Dog Bite

Josh & Chrys | Villa Sinister - 5 Novembre 2029.

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    Quanto ci ho messo, Chrys? Tre ore, forse quattro, ed ancora non l'ho tolto l'urto dalla pelle. Dal muso duro con cui rientro in casa quando le luci sono spente, la cena in forno e solo tu in salone. Al confine con la cucina, mi aspettavi no?
    Ma io sono uno stronzo, amore mio, lo sono da anni e mi chiedo come cazzo tu faccia a volermi ancora qui, a girarti attorno come un cane. In costante protezione di ciò che è mio. Remì è mio. Lo sai. Non suo, non loro.
    E quando non vuole esserlo, dio mi manda al creatore del cazzo. Ogni volta. Non volevo fargli così male, ma lo sai no? Lo sai che è così che vi dico che vi amo e lui che parla mille cazzo di lingue lo dovrebbe sapere meglio di chiunque.
    Che a soli diciassette anni mi si impunta davanti, come a chiedermi di farlo a pezzi. Si salva perché è nostro figlio, un'altra fottuta parte del mio cuore, senza cui non vivrei.
    Per questo sono passato da lui prima che da te. E l'ho visto, quanto ti sa somigliare. Ripiegato contro la testiera del letto, ancora della sua idea come io lo sono della mia. Aveva la morte nel cuore, ha spento il mio, subito. Mi disarma, Chrys, come cazzo fa? Mi disinnesca quasi come fai tu. Per questo mi sono fatto avanti, si è lasciato sfiorare, solo una mano sul ginocchio. \Mi dispiace Papà..\ e \Non fa niente, Remì, va tutto bene\.. non so se ci siamo detti molto altro, ma noi ci siamo capiti lo stesso. Lo sa, sa che la mia autorità è inviolabile, anche quando forse ha più ragioni di me.
    Ed io so che il capitolo Efrem non è chiuso. Lo so dal modo in cui mi hai guardato senza fermarmi, quasi a mandarmi fuori tu, perché tanto sai che torno. Lo sa Nancy che si appoggia non appena rimetto piede in cucina, mi faccio largo a luci soffuse.
    So che non voleva dirmelo, ma Cristo se ha fatto male che ci sia quasi riuscito. Non sono suo padre, eppure lo sono più di chiunque altro nella sua fottuta vita. Quasi quanto te.
    "Lo so" Ringhio, in un sibilo a denti stretti, che ti spingo lungo il collo quando ti passo accanto. Non c'è stato bisogno che di tre secondi, quando sono entrato, perché io capissi. Ho capito che cazzo mi stavi dicendo si, che ci avrei dovuto parlare io con nostro figlio perché tu il tuo l'avevi già fatto. L'ho fatto, lo so che non voleva togliermi così velocemente la terra sotto i piedi, ma Dio se è bravo. E' una stronzata, ma sono fiero di lui, che si saprà difendere, affilato com'è.
    Mentre tu, Dio, pensi di perdonarmi tu? Che sei il cazzo di collante di questa famiglia, e nonostante le mie vene siano ancora una fiamma unica, compenetrate nella carne, io so.. di aver sbagliato.
    Cristo ci sono andato giù pesante con Remì, ma tu - più di tutti - lo conosci il mio problema con i cacciatori, sai che non ci sarà mai un fottuto universo in cui mi andrà bene che gironzolino accanto ai miei figli. Che tu ci pensi troppo poco a queste cose, non capisco come cazzo fai a non preoccuparti tanto quanto me.
    Comunque è tutto ok, no? Gli ho parlato e cristo se ci è rimasto sotto un treno anche stavolta. Per colpa mia, che non so se ora questo mio riempire un bicchiere di Daniel's sia solo perché non so come cazzo frenarmi la prossima volta.
    La mano sul bicchiere resta finché non riempio, tra le labbra una sigaretta vecchio stile, non ho ancora mollato con questa merda. "Gli ho parlato" ok?
     
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    Ti aspettavo, amore. Dal minuto dopo averti visto uscire di casa. Subito dopo aver udito la porta sbattere ed aver visto una foto tremare sul muro ed il quadro inclinarsi appena. Ti aspettavo, paziente, perché sapevo che saresti tornato. Che lo avresti fatto dando inconsciamente tempo a Remì di sfogarsi un po', di capirsi meglio. Il mio ad ogni modo non è un complimento. Non sono in vena di farli, nemmeno quando entri in cucina e guardandomi, puoi notare tranquillamente un sorriso leggero farsi largo sul mio volto.
    Per me va tutto bene, Josh. Lo è perché sono preparato ad affrontare il peggio, ormai e perché non credo che questo ragazzo sarà qualcosa di tanto spaventoso. Remì non è stupido, sa bene a cosa va incontro e non spetta a te...o a noi, tesoro, decidere quant'è giusto che egli soffra. Noi possiamo solo aspettarlo qui ed imparare a preparare un cocktail per tre. Non per due. Che il vodka lemon sul tavolo è anche per te, anche se so che finirai per attaccarti al Jack Daniel's. Sei uno dai gusti forti tu. Forti come le tue maniere, come i tuoi sentimenti. E va bene così. Per questo ho messo una cannuccia per bicchiere: Perché quello che spettava a te so bene che finirò per berlo io. Ci compensiamo.
    ''Lo so.''
    Che gli hai parlato, intendo, anche se mi piace rimarcare i tuoi toni. Fatti sentire che non sei l'unico in questa casa a saper ringhiare. A far male se ci si impegna.
    ''Tutto è bene quel che finisce bene, no?''
    Sto volutamente evitando di parlarti di Efrem. Di quelle poche cose che credo di aver capito. Perché sei uno che ha bisogno di tempo. Qui abbiamo tutti bisogno del nostro tempo.
    Allora mi tiro su dalla sedia. Ti passo vicino per sfilarti una sigaretta dal tuo pacchetto. Me la incastro in uno sbuffo tra le labbra. L'accendo. Chiudo gli occhi e butto fuori il fumo dal naso.
    ''Che ti ha detto?''
    Lo chiedo per sentire la tua versione. Per provare a comprendere com'è che tu sai prendere certe cose. Capire se camminiamo ancora sulla stessa lunghezza d'onda, se sappiamo come incastrarci a vicenda. Risolvere le cose insieme.
    ''Sapevate entrambi che non volevate davvero dirvi quelle cose.''
    Torno a sedermi. Accavallo una gamba sull'altra ed avvicino il bicchiere per tirar su un po' di vodka lemon con la cannuccia cromata.
    ''L'adolescenza è una brutta bestia.''
    Ma mi sto riferendo a te, ovviamente.
     
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    Mi irrigidisco quando ti muovi, che si l'ho ignorato quel cazzo di bicchiere, che non mi basta quello che bevi tu. Non se devo tornare a parlare di cacciatori e darti l'illusione che qualcosa sia davvero finita per il bene. Non c'è stata alcuna guerra stasera, solo una battaglia di una lotta che finirà per logorarmi. Che non ci penso minimamente a fare qualcosa che non faccia sentire Remì al sicuro qui dentro, ma cristo se non sono per niente incline a rivedere Efrem tra queste mura.
    Non me ne frega un cazzo che ci sia arrivato da ferito, ha dovuto pensare per forza di essere ben accetto, quanto ha palesemente sbagliato Çevik. Non sono io che raccolgo i cani randagi dalla strada, quella è Edie. Che li cura, li accudisce. Ed a volte sei tu, cristo come poteva essere mia madre. E' quella regola no? Dio...
    E quando me lo chiedi resto in silenzio, uno che stringe denti a scivolar gli uni sugli altri, il fumo tra le labbra esce in piccole onde. Con la stessa mano tengo il filtro ed il bicchiere, con un cazzo di sorso molto più generoso del dovuto.
    Lo so quando mi giri intorno, ed io non voglio e voglio al tempo stesso. Torna a sederti, e torna qui cazzo. Torna a dirmi che mi veneri come prima, che sono il fottuto capofamiglia quando sappiamo entrambi che.. sei tu. Per questo torno qui, a casa, che è la mia cazzo di vita. Per te. Ed ora anche per loro.
    Non è finito bene un cazzo, lo sai, ma quando non mi dai neanche adito di ribattere mi uccidi, spegni la furia che monta, spezzi il padre che sbaglia, calpesti e ricrei al tuo muoverti come un gatto. Un rampicante, l'edera che mi risale le gambe.
    Non te lo dico che non volevo dirgli quelle cose, perché Cristo si che volevo. Si che volevo rispettasse un mio fottuto no. Ma ora è cresciuto troppo perché io possa farmi bastare questo, e pure lui. Ora in logica mi batte, e questo, dio se mi alimenta, dio se mi fa essere il padre peggiore del mondo in cinque secondi.
    Anche se poi l'ho stretto, prima, se gli ho lasciato un bacio dietro la nuca, una tregua per due posizioni che, su quel ragazzino, restano opposte.
    Dio se lo amo nostro figlio, ma cristo se mi manda ai matti. E' peggio di te quando non mi dai corda e mi lasci in questo cazzo di rifugio, al buio con i miei pensieri ed il mio guardare per rabbia oltre la finestra.
    "Ha detto che non voleva rispondermi così." me lo tiro fuori piano, con degli arpioni fissi in gola, alla ricerca di qualcosa che non so neanche che cazzo sia. Sfidarlo così mi ha sfinito, perché ho dovuto tenermi tutto e lo so, lo so che eravamo ad un passo dalle maschere e non farei mai, mai vedere Faust a Remì."Ma è un fottuto argomento del cazzo, e lo sai anche tu che non è chiusa qui." ringhio.
     
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    Vorrei direi di conoscere il futuro ma non è un veggente ciò che sono. Sono tante altre cose, nonché un insieme di dettagli che tu stesso hai forgiato e che spesso ti dimentichi dell'esistenza. Quasi come se volessi ogni santa volta restar esterrefatto dalle mie parole. Quasi come se vivessi di soli confronti, ti botte tra orbi. Di tutto ciò che possa in qualche modo tenerci sempre sull'attenti, pronti a sentire il male. Ad incanalarlo. A respingerlo via.
    Vorrei dirti di essere pronto a tutto questo, di saper già con precisione cos'è che sto per dirti. Perché è così, perché non c'è niente che io debba prepararmi prima, non con te, non dopo tutti questi anni passati ad eviscerare ogni tuo male. A strappartelo via da ogni scorza che crei e ricrei. A volte sormontandola una sull'altra.
    Ma non lo faccio, perché non c'è motivo per cui io voglia vedermi vincitore adesso, non quando ti scruto e lo faccio portando entrambe le cannucce alla bocca. Per gioco, ovviamente, bevendo da entrambi i bicchieri che tu non toccherai.
    ''Già. ha imparato dal migliore, non trovi?''
    E ti faccio un complimento che non è velato. Che nell'essere pronunciato comunque mi tira su un sorriso stupido. Concedimelo. Non voglio essere melodrammatico anche questa volta, non quando ci siamo già passati ed ho imparato che nonostante il male, nonostante il dolore lancinante che si sente nell'aver perso una battaglia. Nell'aver perduto qualcuno, poi ci si riscopre comunque in vita. E magari il problema non è mai stato Morgan. Ma a questo noi non abbiamo pensato. Non ce lo siamo mai concesso per amor del nostro stesso orgoglio.
    ''Sì tesoro, lo so. Così come so che non gliela farai passare solo perché è questo ciò che vuoi.''
    Sospiro, lo faccio buttando fuori il fumo dal naso. Ci gioco, sfrutto un po' di magia per fare uscire cerchietti perfetti dalle narici.
    ''Hai capito perché ha alzato le barriere per Efrem?''
    So dove voglio andare a parare anche se tu non sei quel tipo da romanticismo del genere. Nemmeno quando sai essere più romantico di me, più dolce su certi lati.
    Perché ciò di cui sono convinto è che non è stato il dolore di Efrem a scuotere Remì. No, si è trattato semplicemente della sua presenza. Nulla più. Perché sì, Remì sarà anche intelligente, razionale, ma quando ci si interessa a qualcuno, a volte ci si muove di pancia. Resta una verità nascosta, ma pur sempre assoluta.
    ''Lui non è come me, Josh. Ma nemmeno come te. Non del tutto. Nemmeno quando ci assomiglia così tanto da lasciarci di stucco.''
     
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    Sbuffo dalle narici, come un fottuto drago. E non di quelli combattivi, non più, non stasera. Ho dato. Lo sento come scivola via tutto lungo le braccia, poi le gambe, poi si incastra tra le piastrelle di cotto, qui dove stiamo noi due. Perché è anche questo che fai, quando a me schiocca la mandibola e tu resti seduto lì, con la cazzo di calma di questo mondo.
    Lo so, ok? Ci arrivo anche quando non le so prendere come te le cose, che la mia paura, la mia cazzo di ansia, io le tiro fuori subito, tu lasci che ti marciscano dentro. Ma Cristo se è anche per questo che ti amo fino al punto di non ritorno, quello in cui anche il mio ego deve farsi un giro, che giocare al massacro con te non è soddisfacente, perdo sempre.
    come ho perso con Remì che non è ringhiandogli contro che vincerò qualcosa per lui. Lo so, so troppe cose che preferisco ignorare, perché quando mi servono non salgono mai in testa, si muove sono il sangue. E mi rendo conto di cosa divento, di quanta cazzo di paura devo avergli fatto quando era più piccolo e di come ora.. sappia prendermi anche lui.
    Ma no, non la lascerò correre solo perché stanotte abbiamo una tregua, perché amo mio figlio, perché voglio che Remì abbia tutto ciò che desidera, che stia bene e non soffra mai cazzo. Anche quando è colpa mia se sta male. Come se non sapessi che ha pianto, tanto che la pioggia lo ha accompagnato insieme a te. Forse mi permetto queste cose perché so che tu ci sei, che i due lati della nostra medaglia li incarniamo da dio noi due.
    Anche se chiudi gli occhi, appoggio il bicchiere, spengo la sigaretta e le dita passano tutte sul viso, in un respirare che si fa ringhio lento e sommesso. Trai capelli, dietro la nuca, le fermo lì a stringermi al collo da solo.
    "So solo che si farà male, per questo sai anche perché cazzo gli ho risposto così." infierisco, anche se in realtà è contro di me. Questo fottuto istinto, la mia incapacità di proteggere chi amo, che mi logora dall'interno. Perché questo è ciò che succede: io che voglio che lui stia al sicuro, e lui che va nell'esatto punto dove fa più male.
    So che non è come te, magari non attenderà Efrem cent'anni come hai fatto tu, ma so anche - per riflesso - quanto male ha fatto.
    Per questo ti guardo solo ora, fisso gli occhi nei tuoi, oltre i cerchi di fumo. "Ed Efrem non è come me", non sarà mai come me.. non capirà quello che non sa di volere. "Non vuole Remì". Ma forse è questo che mi ammorbidisce ora, che mi lascio cadere sulla poltrona superandoti piano, poggiando il capo per respirare. "Dio, lasciarmi di stucco? Ma l'hai visto? Non è mai stato così con me.. " e non so dirlo con disperazione, quasi invece con orgoglio mal celato, di nuovo. "Era bellissimo, non ancora letale, ma cazzo, bellissimo.." forse sale l'alcol, forse non lo so. "Per questo starà male.."
     
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    ''E noi lo aspetteremo al limitare di quel male.''
    Lo dico con estrema convinzione. Senza alcun rimorso, né timore che Remì possa decidere di scendere e sentirci. Resta una promessa. Se non di entrambi, almeno la mia. Che in questo non demordo. Ti vengo contro anche quando so cosa comporta. Anche quando il tuo aver ragione oggi non mi scalfisce. Forse accade proprio per questo motivo, sai? Perché ho una speranza che non conosco ancora bene ad animare le mie convinzioni. I miei respiri. Mi alzo però e ti vengo incontro, sì, perché mi piace sentirti orgoglioso di lui. Del modo in cui combatte e forse proprio per questo dovremmo lasciargli sbattere la testa da solo. Remì è sempre stato meglio di tutti noi, Joshua. Dovremmo solo imparare ad accettarlo.
    ''Ti senti?''
    Rido piano. Lo faccio accarezzandoti le spalle come a costringere i muscoli a rilassarsi. Ti guardo negli occhi mentre lo faccio, giusto per il gusto di contare le rughe che ti ridisegnano il viso. Che belle sono. Il loro esserci è solo sintomo di un buon auspicio. Di una fortuna nel non averti perso proprio quel giorno. Di averti salvato la vita come tu hai fatto ogni giorno con me.
    ''Da dove esce questa vocina orgogliosa, Çevik?''
    Ma lo so che gli occhi lucidi sono sempre i miei, figuriamoci. Tanto che per distrarmi devo star lì a sistemarti la maglia. A sfilarti la sigaretta di bocca per lasciarti un bacio e poi rinfilartela tra le labbra.
    ''Senti. Sarebbe troppo facile se riuscissi a convincerti in una prima battuta ma...andrà bene.''
    Sospiro piano. Ti tengo una mano sul petto.
    ''Ha diciassette anni. Frenarlo ora sarebbe inutile. Dobbiamo solo...aspettare ed esser per lui due bastoni. Se nello sbatterci la testa si farà male...noi gli medicheremo la ferita.''
    Una carezza sul collo, così magari ti calmi. Così magari la smetti di pensare alle cose peggiori.
    ''Efrem non sarà la persona più...adatta, ma credo che saprà spiegargli ciò che prova, se Remì deciderà di aprirsi con lui. Non spetta a noi forzare nulla, Josh. Forse possiamo solo fare il tifo. Credo.''
    Scuoto le spalle.
    ''Pensa che divertente, se quel ragazzino...''
    E mi riferisco al piccolo degli Holt
    ''Si ritrovasse a sconvolgere ogni tuo piano. Ogni tua convinzione.''
    Sorrido di nuovo.
    ''Tu eri decisamente peggio di lui.''
     
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    Una delle cose che mi hai insegnato in questi anni, Chrys, è che tutte le volte che sento di essere nel giusto, e mi batto per questo: sbaglio. A volte tanto, a volte poco, a volte faccio piangere mio figlio in un angolo, altre sono io quello che resta a cuore aperto. Come se potessi sempre sanguinare e poi ricucirmi, che il compito di un padre magari è anche questo.
    Ma cazzo se non ce la farei senza di te, se le mie proteste si fanno più lente, metodiche quando trattengo per i polsi le tue mani sulle mie spalle. Vai a fondo, spostami le ossa te ne prego amore mio, scava cazzo. Insisti con quelle dita, trova i nervi, falli a pezzi, non li voglio stasera. Non contro di te, né contro nessuno. Il mio ringhio si abbassa, dolce.
    Dio, negli anni qualcosa è cambiato davvero, è cambiato il tempo che ci metti a tagliare il filo rosso anziché il blu, o solo il blu per farmi impazzire.
    "Sempre" aspetteremo Remì sempre, come se non bastasse mai. Qualunque sintomo di dolore diventa niente in confronto all'esserci per mio figlio.
    Approfitto di questo, il tuo avvicinarti, per cingerti un fianco e tirarti qui, su di me, sul bracciolo, comodo perché devo respirarti quando parliamo di queste cose. Resta sulle mie ginocchia, Chrys, anche se non me lo merito stasera. Anche se lo voglio e basta. Che ho bisogno di affondarti un bacio lungo il collo, e chiudere le labbra lì, silenziarle un po'. "Mh, quindi se mi dici così non posso uccidere Efrem se va oltre il limite con lui.. non ti stai affezionando all'ennesimo cacciatore?" che ora un po' scherzo, ma non del tutto.
    Non quando so che sono circondato da questa piaga del cazzo. Ma tanto lo sai che non sto scherzando.
    Ringhio ancora, più piano, che ti stringo a me non importa un cazzo che tu lo voglia o meno. "Li odio, Chrys. Sai che non li sopporto. E' un fottuto miracolo che Morgan sia ancora vivo.. Holt non mi sembra così bravo" abbasso il tono, perché so che Remì non sta dormendo.
    Lascio uscire il fumo dell'ultimo tiro, l'ultimo cazzo di sospiro. "Hai vinto.. per ora, ma hai ragione, non sono convinto.." vorrei solo non doverne discutere di nuovo, che ho avuto un brividi di fastidio all'idea di rivedere Efrem in casa mia. Non vorrei dirti che aspetto solo che Holt spezzi il cuore a Remì, perché mendicandolo capisca che non c'è più da commettere lo stesso errore. Nostro figlio dovrà essere più bravo di te e di me. "Saremo in Toscana quando Alice lo scoprirà.." lo affermo, cercando un cazzo di bacio, perché adesso ne ho bisogno, ho bisogno di stringerti il volto in una mano, di portarmelo vicino fino a che fumo e gin si mescolino e vortichino incoerenti. "Dio, cosa sei.." anche così, ancora con sette anni in più sulle spalle ed otto di fottuto matrimonio. Diciotto di sopportazione.
     
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    Ti seguo in ogni movimento, amore mio. Lo faccio sedendo prima sul bracciolo del divano e poi direttamente sul tuo grembo. Tra le gambe, in un incastro che è scomodo, ma che può assicurarmi un posto accanto a te. Sempre accanto a te, a tenerti buono su di una seduta che so bene come a breve cambierà. Perché quando ti sono così vicino tu non respiri. No. Tu disimpari a vivere. Ma ho bisogno di sentirti. Anche io, sì, mentre ti faccio incastrare il viso nel collo, mentre nella stretta lascio scivolare le dita lungo la nuca, giù, fino alle spalle e le cicatrici. Mi piace al tua colonna vertebrale. Mi sembra il manico di una valigia.
    ''Vogliamo davvero parlare di come funziona il mio...affezionarmi?''
    E ti lascio intendere che forse la risposta la conosci. Perché da quando abbiamo adottato Remì qualcosa in me deve esser cambiato. Scattato come una fottutissima molla. Che sono un padre adesso. Magari più di prima. Magari meglio rispetto a quel giorno in cui, al negozio di musica, ho dato di matto. Ho avuto paura. Sono uscito fuori di me.
    Adesso però lo sai anche tu che è diverso. Che questo è il mio posto. In questa casa, in questa famiglia ma, soprattutto, in queste tue braccia.
    ''E...no.''
    Ma ridacchio questa volta. Lo faccio spingendoti il muso in viso. A spostarti i connotati col naso se fosse possibile. A tirati su il sorriso, come se dipendesse direttamente da me.
    ''Nessuno morirà per gelosia, tesoro.''
    Allungo una mano verso il tuo viso, ne affondo le dita tra i capelli scuri. Ho gli occhi chiusi quando ti parlo: Mi rilassa spiegarti le cose così. Sentendo i tuoi respiri. Fingendo che siano miei.
    ''Non ti macchierai queste belle mani col sangue di un ragazzino. ''
    Ma baciami ancora. Baciami che mi piace sentire l'odore dell'alcol sulle tue labbra. Anche se dovresti smetterla di bere o almeno, diminuire. Farlo solo per occasioni speciali. Farlo con me, soprattutto.
    ''Lascia i cuccioli dei cacciatori ai cacciatori e a Remì la possibilità di farsi le ossa.''
    Ti tengo anche io il viso con la mano libera. Lo faccio strusciando il naso contro il tuo naso, risalendolo sino al setto. Sempre ad occhi chiusissimi. Sempre a respirarti pesante in viso.
    ''Se proprio devi, macchiati di me.''
     
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    Mi curi, Chrys. Dio se mi curi da quando ho diciotto anni ed ancora non te ne rendi conto. O forse non ci credi, che la mia cazzo di vita è cambiata quando ho incrociato il tuo sguardo, lì sotto i pugni di Andy. Cristo se lo avrei ucciso sul posto, perché tu: tu mi hai creato, Chrys.. tu mi hai sposato, modellato e fortuitamente dato il soffio vitale. Che sono i respiri che mi lasci addosso, la tua pelle che strisciando contro la mia crea l’attrito perfetto. E per altri vent’anni sarà questo che mi riporterà sempre a casa. 
Tra queste mura ti amo fino a scorticarmi le nocche contro ogni cazzo di muro, che poi mi riporta l’immagine dei miei errori. E sbaglierò sempre, non ci sarà mai davvero una volta in cui mi guarderai e ti dirai che tuo marito ha capito qualcosa della vita, io non ci capirò mai un emerito cazzo di niente, ma dio se va bene.
    E va bene finché ci sei, finché sei qui e le mie dita ti si ancorano lungo le gambe, su fino alle cosce, ti spostando perché tu sia ora con le ginocchia al lati dei miei fianchi. Che resti ogni respiro per cui vale la pena riempirsi i polmoni. Forse è solo così che io le cose le capisco, quando i discorsi che mi fai diventano gesti, memorie muscolari, respiri che ti strappo a morsi, piano. Come un fottuto lamento di chi non vuole ascoltare il più saggio dei due, che sei tu, stronzo di un inglese. Sei impossibile..
    Impossibile negli ansimi che ringhio fuori dalla gola, che mi tiri via come filo spinato dalle labbra, e cristo se ti ci voglio legare anche adesso. Ora che sul tuo polso chiudo le dita, le sigillo come manette d'acciaio, ne sento le ossa, i tagli, tutto. Perfino il battito, la vita che ci passa attraverso e che tu, troppo, hai sottovalutato. Chiudo gli occhi, mi spingo con la schiena indietro, affondo e ti porto con me, che se mi devi dire ste cose almeno fallo ad un palmo dal muso, come piace a noi. Dimmelo che non capirò mai un cazzo e dio se ti scoperò così fino alla fine dei tempi, dall'alba al dannatissimo tramonto. "Su questo non ti assicuro niente, amore mio.." che nessuno davvero morirà di gelosia, perché lo sai come sono, quali cazzo di fiamme mi corrodono da quando sono nato, da quando il mio scopo è sempre stato proteggere chi amo.
    E mi chiedi di macchiarmi di te, e neanche lo sai quanto sa mancarmi il tuo sangue, il suo bruciare sotto la lingua, tra le labbra, che uso per farmi più vicino, mordere piano le tue, con la fottuta intensità di cui ho bisogno adesso, che mi fa battere quel cuore marcio che mi trovo addosso, che non basta finché non ti respiro del tutto. L'altra mano lungo la schiena e premerti contro di me, a piegarti come cazzo voglio io. "Si, cazzo.." dammi fottuti ordini di cui non ho bisogno, che ti confermo solo in quell'ennesimo ringhio stronzo con cui ti strappo piano ogni bottone, ogni cosa separi la mia bocca dal morderti lo sterno, e piegarti ad arco di più, che sei snodato ma cristo se sei anche mio. Dio se il mio corpo dovrà essere la sola casa da cui tu vorrai tornare, Chrys. Sarai anche un padre adesso, vorrai anche raccattare randagi, ma sei mio. "Apriti a me.."
     
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8 replies since 17/10/2022, 14:47   103 views
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