[𝑬𝒗𝒆𝒏𝒕] 𝑳𝒖𝒄𝒆 𝒅𝒊 𝑺𝒑𝒆𝒓𝒂𝒏𝒛𝒂

23 marzo 2024 - Pier Sixty

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    Diana, of course, poi Magnus Blackwood

    Emma
    Emma
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    Colroy
    Quello che amava di Diana era proprio la sua sagacia. Segue il tuo sguardo, esattamente come tu fai con il suo, studiate la situazione, le persone e vi scambiate le reciproche sensazioni, i pensieri al riguardo. Si, siete solo due donne in carriera per il mondo, ma voi sapete quanto ci sia di più profondo nel motivo per cui siete lì. Noi ne sappiamo qualcosa. Una risposta di rimando, della leggera ironia dietro le tue parola. Voi siete donne, siete potenti e siete pericolose. Ne sapete eccome. Proprio per questo forse è la persona giusta da agganciare, ma non avrebbe senso farlo direttamente. Più facile iniziare con personaggi importanti nella sua corsa alla Presidenza, vicine a lei, per arrivare al bersaglio solo dopo, una volta preparato il terreno, una volta fatte le domande giuste e ottenuto le risposte cercate.
    Percepisci nella stretta della tua mano il vetro del bicchiere mentre i bicchieri tuoi e di Diana tintinnano uno contro l'altro, il liquido ambrato al suo interno che fai ruotare sulle pareti per poi portarlo alle labbra, a nascondere in parte il viso, per sorseggiarne il contenuto. Qualcuno di vicino alla candidata. Ora però c'è troppa gente attorno a loro, attenderei un momento più tranquillo. Sembrano esserci troppe api attorno a quel fiore delizioso, troppi interessi, troppi intrighi. Sarà in grado di reggere a tutto questo? Il potere inebria, certo, ma a quale prezzo? Lei, che a differenza di Emma e Diana, rimane personaggio pubblico sotto ogni aspetto della sua vita, con il pericolo che se un pezzo della sua vita diventa maschera e finzione, caduta quella cade anche il resto del castello costruito con tanta perizia. Ti appunti mentalmente di cercare quella giornalista con cui tieni i contatti per chiederle informazioni riguardo la Lovecraft, per sapere se c'è del torbido da cercare e trovare. C'è sempre, in fondo, l'animo umano è una splendida torbiera in cui ognuno si impantana prima o poi.
    Scansioni la stanza in cerca di altre persone degne di nota fino a che spunta il direttore di Alcatraz. Lui sarebbe un potente alleato per voi. Guardi Diana e lo punti discretamente con il bicchiere. Andiamo a cercare materiale per il tuo profilo? I tuoi followers attendono di sapere chi c'è questa sera. Indossi un sorriso adatto agli schermi, ti sei abituata a sfoggiarli a comando, mentre ti dirigi verso il signor Blackwood. Mr. Blackwood, non credo ci abbiano mai presentati. Anche se sicuramente saprà chi siete, o quantomeno chi si dice siate. Senza prove, ovvio. Emma Colroy, molto piacere. Ti giri verso Diana, perché sia lei stessa a presentarsi e magari accennare al suo ruolo di influencer per agganciarlo. Quello che sta bevendo è un Margarita? L'alcol rimane sempre un ottimo modo per rompere il ghiaccio in una conversazione. Rimane un ottimo modo per affrontare la vita in generale, e mentre lo pensi sfoderi un sorriso sghembo solo per Blackwood.
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    code role © usul; created for Brakebills GDR ma di libero usufrutto ovunque


    Lotteria: 4 (se l'ha già scelto qualcuno avvisate)
    Ballo: yay
     
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    Emma&Magnus <3

    jackals
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    the empress
    diana gallows
    Lascia scioccare poco la lingua contro il palato, un suono di assenzo che fa scivolare via gli occhi dalla calca che si è naturalmente aggregata al centro della serata, ad una figura che potrebbe diventare a breve una delle più importanti, almeno pubblicamente. Ci sono cose al di sopra del governo, ed è proprio a quegli scranni che punta così da prendere uno spazio eterno per tutti loro. L’ambizione non le è mai mancata, semmai ha sempre avuto quella e quella soltanto quando il resto della sua vita è un prosciugamento che non finisce mai. Emma ha ragione su tutta la linea, quando sanno quanto è importante la calma e quanto ancora di più lo sono le ombre, tutto ciò che accade appena al di là dei riflettori in quelle zone nere ed imperscrutabili dove si muove il mondo. Con calma, è convinta, possono fare tutto. Ora che forse sono uniti più che mai, coesi contro obiettivi e nemici comuni che si ergono come ostacoli da superare. Ne sono la prova proprio loro due, i sorrisi sfavillanti di chi è abituato a muoversi senza attirare le attenzioni sbagliate, e conosce nell’intimità le meccaniche del mondo. In fondo sanno qualcosa che forse molti quella sera ignorano, è per forza così quando la loro esistenza è permeata da lotte che segnano sempre confini netti fra vita e morte, sopravvivenza e abbandono totale senza più possibilità di un passo alcuno. Prende un altro sorso, le labbra incurvate che si puntano agli angoli. «Andiamo» più un sussurro premuto contro il bordo del bicchiere che altro, quella punta che trasforma già sguardo e voce in qualcosa di più innocuo, come una ragazzina che del mondo sa assai poco. Anche se probabilmente, fra i presenti, è lui quello che più di tutti può intuire cos’è che si nasconde sotto la sua maschera, quando in fondo suo zio è fra quelli strette nelle sue cure. Una dinastia che non era destinata ad essere la prima, come anche suo cugino Nate concorda ora che è il suo ramo da essere a capo della famiglia. La segue lasciando andare solo leggermente lo sguardo intorno, per non dare la sensazione di un’attenzione che ora è già più ferma sull’uomo verso cui si muovono. Le prigioni sono sempre terreni fertili per persone nella loro posizione, checché uno possa credere. Sono covi ripieni di qualsiasi cosa, se solo uno sa dove allungare le mani. Scosta il bicchiere dalle labbra, lasciandolo vicino al volto ma senza che lo ostruisca, così da poter sorridergli carica dell’innocente trepidazione che sa mostrare, quella che non la inquadra come una bestia pericolosa ma qualcosa di più docile da maneggiare. «Diana Gallows» interviene poco dopo Emma, il nome le scivola sulla lingua come se fosse un liquore pregiato, e per lei lo è. Ne è orgogliosa, come se fosse un pregio che ha dovuto conquistare con le unghie e i denti, ed in fondo è la verità. Nonostante vi sia nata, ha dovuto modellarlo perché diventasse quello che è oggi. «È meraviglioso che un uomo del suo calibro partecipi ad eventi come questo» la sua voce sa essere zucchero così come sa essere sale che brucia antiche ferite. «Le dispiace se ci uniamo a lei per questa bevuta? Credo che potrebbe offrirci un punto di vista interessante sulla serata»
    ©
     
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    interagisce con Taliesin.
    [spoiler_tag][/spoiler_tag]ballooo si
    Lotteria 13





    astrea

    thalia tate


    40y.o. ✹ heiress ✹ tate museum ceo ✹ m.a.u.c.


    Astrea lasciò scivolare la mano lungo il busto dopo che il signor Romberg aveva effettuato il consueto baciamano. Ne percepì lo sguardo, nonché la punta di sospetto magistralmente nascosta, ma che Astrea identificava facilmente, essendo anche lei una persona diffidente di natura. Molti si avvicinava per ottenere i suoi favori, ecco perché quando era lei a fare il primo passo si poteva essere certi che non aveva nessun interesse o fine recondito. Di fatto non aveva bisogno di guadagnarsi i favori di nessuno, piuttosto era Romberg a doversi guadagnare i suoi in quell'elezione imminente, e si domandava in che modo avrebbe provato a farsi benvolere. Sorrise, con sincerità, alle sue prime parole. Riconosceva l'onestà nel tono di voce dell'uomo. La causa mi è molto cara e non potevo non manifestare il mio supporto a questa iniziativa ammirevole. Mi auguro sinceramente della sua riuscita. commentò la donna, poggiando il suo calice di champagne su un vassoio di passaggio per prenderne altri due e offrirne uno all'uomo. Annuì davanti al complimento, inclinando il capo compiaciuta. Sono felice di sentirlo, la prossima volta mi contatti. Organizzerò qualche visita speciale, se ha interesse a mostrare ai suoi studenti anche i laboratori e gli archivi dei musei. Non sono normalmente aperti al pubblico in visita, ma possono essere organizzate ovviamente delle visite accademiche. propose la donna. Amava quando i suoi musei venivano apprezzati, quando il duro lavoro veniva riconosciuto. Siamo molto orgogliosi del lavoro svolto per la mostra del Giappone feudale, e ogni suo commento sarebbe apprezzatissimo aggiunse immediatamente dopo, mentre la conversazione tornava sul tema della serata e lì riconobbe il pattern invece delle frasi abilmente organizzate dai PR e dall'addetti alla stampa della campagna elettorale. Sebbene questa volta i soldi sarebbero stati offerti ad una nobile causa, non per finanziare la campagna elettorale. Spero di poter dare il buon esempio all'Asta scherzò la donna, inclinando appena il bicchiere verso l'uomo invitandolo ad un brindisi. D'altronde avete riunito un gruppo notevole questa sera, la lista degli ospiti e notevole e l'adesione anche. Deve essere un grande successo per la vostra campagna. concluse portando alle labbra il calice di champagne bagnando appena le labbra. Non voleva esagerare prima della cena.


    code by hime.
     
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    Emma & Diana, sciacalline care, siamo qui per voi

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    magnus blackwood
    direttore di alcatraz | metamorfo | viaggiatore fisico
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    luce di speranza
    Ti sei chiesto, affilando lo sguardo lungo tutta la sala, chi sarebbe stato il primo ad affiancarti. In fondo non sei un signor nessuno che si fa largo nella speranza di non essere notato, nossignore. Fin da piccolo hai sempre attratto a te le attenzioni "giuste", ora che sei molto più cresciuto, non ti fai remore ad usare con sfrontatezza questa capacità.
    Ma, ben sai, che il tuo ruolo è cucito su di te, come il completo firmato che indossi.
    E, proprio per questo, tu sai chi presenzierà alla festa, sulle autorità sei ovviamente ferrato, ma ancora di più i tuoi informatori si ramificano nella malavita. Sei parte della legge, Magnus, e questo fa di te una Re pericoloso, un moderno Ade a guardia dell'inferno. Non puoi scegliere chi vi entra, o chi possa uscirne, tuttavia i privilegi dei tuoi "ospiti" sono tutti sotto il tuo pieno controllo.
    Per questo, di patti con il diavolo - e con te - se ne fanno ogni giorno.
    Nella metafora della montagna, tu sei Maometto solo quando ne senti il diletto, quando immagini che siano gli altri a volere qualcosa da te, e mai viceversa.
    E le prime (forse?) di questo girone, sono due donne le cui minacce senti riecheggiare nei corridoio del livello 4 molto frequentemente. Ah, sciacalli così ben vestiti da mimetizzarsi perfettamente. Come ti sai mimetizzare anche tu.
    "Lady Colroy" un cenno riverente del capo, da pari a pari. In un mondo come questo, il matriarcato delle mafie va ben osservato, tu sai bene chi è piacevole avere accanto, e contro chi non alzare mai bandiera nera. In fondo, gestire le redini di Alcatraz è come vivere su di una scacchiera, o sei più furbo di entrambi i giocatori o ti fai fottere da tutti. "E Lady Gallows" anche a lei rivolgi un cenno, prima di tornare alla sua partner della serata.
    Non credi serva che tu ti presenti, è ben chiaro che sanno chi sei, ora vuoi giusto capire "perché". Non sottovaluti mai nessuno, così come non generalizzi, poiché la gente a volte sa anche stupirti.

    "Dovrebbe esserlo, certamente ne indossa l'abito" di un margarita, intendi, rivolgendoti ad Emma, prima che Diana rubi piano la tua attenzione. "Il mio calibro" ripeti, ripassandoti quelle parole sulle labbra. Non sminuisci mai ciò che fai, a volte è solo un bel gioco minimizzare tanto per lanciare altri sassolini nel profondo pozzo che circonda il tuo castello. "Non credo sia poi un calibro così rilevante, e tuttavia..." sorridi affabile ad entrambe, ché uno sguardo alla sal l'hai dato eccome. "... ritengo ci siano ancora troppi pochi uomini in questa stanza stasera" una verità indissolubile "L'uomo è ancora un animale da educare, per cui sono sempre pronto ad aprire le porte del mio Hotel di cemento, e gettare la chiave" immagini capiscano bene che cosa intendi. Non c'è gusto che provi di più nel tormentare chi, in quella vita prima di finire tra le tue grinfie, ha pensato di essere un Dio. Gli dei comandano solo all'Inferno. Ti rivolgi a entrambe "Posso offrirvi un giro migliore?" sfoggi l'ennesimo sorriso.


    Numero: 28
    Ballo: Sì
     
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    chrysanthemum sinister
    29 y.o
    Pepe nero, Patchouli e Vaniglia per me, mentre per te, che risplendi anche nella mise più semplice, Rosa, Ylang ylang, Gelsomino e Legno di sandalo danno la completezza di cui abbiamo bisogno. Un tocco in più per lasciare che la nostra immagine risalti non solo alla vista, ma persino all'olfatto. Una scia, mi dico, di sensualità e perdizione che in eventi sociali come questi spesso manca. Perché che sia tutto un po' troppo pacchiano lo si evince dagli inviti. Che ci sia qualcosa a stornare lo si evince dalla lista delle persone importanti presenti in loco. Un uomo a patrocinare un evento sulla violenza di genere. Una scusa, come un'altra, per tenersi ben stretti determinati voti. Già, i voti.
    Mi chiedo cosa ci sia di bello in eventi come questi. Lo faccio quando scendiamo dalla moto e ci sfiliamo i caschi attenti a non rovinarci l'acconciatura. In un movimento deciso del polso, con lo sguardo curioso rivolto alla struttura.
    "Ti sei mai chiesto come mai eventi come questi vengono patrocinati da un uomo?" non sorrido nonostante la domande mi risuoni retorica. Non ho un'espressione precisa da dedicare a questa affermazione. Forse sono rilassato il giusto da non darci troppo peso. Da dare lo spunto ad una riflessione che per noia potremmo non portare a termine. Perché che sia patrocinato o meno da un uomo noi comunque siamo qui. E siamo uomini a nostra volta. Non che ciò stia a significare che saremo sempre e comunque lontani da una causa che non preveda il nostro genere ma - beh, è sicuramente più complicata di così la questione. Quello che mi chiedo con più serietà e magari ci metto un po' ad elaborare, è se il vino sarà buono abbastanza da giustificare una nostra uscita da casa. Che a divertirci sappiamo farlo anche da soli, seppur, da quando i nostri figli sono a scuola, tornare adolescenti sembra esserci venuto fin troppo facile. Mi credo fino a quanto lasceremo che ciò ci sfugga di mano. Quanto ancora abbiamo voglia di gongolare in questa idea di giovinezza che lentamente sta svanendo.
    "Spero tanto di ricredermi e di conoscere un uomo speciale. Uno di quei filantropi che a giorno d'oggi sono rari" lo sibilo in un intreccio di dita che mi vede affiancarti. Spalla a spalla, con la pelle che mi si fa d'oca solo per essere la scusa perfetta per far sì che tu mi ceda la tua giacca. Un modo del tutto sciocco di garantirmi il tuo profumo addosso anche in situazioni in cui non potremmo arrangiarci diversamente. "Ci fumiamo una sigaretta di benvenuto o sei pronto?" con una mano ti sistemo il colletto. Spingo un piede in avanti anche se penso che debba esser tu a portare me. Ci lascio dondolare un po'. "Non vedo l'ora di essere invitato a ballare..." sussurro, lasciando intendere che forse non accetterei di farlo solo con te. Chiamala sfida.
    mago nero . atropo . metamorfomago . bisex


    Numerino: 66

    E ovviamente partecipiamo al ballo
     
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    36 y.o - irish - father of 3 - outfitambientvoice – 1 di 3 2 – Dämonfeuer – Mago nero





    L'involucro spoglio e imbellettato della società. Una grande lampadina da un trilione di watt che splende su tutta New York. Un faro che punta ovunque. Un grande occhio che inconsci, ci osserva. Il ritorno alla civiltà è inevitabilmente, un groviglio incessante di emozioni uterine. Un susseguirsi incontrollabile di brividi su brividi. Oltre i muscoli e la pelle. Scaglie di drago che siede, avaro, sul proprio tesoro. Ma anche la stasi, un susseguirsi di incoerenze che tendono e rilassano i muscoli. So di muovermi per inerzia o per abitudine. Di conoscere questi posti come se fossero casa mia e magari perché sì, un tempo lo sono stati davvero. Questa città mi ha cullato quando io impiegavo ogni mia energia per respingerla. E adesso che vi ritorno, che vi cammino attraverso, questa quasi sembra ignorarmi. Dobbiamo esserci dati tregua. Dobbiamo aver compreso il senso della pace. Soprattutto laddove le ultime radici rimaste a volte sembrano essere quasi divelte. Un po' strappate via, un po' lasciate alle incurie del tempo. So che il tempo, a proprio modo, non dimentica, così come so che che un giorno questa città si risveglierà e allora tornerà a reclamare i suoi figli. Quelli rinnegati, fagocitati o vomitati via. Io mi sento un ibrido, ancora a metà tra le regole che sottostanno alle leggi dei macro e micro gruppi, un po' libero, ancora in Canada, laddove Yael non è solo mia moglie, ma la madre della progenie. Un tentativo di portar in vita qualcosa di più potente. Una razza di cui ne vanterei la scoperta. E sono solo perché lei è gravida, un po' come New York, che mi accoglie senza abbracciarmi, un po' come una madre che aspetta il figlio da un altro uomo. Ma questa volta i bambini che già abbiamo sono dalla balia. Non in mezzo a due wendigo spinti a dar vita alla creatura perfetta. Non con Lucian sempre troppo fatto, sempre troppo stordito per capire come lasciarsi amare da una donna che, per natura, è portata a donar vita.
    E non so io se quel che facciamo avrà mai un senso. So solo che per me già con Elias abbiamo raggiunto quella che può sembrare la perfezione e che è questo pensiero, forse, a spingermi con il cuore un po' più sereno verso la mia vecchia casa. In attesa. Anzi, no, alla ricerca di qualcosa. Di un contatto che mi riporti indietro e mi spinga ad interessarmi a qualcosa di diverso dalla genetica. Che richiami un Riley più acerbo e lo spinga sull'attenti. Per permettermi così di vedere e comprendere come si sta contemporaneamente in due posti sentendosi padroni di entrambi.
    E non ho scelto un evento come tanti per questo esperimento. Non ho bisogno della musica che a volumi troppo alti possa risvegliare in me una necessità più irrazionale, brutale. No. Io cerco un posto dove so di poter tener sott'occhio quello che sarà il riassunto della società di adesso. Una società che mi sembra distante anni luce da quella che ho conosciuto io. E mi sento un alieno mentre varco la soglia di questo stabile senza dar troppo cenno della mia presenza. Che New York è una madre perfida coi suoi figli. Così come lo è Yael quando la luna nuova è vicina e allora scalpita, li disconosce. E lo fa anche con me, che non sono l'artefice di alcun male, ma solo il promotore di un istinto più profondo, bestiale. Quel senso di protezione così forte da far snudare i denti che, per quel che mi riguarda, non esiste più. Ho persino dimenticato che evento è questo, ma posso tornare sul pezzo in meno di un secondo. Mi basta solo osservare e sapere che Emma, mia sorella, per quel che mi è dato ricordare, sarà qui come deve. Come non ho più alcuna intenzione di voler sottostare anche io.
    Che fingo di aver scelto. Che avanzo passi laddove le luci ancora non si fermano su di me. Che la osservo da lontano, perché la riconoscerei sempre. Perché il suo odore mi pervade come anni fa. Come quando un legame, a questa terra, a questa città, io sentivo ancora di averlo.

    Riley
    Dylan
    Colroy

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    Numero di telefono: 90
    Balliamo anche noi :3
     
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    Mano nella mano con Chrysssssh
    vi odia già tutti

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    Joshua Çevik

    mago nero | rockstar | marito & padre | 30 anni
    luce di speranza
    Girare in moto mi fa sentire un cazzo di ragazzino, ma mai quanto mi ci fai sentire tu ogni fottuta volta che mi porti in posti come questo. Che io guardo, alla fine, dopo essermi assicurato che 'sta moto da qui non si muova finché non la riprenderemo noi.
    Sento già i cazzo di fotografi appena sfioriamo il suolo, ma sono così abituato a loro che per me non esistono, ed ora che lo sei anche tu, non manca un secondo in cui non riesca a sfoggiarti come un cazzo di trofeo. E' il gioco di stasera, lo sono io per te o lo sei tu per me?
    E lo so perché queste cose non vengono mai assecondate se ad aprir bocca è una donna, e magari non ne abbiamo parlato, anche se penso tu possa capirlo più di altri, che io voglio un mondo decente per Alice. Uno in cui posso non guardare sempre dove cazzo va perché riesco a saperla tranquilla, anche se quella ragazzina è un carro armato.
    E' 'sta cosa del padre che mi fa ribollire le vene e voglio guardarli in faccia questi stronzi, uno ad uno, per capire fin dove la loro fottuta ipocrisia può portarli, o se per una volta sono onesti.
    Di 'ste cariche del cazzo finisce che mi fido sempre meno.

    "Mh" è il mio primo commento, nell'intrecciare le dita alle tue. "Sarà il solito senso di colpa del cazzo" sentenzio, ché di sti stronzi è pieno il mondo, non sono certo che la tua fiducia sia ben riposta, ma quello che so è che quando saremo a casa, continuerà a non contare un cazzo.
    Ti sorrido, però, da quando siamo partiti è la prima volta, ma se sono qui è perché sei fottutamente convincente, amore mio. Bravò. E perché la casa sembra vuota anche a me, anche se è tornata un'alcova del cazzo di cui ho sempre bisogno.
    "Aspettare per vederti scalpitare più di così?" ti prendo in giro, ma nel farlo mi prendo un cazzo di bacio - considerala la mia sigaretta prima di entrare - così ti posso parlare più da vicino. "Con chi cazzo vorresti ballare tu, mh?" non è davvero una domanda, sono io che ti sorrido in muso, prima di stringerla meglio quella mano, ed entrare con te, mano nella fottuta mano, la tua spalla gelida che si appoggia alla mia. Giochiamo con sto cazzo di fuoco.
    ©

    Girovita Lotteria: 69
    Balliamo?:
     
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    Peskipiksi Pesternomi
     
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    Magnus, attraverso colloquium Diana e infarta grazie a RD <3.

    Emma
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    E' un gioco astuto quello a cui stai partecipando, fatto di stoccate, parate, finte e schivate invisibili. Certo, i nomi tuoi e di Diana non sono riconducibili a nulla che abbia a che fare con la Mafia, non siete così stupide, ma chi come Magnus ha a che fare con certi ambienti è inevitabile possa sentir pronunciare sussurri che si fanno curiosità in chi sa coglierli. Lo comprendi da come parla, dal suo atteggiamento. Sorridi, affabile, comprendi quanto potere possa avere all'interno di quelle mura, fili che vi farebbe comodo poter muover in modo che i vostri non corrano rischi, possano prendere informazioni, siano trattati degnamente. Avere la garanzia di una protezione dentro Alcatraz è un qualcosa che vi permetterebbe di gestire i sottoposti con più facilità. Idee che si muovono nella mente, una macchina che si sta mettendo in moto silente...e che silente si ingolfa.
    Ti irrigidisci, senti un odore, un odore che non percepivi da tempo, un odore che non dovrebbe essere qui. Un odore che sa di tutto, che ti manca tanto da far male; un odore che però ti fa anche incazzare. E' un attimo quello in cui perdi la tua facciata, non di molto, abbastanza per farti stringere gli occhi e buttare fuori l'aria piano, in un respiro profondo che serve a calmarti. Ti ricomponi, e ti concentri sull'uomo che hai davanti, spostandoti leggermente solo per aver modo di cercarlo con lo sguardo attraverso la folla. Oh, via, Mr. Blackwood; non minimizzi così il suo status. I tuoi occhi corrono tra una figura e l'altra, fino a che non lo trovi, alto, elegante, semplice in ciò che rappresenta, un elite. Le do ragione, però. In fondo sono una madre single proprio per questo motivo. Sai che la tua reazione non sarà passata inosservata, almeno a Diana, ma non vuoi che Magnus percepisca il soggetto delle tue attenzioni. Lui è un uomo che preferisci tener lontano da Riley. Per questo ti sei spostata, in modo che per guardare te debba dare le spalle alla posizione di RD, ancora lontano da voi. E sempre per questo attivi un colloquium con Diana, perchè deve capire, ma senza che Blackwood possa sentirvi. Perdona l'intrusione, sarai più brava di me a celare la sorpresa, ma così capisci...Riley è qui. Un messaggio semplice che basta a farle comprendere anche le possibili implicazioni. Decidi per ora di lasciarlo là, tranquillo, e di raggiungerlo solo dopo. Ora Blackwood è più importante del rientro a NewYork di tuo fratello. Molto volentieri, che aveva in mente? Sono curiosa di sapere cosa ci propone. Ti riferisci ai drink, trovi sempre abbiano molto da raccontare i gusti di una persona quando beve. Tu e Diana amate bere bene, certo, ma di rado vi lasciate attrarre da alcolici da ragazzina, cocktail da signora. No, persino nella scelta di cosa bere fate vedere la vostra indipendenza. Certo, però, ogni tanto va giocata diversamente la partita.
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    35 y.o - mexican - sheet- outfitvoice – SERNA INT. - CARTELLO DI SINALOA





    Controllò nello specchietto retrovisore della sua auto per quella sera, una Bentley Flying Spur S di un elegante grigio fumo, che sul suo viso non ci fosse traccia delle attività che aveva concluso poco prima. Attività che non era bene che si notassero. Soddisfatto del suo aspetto scese dalla macchina lasciando le chiavi della sua auto e una banconota da 100 al valletto, prima di voltarsi a salutare con un gesto i fotografi. Tese leggermente i lembi della giacca da smoking, controllò i polsini e i gemelli e si avviò verso l'ingresso con un passo deciso e costante, facendosi spazio facilmente verso la sala dove si teneva l'evento. Quella sera, era due cose: Jaime Serna, direttore esecutivo della Serna Int. e anche il figlio di Reynaldo Serna, Capo del Cartello di Sinaloa. Perché si sa che a quelli eventi dovere e piacere si mescolavano e lì dove vi era potere vi erano anche loro. La sua guardia del corpo, che quella sera aveva le vesti del suo segretario, si posizionò a qualche metro da lui, mentre Jaime scandagliava con lo sguardo la sala per identificare i presenti. Individuò la candidata accerchiata da personalità di diversa natura e autorevolezza. Il candidato alla Vice Presidenza accompagnato dall'inconfondibile figura della signora Tate. Accanto all'angolo del bar riconobbe le forme eleganti di due figure femminili di un potere che conosce molto bene, essendo da tempo alleati. Sebbene in quella città del suo duplice volto ne sono a conoscenza davvero poche persone, che ce ne siano presenti quella sera non è così convinto sia una cosa positiva. No, non è una cosa che gli piace.
    Fece il giro lungo, abbracciando a passi ampi l'intera sala per raggiungere il bancone del bar, poco distante dalle due donne e da quello che - riconoscibilissimo - era il direttore di Alcatraz. Si poggiò al banco di marmo e metallo e alzò la mano per attirare l'attenzione del bartender e ordinare un Don Julio Real, per favore.

    Jaime
    Serna

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    Edited by .isabella. - 25/4/2024, 18:45
     
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    30 Y.O. – Seer – Married – future president – Pier Sixty




    Rivolta a: Cyrus, Ravius, Quincy, Saraswati, Beatrice, Ariadne (Accenni a Taliesin e Astrea)


    Mi appoggio a te Cyrus, perché la tua presenza mi da sicurezza, perché ora ci troviamo in una gabbia di famelici leoni e non ho paura. Ho bisogno dei loro voti, ho bisogno dei loro consensi è per questo che ho organizzato questo evento per dimostrare quanto io sia impegnata nel sociale.
    Cosa che è vera però.
    Voglio dire, lo sanno pure i muri che nel mio programma sono presenti moltissime cose che mirano a arginare piaghe sociali come il femminicidio o la violenza sui minori. Infondo sono la mamma d'America e devo prendermi cura dei miei bambini, giusto?
    Anche a costo di dovermi sorbire presenza poco piacevoli, ma per fortuna c'è chi si sacrifica per me e lo vedo Taelsin venire rubato da qualcuno che a dirla tutta non mi aspettavo di vedere.
    «Povero signor Romberg, si è dovuto sorbire la Tate... Mi spiace per lui.» non è che mi facesse particolarmente impazzire il fatto che Astrea Tate fosse qui, il sostegno dell'IRTAF è sempre gradito ma è difficile soddisfare qualcuno come lei. Oh, beh ci penserà il mio futuro vice-presidente a mandare giù il boccone amaro. Intanto io vedo di fare gli onori di casa, insomma la prima persona che mi si avvicina è un amico di vecchia data di mio marito.
    Ravius Lestrange.
    «Signor Lestrange, è un piacere averla qui.» sorrido, mentre tengo con delicatezza la mano sul braccio di mio marito che mi racconta qualcosa di più su di lui «Dovresti parlarmi più spesso dei tuoi vecchi amici di Hogwarts, sai?» perché mi sembra che siano molto più gentiluomini di te. In tutto questo mi auguro che «Le sta piacendo l'aria americana, signor Lestrange? New York è un po' caotica, lo ammetto ma è piena di fascino.» che non perderà mai. New York è la città dei sogni, come si fa a non amare? Io la amo, la amo moltissimo e viverci mi fa sentire una star. Cosa che effettivamente sono visto che adesso mi trovo sulla bocca di tutti, il New York Post non fa altro che parlare di me. Mi giro poi, osservando il nuovo arrivato che irrompe nella conversazione per dirgli che «Oh ma le posso assicurare che è più che sufficiente, signor Rowle.» ed è un piacere avere un parente di Cyrus alla festa. Quincy Rowle è imparentato coi Selwyn, la famglia di mio marito e sia lui che Ravius Lestrange sono venuti al mio matrimonio. Mantengo il mio sorriso per chiedere «Lei come sta? La festa è di suo gradimento?» perché davvero, ci tengo che i miei ospiti siano a loro agio, sarei dispiaciuta se ci fosse stato qualcosa che non andasse, ci tengo che tutto sia perfetto, perché in tutto ciò che faccio io cerco sempre di raggiungere la perfezione. E questa perfezione arriva, quando la principessa Saraswati arriva assieme alla sua accompagnatrice che è un «Piacere di conoscerla signorina Lemoine, sono felicissima di averla qui con noi.» per poi salutare la principessa con un leggero inchino «E sono veramente estasiata di averla qui con noi, vostra Altezza. La sua presenza, il supporto del Macun e della confederazione magica internazionale significano tanto per me e per le associazioni che hanno aderito a questa splendida iniziativa.» perché la sua presenza qui non è altro che un sinonimo di prestigio per me, per la nostra iniziativa, per la nostra campagna.
    «Dottoressa Greengrass, è un piacere averla qui.» le stringo la mano, mantengo il mio sorriso per poi scoccare un'occhiata a mio marito «Dovrebbe vederlo con un cappello da cowboy allora, gli sta molto bene.» rido, forse sarò l'unica a ridere della mia stessa affermazione ma non importa. Non rido sguaiatamente, semplicemente mi diverte l'idea che mio marito possa avere in testa un ridicolo cappello da cowboy, per è così che apparirebbe mio marito. Uno stupido irlandese che prova ad imitare un cowboy.

    Dorothea
    Lucretia
    Lovecraft

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    Emma&Magnus <3

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    Lady è una parola a cui si sforza di non sorridere, così fuori dalle loro realtà e dalla loro essenza da stonare perino in un contesto simile. Non sono figlie di uomini che hanno ereditato la terra, sono figlie di uomini che l’hanno conquistata a suon di sangue e suore, nessun titolo potrebbe mai dimostrare tanto. Lady non lo è, non lo è mai stata, e neanche mai lo sarà, ma sa mimetizzarsi nel ruolo come fosse seconda pelle sulle ossa che per quanto decrepite, non mostrano mai a nessuno le proprie crepe. Ne conosce abbastanza di uomini che pensano di avere fortezze inespugnabili, uomini che si aspettano che il proprio potere possa essere effige superiore a qualsiasi alta. Ma conosce il veleno della vita, prima di tutto il resto, sa come servirlo con un sorriso o un sussurro. Affonda le labbra nel bicchiere, le preme contro il bordo per trarne un sorso profondo. Gli uomini saranno sempre esseri da educare, e talmente docili sotto le giuste mani da apparire come piccoli batuffoli innocui. È come ha detto ad Emma: sono le donne potenti ad essere pericolose, di più ancora quelle che conoscono il sussidio delle ombre e che il loro volto lo mostrano solo in sottomissione di un uomo. Loro sono più furbe, e non è un vanto. È un dato di fatto. Più furbe di suo zio che marcisce ad Alcatraz, più furbe di suo padre che riposa sotto metri e metri di terra. Più furbe perché hanno dovuto esserlo quando il loro valore è sempre stato considerato minimo, e hanno dovuto provarlo ancora ed ancora. Magnus non le fa paura, come quasi nessuno gliela fa. «Sì, ma troppa formalità» si perde solo un attimo a guardare il modo in cui Emma sembra farsi più rigida, una di quelle cose che è sempre pronta a recepire perché non si sa mai quando è il momento di mostrare i denti e combattere contro tutto per conquistare sempre ed ancora il proprio diritto. La loro vita è fatta di passi di danza e violenza, un'equilibrio che non può essere mai spezzato, neanche per un secondo. «Diamoci tutti del tu» gli occhi sono rivolti a Magnus, il centro focale di ogni sua attenzione come fosse la rappresentazione stessa di Apollo, e lei non potesse far altro che ammirarne le forme più splendenti. Non le sfugge però la richiesta di Emma a cui risponde prontamente, senza distogliere gli occhi dall’uomo o il sorriso sulle labbra. È talmente abituata a gestire i fremiti virulenti del suo corpo che non deve neaqnche concentrarsi per non mostrare alcuna sorpresa alle parole di Emma, sigillate nella sua mente e la sua soltanto. Resistere all’impulso di cercarlo con gli occhi è tutt’altra storia, ma non è arrivata fin lì solo per cedere ad un vile istinto simile. «Carino da parte sua venire così dal nulla» ad Emma non deve nasconderla quella punta di fastidio che resta sopita fra di loro, un segreto inespugnabile per chiunque condivida i loro spazi. Per lei niente di tutto questo è un gioco, non davvero, non lo è mai stato. È la sua eredità di spine, quella di ossa e sangue versato e che ancora le trasborda ai piedi, come una maledizione incancellabile. È lavoro, il sacrosanto lavoro della famiglia, un concetto più alto di qualsiasi cosa, perfino di Dio. Riley è un ragazzo capriccioso, ma si fida dell’inviolabile volontà di Emma anche in un momento simile. «Deliziaci con le tue proposte, sono curiosa di scoprire quali siano» lo dice affabile a Magnus, un sorriso sempre immobile ed immoto sulle labbra, sconvolto da nulla. «Cinque minuti e troviamo una scusa per defilarci per un secondo» perché non lo dimentica, mai, cos’è che vuol dire avere un fratello. Cos’è quel viscerale sentire delle membra che possono spezzarsi e ricomporsi in un solo gesto, una sola presenza. La pena della negazione, la beatitudine della concessione. E forse per Emma è diverso da come per lei è con Dean, sempre indefinibile in ogni suo respiro come viscere messe al vento a prendere polvere, ma è pur sempre la stessa radice a stringere le sue avvizzite appendici sulla gola.
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