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Josh & Chrys | Villa Sinister, 20 agosto 2022

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    F: ''Stai solo?''
    C: ''Sì, adesso sì.''
    F: ''C'hai voja?''
    C: ''Mh Mh.''
    F: ''Dio, non fare così, che poi vengo.''
    C: ''No, dai, lascia stare.''
    F: ''Dai che ti ho riconosciuto, sei Sinister, quello delle pompe funebri.''
    C: ''Come se avessi un'insegna luminosa addosso.''
    F: ''Sei troppo bello, cazzo.''
    F: ''Continuo a pensare a quello che hai detto ieri.''
    C: ''Che ho detto?''
    F: ''Che ti piace quando tuo marito ti scopa forte da dietro.''
    C: ''Fanno un po' così quelli omosessuali.''
    F: ''Ti voglio tenere fermo contro un tavolo, cazzo.''
    C: ''Romanticismo sottile il tuo.''
    F: ''Mezz'ora e sto lì.''

    Penso sia accaduto esattamente due giorni fa. Proprio al negozio di musica. Volevo solo fare un regalo ad Alice e Remì invece ho finito per ripagare parte delle audiocassette che ha rotto. Non sono i soldi che mi pesano, non ci ho mai badato troppo. Credo sia...il caos, semplicemente il caos. Il fatto che non fossi lì prontissimo a recuperare il danno perché ero a parlare con il proprietario. Gli ho chiesto se aveva roba tua, Josh. Così, giusto per vantarmi di essere tuo marito. Quelle cose che, sì, immagino facciano le vecchie quando non hanno nient'altro se non vantarsi di chi hanno attorno. Io posso vantarmi solo di te e dei nostri figli, in effetti.
    Penso di esser stato male quella sera, quando ho massaggiato la schiena di Remì e l'ho rassicurato nuovamente. Che non è successo niente, ma lo capirò, certo. Non è successo nulla di irrimediabile ed inoltre lui non lo ha fatto di proposito. Ha dieci anni, sono cose che capitano. Capitano anche a me tutt'ora, no? Come quella volta che mi è scivolata la tazza preferita di Alice tra le mani e si è rotta a terra. Certi incidenti capitano. Eppure quel rumore mi ha dato fastidio. Forse mi ha dato fastidio persino veder Remì così imbarazzato. Non deve imbarazzarsi, né infuriarsi. Deve stare bene e basta. Perché io non so stargli dietro, non posso far niente per tirarlo su come si deve. Deve forgiarsi da solo. Deve crescere da solo, stare bene da solo, uscir migliore di me.
    E mi sono sentito in colpa per non averlo voluto più. Per averlo guardato, quando eravamo a tavola ed essermi ritrovato a pensare che un po' lo odiavo, lui, Alice, te. Come se l'odio fosse un sentimento tanto semplice da provare. Come se avesse senso sentirsi così. Ma io non so com'è che mi sento. So solo che voglio stare in camera. Che non voglio nessuna luce oltre a quella del telefono. Non ho nemmeno la forza di bloccare lo schermo. Non rispondo nemmeno a quello. A Franz o com'è che si chiama. Non ho nemmeno visto la foto quando ho iniziato a parlarci. Ma so che è stato strano, che per un momento mi son sentito come quando abbiamo iniziato a scriverci noi. Non saremo più quelli di una volta, non è vero? Smetterai di scoparmi prima o poi, Josh. Ti pentirai, sì, di aver messo su famiglia con me. Io non so mantenerla, non me ne so preoccupare.
    E mi rannicchio, sì, lo faccio per cullare questo fastidio. Che la falena di Remì è tornata da me. Lo ha fatto anche Nancy. Non ce la fanno a mantenersi stabili quando io sto così...a sapere come sto, poi. Mi formicola il corpo. Sento la testa pesante, la testa vuota, tanto che quando suonano al campanello nemmeno mi alzo. Franz non sa che ho dei figli. Per lui sono quello di una foto vecchia di almeno due anni. Non aprivo Grindr dal funerale di tuo padre. Non so perché l'ho fatto ora. Mi manchi Josh, mi manchi anche se sei al piano di sotto.
     
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    Ma io sono un mostro, amore mio. Niente più che questo, che quell'uomo oltre la collina, con l'occhio di vetro. La star che non si mostra, che usa il riserbo proteggendosi con un ringhio che minaccia prima di qualunque cosa. Pensavi questo eh? Pensavi che non avrei avuto ancora i denti per mordere così a fondo? Me lo chiedo, Chrys sai? Trai fottuti ringhi che lascio qui sotto, dove i nostri figli non ci sentono. Ti rendi conto che un cazzo di amante si è presentato oltre i miei confini? Almeno te lo potevi scopare fuori da qui, e no, non puoi e basta. Che questo stronzo ha pensato bene di varcare le barriere e venire qui. Che cazzo credeva eh? Di poter arrivare fino al campanello e svegliarti casa? Dio, pensava che non l'avrei sentito.. e lo pensavi anche tu, no? Tu che non ragioni in questi giorni di merda, tu che - Dio - sono stato poco amorevole adesso? Dove cazzo ho sbagliato? Tu mi hai mandato via ieri, ricordi?
    Devo leggerlo da una cazzo di chat che vuoi sempre scopare, ma magari non con me. E si, non funziona così Chrys. Non ora che sulle mani ho il suo sangue, che tu volevi sposare la bestia, no? Beh questo sono: un mostro, un assassino, uno che non va fottutamente disturbato adesso.
    Come mi sento? Dio, non lo so. Faust bene, beh lui si cazzo, è uscito e rientrato molto velocemente, uno stiletto di morte, preciso e puntuale. Neanche ci hai sentito, ho ridotto la corruzione qui sotto, anche se adesso è un'onda nera che dilaga nel silenzio di casa nostra. Adesso che risalgo dal sottoscala, che rientro nella barriera, che tutto tace.
    Io so ogni fottuta cosa, Chrys. E per ogni cazzo di risposta che gli hai dato, questo stronzo ha un taglio in qualche parte del suo fottuto corpo. Voleva scoparti, ma tu lo sai. Voleva quello che è mio. Ha pensato bene di spingersi oltre i confini di casa mia, pensando pure che gli avrei aperto la porta con un sorriso del cazzo. E Cristo se l'ho fatto. L'ho fatto mentre stavi male, mentre come un coglione cercavo anche di darti quello che volevi: il silenzio.
    "E' arrivato il tuo ospite, amore mio." non so neanche se ti rendi conto del cazzo di tono che uso, quando entro in stanza senza avvisare, e con me l'aura più nera che tu mi abbia mai sentito addosso. I denti stretti tra loro. Che nel guardarti non lo faccio davvero, tiro su le maniche fino al gomito, la pelle ricoperta di sangue. Sbuffo una stretta ironica di fiato tra le labbra, mi asciugo da un rivolo di sangue solo con il pollice.
    Ti lancio il suo telefono sulle lenzuola, aperto alla vostra chat, con il cazzo di soppracciglio che si solleva per il disgusto. "E' di sotto" ringhio.
     
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    La prima cosa che percepisco, in realtà, non sono nemmeno i tuoi passi, né la tua voce, quando la porta si apre palesemente ed il tono che usi non sa sicuramente essere clemente con me. Non sei tu che noto all'istante, pungente, come credi di riuscire ad essere, insomma, ma l'odore del sangue. E tengo gli occhi chiusi quando respiro, perché sono due giorni difficili questi ed io credo che nell'aprirli di nuovo, beh, rischierei come di restar cieco o qualcosa del genere. E non voglio vederti Josh, non quando posso sentirti così, immaginarti come un dipinto screziato di rosso. Perché sento l'odore forte nelle narici, amplificato, così come lo è stato il rumore delle audiocassette che si è infranto a terra quel giorno. Ma questa volta non sussulto, non me lo permetto. Nemmeno quando mi volto sulla schiena e poi mi tiro su lento, quasi come fossi sospeso a dei fili. Come se ci fosse un burattinaio, qua su, oltre il soffitto, a muovere i miei muscoli. Mi sento di gomma, mi sento eccitato.
    ''Non ho nessun ospite.''
    Rispondo in prima battuta, passandomi distrattamente una mano lungo il viso. Tocco il naso, le labbra, forse solo per stropicciarmi un po', per stirare i muscoli della faccia. Sono solo Josh, sono sempre stato solo. Anche quando c'erano loro, anche quando loro hai iniziato a mandarli via tu. Non ho nessuno ed anche tu, amore mio, anche tu prima o poi smetterai di amarmi. Lo sento, ne sono totalmente sicuro. Me ne lascio distruggere.
    ''Oh, ho capito...''
    Il fatto è che a Franz non ci avevo più pensato. Non gli ho dato peso prima, figuriamoci ora. Io non volevo, per quanto sicuramente non avrai capito dai messaggi, andarci a letto. Credo che l'unica cosa che volessi, senza alcun motivo, ma lo capirò domani, probabilmente, fosse sentirmi desiderato. Non amato, desiderato come fossi un oggetto. Perché gli oggetti non sbagliano, gli oggetti non possono nulla. Non devono reagire, non devono farsi forza, no, sono solo oggetti, giusto?
    ''Ti sei divertito?''
    Chiedo cristallino, sincero e senza alcuna voglia di star lì ad ironizzare, in realtà. Voglio davvero sapere se è stato bello. Se ti ha risvegliato dal torpore in cui ci siamo cacciati, come fosse un guaio. Se ti sei sentito eccitato, vivo nel togliere a lui la vita.
    E te lo chiedo mettendomi in ginocchio. Le lenzuola ora mi coprono solo un piede, per metà. Lo faccio perché ho bisogno di avvicinare la mano verso di te, amore mio meraviglioso. Lo faccio perché ho bisogno di cingerti un attimo, di lasciar scorrere l'indice contro l'avambraccio, di prendere un po' di sangue lì. Me lo porto alle labbra dal mio indice.
    ''Io gliel'ho detto che sono sposato e che non doveva venire, ma lui è stato stupido. ''
    Sorrisino malinconico, quasi come se avessi davvero perso un amico.
     
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    Dio, sei così melodrammatico quando stai male. Mi mandi ai matti. Non so mai se quello che faccio è giusto o sbagliato, e quando credo di saperlo, ti scatta qualcosa e torna tutto così tetro. Ma questo, questo non fa che alimentarmi, mi tiene in piedi perché alla noia non sopravvivo, non so come si faccia. Mai con te c'è stato un momento che mi ha fatto pensare di non tornare qui. Solo quella volta.
    Quella quando hai chiamato Russo.
    Quando ho capito che neanche il mio amore del cazzo ti sarebbe bastato per stare bene. E no, io non lo so accettare Chrys. Non so farlo se poi sto immobile mentre ti prostri, ti avvicini.
    Neanche lo sai che male fa. Quanto è stato fottutamente liberatorio sfogare Faust qui qui sotto. Dio, mi uccidi se scrivi a qualcuno come ti scopo e dopo non parli con me. Non voglio scoprire da una chat di merda che ti mancano le mie mani. Quando a me manchi tu. Che tengo in piedi la villa ma sai bene che non sono quello forte. Sono quello ringhia, che uccide, ma un cane senza padrone che randagio del cazzo è?
    "Che cazzo dici.." sibilo, a denti ancora tanto stretti da mordersi l'un l'altro, uno sfregare d'ossa.
    E mi fai diventare un mare nero quando parli così, quando non capisci il fottuto punto della questione o come io abbia passato un giorno a rassicurare Remi che non era colpa sua se poi a cena non sei sceso. Che non ce l'hai con lui.
    Anche se qui siamo noi due. E se io vi voglio tutti, tu adesso vuoi solo me. Vieni più vicino.
    Avrei potuto fare di peggio, con quel telefono. Avrei potuto infilartelo in gola fino a vederlo scendere nello stomaco. Come è stato per lo stronzo senza vita sotto i nostri piedi. A cui ho aperto la gola fino al cuore. È questo che vuoi sentirti dire? È questo che esigi nel ringhio basso che mi muove un braccio.
    Che se tu ti allunghi allora cazzo come dovrei farlo quel passo indietro. Sono stato veloce, lo sai? L'ho aperto in fretta con la precisione repressa di un tempo, gli ho stretto il cuore in mano solo per farlo diventare polvere.
    "Cosa pensavi di fare?" non è una domanda, è una cazzo di accusa, una che stringo quando la mano da cui hai tratto il sangue te la porto sotto il mento, pollice ed indice a far pressione per alzarti il viso. Che devi guardarmi negli occhi adesso. Anche se le labbra restano strette, anche se nel vederti in ginocchio ho un brivido che non reprimo, che ti fai odiare per farti amare e cazzo se sei ingiusto. Hai bisogno di me? Abbasso la zip.
     
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    ''Sei geloso?''
    Non c'è un motivo esatto per cui te lo sto chiedendo. So com'è che funzioniamo e forse questo è proprio il modo che ho per accenderti, per farti tornare a quando ancora non eri mio ed io non ero tuo. Ero di tutti, ero di nessuno. Non sono mai stato nemmeno mio, d'altronde.
    Ma mi sfugge così, quando mi affretto nel leccar via il sangue dall'indice, quasi conscio di come presto afferrerai il mio viso. Le labbra si chiudono contro una falange, succhiano piano. Tu accogli ogni segnale macchiandomi il collo col sangue di Franz, incidendo il tuo dominio laddove già sai a chi appartengo. Resta indelebile, lo puoi leggere dallo sguardo che ti rivolgo, lento, lentissimo, con le ciglia lunghe ad accarezzare gli zigomi prima di tirarsi su.
    ''Niente...''
    Sibilo, immobile, lasciando scivolare giusto lo sguardo dai tuoi occhi alle tue braccia. Sospiro, ma vorrei soffocare. Sentirmi in bilico tra qualcosa che posso controllare e qualcosa che, potrei credere sotto il mio dominio solo se riuscissi a cedervi. Sono sovraeccitato e cercare di tenermi a bada, mi fa venire l'orticaria.
    Fremo, ma non so per cosa. Forse mi illumino quando vedo la mano scivolar giù, contro la zip. Te la stai aprendo per me? Stai cercando di ricordarmi qualcosa? Di salvarmi, di tirarmi fuori dal mare di merda in cui ci ho trascinato? Saremo mai davvero felici, Josh?
    ''Non le so fare le cose per bene...ma gli ho detto di non venire...lo - lo hai letto.''
    Spiego piano, do voce a qualcosa che, nella mia testa, adesso ha un senso. Tutto risponde ad uno schema, si concatena, ma a me sfugge la giusta direzione da cui guardarlo.
    Non so far nulla per bene, mi ripeto, e se mi lascio andare al dolore, al caos, allora mi viene facile credere di star controllando qualcosa. Se cedo alla confusione, lo faccio consciamente, suppongo. Se sono consapevole della discesa e non apatico nella gioia, forse divengo davvero padrone della mia vita. Ha senso per te?
    ''Me lo dici che faccio schifo mentre mi scopi la bocca per farmi star zitto?''
    Mangio le parole, lo faccio stando buono. Occhi aperti perché me lo ordini tu. Gambe strette ad arrossar le ginocchia.
     
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    Tuo marito ti scopava così bene una volta, non è così amore mio? Tuo marito era meraviglioso, fantastico, ti dava spazio di manovra. Tuo marito ti permetteva di essere chiunque cazzo volessi di essere. E che pensi sia ora, mh? Sono sempre quel fottuto marito che quando stai male resta dietro la porta. Anche quando non mi vuoi, tu sai che sono qui. Che se la tua coscienza mi odia allora mi faccio strada nei sogni, ti vengo a trovare lì dove pensi di essere tanto debole.
    Ma cazzo, davvero? Davvero dovevi scrivere ad uno e permettermi di farlo fuori così? Che cazzo sono, Chrys, una pedina? Non oggi, amore mio.
    Non adesso, che il muso te lo stringo per quanto cazzo mi fai arrabbiare, per i nervi tesi che mi stringono la gola, per quel velo che inumidisce lento uno sguardo feroce. Il mio, sempre il mio con te. Non mi devi sfidare così, non se faccio il possibile solo per dirmi che non ti va ancora bene.
    Grazie Chrys, al cazzo si. "Pensi di meritarlo?"
    Tu la conosci la risposta, la senti nel mio farmi avanti di due passi verso di te, che le ginocchia sfiorano il bordo del letto, così alto da far male a volte. Non ti permette mai davvero di inginocchiarti a pregare. E tu lo stai facendo con me. Cosa vuoi, mh? Un premio per avermi fatto sentire un assassino di nuovo, tesoro mio? Cristo se sei stronzo.
    Che mi fai uscire l'ennesimo ringhio basso, e dio se ti appenderei a questa parete ora, se ti scoperei con tutta la rabbia che mi lasci in corpo, perché tu vuoi quella ed io lo so.
    E ti lascio a fatica il mento, ti spingo la mano a raschiare la pelle lungo la gola, il pomo d'adamo, quasi a volerlo incassare in gola. Giù fino al vuoto sotto il collo, l'incontro con lo sterno, la giuntura da cui ho aperto quel coglione che hai condotto qui. Un agnello sacrificale per il tuo lupo, Chrys? E' così che devo vederla?
    Lascio che i jeans scendano, sfilo i piedi ma ti tengo lontano: ad un braccio da me. Che non ho smesso di guardarti come se avessi davvero sbagliato, perché questo hai fatto.
    Anche se ti amo.
    Anche se ti voglio.
    "Dammi una ragione, Chrys.. una." per scoparti davvero adesso, e fai veloce che voglio già averti ma non so farlo quando stai male, quando ferirti è l'ultima cosa che voglio e la sola che so fare con precisione. "Mi hai ferito, inglese del cazzo.." sussurro, quasi dolce, quasi fiero del modo in cui alla fine confondi anche la mia testa, fai battere un cuore affaticato. Come hai potuto rendermi così ossessivo?
     
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    Volevo solo un po' di pace, Josh, più da me stesso, in effetti, che da voi. Volevo che Remì fosse un duro, uno testardo come Alice, sfrontato, che non ha davvero bisogno di me. Volevo qualcuno che invece mi ricercasse, che mi facesse sentire importante ma al col tempo non necessario. Che mi stringesse e mi lasciasse libero a sua volta. Volevo solo esser trattato male e poi, non so, magari bene. Volevo solo soffrire un po' per poi godere meglio delle tue prese. Volevo che mi lasciassi solo, che non mi usassi come un buco. E poi volevo esserlo. Volevo esser distrutto, fatto a pezzi, risanato subito dopo, denigrato, svilito e poi adulato, bramato. Volevo cose che non so di voler davvero. E non so come sentirmi adesso, Josh. Adesso che la tua voce da meno fastidio di prima. Che se ringhi riassesti i miei umori. Mi rilassi i muscoli che ho tenuto rigidi per questi giorni interminabili. Se dovessi spiegarti ciò che provo forse non ci riuscirei: Non so com'è che funzionano certe cose, non so cosa voglia dire sentir di aver bisogno di piangere e poi ritrovarsi a ridere, o viceversa, insomma.
    ''Non merito niente.''
    Persino la voce mi tradisce: Non è sfrontata come lo sguardo. Non ti cerca, non ti aizza, no, lei trema. Si nasconde dietro i denti, scivola giù con la lingua. Mi si annida lì, in tutti quei respiri che non mi sono concesso per paura di sentirmi soffocare. E poi di bramarlo, di desiderare la tua mano lungo il collo, ad aiutarmi col resto.
    ''Non volevo ferire te.''
    Non l'ho mai voluto. Mai, nemmeno quando mi sono ritrovato a fallire. Non ti ho mai voluto ferire, mai. E mi basta questo, sai, per sentir le mani tremare: Ma non cambierò forma ora, non assomiglierò a te, non quando restare in me mi sembra una giusta punizione.
    ''...volevo punire me.''
    Nemmeno mi rendo conto, a volte, di come la realtà sia davvero sotto al mio muso. Come io la pronunci senza rendermi conto della sua forza, della potenza intrinseca. Ed è probabilmente una sorta di sistema di autodifesa questo: Se non mi rendo conto della sua esistenza, posso fingere che non faccia male, che non mi squarci il petto in due più di tutto il resto. Faccio risalire una mano lungo il tuo polso, poi verso la mano, affinché il pollice scatti un po' di più e mi colpisca la gola. Mi spinga a deglutire.
    ''Non sto bene.''
    Ma quasi ansimo quando te lo dico, quasi come se mi piacesse: Come se fosse questa la mia comfort zone.
    ''Non voglio esser lasciato da solo, Josh...e...''
    Mi do tempo, ora guardo altrove, cerco un appiglio: La cosa che posso comprendere meglio. Voglio provarci, insomma. Voglio solo questo.
    ''Io non lo so perché mi muovo al contrario...un gambero.''
    Ti guardo di nuovo, guardo la pelle nuda sotto la maglia. Tra la maglia e i pantaloni ormai calati.
    ''Dovresti trovare un altro padre per quei due.''
     
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    Lo so cosa fai quando ti dici che non sei abbastanza. So come funziona il tuo cazzo di demone ed è a quello che devo parlare, è lui che mi fa male. Lui che mi respinge perché io non possa avvicinarmi quando stai così male che non ti vuoi alzare. E, cristo, anche io sono stato così ma non a lungo... no perché ci sei sempre stato tu.
    Non farmi sentire inutile, Chrys, mai. Credo solo che forse non hai torto. Forse nel decidere di amarti qualcosa è cambiato, il modo in cui mi prendo cura di te, ad esempio. I punti di casa che uso per controllarti, che tu devi sempre essere vicino a me. Perché ho avuto paura di perderti così profondamente, e di perdermi a mia volta, che adesso odio ogni respiro che prendi lontano da me.
    Ognuna di quelle volte in cui abbassi ed alzi il diaframma ed io non sono qui.
    Non li so regolare i momenti in cui mi vuoi e poi non più. Non posso decidere per te cosa è meglio quando tu non lo sai.
    Non posso, nel deglutire adesso, chiudere gli occhi stringendoli con forza tra loro. Che le tue parole, Dio, la tua voce e come ti esce. Tutto mi frammenta l'anima. Non ci riesco, amore mio. Non riesco a scoparti a sangue quando sei così fragile davanti a me. In ginocchio, non so trattarti come una puttana se non sei tu a volerlo per gioco, per quella foga con cui mi cerchi per casa. Non so venire qui a mantenermi incazzato - e Dio se lo sono! - quando poi mi parli così.
    Forse hai ragione. Forse devi farti scopare da qualcun altro perché io non sono tornato da te fino in forno. Ma se lo fai ti giuro che li uccido tutti. Uno ad uno prima che possano osare spingere mani lungo il mio dominio.
    Mi trema la voce, per la rabbia e la paura. Che non sai mai quanta cazzo io ne abbia. Di più da quando abbiamo un altro figlio di cui occuparci, che dipende da noi. E Dio se l'ho voluto da quando l'abbiamo visto. Da quando vi ho visti assieme e ricordo che non c'è stato un momento in cui ti ho amato più di così.
    Non funziona bene se il gioco per te diventa reale.
    Così no.
    Per questo la mano che vorresti spingesse, si fa dolce, gentile, una carezza lungo il collo, che raggiungo con entrambe le mani ora. "Non posso farti tutto il male che mi chiedi.." e mi dispiace, Chrys, io non sono questo fino a quel punto. "Non sono il mostro che speri io sia.." ed è la verità no? Tu questa vuoi. Sentirti dire che hai sposato un sottone del cazzo, un cane che cercava un padrone e non un mastino in grado di farsi lupo. Stringo i denti, nel tornare a guardarti con la mandibola bloccata in quel ringhio infastidito. "Domani chiami Russo" non è neanche una domanda, è un ordine adesso, che si fa preghiera piano piano...
    Piano come il mio spingerti per farmi spazio ed appoggiare un ginocchio tra le lenzuola. "E non ti lascio solo, cristo sono qui no? Non.. non ti basta?" Ho il fiato che si incastra in gola. Cristo, non ti basta. Io non ti basto. Nonostante la rabbia che abbiamo, nonostante il fottuto amore che mi spacca in due; io non ti piaccio quando sto bene. È così?
     
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    Per un momento ti guardo e mi rendo conto di non capire. Di non rendermi nemmeno realmente conto di dov'è che siamo. Camera mia, camera dei bambini, non ha importanza, no? L'importante, mi dico, è che ci siano sempre i tuoi occhi a guardarmi. A suscitarmi qualcosa. Ed io li guardo, seppur non sempre. Seppur di tanto in tanto ho bisogno di spostare lo sguardo altrove. Li guardo quando arretro, quando non mi concedo un chiuder d'occhi alle tue carezze. Perché le voglio, perché non le voglio affatto. E resto in silenzio quando tu parli ed il nome di Russo mi si impianta in testa come fosse emicrania. Strizzo appena lo sguardo, credo possa essermi utile per metter a fuoco la situazione. Ormai, se ci fai caso, nemmeno piango più.
    ''No...''
    Dissento, lo faccio piano, pianissimo, in un soffio che fischia piano tra i denti. E ti guardo, dal basso all'altro, come quando ci lasciamo andare all'amore ed io vedo in te la cosa più bella che io abbia mai potuto sognare.
    ''Non c'è più Mordin...sono, sono solo triste, mi passerà...''
    Lo ansimo piano, lo faccio lasciandoti spazio, sì, anche se con disappunto, come se fosse diverso lasciarti sporcare il letto di sangue senza aver scopato. Sono un fottutissimo controsenso
    ''Già mi sento meglio.''
    Scusa se non me ne rendo conto: Sono sempre stato sincero, o almeno, credo di esserlo sempre stato, tanto che se mi rendessi conto di questi cambiamenti repentini forse mi ritroverei più in crisi di prima. Ma tu hai nominato Russo ed io da lui non voglio più andarci. Sto bene a casa, dove sei venuto ad abitare tu.
    Ma annuisco. Mi azzittisco ed annuisco. Lo faccio guardando la mano sporca del sangue di quel tipo macchiare le lenzuola che stringo. Ne guardo le pieghe, non le comprendo.
    ''Possiamo far l'amore, per favore?''
    E non funziono così solo perché sono già in tiro. Perché ripenso a quello che puoi aver fatto lì sotto e mi sento in pace. Mi sento amato il giusto. Nella violenza, nello sbaglio. Cosa cazzo posso insegnare io ai miei figli?
    ''Ti amo da morire.''
    Mi tiro su, lo faccio per camminare sul letto, per farmi vicino quanto basta a poggiarti la fronte contro la testa.
    ''Non ti tradirò mai.''
    Faccio le fusa come un fottuto gatto randagio.
    ''Non mi lasciare, ti prego.''
     
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    villa sinister
    Ci penso e per un secondo muore tutto. E fai bene, cazzo fai bene a fermarmi prima che il pensiero si faccia convinzione. Prima che io mi dica che non ti basto più. Che mi preferivi quando non avevamo Alice e Remi, che il modo in cui ti voglio ogni fottuto giorno nella vita è sbagliato, non sincronizzato con te. Fai bene a non permettermi di credere ad una bugia tanto convincente, e dunque affondare nella certezza che ho smesso di essere ciò che brami, che vuoi.
    Non ho mai avuto paura che il tuo amore per me finisse, ma cazzo quante volte mi sono detto di aver aspettato troppo. Che magari mille fottuti anni di attesa non sono poi valsi la realtà. Perché sono bravo a dirmi che ti ucciderei se mi lasciassi, ma poi so che ti lascerei libero pur di poterti vedere e così odiare.
    Ed è un mondo che mi passa davanti quanto ti dici che Russo non ti serve. Ma io domani te lo farò chiamare lo stesso, dovresti almeno apprezzate lo sforzo. Lo so che ti fa male... lo so che speravamo che il dolore più grande e la condizione di quei giorni, fossero solo colpa di Mordin. E non è così.
    Mi chiedi di fare l'amore. Ed io so solo guardarti, leggere quel che mi nascondi dietro l'iride più bella del fottuto universo. Che tu questo lo sarai sempre per me, anche quando fai male o quando penso che saresti stato più felice senza i miei casini e le mie scelte impulsive di merda. Cristo se ti amo. Se perdo il fiato annuendo e basta, docile.
    "Non vuoi che ti scopi a sangue contro un tavolo?" Lo so che è un modo per fare lo stronzo, il mio, ma non mi freno. Te lo dico che una mano si incastra oltre la nuca. Quando mi sei di nuovo così vicino. "Ti sono davvero mancato?" Ho bisogno di credere che sia solo un "si" quel che può uscirti di bocca cazzo. Tradirmi sarebbe davvero il solo modo di uccidermi. A quel punto lascerei al mio cuore malandato la capacità di smettere di forzarsi tanto a battere ogni giorno. Che si fermi, a che serve se tu non esisti con me?
    Lo sai che resto un egoista del cazzo, che ho bisogno di sentirmi dire che mi ami. Mi ami ancora, mi ami da morire come quel ringhio di conferma che ti lascio se ti porto indietro la testa. Voglio baciarti, Chrys, voglio farti sentire che sono qui sul serio. Con un corpo che al tuo reagisce sempre. Che voglio un amore lento che mi dia tutto e ti tolga ogni cosa, che non ho forza adesso per le acrobazie a cui siamo abituati. Fatti amare, e fattela andare bene.
    "Scrivile a me quelle stronzate, gioca con me..anche se abitiamo a un metro di distanza.." piego il tuo collo per lasciarci un bacio che profumi di sangue, orrori e morte. Questo ti eccita, ma cazzo se eccita lo stesso anche me. Un morso. Lo sai che non ti lascio, cazzo.
     
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