What they say about us

Joshua/Chrys | Villa Sinister | Bronx | 8 Luglio | Contenuti sensibili

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    Dio, Chrys. Lasciami chiudere gli occhi quando tutto quello che voglio sentire sei tu. Non le tue parole, non i tuoi modi, solo gli ansimi che colorano la mia testa. Solo quei ringhi che ti spingo contro andando talmente a fondo da lasciarti arrancare contro il cuscino. "Chrys.."
    E non te lo lascio fare, non se la mia mano raggiunge la tua e la porta su, sotto la piuma d’oca, che spinge in fondo assecondando me, il mio moto costante, perché non c’è un fottuto momento in cui io non ti voglia. Sei il punto che cerco quando la rabbia si fa cieca, quando i nervi diventano insostenibili, quando io in questo vivo, cazzo. Sono il tuo animale, quella cazzo di bestia da guardia ma lo sai che cosa voglio in cambio, lo sai a quale prezzo placo le mie ansie, le mia paure, le incertezze di merda. E sei tu. Sei sempre tu, Chrys.
    E mi sei stato troppo distante. E va bene, Remì si sta ambientando, ma io sono tuo marito cazzo, e sono un cane, sono uno stupido cane del cazzo. Quindi non puoi starmi lontano, non puoi pretendere in queste tue prese che io non provi ad usare tutta la forza che ancora possiedo. La voglia che ho di sentirti, di chiudere gli occhi agli affondi più precisi, di essere per te un fottuto artista, l'amore della tua cazzo di vita, no? Questo per averti, questo perché sei la sola cosa che so sentire, per cui ancora batte il mio fottuto cuore. Malandato, esposto, a volte arranca ma si placa se la tua mano lo sfiora, se mi tiene calmo.
    Come fai tu. Lo fai anche sudato, anche se scivoli sotto le prese, se la tua pelle a contatto con la mia brucia. E vai a fuoco allora, diventa una cazzo di fenice sotto di me, fallo se ti prendo così quando non hai il minimo scampo. Non puoi. Non devi se con un solo pollice io tengo in scacco i tuoi polsi. E stringo tanto da spezzare le ossa.
    E Cristo quanto sei bello Chrys, quanto è fottutamente perfetta la luce che si posa sugli zigomi, poi scende, risale, fende gli occhi per sbaglio. Un fortuito sbaglio del cazzo. Meraviglioso e stronzo. Uno che spingo a fondo io in un roco ansimare che so potrà solo peggiorare. "Zitto, amore mio…" che resta un ringhio, un’offesa morsa trai denti.
    Non puoi impormi di volerti piano, anche se faccio il bravo. Anche se rallento, ma perché tu mi senta in ogni fomento, in ogni respiro che si spezza contro di te. "Così, mh?" Ti sfido. Contro la mano che ti solleva la spina dorsale. Perché Chrys non c’è storia, tu sei mio, ed io devo ricordartelo ogni volta che ti scopo, ogni volta che spingo a morsi lungo il corridoio, che ti spoglio prima ancora che tu possa ribellarti. Che se lo fai forse peggiori, forse mi rendi migliore nel cercare sempre di non essere banale. Di aver questo ringhio che per te si innalza ad un fottuto ululato. E no, non ti chiedo scusa per come io sia meschino ora. Rallento si, ma per fartela godere così tanto che i tuoi gemiti saranno quello che alimenterà i miei. Fallo per me, Chrys, muori tra le mie prese.
     
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    Piano, Josh, ti prego, che io non so gestirmi oggi. Piano, pianissimo, che non voglio che Remì ci senta. Che questa sia una delle sue prime notti più turbolente qui. Piano che, che non lo so, no, ecco. Non so com'è che ci si trattiene con te. Quanto ancora devo tener premuto il viso contro questo cuscino, contro le tue labbra affinché gli ansimi siano solo un rumore di respiri troppo pesanti da trapassar il lino. Non lo so, Josh, com'è che mi sto tenendo forte: Con quali mani, con quale coraggio. Che ho occhi solo per te anche oggi. Anche se ogni tanto li stringo forte come monito di una forza di volontà che devo decisamente far mia. Perché sono debole, è qualcosa che va oltre ogni mia capacità, ogni mia comprensione. Che se tu mi tocchi, cazzo, se tu mi tocchi così allora io non so davvero più cos'è che sono. Qual è il mio nome, a meno che non sia tu a pronunciarlo. A ringhiarlo tra i tuoi denti perfetti. A respirarmelo caldo in volto. Che già sto sudando, sì, ma tu contribuisci ad alimentare il mio fuoco. Quel contrarre i muscoli come per opporti resistenza. Perché se la schiena comunque la piego questo non significa che so come regolarmi. Io non so far niente senza di te, quindi dammi una mano, cazzo. Fai in modo che questi affondi non mi piacciano così tanto. Che tu non mi piaccia, sempre ed ovunque tanto da mandarmi in tilt la testa. Perché non penso più, all'ennesima spinta io smetto di ragionare, di ricercare nei tuoi occhi la pietà, la speranza di autoregolarmi, di non essere troppo rumoroso. E vorrei mi facessi male, sì. Vorrei ricordassi al mio corpo a chi appartiene. Quali lacci sanno cingerlo senza farlo mai cadere, quale forza lo spinge su e poi giù, in sudori freddi, nella pelle che si fa d'oca, che mi percorre interamente lasciandomi annaspare.
    ''Non mi parlare...''
    Sono io ad implorartelo ora. A pregarti di star zitto. Perché questa sera, in questa casa, dove tutto dorme e tace perfettamente. Dove ogni cosa è meravigliosa, è mia, sentir la tua voce mi manderebbe ulteriormente su di giri. Ed io non voglio un sussurro di troppo. Non una frase, né per darmi il consenso, né per espormi chissà quale domanda. Niente.
    Ma lo sai che ciò che non voglio, poi, in realtà, è l'unica cosa di cui ho bisogno, tanto che sono io ad aprirti il colloquium. A sussurrartelo sulle labbra, quando premendo la fronte contro la tua, alla ricerca dell'ennesimo contatto, finisco per gemerti nella testa. Che fuori lascio solo gli ansimi. Il premere ritmicamente del tuo torace contro i miei polmoni. Che se mi schiacci così io annaspo. Se lo fai così io affogo.
    E va bene che questo sia un controsenso. Che ti spingo dita in gola affinché tu non possa emettere alcun disappunto. Perché tanto nella testa io urlo. Urlo sempre.
    **Buon Dio, diglielo di chi sono. Dimmi che sono tuo.
    E forse la voce ti sembrerà polifonica: Perché se penso ad altro, poi comunque il corpo viaggia per conto suo. Si contorce, si piega al tuo, ad ogni volere, al tuo cazzo di sesso. A quel modo che hai di amarmi, di ricordarmi cosa abbiamo costruito dal niente. Che siamo stati bravi, dei fottuti eroi. Non solo tu, sta volta, no. Lo siamo stati insieme. Sempre, ormai, come lo siamo ora. Che ti cerco, di parlo, ma nel farlo ansimo come se non avessi mai abbastanza aria.
     
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    Sei terrificante quando provi a resistermi, quando fingi e non ci riesci. Quando il solo trattenere male di quegli ansimi, innalza all'ennesima potenza i miei. I ringhi che mi alimentano il cuore, che si prendono il petto e lo sfondano aggrappandosi con gli artigli a tutto ciò che possono. A tutto ciò che hanno davanti e per tua fottuta sfiga, Chrys, qui ci sei solo tu. Tu oltre a me, tu che hai tutto quello che possiedo e sei, sei tutto quello che desidero. Tu che non sai smettere di guardarmi quando entro in una stanza, e spingi le falene perché sappiano esserti di controllo: sentinelle più discrete delle salamandre, ma sempre il modo che hai di curarti di noi. Di me. Quando io voglio solo che le tue dita stringano l'inchiostro che ho tracciato lungo la scapola, che lì c'è Nancy, come la chiamo io, l'altra tua fottuta identità, la tua guardiana che si assicura dei miei battiti. Quella che non mascheri, come se non dovessi chiederti io se qualcosa ti preoccupa, me lo dici così. E ti preoccupo io. E così insisto, Chrys, così ti amo solo di più ogni cazzo di giorno. Così quando mi dici far silenzio, di non parlarti, io ti mordo le labbra, te li faccio rimangiare i tuoi cazzo di ordini, e lo faccio in spinte che non si placano, che ti reclamano.
    Che quando la tua voce mi finisce in testa, la pelle si fa di marmo, gelida e pallida, una cazzo di statua per te. Un affondo che ti spinga con forza contro di me, perché non so placare il limite a cui mi porti così, che sembri un cazzo di ballerino ora. Che chiudo gli occhi ai gemiti, che stringo i denti ai ringhi, che te la strapperei la lingua se potessi cazzo. Ma ti voglio troppo, voglio le tue parole lungo la pelle, quelle che lasci andare quando mi baci, quelle che risuonano nella mente.
    **Tu sei SOLO mio. ed è una cazzo di specifica che meriti io spinga fino in fondo, fino a farti capire il concetto, no? Lo senti come si aggrappa alle pareti dello sterno, come io pieghi le ginocchia per tenerti su? Come in fondo non è che un coordinarci di fottuto amore, farci in bagno in questi sentimenti di merda. Allora tieniti anche il mio ansimarti lungo il collo, il mio liberarti le mani solo perché devo tenerti alti i capelli, perché ci devo infilare le dita per godere ancora, per sentirti mio. Per avere il possesso di cui ho bisogno quando si parla di te. Avremo anche due figli ora, ma tu sei mio prima che loro, ed è questo l'unico cazzo di equilibrio che ti concedo, cristo.


    Edited by nocturnæ - 9/7/2022, 10:54
     
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    Posso fare l'amore solo con te, Josh. Posso impazzire solo con te, solo così, in affermazioni che sanno farmi sorridere. In spinte che le labbra me le spaccano. Che ci stringo forte i denti per tenerle ferme. Per non farle tremare, per non lasciare che i sussurri possano sperdersi più di che. Che li voglio miei, voglio custodirli gelosamente. Perché se si tratta della tua arte allora io voglio che sia dedicata a me. Che questa sia la composizione che stai scrivendo per me. La nostra vita, i nostri figli, che insieme perfetto di note. E sì, ok, magari non ci capirò davvero un cazzo di queste cose, ma oggi va così. Oggi è un giorno strano, uno di quelli in cui non so solo aggrapparmi saldamente al tuo corpo con tutte le dita, con tutto me stesso. No. Questo è uno di quei giorni in cui vorrei davvero imparare a leggerti dentro. Tuffarmi nella tua psiche, strappar via i pensieri negativi per lasciar al loro posto solo i belli. Ecco, sì, è questo che voglio. Allora ti urlo nella testa anche se questo non mi aiuta a controllarli. A frenarmi, quando ormai c'è tutto un coro qui, un concerto di gemiti dedicati solo e soltanto a te.
    ** Allora ricordamelo, cazzo.
    Che è solo un invito a sfar di più. Più male, più forte. Che sì, sarò anche al limite, sarò anche...fuori di me, ma io non voglio per questo, non sentire nulla. Limitarmi al punto da divenire apatico, assente. No.
    Io voglio domarti, Josh. Voglio piegarti, farti mio così come voglio essere tuo. Voglio sentire di più, sempre di più. Voglio una punizione che sia esemplare e poi un complimento, uno solo, che mi curi le ferite sotto gli occhi. Che mi tiri su altri sorrisi. Per questo forse sono su di giri: Perché tu sei tutto, sei il meglio. La mia fortuna.
    E non la noto, all'inizio, come la corruzione sfrigolando mi renda aggressivo, forse più passionale. Che mi basta volerlo, il tuo sangue, per lasciare un taglio che ti apra lo zigomo, una guancia o quel che è.
    **Buon dio.
    E non so chiedertelo il permesso, né il perdono. Che se ci passo un pollice sulla ferita, per fermarlo quel poco di sangue che esce, poi finisco per passarci la lingua, come un cane. Che nel leccar via il liquido cremisi forse geme di più. E forse sei anche più bello così, ma non vorrei dirlo. Forse sei più mio adesso. Se per una volta le cicatrici posso lasciartele io e non gli altri.s Se il tuo corpo posso ridisegnarlo io, rimodellarlo, tenerlo in piedi con ogni mia cazzo di forza.
     
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    E quando tu vuoi, Chrys, quando tu ordini: non esiste cosa che non sappia fare, e cristo se voglio farla adesso. Più di prima. Ancora di più quando credi davvero che non possa fare di peggio, quando ogni volta spingi al limite la mia coscienza, ogni volta mi ricordi che se esiste un posto in cui è giusto sia, è qui con te.
    Allora dimmelo, cazzo, urla di più nella testa, fallo quando ti stringo i ricci e cazzo Chrys, non puoi capire quanto mi piacciano. Quanto siano il mio rifugio, quanto odio i momenti in cui li scambi con i miei. Io voglio solo tutte le parti di te che possiedi. E chiedo la vita per questi, chiedo i tuoi respiri che diventano rantoli, chiedo il silenzio che speri di tenere ma non otterrai mai. Non da me. Non dai ringhi con cui affondo perché non ci sia spazio tra te e me, siamo una fottuta cosa sola, amore mio. E finché lo vorrai, non ci sarà altro di più importante di questo.
    Non se in te riverso la rabbia di questi giorni, la tensione di queste ore, un mese di restrizioni che tu non vuoi finisca stasera. Ed io non voglio smettere di cercarti, di trovarti nei punti più remoti di casa, e spingerti agli angoli. Di amarti, come credo di fare se il tuo corpo suda a contatto con il mio, se ogni affondo adesso lo accompagno con un ringhio, con i muscoli che si tendono, con lo spingerti contro il muro, la schiena ti preme contro la testiera in ferro.
    Il sangue lo devi leccare via da me, quando il ringhio stringe il fiato perché brucia, ma cazzo se ho visto di peggio, Chrys. Lo leggi sul mio volto? Lo vedi come cazzo mi si illuminano gli occhi? Lo vedi che i nostri problemi si risolvono solo così? Solo in spinte che mi fanno tremare, che per quanto io sia qui, so che presto ogni fottuto pensiero prenderà il sopravvento. Presto, ma dopo di te, mia fottuta first lady.
    "E' buono?" te lo chiedo in un respiro caldo lungo il collo, un morso pesante che ti risale, che mi faccio vicino perché tu possa dirmelo più forte.
    Che io voglio andare così a fondo a spezzarti il fiato, tanto da non darti modo di rispondermi neanche nella testa. Non se ti bacio per rispondermi da solo, se nell'avvicinarmi al fottuto orgasmo della vita, io non smetto di volerti respirare. **Dio, se ti amo..
     
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    Mi sento un animale, adesso, Josh. Un animale che va per istinto. Che non ha davvero modo di ragionare, di comunicare a parole ciò che prova. No. Lui va avanti per pura passione, per natura, per eccitamento. E star così stretti, amore mio, sudarci addosso così, curarci le ferite a suon di leccate a me fa solo che piacere. Non vorrei nient'altro se non questo contatto. Questo modo stupido, deleterio, magari, che abbiamo di cercarci, di riscoprirci e cazzo, sì, di viverci. Che c'è tutta la mia vita qua in mezzo. Ogni mio sogno, ogni mia cazzo di aspirazione. Quelle che non ho mai avuto e che hai portato a galla tu. Che sei la mia musa ispiratrice. Il motivo di ogni respiro, di ogni battito di questo cuore. Esplode, Josh. Lo so che se ti concentri puoi persino sentirlo. Esplode da farmi male in petto.
    ''Buono?''
    Ansimo, rido, non lo so nemmeno io. Non quando sono al mio limite, Josh. Che il tuo sapore mi piace, mi piace in ogni senso. Mi piace anche quando pur di star zitto macchio le mie labbra del tuo colore. Che è viscoso, è caldo. E l'idea di nuotare tra il tuo sangue mi eccita. Non lo so perché. Mi eccita così tanto l'idea di sentirlo addosso. Di percepir la pelle diversa, ripugnante.
    Tanto che tremo, tremo perché non ho voglia ora di raggiungere l'orgasmo. Tremo perché ti voglio ancora. Anche se nello strusciarmi contro il tuo viso mi rendo conto di non poter opporre alcun tipo di resistenza. Nessuna, affatto.
    ''Dio, Tesoro...''
    Un ansimo più profondo, più grattato.
    ''Ti prego...no, no.''
    E mi stringo così forte da far peggio. Che se irrigidisco i muscoli forse ti sento anche meglio. E se ti sento meglio è la fine, la nostra fine.
    ** Cazzo, fa il bravo.
    Ma non so, sai, se è con te che sto parlando o se con me. Non so niente, a dir la verità. Non so niente, niente. Solo che ti amo, che ti voglio, che ti desidero con ogni mia cazzo di viscera. Che adoro tutto di te, ogni tuo dettaglio, ogni tuo screzio.
    E sono fortunato, Josh. Dio se sono fortunato. Dio se piangerei tra il sangue adesso, se mi nasconderei qui, proprio nel tuo zigomo. Tra la pelle aperta a metà. Tra i tuoi squarci che sono sorrisi. Che sono i miei, se li vedi dalla giusta angolazione. Se non ti lasci influenzare da altro. Se ti ami, sì, così com'è che ti amo io. Da viverne, da morirne. Forse non c'è una vera e propria differenza.
     
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    Hai ragione, cazzo. E' un sorriso animale questo, che mi maschera un gemito lungo le labbra, lo trasforma in quei ringhi di cui ti riempio casa. Che io è solo così che ti parlo, amore mio del cazzo, tu che ormai traduci ogni cosa, saprai anche tradurre un bambino che non parla, capirlo. E si, per un fottuto secondo ci penso, ma questo non smorza la pressione che ti spingo con forza contro, che ti tengo per i fianchi ora, ora che il tuo limite lo sento sotto pelle. Lo sento in brividi che la rialzano, che la sollevano. Non per il taglio, per quello potresti aprirmi il petto in due: dentro c'è solo qualcosa che ti appartiene. Ti riprenderesti un cuore che è già tuo.
    Tuo, maledetto inglese, la mia regina tra le falene, il mio -.. ogni cosa tu possa pensare, cazzo se lo sei. E lo sai che poi è questo che mi fa sciogliere, che se ti sento ai confini della ragione, io insisto. Insisto perché non so stare buono, scivolo tra le natiche, mi piego a morderti dove arrivo. Che sia il collo, la spalla, la scapola, comunque tu ti muova, sai dove sono, sai come ti immobilizzo.
    E non so far altro, adesso, che chiudere gli occhi e lasciare che anche adesso tutto torni dove deve, che questo sia l'amore che ti posso dare, con la fottuta promessa che sarà sempre meglio. Ogni cazzo di giorno. Te l'ho promesso.
    E non devo rispondere, non devo dirti che più salgono i tuoi "no" e più io voglio che ti liberi da ogni catena, ogni passo che non vuoi fare. Per me... fallo con me, cazzo.
    Che io l'orgasmo non lo freno, lo immortalo qui. In una stretta che sa farti mia tanto da renderlo inequivocabile, sollevato come la cazzo di diva che sei. Re e Regina, sei tutte le cose vuoi, ed in questo letto ne sarai mille altre, per me.
    Per me, che ti respiro ora con più fatica, ora che il mondo ha smesso di vorticare così forte nella testa, ora che posso sentirti ed abbassare i miei toni. Ora che ti obbligo ad un bacio in cui tu possa dirmi quanto sono stronzo mentre il corpo si rilassa. Anche se su di te ci resto. Se voglio la tua schiena per morderla in ogni suo centimetro, in fottuto silenzio. Fatti venerare, cazzo.
     
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    Non so cos'è che ricordo della prima volta che l'abbiamo fatto insieme. Ricordo lo scherzo, sì, il modo stupido che ho avuto di spingerti i piedi contro. Di invadere spazi che volevo fossero miei, miei soltanto. Poi nient'altro di troppo dettagliato: Io volevo scopare con te da tempi immemori tanto da aver pensato a quello per tutto il tempo, probabilmente. E mi sono detto di essere un vincitore, ad esempio, un uomo terribilmente fortunato, anche se stavo scopando con te che tuo padre era appena morto. Anche se forse non eri propriamente nelle condizioni di godere a pieno di certe prese, di certe sensazioni, ecco. E non ci siamo coccolati, Josh. Non nel modo che sappiamo fare adesso come se fossimo degli esperti del settore. Come se non sapessimo fare altro. Non ci siamo sfiorati se non per ricercare l'orgasmo. E così è stato per tanto tempo. E a me è stato bene, io non credevo di poter arrivare fin qui, in effetti. Io credevo di non meritarlo un amore che fosse come me l'aveva mostrato Ray all'inizio, prima di impazzire, prima di sparire del tutto.
    Poi non lo so cos'è cambiato. Quando o come. Ma adesso ha senso, mi dico, voler i tuoi baci addosso anche se l'eccitazione inizia a scemare piano. Anche se i muscoli si rilassano ed i polmoni tornano a respirare da soli. Che non sto lì a ricordarmi di incamerare ossigeno. A dir la verità non penso a nulla ora se non a quei dettagli che tempo fa mi sono sfuggiti.
    Ora quasi le pretendo le tue attenzioni. Pretendo il modo in cui ci stringiamo, ci cerchiamo, ci rivoltiamo l'uno contro l'altro e non per cercare conforto, per cercare compassione. Pretendo il modo che hai di marchiare il territorio. Di ricordare a tutti a chi appartiene questa mia pelle.
    Tanto da indurmi a pensare che forse...forse dopo tutto questo tempo passato ad amarci, la cosa che più desidero del fare l'amore con te è proprio questo momento. Quello dove l'orgasmo arriva anche se non lo voglio. Quello dove tornando a respirare mi sembra comunque di rimaner sospeso nell'oblio. Devi dirmelo tu, in questi frangenti, cos'è che sono. Chi, magari, sono davvero. Perché se lasci rispondere a me beh, ti troveresti a sentire che adesso, tra questi baci, tra queste carezze, io mi sento te. Io mi sento in pace. E me le lecco, le labbra, quando cercandoti spingo il naso contro il tuo. Solo il naso, che mi piace sentire le punte toccarsi, accarezzarsi delicate. Ad occhi chiusi, perché tanto così ti sento.
    ''Scusa...''
    Mormoro piano riferendomi al taglio sul viso. Al sangue che ancora lecco seppur il mio sia solo un umettarsi di labbra. Che sei buono, Josh. Lo sei in ogni fottuto senso, ecco.
    ''Mi piace troppo questa...questa visione che ho di noi adesso.''
    Da non sapere come controllarmi. E non che prima mi piacesse meno star con te. No, affatto. Quello che intendo è che non mi immaginavo di volerlo davvero un figlio. E non uno solo, poi due. Io, che ho solo ventisette anni. Io che...che sono quello strano, quello poco bravo, quello divertente, al massimo, se non ha la luna storta. Io non mi sarei dato un penny, Joshua, ma tu...tu mi hai rimesso al mondo e non te ne sei mai accorto.
    ''Voglio sposarti, di nuovo, davanti a Remì. Voglio che sappia cosa sei. Cosa siamo, Josh.''
    Ed è un sospiro il mio, quasi come se fosse difficile articolar bene certe frasi. Certi concetti che a modo loro prediligono sempre l'astratto, il troppo sentimentalismo.
    ''Scusa...non mi piace sentirmi così vulnerabile dopo un orgasmo.''
    Quindi non prendermi in giro per quello che dico. Non darmi dello sciocco, ecco, sono solo innamorato e anche se ho capito che questo tipo di vulnerabilità a volte è solo che bella, solo che un bene, comunque io non smetto di averne paura. Di tremare come una foglia quando entra in gioco ed io la guardo, sto lì a guardarla senza sapere com'è che si faccia a proteggerla o, in alternativa, a rinforzarla.
    ''Smettila di farmi questo effetto.''
    Ma lo dico sorridendo. Perché sì, ho il cuore in subbuglio, ma suppongo sia solo per del bene, sempre e solo per quello, quando si tratta di te.
     
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    Dovresti sapere, ormai, come funziona con me. Ma cazzo se mi ecciti quando te lo dimentichi, quando tocchi punti che sai ti faranno avere la meglio. Che quando mi avvicino, ti accarezzo appena, tu vibri come ogni cazzo di falena in questa stanza. E sei uno spettacolo, per questo molte volte ti sollevo, perché a te spetta un posto più alto, Chrys. Lascia che io, si, porti i riflettori su di me, perché l'ansia non sia mai un peso troppo grande per farti respirare ma, dopo, permettimi di proiettare su di te il resto della mia attenzione. Che fuori la gente si domandi quanto cazzo sei essenziale, ed allora abbia le risposte che cerca in strette che non lascio mai andare. Che fosse per me, nessuno dovrebbe respirarti vicino. E lo so che è da stronzi, ma se tu non mi freni, allora è giusto che sia così. Perché così sono io, perché il giorno in cui non ti chiederò dove cazzo vai e non proverò a venire con te, sarà il giorno in cui niente di tutto questo avrà più un senso. Allora non ti cercherò più, non sfiorerò le tue labbra mentre parli per distrarti. Per godermi una stanchezza che è anche tua. E se lo è, allora possiamo stare tranquilli, possiamo riunire i cuori perché il mio torni a battere al ritmo del tuo; un ritmo sano, non preoccupante.
    Non come quando mi sento il respiro mancare, ed afferro il primo appiglio che ho, per tenermi su e perché tu non veda.
    Ma non ora. Ora sono di nuovo tanto forte da sorreggere per te la nostra famiglia, come fai tu. "E cosa vedi?" Lo chiedo che resta un sussurro roco, spinto piano oltre il collo.
    Perché scivolando a lato so di portarti con me, comodo contro il cuscino. Contro le mie mani che non osano spostarti i ricci dal viso, disfatti e morbidi. Solo dita che risalgono il collo, perché quando chiudi gli occhi ai miei brividi, cazzo Chrys diventi tutto.
    "Siamo la cosa più importante che ho... noi quattro" ti rispondo io, a cosa siamo, lo faccio con quel respiro che è fatto di roccia lavica, bollente e sicuro.
    Ed io voglio continuare a farti questo effetto. Quello di un sorriso che mi trova agli angoli della stanza. Perché Chrys, sapere che stai bene conta più di tutto. Ora ho bisogno di sapere che a stare bene siete in tre, non più in due. " Dovrai sposarmi sapendo che non smetterò mai di farti questo effetto..." di tenerti più vicino, di aderire al tuo petto con quel bacio che mi scioglie.
    Io che non ti so dire di essere vulnerabile, non voglio aprile che confermino un cazzo. Voglio solo che stiamo bene per un po'. " Prima che arrivi il prossimo periodo di merda, Chrys, voglio dirti che a me.. a me questo piace." restare a letto così, fortuitamente deboli. Noi due. Io che nel guardarti negli occhi, ora, rimuovo il velo dai miei, perché tu lo sai cosa sono, lo hai sempre saputo.
     
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    Questo cuore non è più solo per te, Joshua. E non lo penso con la malignità che potrebbe celarsi dietro ad un addio, no. Lo penso come ringraziamento per tutto ciò che sei stato in questa vita, in quest'ultimo anno insieme. Questo cuore non è più solo per te, non da quando mi hai convinto ad essere padre e lo hai fatto prima con la violenza, poi con la delicatezza di chi crede davvero in ciò che siamo. Ed io non l'avevo mai vista sotto questa ottica. Non mi ero mai reso conto, davvero, di cosa potesse celare una proposta del genere. Ma qualcosa ora la capisco. Lo faccio accompagnandoti nella tua discesa, nella mia, che non prevede mai che queste mani possano staccarsi da te. Non per un'ultima carezza, non per un altro bacio di cui potrei avere disperatamente bisogno.
    E ti bacio, piano, prima di tornare a rispondere alle tue domande. Che mi piace guardarti così, con gli occhi incrociati, con i respiri ad appannarmi la vista. A volte ho persino l'impressione di vederti meglio così. Di scorgere più dettagli di quanti ne son riuscito a scovare sino ad oggi.
    ''Una famiglia...''
    Vedo qualcosa che non sa essere semplice. Che non lo è mai stata in principio, non per me che la mia famiglia l'ho odiata, me la son strappata via di dosso. Vedo qualcosa che prima non avrei mai voluto vedere. Qualcosa che non sa piacermi, ma che con te ho imparato ad apprezzare, a sentir mia, così come prima sapevo percepirci un'emozione, od una commissione. Il mio lavoro privo di ogni sentimento, il mio lavoro sicuro, stabile, certo.
    ''Già...''
    E mi piace, ora, quando mi superi. Quando parli al posto mio quasi come se ne sapessi più di ogni altro. Che sì, tu le cose le sai leggere meglio di tutti. Sai farlo persino meglio di me. E sorrido, pendendo dalle tue labbra, quando nel sentirti così un po' mi intenerisco. Mi faccio di gomma, mi modello a te.
    ''Io non credevo che sarebbe stato così anche per me...cioè, mi sento strano.''
    E prendo fiato anche solo nel pensarlo. Che certe idee mi affannano, mi fanno correre più di quanto saprebbe fare la mente. Corro al riparo, corro al sicuro o anche al centro esatto del ciclone. Che sei tu, lo è questa casa lo sono i nostri figli.
    ''A me piaci tu.''
    Nonostante la merda, Josh. Nonostante le paure, le ansie. Mi piaci tu nonostante le difficoltà, nonostante il modo in cui ci siamo ritrovati ad accettare tante, troppe cose. Mi piaci tu per ciò che hai costruito, per ciò che sei adesso, per ciò che eri prima. Mi piace l'idea di poter cambiare ancora, anche se con titubanza, anche se il cuore mi batte forte solo a pensarci. Mi piaci tu per un'infinità di cose che non ho nemmeno la capacità di pronunciare. Che le belle parole le scrivi tu. Le canti tu.
    ''Io...io non lo so com'è che funziona ma...Tesoro.''
    Ridisegno sul tuo petto le mie lettere d'amore. Mi guardo il dito che ti sfiora la pelle. Vivo solo così adesso.
    ''Grazie per essere diventato la mia famiglia...per avermene data una.''
    Che è tanto, Josh. Tanto. Perché se non avessi creduto in me forse ora non saremmo qui. Forse sarei solo un buco da scopare. Forse finito questo saresti altrove, da qualcun altro che sarebbe stato decisamente più bravo di me nel trattarti.
    E mi tiro su, Josh. Lo faccio scastrandomi da te. Lo faccio che lo sguardo lo rivolgo altrove. Non ti guardo, non ci riesco ora.
    ''Vado a lavarmi, che sto diventando ridicolo.''
    Ma sorrido. Josh. Io sorrido anche se ho paura. Anche se più ne parlo e più peggioro le cose. Che non la disimparo la paura. No, non so dimenticarla. Nemmeno quando le cose vanno bene, figurati se poi ci ritroviamo quasi in attesa del prossimo periodo di merda.
     
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    Io non te lo chiedo mai, Chrys. Non ti chiedo mai di che cazzo hai bisogno, perché ho sempre la fottuta presunzione di saperlo. Lo sapevo quando ti buttavano a terra, pronti a spezzarti un braccio ed allora con il cazzo che stavo fermo a guardare. No.. no io non so stare così, non so essere una pietra con cui abbattersi, una che non fa niente se davanti si muore in un dolore silenzioso.
    Allora lo sai, no? Lo sai che ci ho pensato prima di dirti queste cose, che il bello spaventa te, ma Cristo se manda ai matti me. A volte, e me lo sono chiesto, funzioniamo meglio quando tutto va di merda. Quando in mezzo ad una delle mie tempeste, il tuo è lo sguardo più solido che trovo. Forse l'unico che cerco. Che se ringhio tu ringhi, che se attacco tu.. difendi, come puoi. Io lo so che non permetteresti mai alla nostra famiglia di soffrire, e questo, questo fa di te un padre tanto quanto me.
    Dio se ti amo. Se quando mi tocchi vibro come la prima volta, come uno stronzo che non sa fare a meno di te. Che dico tanto che la merda ce la meritiamo, che ci viviamo dentro, ma non la voglio. Voglio questo. Quello che mi piace, voglio te con me, voglio che non ti alzi dopo avermi detto che ti piaccio, anche se con questo guadagni un altro cazzo di bacio, uno che scava un solco che ti cerca con le mani, ti tiene a me. E non importa se poi comunque ti muovi, se mi lasci spazio quando non ne ho chiesto.
    Hai bisogno di tempo, ora. Lo so. Hai bisogno di aggrapparti alla ceramica di quel cazzo di lavandino e dirti, pianissimo, che non sei solo. Che non è un sogno, che non fa male sognare quando poi sappiamo che più cose abbiamo e più abbiamo il terrore di perdere. Vorrei dirti che non ti ho "dato" una famiglia, ho voluto esserlo io. Io per primo, quando ci è capitata Alice. Io quando ti ho sposato, ed io quando poi ho capito che eri il momento di darti ancora di più: ogni cosa potesse farti stare bene.
    Ma lo so, nel fastidio che provo quando non mi guardi, ti nascondi scioccamente da me, come uno stronzo, si, che in fondo adesso hai paura. Che forse il respiro ti manca e non per il sesso, non per qualcosa di tangibile.
    Siamo una famiglia, più di quello ho creduto fino ad ora. Siamo una famiglia tanto quanto io le ho disprezzate tutte, quelle che ti hanno circondato. I Sinister non era giusti per te, non bastavano. Noi, invece, lo siamo.
    Così, quando vai via, ti lascio scivolare contro le dita, sapendo che non ti stai davvero allontanando da me, che tornerai. E non lo so, forse è solo la stanchezza che mi lascia qui a guardarti andare appena più lontano.
    Lascio andare quello che è un sospiro, Chrys, per fortuna uno che finalmente sa dirsi leggero, anche se so, come tutti, che è una cazzo di fase buona. Magari l'ultima che avremo, magari dovrò davvero memorizzare questi istanti perché saranno preziosi, la mia àncora nel buio, la mia fottuta lanterna.
     
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10 replies since 8/7/2022, 11:13   117 views
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