Born to save

chrysanthemum sinister . mago nero | atropo

Sento che a prescindere da ogni cosa questo momento sia perfetto. Lo è per tante motivazioni che fatico a spiegare. Lo è nella mia testa e credo che questo basti a spiegare il tutto o almeno, a darmi pace. A rendermi migliore. Lo so che non dovrei, ma lo sai com’è che funziono, Josh: Devo darmi tante conferme. Devo ripeterle affinché si intrufolino nella mia testa. Affinché facciano presa e lì mettano su radici forti. Stabili. La mia mente è un giardino rigoglioso, ma per renderla tale ho bisogno di una cura maniacale, non indifferente. Il problema, se così vogliamo chiamarlo, è che ogni fiore è assestante: Non tutti hanno bisogno della medesima attenzione, così come i pensieri. Ma ora non penso a nulla, Josh. Vivo solo di momenti. Di fotografie che non ho scattato, ma che sono vivide nella mia mente. Sento la mano di Remì aggrapparsi alle mie dita da che siamo arrivati. E la sensazione non è mai la stessa. Varia col passare del tempo, vari ad ogni passo. Ma ora che ci sei si amplifica e basta. Sembra come se ci fosse l’interno universo a stringermi. A respirarmi la pelle. Chiudo gli occhi ai fuochi quando ti sento arrivare e li riapro, solo quando il tuo naso sfiora la mia pelle. Quanto fa strano ritrovarsi a casa anche se fuori dalle solite mura. Sta andando meglio, Josh.
‘’No…no.’’
Respiro il tuo profumo di rimando. Lo faccio strusciandoti la punta del naso tra i capelli mentre Remì ti si aggrappa ai polsi. Piccola scimmietta.
‘’Non è nella sua borsa l’animale, tesoro.’’
Ma questo te lo sussurro perché Remì non deve sentirlo. No. Lui deve frapporsi tra di noi e sentirsi al sicuro. Protetto da tutto, anche dai fuochi che sì, saranno belli dal vedere, ma che comunque con il loro rumore un po’ spaventano. Ho il cuore in panne, infatti.
‘’Per l’anno nuovo giuro che cambio repertorio.’’
Me lo dico più per me. Un po’ come se avessi sempre bisogno di punti da fissare nella mia testa. Dei piani da stipulare e portare a termine. Mi cullo. Lo faccio portando una tua mano lungo il mio ventre. Mi cingo da solo.
‘’Ci siamo divertiti tanto questa sera.’’
Te lo dico che suona sempre troppo mellifluo. Sempre troppo in là rispetto al concetto a cui vuole arrivare.
‘’Anche se ci siete mancati tanto.’’
Ti guardo ora, abbozzando un sorriso. Uno di quelli che raccontano tante cose, ma che sa bene come certi discorsi vadano lasciati a dopo.
‘’Alice? Ho visto l’Holt girare per l’evento. Non mi dire che ti sei ammorbidito proprio oggi.’’
Sorrido. Mi sei mancato davvero, sai? Anche se si è trattato solo di poche ore. A me manchi sempre come se non ti avessi mai con me. Sei l’ossigeno.

chrysanthemum sinister . mago nero | atropo

So che va bene così anche oggi. Che se mi fai ridere allora è perché il benessere lo abbiamo raggiunto davvero: Stiamo bene, maledettamente bene insieme. E se me ne convincevo prima che a fatica riuscivo a trattenerti a me, oggi non posso che convincermene fermamente.
Siamo la cosa migliore che possa esistere a questo mondo, egoisticamente parlando. Siamo la cosa migliore che potesse capitare ad Alice e a Remì. Perché siamo bravi e perché, più di tutto, ci appassioniamo. Noi viviamo di passioni, Josh, passioni che mettiamo ovunque, in ogni gesto, in ogni sospiro trattenuto affinché i nostri figli crescano coi loro tempi, non correndo di pari passo ai nostri. Noi siamo la passione. Tu sei la mia in ogni senso. Se quella cosa che mi fa bruciare il petto, così come al croce che mi pesa terribilmente sulle spalle.
Ma cavolo se va bene. Se questo benessere che sento oggi spero possa durare per l’intero anno. Che sia una promessa, un buon auspicio. Così come fingo lo sia la tua presa. Il modo che abbiamo di stringerci tutti e tre insieme e di baciarci, come se fossimo ancora ragazzini ed il mio cuore non si fosse ancora assestato. Non lo farà mai, Josh. Zoppicherà sempre col tuo.
‘’Tutti i figli che questi pantaloni ti ispirano.’’
Sembra vero, a volte, che questi bambini possano uscire direttamente da me. Che non siano solo il frutto di una scelta fatta con coraggio e dedizione. Spero di essere coraggioso abbastanza per questa nostra famiglia, Josh. Spero di essere migliore di quel Chrys che hai preso con te. Lo sogno da sempre.
Per questo continuo a far le fusa. A stringermi al tuo petto come fossi un gatto sempre troppo bisognoso d’affetto. Perché ho bisogno di sentire come il tuo cuore sappia andare al ritmo del mio. Anche se non è un ritmo musicalmente invidiabile. Anche se c’è sempre qualcosa a stonare. Ma se non stonasse, insomma, non sarebbe il nostro amore. Nè la passione che accendi con solo un respiro. Ti sento perennemente vivermi addosso.
‘’Andiamo a Villa d’Edera…’sta notte?’’
Te lo chiedo ricambiando un bacio che sa di troppa dolcezza. Un bacio che non so darti staccandomi da Remì. Perché voglio che lui resti con noi. Che ci guardi rendendosi conto di cos’è che siamo. Andrà sempre bene per noi. Da qui in poi. Perché abbiamo le potenzialità per manipolare ogni futuro. Perché insieme siamo invincibili ed io dovevo solo imparare a crederci un po’ di più.
‘’C’è una grappa speciale con la quale vorrei brindare con te.’’
E ti guardo, Josh, un po’ come se questo fosse un nostro appuntamento romantico. Che non è un problema se il piccolo sente: Io voglio che ci siate tutti quanti laggiù. Che anche se tu ed io beviamo poi non succede nulla di male. Spariamo solo un po’ di stronzate insieme, insomma, io credo che ne abbiamo bisogno.
Sempre come buon auspicio.
Sempre con la convinzione che se cominciamo l’anno così, allora il resto dei giorni non saranno poi così spaventosi.

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Mi piace quando mi tocchi, Josh. Quando mi esplori come se non mi conoscessi. Ed incastri le tue dita tra le mie pieghe. Una falange a tirar su le natiche nei pantaloni. Quasi come per accertarti che sia tutto lì dov’è stato sino ad occhi. Che sia una tavola imbandita solo per te. Ma è sempre così: Credo di non vestirmi più solo per me, ma per te. Per quei gusti che so che saprebbero accenderti. Per quel continuare a giocare continuamente ad un tira e molla infantile ma che finisce sempre per portarci qui. A stretto contatto. Fiato contro il fiato. Che la mano libera da Remì te la stringo lungo il fianco. Faccio scivolare piano, pianissimo, le dita lungo il bordo dei pantaloni. Ti respiro ad occhi chiusi. Sorrido.
‘’Bisogna sbrigarsi allora. Mi manca organizzare certe feste.’’
E al mio compleanno mancano solo due giorni. Certo, magari non ci saranno più ragazzini a girar per casa nostra. Magari inviteremo i tuoi colleghi, qualche vicino simpatico e dal brutto accento inglese. Magari tiriamo su qualcosa di carino, qualcosa di semplice, che non sappia farci male su nessun fronte.
Ma rido di nuovo. Lo faccio soffocandotelo sulle labbra, ma non in un bacio: Se riesco a staccarmi, insomma, ti lascio in bilico, in tensione come sa divertirmi.
‘’Guarda che non è sordo.’’
Mi riferisco a Remì che ormai deve aver imparato le peggiori esclamazioni da noi. E mi dispiace, dico davvero, ma non credo davvero che sarà questo a farlo ‘’crescere male’’. Nostro figlio è perfetto e crescendo potrà solo che affermarlo ulteriormente.
‘’Non devi insegnargli queste cose.’’
Sorrido dolce, nascondendo gli occhi dietro alle ciglia.
Non mi fa nemmeno più male il petto quando sospiro. Quando sorrido e l’aria continuo a sentirla: Niente mi soffoca, niente può distruggermi o portarti via da me.
Che torpore meraviglioso questo.
Che vita nuova ci sta offrendo questo 2023?
‘’Josh.’’
Vengo colto da un’idea. Lo puoi notare dal barlume dei miei occhi. Che cerco di non ridere per far sì che il tono della voce risuoni greve. Che possa spaventarti un istante, ma solo per gioco.
Cerco i tuoi occhi sbarrando i miei. Guardami.
‘’Corri a prendere Alice.’’
Ma il sorriso poi mi sfugge. Si allarga in un angolo solo della bocca. Sbilenco, ma credo sensuale, a modo suo.
Te lo ordino tirando su Remì, per stringermelo veloce contro il petto.
‘’Chiudi gli occhi, Remì.’’
Glielo sussurro velocemente, per poi teletrasportarmi prima che le persone possano scostare davvero gli occhi dal cielo.