Our secret ride

Cass&Noo-ri | Parcheggio abbandonato | 8.05.23

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    Reggo tra il pollice e l'indice una delle poche cose che solitamente riesce a stendermi i nervi, ma che in quel momento sta facendo un pessimo lavoro. Le mie labbra mi implorano di concedere loro un pò di tregua, ma non riesco a smettere di tirare via con i denti la pellicina morta. Un gesto di tortura che alterno ai movimenti nervosi del piede, sotto il mio anfibio l’asfalto è rovente, tanto da potermi tranquillamente procurare una frittata lasciando un uovo a cuocere per terra. L’estate non è ancora ufficialmente arrivata, eppure nei primi giorni di maggio le temperature si sono alzate più di quanto dovrebbero. Appena arrivato, infatti, mi sono rifugiato nell’ombra proiettata dal tetto del supermercato. Non che mi dispiaccia, anzi. Sono sempre stato un amante delle calde stagioni e in inverno tendo a fare il conto alla rovescia ai giorni in cui sarei potuto tornare a bearmi del calore del sole sulla pelle, ad uscire di casa senza strati e strati di vestiti addosso e soprattutto godermi i viaggi in moto senza correre il rischio di morire assiderato. Ma non è all’estate che sto pensando in quel momento nè tantomeno alla consapevolezza di non essere solo. Qualche attimo fa ho guardato distrattamente all’interno della struttura abbandonata e attraverso il vetro sporco e scheggiato mi è sembrato di scorgere una specie di accampamento improvvisato con tanto di coperte e pentoline in acciaio. Mi frullano troppi pensieri in testa per preoccuparmi di un eventuale attacco da parte di un barbone. Provenendo da un ambiente abbabstanza disagiato dove disoccupazione, povertà e malattia regnavano -e regnano tuttora- indiscussi, conosco le basse probabilità che un senzatetto ti attacchi, a meno che non gliene dai un motivo per farlo. Comunque, ho dato appuntamento a Noo-ri in forse una delle zone più decadenti del quartiere perché sono certo che lì avremmo avuto tutto lo spazio necessario per allenarci e soprattutto saremmo stati lontani da orecchie e occhi indiscreti. Onestamente, ho una fottuta paura che Gideon venga a scoprire di tutto. Posso perfettamente prevedere la reazione che avrebbe avuto nel notare che, no, uno dei suoi cavalli da corsa preferiti non è la persona che egli crede che sia. Non è un tipo particolarmente espressivo con le parole, ma le mani, ragazzi, quelle sì che sa usarle. Si sarebbe venuto a creare uno scenario che preferisco non immaginare in quel momento. Ma nel mio profondo so che non è quella la paura a martoriarmi l’anima. E’ ben altro a rendermi pesante il cuore, a farmi sentire piccolo impotente assurdo e colpevole.
    E questo pensiero porta il nome di Hayoon.
    Comunque, costringo me stesso a ricompormi. A ricacciare tutte le paure ed insicurezze nella piccola scatola al centro del petto, nonostante non sia più sicuro di poterla reggere per altro tempo. Come gli attori che si preparano ad entrare in scena da dietro le quinte, torno a vivere la maschera che ho automaticamente imparato ad indossare dal quel giorno, dove il peso della moto da cross ha spezzato qualcosa in me in senso metaforico, e in senso letterale a mio fratello. Noo-ri sarebbe arrivato a momenti e non gli avrei permesso di vedermi vacillare. Sono davvero grato di essere appoggiato su White Arrow, il mio gioiellino ammantato di bianco, che mi sostiene sotto ogni punto di vista. Osservo brevemente il mio riflesso nello specchietto e con una mano ravvivo i capelli appiattiti dal casco, appurandomi che la bandana -che ben si abbina ai miei pantaloni neri- copra quello che deve coprire. Finora solo Hayoon è a conoscenza della mia cicatrice, viviamo sotto lo stesso tetto e a forza di cose non ho potuto nascondergliela a lungo, e preferisco che le cose restino così. Quando i capelli mi sembrano tornati ad essere più o meno decenti, torno a puntare lo sguardo in avanti, più precisamente nel punto da dove il suo gemello sarebbe dovuto arrivare, e riprendo a buttare fuori dalle labbra nuvolette di fumo tossico. Non voglio ammetterlo a me stesso, ma è per lui che ho cercato di rendermi quantomeno presentabile.
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    Noori Wang
    14.01.99 | no mag | swimming | astrophysic | info

    Noori aveva sempre freddo, questo era risaputo. Chiunque lo conoscesse poteva affermare di non averlo mai sentito non lamentarsi del freddo. Era freddoloso, la notte dormiva con il piumone e la sera la tisana calda era d’obbligo, oltre che il maglione. Sua madre per natale gli aveva perfino regalato quelle specie di maglioni di pile giganti con il cappuccio e le orecchie. Inutile dire quanto Noori lo adorasse e quanto tempo ci passasse dentro.
    Quindi sì, aveva sempre freddo, o almeno quasi.
    Perchè quel giorno, nonostante non fosse ancora estate, aveva deciso di fare caldo. E non un caldo piacevole da dire andiamo a fare un picnic al parco, no, quel caldo che ti faceva venire voglia di mollare tutto e chiuderti in casa (o in piscina, nel suo caso). Complici le temperature ben più basse dei giorni precedenti.
    Quella mattina Noori si era svegliato e aveva ringraziato il cielo di avere allenamento, così da poter rimandare a dopo la tortura del calore e poter godere, anche se per poco, dei capelli bagnati.
    Aveva bagnato le piante (i suoi bimbi avevano sete) e poi era andato avanti col resto della propria giornata secondo l’orario pre stabilito: allenamenti, lezioni, studio. Gli esami si avvicinavano e lui non poteva permettersi di farsi trovare indietro.
    E tutto filava dritto, davvero. Nonostante il caldo era riuscito a studiare e portarsi avanti grazie soprattutto all’aiuto del ice matcha che si era preso dal solito bar. La bevanda fredda piena di caffeina era stata esattamente ciò che gli era servito per tirare avanti.
    Almeno finché Cass non gli aveva scritto.
    Di solito trovava piacere la compagnia dell’altro, nonostante le circostanze in cui si erano conosciuti non fossero esattamente l’ideale e avessero due modi di vivere completamente diversi, la vicinanza del ragazzo era stata provvidenziale e piacevole, su più punti di vista.
    Hayoon non avrebbe approvato, se lo ripeteva ogni singola volta. Eppure non era in grado di mettere fine a quel circolo vizioso in cui erano entrati. E aveva bisogno del suo appoggio, Gideon lo avrebbe fatto fuori altrimenti.
    Ed era proprio Gideon il motivo per cui ora si trovava in quel dannatissimo parcheggio, arricciando il naso davanti all’abbandono di quel posto e maledicendo Cass per aver deciso quello come luogo dell’incontro. Un bellissimo parco no? Qualcosa con un bel lago vicino o che magari non cadesse a pezzi?
    Sbuffò, tirando un calcio ad una pietra sul suo cammino. Avrebbe messo anche quello sul conto di Hayoon, appena si fosse svegliato.
    Appena scorse la figura dell’altro però, si passò una mano tra i capelli, cercando di togliergli l’aria da mi sono appena alzato dal letto che il caldo sembrava conferirgli e si aggiustò meglio i jeans. Hayoon lo avrebbe preso in giro a vita, ma quando aveva preso le prime cose che aveva trovato nell’armadio le aveva rimesse accuratamente a posto e aveva scelto invece in paio di jeans scuri, una maglia che guarda caso arrivava proprio giusto alla cintura del pantalone e si era spruzzato del profumo. Fa caldo e suderò era stata la scusa poco convincente che aveva dato al sé stesso riflesso nello specchio, consapevole di quale altra fosse la ragione. Immancabile la giacca di jeans appesa al fianco, poteva sempre rischiare di avere freddo.
    - Un posto più sporco non potevi proprio trovarlo vero? - disse, camminando verso l’altro - potrei quasi tornare a casa coi pantaloni puliti questa volta - aggiunse sorridendo, l’ironia ben evidente nella voce. E sì, era perfettamente consapevole del perché fossero proprio lì, ma stuzzicare Cass era una delle poche cose che avrebbe reso sopportabile quel posto.








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    "Comunque il tuo bravo e supersexy insegnante è già qui." Queste sono le ultime frasi che le mie dita hanno digitato sulla chat con Noo-ri. Cerco di autoconvincermi che rileggere i nostri messaggi sia solo un modo per ammazzare il tempo, ma la vocina nella testa mi dice che mi sto solo facendo rassicurare dalle cazzate ed è difficile da ignorare perché ha ragione da vendere. Il lampo di consapevolezza di star facendo qualcosa che Hayoon non avrebbe mai approvato in vita sua, nemmeno sotto tortura, mi travolge con la forza di un uragano, mi fa ghiacciare il sangue nelle vene, ma non mi ferisce quanto la realizzazione di non riuscire a fare diversamente. Mi sento uno schifo. Quando ripenso alla montagna di segreti che gli sto tenendo all'oscuro mi vengono i sensi di nausea. Spero di trovare il coraggio di vomitarglieli tutti addosso, prima o poi. Dovrei passare il resto della vita con un "CODARDO" tatuato a chiare lettere sulla fronte perché me lo merito. Sono distratto e non mi rendo conto della torre di cenere che si è venuta a creare sulla sigaretta ormai arrivata al limite. Ed è proprio la cenere rovente che mi cade sulle dita a farmi riportare alla realtà, a trascinarmi via dal turbinio di pensieri che mi affollano caoticamente la mente. Soffocando una smorfia di fastidio getto via il mozzicone con uno scatto nervoso dell'indice contro il pollice. E poi eccolo. Una folata di vento fa giungere alle mie narici l'odore di foglie di menta e limone, un odore delicato, particolare, che avrei saputo riconoscere tra tanti, anche se la prima volta che l'ho sentito l'ho subito associato al dentifricio alla menta che ero solito usare in quel posto che ancora oggi fatico a chiamare casa. Comunque non ho bisogno di sollevare la testa per scoprire a chi appartiene questa piacevole ventata di primavera e aria fresca. Aromi che in parte credo provengano della foresta pluviale che sta lasciando crescere dentro casa sua.
    Mi sono preparato psicologicamente a questo incontro. Mi sono detto che sto solo aiutando un affetto di una persona a me cara a non affogare in una situazione alla quale per niente è abituato. Che ho un animo altruista e non potrei mai restare indifferente dinanzi ad una richiesta d'aiuto. Ma a Noo-ri Wang basta solo un sorriso per mandarmi tutto a puttane.
    Finalmente sollevo lo sguardo sul suo volto e sento tutti i propositi di mantenere una certa distanza da lui andare a farsi benedire. Detesto sentirmi in questo modo, come una ragazzina che improvvisamente perde l'uso della lingua davanti alla cotta della scuola, perché io non sono affatto così. Non lo dico per montarmi la testa, ma prima di incontrare Noo-ri ho avuto un sacco di flirt e nessuno di questi ragazzi ha scatenato in me quel tipo di sentimenti che ti mandano in confusione. Sì, esatto, credo che la parola giusta per descrivere come mi sento quando sono con lui è smarrimento. Ma non posso fare a meno di tutto questo. Non ci riesco.
    "Come scusa?!" Esordisco fingendomi offeso e portandomi teatralmente una mano sul petto. "Ma se siamo al Fairmont!" Mi stacco dalla moto e con i passi divoro il scarsissimo metro che mi tiene separato da lui. "Se guardi bene lì c'è la piscina. E in fondo a destra la sala Casinò." Muovo la mano un pò qui e un pò la. Atteggiandomi a guida turistica fingo che lo spazio davanti a noi appartenga a uno dei più grandi e lussuosi hotel d'America anziché un desolato e squallido parcheggio. L'ironia nei nostri toni è come un boomerang, ce la scagliamo addosso con la consapevolezza che sarebbe torna indietro. "Abbiamo anche il concierge ma credo sia in pausa caffè." Con il pollice sollevato indico il supermercato abbandonato alle mie spalle, incurante dell'effetto di sapere di non essere soli che avrebbe avuto su di lui. Sono certo che il barbone non ci darà problemi, spero.
    Faccio un passo indietro per ripristinare una distanza di "sicurezza" tra noi. Nel farlo, comunque, osservo ciò che indossa. "Pessima scelta, quella di venire qui con i pantaloni scuri." Con un cenno del capo gli indico l'indumento che gli fascia le gambe. Gambe che mi chiedo se siano identiche a quelle del fratello o se abbiano un qualche particolare che le contraddistingue dall'altro, come una cicatrice o costellazione di nei. Ad ogni modo è un dettaglio a cui non ho il diritto di pensare. Cerco di non insistere con le occhiate, anche se ho la scusa perfetta per indugiare sulla sua figura. Mi ha colpito il fatto che quel tardo pomeriggio Noo-ri abbia scelto di portare con sé una giacca di jeans e sono curioso di vedergliela addosso. Sono particolarmente attratto da quel tipo di capo e mi chiedo se sia una preferenza condivisa in fatto di vestiti o se l'abbia fatto di proposito.
    Non gli svelo il motivo per cui sarebbe dovuto venire con un paio di vecchi pantaloni, magari chiari, finché non raggiungo una montagna di scatoloni sotto la quale si nasconde una vecchia e arrugginita moto da cross che io e Hayoon abbiamo battezzato con il nome di Triciclo. L'abbiamo trovata in una discarica di auto nel Bronx e abbiamo deciso di portarla qui, al parcheggio abbandonato, per metterci alla prova con la riparazione. Abbiamo accettato la sfida di rendere quel catorcio in qualcosa di più o meno decente, pensando che magari un domani ci sarebbe tornata utile. E' stato parecchio tempo fa. Sono perfino sicuro che le chiavi siano ancora lì, attaccate al motore.
    "Noo-ri, ti presento Triciclo." e non resisto a dirglielo con un ghigno divertito affiorato sulle mie labbra. Si chiama così perché in confronto ai nostri attuali veicoli a due ruote è molto più leggera e maneggevole, insomma un giocattolo adatto per un inesperto come Noo-ri. Cacciando la vecchia moto da sotto gli scatoloni noto già la polvere sporcarmi le mani, una sensazione a cui sono abituato a furia di lavorare a contatto con veicoli che non vengono accuratamente e regolarmente puliti. Le probabilità che Noo-ri sarebbe rientrato con i pantaloni sbiancati sono piuttosto alte. "Che c'è? Davvero pensavi che ti avrei lasciato esercitare con la R1 di Yoon?!" Una fitta mi trapassa il petto se ripenso al mio migliore amico disteso sul lettino d'ospedale, intubato con tanti macchinari rumoreggianti al suo fianco. Avrei protetto la sua bambina al costo della vita. Almeno questo glielo dovevo.
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    Noori Wang
    14.01.99 | no mag | swimming | astrophysic | info

    Quel posto era un porcile e Cass lo sapeva bene, Noori scosse la testa sorridendo, divertito dalla fantasia dell’altro. - Spero che almeno mi porti il matcha per scusarsi di questo immenso ritardo nei miei confronti, visto che qualcuno ha deciso di interrompere il mio pomeriggio di studio -
    L’unico lato positivo era che nessuno sarebbe venuto a cercarlo lì, nessuno che potesse riconoscerlo almeno.
    Alla vista del triciclo però, il sorriso gli si spezzò, lasciando spazio ad un’espressione tra l’incredulo e l’infastidito.
    - Che c'è? Davvero pensavi che ti avrei lasciato esercitare con la R1 di Yoon?! - si lasciò sfuggire un sorriso a quella frase, velato di una strana tristezza, quasi una rassegnazione alla realtà in cui il gemello era bloccato in un letto di ospedale.
    - Sai meglio di me che ti ucciderebbe se salissi su quella sotto specie di mostro a due ruote - probabilmente avrebbe ucciso anche lui, anche senza il probabilmente, ed entrambi lo sapevano. Dopotutto non gli aveva mai permesso di salirci da solo neanche prima ed ora, se il gemello avesse saputo, era sicuro che non lo avrebbe fatto neanche avvicinare al suo gioiellino, come lo chiamava lui.
    Il triciclo invece, come lo chiamava Cass, sembrava ancora meno affidabile che la moto del gemello. Per prima cosa era sporco, cosa che fece storcere il naso a Noori, e sembrava un rottame, poi il ragazzo non era neanche sicuro fosse in grado di accendersi quel coso, men che meno portare sopra una persona.
    - Sei sicuro che quel coso si accenda almeno? Perché ho visto roba messa meglio nei rottami della discarica - aggiunse, il tono preoccupato ben udibile - e potevi avvisare che sarei dovuto salire su una cosa del genere! Avrei messo degli altri pantaloni - bugia, non li avrebbe messi perché quelli gli stavano da dio, ma Cass non aveva bisogno di quell’informazione.
    Arricciò il naso incrociando le braccia davanti a sé, osservando perplesso la moto e valutando le proprie opzioni: Gideon lo avrebbe davvero ucciso se avesse scoperto tutto? Sì, di questo ne era sicuro. Magari avrebbe guadagnato qualcosa facendogli notare che ovviamente era il gemello di Hayoon, ma indubbiamente avrebbe passato un bruttissimo quarto d’ora se l’uomo fosse venuto a conoscenza dello scambio.
    Ma l’idea di salire sul triciclo (o su una moto in generale) non lo attirava per nulla. Anzi.
    - E se fingessi di essermi fatto male e non poter quindi salire sulla moto? Mi sembra un piano molto più ragionevole che farmi guidare quella cosa - azzardò - non mi sembra neanche così tanto sicura, e se cadessi e mi facessi davvero male? Hayoon non se la rischierebbe - non rischierebbe neanche di farlo passare per sé stesso, ma era tutta un’altra storia quella.
    - Non puoi andarci tu con Gideon scusa? Perché devo essere proprio io? -
    Andare in moto dietro a qualcun di cui si fidava era un conto, non lo avrebbe detto a Cass ma era persino piacevole quando era lui a guidarla. Guidare quei cosi era tutta un’altra storia e la certezza che Gideon lo stava guardando non rendeva le cose più semplici.









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    "Davvero mi chiedo come faccia a piacerti quella roba." Sollevo un lato della bocca in una smorfia di disgusto mentre con il pensiero torno a quel pomeriggio in cui, vinto dalla curiosità, accettai di assaggiare quella sostanza verde e vomitevole che Noori fieramente chiama "Matcha." Non riuscii a tenerla in bocca per più di tre secondi che immediatamente la sputati nella tazza, preferendo bere veleno per topi al suo posto. Non dimenticherò mai quel retrogusto terroso di foglia cotta, che tanto mi ricorda il piatto di spinaci che mia madre mi forzava a mangiare da piccolo. Da allora mi sono promesso che non avrei mai più toccato una roba del genere. "Sembra piscio di Shrek, o di Hulk, o forse di entrambi."
    Chino il capo e con un sorriso mesto scalcio la ghiaia mentre Noori scocca l'ennesima freccia nel mio cuore sanguinante, facendomi in quell'istante desiderare come non mai che sul suo smartphone arrivi una telefonata dall'ospedale. Che Noori sollevi i suoi occhi sui miei e mi avvolga con le sue braccia delicate, sussurrandomi con gioia all'orecchio la notizia che da giorni aspettavamo: Hayoon si è svegliato.
    Preferisco avercelo lì, tra noi, a guardarci con indignazione anziché a lottare per la propria vita, lasciata in balia a un nuovo destino.
    Quando sollevo lo sguardo da terra noto l'espressione dipinta sul volto di Noori: non so se sia più disgustato o spaventato da Triciclo. In ogni caso sorrido sotto i baffi, non riuscendo a restare impassibile dinanzi alla sua reazione. Non so come sia possibile, non so cosa ci sia di tanto speciale in lui, eppure in questi giorni bui Noori Wang è come un faro, un raggio di luce che illumina le tenebre.
    "Avrebbe fatto alcuna differenza?" Chino il capo da un lato e sfodero un sorriso che nella mia testa doveva essere semplice, innocuo, ma che le mie labbra tramutano automaticamente in un ghigno provocatorio, accompagnato da la punta di malizia negli occhi. Non ho bisogno di conoscerlo in profondità per sapere quanto ci tenga al suo look, anche al costo di indossare abbigliamenti in situazioni dove sono tutt'altro che adatti.
    Comunque, la reticenza di Noori mi spinge a fare due domande. Non credo che i pantaloni siano tanto il problema quanto invece..."Non mi dire che non sei mai salito su una moto?" Realizzo, stupito, pur essendo consapevole della profonda apprensione che Hayoon nutre nei suoi confronti. Che mi sorprendo a fare, Yoon non lo farebbe avvicinare alla sua Yvonne nemmeno per sbaglio.
    "Okay, senti..." lascio andare un lungo sospiro prima di calare il cavalletto della moto con il piede per avere le mani libere. Mi posiziono davanti a lui, un altro passo e la punta delle mie scarpe avrebbe sfiorato le sue. Non sono bravo con le parole, né con molte altre cose, non lo sono mai stato. Spesso finisco col dire tutto oppure con il dire il contrario di tutto. Vorrei fargli capire che io capisco, che lo so non è affatto una situazione facile quella, che ci fosse stata altra scelta gliel'avrei consigliata io stesso di percorrerla. Ma quando si tratta di Gideon il libero arbitrio è un lusso che non ti puoi concedere, non più da quando sei in suo pugno.
    Non mi resta che andare dritto al punto, strappare il cerotto, anche se questo significa assestargli un pugno nello stomaco.
    "Hai chiesto tu il mio aiuto quella volta in ospedale, ricordi?" Ammorbidisco le pieghe agli angoli della bocca, sebbene il sorriso lasci il posto a una sincerità pericolosa. "Ho promesso a tuo fratello che ti avrei tenuto al sicuro, ma allo stesso tempo devo proteggere anche lui."
    "Non puoi andarci tu con Gideon scusa? Perché devo essere proprio io?" Rido amaramente sbuffando aria dal naso. "Non è così che funziona. Nel mondo delle corse non puoi puntare solo su un cavallo." E vorrei fermarmi qui, tenerlo lontano da quel mondo di merda a cui io e Hayoon siamo legati con una catena, ma non ho altra scelta. Sono quasi sicuro che in questo caso omettergli alcune informazoni faccia più male che bene.
    "Se Gideon venisse a sapere, se solo sospettasse del nostro imbroglio..." la guancia sinistra prende a pulsarmi, laddove un paio di settimane fa Gideon vi ha lasciato il segno perché mi sono permesso di contraddirlo. "Ascolta, è necessario che tu ti spacci per tuo fratello finché non sarà finito tutto...finché non saremo al sicuro. Pensi di farcela?" So di chiedere molto, considerato che Noori non abbia mai avuto a che fare con una due ruote, ma mi aggrappo alla speranza che, unendo le forze e collaborando come si deve, avremo una possibilità di ingannare l'Archivista finché Hayoon non torni a camminare sulle sue gambe e tutto torni come prima. Perché sì, Hayoon si risveglierà.
    In quell'attimo realizzo che forse, essendo oramai abituato alle moto, do per scontato che salirci sopra e ingolfarle appari facile e allettante anche agli occhi di chi non ha la benché minima idea di cosa significhi burnout, far cioè slittare la ruota posteriore a moto ferma.
    Forse sono io che sto facendo il passo più lungo della gamba.
    "Ti va di dare una chance a Triciclo?" Propongo quindi, tentando una via più cauta e dolce. Senza aspettare una sua replica mi avvicino a Freccia Bianca e dal suo manubrio sfilo il casco bianco, giacché Triciclo di per sé non prevede alcuna protezione abbinata da indossare, essendo trovata a giacere in mezzo a tanti altri veicoli da rottamare.
    Glielo porgo prima di salire sulla vecchia e arrugginita moto da cross, scivolando un pò in avanti con il corpo per lasciargli lo spazio necessario per sedervisi sopra.
    "Su, dai." Gli faccio cenno di seguirmi, rivolgendogli un sorriso incoraggiante e fissandolo per un istante di troppo, di cui non mi rendo conto, ma che mi dà una fugace sensazione di calore e adrenalina.
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    Edited by Nevermore. - 1/11/2023, 15:32
     
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    - Non mi dire che non sei mai salito su una moto? - si morse il labbro, abbassando gli occhi colpevole. Non che non fosse mai salito su una moto, i passaggi li aveva scroccati anche lui, ma sicuramente non era mai salito su quei cosi con l’intenzione di guidarli! E neanche mai se lo sarebbe sognato a dirla tutta.
    - Non direi che non ci sono mai salito - si passò una mano tra i capelli, improvvisamente gli sembrò davvero di vedere l’hotel a cinque stelle intorno a loro, tutto pur di non guardare negli occhi il biondo - Non mi è mai interessato saperla guidare - il che non era una bugia, la paura di cadere da quella cosa sarebbe rimasta un’omissione - E poi Hayoon non si è mai proposto di insegnarmi - aggiunse, scaricare la colpa sul fratello gli era sembrata un’ottima tattica, dopotutto mica poteva contraddirlo! E ancora, Hayoon non gli avrebbe mai permesso di usare la sua moto da solo, scroccare passaggi era semplicemente il modo più veloce per fare tutti contenti!
    Cass poi era davanti a lui, a pochissimi centimetri e Noori dovette ricordare al cervello che quella era una situazione seria, perché la voglia di annullare quei centimetri e abbracciarlo e fare tutt’altro era davvero tanta.
    Noori era una persona seria, studiava all’università ed era perfettamente capace di concentrarsi.
    Però usare la carta del me lo hai chiesto tu era davvero ingiusto e ci tenne a precisarlo lanciandogli un’occhiataccia, nonostante non avesse tutti i torti.
    - Ascolta, è necessario che tu ti spacci per tuo fratello finché non sarà finito tutto...finché non saremo al sicuro. Pensi di farcela? - annuì, gli occhi fissi in quelli del ragazzo davanti a lui. Non che avesse molta altra scelta dopotutto.
    - Ti va di dare una chance a Triciclo? - lanciò un’altro sguardo riluttante alla “moto”, prendendo poi il casco in mano. Già che non era caduta sotto al peso di Cass era un buon segno. Che si accendesse poteva esserne un altro.
    Storse il naso - Sei sicuro che quel coso regga? O che si accenda almeno - non era un esperto ovviamente, ma quello sembrava davvero un rottame trovato da qualche parte e il suo istinto diceva che se era rottame ci doveva essere un motivo.
    - Se mi faccio male sarà solo colpa tua - sbuffò, infilando il casco in testa: meglio prevenire che curare giusto? - E voglio i nuggets dopo questo, che sia chiaro - pretenzioso? Hayoon diceva sempre che lo era e non sarebbe stato certo quello il giorno che lo avrebbe contraddetto.
    Si diede un leggero slancio e salì sulla moto, appoggiando cautamente il peso come aspettandosi un qualche cedimento teatrale della ferraglia sotto di se ma, con sua enorme sorpresa, anche dopo aver poggiato il sedere sul sellino la moto rimase a forma di moto e non crollò.
    Triciclo uno, poca fiducia di Noori zero.
    Si sporse in avanti, sempre con cautela perché la prudenza non era mai troppa, fino ad aderire alla schiena dell’altro e sorrise, nascosto dal casco, nonostante le circostanze non era male tutto quello.
    Portò le braccia in avanti, attorno ai fianchi dell’altro fino a tenersi alla parte davanti della moto. - Che dovremmo fare ora? - chiese, una punta di divertimento neanche troppo velata nella voce e la testa appoggiata sulla spalla dall’altro.









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    Avrei voluto dirgli che lo capivo. Che la sua diffidenza verso Triciclo era giustificata. Che salire su una moto incuteva sempre un po' di timore, specialmente a chi non era abituato a correre su due ruote.
    Ma sarebbe stato come mentire.
    Io non ricordavo che sapore avesse quella paura, o forse non l'avevo mai scoperto. La prima volta che ero salito su una moto avevo provato tutt'altro che terrore, mi era venuto tutto fluido, naturale, come respirare.
    Ci avevo messo poco a capire che io e la moto insieme componevamo una sola cosa, che le ruote erano un'estensione delle mie gambe e i manubri delle mie braccia. Una meravigliosa sensazione che niente e nessuno, neppure le più brutali cadute, me l'avrebbero tolta.
    "Ehi, quel coso si chiama Triciclo e non farti ingannare dal suo aspetto. E' più resistente di quanto possa sembrare." Con i pollici accarezzai la curva del manubrio, come volessi rassicurare una moto offesa. Non me n'ero accorto, ma la voce mi si era leggermente incrinata nelle ultime parole. Ero letteralmente sopra a quella che per me era molto più di una moto: mi ricordava che anche le cose più logore, spezzate, abbandonate al ciglio della strada, meritavano una seconda vita.
    Non riuscii a nascondere - no, anzi, non ci provai nemmeno- un sorriso vittorioso dinanzi alla sua riluttanza sopraffatta da quello che mi auguravo fosse una scintilla di determinazione.
    "Non ti farai male, principessa." Cercai di rassicurarlo, il tono di voce che tornava ad essere il solito, leggero e ironico, come un palloncino liberato dal sasso che lo teneva ancorato al suolo.
    Roteai gli occhi al cielo e scossi il capo, divertito, dinanzi al suo ricatto. Lo guardai da sopra la spalla mentre raccoglieva le ultime briciole di coraggio per salire sul mezzo una volta per tutte. "Mmh nuggets. Noori Yang mi stai per caso invitando fuori a cena?"
    Poi, beh, le parole mi tornarono indietro, dalla bocca fecero il percorso a ritroso e mi raggiunsero la mente, laddove sarebbero dovute restare confinate. Girai di scatto la testa e tornai a guardare dritto, fingendo di studiare la strada polverosa e abbandonata che si stagliava davanti a noi.
    Avrebbe dovuto essere una battutina di poco conto, e invece gliene davo peso più di quanto avrei voluto, perché una parte di me desiderava che fosse molto più di un gioco.
    Sentii il corpo di Noori aderirsi alla mia schiena. Chiusi gli occhi e un sospiro mi sfuggì dalle labbra, come avessi trattenuto il fiato per molto tempo.
    Lo sentii appoggiare la testa sulla mia spalla. "Che dovremmo fare ora?" La sua domanda mi arrivò cristallina all'orecchio, un invito a voltare di nuovo la testa verso di lui.
    Una trappola nella quale sarei caduto con piacere.
    "E adesso…" Mi meravigliai della compostezza della mia stessa voce. La distanza che separava i nostri volti era praticamente di due respiri. "Pensa solo a goderti l'attimo." Gli suggerii reggendo il suo sguardo, il ghigno che ostentava sicurezza e malizia a discapito del cuore che mi scalpitava nel petto.
    Gli afferrai le mani e gliele portai sui miei fianchi, facendogli intuire che avrebbe dovuto reggersi a quelli se non voleva baciare l'asfalto. Una mossa che avrebbe tenuto al sicuro lui, ma non me.
    No, non c'era rischio che cadessi dalla moto. Con il suo corpo attaccato al mio e un leggero strato di vestiti a farci da barriera, i pericoli in cui sarei potuto incappare erano ben altri.
    Finalmente, ruotai la leva verso di me e la moto ingolfò. Sobbalzammo un po' alla partenza, Triciclo aveva la stessa forza di un vecchio cavallo ritirato dalle corse, ma strada facendo la potevamo sentire vibrare, emettere ruggiti rimbombanti che erano musica per le mie orecchie.
    Sembrava quasi di cavalcare un essere vivo, affamato di terra da macinare.
    Fui eternamente, immensamente, grato al vento che con i suoi artigli s'infilava tra i nostri corpi, sotto la mia maglietta e mi donava un sollievo laddove la pelle di Noori era a contatto con la mia.
    Le raffiche di aria fredda mi impedivano di parlare. Bastava schiudere le labbra e ogni respiro, ogni parola, veniva risucchiato dal vento. Usai invece gli occhi per sincerarmi che Noori stesse bene, che avesse seguito il mio consiglio di prima.
    L'osservai dallo specchietto scheggiato e polveroso, non mancandogli di allargare il sorriso ogni volta che incrociavo il suo sguardo.
    Era tutto così…bello.
    "Solleva le braccia." Tentai di dirgli sopra il vento, inclinando la testa di lato perché potessi farmi da lui udire meglio. "Fidati di me." Non potevo sapere con certezza cosa mi avesse detto in risposta, ma a giudicare dalle sue mani ancora sui miei fianchi non doveva aver trovato invitanti le mie istruzioni.
    "Lasciati andare!" Ripetei, stavolta alzando ancora di più la voce e senza staccare gli occhi dalla strada.
    Volevo che lui provasse ciò che stavo provando io in quel momento: che il vento non lo si contrastava, si diventava parte di esso.
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    Noori Wang
    14.01.99 | no mag | swimming | astrophysic | info

    - Mmh nuggets. Noori Yang mi stai per caso invitando fuori a cena? - il casco nascose il sorriso sulle labbra del ragazzo, un peccato davvero, perché altrimenti Cassian avrebbe potuto intuire di non essere l’unico in quella situazione.
    Noori benedì quello strato di plastica che rese il proprio imbarazzo invisibile all’altro. Poi, decidendo forse che prendere la palla al balzo non era proprio una cattiva idea, si sporse ancora più avanti, aderendo completamente con la schiena al ragazzo, il viso coperto dal caso ora accanto a quello dell’altro - forse - rispose, la voce poco più di un sussurro - o preferisci un invito ad altro? -
    Poi poggiò la testa sulla spalla dell’altro, tornando velocemente al compito che si era dato e il motivo molto meno piacevole per cui si trovava in presenza dell’altro.
    - Pensa solo a goderti l’attimo - Noori non fece in tempo a domandarsi cosa il ragazzo intendesse che sentì le proprie mani essere mosse sui fianchi dell’altro (cosa molto gradita) e la moto accesa (cosa molto meno gradita), la moto iniziò a sobbalzare leggermente partendo e Noori si trovò con gli occhi chiusi prima ancora di pensare che quella potesse essere la sua fine, aspettandosi uno scoppio di qualche tipo e uno schianto o il dolore del terreno contro il suo corpo.
    Ma i secondi passarono, i sobbalzi diminuirono e le uniche cose che il ragazzo sentì furono il colore di Cass contro di lui, il vento contro il casco e il rumore della moto tutto intorno a loro.
    Non è così male dopotutto fu il primo pensiero quando aprì gli occhi e magari convinco Gildeon a fare le gare così subito dopo. E magari lo avrebbe anche convinto a prendersi un tè con lui e a farsi le treccine.
    Cercò con gli occhi lo sguardo dell’altro nello specchietto, come a volersi assicurare che fosse ancora lì, e non trattenne il sorriso che spuntò sulle sue labbra. Dopotutto, se non pensava al perché, poteva anche godersi il momento. Il vento contro il casco, il calore del corpo davanti al proprio che lentamente iniziò a stringere un pò di meno, senza mai cercare di staccarsi, ma rilassandosi e affidandosi completamente alla guida dell’altro. Se chiudeva gli occhi gli pareva perfino di volare.
    - Solleva le braccia. - strabuzzò gli occhi - Cosa! - urlato in risposta più per superare il vento che per la paura della richiesta (come no, certo)
    - Fidati di me. -
    E non era che non si fidasse, anzi, da quanto tutto era cominciato si era perfino sorpreso della fiducia che riponeva nel ragazzo.
    Noori si fidava di Cass ad occhi chiusi, non era certo quello il problema.
    Il triciclo era il problema, la velocità con cui le ruote macinavano il terreno sotto di loro e proprio il terreno sotto di loro che sembrava strizzargli l’occhio e dirgli buttati che è morbido!
    - Lasciati andare! - cercò gli occhi dell’altro nello specchietto, trovandolo concentrato sulla strada e per l’ennesima volta decise che quel casco era il suo migliore amico della giornata. Deglutì, lentamente sciolse le proprie mani intrecciate davanti al ragazzo, spostandole lentamente lungo i fianchi dell’altro e raddrizzando la schiena senza però accennare a staccarsi.
    Non andavano così tanto veloci, si disse, e Cass non lo avrebbe fatto cadere giusto? Perché tutto quello dipendeva da lui no? Mica dal vento che sembrava aver deciso di buttarlo giù.
    Prese un respiro e, tenendo lo sguardo fisso sullo specchietto, staccò le mani, lasciandole a pochi centimetri dai fianchi del biondo, pronte all’occorrenza.
    Il vento non sembrò aumentare o cercare di infilarsi nei vestiti per buttarlo a terra e il terreno non si fece improvvisamente più vicino.
    Noori drizzò la schiena, come a volersi elevare un pò più su, la testa leggermente piegata all’indietro mentre le braccia lentamente si alzavano in aria.
    Se avesse chiuso gli occhi gli sarebbe quasi potuto sembrare di essere sulle giostre.
    Poi la moto sobbalzò leggermente, Noori spalancò gli occhi e le braccia si riallacciarono alla vita di Cass mentre un’imprecazione lasciava le sue labbra.
    - Voglio i Nuggets - mormorò, posando nuovamente la testa sulla spalla del ragazzo, stringendogli la vita. Inspirò profondamente e accarezzò piano la pancia del ragazzo in un gesto quasi affettuoso, come per ringraziarlo.
    - Fammi provare! - questa volta alzò la voce per assicurarsi di essere sentito.









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    "Forse , o preferisci un invito ad altro?" Non seppi bene come interpretare queste parole che affondarono dentro di me, scavandosi un tunnel fino alla parte più fragile, nascosta di me che aveva sempre timore di uscire fuori.
    Fu impossibile impedirlo, ma la mia mente sciocca ed illusa partorì una serie di scenari immaginari, dove in ognuno di essi eravamo fisicamente vicini più di quanto ci era permesso di esserlo, o peggio, senza vestiti.
    Tenni stretti per me questi pensieri, quasi con il timore che il vento potesse strapparmeli via e farli arrivare, attraverso l'aria, ad orecchie indiscrete.
    Sentii il corpo di Noori aderirsi totalmente al mio e la sua testa così vicina alla mia, benché coperta dal casco. Mai come in questo momento fui grato al vento che continuava ad infilarsi inclemente tra di noi e ai ruggiti della moto che coprivano i battiti impazziti del mio cuore. Anche se la consapevolezza che mi avrebbero aiutato a focalizzare l'attenzione altrove era fragile quanto una foglia appesa al ramo durante una tempesta.
    "Ti piacerebbe, eh, Noori?" Tornai a vestirmi della mia solita sfrontatezza per non dimostrargli quanto con una stupida parola sussurrata all'orecchio potesse farmi vacillare.
    Quando sentii le sue mani allentare la presa sul mio petto fino a sollevarsi completamente a mezz'aria, intuii che Noori riponeva fiducia in me.
    Che aveva scelto di fidarsi di me.
    Abbastanza da vincere la paura di Triciclo e vivere quell'attimo di pura libertà che io, ogni giorno, tanto agognavo.
    Il vento sferzava il mio viso scoperto mentre sfrecciavamo lungo la strada deserta, il rombo del motore era l'unica musica che ci accompagnava.
    Incrociai di nuovo il suo sguardo attraverso lo specchietto polveroso e un sorriso mi tagliò la faccia in due parti. Un sorriso così ampio e luminoso da farmi risultare alla stregua di un cretino, ma era una smorfia che niente e nessuno, come quel momento, era capace di suscistarmi.
    "WOOOO!" Spontaneo e repentino mi uscì il grido di liberazione dalla bocca, come se l'avessi trattenuto per troppo tempo nella gola.
    Il parcheggio abbandonato scorreva veloce ai nostri lati, una lunga distesa deserta che sembrava ondeggiare al ritmo della nostra velocità. Il paesaggio certamente non era uno di quelli degni di finire su una cartolina, ma in questo momento ogni cosa la trovavo bellissima.
    Non c'era nessuna fretta, non c'era un destino preciso da raggiungere. Eravamo solo io, Noori e la strada che ci attendeva.
    Desiderai disperatamente che il tempo si fermasse e che quest'attimo durasse in eterno. Mi sentivo sollevato come per incantesimo d'ogni pensiero.
    Era come se il vento mi avesse lavato via ogni preoccupazione, lasciandomi solamente la sensazione di essere vivo, di essere libero.
    Ad un tratto Triciclo sobbalzò leggermente, ma fu sufficiente per spingere Noori ad allacciare la mia vita con fermezza.
    "Va bene va bene, ti sei meritato un intero pollame." Non riuscii a trattenere la risata, anzi, non ci provai nemmeno, che mi uscì gorgogliando dal petto. Una risata che tuttavia scemò quando percepii le sue dita accarezzarmi l'addome. Per quanto eravamo vicini, i confini del mio corpo si confondevano con i suoi.
    Questa constatazione mi costò una calda e piacevole tensione nel basso ventre che, grazie al cielo, Noori non poteva notare.
    La richiesta che mi fece poco dopo mi fece brutalmente ripiombare nella realtà. Mi riportò al motivo per cui stessimo viaggiando sulla moto, in questo parcheggio squallido ma a me così familiare.
    Sospirai e Triciclo perse velocità. E con essa anche il nostro momento perse la sua magia.
    "Ai suoi ordini, principessa." Gli risposi inclinando leggermente il volto verso il suo per farmi sentire, lo sfottò che celava la mia preoccupazione nella voce.
    Dovevo tornare a indossare la maschera di sicurezza che il vento mi aveva sfaldato poco prima.

    Il cielo si era tinto di sfumature rosa con nuvole rosse che indugiavano a occidente, quando ritenni che fosse giunto il momento di porre fine all'allenamento.
    Senz'altro ci sarebbero stati tanti altri allenamenti, specialmente di notte visto che le gare si tenevano mentre la città dormiva, ma per oggi quello che aveva dato era più che sufficiente.
    Noori si era messo in dura prova più di quanto mi ero aspettato e non volevo spingerlo oltre il limite. Dopotutto ero responsabile non solo della sua sicurezza fisica, dovevo anche assicurarmi che restasse mentalmente incolume.
    L'avevo promesso ad Yoon.
    "Okay, basta così." Poggiai una mano sopra la sua che ancora stringeva il manubrio, incitandolo delicatamente a scendere dalla moto. Scesi dal mezzo, laddove finora avevo occupato il posto del passeggero, dietro di lui, per permettergli di prendere dimestichezza con la moto ma offrendogli ugualmente la certezza che, qualora le cose si dovessero mettere male, avrei intervenuto tempestivamente.
    A causa di quel contatto, le fiamme del desiderio graffiarono la porta della mia razionalità. Ma il pensiero di Yoon sul letto d'ospedale, di Noori che avrebbe gareggiato per Gideon, mi permettevano di restare lucido. Di non far sfondare quella porta, di non toglierla dai cardini.
    "Anche a me dispiacerebbe lasciare il Fairmont, ma è proprio il caso di andare via." Mi trovai a reggere il suo sguardo, ad inchiodare i suoi occhi scuri nei quali mi ci sarei tuffato volentieri, ma, ancora una volta, ebbi il bisogno di interrompere il contatto visivo prima che potesse sfociare in altro.
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