Afternoon Tea

Tal/Azrael | Just A Cup of Tea | 20 Ottobre

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    Il muoversi per la calura non era una cosa sensata, non alla fine di ottobre. Il clima primaverile era semplicemente sbagliato per quello che stava andando a fare, cioè prendersi il suo solito tè settimanale. Adorava quel posto, insieme al suo ufficio era il posto più frequentato da Taliesin. Non sapeva come mai gli piacesse a tal punto, ma la presenza di una mente pacata come quella di Michael, e dell'atmosfera così tipicamente ottocentesca l'avevano fatto innamorare di quel posto, di cui era diventato cliente affezionato nel corso degli anni.
    Con quel passo tipicissimo di un'uomo che va verso la sua meritata pausa Taliesin si muoveva via via per la città. Era altrettanto comodo non dover andare con la metropolitana per finire nella sua Sala da Tè preferita. Due passi per la città gli facevano bene perché poteva prendere dell'aria nuova. Non che l'aria di New York fosse anche per scherzo considerabile Aria Fresca da qualsiasi persona che fosse minimamente dotata di senno.
    In realtà aveva bisogno di quell'atmosfera perché gli mancava l'inverno. Nonostante tutto Taliesin era un'uomo che mal sopportava il calore dell'estate, sopratutto con il corpo robotico di cui era stato dotato negli ultimi anni. Solo a pensarci sentiva nel suo corpo il rilascio di tutte le meraviglie della tecnologia che gli annullavano le emozioni diverse dal fastidio. "Ohibò che inconvenienza" pensò mentre rimaneva seccato, perché di più non poteva avere. Era destinato ad avere una vita tiepida a livello emozionale, e la cosa lo lasciava lievemente infastidito.
    Aprì la porta del locale tranquillamente, nascondendo la poca gioia che poteva provare dicendo "Buondì" e salutando i commessi ed il proprietario
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    E' venerdì pomeriggio e le porte della Just A Cup Of Tea sono aperte. Del resto come tutti gli altri giorni dell'anno, perfino nel periodo in cui gli umani preferiscono le bibite ghiacciate a un tè caldo.
    A proposito di temperature, il calendario appeso dietro al bancone indica che siamo a fine ottobre, eppure l'autunno sembra intenzionato a non farsi vedere, lasciando ancora il passo a una lunga estate. Un clima insolito che rende i miei clienti irrequieti, spingendoli a sproloquiare su come il riscaldamento globale stia portando conseguenze disastrose al pianeta e sul loro stile di vita. Su questi commenti evito di far trapelare il mio dissenso e mi limito ad annuire cordialmente, mostrandomi neutrale alle loro osservazioni. Sono su questa terra da tanti, troppi, anni perché possa contarli e di climi squilibrati ne ho visti parecchi, tanto da considerarli un innocuo capriccio della natura. Esattamente come Lily, la figlia del mio tramite, insoddisfatta cambia più volte outfit davanti allo specchio, Madre Natura toglie qualche ghiacciaio e in compenso aggiunge nuovi alberi da far crescere. Cosa che invece i giornalisti e i biologi vogliono far passare come un evento abbastanza preoccupante da scatenare il panico di massa.
    Il ragazzo alla porta si schiarisce la voce e mi fa sollevare gli occhi dalla lista di fornitori che attende solo di essere spuntata. Un compito tedioso a cui noi commercianti non possiamo svincolarci in alcun modo. "Ebbene?" Guardo il giovane cameriere da sopra la montatura degli occhiali rotondi. A dire il vero non ne ho bisogno, di questi strumenti che l'uomo ha creato per supportare i sensi umani, eppure indossarli ogni tanto aiuta a non smascherarmi. Fa parte di uno dei costi del prendere a prestito questi involucri così tanto affascinanti quanto delicati. Quando Michael mi ha concesso il suo "Sì", sul dorso del naso portava delle lenti dallo smalto leggermente rovinato, consunto dal tempo, e da allora ho continuato a indossarle pur ritenendole non necessarie, altrimenti non avrei saputo come giustificare una vista improvvisamente e spontaneamente migliorata con la famiglia. Specialmente ora che sua figlia Lily ha preso la brutta abitudine di presentarsi nel locale senza preavviso.
    "E' appena entrato il tizio strano…lo Squalo Martello. Preferisci che lo serva io?" Il ragazzo fa spallucce e indica con il pollice la porta che separa il piccolo magazzino dal bancone.
    Lo chiama così per i suoi occhi distanti e la sua testa a forma di T.
    Sospiro e mi tolgo gli occhiali, per poi infilarli nella tasca della giacca a coste. La mia espressione indica che non sono per niente meravigliato di tanta insolenza. Trevor è un ragazzo poco sveglio, ma le sue braccia muscolose mi fanno sempre comodo.
    Mi succhio l'aria tra i denti. "Gradirei che non chiamassi più così i nostri clienti. Lo trovo scortese, e anche imprudente, visto che potrebbero sentirti." Mi avvicino a lui e senza molte riserve gli metto tra le mani la lista dei fornitori. "Resta qui e assicurati che siano arrivate tutte le scorte che ho ordinato." Aggiungo con tono asciutto prima di voltargli le spalle e uscire dal magazzino. Non lo faccio però senza aver prima cacciato da uno degli scatoloni un oggetto che nascondo nel palmo della mano.
    Non sono abituato a impartire ordini, considerato che ho sempre lavorato da solo, eccetto nei periodi stagionali in cui mi faccio affiancare da qualche liceale in cerca di soldi che gli facciano togliere qualche sfizio. Pertanto mi convinco dell'idea che io stia solo genuinamente suggerendo delle istruzioni per rendere il lavoro più efficace.
    Penso ad Alastor, a quanto gli risulti facile comandare a bacchetta gli umani e ottenere da loro tutto ciò che desidera, semplicemente sfoderando un sorriso da lucertola.
    "Buon pomeriggio, signor Taliesin!" Appaio da dietro il bancone spalancando le braccia, non riuscendo a contenermi dalla gioia di riceverlo.
    Taliesin mi incuriosisce molto, e non solo perché condividiamo un profondo interesse verso il tè. C'è qualcosa in lui che stona con questa realtà, questo mondo, e non riesco a decifrare cosa. E' come un'interferenza della radio: non sai da dove viene né a cosa sia dovuta. Del resto, captare le trame della nostra dimensione vanno ben oltre le mie capacità di Custode. Solo un Giudice, come quelli che un tempo erano i miei fratelli maggiori, potrebbero identificarlo e riconoscere il puzzle nel quale va incastrato.
    "Lei, signore, capita a fagiolo! Proprio questa mattina mi è arrivata una nuova specialità dalla Cina che dovrebbe assolutamente provare." Mi avvicino, quel tanto basta che mi consente di mettergli in mano l'oggetto che ho prelevato dalla scatola. Se ci fosse stata una donna al suo posto, con molta probabilità si sarebbe impressionata. Si tratta di una gemma importata dallo Yunnan, dall'aspetto carnoso e ricoperto di una sottile peluria argentata che tanto ricorda una falena dormiente con le ali schiacciate al corpo.
    "Prima del suo arrivo non ho avuto modo di prepararla né di servirla. Perciò, sempre se le fa piacere, lei potrebbe essere il primo a provarla in assoluto." Dico, spostando lo sguardo dalla sua mano aperta al suo volto, la voce che lascia trapelare un pizzico di entusiasmo. Non per arroganza o per superbia, ma sono sicuro che Taliesin non rifiuterà l'occasione di essere il mio beta tester. Da vero intenditore di tè, infusi e tisane - direi uno dei pochi presenti in città- il suo giudizio ha sempre un senso e a volte mi aiuta a comprendere meglio le preferenze degli umani in materia. "Si accomodi pure dove vuole." Apro un braccio e con un sorriso incoraggiante gli faccio cenno di prendere posto ovunque voglia. Per il momento non c'è nessun altro oltre noi due e Trevor nel magazzino che -mi auguro- stia eseguendo ciò che gli ho chiesto di fare.
    Ripristino la distanza tra noi due e torno dietro il bancone passandoci sopra la mano. Gli lascio il tempo di prendere familiarità con il fiore, odorarlo, studiarlo, immaginare che tipo di fragranza e gusto avrebbe rilasciato una volta immerso nell'acqua bollente. A che tipo di emozione avrebbe provato gustandoselo sulla lingua.
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    Edited by Nevermore. - 10/12/2023, 16:26
     
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    Nonostante il clima che non sia dei più favorevoli per un tè caldo l'atmosfera della piccola sala da tè è, come sempre, incantevolmente occupata di tutti quei minuscoli dettagli che sono parte di una vita, quella di Michael. La figlia, gli aiutanti e tutto quel viavai che scandisce gli istanti che diventano via via passati come granelli che scorrono nella sabbia di una clessidra.
    Taliesin, nonostante le speranze di Michael sente il commento sul suo volto, ma fa un leggerissimo sospiro procedendo per la sua via. Se non avesse avuto quell'orribile impianto non sarebbe cambiato molto, ma forse avrebbe visto la battuta come divertente o offensiva, la cosa non gli avrebbe cambiato nulla comunque.
    Quello che sapeva e che vedeva dall'inizio era quello che già sapeva. Una persona gentile che si muove nel mondo con un passo diverso dagli altri. Forse era quello che aveva spinto per davvero Taliesin a renderlo il suo locale preferito, un'intesa che, come una connessione rendeva lui e Michael diversi dal normale viavai che aveva il mondo.
    "Buon pomeriggio Michael!" disse con un sorriso ed un tono che poteva per lo più sembrare gioia ad occhi esterni. Osservare la bella atmosfera che si respirava in quel luogo era sempre una gioia per occhi ed orecchie stanchi. Come sempre Michael aveva qualcosa da offrire di nuovo ed inesplorato. Gli fece vedere in gran segreto, come chi congiura contro un nemico, una serie di gemme molto interessanti. La peluria argentea fece alzare il sopracciglio dell'uomo, ufficialmente incuriosito dalla gemma assolutamente nuova e promettente nuove scoperte e nuovi gusti da poter paragonare a quello già visto.
    Quel pizzico di entusiasmo nel volto di Michael era una gioia da poter assistere. Il proprietario era sempre molto pacato, e quindi poter vedere un'inizio di gioia nella sua voce e nel suo portamento destava sempre Taliesin di una gioia riflessa.
    "Sono curioso, ma accetto solo se lo provi anche tu con me" rispose Taliesin, quasi come fanno i bambini quando devono provare una cosa nuova e la vogliono assolutamente condividere.
    Tirò fuori un blocchetto in pelle, che teneva solo nei giorni in cui c'era la degustazione in Teeria per prendere appunti su gusto e su tutti i dettagli di un nuovo tè. "Guarda un po' ho anche il mio taccuino da tè pronto per l'esperienza nuova" disse con un sorriso quasi bambinesco.
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    "Accetto volentieri il suo invito!" Non potei fare a meno di distendere le labbra in un sorriso che illuminò la mia maschera fatta di carne e ossa, mettendo in risalto i segni di un volto consumato dal tempo. Riuscii a stento a contenere l'eccitazione del momento: sedermi a tavolino con un cliente e assaggiare con lui una nuova tipologia di tè non sarebbe stato professionale, ma quando si trattava di Taliesin un'eccezione me la concedevo. Così come da Alastor mi lasciavo convincere a dare uno strappo alla regola, anche se con lui era diverso. Il solo stargli vicino, respirare la sua stessa aria, era una violazione che mi sarebbe potuta costare molto di più di una banale, melliflua critica su TripAdvisor.
    "Oh, ha portato il suo taccuino, magnifico!" Forse un altro commerciante al mio posto si sarebbe insospettito, non avrebbe guardato di buon occhio quell'oggetto rettangolare che Taliesin aveva cacciato e avrebbe innalzato un muro di diffidenza e sfiducia. Ma io non avevo ragione di credere che Taliesin si annotasse tutto sul blocchetto di pelle per vendere le mie migliori ricette, sventolarle ai quattro venti, o fare la spia per un'altra tea room che distava a pochi chilometri dalla mia.
    E' vero che la sicurezza e la sventura si seguono come il lampo e il tuono, ma mi piaceva credere che il mio cliente misterioso si spogliasse delle cattive intenzioni prima di vagliare la soglia della mia Just A Cup Of Tea, il mio porto sicuro.
    Pochi minuti dopo ero già tornato al suo tavolo con il vassoio tra le mani. Una presa delicata e al contempo salda, nessun rumore fu provocato quando gli sistemai con consumata maestria la tazza, il piatto e il cucchiaino sulla superficie del tavolo. I tintinni delle tazze e delle posate indicavano una presa inesperta, insicura.
    Nella tazza, il liquido di un giallo pallido emanava un odore gradevole, delicato, invitante.
    "Taliesin, ti presento MoonLight." Esordì mettendogli davanti anche alcuni dolcetti assortiti, sistemati su un piattino che rispettava lo stesso tema degli altri oggetti: un bellissimo set in porcellana che avevo acquistato a Berlino in un lontano 1935, quando gli ebrei potevano ancora passeggiare liberamente per le strade.
    "Questo tè non viene coltivato ma semplicemente raccolto dagli alberi selvatici delle foreste dello Yunnan. I suoi germogli vengono raccolti quando sono ancora chiusi, alcune foglioline sottostanti vengono raccolte esclusivamente nel periodo della luna piena e vengono fatte seccare al buio per 4 o 6 giorni, come vuole la tradizione. Da qui il suo nome MoonLight." Aggiunsi con una punta di orgoglio, era evidente che trattare queste particolari tipologie di té mi riempiva di soddisfazione, era come un balsamo per il mio animo secolare, molto più anziano delle foreste da cui provenivano.
    La sua preparazione richiedeva una certa cura: non bastava semplicemente lasciare a mollo i germogli nell'acqua bollente, no, perché altrimenti si sarebbero aperti e rilasciato un aroma molto più forte, pungente, di quanto dovrebbe, e il MoonLight in questo modo avrebbe perso il suo tocco delicato che lo contraddistingueva dagli altri infusi. D'altronde la temperatura dell'acqua doveva essere di 70° precisi, né un grado in meno né uno in più.
    "Diciamo che possiamo definirlo tè da invecchiamento per le sue caratteristiche organolettiche che si affinano nel tempo. Consiglio di accompagnarlo con biscotti di meliga." Esattamente come quelli che gli avevo offerto.
    Realizzai di essere ancora in piedi e mi affrettai a prendere posto davanti a lui, facendo attenzione a non fare strisciare la sedia sul pavimento. Se il locale gemeva, io gemevo con esso.
    Prima ancora che Taliesin potesse chiedere dello zucchero, del miele, o che possa semplicemente pensare di aggiungerci qualche dolce condimento, lo fermai. "E consiglio anche di gustarlo pulito: per non alterare le proprietà benefiche e l'originale sapore è preferibile non aggiungerci latte, limone, zucchero e miele."
    Tuttavia non era ancora il momento giusto di assaporarlo, il fumo continuava a levarsi dalla superficie della tazza: avremmo dovuto pazientare ancora qualche altro minuto per raffreddarlo e scoprire il suo gusto. Ma la mia ferrea esperienza nel settore mi suggeriva un sapore fiorito, morbido, mieloso con sentori di frutta matura. Avrebbe lenito anche l'anima più tormentata.
    Colsi dunque l'occasione di scambiarci due chiacchiere, dopotutto, ora che ci pensavo, negli ultimi giorni non mi aveva onorato della sua presenza.
    "Come sta? Non la vedo passeggiare da queste parti da un pò."
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    Edited by Nevermore. - 18/2/2024, 23:50
     
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    Il gusto di poter parlare con qualcuno di conosciuto, con quasi un'amico, di sicuro con quella che poteva essere definita una bella conoscenza era uno dei piaceri migliori che Taliesin si era guadagnato negli anni, e la compagnia di Michael era di sicuro una di quelle che erano tra le più apprezzate.
    Sapevano entrambi che il taccuino era un semplice mezzo per annotarsi le caratteristiche del tè.
    Lo assaporava ogni volta con quel meraviglioso fare che avevano quando c'era qualcosa di nuovo in teeria. Le sfumature che il te prendeva quando era infuso divenivano via via più complesse, e, come spesso accade, a Taliesin era utile segnare quei cambiamenti quasi impercettibili nel gusto e nel sapore che via via andavano a migliorare o, semplicemente a cambiare.
    Tutto si muoveva, anche il sapore del tè che via via si schiudeva nell'acqua calda. Era tutto un costante divenire infondo.
    Tutto era in continuo cambiamento. Anche Michael e lui, ogni secondo che si susseguiva cambiavano divenendo nuovi mentre si parlavano.
    Ascoltò attentamente il suo amico mentre spiegava cosa vedeva, come si infondeva e come veniva raccolto dal germoglio fino alla tazza.
    "Un nome affascinante ed una storia che lo è altrettanto" commentò Taliesin mentre osservava la tazza fumare e si godeva quel momento. Gli piacevano quei momenti perché gli toglievano quel senso di caduta continua, quello che muove un passo dopo l'altro. In quel momento in cui ci si può semplicemente fermare ed apprezzare quelle piccole cose.
    Continua ad ascoltare, iniziando ad assaggiare uno dei biscotti, forse un po' troppo goloso, mentre attendeva che l'infusione fosse perfetta.
    "Tutto bene, Michael, troppo occupato con tutto quello che mi chiedono all'università per potermi godere un poco di sano relax. Sempre a dover scrivere qualcosa di nuovo, se no non vengo considerato e sempre a dovermi censurare perché se no mi cancellano". Pareri forti, ma che erano un problema. Quella correttezza che li inondava costantemente era insopportabile il più delle volte per Taliesin. Spesso avrebbe voluto sottolineare con più forza quei messaggi che la sua materia gli permetteva di mostrare, vedeva i cicli ripetersi costantemente e faticava qualche volta ad accettare l'ascesa di un'ennesimo leader carismatico per la mancanza di potere del sistema intero.
    Un bisogno di prospettiva e saggezza lo portava in quella sala da tè, insieme al bisogno di staccare la testa. Avrebbe preso una delle due volentieri, non sapeva quale però. Lasciò a Michael la scelta per il momento
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    Ascoltai con curiosità la risposta del mio compagno di bevande, se così vogliamo definirlo, nell'attesa che il fumo che si sollevava dalle nostre tazze si placasse un pò. Riuscivo a stento a contenere l'impazienza di assaggiare forse uno dei pochi e rari té che mi mancavano all'appello, ma la consapevolezza di non potere, ma soprattutto di non volere, ustionare la lingua di Michaeal mi fece stare buono sulla sedia. Non avrei danneggiato il corpo che mi ospitava solo per assecondare uno sciocco ed effimero capriccio.
    Nonostante avessi già sistemato il vassoio sul tavolo, con un gesto galante gli avvicinai il piatto dei biscotti di meliga affinché potesse ammazzare l'attesa sgrandocchiandone alcuni. Cercai i suoi occhi, curioso di scoprire che tipo di reazione avrebbe avuto. Il suo palato li avrebbe trovati gradevoli? O magari avrebbe considerato l'impasto troppo friabile? Una parola, un gesto, un segno, neseccitavo di uno straccio di opinione da parte sua; per offrire un'esperienza completa ai miei clienti ero entrato nel delizioso ma al contempo terrificante mondo della pasticceria. Preparare i biscotti di meliga non era stato facile come i libri di ricette volevano far credere.
    Nel frattempo Taliesin mi spiegò in poche parole che il suo lavoro gli dava delle gatte da pelare. Sospirai, rivolgendogli un'occhiata comprensiva: conoscevo il peso di quelle parole, di un insegnante schiacciato dal carico del suo stesso lavoro. Mi riconobbi in lui, nella sua frustrazione. Nel corso della mia smisurata esistenza sulla Terra avevo avuto modo di provare i più disparati lavori che l'essere umano aveva ingegnosamente creato, e insegnare rientrava nella mia collezione di occupazioni trite e ritrite, nonostante ancora oggi non me ne capacitavo di come l'uomo desiderasse con ardore quello che per me era come un inciampo per la libertà. Fortunatamente, la mia esperienza da insegnante era durata meno di quanto credessi: avevo facilmente trovato un altro tramite che non aveva niente a che fare con un gruppo di ragazzini svogliati e perennemente disattenti. Taliesin in passato mi aveva rivelato di essere un professore universitario di storia giapponese, una materia indubbiamente affascinante ma complicata da trasmettere a chi non aveva né voglia né il potenziale di apprenderla.
    Si insegna a chi vuole sapere, ma impara solo chi vuole capire.
    "Illuminami Taliesin." Mi sistemai meglio sulla sedia. "Perché dovrebbero censurare la storia?" In realtà qualche idea me l'ero fatta, ma volevo che fosse lui ad approfondire il discorso. Chiacchierare con lui era sempre un piacere, il mio interesse nei suoi confronti non si limitava semplicemente al suo palato esperto nei té. La sua presenza, inoltre, mi aiutava a distrarmi dai pensieri che Alastor di recente mi aveva piantato in testa: se la guerra tra emissari e banditori fosse scoppiata da un momento all'altro, che posizione avremmo dovuto prendere?
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    La presenza di quel momento e di quel che succedeva intorno a lui era così tranquilla e felice che provò qualcosa per un'istante.
    Era un poco di felicità. Poi sentì quel rilascio che conosceva fin troppo bene, e comprese che nel suo corpo erano entrate le tossine che gli avrebbero tolto a breve quella traccia emotiva.
    Lo sapeva fin troppo quella sensazione, per fortuna. Voleva dire che l'apatia, nonostante tutto veniva rotta dalle sue emozioni. Vestigi di qualcosa che poteva essere un tempo, e che purtroppo era già consumato da quella chimica che le componeva in primo luogo.
    Così era la vita di Taliesin, che si consolò assaggiando un biscotto allungato da Michael. Lo guardò per un'istante prima, lo mise contro la prima luce disponibile, per cercare trasparenze nella pastella, per provare a sentire ed intuire la composizione prima dell'assaggio. L'assaggio avvenne pochi istanti dopo, seguito da un momento di riflessione, lento e composto.
    "Buoni, dolci ma non troppo, non contrasteranno con il sapore del tè" sentenziò con un mezzo sorriso. Sapeva fin troppo bene come fingere un sorriso pensoso.
    La consistenza era granulosa e pastosa, che avrebbe permesso di intingerli o di accompagnare il tè in modo eccellente, eppure poteva riconoscere che, a differenza di altro, non erano costruiti in fabbrica.
    "Fatti in casa? Bello, danno un sapore diverso da quelli fatti in fabbrica". Perchè gli bastava parlare di qualsiasi cosa. Gli piaceva quella piccola attesa, quella bolla di tempo che era necessaria per l'infusione. Il tempo nel tè era essenziale e tutto poteva essere misurato, ma un buon tè era preciso, non come il tempo che fluiva intorno a loro.
    La censura era una pratica della storia alla fine dei conti. Lo sapeva fin troppo bene, lui che era stato l'uomo che correggeva gli errori della storia, le sbavature della trama temporale che esistevano.
    Iniziò a parlare mentre finiva di mangiare quel biscotto che aveva preso "La censurano perché non la sanno" rispose. Finì di ingoiare il biscotto prima di continuare dicendo "Hanno paura che si ripeta, e quindi evitano di insegnarla, perché non vogliono che la gente capisca che le cose si ripetono, gli eventi hanno una ciclicità che non sempre è apprezzata." Controllò se non ci fossero briciole nel suo abito, pulendosi con un gesto veloce della mano. "Abbiamo sempre un'era d'oro dopo una tragedia, seguita da una crisi e poi un rinascimento, è sempre così, continuamente". Perché lo vedeva continuamente, anche se era sempre difficile vedere in quale momento fosse il suo presente e come avrebbe potuto fare qualcosa per evitare catastrofi.
    "Detto questo siamo in un periodo strano storicamente parlando. Abbiamo avuto troppa pace. Alla fine, a parte piccoli conflitti non ci sono state grandi guerre da troppo tempo... Forse la cosa mi preoccupa e preoccupa quelli in alto e per questo mi chiedono di evitare di trattare nei dettagli i conflitti". Perché la guerra e la pace erano proporzionali. Stavano vivendo la pace meritata delle grandi guerre o stavano attendendo una guerra ancora più grande? Non lo sapeva bene.
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    "Buoni, dolci ma non troppo, non contrasteranno con il sapore del tè" Rilasciai il respiro che neanche sapevo di aver trattenuto.
    Vederlo assaggiare il mio biscotto, soppesarne il gusto sulla lingua, e formulare il giudizio nella sua mente fu per me una tortura. Come un carcerato in attesa della sentenza, fu un attimo per me interminabile, nel quale avevo sentito il sangue ghiacciarsi nel corpo di Michael e i suoi muscoli tendersi come corde del violoncello.
    Taliesin aveva deglutito lentamente, mentre continuava a studiare il biscotto con un'espressione indecifrabile. Non riuscivo a leggere le sue reazioni, e questo mi aveva fatto sentire ancora più nervoso. Avrei dato qualsiasi cosa per sapere cosa stava pensando in quel momento.
    Volevo dare il massimo ai miei ospiti, ma in particolar modo mi sentivo in dovere di impegnarmi di più per i miei amici.
    Ma alla fine vederlo dare altri morsi al biscotto, con un sorriso pensieroso sulle labbra, mi riempì di sollievo e speranza.
    "Esatto, da poco mi diletto con la pasticceria. Voglio che tutto ciò che si trovi all'interno di questo posto sia autentico, a partire dai tè e dai biscotti." Genuinità, amore e passione dovevano essere il fiore all'occhiello del mio Just A Cup Of Tea. A differenza di alcuni dei miei concorrenti che ingannavano i clienti con le bustine da supermercato e con i biscotti preconfezionati, spacciando il tutto per prodotti artigianali. Una mossa che mi faceva più paura del Calvario stesso.
    Comunque, tutte queste erano emozioni che non mi potevo permettere di provare.
    Dedicai la meritata attenzione alle parole che uscivano dalla bocca di Taliesin, tra un morso e l'altro, lasciandole sedimentare nella mia mente, risvegliando riflessioni e interrogativi che nel corso della mia lunga esistenza sulla Terra avevo affrontato più volte, ma senza una vera e propria risposta.
    "Le ciclicità della storia..." mormorai, accarezzando la superficie levigata del tavolo con le dita. "È come un pendolo che oscilla, sempre in movimento tra la luce e l'oscurità."
    Alzai lo sguardo verso Taliesin, cercando di cogliere nei suoi occhi la stessa consapevolezza di cui parlavo. "Ma ciò che mi spaventa di più è l'incapacità di imparare dalla storia", proferii con voce bassa, quasi come se temessi che le pareti della mia teeria potessero udire.
    Come se da un momento all'altro i miei fratelli Emissari potessero piombare dall'alto, strapparmi dalla vita umana nella quale mi crogiolavo e scagliarmi nella prima fila di fanti da sacrificare contro i Banditori.
    Perché alla fine, per quanto doloroso fosse ammetterlo a me stesso, ero nient'altro che un'insignificante pedina di un gioco molto più grande di me, di Alastor e di chiunque altro Emissario o Banditore che non fosse vicino a loro. I nostri Padri.
    "Anche quando gli eventi si ripetono sotto i nostri occhi, sembriamo condannati a ripetere gli stessi errori, come se fossimo intrappolati in un ciclo senza fine."
    C'erano state infinite guerre tra luce e oscurità, tra Aaos e Samenar, prima di noi, prima della creazione dell'essere umano, eppure tutte conducevano allo stesso risultato: il raggiungimento di un equilibrio fragile. Un patto destinato a spezzarsi ciclicamente.
    "Detto questo siamo in un periodo strano storicamente parlando. Abbiamo avuto troppa pace. Alla fine, a parte piccoli conflitti non ci sono state grandi guerre da troppo tempo... "Le ultime parole di Taliesin ebbero un forte impatto su di me, scavandomi dentro e risvegliando ciò che era dormiente. La paura che tutto questo finisse. La paura che la mia Scintilla si estinguesse, e con essa tutte le numerose vite che avevo occupato qui, su questo posto bellissimo e complicato che porta il nome di Terra.
    In realtà questo timore era già stato stuzzicato di recente da Alastor, con le sue velenose insinuazioni sull'ennesimo ed inevitabile scontro tra le nostre razze, come i tizzoni che iniziano ad ardere lentamente sotto la brace.
    E Taliesin, anziché raffreddarli, li gira e li rigira con l'attizzatoio.
    "È vero, siamo stati benedetti da un periodo di apparente tranquillità", ammisi con un sospiro e mantenendo un'espressione di apparente controllo e compostezza. Non volevo fargli vedere che il discorso intavolato aveva preso una piega che non mi allietava più. "Ma ogni momento di pace porta con sé il seme della sua stessa distruzione. È come se l'umanità, incapace di abbracciare la serenità senza la minaccia della violenza, fosse destinata a provocare il proprio tumulto. È come se fossimo tutti attratti da questa eterna danza tra guerra e pace. Ma di certo non possiamo rinunciare alla speranza che un giorno sceglieremo un destino diverso." Dissi infine con una nota di rassegnazione nella voce, inziiavo a sentire il peso dei secoli passati qui farsi pesante sulle mie spalle.
    Mi voltai verso Taliesin, cercando un sollievo nella presenza del mio amico e nel tè che, finalmente, era pronto per essere degustato.
    Sollevai la tazza di ceramica e gli feci cenno di fare altrettanto, prima di portarmela alle labbra. Indugiai un po' sul colore e sull'odore del tè prima di sentire il suo liquido delicato e leggermente speziato riscaldarmi la bocca e lenire l'anima che condividevo con Michael.
    Chiusi gli occhi per assaporare questo momento di conforto, che solo un tè sapeva donarmi.
    Gustare MoonLight fu come teletrasportarmi nella foresta selvatica dello Yunnan, ad accarezzare con le dita il tronco degli alberi da cui proveniva ed inebriarmi con il loro profumo.
    "Allora, che ne pensi? Cosa scriverai sul tuo taccuino?" Chiesi poco dopo con un sorriso curioso, tentando di scacciare le ombre che si erano allungate su di noi, addensatesi sul pensiero della guerra imminente.
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