Lower me down

Morgan/Edie | 15 Giugno | 1360 Merriam Avenue

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  1. hime.
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    Mi esce spontanea una specie di risata distorta.
    Un po’ me ne pento subito dopo. Edie è sempre stata una che pensa a questo genere di cose. Quelli che potrebbero sembrare orpelli, in situazioni come queste. Ma dipende da come la guardi, per lei è importante, per me è un riguardo di troppo nei miei confronti.
    Forse nei miei primi anni di vita avrei avuto bisogno di non vedere, non sapere, girarmi, dare le spalle alla realtà e fare finta non esistesse. Ma ora sono gentilezze che non mi servono. Ormai non mi serve più non vedere, non sapere, girarmi e andarmene prima che succeda l’ennesima tragedia.
    Se Edie sapesse cosa sto pensando probabilmente direbbe che mi tratto male, che non mi concedo quello che dovrei. Ma dopo questi ultimi anni, dopo aver fatto cose che gli umani non dovrebbero fare e sopportato torture pensate per i morti e non per chi tornerebbe indietro con la mente più o meno integra, penso di poter dire di conoscere i miei limiti. Penso che quella linea si sia spostata molto più avanti e che ci siano poche cose che potrebbero davvero rompermi del tutto.
    Ucciderla sapendo di renderle meno terribile la fine, non è una di queste.
    È la sua morte, il problema, non che io possa o non possa alleggerirla.
    La sua morte.
    Andata.
    Finita.
    Per sempre.
    Nessun trucchetto questa volta.
    Messo davanti a una realtà che ho sempre pensato poco lucidamente, è tutto diverso. Per lei non farei quello che ho fatto per mio fratello. Non lo farei per nessuno.
    È questo il problema.
    È la morte, e il fatto che non cercherei di riportarla indietro.
    «Perché no?» Ancora il residuo di quella smorfia amara sulla faccia. «Dovrei guardarti mentre ti porta via il governo? O ti uccidono loro? O andarmene prima col pensiero che se non lo farai tu, ti terranno tipo cavia da laboratorio?»
    Sono più incazzato di quanto dovrei essere adesso.
    Anzi, sono più incazzato di quanto vorrei essere.
    Se fosse davvero la fine, inequivocabile, non vorrei avere una conversazione rabbiosa con lei.
    «Se lo dici perché pensi che sarebbe meglio per me, è una cazzata. A quel punto preferirei sapere almeno che è successo nel miglior modo possibile. Se lo dici per te, perché tu non vuoi che sia io, preferisci vedere qualcos’altro come ultima cosa, allora…» Alzo le braccia come un sospiro del corpo e poi ricadono in basso. Un sorriso distorto sulle labbra, attaccato lì nello scuotere la testa con uno sbuffo che le toglie gli occhi di dosso. «Va bene.»
    Alla fine non voglio che lei decida per me quanto io non voglio decidere per lei. Soprattutto non alla fine.

    Morgan
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