Cassian Whitehill

Cassian

Ognuno di noi è chiuso in una gabbia costruita da noi stessi, dalla nostra storia, dal nostro cuore, dalla nostra mente, dalla nostra infanzia, dalle nostre relazioni e così via... E fuori da quella gabbia c'è la vita, quella vera.
La cosa assurda, e un po' comica, è che la porta della gabbia è quasi sempre aperta. Ma la paura è tanta.
Servirebbe tanto coraggio per uscire dalla propria gabbia. Ognuno dalla propria gabbia, per assaporare la libertà. Per vivere davvero.

Nato e cresciuto in un ambiente dove a predominare era ogni forma di abuso psicologico e fisico, Cassian ha avuto un'infanzia alquanto complicata, dove un ventaglio di tragici eventi l'ha spinto a scappare dalla sua città, la corrotta Albuquerque, nella speranza di trovare, più che felicità, un pò di serenità altrove. A casa pugni, piatti rotti e offese erano all'ordine del giorno. Non c'erano fotografie che rappresentassero momenti felici della famiglia Whitehill, l'unica presente in camera da letto raffigurava una giovane sposa accanto a un uomo dall'espressione seria e rigida, incapace di sorridere, ammogliato con una donna non di scelta, da lui non amata e dalla quale non era amato.
Suo padre era una feroce bestia da anni dipendente dall'alcool che non poteva fare a meno di prendersela con la famiglia, da egli ritenuta responsabile delle sue disgrazie e dei suoi affari che non andavano a gonfie vele. Il tutto aggravato dall'atteggiamento accondiscendente, silenzioso e omertoso della madre. Una casalinga che si faceva piegare da quel mostro che si era ritrovata come marito e continuava a danzare in una relazione sadomasochista e, pur non mancando liti e occhi neri, non riusciva ad interrompere una volta per tutte questa insana storia che di amore in realtà non ne aveva. La madre, ovviamente, cercava di proteggere Cassian e suo fratello quanto più poteva, ma non tutte le volte ci riusciva.

Suo padre stingeva la mano a Hector Garcìa, uno degli uomini più temuti di tutta la città e, benché non potesse sapere di cosa avevano discusso, o su cosa vertesse il loro nuovo patto, dagli occhi colmi di avidità dell’uomo e dal suo sorriso da lucertola che scopriva un dente d’oro, Cass capì che la sua vita non sarebbe stata più la stessa.
A soli 13 anni, infatti, fu venduto come schiavo alla famiglia Garcìa, nota e rispettata tra le persone poco raccomandabili della città. Insieme ad altri giovani meno fortunati come lui, ogni giorno, subito dopo la scuola, era costretto a recarsi nel laboratorio clandestino a cucinare la metanfetamina, nascosto in una sorta di bunker proprio sotto l'autolavaggio di suo padre.

Fu dopo quasi due anni che tentò la fuga.
Inscenando un incendio al laboratorio, l'appena quindicenne Cassian cercò di salvare se stesso e Theo, il suo fratellino, dal crudele destino che il padre aveva loro cucito addosso. Non aveva la benché minima idea di dove andare, dove avrebbero potuto chiedere riparo e soprattutto cosa avrebbero fatto nei giorni successivi, ma il desiderio di libertà sovrastava tutti i dubbi e le incertezze. Tuttavia, il tempo di superare appena il confine che separava quel buco di Albuquerque dal resto delle città, che la moto da cross su cui stavano sfrecciando per lasciarsi tutto alle spalle, fu presa in pieno da un grosso e nero SUV.
Il trauma subito gli cancellò gran parte dei ricordi dell'incidente, ma quel sorriso da lucertola gli era - e gli è tuttora - rimasto così impresso nella mente che nessuna amnesia avrebbe potuto cancellarlo.
Suo fratello minore rimase paralizzato dalla vita in giù, la spina dorsale spezzata dal peso della moto da cross che gli era finita addosso. La stessa moto di merda che Cass aveva miracolosamente salvato da rottamazione certa. Cass invece fu condannato a 2 anni di reclusione poiché agli occhi della Legge era un minorenne senza patente, pena ridotta a un solo anno grazie ad una giovane e aggressiva avvocata che aveva a cuore ragazzi come lui, i cosiddetti orfanelli di strada.
Che l'amnesia dell'incidente sia stata una benedizione o maledizione ancora non lo sa, ma per tutto il resto della vita Cass deve portare il peso della consapevolezza che Theo non si sarebbe più rialzato e camminato sulle sue gambe.

A testa bassa Cass scontò tutto quello che doveva scontare.
Nel frattempo però, fu proprio al Riformatorio che incontrò Gideon per la prima volta. Non rimase affatto indifferente alle continue occhiate che, attraverso la rete metallica della recinzione, lanciava alla sua moto posteggiata. Una bellissima Harley Davidson d'epoca, forse degli anni 70, e anche un ceco avrebbe potuto notare quanto Cass ne sentiva attratto.
"E' una bambina speciale, non è vero?" Gli aveva detto Gideon avvicinandosi al recinto che separava i detenuti alla libertà. Cass aveva fatto un passo indietro, temendo che i suoi sguardi curiosi fossero stati di troppo. Invece qualcosa nell'espressione dell'uomo dalla giacca di pelle gli diceva che non era infastidito, anzi. "Vorresti cavalcarla, te lo leggo negli occhi." Gideon aveva colpito nel segno. Cass in quel momento si era sentito esposto, vulnerabile, come se ogni particella del suo corpo fosse trasparente e ogni sentimento ed emozione fosse visibile, palpabile.
"Prima pensa ad uscire di qui e poi...vedremo cosa sai fare." E quella fu una promessa solenne che Gideon, allora un perfetto estraneo, gli fece prima di voltargli le spalle e andarsene. Il logo sulla sua schiena indicava a chiare lettere a che banda appartenesse.
Quando Cass finalmente uscì, accettò di buon grado l'invito di Gideon a salire sulla sua moto, ignaro di star entrando nell'ennesima tana del lupo.

Non gli ci volle molto per realizzare che, paradossalmente, era uscito di prigione solo per entrarne in un'altra. Le corse clandestine gli permettevano di racimolare i soldi per sostenere tutte le spese necessarie, ma soprattutto mettere da parte un generoso risparmio che in futuro avrebbe utilizzato per sistemare suo fratello in una clinica migliore, offerto delle cure migliori di quanto avrebbe potuto dargli sua madre, ma allo stesso tempo gli pendevano come una spada di Damocle sul collo: una volta che entri nei Blackhawks, non puoi più uscirne.
Tuttavia, nella vita così come ci sono le cose brutte ci sono le cose belle. E una di queste è la splendida amicizia stretta con Hayoon Wang, con cui ha condiviso ogni tipologia di avventura possibile immaginabile; dalle corse clandestine alle disperate sere cazzeggiando per la città.
Il suo migliore amico, però, lo fa sentire un verme. Dirgli che la cicatrice sulla fronte non se l'è procurata cadendo dalla moto è la cosa che più si avvicina alla verità. Non c'è un singolo individuo con cui Cass non provi la viscerale paura di aprirsi, esporsi alla luce del sole, mostrare tutte le ferite e le cicatrici che l'hanno fatto diventare la persona che è oggi. Sotto quell'impenetrabile armatura di sorrisi e strizzatine d'occhi si nasconde una creatura debole, nuda, silente, in eterna attesa di un affetto che non ha mai ricevuto e che non sembra mai arrivare.