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.danielle troy . cacciatrice . madre di bud . 32pine mountainNon hai un'espressione, come si sul dire, felice. Né tantomeno rilassata, a dir la verità. A voler essere pignoli, la tua non è nemmeno un'espressione neutra. Niente che lasci pensare a quel momento di stallo che porta il giorno a finire per poi affacciarsi in un altro. Niente del genere, ecco.
Nemmeno ti guardi intorno sta sera. Non cerchi gli occhi degli altri, il via vai consueto del ranch. La vita, ecco, che vi pullula all'interno. Niente.
Se possiamo dirla tutta, hai lo sguardo fisso su quel succo d'ananas con il quale hai riempito il bicchiere quasi fino all'orlo per poi non berne nemmeno un goccio. Ogni tanto ci avvicini la mano vicino. Picchietti con le dita contro il vetro, poi però le ritiri di nuovo. Sembri in attesa, ma di cosa non possiamo capirlo così su due piedi. Sembri persino a disagio e forse un pochino è vero. Perché se uno ci fa caso, insomma, sono mesi - da dicembre almeno - che il tuo contributo nella società si è fatto più parsimonioso. Non porti più in alto quel tuo solito sorriso. Nulla per cui ricordarti con la gioia nel cuore ed una fila di denti in cambio. Sembri forse un po' più spenta, ecco. Come non lo sei mai stata però. Come se ci fosse davvero qualcosa a pesare tanto, tantissimo sulle spalle.
E forse il fatto è che non ne hai ancora parlato con nessuno. Siamo quasi a tre mesi precisi, giorno in più, giorno in meno, eppure non hai ancora avuto il coraggio di sfogarti con qualcuno. Non con Jean, non con Jonah e figuriamoci con Caiden e Morgan. Insomma, non sei nemmeno il tipo che va a piangere sulle spalle altrui. Forse non ti sei nemmeno concessa un pianto, ecco, ed è questo a far male più del resto. Più della convinzione che hai ben fissato nel cervello. Più dell'idea di aver deciso senza alcun consulto - perché sia mai che te ne diano - di portar avanti la cosa. Di star in silenzio alla violenza, ad una realtà dei fatti che adesso è sicuramente più palese di prima.
Salvatore non hai mai smesso di guardarlo negli occhi però. Non hai mai abbassato il capo dinanzi a lui, ma non per questo ti sei concessa una seconda volta. In realtà non gli permetti di avvicinarsi, di parlarti e questo, beh, forse qualcuno degli altri lo ha notato. Ma sono certamente quelle situazioni per le quali uno ci passa velocemente sopra. Non ci si sofferma a dovere e tu non riesci a capire, affatto, se ciò che vuoi da tutti questi uomini e donne che vi vorticano attorno, è solo comprensione. L'arrivar da te a dirti che sì, loro si son resi conto che c'è qualcosa di strano e vogliono proprio aiutarti a superarlo...qualcosa del genere, insomma.
"Tu lo sai com'è che si fanno i bambini, Jonah?"
Lo dici a bassa voce, questa volta però senza guardare il ragazzino che ti si siede dinanzi.
Lo dici dopo esserti accertata di essere stati lasciati soli. Perché è notte e di notte la gente dorme, anche quando non è poi così tardi. Non tanto da sentire le cicale darsi i contro canto.
Glielo domani come per farlo arrivare al sodo ancor prima di spiegarti. Che nemmeno Salvatore sa di questa cosa, d'altro canto cosa dovresti dirgli? Suo figlio, quando nascerà, perché hai già deciso di volerlo, lui non lo vedrà. E se puoi nasconderlo, che la pancia ancora non accenna a far il suo solito rigonfiamento, glielo nasconderai fino alla fine.
Magari verso il settimo mese te ne andrai per sempre da Pine Mountain.
Magari, inconsciamente, stai semplicemente chiedendo a Jonah di darti una mano.
Anche se non lo guardi negli occhi e la mano, beh, ritorna ad accarezzare il bordo del bicchiere.
Ora che hai parlato, ora che lo sforzo è tanto, ti avvicini e fai per bere un sorso di succo.
"Cioè, ti hanno insegnato tutto?"
Edited by Chrysalide - 12/3/2023, 09:42. -
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.danielle troy . cacciatrice . madre di bud . 32pine mountainAspettavi una risposta del genere da parte di Jonah. Che pio non è una vera e propria risposta, dato che ricambia con delle domande. Ad ogni modo, però, sì, te lo aspettavi benissimo. E una parte di te forse ci sperava persino un po'. Giusto perché quando parla lui usa quell'accento, quei toni tanto vivaci che, sì, anche nei momenti un po' di merda come questi poi il sorriso riescono a tirartelo sempre su. Ti piace la sua schiettezza così come l'espressione che ha quando sente di essere preso per il culo. Jonah è genuino e per uno stupidissimo e romanticissimo istante ti domandi se anche tuo figlio o tua figlia avranno i medesimi tratti.
Cioè, non che tu voglia essere madre di Jonah, solo che, ecco, speri che il nascituro possa essere bravo - e divertente - quando lui a mostrare ciò che gli frulla per la testa.
Ma stai divagando. Ti rendi conto di farlo quando il sorriso lo spegni nel bicchiere di succo che sì, dio, sarà anche buono, ma non è certo quello che vorresti bere adesso. Ti chiedi se una birra faccia davvero male alla gravidanza. Ma insomma, fosse solo quella la domanda che ti poni...
"Dai è una domanda come un'altra."
Incalzi. Lo fai tirandoti su con la schiena quanto basta per far scroccare qualche vertebra. Cerchi di far lo stesso persino con il collo. Inspiri profondamente. Cerchi, non so, qualcosa al quale aggrapparti saldamente. E alla fine, ecco, l'unica cosa che trovi è l'ironia. Quello stupido modo che hai di toccare argomenti pesanti mettendo in gioco te stessa. Ti prendi in giro per non piangerne, sostanzialmente. Per lasciare il discorso lì, forse un po' appeso. Affinché non vi cada totalmente sulle spalle e finisca per questo di schiacciarvi.
"...Che forse io sono arrivata a trentadue anni senza saperlo bene."
Ma ora cerchi i suoi occhi oltre il bicchiere. Quasi come se il vostro discorso fosse già andato oltre. Fosse tacito, basato semplicemente su certe accortezze. Sul modo che hai di cercare la sua attenzione senza essere troppo invadente. Senza dare troppo nell'occhio, ecco. Che non vuoi che lui possa alzar la voce né che gli altri si ritrovino a sentire qualcosa che non li riguarda. Questo è il tuo segreto, Danielle e a breve sarà anche il suo. Perché tu hai deciso che funzionano così le cose e che di Jonah ti puoi fidare. Di lui puoi sempre fidarti.. -
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.danielle troy . cacciatrice . madre di bud . 32pine mountainTi irrigidisci un istante, ma questo come quando hai fatto il test e ti sei accorta di esser rimasta fregata. Che la verità ormai era stata messa nera su bianco. Era limpida e cazzo se dava fastidio nella sua sincerità.
Ti irrigidisci come quella volta che, uscendo di casa, ti sei resa conto di guardare Salvatore con occhi diversi. Sei rigida come quando hai smesso di guardarlo negli occhi e hai iniziato a cambiare strada quando lui era nei paraggi. Come se fosse colpa tua. Come se tutto ciò che è successo fosse stato a causa tua. Tua e basta. Che se avessi avuto il controllo forse adesso le cose sarebbero diverse.
Ti irrigidisci perché capisci di non doverti accusare, eppure finisci sempre lì, sempre su quegli stessi pensieri tossici. Ti irrigidisci perché hai paura che Jonah possa fare altrettanto, che possa non capire e allora finirebbe per schiarassi dalla parte di chi ti reputa solo una stupida. Una sporca puttana, un'incosciente che ora aspetta un bambino e che la gravidanza, beh, vuole persino portarla avanti. E c'è una parte di te che non lo vuole. Non lo vuole affatto. Una parte che sente di non meritare tutta questa cattiveria. Non un oltraggio in più a quello che hai già subito. Perché il mondo non può essere tanto cattivo. Perché deve esserci qualcuno che sarebbe pronto a tenerti la mano. Ma non per accompagnarti, non per scortarti chissà dove. No. Qualcuno che semplicemente resti lì ad accarezzarti le nocche dolcemente. E vorresti, lo so, con tutto il tuo cuore che Jonah possa essere una di quelle persone. Perché è intelligente, perché gli vuoi bene ed il suo pensiero, inconsciamente, ha un importanza enorme per te. Cosa che, se capissi, forse non ammetteresti mai.
"Aspetto un bambino, Jonah."
Glielo dici abbassando ulteriormente la voce. Lo fai facendogli cenno con una mano di star calmo. Di guardarti e di non aver per questo alcuna reazione esagerata. Che non vuoi che anche gli altri lo sappiano, non in questo modo, non quando comunque rischieresti di passar comunque dalla parte del torto. E forse sì, forse questa è solo una tua impressione, ma credi che a Jonah non costerebbe nulla mantenere il segreto per il momento.
"Il padre..." Mi ha violentata "il padre non è una buona persona e non deve sapere di questa cosa."
Respiri piano, anche se lo senti come il respiro si affanna, come gli occhi si fanno lucidi. Non ti è mai capitato di sentirti tanto vulnerabile, tanto debole, eppure devi imparare ad accettare anche questo. Accettarlo, sì, perché oltre ad accarezzare quelle nocche, nessuno verrà a regalarti una dose extra di coraggio.
"Appena la questione sarà troppo evidente...io andrò via, in un qualche modo.". -
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.danielle troy . cacciatrice . madre di bud . 32pine mountainGli fai cenno, portano le dita vicino alla tua bocca, di far silenzio o meglio, di abbassare la voce. Perché questo è un discorso che deve rimanere tra voi due. Non tanto perché hai voglia di appesantirlo con i tuoi problemi, quanto perché senti di dover condividere un'informazione del genere con qualcuno a cui tieni. E Jonah è parte del tuo cuore. Non sai bene né come, né perché, ma sta di fatto che è così. Che vuoi lasciargli queste paure, queste sensazioni quasi con la convinzione che se ne potrebbe prendere cura qualora qualcosa dovesse andar male. Perché nel tuo ottimismo, a volte, c'è anche questo. Quella frazione di vuoto lasciata in preda al caos. Una parte della vita che ti è impossibile gestire e che pian piano stai iniziando ad accettare come tale.
Ma nel dirgli di abbassar la voce comunque poi ti ritrovi a spiegargli tutto. Anche se c'è vergogna nella tua voce, un gorgoglio fastidioso che ti risale la trachea. Provi a mandarlo giù, ma non è qualcosa che puoi spingere fisicamente.
Ti hanno solo insegnato a far pressione sul diaframma per far sì che la tachicardia cessasse. Non ricordi chi ti abbia detto una cosa del genere, però.
"Salvatore."
Il nome lo conosce. Conosce la persona. Insomma, tutti conoscete Salvatore. E pensi possa bastare questo, quando la realtà dei fatti ti spinge comunque a dover essere più chiara, più diretta, senza troppi giri di parole. Perché magari ora non servono.
"Non voglio che Salvatore venga a conoscenza della gravidanza. Perché non voglio che il bambino..."
Che per te sarà un maschio. Come se valessero quelle sensazioni che una madre sente. Forse tu vuoi semplicemente un altro Billy di cui prenderti cura.
"Venga riconosciuto da lui."
Lasci cadere il silenzio perché stai ponderando. Stai cercando di capire come affermare la più vile delle verità. Come uscirtene senza sembrare sempre e solo una vittima. Non vuoi passare come tale, non lo sarai mai, Danielle, non fintanto che ti sforzerai di lottare per il ragazzino che porterai in grembo.
"Come lui non mi ha chiesto il permesso io...io non devo chiedergli il permesso di crescerlo in quanto mio."
Ma abbassi lo sguardo adesso, perché capisci come certe parole suonino egoiste nella tua voce. Tu non vuoi essere una vittima, non vuoi una famiglia basata sulla violenza. Non vuoi che tuo figlio cresca con uno stronzo e non vuoi, per nessuna ragione al mondo, essere solo e soltanto una moglie di cacciatori. Una madre di cacciatori. Qualcuno da relegare a casa, che presto resterà in attesa. Che morirà, sì, in attesa di qualcosa.
"Non voglio alcun matrimonio riparatore o cazzate del genere. Abbiamo superato quegli anni, Jonah. E mio figlio, insomma, lui non crescerà sapendo di esser figlio di uno stupratore."
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.danielle troy . cacciatrice . madre di bud . 32pine mountainPenso che per noi donne sia ancora difficile trovare un posto a questo mondo. Che ci sia ancora tanto da fare prima di riuscire ad ottenere ciò che ci è di diritto. Che bisognerà ancora stringere i denti in qualche modo. Resistere, lottare. Che non finirà qui questa storia. Che nessuna storia prenderà esempio da questa. Che mio figlio o mia figlia non saranno mai un racconto dal quale imparare qualcosa. Sono solo una tra le tante, ma credo ancora, stupidamente magari, in maniera del tutto romantica, di poter fare almeno una cosa. Di poter combattere. Almeno contro il mostro che saprebbe divorarmi dall'interno. Di poter combattere contro la vergogna, contro tutte quelle volte che mi ritroverò a dire che è mia la colpa. Perché quella sera ho bevuto un bicchiere di troppo. Perché alla prima forma di avance non me ne sono andata. Non ho capito subito cosa volesse da me e questo non capire ecco, mi ha portata a questo.
Credo che non dargliela vinta, almeno per adesso, sia qualcosa di simile ad una forma di protesta. Ma a Salvatore io non darò nulla. Non un figlio, non una fede cieca. Resterò così. Incasserò con la convinzione che sarà difficile spezzarmi e a testa alta, arriverò al punto in cui, dopo aver messo al sicuro questa nuova creatura, potrò tornare ad occuparmi di lui.
Ma solo dopo, il tempo di scoprirmi al sicuro. Il tempo di capire com'è che funzionano tutti questi pensieri che mi vorticano nella testa.
Perché è nel mio diritto aspettare. Resta nei miei diritti capire, riscoprirmi una donna libera. Comprendere come siano stati i Crain, in un certo senso e più Danny che Morgan, a rendermi così. Perché non sono una moglie di cacciatori, no. Io sono una cacciatrice. Una cacciatrice che avrà un figlio e che nonostante questa cosa non cederà, non si lascerà subordinare da qualcuno.
Ma sono pensieri così confusi adesso. Sono così pesanti da costringermi ad alzarmi in tua risposta. Quasi come se fossi il riflesso delle tue emozioni. E vorrei arrabbiarmi anche io nel medesimo modo in cui lo fa tu, eppure non mi riesce. E non so il perché, in effetti. Non mi riesce e basta.
"Non lo so, Jonah."
Perché non voglio sapere dov'è né cosa faccia. Se posso, insomma, per ora vorrei evitare persino di incrociarlo. Di ritrovarmi il suo sguardo addosso. Di vederlo sorridere nella speranza che possa esserci un altro incontro come quello. Ma non rabbrividisco. Sarà che ora stringo una mano lungo un tuo polso e allora, magari, il coraggio lo trovo proprio in questo. In te che sei giovane. In te che hai una bella testa.
"E non voglio che muoia."
Questo faccio fatica a dirlo, ma sai bene, immagino in che senso te lo sto dicendo. Magari cerco di fartelo capire con una mano che distratta scivola lungo la tua schiena. Te l'accarezzo piano. Vorrei tenerti qui con me, stretto al mio petto e chiederti, non so, scusa per averti messo in mezzo a questa storia. Ma io non ti sto chiedendo nulla, Jonah. Non ti sto chiedendo vendetta, ti sto solo dicendo che presto me ne andrò. Ti sto solo dicendo che presto avrò un bambino e che non ho paura. Che non devo averla. Che se avrò modo di confrontarmi con qualcuno di tanto intelligente come lo sei tu, allora non dovrò mai avere paura di niente.
A me serve semplicemente sentirti e sapere di non aver segreti con te. Perché non ne ho bisogno, non ne voglio.
"Non ora, non per mano tua. Non ti sto chiedendo la vendetta. Ti sto solo..."
E forse la voce mi muore per un istante. Ingoio la saliva. Tiro su col naso.
"Chiedendo di parlarmi...come se tutto fosse ok e io non fossi una vittima. Non ho voglia di esserlo. Voglio solo stare con qualcuno a cui tengo, adesso. Qualcuno per cui nutro affetto."
E allento piano la presa sul tuo polso.. -
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.danielle troy . cacciatrice . madre di bud . 32pine mountainNon credo di essere pronta, ma sinceramente, chi lo sarebbe? Non so come muovermi. Non so se abortire, se cancellar via quanto successo con tanta violenza o se andare avanti e allo stesso tempo rendermi conto di non saper essere nemmeno una madre. Perché con Billy è stato diverso: lui non è venuto fuori da me anche se ne è stato una parte importante. Lui non è cresciuto tramite i miei insegnamenti, i miei sbagli. Ma questo bambino, insomma, questo bambino dipenderebbe totalmente da me. Sarebbe totalmente sotto il mio controllo, sotto la mia supervisione e no, io non so se ritenermi pronta a qualcosa del genere ma vado avanti, perché se c'è una cosa di cui sono certa al massimo di ogni mia convinzione è che sono una grandissima testa di cazzo. E questa testa di cazzo non arretra, non cede, non lascia che siano gli altri a vincere. E magari il mio voler tenere questo bambino è solo un gesto egoista. Un momento di pura mitomania. Ma cos'altro potrei fare? Non ho motivo di muovermi verso nessuna delle due direzioni. E ti guardo, Jonah, mentre ti muovi e poi ritorni stabile. Ricerchi il controllo, un momento di stabilità sicuramente diverso da questo. Ti guardo mentre torni al tuo posto e comprendi, forse tacitamente, quanto io abbia bisogno di te adesso: tanto, già. Ho bisogno che tu resti qui un istante solo, ma giusto per non dover star lì a ricordarmi ogni giorno cos'è che sto cercando di promettere con tanto coraggio. E magari è da stronzi, ma voglio condividere con te questa verità, questa decisione del cazzo così pungente.
"Tenerlo."
Rimarco, ferma, quasi come se questa dovesse in un qualche modo essere il mattone portante di questa casa. Di una decisione che mi si cucirà addosso a vita. Perché un figlio non puoi decidere di mandarlo indietro: semplicemente te lo tieni. Se lo fai nascere, se lo porti avanti, allora resta tuo per sempre e basta.
"E andarmene prima che questa decisione sia troppo palese per gli altri. Voglio tenerlo e crescerlo senza l'influenza di Pine Mountain."
E cerco sempre i tuoi occhi, insomma, figurati se non è così che dovrebbero andare le cose per me.
"Puoi mantenere questo segreto per noi?". -
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.danielle troy . cacciatrice . madre di bud . 32pine mountainSo di chiederti troppo, Jonah. Di essere invadente, sotto determinati aspetti. Che sei ancora troppo giovane per accettare questo, per comprendere questo. D'altro canto non so comprenderlo nemmeno io. Ma sono impulsi ai quali non posso negare l'attenzione. Sono sensazioni viscerali che dallo sterno non fanno che risalire in cima. Mi si avviluppano lungo le costole. Mi schiacciano i polmoni. L'intestino. Non so cos'è che c'è, adesso, in quella matassa che un tempo erano gli organi. Tutto potrebbe essere in un posto diverso e io comunque finirei per non sentirmi meno male. O meno diversa di così. So solo che una vera e propria speranza io non la ho: ho solo la testardaggine di scegliere la via più breve, ma non per questo la più semplice.
Per questo ti guardo, ti ascolto. Lo faccio in silenzio: perché non ho altro da aggiungere. Volevo semplicemente togliermi questo peso ed essere certa di condividerlo con qualcuno di cui sento di potermi fidare. E tu sei tra quelli, Jonah. Anche se sei ancora tanto giovane, anche se un peso del genere avrei dovuto risparmiartelo.
"Non lo so, Jonah."
Di Declan, dico. Perché non mi sento così importante, così come non credo lo sarà il bambino quando verrà al mondo. Saremo semplicemente una donna e un ragazzino: nulla per cui battersi tanto, sopratutto non quando non si è invischiati fino al collo. Ma non posso averne l'effettiva certezza: Declan è folle, Salvatore lo è stato altrettanto e, tristemente, senza nemmeno rendersene conto.
"Saremo solo una donna e un ragazzino. Riusciremo a diventare invisibili, dimenticabili."
Magari ci dimenticherai anche tu e allora la promessa di mantenere questo segreto per noi avrà il suo senso.
Ma devo parlartene adesso. Farlo fintanto che ho ancora modo di pensare a dei piani. Fintanto che posso ancora non sentirmi tanto sola, tanto giudicabile, persa.
"Gideon?!"
Non pensavo, però, che arrivassi a nominarlo.
Non credevo nemmeno che sentirlo nominare potesse suscitare in me una reazione del genere.
Che gli occhi mi si fanno lucidi solo così. Che piano, quasi di commozione, solo così.
"Che stai dicendo, Jonah?"
Io non lo so se così so vedere un futuro per Pine Mountain. Io so solo che questo posto meraviglioso, anche sotto il controllo di Gideon, mi ricorderebbe una mattatoio. Mi ricorderebbe la mia debolezza.
Ma trattengo un sibilo sciocco. Il modo che ho cercare respiri laddove potrei non averne più.. -
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