Matilda

Budweiser & Remì - Josh | Villa Sinister, 2 gennaio 2023

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    Il veleno di Matilda galleggia viscoso in un’ampollina dal tappo di sughero. Come una piccola pozione d’amore da tener ben al sicuro nel taschino. Uno di quei profumi che sia Alice che Chrysanthemum lasciano scivolare come olio lungo i polsi.
    La loro pelle ha un profumo caratteristico, come quello di casa, quella che hai sovrapposto più e più volte nei tuoi ricordi per una questione puramente logistica ed abitudinaria.
    Una casa che ora trasforma i propri connotati in una normale costruzione statica. Un sorriso a mezza bocca di chi non vuole accoglierti ma allo stesso tempo ti tiene lì, quasi in bilico tra il sentiero e le barriere tirate su a favore di un’ossessione che un ghigno un po’ te lo strappano.
    Che nessuno, oltre queste mura, questo prato vivo, incontaminato, è a conoscenza del proprio destino. Un futuro che profuma quantomeno di successi e soddisfazioni. Almeno per loro, si intende.
    Che tu in questo anno ti senti come in balia di una tempesta. E dietro questa finta bolla di sapone un po’ ci scivoli. Lo fai ripercorrendo il perimetro controllato senza sbagliar mai nel superarne i limiti. Con l’ampolla d’arsenico stretta tra i denti come fossi ignaro - o forse terribilmente spericolato - del suo effetto.
    Ma non la stappi mai. Anche se la tentazione di respirarne i ricordi della serra di Chrysanthemum iniziano già a farsi più persistenti. Ne mordicchi solo il sughero che sporge su in cima. Lasciando segni lungo il tappo: Un’abitudine che non sai proprio come togliere e sulla quale, magari, non hai nemmeno mai lavorato molto. Non sono cose su cui tendi a soffermarti, non quando in testa ti martellano le indicazioni di Alice e Salvatore, forse ancor più viscidamente, ti ringhia in un orecchio di tornare a casa.
    ‘’Non mi viene a prendere, te l’ho già detto.’’
    Gli rispondi riponendo nuovamente l’ampollina nella tasca interna del cappotto. Un pezzo di stoffa pesante e lungo, fin oltre le ginocchia.
    ‘’Se non t’ammazzo mi lascia qui, al costo di giocarsi un intero paradosso temporale.’’
    Batti i piedi a terra, come a sistemarne la terra polverosa. Te la togli così dalle scarpe o almeno, ci provi. Sembri vestito persino meglio del solito. Quanto basta per non sembrare un povero disadattato agli occhi della sua famiglia.
    Che poi è anche la tua, ormai.
    Che Alice ti ha detto di far visita a Joshua qualora fossi stato nei guai, però poi - e questo lo hai letto come fosse un suggerimento, un caso non propriamente fortuito - ti ha scaricato nel Bronx, proprio a pochi passi dalla loro casa. Ti ha detto di poter contare anche su Edric, ma quel santone tu non sai nemmeno dov’è che sia di casa.
    Così hai girato per il quartiere quasi fossi davvero in caccia. Un po’ per trovare un passaggio veloce per la Georgia che non comprendesse la Dimensione Ombra - I Nalusa non sai ancora affrontarli al meglio - un po’ per fare mente locale.
    Perché sei arrivato nel 2022 proprio due giorni dopo l’accaduto e per questo, Alice, la stai ancora maledicendo.
    ‘’Fosse stata precisa almeno.’’
    Sussurri a tuo padre, in runghio che ti spinge a calciare la staccionata mattonata della casa.
    ‘’Cazzo!’’
    Ti azzittisci da solo, incastrandoti tra i denti un bastoncino di liquirizia. E non ti calmi, non finché non vedi un ragazzino oltre le barriere. Un esserino quasi invisibile ad occhio nudo.
    Alzi la mano in sua direzione, quasi in segno di saluto. In realtà stai solo sperando che ti noti e si faccia vicino per la curiosità.
     
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    Sei il fantasma di Villa Sinister? Quasi appari come una visione, un puntino nero che si sposta con occhi spalancati da una grande finestra ad una più piccola. Ci sono giorni in cui sei ancora un po' irrequieto, non ti fai andare bene la calma apparente. Ti è piaciuta tantissimo la Toscana e lo sai che ci tornerete presto perché Papà Chrys domani compie gli anni e tu ti senti così pronto a festeggiarlo. Gli stai anche preparando una cosina, di cui non hai detto niente a nessuno. Solo ad Alice, a lei hai chiesto se sarebbe piaciuto come regalo per Chrys, e lei all'inizio ha alzato le spalle, come se .. non so, non le importasse? Ma hai insistito ed ha finito per capire che eri davvero serio. Ti ha dato il suo benestare, quindi ecco magari sei nervoso per questo, perché manca poco e vuoi, vuoi tantissimo, che papà sia felice.
    E adesso non è in casa. Josh è sotto la doccia, senti il rumore forte del getto lungo il marmo anche perché la casa è silenziosissima. Non c'è neanche Alice. Siete solo tu e l'altro papà. E Judas che ronfa sulla poltroncina vicino alla serra. E.. beh, Cipria che con un trillo ti si arrampica alla spalla, una matassa rosa che quando si scrolla lascia la polverina del fondotinta: ha trovato una cuccia singolare, ammettiamolo. Il boudoir di Chrys.
    E' in quel momento, quando svogliatamente scosti la tenda - che l'assenza di Chrys si fa comunque sentire parecchio - che lo vedi. C'è qualcuno oltre la barriera. E ti hanno spiegato che cosa sono questi sigilli. Non ti hanno detto proprio tutto, e lo sai che i tuoi padri non sono "cattivi", ma capisci se devono mantenere la privacy per la loro fama e anche che possa esserci qualcuno che magari voglia farvi del male. Hanno cercato di dirtelo senza spaventarti troppo e ci sono riusciti, perché tu stai talmente bene alla Villa che lo accetti. Accetti che gli ingressi abbiano bisogno di un permesso, quello di qualcuno che ci abiti. Così aguzzi la vista, sicuro che finché resti nella barriera non ti capiterà niente di male.
    Apri la finestra, non alzi la mano in saluto, sei sospettoso. Cipria si arrampica fin sopra la tua testa, è un copricapo che non ti sta molto bene, siete un contrasto terribile. Lei, tutta colorata con il musino da topo. Tu tutto serio, ben vestito e che provi perfino ad assumere un'aria minacciosa. Un canetto alla catena.
    \Chi sei?\
    Ti viene da chiedere usando i segni, che però sono talmente elementari che con i gesti ti capirebbero a prescindere. Non ti avvicini alla barriera, resti comunque a debita distanza, da bravo.
     
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    Chi sei? Beh, sì, certamente questa è una bella domanda Remì. Una di quelle lecitissime, che tutti i genitori insegnano ai loro figli quando si parla di estranei. E Buddy è un estraneo, non è vero? Certo, certo che è così. D’altro canto siamo in un altro tempo, un luogo quasi diverso e Bud, tu non sei nemmeno nato, quindi insomma, figuriamoci se Remì, che vive di angosce da che ne hai memoria, non stia lì a chiederti chi sei. E tu vuoi rispondergli? Insomma, sapresti cosa dirgli? Perché Alice ti ha detto di venire qui solo in caso di pericolo. In caso di difficoltà, ma ho l’impressione che tu abbia accelerato i tempi. Magari inconsciamente o perché preso dal panico quando ti sei reso conto di essere arrivato troppo tardi, a opera già compiuta.
    Sta di fatto che, beh, a quel ragazzino dovrai pur dare una risposta e non va bene se ridi, se nella testa vai a ricercare una voce che sappia distaccarsi da quella di tua padre: Tuo padre tu non lo hai nemmeno conosciuto, non avrebbe senso, infatti, sentirlo. Per questo ti convinci che sia il suo fantasma a perseguitarti, un po’ come quello di ‘’Fffrì?’’ ridacchi piano, incastrando la testa nelle spalle, quasi chiudendoti come una sdraio. A Remì fai cenno di aspettare, come se questo possa avere un suo senso.
    ‘’Frì, tu che cazzo hai detto la prima volta che l’hai visto?’’ Saltelli un po’ sulle gambe, quasi a sciogliere la tensione. Il bastoncino di liquirizia lo hai letteralmente frantumato tra i denti: Hai persino finito la scatola. Sì, sì Bud, quello era proprio l’ultimo.
    ‘’Sei proprio il più fortunato dei culirotti del Wyoming.’’
    Ridi ancora, poi smetti.
    ‘’Hai ragione, sì, è fuori contesto e poco carino, scusa.’’
    Allora imiti un cowboy o qualcosa che ci si avvicina. Anche se i cowboy mentalmente li leghi ai cacciatori e a te i cacciatori stanno tanto, troppo sul cazzo. Così assesti un bel lazo invisibile, di quelli che però lo vedi da lontano che hanno un bel noto cinto bene. Imiti persino lo sforzo che ci impieghi per costruirlo insomma, sia mai che Remì non ti veda impegnarti tanto. Poi glielo lanci. Lo fai tirando fuori la lingua, che insomma, così ci si concentra meglio no? Un occhio chiuso per permettere all’altro di prendere la mira. Ma al primo tentativo non riesci a prenderlo, che disdetta! Te ne lamenti sbattendo le mani contro i fianchi. Ma non perdi d’animo, insomma, stai giocando con un bambino no? Non devi pensare al fatto che lui sia il fratello della tua insegnante. Tuo cognato, tipo.
    \Ah! Ti prenderò, furbo di un Remallo.\
    Non sai nemmeno se mimando il suo nome e poi metà cavallo il messaggio parta. Sta di fatto che lanci una seconda volta il lazo e, oh! Questa volta sembri averlo preso. Allora metti le mani in avanti, spingi coi talloni nella terra e tiri, tiri con tanto, tantissimo sforzo, anche se poi una mano la sciogli per continuare la tua truffa.
    \Padron Chrysanthemum sarà felice di avervi per cena!\
    Perché lo sai, sì, di come Remì sia sempre stato un ‘’mammone’’.
     
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    Stizzito, all'inizio ti sbilanci indietro. Ah, l'ironia.. la capirai molto più avanti, quando qualcuno saprà insegnarti come si gioca. Nessuno giocava con te a Las Palmas, nessuno fingeva di vivere storie che ti coinvolgessero: eri quello strano che parlava solo con la sua famigliola di ragni sotto il pavimento, a chi poteva importare? Tutti gli adottanti ti volevano più adulto, già pronto a non dargli alcuna rogna. Eri pure stato bravo con loro.
    Hai ancora una mano in tasca quando inizia a blaterare cose che non capisci. Gli hai solo fatto una domanda, ed anche una delle più elementari, non dovrebbe essere così difficile rispondere. Ti.. ti mettono a disagio quando non rispondono. Ti formicola la schiena, indurisci il musino. Chrys l'ha capito presto che con te non sono utili i giri di parole, a meno che non servano ad arrivare ad un concetto, allora ci stai. Allora lo ascolti.. ti crogioli nel suo abbraccio, ascolti la sua voce e potrebbe raccontarti anche le storie più brutte del mondo, lo ameresti perché ti vuole con sé. Perché papà ti piace. Ti piacciono entrambi, adesso. Anche Josh che nel suo essere più duro, ti dimostra quando duramente saprebbe proteggerti.
    Torvo, guardi l'estraneo. Non fai mezzo passo, neanche per stare al gioco, non vai avanti come se quel lazo immaginario ti avesse catturato sul serio.. si, non sai giocare. Un po' ti allarma anche. Ma sei duro, sei l'ometto di casa, e per questo certo non puoi farti intortare dal primo che passa.
    Si anche se conosce il tuo nome. E lo storpia. E ti spiazza. E poi usa il tuo stesso linguaggio. Ti ha.. conosciuto a Las Palmas? Dubiti, non lo ricordi.
    E parla anche di papà, l'altra cosa che cogli in segni che sul tuo nome sembrano grossolani, come se non sapesse che ti chiami Remì e basta. Magari vi ha visti sui giornali, non ti dovresti minimamente fidare di lui. Difatti, non lo fai. Incroci le braccia, durissimo, squadrandolo ancora dalla testa ai piedi.
    \Non mi chiamo Remallo\ specifichi, già un pochino esasperato. E ti permetti di restare dentro il perimetro perché sicuro. No?
    \Come lo conosci mio padre?\ ed il tuo terzo grado non è che iniziato, patto in fuori e Cipria che lancia uno strillo acuto - resti impassibile - gli occhi su Buddy.
    Il tempo inizia a guastarsi, dove prima il cielo era terso sanno addensarsi alcune nubi scure, dall'aria temporalesca, si muovono veloci da dietro la villa.
     
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    \Lo so.\
    Gli dici continuando con la stessa falsa riga. Con segni che non sono perfettissimi, ma che a modo loro si rivelano utili a farti comprendere. Li usi soprattutto con Matilda quando non vuoi che gli altri si accorgano della tua presenza nella serra. Dovresti ringraziare Remì per avervi donato questo linguaggio riservatissimo. Per aver dato un consenso non propriamente diretto alla vostra storia. Glielo rinfaccerai, un giorno, qualora avrà da ridire qualcosa. Ma non è questo il giorno. Non quando stufo di giocare - che di pazienza non ne hai - sfili il finto lazo dai suoi fianchi, te lo attorcigli in mano e poi lo infili in tasca.
    \Ciao Remì, sono un amico di tuo p-\
    Ma ti fermi quando il cielo inizia ad imbrunire. Che il naso lo porti su, quasi ad annusare la natura della pioggia. Come se servisse a capire meglio ciò che agli occhi già sembrarti ovvio.
    Perché sai da cosa dipende questo cambio repentino del tempo. La risposta la cerchi persino in casa. Lo fai lasciando guizzare lo sguardo lungo ogni finestra. La sua sagoma è inconfondibile. La sua presenza sa farti tremare un pochino. Hai la pelle d'oca, in un misto di paura ed eccitazione.
    ''Già, Frì. Forse tu ed io abbiamo fortune diverse.''
    Lui è il preferito di Chrys, mentre tu non lo so. Magari di quella figlia che ancora non hanno.
    Sibili cacciando fuori la lingua, come per testare meglio il freddo e sentire se c'è qualche goccia di pioggia pronta a spiombare dalle nuvole scure. Pronta a trascinar con se ogni cosa. E ovviamente non sai ancora come approcciare, figuriamoci. Ti crogioli solo nell'idea che dire a Josh di essere il suo allievo potrebbe salvarti. Ma salvarti da cosa? Da ciò che stimi e temi.
    \Sono anche un suo amico.\
    E indichi il cielo a Remì, come se quello fosse il segno per indicargli Josh. E in futuro sarà così: Chrys, Josh e tutti gli altri avranno un simbolo a chiamare i loro nomi. Non vi servirà più pronunciare lettera per lettera per capirvi.
     
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    Ogni tanto qualche stronzo varca comunque il confine. Ci assicuriamo che non succeda mai, amore mio, ma come è successo a quell'uomo; ti ricordi? Qualcuno esagera, pensa di poter arrivare a noi che chiediamo la nostra fottuta pace.
    È un ossimoro di merda considerando che la mia fama e la tua di ci spingono a poter avere una famiglia come quella che abbiamo, due case, due ville che respiriamo in tutti gli angoli possibili. E quando non ci sei tu, qui, amore mio, ci sono io. Io che sono il più mite tutto sommato: perché la bestia sei tu, Chrys. Io abbaio, ringhio, ogni tanto mordo. Ma tu sei silenzioso, agisci quando non c'è già più scampo. Io sono gli occhi della morte, ma cazzo tu sei il suo fiato sul collo quando è troppo tardi.
    Ma oggi possiamo dire che a questo stronzo in particolare, fuori dalle mie barriere è andata bene. So cosa avresti fatto se qualcuno si fosse avvicinato a Remi fuori dal tuo controllo. Ora lo dovrò fare io. Io che addenso le nubi quando nostro figlio ancora lo guarda.
    \Non credo\ dice, è scettico: bravo Remì. O forse semplicemente sa che i miei amici sono pochi. Quasi nessuno. Non me ne frega un cazzo.
    Nel momento in cui nostro figlio si volta, sono già oltre la soglia. Un battito di ciglia e con un tuono che borbotta sopra le nostre teste, la nube nera mi porta dietro Remi. Alle sue spalle, quando lo senti stringersi alla mia gamba con il muso alto e la schiena dritta. Gli porto una mano alla schiena, gli accarezzo i ricci, non calmano me, ma lui. Anche con Cipria in mezzo al cazzo, che scende lenta fino a restargli in mano.
    "Va tutto bene Remì, torna in casa.." Lo sussurro anche se so che non lo farà, non era un ordine, preferisce già restare qui con me, capire che cazzo succede anche quando ha paura. Ho capito che non ne ha se ci sono io.
    La sigaretta la accendo dopo, piantando gli occhi su questo ragazzino. In fondo è la sola cosa che mi sembra: un ragazzino. Magari spedito qui dall'ennesimo editore che non sente abbastanza parlare di noi, che vuole qualcosa di più.
    "Hai cinque secondi per dirmi chi cazzo sei e cosa cazzo vuoi." e sii convincente, ringhio trai denti, immobile."Cinque.." inizio a contare.


    Edited by nocturnæ - 22/1/2023, 09:12
     
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    Chini il capo appena lo vedi. Appena ti rendi conto di come la vista periferica tende ad oscurarsi al suo passaggio. Come se Josh fosse in grado di portar così nubi e tempeste. Che poi è vero, ma davanti a te non lo ha mai fatto, non dandone un totale spettacolo. Sei difatti in estasi. Ma è qualcosa che ancora trattieni un po' per te. Lo fai aiutandoti con il piegamento del busto, che i polmoni un po' ti schiacciano il diaframma. Soffochi così, per riverenza. E non te ne penti mai.
    ''Il tuo allievo, signor Sinister.''
    Lo guardi solo quando ti viene da chiamarlo con il nome di suo marito, che per te è un segno di totale rispetto, considerando come i çevik si siano macchiati col credo della caccia.
    Storci il naso, ma è solo per abitudine. Così come quando tiri su l'aria dalle narici. Piccoli tic da iperattività. Qualcosa del genere.
    ''Concedimi più tempo per presentarmi, Faust.''
    E la schiena la ritiri su come se Joshua ti avesse detto di poterlo fare. Di essere libero di sciogliere tanta riverenza. Che sì, sei terribilmente educato e devoto, ma comunque vai spesso di testa tua. In piccoli momenti di assoluta follia.
    ''Mi ha consigliato la tua Alice di venire.''
    E lo sai di osare troppo. Di tirar fuori argomenti delicati o che almeno, saprebbero davvero triggerarlo. Perché con Joshua bisogna andare cauti e questo tu lo sai bene. In realtà bisogna farlo con ognuno di loro, persino con suo marito, che sa essere il più calmo solo in apparenza.
    ''Ho bisogno del tuo consiglio. E di quello di Chrys.''
    Gli dai qualcosa da fare insieme. Un momento di pura condivisione con suo marito che non sia un semplice motivo di effusione. Gli stai chiedendo di dedicare tutta la sua vita a te, un estraneo che non farà entrare in casa nemmeno con queste informazioni: Sai di dover far di più per convincerlo, ma hai dimenticato cos'è che Alice ti ha detto prima di partire. Saresti stato impeccabile se non fossi corso a salutare Matilda.
     
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    Questo qui non è un giornalista. Non si fa indietro quando sa che cazzo significherebbe infastidire due come noi. Lo sanno, spesso a loro basta questo non essere mai ospitali. Scrivono quattro stronzate e tornano a casa con la coda tra le gambe. Lui, qui, è un bel po' diverso.
    Non smetto di fissarlo, e lui è.. cristo, reverenziale? Con me? Ti sentirei ridere se fossi qui, sia per come sembra inchinarsi - a modo suo - sia per il "Signor Sinister" che mi apre un ghigno laterale. Lo dico solo a te, che prenderei il tuo cognome per farlo mio, ma non lo farei mai, lo sai. Che mi sento un Sinister dalla prima volta che mi hai fatto entrare in casa, dopo che sono morti i tuoi. Tu raccatti randagi e cristo ora mi chiedo se non hai fatto così anche con questo qui.
    Che sto per dirgli si, che "Hai sbaglia-.." to persona, ma chiama Faust.
    Chiama il mio ringhio nel profondo: è come si fa con i demoni, te lo ricordi? Devi sapere il loro nome per poterli comandare, per dire loro qualche cazzo di posto prendersi e quanto tornarsene nella gabbia che hai costruito loro. Forse è così anche per le aberrazioni. Il mio nome, quello scritto con il sangue della corruzione, lascia tracce. Lascia scorrere un lampo negli occhi, per cui alzo la testa e non smette di guardarlo, ma l'espressione cambia. Se prima mi stavo solo rompendo il cazzo, ora - penso - la minaccia è più evidente. Ora i tuoni si ammassano sopra le nostre teste. Ora un lampo illumina il pomeriggio che si fa quasi sera per quanto il buio avanza.
    "Non prendo allievi." che se era un cazzo di modo per dirsi già qualcosa che non è, beh ha fallito. Mi ci vedi, amore mio? Io al massimo crescerò i nostri figli, insegnerò loro quelle cose che so fare e tu farai altrettanto, ma solo questo. Perché ora lo capisco che è un mago nero ed a maggior ragione qui non metterà piede. Non dopo Slater.
    Remì adesso lo sa che dovrebbe rientrare, glielo picchietto dietro il collo, gentile. Ma scuote la testa, come faresti tu. Dio se è tuo figlio.
    E poi ha sentito il nome della sorella, così come l'ho sentito io, saltando sull'attenti ancora di più. Me lo concedo da solo un fottuto passo avanti. A casa mia, nel mio territorio, non deve neanche chiamarmi per nome.
    "La mia Alice?" che è con te, amore mio. Non può confermarmi un cazzo adesso e nonostante tutto non sono un coglione, lo so cosa può fare, dove può andare.
    "Da dove cazzo vieni?" anche se credo che sarebbe da chiedergli "quando" ma penso lo capisca dal fottuto modo che ho di fissarlo che dovrà parlare molto più di così. "Dammi il tuo nome" dare, è voluto.
     
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    Fai l'occhiolino a Remì come per dirglielo tu di star tranquillo. Che qui vieni in pace. Non potresti fare altrimenti, comunque. Lo tratti così perché hai promesso di non far alcun passo falso. Frì romperebbe i coglioni poi, no? Hai detto esattamente così quando lo hai sentito parlare per la prima volta nella tua testa. Un pensiero così razionale e pungente. Fastidiosissimo lui. Lo è stato sin da sempre.
    Ma i cacciatori sono fastidiosi anche quando si scopano tuo cognato: Frì non è mai stato esente da questo. Ma una promessa è una promessa e tu non sai non mantenerle. Vivere parallelamente alla loro realizzazione. Tu porti a termine i compiti, Bud. Lo fai da che tua madre ti chiedeva semplicemente di sistemare i giochi in stanza. Lo fai da che hai iniziato a lavare i piatti al posto suo. Ti sei sempre preso cura di tutti loro senza mai chiedere niente in cambio. Per questo adesso sembri stupido, forse. Fuori contesto, inutilmente scomposto e distante.
    ''Non ancora, lo so.''
    Ma guardi Remì, come per capire se la corruzione per lui è già arrivata o se i suoi padri l'hanno pensata per chissà quale anno a venire. Non ricordi quand'è che tuo cognato si è avvicinato al circolo di suo padre.
    ''Devono passare altri vent'anni.''
    Questa volta guardi Joshua, lo fai in attesa di una sua reazione. Non ti ha raccontato Alice di com'è stata la prima volta che è apparsa da lui.
    ''Budweiser. Ma non ti dice nulla per ora, oltre che è una birra del cazzo.''
    Sgranchisci la schiena e infili una mano in tasca alla ricerca di rimasugli di liquirizia ed una foto. La prima foto scattata da loro. Come se Villa Sinister fosse un circolo privato di sole eccellenze. Tu sai bene di non valere un cazzo, comunque.
    ''E vengo da New York. Da un 2047 troppo dettagliato dove...''
    E qua porti una mano alla bocca, come a sussurrare qualcosa che rimanga unicamente tra voi due.
    ''...ancora ci stanno sul cazzo i cacciatori.''
    E questa volta fai un occhiolino anche a lui, senza pensare che la pioggia potrebbe diventare alluvione. Devi stare terribilmente attento.
    ''Ma sono arrivato tardi.''
    Ti tiri su, drittissimo. Infili le mani dietro la schiena. Stai comodo così.
    ''E tua figlia non viene a prendermi se non faccio ciò che devo fare e...non ricordo il modo con cui chiamarla.''
    Ops, colpevole.
     
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    Questo stronzo è già fastidioso, Chrys. Ha la risposta giusta al momento giusto. E' come se già sapesse che una sola virgola fuori posto potrebbe costargli il collo. Non mi guarda come quei giornalisti del cazzo, è chiaro adesso che non è uno di loro. Ma non mi torna niente. Resto solo in silenzio, sillaba per sillaba gliele leggo tutte nei respiri.
    Dio, sembra reale, e sa perfino di esserlo. Lo so che cosa penseresti se fossi qui, ma io-.. dio io voglio tenerlo lontano da noi. Fuori dai confini esattamente dove sta adesso. Anche se Remì è più sveglio, ha rispedito Cipria in casa ed è qui che sembra volermi fare da scudo. Ci ha provato, sai? Ha provato a mettersi davanti alle mie gambe, ma sono stato io a tenerlo dietro. Lo sta guardando male, il nostro ometto.
    Se davvero prende la bellezza da te, ed i ringhi da me, mi darà del filo da torcere tra qualche anno.
    Ma lui, qui parla di vent'anni. E se non sapessi che Alice viaggia, se non mi fossi fatto spiegare un po' di quelle stronzate da Edric, ora lo lascerei qui fino allo sfinimento, girerei i tacchi e gli consiglierei di togliersi bene dal cazzo prima del ritorno degli xenomorfi, le tue piccole salamandre che non spaventano più Remì.
    Ma.. Chrys, dovresti sentirlo, è così reale. "Che cazzo..-" ogni mia singola fottuta rimostranza viene strappata via. Sta facendo tutto come deve, precede le mie domande e dio se sai quanto lo farei fuori solo per questo. Che il mio ringhio va di pari passo con i tuoni, con quelle saette che attraversano le nubi. Se stessi arrivando lo vedresti che qualcosa qui non va.
    La foto la guardo, ed è il primo momento in cui stacco gli occhi dai suoi e cerco te, me.. e lui. Ed Alice. Siamo noi tra.. boh, venti trent'anni. Cazzo.. Siamo ancora noi due. "Questa non farla vedere a nessuno" ordino.
    Il mio respiro, dio dovresti vedermi per capire che la sto prendendo peggio di come dovrei, che mi urta ogni secondo il sistema nervoso. Anche se del suo nome sorrideresti, faresti una battuta su quanto avrebbero potuto almeno scegliere una birra decente ma io, io non sono così. Io sono il cane che fa la guardia, il fottuto mastino dei Baskerville. Io mordo.
    E più lo dico e meno mi basta. Lascio Remì più dietro, mi faccio avanti io. "Sei arrivato tardi per cosa?"


    Edited by nocturnæ - 24/1/2023, 20:24
     
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    No che quella foto non la fai vedere a nessuno, Bud. Non permetteresti che il delicato equilibrio di questo mondo che reputi essere solo e soltanto merda venga a collassare proprio ai tuoi piedi. Sei già stato fin troppo avventato nell'arrivare sin qui. Qui al cospetto di Joshua senza riuscire ad aspettare un giorno in più. Senza soffermarti più del dovuto a cercare una soluzione da solo.
    Ma a te le cose che vanno per le lunghe non piacciono. Non ami persino arrivare in ritardo agli appuntamenti. Lasciarti aspettare. E sì, Salvatore non è di certo qui ad aspettare te, ma il concetto è lo stesso. La rabbia comunque monta per questo.
    Ma davanti a Joshua ti quieti, lo fai chiedendogli, con un gesto della mano che serve più a Remì che a lui, di mandare in casa suo figlio o almeno, di impedirgli di sentire ciò che hai da dire. Perché sì, conosci Remì adulto. Sai di cosa sarà capace, di come affronterà a modo proprio ciò che il destino avrà in riservo per lui, ma ora è solo un bambino. Un ragazzino di forse dieci anni con gli occhioni ancora troppo grandi. Con speranze ancora troppo forti.
    "Per ammazzare mio padre."
    Dici guardando ancora il ragazzino, a bassa voce, un po' per accertarti che non ci sia rischio di essere sentiti e per non dover usare il colloquium. Ti piace percepire il gusto del pericolo, anche se, insomma, rischiare non è mai bene.
    "Prima che violenti mia madre."
    Ma ora gli occhi li alzi verso Josh. Glieli fissi ai suoi, senza timore nell'osservare quello finto. Quello che, inizialmente, un po' riuscì ad inquietarti.
    E sai di toccare corde particolari così. Di essere sì, sincero quanto subdolo per un certo verso. Ma le cose non possono essere edulcorate diversamente: Sei qui proprio per questo ed essere arrivato in ritardo per colpa di sua figlia ti manda ai pazzi.
    Ma sei un folle che sorride adesso. Che dietro i denti che mostra, in un ringhio solo visivo, nasconde un profondissimo disappunto.
    "Credo di aver bisogno di tua sorella e suo marito per arrivare dagli Ackerman. Voglio ucciderlo lo stesso."
    E sembri un bimbo preso dalle sue aspirazioni adesso. Un bimbo che sbatte le ciglia e che aspetta che i grandi gli diano ciò che vuole.
     
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    Arrivare tardi è il mio fottuto trigger. Lo sai anche tu, amore mio, quanto cazzo mi rode ancora il culo per quello che non sono riuscito a fare. Sono le nostre paure incarnate. Che ci sembra di essere grandi perché la vita ci ha fatto fuori mille volte in questi anni, ma non è così. 
Non so come cazzo mi esca il respiro che prendo, il modo in cui lo trattengo o l’ordine che mi viene dato. E tu lo sai, Chrys, che non prendo ordini da nessuno, era perfino difficile accettare Slater. E questo solo perché ne avevo bisogno: mi serviva essere più forte. Ma resto il cane da guardia di questa casa, che quand’anche il mio corpo non avrà più vita, il mio fottuto fantasma preserverà il nostro nido, per il resto della cazzo di esistenza. Per questo non so essere meno serio, non so cedere alla presa che mi prende lo stomaco quando qualcuno viene qui e dice di saperne più de me.
    E’ sempre il mio cazzo di problema, mh? Che mi chiedo cosa faresti tu, e si, forse davvero è un bastardo fortunato. Uno che mi conosce fastidiosamente, magari per questo meriterebbe di morire, che dici Chrys?
    Ora che Remì è più tranquillo, resta docile rispetto a prima. Mi guarda dopo aver letto le intenzioni, attende che io gli confermi questa richiesta. E si, si lo faccio. Gli faccio quel cenno che basta a vederlo girare le spalle e tornare in casa, lento ma senza girarsi indietro. Gli ho chiesto di scegliere un film, gli ho fatto una cazzo di promessa. Ancora mi crede, lui.
    Però il ringhio del cazzo resta, pesante lungo lo sterno. Anche quando distendo la schiena e allungo mezzo passo avanti.
“Volevi cancellarti dall’esistenza...” Per un motivo che si, non sono cazzi miei, ma cristo se mi spinge qualcosa nello stomaco, qualcosa che assomiglia ad uno sguardo dritto nei suoi occhi, come se le dovessi tirare fuori a forza le informazioni che mi sta già regalando. Tu lo conosci questo sguardo, amore mio. Ha le palle, e quando finisce di dirmi che cazzo vuole fare capisco anche perché devo averlo scelto nel futuro, e quanto cazzo mi urta non poter ribattere niente. Restare fermo davanti al fatto che non riesco a non fidarmi di quello che dice. Cazzo.
    Lo so, lo so che adesso ci entra in casa, lo sa il respiro pesante che butto fuori di colpo. Lo sanno le nubi che tacciono al mio semplice guardarle.
    “Non ci passi da lei finché non mi fido di chi cazzo sei” e questo dev’essere un punto che ringhi la giusta minaccia. “Dimmi che cosa ti ho insegnato”
     
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    Rispondi con una scrollata di spalle quando ti conferma ciò che per un istante ti è balenato per la mente. Non hai mai avuto problemi all'idea di poterti cancellare dall'esistenza in realtà. Il tuo fine credi essere molto più grande del semplice vivere. Più grande del privilegio che ti ha dato tua madre portando avanti la gravidanza e mettendoti al mondo. E non sei qui per vanificare i suoi sforzi. So bene come tutto questo suoni come un controsenso nelle tue orecchie, ma puoi giurare che non è così.
    Vuoi solo che tua madre non abbia di che costringersi. Niente per cui annichilirsi e perdere se stessa. Niente per cui valga la pena odiarsi quando l'odio non ha mai fatto parte della sua vita. Nemmeno con lo zio Billie che non hai mai conosciuto. Danielle non è mai stata fatta d'odio. Quello è un sentimento che forse nemmeno aveva conosciuto prima di tuo padre.
    Ma lo guardi ancora Josh. Lo fai senza cedere, non con lo sguardo almeno. Che non hai nulla per cui impietosirlo: Non sei qui per la pietà, sei qui per un'auto, una passaporto, un passaggio diretto ma che non dia nell'occhio. Sei qui per infiltrarti e allo stesso essere qualcosa prima che le teorie di Ritorno al Futuro vengano a trascinarti via. E non hai paura di svanire, non hai paura di nulla Bud, perché per un certo verso dalla vita hai ottenuto tutto. Tutto ciò che avresti potuto desiderare e andartene dopo aver perpetrato la tua vendetta, beh, ti sembra qualcosa di terribilmente romantico. Ma non lo dici ad alta voce, anche se sai che Josh non criticherebbe nulla.
    "Era solo un rischio che avrei corso."
    Ma ci tieni a chiarire che non sei qui per chissà quale missione suicida. Sei mosso da sentimenti che credi terribilmente cavallereschi. Non c'è nulla di male in ciò che vuoi fare. Nulla di giudicabile, nulla di tanto incomprensibile.
    "Perché immagino che il concepimento ormai sia avvenuto."
    Sorridi di nuovo, forzatamente, come a far di nuovo cenno agli errori di calcolo di Alice. Ma non osi dirgli di mandarla a studiare già da ora da suo zio. Sai che ti mangerebbe: Che di Edric preferisce non parlare.
    "Mi avete insegnato tutto."
    Specifichi facendo cenno a suo marito con un cenno del capo che in realtà richiama alla casa.
    "La manipolazione delle ombre, la magia del sangue. Il mio totem è un rospo."
    E lo guardi come se questo dovesse dirgli qualcosa in più.
    "Mat- " Ma ti correggi quando stai per tirar fuori il nome di Matilda.
    "Tuo marito, Chrysanthemum lo ha sempre ritenuto utile in combinazione con le sue ombre. Con i suoi mostri."
    E guardi la casa alla ricerca delle "Salamandre" di Chrys, quelle che ha continuato a tirar su e a chiamar così per anni, anche se i suoi figli poi son cresciuti e non c'era più nessuno da dover addolcire con queste storie.
    "Eravamo tanto così dall'approfondire le tue conoscenze empatiche ma tua figlia mi ha spedito a calci in culo qui."
    Poi guardi il cielo. Hai anche tu un curanderos proprio come lui. La tua Marcéla.
    Che richiami, sì, affiché si diverta anche lei sopra gli occhi di Josh.
     
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    Ma se c'è un cazzo di punto limite al peggio, io so che non lo tocchiamo mai. Cristo, mai. Non c'è un limite al mio dover tacere e lo so, dio se lo so che riderai di me. Che ti troverò ad in curvare gli angoli di quella fottuta bocca che ti ritrovi perché mi vedi sopraffatto. Forse è già così, forse è per questo che non ti ho ancora allarmato in nessun modo. Non ti scrivo, non ti penso tanto intensamente da mandarti un segnale, anche se vedrai sicuramente ti diranno qualcosa, magari ti accelererà un po' il battito, un po' il piede sulla marcia successiva. Ma credo convenga a tutti e due morderci questa fottuta lingua.
    Tanto che ho capito chi cazzo ho davanti adesso, e sto odiando il me stesso del futuro ancora di più, dio, che scherzo di merda.
    Tanto che il muso lo rialzo, il ringhio si abbassa di più e si, siamo ad un fottuto soffio dalla barriera, io che inclino il capo come se così le idee mi funzionassero meglio in testa, ma non lo fanno. E' solo un fiotto d'ansia che sale nello stomaco e finisce in gola, poi già ancora, in altri ringhi.
    E lui lo sa, guardalo questo stronzetto, lo sa eccome che mi sento così. Mi conosce, conosce quella testa di cazzo che ad una certa ha deciso di prendersi un adepto.
    E guarda, non mi stupisce che sia una cosa che ci siamo scelti insieme. Ti posso già vedere affezionarti anche quando io indurisco lo sguardo se parla di te. Alzo il mento, lo sfido a stare ancora più attento a quello che dice.
    Che non mi fido, anche se sta dicendo qualcosa di giusto, anche se la vendetta la conosco e forse è davvero la mia sola moneta di scambio, dio.
    Devo avergli insegnato io ad avere il muso duro così, ma questo non significa che farò un passo indietro tanto grande.
    "Sangue... Ombre.." ripeto sottovoce, come una cazzo di cantilena. ".. sei anche un Negromante?" E' la cazzo di unione mia e tua, Chrys? Chi abbiamo creato? Per un fottuto attimo ho creduto di essere io suo padre, o tu.. ma a questo punto sarà un cacciatore del cazzo, per quello gli serve Edie.
    Mi rigiro quell'informazione tra le dita, ma appena chiama il suo spirito è con la forza che trattengo che Carmen torna da Caos, prepotente è una saetta di fronte all'altra.
    Ma cazzo, qui qualcosa si rompe. Perché non sono io il primo a riconoscerla, è.. Marcéla.
    "Marcéla.." ringhio, a denti stretti. Guardo il ragazzino e poi di nuovo il suo spirito. La figlia di Carmen. ".. ha scelto te" c'è stupore, almeno non invidia, non ancora. Quanta cazzo di fatica ho fatto con Carmen per ritrovarla nel Caos, e non ha mai scelto di legarsi anche lei a me.
    Le due si fermano una di fronte all'altra, statiche come l'elettricità, mentre io resto con un cazzo di sopracciglio alzato a guardare lui, senza fottute parole.
    Punto il dito. "Tu non ti sposti da qui finché non lo dico io" ringhio di più, è una cazzo di prova di fiducia, magari tra vent'anni farò di peggio con lui. "Se provi ad entrare senza che te lo dica, sei morto" serio, dio se sono serio. "Se scopro che sei andato da Edie senza che te lo lasciassi fare, sei morto" abbasso il dito, sputo il veleno, mentre Carmen continua a cercare un contatto. Non voglio sapere che cazzo ha da dirmi lei adesso. "Se parli con uno dei miei figli di nuovo.. sei morto" Chiaro?
     
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    "Già."
    Sei anche un necromante. Chrys ha considerato opportuno insegnati anche quello, darti quante più nozioni possibili affinché fossi la fusione perfetta delle loro capacità. Poco fiero, diciamo, di ciò che sa essere in comunione con suo marito. E la loro elettricità tu l'hai sempre compresa, ammirata per un certo verso. Così come capisci quella di Marcéla che sì, si usa avanti, cerca Carmen, ma con attenzione. Lei è cauta, ma non per questo timorosa. Marcéla, per il nome che porta, è come si sul dire una forza della natura.
    "Già."
    Ripeti di nuovo, confermando che sì, come Josh può ben vedere Marcéla ha scelto te e a prenderla ci siete andati insieme, tu e lui. Allo stesso cratere in cui anni prima ha trovato Carmen.
    Poi però alzi un sopracciglio e lo fai assumendo una posizione che possa effettivamente restar comoda per tutto il tempo in cui dovrai rimanere lì. Perché basta una sua parola affinché tu finisca per fermarti. Una parola sola, uno sguardo per renderti ciecamente fedele ma anche un po' divertito. Il Josh che conosci tu è sempre stato come lo hai conosciuto: Non è stato morbido nemmeno da giovane.
    "Non mi stai impedendo di parlare con tuo marito però."
    Lo correggi, proprio nell'intento di farglielo notare. Di rimarcare quanto le parole siano effettivamente legge per te. Consigli appassionatissimi da seguire anche se all'inizio non li si comprende mai.
    "La biscia si annida nei sottintesi."
    Ed gratti piano la cicatrice che dallo sterno risale su fino al collo. Un punto che parte dalla giugulare fino all'ombelico. L'unica linea di demarcazione a ricordare come tu sia fatto a metà. Nato a metà, ricomposto a metà. Che sei stato un cacciatore ma ora sei contro di loro. Che sei un mago nero e questo tua madre non lo sa.
    E Faust a proprio modo lo sapeva, per questo si è divertito ad aprirti in due, ad insegnarti che se vuoi sopravvivere davvero, devi aver controllo su tutto. Persino sul tuo stesso sangue.
    Ma resterai immobile fino al suo prossimo comando. Fermo così come sei ora, con una posizione dei piedi che ti fa sta scomodo sulle gambe. Che non hai paura di resistere altri giorni qui fuori. Non hai paura di annoiarti, di perdere posizione. Non hai avuto paura di morire per mano sua, tanto che quel sangue alla fine sei riuscito a ricacciarlo dentro.
    Ti saresti lasciato morire se ti avesse convinto che quello fosse l'unico modo per diventare ciò che volevi essere.
     
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