra mano mi serve a tenerti con me. "Si, cazzo, siamo a casa" e forse lo dico con quel tremolio nella voce che si fa roco piano piano, questo bastardo infame. Che mi commuove lentamente se ho bisogno di chiudere gli occhi per respirare. Almeno un respiro, cazzo. Uno. "Dimmi che non hai paura di me, Chrys.." piano, naso a naso, nello strusciarsi dei gatti, ancora. ".. non volevo farti così male, lo sai.." insisto in quel ringhio che mi macchia ancora l'anima.
    Io ti amo, cazzo, non sono fatto per distruggerti, neanche se serve a liberarti. E se lo faccio, allora concedimi una condanna che mi tremi nelle ossa. Una, poi basta, poi non ne parleremo più. "Sei-... sei tornato da me" quasi non ci credo. Che devo sentirlo, devo accertarmene. "... Grazie" sussurro.
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    La mia è sempre una questione di abitudini. Di cose che devo apprendere pian piano, come ho fatto con queste carezze. Con questo strusciarsi che prima era solo un tentare di far vicino il mio mignolo al tuo. Perché siamo andati per gradi e questo forse è uno dei motivi per cui dovrei ringraziarti. Anche se tu lo hai fatto inconsciamente, ma in questo, comunque, mi hai aiutato ad accettarti meglio. Ad amarti al meglio delle mie forze. Piano, pianissimo. Prima con una sigaretta condivisa, poi con quei respiri strozzati sul tetto di casa dei tuoi. Che già
    nel guardarti in penombra morivo.
    E tutti i baci a seguire, quelli che forse hanno preso piede proprio tra la rabbia e la vodka, io ho iniziato a farli miei solo grazie a te. Alla fine, se vogliamo davvero dirla tutta ed essere anche ripetitivi, è solo grazie a te se siamo quello che siamo. Tu che mi hai capito sin da subito e che ti sei mosso affinché le cose per me fossero quanto più facili. Quanto più lisce.
    E ora di liscio c'è la tua pelle. Le tue carezza, questo naso a naso che ci mischia i respiri, che ci fa battere forte il cuore. Allora magari non so rispondere alle tue frasi romantiche. A quelle che forse mi fanno persino arricciare il naso, ma lo divengo, sdolcinato dico, quando a strusciarmi contro di te non smettere mai.
    Che voglio sentirti, voglio sentirmi protetto. Ed anche se tu mi hai fatto male io so bene come quel male abbia avuto una sua legittimazione. Ed io la accetto, la capisco, ma perché è stato giusto che tu ti comportassi così. Che sei prevedibile, sei terribilmente coerente in ogni tuo respiro. E non devi scusarti, cazzo, se la notte ancora faccio brutti sogni. Quelli li farò sempre: Alla fine, no, è sempre quello stupido modo che ho di tirarmi su, di proteggermi. Di superar le cose quando non so farlo da sveglio. Perché fuori dai sogni mi tremerebbero le mani. Perché fuori dai sogni...senza Mordin...magari non so fare nulla.
    ''Non posso avere paura di te.''
    Che è una constatazione vera, genuina. Perché se avessi paura di te che sei meraviglioso, allora dovrei aver paura di ogni cosa. Del mondo che ci circonda, ad esempio, di tutte quelle genti che in me continuano a non aver fiducia perché sono io a non mostrarla. Io che mi svaluto e mi lascio svalutare. Ma è un meccanismo da cui non so uscire. Perché vedi, Josh, io non ho paura di te. Io ho paura di me.
    Di non sapermi controllare, di non saper mentire e credere così alle mie menzogne. Io ho paura di scoprirmi debole, più debole delle mie aspettative e allora trovarmi incapace di prendermi cura di te, di Alice e di quelle poche cose che posso ritenere mie. Mie perché per un certo senso le ho sudate. Mi sono battuto per loro.
    ''Ehi.''
    Mi volto per afferrarti il viso, piano, che con il gomito rotto, anche se si è rimarginato, non riesco a tener troppo alto il braccio senza percepir fastidio. E non ho voglia di arricciare il naso proprio davanti a te, non quando finiresti per preoccuparti ulteriormente.
    ''Non devi ringraziare me.''
    Fronte a fronte.
    ''Sei tu il mio supereroe.''
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    Non sai quanto cazzo io sia dipendente da questo, Chrys. Dal nostro essere così, dei fottuti incapaci, quelli che non sanno stare distanti, che lo so quanta tensione creiamo quando a noi del resto del mondo non frega un cazzo. Potremmo vivere con le solo persone che abitano la villa. E sarei felice. Cristo se sarei felice, tanto che poi togliermi questa felicità equivarrebbe alla morte. Ai miei ringhi nella notte, all'oscurità peggiore che posso attrarre qui dentro, che mi ci chiuderei fino a trasformare casa nostra in un buco nero. Una cazzo di minaccia, quella che resta nel mio cervello, quando li guardi tutti e li tengo altrettanto distanti. Lontano da me, lontano da te o Alice. Che ancora non rimpiango la volta in cui sono tornato qui, ed ho giurato che ti avrei ripreso, che saresti stato mio ed avresti dovuto imparare ad accettare che cazzo significhi amare uno stronzo come me. Un marito di merda, ma almeno so che qualcosa di buono la so ancora fare.
    So tenerti qui, con me, che se hai ancora voglia di passarmi vicino, di stringerti, di farti baciare come se alzarti il mento fosse un modo migliore per farti guardare da me, per farti scegliere. Cazzo se ti scelgo ogni giorno, ora, minuto o fottuto secondo.
    Non hai paura di me. Mi aggrappo a questo, per riempire i polmoni, e rilasciare piano un respiro che ti si incastri lungo il collo. Non averne mai, Chrys, che è queste la tua forza. Anche se lo so che cazzo vuoi dirmi, che la tua paura esiste eccome, ma è nella tua testa, è per quello che fai, che non fai, che potresti fare o che non riusciresti mai a portare a termine. Ma quella, amore mio, te la strappo via giorno dopo giorno, te lo giuro. Continuerò a farlo finché non smetterò di respirare, e non è che io voglia farlo tanto presto. No, no voglio stare qui, lungo questo mobile scuro, alla penombra, ad incastrare una gamba tra le tue per farmi avanti, per respirarti in ansimi lenti. Io così so di essere vivo, e così so che lo sei tu.
    Si scopre piano, mezzo ghigno di merda, quando mi definisci il tuo supereroe e dire che è una targhetta che stavolta spetta ad un Çevik diverso, uno sbagliato, uno a cui non ho intenzione di pensare ora.
    "Se continuerai a tornare da me, non vorrò niente altro" che ti studio, piano, con le labbra sulle tue, che forse resta difficile parlare così, ma non sorridere, quello mai. Quello è solo strano. Cazzo è strano poter essere felici e dirlo sottovoce perché non si sveglino subito altri problemi, altri casini. "Immagino dicano anche quest, i film che ti guardi di nascosto con Alice.." soffio piano.
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    Edited by nocturnæ - 7/6/2022, 00:24
     
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    Arrossisco anche se magari non ha senso che io lo faccia. Non quando è scontato che tu sappia tutto di me. Ogni dettaglio, anche quello più stupido, più nascosto. Cosa che non te ne parlo perché appunto, mi sembra insensato farlo. Che noi forse siamo più pragmatici che romantici. Che le cose ce le diciamo solo se servono a qualcosa. Se seguono un filo logico, se hanno una qualche valenza nella nostra vita. Allora è normale che io non ti abbia raccontato di tutti quei film che guardo con Alice quando tu non ci sei o riposi. Che sono film e null'altro, roba che piace giusto ad una bambina e che a volte, ultimamente, forse, troppo spesso, prendono anche me. E non me ne vergogno, non davvero, forse, anche se quando me lo fai notare un po' avvampo. E tiro su sorrisi stupidi, certo. Altrimenti come dovrei reagire? Sono dettagli carini questi. Quelli di cui, come sempre, non ti racconto, ma che ormai fanno parte del nostro matrimonio. Un matrimonio del cazzo, troppo turbolento, cosa che, insomma, a volte mi chiedo se sposarti non ti abbia condannato alla mia sfortuna.
    ''Non hai capito.''
    Riprendo dopo il rossore, che non svanisce del tutto, nemmeno per un istante. Resta solo lì, a tirar su zigomi ed accentuare le rughe d'espressione che denotano ormai una certa età. Non siamo vecchi, Josh, ma è palese che il tempo della scuola e delle sigarette sul tetto sia ormai finito, ecco.
    ''Io ti sposerei di nuovo. Una volta all'anno, o anche tutti i mesi della mia vita, ogni giorno.''
    Te lo sibilo piano, ma con coraggio. Come se nell'incavar di nuovo il viso lungo il tuo collo io possa trovar la forza di ritenermi di nuovo a casa. Al sicuro, protetto, anche se in questa dimora vive tutto ciò che ci ha fatto del male. Tu ne hai fatto a me ed io ne ho fatto a te. Resta innegabile, eppure è la prima se non l'unica cosa che non mi interessa. Sono egoista quando si tratta di noi.
    ''Io ho paura di tante cose, Josh...''
    Ed ammetterlo, in modo così cristallino, mi fa tremare le labbra.
    ''Ma questa è casa nostra e qui...qui ci siamo noi, c'è Alice, la nostra famiglia. Io sarei ritornato a prescindere da tutto, anche...''
    E prendo un respiro lunghissimo. Perché non credo di averla superata e forse, a pensarci bene, è persino la prima volta che ne parlo così apertamente. Come se fosse un discorso semplice. Come se non facesse mai tanto male.
    ''Anche a costo di non riconoscermi od accettarmi più...''
    Che io non lo so com'è che mi sento adesso senza Mordin. Io non so niente.
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    Lo so, che a volte sembra che io non ti ascolti. Perché quando parli guardo le tue mani, le tue labbra i tuoi occhi, perfino se impallidiscono e sono simili ai miei. Lo faccio soprattutto quando ti svegli, allora rivedo quella foresta in cui amo perdermi. Ma credimi che non c'è davvero una cazzo di volta in cui io non senta quello che mi dici. Magari mentre ti interrompo perché non so starti distante, magari mentre mi allontano ma ti ascolto agli angoli della mia vista. Sei sempre in un punto che conosco, ed è questo, che nel sorprendermi, mi incatena a te. Quindi si, magari resto uno stronzo, uno che si fa spuntare un ghigno se le guance si arrossano, che lo tiene ben in vista quando ti dichiari così, impunemente mio. Lo so che lo sei, lo conosco nei ringhi che ti spengo lungo il collo. Che a volte esagero ma cazzo se lo faccio per noi. Per te, che in testa hai un labirinto di rovi, un dedalo di rose e crisantemi, e dato che lo conosco, so quanto a volte sia liberatorio perdere le tracce li dentro. Ma allo stesso tempo, è il complice di quei solchi che la pelle crescendo non ha coperto. Non è più tornata come prima, ma neanche tu. Ho capito, cazzo, che nessuno di noi torna mai come prima. Ci evolviamo, andiamo verso la tempesta con un corpo diverso ogni volta.
    Il ghigno si allontana solo quando ti sento più vicino, quando ti alzo piano, ti lascio sedere sule mobile, ma non per privarti di quello che vuoi dirmi, solo per stare più vicino. Per tenerti a me, incastrarti le gambe dietro la schiena, o anche no; come dei cazzo di ragazzini su un cornicione. Mi piace così, Chrys.
    "Allora rinnova le tue cazzo di promesse, Chrys.. risposami, dai" ti sfido, ti spingo il muso contro, così da non stare mai tanto distante e perdermi i respiri che ti si incastrano, quelli che non finiscono di spezzarsi se poi il tono ti cambia, se le tue paure affiorano.
    Mi piacciono anche le tue paure, che chiamano ringhi nella testa, profondi fino al cuore, che spingono dita a tenerti vicino a me, a respirarti come se io potessi strapparle una ad una, Dio se lo vorrei. Casa nostra..Casa mia, ripeto, in un respiro. Mi sento più a casa qui che dove vivevo con mio padre. Ma solo perché casa mia sono le tue ossa, anche quando non le riconosci. Il tuo petto, contro cui lascio scivolare di nuovo la mano. "Io ti riconosco sempre, Chrys.." un sussurro e basta. "Quando penserai di non ritrovarti, lascia che ti trovi io" Che ti ho sposato per qualcosa no? Non vorrai mica lasciarmi sul divano a non far nulla? "Lo sai che non so stare fermo..." ci provo ancora, in quel ghigno che si allarga piano, un soffio che porti via le tue paure, una strada illuminata nel labirinto.
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    Puoi mettermi dove vuoi e, se sei con me, allora io starò bene. Ma questo posto adesso mi piace. Mi piace come ti curi di me, come il tempo sembra fermarsi ogniqualvolta mi tocchi, mi baci, mi esplori. Anche così, anche senza troppe malizie anche se ti sento bruciare ad ogni nostro contatto. Che ti conosco e questo non è un male: Tu non sei mai di troppe parole anche se poi, nel muoverti, nell'occupare il tempo come meglio senti di fare, resti comunque ad ascoltare me. Ed io lo so, lo so bene come riesca a non sfuggirti nulla. Che sei un marito attento, presente e...credo che innamorato sia davvero un termine giusto. Tu mi ami ed io ti amo e questo credo si evinca anche dall'incapacità che abbiamo di ripetercelo con serietà. Come se servisse, di tanto in tanto, ricordarselo con raziocinio. Senza troppi vincoli emotivi, senza troppi limiti, veli.
    ''Josh...''
    Te lo mormoro prima sulle labbra, poi lungo una guancia e così fin sotto l'orecchio. In uno strusciarsi lento che asseconda i tuoi di momenti. Questo modo che hai di tirarmi su, di mettermi comodo come fossi una bambola, la tua, quella dei giochi che non ti vieto mai di fare. Che puoi distruggermi, sì, puoi farlo di nuovo ed a prescindere, sai com'è, io ne sarei felice.
    ''Sposami.''
    Secco, prendo una pausa solo adesso, giusto per dargli enfasi, come se tremassi, come se fosse di nuovo quella notte fuori dall'ospedale e dall'altra parte ci fosse Edie in travaglio.
    ''Sposami di nuovo.''
    Rimarco, lo faccio perché ne ho bisogno. Perché mi diverte vedere che espressione fai. Come ti muovi, cosa decidi di rispondere adesso anche se so che ''sì'' è una risposta più che scontata-
    ''Toglimi dall'angolo, che io faccio altrettanto.''
    Una promessa che sono pronto a rimarcare sempre. Per sempre. Perché non ho paura di trascinarti al centro della pista, laddove i riflettori ti illuminano mostrando al mondo ciò che sei. Sei perfetto ed il mondo intero dovrebbe davvero amarti nel medesimo modo in cui so amarti io.
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    Fatti cercare, perché per te sono un fottuto segugio. Non ho bisogno di sentire il tuo odore per seguire il profumo che ti lasci alle spalle. Che si arrampica lungo il corrimano delle scale, che si avvolge attorno al collo, poi risale i muri, strappa la carta da parati. Preme tasti a vuoto sul pianoforte chiuso, spalanca finestre, ulula attraverso il vento oltre gli alberi. Strappa petali dalle rose più belle e fa fiorire i crisantemi più nascosti, perché siano un risaltare continuo della tua esperienza. Tu. Tu sei questa casa, sei queste mani che ti esplorano, che ti scostano piano il kimono dalla spalla, per lasciar spazio ad un bacio che morda un po'. La tua pelle, Chrys, è casa mia, il mio terreno di caccia, il mio cazzo di campo di battaglia. Qui gioco in casa, su un pavimento fertile, lungo il terriccio di cui mi sporcherei le mani ogni fottuto giorno. Quindi si, cristo, si che ti sposo di nuovo. "No" sorrido, piano, lungo il collo, perché le negazioni sono affermazioni, i miei no, sono solo dei "si" confusi in ansimi. Quelli che uso per scoprirti la schiena. La tua non ha cicatrici su cui far leva, e non vorrei le avesse mai. "Assolutamente no.." ti rinnego in questi piccoli esempi di gemiti che risalgano piano la nuca, che il mio corpo è già pronto a sorreggere il tuo. Forse sono nato così, forse lo sono da quando ho capito che non ti avrei lasciato dietro quella via a nascondere segni di un pestaggio del cazzo. Quello è l'angolo, Chrys. Quello è il punto da cui ho deciso saresti rimasto fuori per sempre. E ti sorrido, piano, sfiorandoti la punta del naso, tenendo i tuoi capelli a giocare con le mie dita. "Io non sono uno che si sposa, sai.." giochiamo ancora, Chrys, a quel gioco stronzo per cui sono ancora etero e tu solo l'amico invadente. Anche se ti uso una dolcezza che traduco appena nella tua testa. Come se non potessi apparire lo stupido innamorato che sono. *Ti sposo anche nei tuoi cazzo di sogni* ed è la sola cosa con cui metto fine ad ogni fiato, che ti stringo contro di me in un bacio che sia solo di più. Più di un richiamo a quando ti ho visto camminare contro di me, venire avanti e non frenarti mai. Lasciami scavare contro la tua pelle, lasciami scoprire quel lato che ci fa ringhiare come animali. Io sono questo, un cane rabbioso, e tu sei il solo che può gestirlo, il solo che voglio lo faccia ogni fottuto giorno della tua vita. Una lunga vita Chrys, cazzo. "Stavolta solo noi.. tu ed io" sono perso di questo profumo che ti strappo dalle labbra. Mi sposerei davvero, solo con te. Te, Alice, basta.
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